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Giocata del 01/03/2021 dalle 15:18 alle 23:20 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Casa] Ne più ne meno di una mina vagante - dove per vagante s'intende uno status che la vede più spesso fuori che dentro casa, a casa di qualcun altro - nella sede della shinsengumi oppure in giro a fare i kami solo sanno cosa. Non ha aria. Non ha tempo. Non ha modo d'elaborare null'altro se non il proprio persente cercando di plasmarsi un futuro che di sicuro non ha architettato nessuno se non lei. Il filtro giallo d'una sigaretta al mentolo le stropiccia la bocca di caramella volta verso una schermata con troppe schede aperte - caotica e disordinata. La sedia da gaming di Naomi è stata vittima di giorni migliori e peggiori del resto, no? Ospitar lei - nella postura più svaccata esistente - e parti smiste e accostate della sua divisa da recluta, non segneranno l'arrivo di questa postazione oberata di noodles cup e vecchi detriti lasciati dalla piccola Naomi. La verità è che Nobu ha maledettamente ragione su due differenti questioni: Non è roba loro, non lo è finche i loro superiori non decideranno diversamente - rimarrà sotto il potere decisionale della divisione delle ombre per tanto che si tratterà di miseri omicidi senza capo ne coda. La seconda verità è quella che fa' il bello ed il cattivo tempo: Nene fa' quello che vuole, soldato o meno, shinsengumi o cacciatore di taglie, compito suo - o compito degli Anbu che siano. Sta smanettando da ore, ha imprecato ogni dio o messia conosciuto nelle terre - compresi i demoni, quelli più noti - ed ogni loro jinchuurichi. Le falangi battono sulla tastiera ad una velocità e con un irruenza spaventosa - tutta ricurva in avanti. Il vestiario? Oh, quale? Porta un paio di guantini in lattice nero, dai polsi particolarmente stretti. Così come veste egregiamente un paio di culotte color vino sotto una canottiera nera della salute - la cui spallina sottile si riversa smorta oltre la curvatura spigolosa della spalla. < Hai pranzato moscerina ? > All'improvviso un muoversi esausto delle labbra, un rantolo distratto - sbiascicando via l'iride polare dal riflesso distorto di una se' stessa immersa nel web, e in quello che questo può dirle a proposito di un misero nome. [ ck off ] [Casa] Si direbbe sia una semplice giornata come tante quella di oggi, fuori il clima è mite e la luce del sole pomeridiano filtra a tratti dalle persiane, non sia mai che ci sia troppa luce al di fuori di quella tenue generata dai led rosa sparsi qua e là che contornano il perimetro delle mura di casa, sostanzialmente, nulla di troppo esagerato, un tocco estetico che accompagna per tutto quel modesto attico abbinandosi chiaramente alle linee dell'arredamento, relativamente moderno, ma nulla di troppo avveniristico. Casa di Naomi, onestamente parlando, non è che sia un granchè a livello di ordine, non tanto di spazi, in giro vi è di tutto e di più tra alcune periferiche e console da gioco, giochi vari e custodie sparse, barattoli di cup noodles - rigorosamente vuotati fino all'ultima goccia - impilati l'uno sopra l'altro, giochi per gatti, qualche tiragraffi, ciotole sempre per i mici, spazzatura non umida accatastata qua e là in dei sacchi neri, action figures e gadget vari a forma di gatti, posters sulle mura.. E sì insomma, chi più ne ha più ne metta, avete capito più o meno la situazione no? Come possiamo dimenticare, in tutto ciò, gli otto gatti che girano qua e là? Meno male che tre di loro oggi sono fuori, Naomi se ne sta sul proprio letto dietro la postazione da gioco dove appunto ora vi è Nene, la piccola Uchiha se ne sta lì attorniata da quei cinque felini che gli ronfano più o meno stravaccati attorno o ai piedi del letto, occhietti fucsia puntati sullo schermo di una console portatile sulla quale preme tasti con aria assente e distante, sguardo fisso, fa tutto in automatico mentre se ne sta sdraiata a pensare a chissà cosa, il suono dei tasti premuti dalla Doku di sottofondo, non dice nulla, soltanto i vari suoni e musichette di Super Smash Ninjas fanno da accompagnamento a quel battere sulla tastiera di lei, la moretta che ad un certo punto domanda in maniera del tutto improvvisa se ha mangiato < A-ah! Eh..? Mh.. Sì, prima mi sono fatta un okonomiyaki.. > sì insomma, ci ha provato, non che sia uscito un granchè ma sostanzialmente quello che è riuscita a salvare gli è bastato per poterlo definire un pranzo, dettagli, il tono di voce è uscito piatto dopo quell'iniziale sgomento, come se il rompere il silenzio da parte della più grande l'avesse - quasi - spaventata < Te invece..? > e scosta appena lo sguardo verso di lei, ruotando la testolina di qualche grado per poi tornare sul proprio gioco, inutile dire che sta stravincendo < Che hai fatto in questi giorni..? Sei sempre in giro.. > mette su un broncino adorabile anche se non è un tono inquisitorio, non è neanche un terzo grado, è più un onesto lamentarsi di una sorella più piccola che non si è ancora resa conto dell'essersi messa in ''moto'' da parte di Nene, addirittura nella Shinsengumi ora. Certo che il tempo scorre in fretta e porta con se novità, piacevoli o spiacevoli che siano. A proposito di novità e nervosismo nell'aria, qualcosa da dire, Nao? Non ora, continua a giochicchiare avvolta dai gatti, i cuscini dietro di lei sul letto sfatto e quella maglietta due taglie più grande di lei con colori a caso sopra, motivi geometrici sconnessi ed un semplice paio di pantaloncini neri da ginnastica a fasciargli le gambette, calze lunghe chiaramente rosa con anche un paio di orecchiette di gatto in alto all'altezza del polpaccio, una caramella variopinta insomma (?) { Ck off } [Casa] E se ce ne sono di novità - forse un fiume in piena che ha travolto Nene inevitabilmente trascinandosela via - facendola ormeggiare su rive che vogliono vederla distante da quel fiore delicato che è sua sorella. Ogni tanto come un tifone arriva, si riprende il suo posto, sconvolge tutto quello che ha attorno e si rivolge a travolgere le persone che inevitabilmente le si pongono davanti. Una spintarella del piè nudo verso il bordo della scrivania, un tocco di fianchi che le fa' roteare quella postazione tutta mezza appollaiata sulla sedia per poter smanettare al suo computer - dato che lei non ne possiede uno su cui fare le ricerche ma solo uno smartphone scassone che inevitabilmente avrà vita beve, visto il soggettone che si ritrova a fargli da padrone. La spinta muove le rotelle alla volta di Naomi, della posizione sul letto affossata tra cuscini e gatti. Un batter impercettibile dello schienale della sedia contro il bordo del letto; così irruenta, che vederla muoversi con la sua solita flemma - ci fa' pensar ad un collidere poco armonioso di due personalità differenti, o da un osmosi d'atteggiamenti opposti che finiscono per sposarsi su un visino baciato da piccole e leggere macchioline del sole. < Ho fatto le selezioni della Shinsengumi... > Quelle per cui del resto c'erano i manifesti circa ovunque - quindi non si ritrova di certo a dir una novità, o qualcosa di fondamentalmente segreto. Il piegarsi del ginocchio contro il bordo del letto attira verso di lei tutto ciò che è capace di ruzzolare da una discesina momentanea - quella che si crea sotto l'esiguo peso che si porta in giro. Lo stesso peso che ora si riversa verso Naomi. Con la maglietta che le si arriccia addosso, con le lunghe gambe affusolate e spoglie che si fanno strada tra le coperte. < Sono ufficialmente una loro recluta - e sono decisa a far di essa, la mia primaria ragione di vita ora che ho solo te. > Un sussurro, come s'adagia facendosi una nicchia dove la propria pelle