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con Nana, Iwatari

17:50 Nana:
 Dolore. Quello è tutto ciò che ha provato negli ultimi due giorni. Dolore. Solo dolore. Come aghi che percorrono il suo corpo, ogni singolo angolo, ogni singola cellula. Sta pagando il prezzo per l'immortalità, d'altronde. Doveva aspettarsi che non sarebbe stato così semplice. Ma, ciò che sicuramente importa di più, è che quel sangue nero che ha in circolo, non l'ha ancora uccisa. Quindi, probabilmente, finora il proprio corpo ha retto bene. Bene ma non benissimo, ma fa lo stesso. La biondina, in quel momento, si trova proprio davanti a quel laghetto. E' seduta sul suolo, vicino alla riva. Aveva bisogno di un posto tranquillo in cui riposare i propri sensi. Difatti, era rimasta sul letto dell'orfanotrofio per intere giornate, a causa del dolore. Solo oggi è riuscita a fare qualche passo fin lì, a quella piccola oasi. A lei piacciono i luoghi caotici, colorati, quelli pieni di luci al neon. Ma, solo per oggi, le va bene un luogo pacifico. Sta troppo male per andare al quartiere notturno e, di certo, assumere qualche droga, in quello stato, non le farebbe bene. Anche se forse, un po' d'erba non guasterebbe... Ma tornando a noi! La genin si trova dunque su quella riva. Gli occhietti sono semichiusi in due fessure. Guarda davanti a sé quell'acqua limpida, concentrandosi su di essa, cercando così di dimenticare quelle infinite punture che attraversano le proprie vene. Le gambe sono piegate, con le ginocchia davanti al petto. Le braccia circondano del tutto quelle braccia piegate, mentre il mento è poggiato sulle ginocchia. Nella manina destra tiene stretto il proprio cellulare, con una cover rosa acceso, accompagnato da una scritta, in nero, 'Queen'. Indossa un giubbotto verde acceso, quasi fluo, al di sotto del quale si trova una felpa nera, con la scritta in bianco 'Girl Gamer'. Dei pantaloni da tuta aderenti neri le fasciano le esili gambe. Ai piedi porta dei semplici anfibi neri, che si allacciano fin sopra le caviglie. < Mmm > si lamenterebbe per qualche secondo, osservando ancora quel laghetto. < Uffa > sbufferebbe, per poi prendere un lungo respiro. Quel dolore non sembrerebbe ancora passare, ma, almeno, ha recuperato un po' le forze.

18:05 Iwatari:
  [Piccola Oasi] Dopo una lunga giornata di lavoro passato al salone dei tatuatori il giovane apprendista finalmente ha un po di tempo libero, non ha ancora avuto modo di esplorare il villaggio nel quale si è risvegliato, quindi decide di incamminarsi senza una meta alla scoperta di nuovi posto. Poco tempo passa e subito si imbatte in un luogo tanto suggestivo quanto bizzarro, una piccola oasi nel quartiere di Suna, un posto incontaminato se non fosse per igli edifici limitrofi che creano un bel contrasto col luogo così da renderlo ancora più inaspettato. Il passo è lento e calmo lungo la riva di quella piccola distesa d'acqua, le rossastre iridi si perdono in direzione dell'acqua, riempiendosi di sfumature cupe dovute al tempo incerto che sovrasta il luogo. Poche persone sembrano frequentare quel luogo, ove una breve occhiata scorge in lontananza la figura di una ragazza seduta sulla riva, rannicchiata con le ginocchia al petto intenta ad osservare l'oasi. Il giovane Iwatari abbandona dunque la sua posizione e con passo lento si incammina verso quella figura, conosce pochissime persone del luogo, non ha avuto ancora tempo di crearsi una vita sociale. Indossa un giubbotto a scacchi verdi e neri, sotto dei pantaloni lunghi con varie toppe e scritte, ai piedi degli stivali in vernice verde, rigorosamente slacciati, piccole folate di vento fanno svolazzare i suoi orecchini di tanto in tanto, facendogli socchiudere di tanto in tanto gli occhi a causa dei piccoli granelli di sabbia che si librano dal suolo. Arriva a pochi metri dalla ragazza, lo sguardo si rivolge all'oasi ad osservare i riflessi di colore che si vanno a specchiare nelle sue iridi, rimane in piedi, porta le mani in tasca< ufff> un sospiro sembra sciogliere lo stress della lunga giornata di lavoro< Non male questo posto vero?> con voce tranquilla esclama in modo da rendere possibile da udire alla ragazza, un modo come un altro per attaccare bottone.

