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{ Make Konoha Great Again }

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con Furaya, Mattyse

17:11 Furaya:
 La loro ultima destinazione si staglierà ben presto innanzi ai loro occhi. Son ancora distanti dall'ingresso della vecchia Konoha, distanti dagli enormi portoni che una volta Fenrir proteggeva. Non riescono ancora a vederli, devono percorre altri metri prima che ciò sia possibile, prima che la reale distruzione di qualunque sogno si stagli innanzi agli occhi stanchi dei due. In spalla, porta la sacca che Keiga le ha donato il giorno precedente, prima che lei e Mattyse potessero riprendere il loro viaggio per raggiungere la destinazione che si sono prefissati ormai qualche settimana prima. La presenza delle chimere ha fatto sì che fossero costretti a prendere strade secondarie, le quali hanno costretto loro ad allungare la strada, perdendo di rimando giorni preziosi a dormire - si fa per dire - in mezzo al bosco, con un occhio aperto e i sensi all'erta, chakra mai disattivato per quanto riguarda lei, pronta a far la guardia e ad attaccare qualora fosse irrimediabilmente necessario. Veste di nero, sia per quanto riguarda il pantalone che la maglietta a maniche lunghe con il collo alto. Anche i sandali ninja ai piedi sono dello stesso colore, sporchi in alcuni punti di terra e fango ma non è importante, tanto da non farci neanche troppo caso. Sulle di lei spalle, è ancor posato l'haori bianco e rosso recante i seguenti kanji: Judai Hokage, la Decima. Niente di più e niente di meno. Con sé non ha nessun'arma, neanche le sue fedelissime katana che non è riuscita a trovare e che, con molta probabilità, sono rimaste sotterrate chissà dove quand'è uscita dal cristallo e ha cercato immediatamente di riaffiorare verso la luce. La matassa di rosei ciuffi scivola sulle spalle e sul petto, spettinati come lo sono ultimamente anche i propri pensieri. E ne ha molti dei quali discutere con Mattyse, al quale rivolgerebbe immantinente il proprio dire, schiarendosi appena la voce come a principiare un discorso che potrebbe essere di vitale importanza per entrambi. <Ho incontrato Mekura e Saisashi mentre tu ti sei allontanato> Riferendosi a quella coppia di giorni che sono serviti al Senjuu per capire come rapportarsi alla notizia secondo la quale fossero passati ben dieci anni dalla loro ultima camminata sulla faccia della terra. <e ho avuto modo di scambiare opinioni con entrambi.> Il fatto che la Inuzuka abbia portato loro del cibo ha avuto ovviamente modo di farglielo presente ben prima, poiché sicuramente durante la giornata ne hanno ampliamente usufruito. Principia quello che sarà forse un discorso importante, quindi gli lascia il tempo per ambientarsi al possibile parlarne in seguito e tace. Stringe appena le labbra tra di loro, abbassando per un attimo lo sguardo soltanto per riuscire a pensare e trovare le parole maggiormente adatte. La realtà dei fatti, poi, è che da un lato il Kanishiro ne sarà felice e dall'altro un po' meno, in base al soggetto delle discussioni. [ Chakra ON ]

17:27 Mattyse:
 Cosa succede quando un soggetto vede i propri cari nella difficoltà più totale? Quando chi gli sta attorno rischia di cadere nel baratro e decide di tuffarsi, giocare tutto se stesso nel tentativo di impedirlo? Succede che si accumula stress psicologico, uno stress che normalmente non pesa in maniera eccessiva sulle persone... Ma Mat non è tutte le persone, no? La sua testa ha continuato a ragionare, ha seguito la rosata al meglio per non farla sentire sola o abbandonata, ha cercato di darle conforto quando ne aveva bisogno e di spingerla verso quella direzione che vedrebbe si Konoha come villaggio da difendere, ma dopo i suoi doveri da madre... Lei non lo ha ancora ascoltato, ma Mat si è impegnato tanto, anche perché sapere che Senshi è viva sarebbe dovuto bastare a risollevarle il morale, e invece no, ha pianto ogni volta ripensando al fatto che ha fallito nel difendere il suo villaggio... Questo comporta un grande stress per il bianco, stress che è da sommare al fatto che lui per primo ha perso dieci anni della propria bimba, bimba che non ha mai abbracciato, bimba che non sa neppure se è viva. E perché non finiamo in bellezza? Stanno avanzando, ma secondo una strada ben precisa, un tragitto disegnato e studiato appositamente dal Senjuu per limitare al minimo le possibilità di incontrare qualcuno. Uno studio approfondito e il suo continuo trovar tattiche utili per affrontare quelle creature e uscirne vincitori... Bhe, un lavoro che non tutti fanno no? Ma lui deve, lui lo fa, e farlo alla lunga comporta stanchezza mentale e forti mal di testa. Il bianco di fatti avanzerebbe con i propri stivali ai piedi, questi stringono i pantaloni da shinobi scuri, il busto è coperto da quella veste strappata in due che è lasciata aperta sul petto, mostrando la pelle bruciata sul lato sinistro del corpo e il sigillo che oramai tutti conosciamo sul pettorale destro. Gli occhi sono rivolti verso il basso, osservando il terreno mentre avanza affiancato da Furaya. Sente la sua voce, riferisce di aver incontrato Mekura e Saisashi. "Ah si?" Chiederebbe stringendo appena l'occhio destro, sollevando la mano destra per posare il palmo contro la fronte, affondando le dita tra i lunghi capelli. "E che hanno detto." Tenterebbe di parlare il meno possibile, ogni vibrazione peggiora quell'emicrania che lo sta attanagliando in quella maniera. [Emicrania On]