non può toccar in alcun modo Naomi, nemmeno per sbaglio. Infila il braccio sotto al cuscino - supina - trovandosi ad attaccar il soffitto con quello sguardo. Vibra in un silenzio atono, come urla di battaglia ovattate da un vetro di fallace tranquillità. Apatica. O forse è solo quello che vorrebbe dar a vedere. Le ciocche che coprono il cuscino - corte e disordinate - i tratti di una kitsune dalle labbra color vino, tanto velenose - quanto vellutate. < Del resto oramai sei grande. Non sarò io a trascinarti in una direzione o nell'altra -- e in giorni come quelli che ho passato adessa, posso dire di aver navigato verso una direzione ben precisa. > Che sia navigare o affondare, oh -- questo è tutto da vedere, del resto. La sigaretta tra le labbra danza, la brace disegna un ombra rossa mal delineata sul viso - e le narici rigettano fiato denso, profumato, fiotti che si sollevano in aria e s'annodano annichilendo un malessere non propriamente espresso. Il mefistofelico pensiero che la mangia dall'interno. < Che hai ? > L'ha sempre cercata, è certo. Così come Nene, da baccara selvatica - è sempre ricomparsa a regalarle un sorriso, o una carezza da sorella. La sinistra s'allungherebbe a toccarle la testa, da sdraiata sul letto - scompigliarle le ciocchette verdine. < Un po' di Nenite? > La prende in giro, con quello sguardo sornione che le devia la linea degli occhi da ferina, a lama per uccidere. Ed eccola issarsi appena, solleticarle con la punta guantata delle dita il costato. < Ti scopi qualcuno e hai bisogno di consigli su come muoverti a letto ~ ? > E se la ride, di gusto pure - muovendo il petto arido in una danza a lei non così nota. O meglio, non così scontata. [Casa] Gli occhietti rimangono incollati sullo schermo ancora per un po' di tempo, il tempo necessario per riflettere riguardo al come poter pensare di dire cosa, quella precisa cosa, ci pensa e non ci pensa mentre appunto si rivela vittima delle novità, un turbinio di cose che semplicemente accade, la diretta conseguenza di ogni azione che si compie o di ogni scelta che si prende, senza mai dimenticare l'infido e bizzarro zampino del fato, dei kami beffardi che dall'alto si divertono a giocare con le loro vite. Una maledizione, un crudeltà quella accaduta a Naomi? Chissà, lei probabilmente la vede più così che come una cosa positiva ma per ora non rivela nulla, si tiene ancora la cosa per se e si volta verso Nene quando lei si sospinge per andar dunque a volteggiare su quella sedia e gettarsi con un misto tra un fare grezzo ed un che di felino sul letto, il tutto mentre la verdina la starebbe guardando, registrando e metabolizzando ciò che lei ha detto, non sa bene cosa dire anche se teoricamente è un qualcosa per il quale dovrebbe essere contenta no? Anche solo il fatto che ci abbia provato, non è ancora arrivata all'esito, interviene poco prima < Oh.. E come sono andate..? > il tono non nasconde in maniera così egregia un pizzico di preoccupazione, anche se Nene è effettivamente lì, tutta intera, viva e vegeta. Ricontrolla l'intera figura di lei mentre si avvicina e si adagia sussurrandole di essere stata presa, di avercela fatta, Nao che addirittura mette in pausa il proprio gioco, che fidatevi è roba da pochi, pochissimi. I gatti al giungere della moretta si smuovono e fanno spazio, la Salamandra sa bene che - per quanto di base le sia concesso il contatto - ciò che va oltre a quel che è necessario, con Nao, tanto vale evitarlo, si ranicchia e si annida lì facendo quel breve rigonfiamento solito con le coperte ed intanto, per quanto rimanga seria, con un sorrisetto riporta lo sguardo sulla console e la mette in standby, posandosela lì sul petto minuto per volersi semplicemente godere il momento, tra una cosa e l'altra, in questi giorni l'ha vista, sì, ma non quanto gli sarebbe servito probabilmente. Il punto è che è stanca di passare per la sorellina che si accolla e piagnucola, l'ha cercata il giusto, cavandosela più o meno da sola. Come se la sia cavata di preciso poi è un altro discorso, ma ehi, è ancora viva e ha ancora i suoi occhi, fin qui tutto bene no? < Mh ~ Allora complimenti, però stai attenta Nene, non voglio.. Che ti fai male.. > la stava guardando, visto che nel suo essere attorniata dallo schienale composto da molteplici cuscini - essendo quindi poco pi in alto della moretta - la Uchiha si è voltata appena inclinandosi verso la sorella, scostando la console dietro di lei, occhi che dopo quella pausa nel parlato si sarebbero chiusi per qualche istante. La visione nefasta, il sangue, quella voce femminile.. Sembra quasi che da un momento all'altro, al minimo passo falso, ad uno schiocco di dita, tutto possa avverarsi in pochi attimi. Deglutisce nervosa, ma decide di concentrarsi sulle parole di lei per poi annuire semplicemente < Ho capito.. Io.. Basta sono che non sparisci Nene, intanto.. Proverò a diventare grande, sì. > un minimo di convinzione, non ha una direzione precisa lei ma comunque ora che ha quegli occhi deve un attimo andare incontro ad alcune responsabilità, che lo voglia o meno, prima di finire schiacciata dal peso di quella stessa innata < Mh.. > un semplice vocalizzo scostante ed un lieve scuotere della testolina alla sua prima domanda, il visino cupo, il braccio destro piegato ad angolo che le regge la testolina poggiata sul pugnetto destro, la sinistra lungo il fianco, quando Nene riformula la domanda sorride lievemente e sembra rilassarsi, anche se prima di fare quella domanda chiude gli occhi per un'istante, inspira ed espira chiaramente, poi < Tu.. Cosa ne pensi della tua innata..? Sinceramente. > e per quanto sia vero che sì, è affetta da un po' di Nenite, il discorso principale è un altro quest'oggi, anche se a quanto pare la nuova recluta non si limita ovviamente a domande sobrie, eccola appunto uscirsene con una delle sue < M-ma..! Nene! N-no.. Sei sempre la solita zozzina.. > imbronciata e rossa in viso, un peperoncino, guarda verso il soffitto e gonfia appena le guancette per poi ricordarsi di una cosa, a proposito < Piuttosto, ora che ci penso, ho incontrato.. Nobu.. Quindi è il tuo.. Fidanzato? Lui ha detto così.. > e non sa se effettivamente il choconinja gli abbia detto di aver conosciuto la sorella ma sì, insomma, il dove come e quando sono esclusi, per ora. { ck off } E mentre il vento fischia contro le finestre, mentre un lembo di sole le pizzica il viso - solleva piano il braccio a nascondersi gli occhi, rilassando le palpebre come chi stanco - si gode quegli attimi di sole con un semplice sospiro che le smuove quei piccoli promontori sul petto. L'esalarsi di densa frustrazione in situazioni dove bene o male, si trova ad abbassar le difese. E' a casa. Il fianco di Naomi, sarà sempre un sinonimo di casa, famiglia. Le ultime briciole di quelle macerie che non vede più da troppo tempo e che, mentirebbe a mani basse, ma le mancano da morire. < se mi farò male mi alzerò più forte, Nao. > ... < E finchè mi alzo, sarà un problema del nemico. Se non mi alzo, ti devi preoccupare. > Un brusio smuove quei petali di baccara da sotto la fessura che congiunge avambraccio e bicipite, ora posata appena sopra il setto nasale. La ascolta, ride, la prende in giro. Il suo cercar d'esser sostenuta è forse da un lato il desiderio di diventar anch'essa grande, smetterla di contare su Nene - quando questa non c'è - e dall'altro, per certi versi - il nostro stesso corvetto sembra farsi una tana accogliente nell'idea di lasciarla andare - e di farle fare lo stesso, imponendoglielo in qualche modo. Ma come potrebbe pretendere che Naomi diventi più forte, se gli tarpa le ali come hanno fatto tutti? Come potrebbe vederla spiccar il volo, finchè si rinchiude