18:22 Nana:
 Alcuni tremolii percorrerebbero quell'esile corpo. D'altronde, la biondina si presenta minuta, proprio come una bambina. Certo, non che possa essere definita un'adulta. Ma, comunque, si presenta più piccola di qualche anno rispetto all'età che effettivamente ha. Gli occhietti, dunque, rimarrebbero fissi su quel lago, come se volesse prenderne tutta l'energia vitale e curare finalmente quel dolore dentro le proprie vene. Ma, ovviamente, non è esattamente così che funziona. Probabilmente, dovrà aspettare ancora qualche giorno, prima che il proprio corpo si abitui completamente a quel sangue nero. A proposito, chissà adesso di che colore è il proprio sangue... osserverebbe la propria manina e poi quelle venuzze del polso che si perdono poi all'interno della manica del giubbotto. Effettivamente, sembrerebbero più scure del solito. Starebbe per avvicinare la manina destra ai canini appuntiti, proprio come quelli di un vampiro, pronta a strapparsi via un pezzo di pelle, ma è proprio in quel momento che verrebbe bloccata dalle parole di qualcuno, non molto lontano da lei. Il viso si volterebbe piano, la manina, che regge ancora quel cellulare, verrebbe abbassata, per poi farla tornare al proprio posto, attorno alle gambe. Gli occhietti, circondati da due occhiaie scure, come se non dormisse da molto tempo, si solleverebbero verso quella figura al proprio fianco. Osserverebbe il vestiario dell'altro, per poi dirigersi verso il viso altrui. Inclinerebbe il visino verso sinistra, cercando di capire se abbia già incontrato quella persona prima oppure no. E nella propria mente non trova nulla riguardo quel ragazzo, quindi, probabilmente, quella è la prima volta che lo vede. E' vero che la biondina abita in quella città sin dalle origini, ma è anche vero che solo da poco ha il permesso per uscire dall'orfanotrofio quando vuole. E questo, ovviamente, la porta a conoscere gente di ogni genere, mai vista prima. < Mm > annuirebbe alle parole dell'altro. Purtroppo oggi parrebbe non avere nulla da dire, l'eccentrica biondina, per via di quel dolore, che non la fa ragionare per bene. < GHYAAA > un urlo seguirebbe una fitta all'addome che porterebbe la genin ad abbassare il capo sulle proprie ginocchia, piegandosi ancor di più su se stessa. Non esattamente le giornate migliori, quelle, per incontrare la Kokketsu. Sì, perché, da qualche giorno, quello è il suo cognome. Kokketsu.

18:41 Iwatari:
 Non ha proprio la mente sgombra il ragazzo, da quando si è risvegliato dal coma non tutto sembra funzionare correttamente, ogni tanto piccoli blackout attaccano la sua mente facendolo scivolare in ricordi che forse sono suoi, forse no, portandolo ad astrarsi dal suo corpo e vagare tra quelle immagini che il suo cervello bacato gli presenta. Immagini distorte che pian piano vanno a configurarsi sempre più chiaramente quando improvvisamente l'urlo della ragazza lo riporta in se, facendo riapparire l'immagine di quell'oasi intorno a se. <Ehi tutto ok? non volevo spaventarti> le prime parole che escono dalla bocca del ragazzo, ancora intontito dagli eventi che gli sono accaduti, talmente rintontito da non sapere se in quegli attimi di blackout il suo corpo possa aver fatto del male alla ragazza. Estrae la mano destra dalla tasca, portandola verso i suoi capelli neri con sfumature rossastre, andandoli leggermente a risistemare, non che fossero troppo sconvolti, un gesto incondizionato che lo aiuta lentamente a riprendere controllo della sua mente e rilassarlo. <Non volevo disturbarti, ma mi sa che è meglio se mi siedo> cerca di esclamare con voce tranquilla così da non spaventare ulteriormente, secondo lui, la ragazza, per poi lentamente flettere le ginocchia e poggiarsi seduto con il ginocchio destro verso il suo addome con sopra poggiato il suo bracco, l'altra gamba è stesa lungo il terreno, mentre la mano sinistra è poggiata a terra così da permettergli di assumere una posizione relativamente comoda. Ancora lievemente scosso riporta lo sguardo ai riflessi che l'oasi gli offre<Iwatari> esclama per poi fare una piccola pausa <E' il mio nome... almeno credo> una piccola vena di tristezza sembra diffondersi nella sua voce, il viso inespressivo, lo sguardo poi va al cielo, le nuvole di passaggio si rispecchiano nelle sue iridi, mentre sembra aver trovato finalmente la posizione comoda che lo aiuterà sicuramente a rilassarsi.