18:02 Furaya:
 Non è difficile capire quando lui è stanco o affaticato da qualcosa, poiché passa gran parte del tempo ad essere dannatamente pensieroso. E' qualcosa che gli fa male psicologicamente, lei lo comprende ma finora ha taciuto. E quindi, nella maniera più delicata possibile, allungherebbe il braccio a lui più vicino. Condurrebbe le dita, sottili e affusolate, tra i ciuffi bianchi altrui e inizierebbe a far un lento movimento con i polpastrelli che sarebbe facilmente riconducibile a dei grattini sulla di lui nuca. <Ultimamente, stai pensando troppo> E glielo riconosce, non è affatto disattenta alle di lui condizioni per quanto cerchi di non darlo a vedere abbastanza. <e sto cercando di far qualcosa per te, ma non so come comportarmi.> Ammette, emettendo un piccolo sospiro verso l'esterno, schiudendo le labbra. <Cosa vorrei che facessi in modo che ti tranquillizzi un minimo?> Lo fa sempre. Deve riuscire a preoccuparsi anche degli altri e non soltanto del proprio villaggio che è comunque caduto in malora. Ci tiene a lui e vuole fare in modo che possa dimostrarglielo, cosa che durante l'ultimo periodo ha stentato ovviamente a compiere nei di lui confronti. E' un po' come quando Saisashi le ha chiesto che lasciasse un po' del suo peso sulle spalle dell'altro, affinché lei potesse star tranquilla un minimo. Stessa cosa vorrebbe adottare con il Kanishiro, per quanto ovviamente possibile. Prende un respiro profondo per via dei discorsi che deve intraprendere da lì a breve, alla ricerca delle parole adatte. <Mekura continua a cercare il corpo di Orochi, dice che tramite quello potrebbe riuscire a risalire ad informazioni riguardanti la bambina.> I loro passi nel frattempo proseguono, mentre le di lei orecchie sarebbero ben aperte affinché possa in qualche modo riuscire a percepire eventuali movimenti sospetti nelle vicinanze, stando sempre particolarmente attenti alle bestie, pronti a nascondersi qualora appaiano all'improvviso. Per fortuna, deve ancora tramontare il sole, nonostante il cielo sia ottenebrato da alcune nubi. <Le ho detto che è un'idea fondamentalmente stupida, perché sono passati ormai troppi anni e non sa in che condizioni potrebbe essere il corpo di Orochi. E' un'ipotesi poco fondata quella che sia stato conservato e sia tutt'ora in buono stato. Dovrebbe anche riuscire a capire chi ce l'abbia in custodia e cosa ne abbiano fatto nel frattempo. Trovare delle informazioni sul suo corpo è insultare l'intelligenza di qualcuno che intendeva nasconderti delle importanti risorse.> Perché avrebbe dovuto averle su di sé? E' questo che non riesce a capire della logica di Mekura, ovviamente, dato che sembra voler partire a far qualcosa che si rivelerebbe essere un totale buco nell'acqua, almeno dal proprio punto di vista. <Credo sia soltanto ossessionata dagli occhi di Orochi, seppur abbia smentito.> In fondo, è - o per meglio dire, era - una capo clan dell'omonimo, dunque reputa che sia anche normale che voglia riappropriarsene. Ma che ne sa del corpo dell'ex marito? [ Chakra ON ]

18:26 Mattyse:
 La ascolta, sia chiaro, non vuole certamente che la donna pensi che non gli stia donando attenzioni solo per un po' di mal di testa, ma il bianco deve ottimizzare tutto, tanto da dover recepire solamente delle parole campione di quelle sue frasi per poi ricrearle lui... Se conosce abbastanza i soggetti di cui si sta parlando sarà facile, no? Per lo meno su Mekura che conosce con una certa accuratezza. Per Saisashi... andremo a fortuna. Ma prima che lei prenda a iniziare a parlare di quei due, sentirebbe le sue dita intrufolarsi nei propri capelli, inizialmente spaventandolo tanto da accennare ad un lieve movimento del capo mirante a sollevare lo sguardo, ma è lei, è Furaya ed il pensiero che si tratti della rosata lo calma subito. "Per ora andiamo avanti così. Quando sarà possibile mi butterò su un letto e probabilmente dormirò per una settimana..." Anche se lo stress non si cura dormendo, dormire rischia solo si trasformarlo in depressione e renderti un corpo vuoto, ma non darai mai modo alla giovane di vedere una tua debolezza così apertamente eh? Devi fare a testate con il mondo fin quando avrai energie per reggerti in piedi? Il piede destro viene ancora portato avanti, ora lei parte a parlare in primo luogo di Mekura, Mat userebbe quel metodo di ascolto, chiudendo l'occhio sinistro mentre cerca di concentrarsi, cosa che i grattini non lo aiutano a fare poiché miranti a rilassarlo... Ma ce la può fare. Non può farle pensare che non la stia ascoltando. "Era un idea che avevo proposto io dieci anni fa. E in modo diverso." Commenterebbe l'idea di prendere il corpo di Orochi per trovarvi delle informazioni. "Volevo farlo vedere a qualche esperto, magari sarebbero riusciti a tirar fuori dei ricordi da un morto. Ma dopo dieci anni ogni ricordo è a dir poco inutile." In effetti, anche la posizione esatta di dove si trovasse la bambina, non sarebbe più un'informazione veritiera. Ed il fatto che la Hyuga stia ancora seguendo quel piano, non stia cercando un altra soluzione, più semplice addirittura... "Non capisco cosa non vada nel suo cervello. Cosa spera di trovare, un tatuaggio con delle coordinate? Coordinate di un edificio che sarà distrutto da dieci anni e quindi a dir poco inutile?" Cioè è come cercare l'acqua salata a Suna... Il bianco scrollerebbe appena la testa, rallentando il passo e cercando di avvicinarsi meglio alla donna, intento poi a piegare il capo speranzoso di trovare un appoggio. "Sicuramente vuole gli occhi e si è convinta che trovare il corpo la aiuterebbe anche nel trovare la bambina." Il pugno destro verrebbe stretto con forza, affondando le unghie delle dita contro il palmo tanto da procurarsi un lieve taglio. "Ma le mostrerò che gli occhi non parlano." Difendeva tanto gli occhi Hyuga? Sarebbe peccato ci fosse un secondo cappuccio rosso. [Emicrania On]