lei stessa in questa gabbia fatta d'agio e confidenza? Sprofonda nell'oscurità dietro l'avambraccio posato lì - mezzo smorto, mezzo rilassato. E le parole che tentennano fuori dalle labbra domande, affermazioni - imbarazzo. < Mhn? > Un mugolo smosso dalla base della gola, esce con un tono baritono - inquisitorio. Che intende? Non che abbia molto da dire a dire il vero - è andata ben poche volte al dojo delle salamandre per saperne qualcosa, muovendo il proprio rinnego alla volta di un accettazione doverosa, ma pur sempre un accettazione; l'esular l'abbracciar della causa l'ha vista marginale al suo essere parte del clan, come un ospite indesiderato. Come se si fosse ritrovata un dono e con il senno di poi, ha appreso come e quanto possa esser divertente giocarsi certe carte a proprio piacimento. E come e quanto possa allontanarla da chi, inevitabilmente, deve starle lontano per mantenere un certo rigore - una certà integrità mentale. La risposta a quella domanda è un sospiro acre, come chi non ha voglia di parlarne. < E' divertente. > Un mugolo, lo smuoversi delle viscere del letto quando scosta il braccio da sopra gli occhi, cercando un appannata visione di lei. Ed i fianchetti non mancherebbero all'appello - un semplice rivolgersi del costato verso il letto, dove la canotta salva-vita sembra un insulso drappo che s'arriccia mostrando sterno e ventre. Una distesa di latte dove di tanto in tanto, dove la pelle è più sottile, è possibile intravedere qualche venetta tra il blu ed il verde fare capolino e poi sparire al prossimo movimento. Le leve inferiori si prendono la briga di scavalcare i suoi di fianchetti, premendo le cosce contro la stoffa dei vestiti, garantendole la sicurezza dallo shi no chi che, maledizione o benedizione - sembra riversarsi continuamente nel sangue della salamandra. Un circolo vizioso. < Ma rimane il fatto. Rimangono troppe domande senza risposte, senza una logica risposta. Cosa penseresti al posto mio? > La domanda trasporta una minima facciale mancante. Un quesito mosso dal semplice palesemente esserlo. Un intonazione che pone il finale in modo tale, da risultar una domanda. < Non ti sentiresti tradita? > Un continuo esser creatura intangibile - o forse il modo diametricalmente opposto - tangibile fin troppo. Un gioco perfido. Lo scellerato accostarsi di immagini che esulano luoghi o persone, proiettando il fisico di quel corvetto in un contesto totalmente differente. I fianchi come serpi velenose arrancano in un movimento lento, ma costante. Un incordarsi di lombi quando il ventre si fa' avanti, un rilassarsi degli stessi quando indietreggia appena con le antiche, disegnando un archetto ricurvo con la linea di una schiena maledettamente tonica. Le spalle rilassate. Il costato sottile, con quel vitino stetto e le gambette che la vogliono ancorare a terra - in una morsa avvelenata. Paradossalmente avvelena la mente, e non un centimetro del suo corpo. Avvelena le visioni che s'innescano - ironico gioco della sorte - senza nemmeno volerlo fin troppo. Ed infatti quelle labbra di ciliegia ridono - della situazione - si fanno teatro di un divertimento sadico, ma allo stesso tempo fondamentalmente puerile. < Smettila di fare l'innocente Nao, prima o poi farai sesso anche tu. > E anche Nene? < E io t'insegnerò tutto! > Com'è giusto che sia, del resto. Ferma i fianchetti quando lei fa' cenno a Nobu, curvando il capino verso la spalla. < Una... Sorta? Non lo so' a dire il vero. Come lo hai-- lo ha detto lui che è il mio fidanzato? Proprio esplicitamente? > [Casa] Entrambe illuminate da fievoli raggi del sole, due figure a crogiolarsi nella tranquillità ed in quel qualcosa di unico che tanto si decanta nelle storie, il senso di avere una famiglia, momenti privati dove sostanzialmente il mondo la fuori verrebbe messo da parte ed il più verrebbe omesso, pensare che tutto ciò un giorno potrebbe cambiare, per un motivo o per l'altro, ha un che di straziante, non c'è dubbio < Non dirlo neanche per scherzo.. Nene è invincibile no? > ridacchia, il visino sollevato e rilassato di chi dice un qualcosa che pur sapendo sia una bugia, mente, lo fa riservando un che di vero in quella stessa piccola menzogna, retaggi di quando erano più piccole che non sono mai svaniti dalla testa di Nao, probabilmente chiodi fissi attorno ai quali ha plasmato il proprio mondo, lei la fragile bambolina di cristallo e Nene la guerriera in armatura a proteggerla. Dovrebbe crescere, sì, l'ha detto ed è abbastanza convinta della cosa ma in realtà è un qualcosa che avverrà molto lentamente, un cambiamento pressochè prolisso al quale nemmeno la verdina sarebbe così tanto propensa, si lascerà cullare dall'adolescenza e dalla beatitudine di essere giovani e spensierati, prendendo tutto con le pinze, se non con il contagocce anzi. Poco alla volta, non ha alcuna fretta di cambiare il perfetto ecosistema che si è creata, sono già successi un paio di eventi non propriamente infelici che l'hanno scossa abbastanza e riuscire a metabolizzare la rapina più il risveglio è stato più complicato del previsto, anzi, probabilmente dire che gli annessi siano oramai svaniti sarebbe un chiaro cantar vittoria troppo presto < Mh.. Divertente.. Tu dici? > e ci pensa, riflette puntando gli occhi in un punto impreciso dove le coperte si piegano in maniera banale ma allo stesso tempo particolarmente affascinante, ipnotizzata quasi da quel movimento del tessuto si perde a ragionare sulla propria innata, di certo non potrebbe etichettarla come divertente, è utile ed allo stesso tempo potente ma.. Probabilmente un'arma sin troppo pericolosa nelle mani di qualcuno come Naomi, che ancora non l'ha accettata per nulla. Sbatte le palpebre un paio di volte, occhietti fucsia che tornano ad incontrare quelli freddi della Doku, scuote appena la testolina lei e le linguette versi che le incorniciano il viso dondolano pigramente < Non saprei.. Sembra utile e particolare ma.. > si sofferma un attimo, l'innata di lei inerente al veleno è sicuramente degna di nota e su questo non ci piove, anzi, agli occhi di Naomi non vi è una particolare differenza tra tutti tanto che con tono titubante tasta il terreno, osa gettare l'amo in un certo senso per vedere un'eventuale reazione, rispondendo ed incalzando delicatamente < Forse sì.. Un pochino tradita ma.. Dopotutto un'innata vale l'altra.. Vero? > e la guarda, cerca di cogliere un qualsiasi possibile gesto, anche solo una virgola di differenza in lei rispetto al solito, brucia di timore dentro ma sente che deve osare di più nei confronti della sorella e quindi, tentando di rimaner composta < C-cioè.. Chi se ne importa dello Sharingan.. giusto? > e no, non è un perculare per poi tirare fuori la sorpresina lanciando anche dei coriandoli, tutt'altro, lei sta cercando di valutare se è il caso appunto di rivelare quella cosa alla sorella, non riesce più a tenersi dentro tale segreto ma allo stesso tempo non vuole.. Che succeda nulla di male, semplicemente < E-ehi Nene..!? > troppo tardi, si ritrova con la sorella a cavalcioni e lei lì, che la guarda, mani ai lati del viso ed i gatti che nuovamente fanno spazio per evitare di importunare l'irruenza della moretta. L'Uchiha arrossisce, deglutisce con un filo di nervosismo mentre lei si avvicina e si piega, inarca la schiena e solleva i fianchetti, mentre Nao è lì lì tra un insolito volersi ritirare e non volerlo fare, alla fine, Nene sta soltanto scherzando no? Eppure, è indubbiamente vicina < N-non in un futuro imminente.. insomma! > e poi se già non era rossa abbastanza allora lo diventa ancora di più, le punte del naso a sfiorarsi mentre la più grande se ne esce con quell'esclamazione maliziosa < Ah sì..? E questa cosa sarebbe.. L-la prima lezione? > ma non lo chiede con malizia, è un tono scherzoso che vien accompagnato appunto da un ridacchiare più o meno nervoso, passando poi ad un altro parlare per più tranquillo e spensierato rispetto alla questione delle innate, insomma, mica tanto visto che si parla del presunto fidanzato di sua sorella < Sì.. L'ha letteralmente detto lui.. È un po' pepega ma sì insomma.. Non sembra.. Cattivo, direi.. > il suo punto di vista riguardo quel ragazzo, non è che ci ha interagito troppo, il giusto, prima del bug e della visione da incubo che l'ha portata poi a fuggire di fretta e furia dallo stand, quella sera. {ck off}