18:59 Nana:
 Stringerebbe quelle gambe ancor di più a sé, per tamponare, in qualche modo, quel dolore atroce all'addome. Stringerebbe fin quasi a farsi mancare l'aria, come se servisse a qualcosa. Le sue corde vocali verrebbero mosse appena in qualche mugolio, come un gattino ferito. Non è per niente in forma, in quei giorni. E non vede l'ora che quei dolori le diano finalmente un po' di tregua. Ma non può biasimare nessuno, d'altronde se l'è cercata. E' stata lei a volere a tutti i costi quell'immortalità offertale da Ryuuma. Lei è una queen, sarebbe sopravvissuta, aveva detto. E, effettivamente, è ancora viva. Ma quei dolori atroci sono come l'infero in terra, per cui non è poi così lontana dalla morte. Si sta semplicemente trasformando in un demone, proprio come aveva detto il Rosso. E per essere tale, deve avere l'inferno dentro di sé. Adesso, quel dolore acuto all'addome si placherebbe giusto un po'. < Non è colpa tua > mormorerebbe la biondina, con il viso pallido nascosto tra le ginocchia. Lascerebbe che il ragazzo si sieda accanto a lei, anche se non è proprio in vena di fare chiacchiere. Ma, magari, avere qualcuno accanto potrebbe distoglierla dal dolore per un breve periodo di tempo. O così lei spera. < Iwatari... > lo sguardo, percorso da quelle occhiaie nere, finalmente si solleverebbe verso quello altrui. < Nani?! Almeno credi?! > il tono di voce si alzerebbe di qualche tono, incredula a quelle parole. Possibile che tutte le persone che incontra abbiano dei vuoti di memoria? < Forse è una maledizione... Non ricordo nessun videogioco con una trama del genere... > ci rimuginerebbe sopra, dvvero convinta di quelle parole. In fondo, sta per compiere solo quindici anni e la vita, per lei, è proprio come un videogame. < Io sono Nana > annuncerebbe all'altro, presentandosi a propria volta. La manina destra, adesso, si infilerebbe all'interno della tasca del giubbotto, lasciando andare il cellulare all'interno di essa. Frugherebbe per qualche secondo, sollevando la testolina verso l'oasi. E poi, gli occhietti si spalancherebbero appena. La destrorsa tirerebbe fuori della carta alluminio ripiegata su se stessa. < Ne era rimasta un po'.. > sussurrerebbe, quasi tra sé e sé. Le gambe verrebbero allontanate dal petto ed incrociate. Le manine adesso aprirebbero quella carta alluminio, rivelandone il contenuto. Erba. < Ne vuoi un po'? > non è solita offrire la propria roba, soprattutto se ne ha poca, ma quel ragazzo, quel pomeriggio, non sembra essere messo molto meglio rispetto a lei.