18:39 Furaya:
 Comprende che quello che sta facendo non è abbastanza, ma in un momento del genere c'è bisogna che ambedue si accontentino di quello che è in loro potere fare. D'altro canto, cosa potrebbe aggiungere a quel che è stato già detto e fatto? Nulla poiché non sono nelle condizioni di potersi permettere chissà quali azioni. <Dormire ti fa soltanto rimandare i pensieri a quando sarai di nuovo sveglio.> Glielo sottolinea qualora non riuscisse ad arrivarci da solo, ma reputa che sia difficile, poiché ha sempre dimostrato d'avere dei piani precisi in mente che segue passo dopo passo. Quindi, n'è altrettanto consapevole per quanto non voglia farglielo vedere. E lei si limita a proseguire nel fargli quei grattini, il cui movimento circolatorio in direzione della nuca diventa man mano sempre più lento. Vuole fare in modo che si rilassi davvero, anche se stanno camminando per dirigersi laddove ci sarà soltanto una distruzione tale da rompere per sempre qualunque concezione la Nara abbia del villaggio e della protezione di quest'ultimo. Per fortuna, manca ancora un po', poiché il tempo necessario al loro camminare è altrettanto utile per far comprendere all'altro differenti punti di vista, approfondendo i discorsi affrontati direttamente con la Hyuuga che, esattamente come aveva previsto, non convincono al cento percento neanche il Senjuu. <Yukio avrebbe saputo sicuramente aiutarti in questo. Ma avremmo potuto sfruttare anche il Generale Boryoku con determinate tecniche di lettura del pensiero.> In effetti, il di lui pensiero avrebbe trovato un fondamento poiché erano in possesso di talune risorse che avrebbero fatto di sicuro al caso loro. Tuttavia, parlandone dieci anni dopo, non si può adottare la medesima linea di pensiero poiché son molte le cose che son cambiate in questo lasso di tempo, tanto da non poter più far affidamento neanche sulle persone del passato. Che fine avrà fatto Yukio? E Boryoku? Nessuno saprebbe rispondere a delle domande simili perché nessuno li ha più rivisti. <Presuppone che gli occhi di Orochi siano potuti finire sul mercato nero, quindi le ho consigliato di iniziare a cercare da lì - qualora ne esista uno - anche se son passati dieci anni, quindi resta la difficoltà di questa ricerca. Potrebbero essere in mano a chiunque.> E purtroppo è così perché è passato talmente tanto tempo da non poter far affidamento su nulla di ciò che è stato e che la distruzione dei villaggi ha portato via con sé. Si stringe nelle spalle alla fine, accogliendolo contro la sua spalla qualora intenda poggiarsi contro d'essa, circondandone le spalle con un braccio, in modo che possa tenerlo vicino. E qualora ciò avvenga, anche la sua guancia verrebbe fatta posare contro la testa del bianco, liberandosi un po' di quel fardello e di quell'espressione perennemente arrabbiata e malinconica che si porta dietro. <Con Saisashi, invece> Intraprendendo un altro discorso fondamentale tanto quanto il precedente. <è andata diversamente da quello che m'aspettavo.> Invero, propendeva verso ambedue le soluzioni che si sono visti entrambi davanti, senza sceglierne una perché perennemente indecisa dalle possibilità dell'una e dell'altra. Gliel'accenna per ora, vuol saper prima cosa ne pensi o quale possa essere la sua immediata reazione, tanto di questo che dell'argomento Mekura. [ Chakra ON ]

18:55 Mattyse:
 La guancia del bianco trova un appoggio, si tratta di una cosa stupida, all'apparenza banale, ma il semplice gesto aiuta più di quanto possa sembrare il Senjuu nel respirare e nello scaricare quello stress, quelle pressioni che ha accumulato e che, fin quando non saranno in una stanza, in un edificio, riparato alla meglio per poterli ospitare qualche giorno. Non si rilasserà tanto facilmente o tanto presto... Annuisce appena con il capo al suo primo dire, è vero che dormire non è una soluzione, ma in questo momento ne ha ben tanta voglia... Anche l'occhio destro ora si chiuderebbe, avanzando dando completa fiducia alla Nara, speranzoso che nel trovare un sasso più grande questa lo avvisi... Ma non lo da nemmeno per scontato. Gli strappa una risata come la decima da ragione al suo piano, far frugare nella testa di un morto sarebbe stata un'ottima soluzione a cui pure lui aveva dei dubbi, e poi ha pure trovato una soluzione per la Hyuga. Il mercato nero. "Fin quando la razza umana esisterà, vi saranno dei concetti base che la seguiranno sempre. Tra questi vi è anche la Yakuza. Sono passati dieci anni, se l'hanno cresciuta come penso basterà presentarsi in un locale come se fossimo dei clienti che devono far sparire qualcuno e chiedere di Aya. Alla peggio dovremo uccidere una ventina di uomini." Nulla di che no? Venti uomini, che vuoi che siano? Ma per la Nara cosa sarebbero? Quanti ne ha uccisi lei nella sua vita? E quanti ne ha già uccisi lui con una sola battaglia? Mat non si preoccupa di dimostrarsi senza scrupoli nel macchiarsi le mani di sangue, soprattutto per quella che è sua figlia. "Se Mekura è verametne intelligente non mi verrà a cercare prima di avere aggiornamenti su Kimi. Le sue scelte mi sono costate dieci anni di mia figlia, potrei riservarle lo stesso trattamento che ho riservato a suo marito." E questa volta senza scagnozzi, solo tu e lei e solo uno potrà uscirne vivo. Poi? Ah si, lei parla di Saisashi, in quel momento il passo del bianco si ferma, un poco spaventato da quelle parole che potrebbe sentirsi dire dalla rosata. Entrambi gli occhi verrebbero ora riaperti mentre lo sguardo lanciato il più in fondo possibile. Vedi quei portoni? Non ancora. Ti tocca lasciarla parlare e sperare che non sia quello che più tu possa temere in questo momento. Sarebbe il modo migliore per contornare quel mal di testa, eh? "Che intendi con diversamente?" Chiederebbe prima di riprendere il proprio avanzare, drizzando il capo e aumentando il passo mirante, per ora, ad allontanarsi dalla figura della rosata. Si sta già immaginando quali saranno le sue successive parole, in fondo ci si doveva sposare, lui sarebbe dovuto essere il testimone! Un concatenarsi di cose che non lo rendono molto ottimista... forse anche a causa di quella sua bellissima fortuna, no? Pensateci, incontra Mekura, se ne innamora e per la sua indulgenza perde la figlia. Questa scarica le colpe su di lui fin quando non da di matto e non risolve le cose a modo suo. Quando lo ha fatto si sente dire che ha utilizzato il metodo di risoluzione sbagliato... Non è proprio una bella cosa per l'autostima eh! [Emicrania On]