Giocata del 03/03/2021 dalle 15:23 alle 21:47 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Lettocity] Dall'alto della sua vetta, come un rapace pronto a nutrirsi di carne umana con quei tratti da giovane volpe, tanto affilati quanto affamati. Un paio di ciocche nere sembrano lasciar la coltre di fumo per accarezzarle languidamente alti zigomi e guance pizzicate dal sentore di vita giovanile, si muove con una precisione maniacale in quel divertimento che la vede danzare sul bacino di Naomi come se dovesse replicare uno scandaloso atto in teatro. La verità è che non ne ha voglia di parlarne, di parlare di quel piccolo scherzo del destino che le hanno riservato e che attualmente costituisce un enorme punto interrogativo su tutta quella vita che fino ad oggi sembrava essere stata coerente ed assolutamente lineare; un fulmine a ciel sereno le ha squarciato il petto e l'ha lasciata agonizzante per qualche secondo con ancora il sorriso sulle labbra e la supponenza di Naomi ridipinta negli occhi con lo stesso suo tono ma un residuo immagine totalmente distorto è raccapricciante. Allora i fianchi si fermano, Il ventre scoperto dall' adorabile arricciarsi della maglia sembra mettersi in ombra da un arco arsi della schiena alla volta della piccola è delicata sorella. Ho sentito bene? Ha realmente detto che non ha importanza? Lo sguardo d'oceano sembra ibernarsi in uno stringersi delle palpebre come per mettere a fuoco un punto preciso del viso dell'altra, in un certo senso cerca di focalizzarsi e di mantenere il proprio controllo mentre una parte di se suggerisce inevitabilmente una ironica presa in giro da parte della piccola. < Che cazzo dici... > Il tono che le stropiccia le labbra è basso e serio, come se Naomi avesse appena bestemmiato proprio il Dio sotto il cui sguardo sono nate e sotto le cui braccia sono cresciute. Come può dire questo? Come può dirlo davanti a lei con così tanta leggerezza sapendo tutto ciò che ha passato solo per risvegliare quelle misere tomoe. Tutto quello che ha dovuto sentire e provare sulla propria pelle. Tutto quello che non ha avuto. Tutto quello che avrebbe voluto. < Non puoi sputare sul nostro sangue. Non puoi ridurre ad una fottuta battuta lo sharingan, averlo o non averlo. Fa' la differenza, per me.> Soprattutto quando non averlo, inevitabilmente, l'ha allontanata dal clan come se fosse una reietta - facendola automaticamente esser una misera mendicante alle porte della salamandra. Né una, ne l'altra. Una creatura contro corrente e senza luoghi d'appartenenza. Scuote appena il capo, e mentre lo fa - le pigre ciocche nere finiscono per solleticare il viso di Naomi. La mancina cercherebbe d'avvolgersi nel lenzuolo, proteggerla da quella tossina che il corpo emana continuamente - tentare di accarezzarle il viso tramite questo con una dolcezza disumana. Come se Naomi fosse tutto, ed al tempo stesso, non ancora abbastanza. Come se avvertisse di star perdendo al gioco delle sorelle, vedendosi schiena a schiena... Pronte a prender strade differenti. È vero, Nene è stata maledetta. Nene ha dietro un segreto, che nessuno vuole dirle. Nene è diversa da Naomi e Naomi, per puro gioco del destino - è tutto quello che lei avrebbe voluto essere. Eppure ci sono così tante cose che non sappiamo, ci sono così tante cose che Nene- questo scontroso corvetto - è disposta a metter da parte per il puro gusto di non aprire gli occhi d'innanzi alla verità. Fa' male. Sanguina di ferite putrefatte. Ma le ignora e come il buon vecchio mulo da soma, tira avanti nonostante tutto - testarda, di pietra. I polpastrelli ovattati dal lenzuolo si rifarebbero delle linee di quel viso, come uno scultore d'innanzi alla sua venere. < Ma... Dopotutto. > Un soffio d'alito dalle labbra, il gusto di una cicca all'uva masticata poco tempo fa che s'insinua sulle labbra dell'altra e l'abbandona come se fosse uno schiaffo caricato a molla. Il sollevarsi del busto da lei, dal suo corpicino incorniciato tra lenzuola e piumone, finendo per alleggerirsi la testa dai pensieri tramite il passaggio fugace delle falangi tra tempie e fronte dove le ciocche sembrano esser più selvagge. < Non m'importa più. Non m'importa più della volontà del suono, di Oto, degli Uchiha. Voglio fottermene del passato e costruirmi una vita basata solo su me stessa. Senza clan, senza famiglia, senza un bel cazzo di niente. > Egoista, estremamente infantile - o forse più accurata di quel che ci si aspetta. Non ha arti, non ha talento, non ha estreme bellezze - o estreme peculiarità. Distorce la vita di quel che è, agonizzando per quel che era un tempo - ricalcando le vie come campi di battaglia dove un nemico, è la sola cosa che sembra tenerla in vita. Animarla. Il bacino si muoverebbe appena a discostarsi da lei, scender da quel letto e cercare la propria borsa tra i rimasugli di vestiti sparsi qui e lì. < Tu ed io siamo una cosa a parte. Una parentesi tra tutto che coinvolga proprio tutto quello che ho mandato a farsi fottere. L'importante, dopotutto, è che tu scelga bene da che parte stare, se mai risveglierai l'innata. > [ck off] Lei se ne sta lì, sormontata dalla figura esile della sorella che vien illuminata da flebili raggi del sole creando giochi di luce morbidi con la di lei silhouette, sorride e non si cura della maliziosità che ci potrebbe essere in sottofondo alla scena, pensando semplicemente che in realtà neanche lei vorrebbe parlare di cose così pesanti, di questioni che costringono le persone a crescere, volenti o nolenti. Sembra infastidirsi, stizzirsi a tal punto da guardarla appena in tralice probabilmente, un brividino lungo la schiena di Naomi che la guarda in quel suo troneggiare sopra di lei con la fiele negli occhi, incredula, ripete le parole della sorellina nella propria mente e poi eccola con quel tono basso e velenoso, un piccolo sussulto da parte di colei che lo Sharingan - purtroppo, a suo avviso - lo ha e non l'ha nemmeno mai chiesto, desiderato, rimane con il fiato sospeso fino a quando la maggiore esprime quel suo credere in maniera ben più concreta e palese in quell'innata dagli occhi rossi, tono appena allarmato come se avesse messo piede su di una mina inesplosa < N-no Nene, cioè.. Hai ragione.. Io intendo che.. Non importa che tu abbia lo Sharingan o meno, sei perfetta così come sei e.. Che altri abbiano o non abbiano lo Sharingan ciò non li rende di certo speciali.. Giusto..? > è un rinnovato domandare titubante che si porta dietro diverse piccole e dubbiose pause drammatiche, lo sguardo da cerbiatta che domanda assieme al tono stesso di voce, la guarda senza riuscire a nascondere quell'alone di un senso di colpa che non le appartiene, così come quell'arte oculare che mai si sarebbe aspettata di risvegliare. Si solleva, la mora, lasciando che quindi il suo profilo non adombri più la figura della Uchiha, riprende fiato lei anche se mai se l'era sentito mancare, il tono di voce egoista e quasi sprezzate da parte di Nene in un certo senso gli da un pizzico di convinzione, sicuramente sempre propensa a seguire