19:15 Iwatari:
 Le nuvole che sorvolavano l'oasi sembrano ora dileguarsi lasciando spazio alla luce lunare che anch'essa va a specchiarsi nelle iridi del genin regalandogli riflessi argentei a contrasto col rosso acceso dei suoi occhi. Lo sguardo dunque va verso la ragazza, ascolta il suo nome e i suoi commenti < beh è una lunga storia... non mi sembra il caso di annoiarti già dal primo momento> mentre lo sguardo scruta i movimenti di quest'ultima, focalizzandosi sulla modesta ceppa appena estratta dalla tasca. Resta in silenzio il Genin, si infila lentamente una mano in tasca andando a raccogliere qualcosa. Estrae la mano portandola a vista della ragazza e tra l'indice e il medio, una cartina.< Accetto solo se la fai chiudere a me> esclama con voce serena, sul viso nessun'espressione. Ha familiarità con l'erba, sembrerebbe essere l'unica cosa che riesce a liberarlo dai suoi blackout. Scruta attentamente la ragazza andando a notare le scure occhiaie presenti sul suo viso <Dormi poco ultimamente?> andrebbe a chiedere attendendo che la ragazza accetti di fargli rollare quella canna.

19:33 Nana:
 Forse è destino che nella sua vita deve essere circondata da persone che non ricordano chi siano. Ma, almeno, stavolta, non ha avvertito nulla di strano accadere dentro di sé, come invece è successo con Kioku. Difatti, in quel momento i pensieri volano verso il suo SuperNinja smemorato. E le sente di nuovo, quelle maledette, proprio all'interno del suo stomaco... le farfalle. Le guance si arrossirebbero appena, gli occhietti si spalancherebbero, mentre lo sguardo è ancora fisso su quel laghetto. Kioku, cosa le hai fatto? E' diventata più stupida del solito, da quando ti conosce. Ma torniamo a noi, adesso. Iwatari annuncerebbe che quella è una lunga storia e non gli sembra il caso di raccontarla in quel momento. La biondina farebbe spallucce, non che le importi, in effetti. Ognuno fa ciò che vuole e, probabilmente, nessuno dei due, in quel momento, vuol parlare di qualcosa di così dannatamente serio. Infatti, i loro pensieri sarebbero tutti rivolti a quella carta alluminio ed al suo contenuto. Le manine della genin tremerebbero appena, percorse da quelle piccole punture che scorrono assieme al proprio sangue. Una smorfia di dolore si paleserebbe sul proprio viso. Deve sbrigarsi a preparare l'opera, prima che il dolore la divori completamente. Spera che l'erba plachi un po' quegli aghi che percorrono il proprio corpo. Cari kami, ne ha davvero bisogno. E, alla proposta dell'altro, allungherebbe la carta alluminio, sorretta dalla manina destra, verso l'altro, lasciando che sia lui, per stavolta, a preparare quell'opera d'arte. D'altronde, i suoi tremolii, di certo, non le permetterebbero di preparare la canna perfetta, per cui le sta bene che sia l'altro a farla. < Mm? > chiederebbe all'altro, come se non avesse capito il nesso tra la domanda altrui e ciò che sta accadendo. Poi, però, ripenserebbe alle proprie occhiaie nere che circondano quegli occhi ambrati. < Ah, uh... non ho avuto delle belle giornate... ma anche questa è una lunga storia >. Dovrebbe raccontargli della droga del quartiere notturno, di Rasetsu, dell'immortalità e tutto il resto e proprio non ne ha la forza, in quel momento. Adesso, una fitta al braccio la porterebbe a poggiare la mancina sul braccio destro. L'espressione si farebbe corrucciata, il respiro più pesante. Sta cercando di contenere, per come può, quell'assurdo dolore che si porta dentro.

23:29 Iwatari:
 le porge la mano, Iwatari, andando a raccogliere il pacchetto <Dovresti usare le bustine> consiglia alla ragazza. Alza lo sguardo verso la ragazza, la sua pupilla viene attivata da movimenti insoliti, sembrano spasmi di dolore. Li conosceva bene il ragazzo,le fitte dopo la riabilitazione erano come pugnalate improvvise e costanti, per non parlare dei danni al suo cervello <Dovresti immergere il corpo nell'acqua fredda per il dolore> esclama sbriciolando i fiori avvolti nell'argento <Questa...> riferendosi all'erba <Amplifica quello che percepisce il tuo corpo, quindi è meglio non mischiarla al dolore> formando una riga appena tritata sul palmo della mano per poi, con l'altra, poggiare la cartina unendo i due palmi, e con una rotazione dei polsi, portare la cartina sotto.<Io aspetto qui> mentre da un pezzetto di carta, che aveva precedentemente trovato con le cartine, ricava il filtro, per poi poggiarlo sulla carta e rollarlo fino a lasciare la linguetta di colla. Le rosse iridi vanno alla ragazza, non dice nulla, lecca la strisciolina di colla ed esclama<Anche perchè non avrei l'accendino.>