19:17 Furaya:
 Tenerlo così vicino fa sì che, per qualche momento appena, il peso del mondo che si fa sempre più pesante su di lei diventi un po' leggero. Non tanto, giusto il minimo per permetterle di respirare con un po' di tranquillità. Se lo coccola per quanto possibile, pur sempre attenta a captar qualunque rumore possa prendere spazio nei dintorni, avvicinandosi magari troppo alle loro figure e costringendoli dunque a trovare degli anfratti di fortuna. <E se non l'avessero cresciuta loro?> Commenta alla di lui volta, piegando per un attimo un sopracciglio verso l'alto. <Gli scenari sono vasti, non puoi immaginare cos'abbia potuto pensare Orochi per lei.> E lo asserisce lei stessa che ci ha avuto ben poco a che fare, quindi immaginarsi a che soluzione sarebbe potuto arrivare qualcuno con un intelletto del genere, da bravo capo della Yakuza qual era. <Non intendo darti contro, sia chiaro> Glielo sottolinea seppur sia ovvio, dal momento che potrebbe venire fraintesa e non ha intenzione di mettersi a discutere con il bianco, non adesso. Non le sembra affatto il momento adatto e, dunque, sceglie le parole migliori per mettergliela s'una buona base. <ma cerco di analizzare la situazione e comprende anche quelle che potrebbero essere state le mosse immediatamente successive di Orochi. La bambina era piccola all'epoca, quindi potrebbe averla potuta trasportare senza alcun problema, evitando anche che questa non volesse. Poteva nasconderla ovunque, persino nel locale in cui si trovavano.> Si stringe appena nelle spalle, non trovando altri argomenti da aggiungere a quelli che gli ha appena espresso ad alta voce. E le dita non smettono di muoversi leggiadre e caritatevoli tra i capelli altrui, in modo che possa provare parte di quel relax che gli è mancato. <Ho pensato di dirigerci a Kagegakure dopo questa tappa. Abbiamo bisogno d'un appoggio stabile che ci fornisca un cambio d'abiti, dell'acqua corrente e del cibo che non sia soltanto selvaggina quando ci capita una giornata fortunata.> Una settimana prima, non sarebbe neanche arrivata a questa ipotesi, obnubilata totalmente dal desiderio costante di rivedere il suo villaggio, di accertarsi che fosse in piedi. Ora ci stanno arrivando ma è conscia di quel che potrebbe aspettarsi una volta scavalcato il portone od anche solo avendolo di fronte. Ma ne siamo davvero sicuri? Potrebbe essere tranquillamente un bluff, un grande e ironico bluff. <Ho pensato a quello che hai detto ed anche le parole di Saisashi mi hanno aiutata> Non glielo nega, perché dovrebbe? Si tratta del padre di sua figlia, dunque è proprio Mattyse che dovrebbe essere comprensivo da questo punto di vista, tenendo anche conto come si sarebbero dovuti - appunto - sposare prima che la guerra scatenasse una risposta da parte di un Kami che si pensava sparito. <voglio vedere mia figlia almeno una volta, ma non nell'immediato. Finiamo quel che abbiamo da fare qui.> Alla fine a Kagegakure, per un motivo o per un altro, potrà incontrare Senshi senz'alcun problema. Si spera, ovviamente. <Ci serve capire come si comportano adesso in quel villaggio, specialmente per le nostre prossime mosse.> Sta prendendo in mano le redini della situazione come avrebbe fatto una volta, palesando la sua attitudine al comando che pare averla abbandonata soltanto il tempo necessario a riprendersi del tutto dal jet-lag dovuto ai dieci anni di sonno nel cristallo. Doveva soltanto riprendersi da quel che è accaduto, lasciar da parte la disperazione dei primi momenti che avrebbero destabilizzato chiunque e non soltanto chi si sarebbe professato forte e imbattibile sin a quando non è caduto in battaglia. <Ha scelto di prendere una strada diversa dalla mia, non può seguirmi nella mia smania di vendetta verso quel che è accaduto. Non può seguirmi nella strada che mi porterà alla redenzione e ha deciso di smettere di combattere, non vuole più fare il ninja. Ha compreso come la vita sia più importante della battaglia per la conquista della pace.> Argomento al quale lei non ha certamente rinunciato, ci mancherebbe. Lo ha fatto presente talmente tante volte da esser diventato un mantra; Hotsuma Oboro la definì un Tiranno in quest'ambito e tale sembra soprattutto adesso. <Dice che avrò un sostegno a Kagegakure qualora io voglia andarci, ma che le nostre strade non possono più proseguire all'unisono.> Lo vede distaccarsi, comprensibile per certi versi. Non lo raggiunge, gli lascia libertà di movimento e di pensiero. Ne attenderà il ritorno, forse, mentre i portoni - o quel che ne resta d'essi - si fanno sempre più vicini. [ Chakra ON ]