la sorella anche qualora lei decidesse di buttarsi da un burrone, ma non ha mai espresso particolarmente i suoi pensieri riguardo a quelle questioni, ai loro retaggi o al sangue che scorre nelle loro vene < Ma non senza Nao, giusto? > chiede, ci tiene a precisare con aria innocente per poi continuare, come se fosse una domanda retorica la sua < Nemmeno a me importa nulla di tutto ciò, sul serio Nene.. Credimi.. Non me ne è mai importato nulla di tutto ciò.. > ci manca solo che si scusi, ma è il tono di voce a suonare con quel nonsocchè di mortificato nei confronti della Doku, volge lo sguardo di lato ed evita quello freddo di lei, fucsia a puntarsi sui led che adornano le mura della stanza perdendosi in un punto vuoto senza osservare nulla di preciso, vedendo tutto e niente, sospira pesantemente. Il tocco di lei con il lenzuolo, delicato e ricalcante di quei lineamenti efebici della verdina, è a metà tra il rilassarla e l'incuterle un filo d'ansia, è come se fosse il preludio di un potenziale incrinarsi o di un rinsaldarsi, fragilità o solidità, due facce della stessa terribile medaglia - smorza il tutto con un'afferrare delle proprie ciocche più lunghe, la Uchiha, pasandone le punte sugli zigomi della sorella, ridacchiando, quasi la stesse truccando con qualcosa di magico, un semplice ed infantile sdrammatizzare di uno dei loro tanti gesti ricorrenti, probabilmente. Ultimo gesto, forse, prima che la Salamandra quindi si alzi per andare a cercare la propria borsa, il mondo sembra crollare di nuovo ed il peso della verità celata dentro di lei la schiaccia su quel materasso, allunga appena la mano come a voler afferrare Nene, vorrebbe dirgli di rimanere lì un altro po' ed abbandonare quei discorsi ma sembra che sia giunta l'ora di togliersi il dente, di provare a levarsi quel nodo dalla gola, tanto che quella stessa frase della moretta sembra un effettivo sancire il fatto che o glielo dice ora, o forse è meglio che non lo dica mai più. Ed intanto, lei era tornata con gli occhi sul soffitto in quel mancato afferrarla, di nuovo inspira a pieni polmoni cercando di armarsi di coraggio, chiudendo gli occhi per andare ad impastare il chakra, ponendo le mani nel sigillo caprino. Energia mentale ed energia fisica, piano oscuro nel quale ricercarle, sferetta blu che si tramuta per abitudine in quel cervello azzurro che vien sospinto sulla sinistra. Ricerca anche l'energia fisica allo stesso modo e senza troppe difficoltà, una volta ritrovata, la sospinge sulla destra plasmandola in un pugnetto rosso, due iconcine fondamentali che congiungerà al centro della propria immagine, posa come fulcro di quel piano astratto. Da destra e da sinistra è quindi un incontrarsi al centro di quelle energie, le mescola e le impasta per far dunque comparire quella fiammella azzurra che irrorerebbe tutto il sistema circolatorio per poi tornare a sopirsi all'altezza del ventre, alzandosi poi a sua volta, forse la sorella non l'ha manco vista nel suo gesto. Passetti cauti, quasi come se non volesse rovinare quegli attimi di silenzio fraterno che vi sono di mezzo, quasi in punta di piedi, si avvicinerebbe alle spalle della Doku per poi posarle la fronte nel mezzo delle scapole, la dritta che si solleva appena per pizzicarle la canottiera, forse prendendo anche un filo di quella pallida pelle < Nene.. Io.. Devo farti vedere una cosa.. Promettimi che non ti arrabbierai.. > e no, non ha risposto al suo dire di prima, loro sono una cosa a parte e questo è sottointeso, concorda in tutto e per tutto ma forse è il fato ad aver scelto l'innata peggiore tra tutte, da che parte stare lo deciderà ovviamente Naomi ma per ora, quelle sono le uniche parole che le concede dopo quel pesante silenzio prima di impastare ed alzarsi dal letto. { Impasto Ck } [Lettocity] Trascinata via e sbattuta dalla corrente contro una scogliera - forse con il senno di poi, ha imparato a star a galla e a farsi piacere i solchi che le rocche le lasciavano sulla pelle. La gola contusa. Le labbra purpuree. Si muove come un automa che ha imparato a lasciar andare, perchè stringere fra le braccia è divenuto troppo doloroso. E lei? Oh, no. Non è ancora pronta a lasciare anche lei - a lasciare quella che ha definito esser una parentesi, un apostrofo dolce tra le parole /t/ e /odio/ - se di poesie dobbiamo parlare. Il pallore riflesso dal sole. Quelle macchioline di caffè e latte che le risalgono il viso e creano una proibita costellazione su tratti glaciali, tanto lontani dalle terre che ora siamo abituate a calpestare. La rigidità del suono è viscerale, è talmente Uchiha - da render quella fiamma un incendio nel sangue della salamandra. Una pigra barzelletta ai posteri. Quando si muove lasciandola indietro - e lasciando indietro il proprio discorso - sembra lavarsi di dosso ogni interesse su quel sangue che tanto l'incendia, quanto l'annichilisce. Un uroboro d'intenzioni nate ed abortite, di veleno che le punge i polmoni - la lascia come un cane rabbioso dagli occhi iniettati di sangue, e poi le fa' dormire sonni tranquilli. L'espirar debole di chi riflette la propria ira nel morbido pacchetto di sigarette che ora compare dal fondo del bauletto appeso alla postazione da gaming della sorella. Lascia saltar fuori un filtro, direttamente alle labbra - sfilando e facendo cantar la carta almeno finchè il calore del capo di Naomi non la prende di sorpresa. < ... > Si ferma, lascia cadere le sigarette sulla scrivania - ed ecco rivolger uno sguardo pigro alla verdina, a quell'ammasso di geni che ha per sorella e che per assurdo, ha quella tomoe che a lei invece manca. < mhn. > Un mugolio risale la gola, lascia che la sigaretta vibri tra le labbra - impercettibile - ritrovandosi nel tentativo di girarsi a guardarla posando le natiche mezze nude contro il bordo della scrivania dove, in bella vista, ci sono delle ricerche sull'ultimo cadavere rinvenuto al festival delle lanterne. Una donna di Suna. < perchè dovrei arrabbiarmi? > La domanda sorge spontanea e anzi, potrebbe esser la prima avvisaglia a farla arrabbiare per la semplice richiesta di non farlo - e tant'è che solleva un sopracciglio, come se fosse il riflesso d'un punto di domanda senza punto finale. [ck off] Forse il fatto di non ricevere particolari risposte al suo dire, la preoccupa ancor di più di quanto effettivamente non avrebbero fatto delle parole, qualsiasi frase o anche sono un monosillabo sarebbe andato bene, così è soltanto peggio. Ma oramai non si torna più indietro, si è avvicinata alla più grande con quel fare colpevole, in un certo senso, soffermandosi proprio lì dietro di lei a domandargli un'attenzione in più, anche lì un ricorrente tornar indietro nel tempo di tutte le volte che gli chiedeva anche solo di guardarla, prima di fare qualcosa di sciocco ed infantile o chissà che altro, così come gli aveva mostrato di nuovo quella visione nello spazio virtuale < ... > silenzio, in tutto ciò si instaura un silenzio che sembra quasi quello che preannuncia una cerimonia, un qualcosa che segnerà quelle due figure nel bene o nel male, vorrebbe avere una sfera di vetro o chissà quale magico congegno per poter prevedere la reazione della Salamandra ma.. Andrà come andrà, l'unica cosa che può fare è sperare bene, insomma. È il suono del pacchetto di sigarette a destarla da quel suo affossarsi dentro se stessa, le proprie ansie e le proprie paure, sussulta appena smettendo di domandarsi se Nene la odierà, la ripudierà o la schiferà, una sola o tutte e tre quelle cose? Non ne ha idea, più ci ha pensato in questi giorni e più è finita semplicemente con farsi venire gli occhi lucidi maledicendo il proprio sangue e quale maledetta divinità abbia deciso di donargli