23:49 Nana:
 Lo sguardo sarebbe fisso su quel laghetto, mentre aspetterebbe che l'altro prepari quell'opera d'arte che ha tra le mani. Spasmi di dolore attraverserebbero il corpo di lei, uno dopo l'altro, senza darle tregua. Gli occhietti, poi, si sposterebbero sul proprio interlocutore. < Yada > risponderebbe a quel consiglio, con un semplice e categorico 'no'. < Fa freddo > mormorerebbe, per poi tornare ad osservare quell'acqua cristallina, mentre la luce della luna comincia a splendere nel cielo. D'altronde, è ancora febbraio, pieno inverno. E poi, non le piace quando le viene detto ciò che deve fare. Proprio non lo sopporta, a meno che quel qualcosa non le convenga. Ma stavolta, non le conviene per niente. Fa troppo freddo e non vuole tornare all'orfanotrofio con i capelli ed i vestiti grondanti d'acqua. Magari dopo, quando l'erba avrà calmato i suoi sensi, l'altro potrà nuovamente cercare di convincerla ad immergersi in quel piccolo lago dell'oasi. < Tu > esclamerebbe, dal nulla, pensando alle parole che precedentemente le aveva rivolto il ragazzo, al fatto che non si ricordasse il proprio nome < provi dolore? > chiederebbe, senza mezzi termini, senza freni, perché è sfacciata e la sua lingua biforcuta non può essere tenuta a bada, nemmeno quando sta male. La fortuna, comunque, è che quella sera non ha nulla di cattivo da dire, perché la sua mente non riesce a formulare pensieri ben composti. Un altro spasmo attraverserebbe il proprio corpo esile. Sussulterebbe per qualche istante, per poi tornare a guardare il proprio interlocutore, in attesa di una risposta alla propria domanda. Non vi è un vero motivo per cui abbia domandato se l'altro provi dolore, semplicemente ha bisogno di pensare ad altro ed è anche un pizzico curiosa di quella persona che ha accanto. Adesso la manina destra si infilerebbe all'interno della tasca del giubbotto e tirerebbe fuori un accendino rosa acceso, porgendolo al proprio interlocutore.

00:12 Iwatari:
 Un fulmine rosa acceso attira gli occhi del ragazzo, mentre la domanda sul dolore attira le sue orecchie. Nota che la biondina gli sta porgendo un accendino, poggia il palmo della sua mano sulle dita con cui la ragazza sta tenendo l'oggetto, per fermarla, per poi porgerle la canna appena chiusa con l'altra mano. Qualora la ragazza prendesse il cilindro di erba, il giovane Iwatari ,si alzerebbe in piedi, lo sguardo verso l'oasi, non dice nulla, come se la domanda della ragazza non fosse mai stata pronunciata, con passi leggeri cammina in direzione dell'acqua fermandosi a pochi metri, Poggia la punta del suo stivale destro sul tallone del sinistro sfilandoselo con un movimento leggero del piede, per poi ripetere gli stessi movimenti per l'altro stivale. Velocemente si toglie il giubbotto e la maglia che aveva sotto per poggiarle sugli stivali di vernice. I piedi con passi fermi e decisi vanno ad immergersi nell'acqua, cammina dritto avanti a se, costante, fino a quando l'acqua non raggiunge il corpo del ragazza. Lentamente si gira in direzione della ragazza e con voce alta esclama<Il mio dolore è nella testa> portando lo sguardo verso il cielo, la nuca si porta all'indietro andando ad immergere la testa del ragazzo fino alle orecchie, solleva i piedi dal fondo, allarga le sue braccia e con un gran respiro riempie la sua cassa toracica d'aria, così da permettere al ragazzo di galleggiare con la sua schiena sull acqua. L'acqua dell'oasi inonda le sue orecchie, sembra affogare i ronzii che lo infastidiscono, ora inizia ad esserci pace.