19:40 Mattyse:
 La donna lancia un osso a cui lui aveva già pensato, un qualcosa che lo lascerebbe brancolare nel più totale buio, una cosa tanto simile alla possibilità che sia morta, che nessuno si sia preso cura di lei in questi dieci anni lasciandola preda delle chimere o della fame. "Potrebbero non averla loro." Risponderebbe repentino, stringendo entrambi i pugni prima di fermarsi ad una distanza irrisoria di cinque metri dalla rosata, voltandosi repentino in direzione di lei per guardarla negli occhi con quell'unico occhio buono. "Ma è un punto di inizio." Non ha idea di dove dovrebbe cercare in questo caso, sa ancora troppo poco di questo mondo per poter trovare una soluzione, ma una la troverà, ne è sicuro, la troverà a tutti i costi. Meglio saltare, non ascoltare quelle parole che per se incutono solo timore e sottraggono le poche forze rimaste al bianco per lottare in quella sua disperata guerra contro il mondo per riavere sua figlia... Un massacro che lo vede stremato e che per un attimo aveva visto la fine... prima che un finto kami decidesse di strapparle anche quella. Lo sguardo ora si abbasserebbe, intento a dare una risposta per quanto riguardi Saisashi, stringendo la morsa della propria mandibola con particolar forza per scaricare un poco di tensione e sfogarsi. Diamine, con un'emicrania simile dovrebbe evitare di pensare. "Quindi tu e Saisa vi siete separati eh?" Sussurrerebbe, quasi come come se fosse un semplice pensiero per se stesso sfuggitogli... L'idea non può che strappargli un lieve sorriso, forse il primo della giornata. "Raggiungiamo Konoha. Voglio che tu la veda prima di prendere una decisione..." Alzerebbe ora lo sguardo, andando con l'occhio ambrato a cercare quelli ghiaccio di lei, passando poi sui suoi capelli e seguendo sulla sua pelle, dal collo a scendere... Un altro piccolo sorriso ne uscirebbe dopo un piccolo spasmo delle spalle. "Se è vero che sono tutti dentro un villaggio, vuol dire che sono al sicuro ma non liberi. E le chimere che circolano ne sono la prova." Non doveva pensare, eppure la mente ha ripreso a lavorare, disegnare quell'idea su quel mondo che pare essersi tanto rovinata. "Quindi raggiungiamo Konoha e voglio che la guardi. Poi andremo a Kagegakure per prendere le bambine. Ma dovrai fare una scelta: la pace a Kagegakure, o la libertà a Konoha." Qual è la problematica? Che il villaggio è distrutto? No, certo che no. Lei ha l'innata Yoton e lui Mokuton, è quello che basta per ricreare al meglio le mura e gli edifici, in alcuni tratti potrebbero anche rinforzarli. "Possiamo ricreare il villaggio, farlo risorgere dalle sue ceneri, ma questo significherà dar inizio a due guerre. Una contro le chimere." E la seconda contro il villaggio comune che non accetterà tanto facilmente che i suoi cittadini escano per tornare nelle loro terre, non è così? Questo non lo sa, sta solo presupponendo che sia così. "Il vantaggio è che non essendo noi un esercito ma al massimo la task force più te... limiteremmo di molto gli spargimenti di sangue." Ma si, giusto gli shinobi che tenterebbero di intralciarli, i piani alti che verrebbero presi di mira e quei pochi cittadini che ne rimarrebbero coinvolti... Ma in una guerra che vedrebbe schierati due eserciti la cosa sarebbe ben peggiore, i civili perirebbero ugualmente ed entrambe le fazioni rinuncerebbero ad un sacco di uomini. "Dovrai scegliere se rimanere il tiranno della pace o la dea della libertà." E il fatto che valorizzi la scelta della guerra non è casuale. In quel villaggio non vi è nulla per lui. Solo odio per un branco di conigli che è stato buono solo a nascondersi. "In ogni caso dovremo entrarci per recuperare le bambine e organizzarci. Non potremo fare una guerra con i bastoni, ho bisogno delle mie carte bomba." E soprattutto, non farà esplodere un villaggio che contenga Kimi e/o Senshi. Bisogna portarle fuori di lì. Il prima possibile. La mano mancina ora verrebbe sollevata, come un invito ad avanzare, se la memoria non lo inganna, non dovrebbe mancare molto al portone di ingresso del villaggio. [Emicrania On]