quegli occhi, l'unica - probabimlente - tra tanti Uchiha che non ha mai bramato quelle tomoe, neanche una singola briciola del proprio essere, cuore che batte all'impazzata dentro di lei e martella nel petto minuto senza avere un granchè dove riecheggiare, sembra risuonare nella mente di lei come fossero assordanti campane che segnano l'ora o chissà che altro, stringe gli occhi e solleva anche l'altra mano al vocalizzo di lei, due pugnetti in un convincersi a dirlo una volta per tutte, senza scene, ne attese, ne chissà che altro. Ho lo Sharingan Nene. Questo dovrebbe dire, quattro semplici parole, ma tutto ciò che esce quando schiude le labbra è un suono strozzato e spezzato che si perde in quell'alone di silenzio disturbato soltanto dal fruscio della figura mora che si volta poggiandosi alla scrivania, un paio di piccoli passi indietro a distanziarsi, la mancina rimane chiusa a pugno in mezzo al seno acerbo e la dritta lungo il fianco < Giudica tu.. > non gli dice nient'altro, si concede soltanto l'ennesimo pesante sospiro guardando verso il basso, piegando la testolina verso terra con le ciocche acide che la seguono, prima di riportare le fucsia su di lei, si erge e si mette dritta e composta, in un certo senso fiera - saraà quel sangue inerente agli occhi, forse - anche se in realtà la fierezza è l'ultima cosa che vuole ostentare, più determinata a rivelare la verità che altro, con i suoi pro e contro, un profondo inspirare prolisso e sommesso nel mentre starebbe già smuovendo il chakra verso i bulbi oculari. Ha chiuso gli occhi all'inizio di quello stesso gonfiare i polmoni, strizza appena il visino quando andrebbe a velare i due occhi di una patina di chakra, ne dipinge l'intero contorno sferico per poi impregnare entrambi quegli occhi con la stessa energia sovracitata, continuando fino a quando quel bruciore solio non avrebbe raggiunto il suo apice, confermandole l'attivazione dell'innata < Mmh.. > vi è sempre un che di fastidioso nell'attivazione, è vero, ma oramai ci sta abituando. Espira profondamente così come ha inspirato prima, tiene ancora gli occhi chiusi e rimane in quella posizione, immobile, vorrebbe che il tempo si fermasse in quel momento per non ripartire mai più e quasi potrebbe sentire il suono di un'orologio analogico scandire il tempo come rintocchi prima della crudele realtà < Pronta..? > non è un tono eccitato che vibra di sorpresa, tutt'altro, è un tentare di tastare il terreno prima di schiudere finalmente le palpebre, rossi occhi a guardarla ora ben distanti dal suo solito fucsia screziato di lilla, non vi sono più i cristalli degli Shoton ma il colore del sangue, pigre tomoe che roteano lentamente per poi placarsi pochi secondi dopo < N-non è colpa mia.. Scusami Nene.. > è l'unica cosa che gli vien da dire ora, dopo che ha scostato lo sguardo dai suoi gelidi occhi, ha provato ad incrociarli e sostenerli quanto più possibile ma ora, come il più delle volte - anzi, pure peggio stavolta - getta lo sguardo a terra verso il pavimento, di lato, stringendosi nelle spalle e muovendo un mezzo passo all'indietro, istintivamente, socchiudendo gli occhi come qualcuno che è pronto a beccarsi una sfuriata o chissà che altro. {Sharingan On} Non potremo mai sapere con certezza se verrà una rottura. Se il cielo di cristallo in cui ci siamo riflesse fino ad oggi, finirà per caderci in faccia lasciando solo enormi solchi di sangue - a ricordarci i giorni migliori. L'atarassia riflessa da quell'occhio d'un immenso azzurro cielo - è il pallido riflesso di una punta arrossata che prende fuoco, che la distrae - la immerge totalmente in una stanza differenta da quella in cui Naomi sta per fare la sua comparsa, la sua vera nascita. Quanto tempo è passato, da quanto erano bambine? Quanto tempo è passato da quando erano due creature differenti disposte a lottare per sfiorarsi, per trovar una casa l'una nel petto dell'altra? Forse viaggia per quei tempi, mendicante, finendo per raccoglier quei sentimenti che conosce bene e renderli parte del proprio placido focolaio. Una zona di comfort in cui sa' stare, in cui sa' sedersi e godere pigramente di quel che succede trovandosi sempre esterna ad ogni situazione. E cosa succede, quando finisce per non esser esterna? Finisce per perdere il controllo su quello che ha d'innanzi, vedendolo scivolarle via dalle mani in tutto e per tutto. Un semplice svolazzar del mento in su ed in giù vuole rassicurarla sull'esser pronti - che sempre relativo potrebbe essere; non sarebbe pronta, non lo sarebbe stata nemmeno dieci anni fa' o tra dieci anni. Che rumore - che frastuono che fa', sentir il cuore cadere e rompersi in mille pezzi. Rivedere nella persona a te più cara, tutto quello che t'è mancato -- solo uno sputo! Solo un occhio rosso. Solo un ultimo passo, per esser veramente perfetti. Le labbra si schiudono appena a ricercare dell'aria, per gonfiare quei polmoni annichiliti dal tabagismo e dalla nicotina che cerca spasmodicamente come fallace palliativo al suo male - o come male necessario per stare meglio. Il filtro della sigaretta strozzato tra indice e pollice lascia le labbra. Conta Nene. Sei grande. /Conta./ Prima di reagire. Il busto si solleva appena da quella nicchia che s'era scavata alla scrivania - si volge a mandare in stampa quelle ricerche effettuate, quei documenti raccolti su Ayako la vecchia kunoichi. /Uno/. I tre click al mause vengono scanditi con un po' troppa forza, così come il respiro sfiora narici furibonde, ma che cercano di trattener la furia sotto forma di un tremore nervoso, denso. Fumo che lascia spiragli tra le labbra e naso. /Due/. Non è un muro, questo. Naomi non la tradirebbe mai. O forse è la favola che si racconta per dormire meglio la notte? Forse le bugie dette son quelle che ha sputacchiato fino ad adesso, quella che non le importa - quella che sta cercando di vivere un altra vita - quella che il suo sangue è sacro ma adesso, adesso conta solamente lei ed i suoi obiettivi. L'egoistica mole di Nene schiaccia coerenza e pensiero, agendo con un impulso iracondo che vede il mouse schiantarsi all'altro lato della stanza. /Tre?/. Il sipario cade, ed eccolo il suono di qualcosa che si frantuma - ma tra il suo petto e la sua anima, non riesce a distinguere cosa si rompa per primo. < Stai zitta. > Alza una mano a fermar il flusso delle scuse, delle colpe, delle notizie. La sua notizia in tutto questo è essersi fatta il culo per anni, esser stata tradita dal proprio clan, aver sviluppato un arte che la rende distante - metaforicamente e fisicamente - dalle persone che ama. Aver superato delle selezioni. Aver preso il proprio pestone. Aver delle bollette arretrate. E lei? Oh, Naomi-- Oh, lei ha solo sviluppato lo s t u p i d o Sharingan. < Zitta. > Lo ripete con un filo di voce e no - no, Naomi non lo merita. /Quattro.../ Naomi non l'ha mai ambito quanto lei. Naomi non s'è nemmeno impegnata. Non l'ha cercato. Naomi non ha niente da perdere. Proprio come lei. Naomi non è niente e nessuno, proprio come lei. O forse, ci sono differenze che non hai mai veramente percepito? Il /cinque/ non arriva, non riesce - non riesce ad esser così padrona di se' stessa - perchè il sangue bolle tanto in fretta, da farle salire un febbrone. Da offuscarle vista e pensiero. La schiena si ricurva appena verso il basso - ed il disegno che ricrea la canottiera, le vertebre che spingono e piegano la pelle come una piccola cresta, rendendola così minuta. Così devastante. Il flusso d'incoscienza apre una valvola che avrebbe dovuto rimanere chiusa, facendole batter il piatto dei pugni contro la superficie della scrivania, da lenti - a più forti, più forti, più forti - fino a scaricar per intero la sua ira contro