16:11 Nana:
 Tenderebbe, dunque, l'accendino rosa all'altro, aspettando che il proprio interlocutore lo prenda per accendere quella opera d'arte appena creata. La mano altrui, però, si poggia sulla propria, per fermarla. E poi, le porge la canna. La manina stringerebbe l'accendino e l'opera d'arte, avvicinandole a sé. La testolina si inclinerebbe, mentre un'altra espressione di dolore percorrerebbe il viso di lei. Non sembrano ancora fermarsi, quei piccoli aghi che percorrono le vene e le arterie della biondina. Ma, prima o poi, le daranno tregua. D'altronde, lei è la queen, non può morire in quel modo. Lo sguardo si assottiglierebbe, cercando di capire le intenzioni di Iwatari, che adesso si alzerebbe in piedi. La testolina sarebbe costretta a spostarsi verso l'alto, seguendo i movimenti altrui. Osserverebbe come l'altro vada a togliersi le scarpe, per poi immergersi all'interno dell'acqua gelata. Gli occhietti ambrati della genin si spalancherebbero appena. < Nanda, non senti freddo? > esclamerebbe, primo che l'altro pronunci quell'affermazione. E a quelle parole, gli occhietti di lei si spalancherebbero ancora. Un dolore nella testa. Le ricorda qualcosa. Le ricorda se stessa, a soli cinque anni, completamente sola. I suoi genitori le avevano detto che sarebbero tornati presto, che poteva stare tranquilla. E lei aveva creduto loro, perché mamma e papà erano davvero forti. E, invece, poi, non erano più tornati. La guerra li aveva uccisi. E quel dolore, lei lo porta lì, proprio nella mente. E adesso, mentre gli spasmi attraversano ancora il proprio corpo, porterebbe l'accendino e la canna all'interno della tasca del giubbotto verde. Se lo sfilerebbe, lasciandolo al suolo, per poi alzarsi in piedi. Andrebbe a slacciarsi gli anfibi ed i calzini al di sotto di essi. E camminerebbe verso quell'acqua gelata. I piedini verrebbero ricoperti dall'acqua di quel lago. Poi le caviglie. Poi i polpacci. Poi il ventre. Ancora e ancora. Un respiro, mentre l'acqua gelida accoglie il suo corpicino in una morsa. Ma è proprio in quel momento, che i suoi dolori vengono allietati, proprio come le aveva detto l'altro. < Sugoi > sussurrerebbe quasi tra sé e sé, meravigliata. < Qual è la causa del tuo dolore, Iwa-chan? > anche per lui, un nomignolo, segno del fatto che l'altro le sta simpatico.

16:28 Iwatari:
  [Piccola Oasi] Lo sguardo è rivolto al celo, le piccole nuvole che sorvolano l'oasi vengono rapite dal riflesso oculare del ragazzo facendole risplendere di sfumature rossastre nei suoi occhi. L'acqua è abbastanza fredda, ma dopo un po il corpo del ragazzo si abitua e a fargli compagnia è soltanto la calma che riecheggia finalmente nella sua testa. Lo sguardo va poi verso la ragazza che, mentre lui era assortito in quelle acque, si è avvicinata a lui immergendosi in acqua. <Il freddo passa in fretta> alle sue parole segue un accennato sorriso, dura pochi istanti per poi riportare lo sguardo alla distesa di celo che nuovamente lo rapisce <Non so da dove viene il mio dolore...> risponde alla domanda fattagli dalla biondina<Non ho ricordi della guerra, o almeno non riesco ad accedervi, sono loro che senza preavviso mi assalgono, come scariche elettriche che dalla testa paralizzano tutto il mio corpo, e rapiscono la mia mente> nessuna espressione sul suo volto, non per fare il figo, ma parlare di quelle cose non scatena in lui alcuna reazione <Sono stato in coma per quasi dieci anni e di quel tempo ho solo un vuoto> la voce è calma, leggermente tremolante a causa del freddo non del tutto attenuato, lo sguardo si posa ora sul corpo esile della Genin, nota che probabilmente non le piace il freddo < Avevo ragione?> le chiede riferendosi ai suoi dolori per poi continuare<E tu invece? Cosa ti porti dentro?> lo sguardo va ora a cercare i suoi occhi, quasi come se da loro volesse una conferma delle parole che da li a poco la ragazza dovrebbe pronunciare.