21:11 Furaya:
 Si limita ad annuir con un cenno del capo. Va bene così. Hanno un punto di partenza e questo è più che sufficiente per concludere il discorso riguardante la bambina altrui. Almeno per il momento s'intende, dato che ne dovranno per forza discutere conseguentemente per riuscire a trovarla. Fa spallucce anche nei confronti di Saisashi, preferendo non approfondire oltre il discorso, stringendosi nelle spalle. E' altrettanto naturale che le crei disagio parlarne, non avendo dimenticato quel che sarebbero dovuti diventare. <Quanto meno non rovinerai nessun matrimonio.> La butta lì, riprendendo il passo per riuscire a raggiungere il portone in rovina e le macerie che dovrebbero trovarsi proprio oltre questo. E dopo quella che sembra essere quasi una frecciatina, tanto da farle sbuffare un mezzo sorriso, si concentra sulle parole che vengono pronunciate in seguito, in modo che possa dargli una risposta altrettanto adeguata. <Keiga ha detto che ci seguirà, qualunque cosa vogliamo fare.> Glielo rende noto soltanto perché è un'informazione che è utile al loro scopo. <Hanno paura delle chimere. E' normale che si siano gettati all'interno di quelle mura per paura di ciò che v'è all'esterno, non essendo riusciti a difendersi al tempo. Tuttavia, permettere alle chimere di proliferare ulteriormente non ci darà mai modo di recuperare la nostra libertà. Vanno sterminate.> Proferisce in sua direzione, mantenendo un tono pacato - senza dubbio - ma che lascia intendere quanto abbia voglia d'iniziare a far qualcosa che possa portare, poi, una soluzione a lungo termine. <Kagegakure non è il mio villaggio> Sancisce quasi immediatamente, non avendo neanche bisogno di starci a pensare. <Konoha è la mia casa.> E lo sottolinea ancora come se in questi giorni non l'avesse fatto abbastanza. E' sempre stato così e così sarà per sempre. Le sue decisioni non cambiano, seppur debba ammettere che sia felice del fatto che Senshi viva in un posto sicuro, almeno per il momento, in assenza d'altri che possano fungere da medesimo espediente. <Saisashi mi ha quasi schernita> O così lei l'ha inteso, ferendola. <come se fosse impossibile ricostruire un villaggio che è caduto.> A proposito della task force, annuisce piano con il capo, muovendola un paio di volte appena. E' un piano che necessita, per forza di cose, di elementi adatti al ruolo e alle conseguenze che questo possa comportare. <Rifondiamo la squadra. Ma per farlo, come detto, abbiamo bisogno di entrare a Kagegakure, prendere ciò che ci serve e tornare quanto meno stabili dal punto di vista fisico e psicologico.> Riferendosi al suo stress e al continuo pensare che lo sta ovviamente rovinando più del necessario rispetto al solito, sicché deve pensare per più di persone alla volta e questo non fa altro che indurlo ad essere affaticato. Si prenderà un po' di tempo per rispondere alla scelta sull'essere il Tiranno della Pace o il Kami della Libertà. C'è tempo per ogni cosa. Quando lui allunga la mancina in sua direzione, lei l'afferra senza pensarci due volte. Non lo reputa soltanto un invito ad andare poiché, prima di continuare la loro camminata, ha bisogno di far qualcosa per cui valga la pena. Lo tirerebbe verso di sé piegando l'arto con cui ha afferrato la mano altrui; seppur sia dotata di poca forza, lui non dovrebbe affatto aspettarsi che faccia un movimento tanto azzardato. Per una volta, sceglie di prendere un'iniziativa che possa far sì che stia bene, almeno un po' e non per forza per sempre. Non v'è ombra di sorriso sul di lei volto, non reputa che sia comunque il momento giusto per mostrarne uno, facendo comunque fatica a trovare un attimo che reputi idoneo. Però v'è serietà nello sguardo, il solito che l'accompagna nell'ultimo periodo. L'intenzione ultima è abbastanza palese, forse. La differenza d'altezza è un problema un po' da sempre, quindi è costretta a sollevar appena il proprio corpo e il proprio viso, cercando dunque d'intercettar quello altrui. Un bacio. Nulla di più. Vuole strappargli questo. <...> Solo allora, riprenderà il cammino ammesso non venga fermata oltre poiché davanti ai suoi occhi... qualche altro metro più in là, inizia ad intravedersi la natura incontaminata che ha continuato a crescere in questi dieci anni, assieme al portone divelto. [ Chakra ON ]

21:30 Mattyse:
 Una lieve alzata di spalle a causa di una sottile risata per quella battuta, battuta che non si aspettava, in grado di alleviare e alleggerire ancora un poco il carico che il bianco si sta trasportando. "Non sarebbe stato il primo" E non sappiamo se la cosa sia un bene o un male, ma sarebbe una valida risposta per proseguire con quello scherzo, no? Il sorriso rimane stampato sul suo viso per diversi motivi: Keiga che si è offerta di aiutarli, rimanendo fedele alla parola data dieci anni prima, quando è stata portata da lui legata, con Akuma ferito, il fatto che la rosata difronte a lui voglia inseguire quel desiderio di far risorgere il villaggio che ha guidato. Annuirebbe appena, non saprebbe bene cosa dire ma la sua testa ha già compreso cosa la donna deciderà. Che guerra sia. "Konoha è nata sotto lo sguardo del dio degli shinobi. Felice di sapere che risorgerà sotto gli occhi di un altro kami." Poserebbe poi lo sguardo sulla mano che lei afferra e, prima che possa risollevarlo sugli occhi di lei, ecco che verrebbe tirato. Si, la donna ci ha visto bene, lui era rilassato non aspettandosi uno strattone simile, cosa che ha reso semplice avvicinarlo... ma si, anche il suo scopo è alquanto chiaro e lui non può che assecondarla. Avvicinatosi a lei, allungherebbe la mano destra verso il suo fianco, chinandosi con il busto per avvicinare il proprio viso a quello di lei, intento a ricambiare quel bacio. Certo che la donna ne sa di cose eh? Lui nonostante il mal di testa voleva tenersi il carico di tutto e invece ha trovato come alleggerirlo, come alleviare le fatiche che incombono sulla sua capa. Lui tenterebbe di prolungare al massimo che gli sarebbe concesso quel bacio, un poco perché consapevole di cosa li aspetta, un poco perché nel ultimo periodo le occasioni per godersi queste attenzioni sono state particolarmente poche... Staccatosi, controvoglia, dalle sue labbra, si volterebbe nuovamente verso quella direzione nel quale stavano andando, riprendendo a camminare, senza allontanarsi troppo dalla fanciulla e senza mai mollarle la mano. Per una volta fatelo essere un semplice ragazzino innamorato, che porello deve sempre fa la guerra. [Emicrania: Nhe, un po' meno]