un pezzo metallico, o in legno, o in plastica. Chissene fotte. Nene non s'è posta il problema - o forse l'incapacità di ragionare la muove come una marionetta impazzita, sfogandosi contro quello ... Piuttosto che verso carne e sangue. < TI SPINGERANNO SEMPRE A SCEGLIERE LORO! SEMPRE! > E' questa la deduzione, la conoscenza del clan - che nel bene o nel male, partorisce sempre figli fedeli alla propria indole. < E NON LO HAI NEMMENO VOLUTO, MAI ! MAI QUANTO L'HO VOLUTO IO ! > Ed è gelosia, e rabbia, ed ingiustizia - ma a cosa serve puntar i piedi adesso? Cosa serve sentirsi traditi, feriti, ed affrontar il cammino della vergogna verso la porta del Dojo? I pugni contusi all'ennesimo colpo levano la propria offuscata percezione contro quella porzione di scrivania - scuotendo appena la testa, ristabilendo ordine. Ah, ordine! Il corpicino che si sposta verso la sedia - ricerca compostezza nel rimettersi addosso i vestiti, la divisa. Ah, quì dietro si sta meglio. Si sente più forte. Più in se stessa. Sicura di essersi guadagnata qualcosa - non solo maledizioni. Zitta - con la gola che brucia per aver abbaiato fuori tutta l'aria dei polmoni. Le leve si scostano infilando i pantaloncini della divisa, vita alta - doppia fila di bottoni. E più si muove, nervosa, più sembra esser capace di sviluppar forza tale da sgretolar il mondo in un palmo. Grezza. Come i migliori diamanti. Come un geode. [ck off][for 20] Perchè non può essere tutto così semplice come quando erano piccole ed ingenue? Non avrebbe mai voluto trovarsi lì, a doversi aggrappare a dei ricordi di un passato distante che vien raffigurato da un mosaico di momenti, di gioie e di pianti, qualcosa che nella testa di Naomi verrà indubbiamente incrinato in un modo o nell'altro, dalla comparsa delle tomoe nelle loro vite, una nera macchia destinata teoricamente a triplicarsi, oscurando quel che dii più prezioso avevano e tutt'ora hanno, quel loro rapporto che andava ben oltre al non essere legate di sangue, qualcosa nato probabilmente da un banale scherzetto che poi è diventato una realtà tangibile. Realtà nella quale la stessa Uchiha si è sempre rifugiata e nel quale ha vissuto in maniera - quasi - idilliaca, lei e Nene sono sempre state più che abbastanza da quando suo padre se ne è andato ed ora cosa rimarrà? Non vi è più tempo per le domande però, non vi è più tempo per esitare e dubitare riguardo cosa sia giusto e sbagliato dire, oramai quella tagliente verità ha infilzato la Doku in maniera visibile e palpabile, l'atmosfera si è fatta densa e pesante così come l'aria che respirano, no, non è per le finestre che stanno perlopiù chiuse, questa volta è peggio se non insostenibile rimanere lì e posare di nuovo gli occhi sulla moretta per cercare un contatto se non del dialogo, volendo osare. Ci proverebbe pure, il visino coi lineamenti contorti dal dispiacere e dal rammarico si smuovono appena e le labbra si schiudono per esalare qualcosa, ma non si sa bene cosa, non esce neanche una sillaba e non fa neanche in tempo a reagire come si deve al gesto furente della maggiore, quando il mouse vien lanciato in maniera rabbiosa contro il muro - e pensare che lei stava quasi sperando che andasse tutto bene, per un'istante soltanto, quando la sorella si era girata verso il computer per affondare dentro se stessa < Ah! Il mou- !! .. > gli viene istintivo preoccuparsi di quelle cose a lei preziose, su quello non c'è dubbio, allunga appena la mancina ma seda immediatamente il movimento in direzione della periferica accasciata al suolo vicino a qualche busta di spazzatura di fianco alla porta della camera < ... > non è il momento di pensare a simili minuzie e futilità, i gatti si allarmano ed alcuni di loro drizzano il muso e le orecchie senza però comprendere più di tanto cosa sia e cosa non sia successo mentre Naomi.. Sì, sta zitta. Porta anche la dritta a raggiungere la gemella e le mani si premono sul petto in quel sentir un peso dentro di lei, un nodo che arde e la corrode mozzandogli il respiro, il tono severo della sorella a ferirla, per quanto per ora sia ancora tutto nella norma, più o meno < Nene.. > è più un sibilo sommesso e strozzato, il preludio di un possibile cedere alle lacrime, ma per ora rimane lì con gli occhi lucidi, socchiude gli occhi quando lei ribadisce, come una sferzata a ferirla nell'animo. No, lei non l'ha mai voluto, non ha mai desiderato quegli occhi e nulla di tutto questo, ma si sa che quegli occhi assieme al potere portano anche traumi, dissapori, rancore ed odio. Il destino ha scelto di far avvicinare così tanto due figure per poi donare ad una delle due ciò che l'altra più bramava e desiderava, un crudele scherzo o un buffo intreccio dei fili rossi, nessuno può saperlo, ma è pur certo che tra di loro non sarà più lo stesso. Un colpo, due, Nao chiude gli occhi ogni volta schiudendoli appena appena nei momenti di mezzo, sussulta ad ogni battere su quella scrivania che incassa senza battere ciglio, qualcosa su di quella saltella e trema, altre statuette cadono ma tutto sommato il mobile è abbastanza solido per sopportare lo sfogo di Nene, a differenza di Naomi, che chiaramente se ne sta lì con il fiato sospeso e sente ognuno di quei pugni come se fossero dedicati a lei, chinandosi appena in avanti in quel soffrire, sentirsi traditrice della sorella e tradita allo stesso tempo dal fato < S-smettila Nene.. Ti prego.. > ma sono parole dette con un tono flebile e distante che ovviamente è roba da poco nei confronti dell'astio e dell'ingiustizia che lei esprime a gran voce, un tono che riecheggia appena tra quei modesti metri quadri ed i gatti che si mettono sull'attenti, chi più in fretta e chi più con calma, ancora vinto dal sonno, osservano la scena drammatica con aria perplessa e si concedono al massimo un paio di miagolii lamentosi ed incerti < Io.. Non voglio.. Non voglio scegliere loro neanche mi dovessero costringere! > e ci prova, il tono spezzato e si insinua in quel momento di mezzo prima che lei attacchi di nuovo rincarando la dose, spezzando del tutto l'animo fragile della sorellina, tono graffiante e rancoroso nei confronti dei Kami, non tanto della stessa moretta < NON L'HO MAI CHIESTO!! MI È CAPITATO E BASTA ED IO MI ODIO PER AVERE QUESTI OCCHI!! > sportasi con il busto in avanti, mezzo passo verso di lei questa volta, pugnetti che si stringono anch'essi carichi di una virgola di disprezzo per gli Uchiha, per gli scienziati che hanno giocato con i suoi geni, per tutto quello che giace nel profondo dentro di lei a spizzichi e bocconi, strascichi sepolti ai quali non ha mai voluto dare retta e che l'hanno portata ad avere quegli occhi, infine < Scusami.. > una breve pausa mentre stende il braccio sinistro e con la dritta si aggrappa al gomito, rimanendo lì in una chiara posa di imbarazzo e remissività < Dove.. Dove stai andando adesso..? > domanda tornando titubante, dispiaciuta e triste, gli occhietti lucidi dove albergano lo sharingan tutt'ora reggono ma non la guarda, è come se non vuole infierire posando i rossi su di lei più del dovuto, tanto che di lì a poco lo disattiverà molto probabilmente. Per oggi può bastare. {Sharingan On} Prima che possa chiuder tutti i bottoni dei pantaloncini della divisa - sembra infilarsi una camicia dal taglio semplice e femminile, militaresco - che fa' a pugni con quella canottiera nera che, nonostante tutto - continua ad esser un ombra presente tra le grinze del cotone sottile. Sembra esserle stata cucita addosso, o con ogni probabilità - esser cucita sull'esigenza di quel fisico pizzicato da maledette curvette e da curvette mancanti, in un oscillare pericoloso tra due poli totalmente opposti. L'ultimo passo dopo aver infilato