16:47 Nana:
 Le proprie manine si congiungerebbero davanti al petto, semplicemente per scaldarsi. Le osserverebbe tremare per qualche secondo, poi l'attenzione verrebbe nuovamente rivolta al proprio interlocutore, mentre l'acqua gelida continua a circondarla e ad agire su quegli aghi che fino a poco prima invadevano il corpo di lei. A lei non piace molto il freddo, in effetti ed anche le sue labbra cominciano a tremolare. Ma, almeno, il dolore è stato attenuato. Adesso ascolterebbe le parole dell'altro, con quella testolina che tornerebbe ad inclinarsi, incuriosita da ciò che l'altro sta dicendo. Lei è sempre stata una persona poco razionale ed ha sempre detto tutto ciò che le passa per la testa, senza preoccuparsi delle conseguenze. Ed anche stavolta non si tirerà in dietro. D'altronde, quell'argomento la tocca in modo particolare. Gli anni della guerra hanno costituito tutta la sua infanzia. Li ha trascorsi da sola, inizialmente, per poi trovare un amico. Anzi, un fratello. Aki. Non ha mai sofferto la solitudine, per via di quel carattere forte che si ritrova, ma trovare un fratello le ha fatto capire quanto sia importante avere al proprio fianco qualcuno che ti voglia bene. Ma sono stati comunque anni bui per lei. Anni in cui più e più volte, insieme a Naku, si sono chiesti perché proprio i loro genitori dovevano morire in guerra. Perché, all'età di soli cinque anni, non avevano più una famiglia. Una mamma ed un papà da abbracciare. < Forse... > esclamerebbe, osservandosi ancora le mani tremati, ancora strette davanti al petto < Forse è meglio così > adesso alzerebbe lo sguardo verso l'interlocutore. < Forse è meglio che non ricordi > e pronuncerebbe quella frase. Non le importano le conseguenze di una frase del genere. Ma semplicemente, forse sarebbe più felice di non ricordare. Non ricordare di aver avuto una famiglia. Non ricordare che i propri genitori le siano stati strappati proprio da quella guerra che l'altro non ricorda. < Mm > mormorerebbe, annuendo con la testa alla sua domanda. Aveva ragione, ma il fatto è che lei non si fida così facilmente delle persone e, soprattutto, odia quando le viene detto cosa debba o non debba fare. Poi gli occhietti ambrati si stringerebbero nuovamente in due fessure. Cosa porta dentro? Semplice < I ricordi della guerra > esclamerebbe. E sì, preferirebbe davvero dimenticarli.

17:04 Iwatari:
  [Piccola Oasi] Ascolta in silenzio le parole della ragazza, lo sguardo ancora rivolto agli occhi della Genin, per poi notare le mani al petto portate per attenuare quel freddo che li circonda. Con un movimento leggero delle braccia da una spinta verso il basso così che l'attrito con l'acqua gli fornisca una leggera spinta da poterlo riportare in posizione eretta. Il corpo bagnato a contatto con l'aria fresca del luogo amplifica la sensazione di freddo< brrrrr...> esclamerebbe leggermente tremolante cercando di innescare il suo corpo per riscaldarsi <Direi che può bastare per oggi> esclama con una piccola smorfia riferendosi al freddo. Piccoli passi si muovono ora verso la riva per poi andarsi a sedere accanto ai suoi indumenti, lasciati li poco prima. Con lentezza, causata anche dall'intorpidimento causato dalla bassa temperatura, porta la mano verso il suo giubbotto per poi raccoglierlo e posarlo sulle sue spalle a mo di coperta, in modo da cercare di ripararsi da quelle folate di vento che accentuano il freddo sulla sua pelle bagnata <Mi sa che è arrivato il momento> esclama con voce chiara verso la ragazza facendole un leggero occhiolino, riferendosi alla canna che quest'ultima ha riposto nei suoi indumenti. Lo sguardo è posato su di lei, mentre con la mente ripensa alle parole appena ascoltate<Sarebbe meglio che oltre a non ricordare, mi lasciassero almeno in pace... Ma non si può avere tutto...>I capelli bagnati cadono sulla sua fronte, una gocciolina parte dalla punta di una ciocca per poi percorrere la linea del suo naso, fino alla punta, per poi staccarsi e morire sul suolo, con una mano raccoglie quella manciata di capelli portandoli all'indietro sulla sua testa, cosi da diminuire il fastidio, attendendo poi le azioni della ragazza.