22:07 Furaya:
 A sua volta, facendosi prendere dal discorso e da quella battuta atta a stemperare, si lascia scappare una mezza risata che sparisce comunque nel giro di qualche secondo. E' l'ora di riprendere il passo, indugiare non li porterà ad altro che rallentare il loro piano di conquista. Il controsenso è che stanno passando davvero molto tempo assieme e, nonostante questo, ci son stati veramente pochi momenti per goderseli in pace e in armonia tra di loro. Devono riuscire a recuperare anche questo genere di tempo perso perché potrebbero pentirsene, in special modo quando dovranno stilare il piano di conquista e ricostruzione di Konoha: la vera ed unica. C'è anche da capire come riuscire a ricostruire il Monte dei Volti, ma questo è un discorso che verrà affrontato quando ci sarà la reale necessità di farlo. E lo farà esattamente come avrebbe voluto che fosse: privo del faccione di Kuugo Gaito che giudica il villaggio dall'alto. <Già...> Pronuncia a bassa voce, abbastanza udibile dall'altro che le sta di fianco proprio per via della stessa vicinanza e del silenzio che permea attorno alle loro due figure. In lontananza, i grugniti e i ringhi delle bestie che potrebbero apparire da un momento all'altro, rendendo la situazione del tutto indecorosa ed anche piuttosto pericolosa per entrambi. E poi lì, davanti a loro, stanzia quell'enorme portone divelto. Vi son cresciuti dei licheni, una pianta rampicante ha preso il suo posto lungo le mura di cinta, anch'esse cadute per via dell'abbattersi prepotente delle bestie e di Ithaeur. Non lo sa, ma la bestia venne scaraventata letteralmente all'interno del villaggio, facendo cadere un portone che già resistette fin troppo alla potenza delle chimere. Ninja vennero sbattuti contro le mura che difendevano il villaggio, andando inevitabilmente in contro alla morte. E quanti altri ancora, all'interno delle rovine di Konoha, vi saranno rimasti sotterrati nelle abitazioni, ai piedi di queste ultime nel tentativo ultimo della fuga disperata? Ed inala un profondo respiro. <...> Stringe la di lui mano, senza mollarla perché è adesso che lei ha bisogno di forza da parte sua. Si fanno da spalla, lei ha fatto sì che lo fosse quando il bianco ne cercava una sulla quale posarsi. Gli occhi chiari della donna si posano su quello che una volta era il suo villaggio. Ha aspettato questo momento a lungo, disperandosi nella sua mente quando le hanno iniziato a dire che tutto era caduto e che, di conseguenza, nulla era rimasto. Irrigidisce i lineamenti della mascella e inghiotte un grumo di saliva lungo la gola resa già riarsa dalla tragedia che è il portone adesso. <Dobbiamo essere forti> Se lo ripete. Glielo ripete. Come se fosse Mattyse quello da consolare adesso e non il contrario. <e dobbiamo ricostruire tutto ciò che andato perduto.> Sì, tesoro mio, ma perché lo dici mentre i tuoi occhi iniziano ad essere lucidi e bagnati? Perché pronunci queste bugie mentre le prime lacrime iniziano a scendere - silenziose - riversandosi fuori dai condotti lacrimali, appoggiandosi sulle ciglia e sulle palpebre, per poi gettarsi nel vuoto? Scendono lungo le guance, si soffermano sul mento. Dal portone divelto, è già facile intravedere le abitazioni danneggiate, il silenzio che MAI ha accompagnato Konoha durante tutta la sua esistenza. Spira il vento tra le abitazioni abbandonate, volteggiano nell'aria indumenti forse appartenuti a chissà chi dieci anni prima non è riuscito a scappare. La torretta posta all'esterno, una volta gremita di soldati, di Anbu e di Ninja in grado di difendere il villaggio adesso giace riversa da un lato, il legno marcio e i segni delle artigliate di quelle dannate bestie. Ciò fa sì che digrigni appena i denti, saldando la presa sulla sua mano. Farsi forza. Questo deve fare. Ha fallito, resterà il suo più grande rimorso, ma continuare a piangersi addosso vorrebbe dire fallire ancora mentre entrambi hanno un piano per risolvere quest'incresciosa situazione. Make Konoha Great Again. [ Chakra ON ]

22:24 Mattyse:
 L'avanzare della coppia rallenterebbe man mano che il portone si mostrerebbe ai loro occhi, il volto del bianco andrebbe repentino su quello della compare, consapevole cosa questa possa provare. Un forte senso di vuoto? Di fallimento? Voglia di gridare e riprendersi con la forza ciò che è suo? Però lei mantiene un decoro maggiore, mantiene quella formalità e compostezza che a lui per primo manca. Sarà bravo a risolvere i problemi, ma non sempre mantiene il sangue freddo... Ma lei è lì, ferita nel più profondo orgoglio, che si stringe la ferita sanguinante con una mano e guarda al futuro. Osserverebbe le prime lacrime di lei cadere, il bianco le passerebbe davanti per girarvi attorno e andare dietro, posando il petto contro la sua schiena, senza mai mollare la sua mano così da farle portare il suo avambraccio dinanzi alla vita. Le labbra si poserebbero contro la sua testa, mentre il braccio destro andrebbe a circondarle il collo in un delicato abbraccio. Le lascia vedere quello scempio, le lascia osservare quello che quelle bestie hanno fatto e cosa i shinobi di quel tempo non sono andati a riprendersi dopo dieci anni. Codardi. Perché è così che appaiono agli occhi del Senjuu. Un branco di conigli rintanati che festeggiano per aver fatto morire il lupo di fame. Ma il lupo non è l'unico cacciatore. La lascia parlare, la lascia piangere, sollevando poi la mano per andare lentamente a coprirle gli occhi con il palmo, se lei glie lo permettesse, cosa di cui dubita pure lui, ma se gli fosse concesso le coprirebbe gli occhi e le lacrime, come se volesse impedire ad altri di vedere la parte più debole della rosata. "Immagina come sarà." Sussurrerebbe vicino al suo capo. "Rifaremo le mura con la lava e con il legno. Ricreeremo le case... Konoha sarà più bella e più forte di prima." Sei consapevole che stai facendo il demonietto sulla spalla? Hai proposto una guerra ninja tra due fazioni riassumibile come 'tutti contro 5'. Un suicidio! "Andiamo dentro, troviamo dove riposare..." Continuerebbe lui, un poco intenzionato a non farla fermare lì. "Domani andiamo a cercare a Kagegakure. Prima riusciamo ad armarci e prima potremmo eliminare le chimere dentro alla nostra casa." Ancora un piccolo bacio sulla sua testa, prima che ripeta il movimento precedente al contrario, mirante a liberarla dal groviglio precedente per poi riprendere a camminare, lentamente, verso l'ingresso del proprio villaggio. [Emicrania: Nhe]