la camicia nei pantaloncini della divisa, è la giacca a tre bottoni. La lascia cadere sulle spalle, attorno alle braccia esili che si sono prodigate nel martoriare la scrivania e il mouse di cui Naomi potrà tranquillamente raccogliere i cocci, magari in un vano tentativo di recuperar qualcosa, in qualche modo. Magari sostiuendo dei componenti. Non le interessa - non in questo momento in cui la calma è ridotta ad un centellinarsi di respiro bollente contro le labbra, in una salivazione sempre più calda e fluida - in uno spasmo microscopico dei muscoli che la trafiggono. Ancora. Ancora. Ancora. La sigaretta incastrata tra le labbra sembra uno stelo stropicciato, sul punto di rottura - ma pigra e storta - fa' ancora il suo dover di riempire i polmoni di Nene lasciando uscire fumo, invece che parole. E forse, è meglio così. < Via. > E' tutto quello che in un filo di voce rauca le esce dal petto, le muove quello scheletro furibondo alla volta del plico di fogli che ha stampato - e non ha nemmeno letto. Lo farà - nascondendosi. Leccandosi le ferite lì dove nessuno può guardarla, biasimarla, compatirla o giudicarla. Non è importante quel rossore nei rosa di Naomi perchè, non ha manco più posato gli occhi su di lei - non è capace di metter in serie pensieri che possano distorcerla dall'odio. Dal rancore. Dall'invidia. Oh la nostra umanità ci rende pessime creature, degne di disprezzo - e l'umanità di Nene si riassume in un aglomerato di sentimenti negativi pronti ad esser stappati come una bottiglia di buon vino. Ciocche come cenere di camino che le carezza le guance, lasciano la morsa della divisa della Shinsengumi con una sola mostrina in bella mostra, quella della recluta. Ecco cos'è ora, Nene. La recluta. Un soldato. Un elemento governativo pronto a mordere lì dove le leggi le permettono di fare tabula rasa. E ringhia, ringhia - aspettando solo quel maledetto momento. Un cenno del palmo nudo sembra volgersi proprio a Naomi - nocche secche, arrossate, contuse - dita che si muovono appena sopite da quella scarica contro la scrivania che se non scalfita - potrà comunque vantare qualche macchiolina di sangue. Non ti avvicinare. Non adesso. < Non importa cosa. Sceglierai loro. Lo hanno fatto tutti, nella storia del clan. > Tranne suo padre, ma questo - oh, questo Nene non lo sa'. E non potrà mai saperlo. Però il destino è beffardo e la porta a rigettar veleno tra le proprie fila più prossime, muovendosi verso la porta. < Ne riparleremo. Solo, non oggi. > Ed eccola - in cima a quelle gambe come trampoli, muoversi a spinger la porta di casa con tutto il suo arsenale di chaos a seguito - con i fogli stampati, la sua borsa, la sua divisa - con ancora la sigaretta accesa che ritorna tra le labbra, a riposare. Non oggi. Ti riparlerà. Dalle solo - tempo, e spazio. O a pensarci bene, tutti dovrebbero farlo. [ se END ] Sono attimi prolissi quelli nei quali la osserva abbottonarsi a metà tra il grezzo ed il preciso, si perde le proprio da farsi la sorella e manco la guarda, incredibilmente indaffarata da quel vestirsi mentre Nao la guarda sentendosi ancora più piccola e misera, gli occhietti timidi e timorosi che si posano sulla figura esile ma scolpita di lei, bella qualsiasi cosa si metta su e semplicemente perfetta agli occhi della più piccola. Forse, così come Nene può invidiare in lei lo Sharingan - e quello soltanto - anche la piccola Nao ha sempre avuto da invidiare tutto quello che le mancava a differenza della sorella. E cosa gli manca, rispetto alla moretta, se non tutto? La spigliatezza, la bellezza selvaggia e la consapevolezza di esser bella, il saper atteggiarsi, parlare con chiunque e far valere la propria opinione, l'essere pronta a tutto e a tutti, quell'aria aggressiva che mette su dal nulla, il suo venire alle mani facile nelle situazioni più concitate che più ne richiedono bisogno... E chi più ne ha più ne metta, insomma, una sfilza praticamente infinita di cose che alla verdina mancano e che probabilmente sono ancora distanti anni ed anni dalla sua personalità, pensieri invidiosi che non si insinuano nemmeno per scherzo nella testolina della Uchiha, la quale semplicemente se ne sta lì a realizzare di essere una delusione, stringe con le ditina la pelle lì all'altezza del gomito mordendosi il labbro inferiore con fare nervoso ma soprattutto dispiaciuto, socchiudendo gli occhi quando qualche spiraglio di fumo li minaccia, li infastidisce quasi come se fosse una diretta trasposizione del rancore della Doku, quasi come se avesse preso forma e stesse impregnando la stanza < Ma.. > vorrebbe contestare, hanno preso da mangiare per questa sera ed avrebbero fatto gli yakisoba con una montagna di bocconcini di carne e chissà quanta salsa, come piace a loro, ma probabilmente non oggi, non stasera. Lo Sharingan che si smuove in direzione della cucina, posandosi proprio sugli ingredienti lì di fianco al frigo, sul piano cottura, il primo momento familiare rovinato da quegli occhi? Da quella rivelazione? Può darsi, sperando solo che non sia il primo di molti, gli occhi quasi traboccano delle salate ma cerca tutt'ora di contenersi, il respiro è irregolare ma non necessariamente rapido, cela male la propria ansia e chiude gli occhi tentando di scacciare le lacrime, anche se in quel prolisso trattenerle l'occhio destro cede ed è l'indice dritto a correre in soccorso della guancia impedendole di rigarsi < Va bene.. > forse è meglio così, è giusto che la lasci andare e che non vadano oltre, annuisce flebilmente un paio di volte e poi chiude gli occhi sospirando con infinita tristezza e sdegno per se stessa, il chakra torna a sopirsi e vien rimosso dai bulbi oculari che quindi dovrebbero tornare con l'iride del suo solito colore, schiude le palpebre giusto in tempo per posarle sulla mano di lei, rossa e ferita in maniera superficiale < Mi dispiace.. > anche se secondo lei non servirà a nulla, lo dice comunque, occhi fissi per terra sulle punte delle sue calze rosa, ricomincia a veder sfocato a causa dei lacrimoni non appena lei gli parla < Ti sbagli Nene.. Continuerò ad essere Naomi, Naomi e basta, non Naomi Uchiha e finchè saremo io e te.. Il resto non conta.. > e la lascia muoversi verso la porta, si volta e la segue appena fermandosi nello stretto corridoio che da appunto sull'entrata dell'attico, cogliendola poco prima di quella sua ultima frase < Non è così da sempre, Nene? > sì, è una loro promessa che si saranno fatte chissà quanti anni fa, o il loro mantra, il loro credo, chiamatelo come diavolo volete che tanto il senso è uno solo, la guarda con gli occhi di un cerbiatto spaurito che osserva il cacciatore che lo sta risparmiando, in un certo senso, non sbatte neanche le palpebre e le iridi tremolano appena dietro al velo lucido. Ne riparleranno, sì, ma non oggi. E lei non farebbe altro che annuire, non vuole aggiungere altro, non vuole nemmeno guardarla in faccia e la lascia andare via, lo sbattere della porta decreta il loro essere da sole con se stesse ora, anche se la Uchiha attenderebbe qualche attimo per sentire i passi allontanarsi da casa, voltandosi lentamente per poi tornare in camera, occhi verso la scrivania, le macchioline, la mancanza del mouse.. Posa lo sguardo sulla periferica che giace a terra rotta qua e là, qualche tastino nei dintorni e le luci che traballano appena, buttandosi sulle ginocchia priva di forza, allungando le mani tremule verso plastica e microchip per poi afferrarlo tra le mani, portarlo al petto e stringerlo a se abbandonandosi - finalmente - ad un pianto nervoso ed isterico, aggrappandosi a quel semplice congegno tecnologico che sarà forse la prima pietra miliare di quel loro nuovo rapporto. { E n d, mi ammazzo <3 }