00:25 Furaya:
 Ci sono diversi scenari che noi tutti ci saremmo immaginati nel veder finalmente la Decima Hokage alle prese con le macerie della sua Konoha, quel villaggio nel quale è vissuta fin dalla nascita. Sarebbe potuta cadere in ginocchio, urlare e strepitare, ma quello lo ha già fatto quando ha ricordato quel che è successo sotto i suoi occhi mentre veniva inglobata dal cristallo. Ha continuato ad urlare anche senza la necessità di far uscire quelle urla fuori dalle labbra, le quali restavano chiuse e serrate, mentre nient'altro ha fatto se non tenerle segregate nella propria testa. Non deve mostrare al mondo quanto debole possa essere, non deve lasciar credere loro che l'abbiano potuta abbattere perché ha ancora molto da dimostrare e continuerà a farlo finché avrà respiro in corpo. Sono secoli di storia quelli che sono andati irrimediabilmente distrutti mentre nessuno poteva difendere il villaggio poiché in guerra. Non si può dir che la divinità non abbia saputo scegliere il momento propizio. Si morde il labbro inferiore pur di non lasciar uscire fuori un singolo singhiozzo, assottigliando le palpebre giacché gli occhi iniziano a bruciare, arrossati dal pianto, ma non per questo li chiude. Deve guardare il suo dannato fallimento. Matt giunge in suo soccorso, l'abbraccia e si assesta alle sue spalle, senza lasciarle mai - neanche per un attimo - la mano che lei ha afferrato prima. I piccoli singhiozzi le fanno sollevare le spalle e gonfiare la cassa toracica quasi involontariamente, trattenendosi per quanto possibile e lasciandosi ovviamente stringere dal suo amorevole abbraccio. <...> Tace perché altro non potrebbe fare, non avrebbe la forza necessaria per parlare e non potrebbe in nessun modo pronunciar qualcosa che non sia un singhiozzo. E cosa dovrebbe dire? Dovrebbe urlare che le dispiace? Rammenta soltanto che lungo quelle strade ci ha vissuto, ci ha combattuto, ha amato e ha sofferto. Ricorda la sua prima casa nel centro di Konoha, la magione che con tanto sudore ha tirato su nel quartiere dei Nara; il portone che era sorvegliato e controllato dai suoi lupi, gli stessi che sono ormai spariti e che non riesce ad evocare ancora; il suo amato Monte dei Volti, la testa del Primo Hokage sul quale era solita sedersi a pensare quando le cose a Konoha andavano male e aveva bisogno di staccare un momento dalla routine quotidiana; il suo volto impresso nella roccia, le battaglie alle quali ha preso parte per permettere al villaggio di vivere ancora, forte e florido. Non scorderà mai i danni che Konoha ha subito col passare del tempo, la promessa di diventare Hokage affinché potesse essere diversa da suo padre, migliore di Ryota. E ancora la sua mente vaga alla ricerca dei ricordi maggiori provati proprio in quelle dannate mure che son cadute, che non hanno retto perché un villaggio privo del suo Hokage è destinato a cadere in disgrazia poiché senza protezione migliore. Quando il Senjuu le copre gli occhi con il proprio palmo, in modo che non veda, affinché nessuno veda come si sia ridotta la Decima, lei porta soltanto la propria mano tremante a contatto con quella altrui. La stringe con poca forza, la sfrutta come ulteriore sostegno emotivo come se quella stretta attorno al corpo non potesse essere ulteriormente sufficiente. Sarebbero molte le parole che vorrebbe dirgli, magari ringraziarlo per quel che ha fatto, ma qualunque frase, qualunque parola le muore in gola. Lascia soltanto che le lacrime continuino a scendere in un religioso silenzio: un ultimo minuto di silenzio per Konoha, il Baluardo della Pace. Pur staccandosi da lei, ne ricercherebbe comunque la mano, stringendola nella propria, bisognosa d'un contatto che riesca a tenerla in piedi, vivida e cosciente. E s'avviano verso l'interno di Konoha, attenti a quel che li circonda come sempre fatto durante questo frangente, cercando un posto nel quale appartarsi per la notte. Non una parola, solo la necessità d'averlo accanto. [ END ]

Nuovo passo verso il piano utopico del terrorista e della ex Hokage.
Finalmente, dopo aver allungato per via dei pericoli, riescono a raggiungere il portone di Konoha.
Durante il tragitto, discutono di Saisashi, di Mekura e della bambina. Furaya si professa forte, ma arrivata davanti al portone e alle macerie di Konoha, lascia uscire la parte più fragile di sé.
Il prossimo passo è Kagegakure.