22:25 Nana:
 Il freddo continuerebbe ad abbracciare quel corpo minuto della biondina, che ancora stringe quelle manine al petto. Dei piccoli tremolii invadono il corpo di lei, ma, almeno, quel dolore si è attenuato. < L'avevo detto io che faceva freddo.. > risponderebbe a quel brivido altrui, senza nemmeno ringraziarlo per aver trovato una soluzione ai dolori di lei. Ma, d'altronde, lei è così: non ha mai pensato di dovere qualcosa a qualcuno. E va bene così, altrimenti non sarebbe la persona che è oggi. E, dunque, seguirebbe Iwatari verso la riva del lago, fuoriuscendo da quell'acqua gelata, mentre il leggero venticello sferzerebbe con violenza su quei vestiti bagnati. Un brivido percorrerebbe la sua spina dorsale, mentre andrebbe nuovamente a sedersi nel luogo in cui si trovava poco prima. Raccoglierebbe il proprio giubbotto verde acceso, per poggiarlo sulle proprie spalle e ripararsi, come meglio può, dal freddo invernale, anche se adesso sentirà ancor più freddo di prima, dato che i suoi abiti sono completamente fradici. Ma, a mali estremi, estremi rimedi. Probabilmente, preferisce sentire freddo, piuttosto che sopportare ancora quei dolori. Adesso, la manina destra si intrufolerebbe all'interno della tasca del giubbotto, per tirar fuori nuovamente accendino ed opera d'arte. < In quei momenti in cui ricordi > una piccola pausa, mentre gli occhi ambrati si volgerebbero verso il proprio interlocutore < cosa vedi? >. Forse semplice curiosità, quella che spinge la biondina a domandar certe cose. O, forse, complicità, dato che la guerra, per entrambi, rappresenta un punto focale. Adesso, poggerebbe quella canna tra le labbra. Avvicinerebbe l'accendino e farebbe girare la rotellina. Una fiammella ne illuminerebbe l'estremità. E poi tirerebbe. Ed in quell'esatto momento, i propri sensi troverebbero pace. Quella sostanza le invadrebbe i polmoni, la mente e l'intero corpo. Allontanerebbe la canna dalle labbra, da cui verrebbe fuori un piccolo sbuffo di fumo. E poi, la passerebbe al proprio interlocutore, aspettando che l'altro la raccolga.

22:43 Iwatari:
 Il freddo dovuto alla pelle bagnata inizia ad attenuarsi quando il ragazzo, concentrandosi leggermente sul suo chakra katon, cerca di ripristinare il suo calore corporeo, facendo diffondere uniformemente quell'energia interiore in tutto il suo corpo. Osserva il corpo tremolante della ragazza uscire dall'acqua andando poi a sedersi accanto a lui, la osserva mentre si accende la canna ed esala il suo respiro, osserva la nuvoletta di fumo appena rilasciata dalla biondina, che intanto gli porge il cilindro acceso. Con un movimento secco e leggero della mano va a raccoglierla per poi portarla alle sue labbra, un lento e profondo respiro lascia introdurre nel suo corpo il fumo prodotto dalla canna, la fiammella accesa all'estremità per un attimo illumina la notte in quel luogo, riflettendo la luce nei suoi occhi che sembrano rubini, per un attimo, poi di nuovo il buio. Lo sguardo va ora verso il celo, trattiene ancora qualche secondo il respiro, per poi liberare a sua volta una nuvola di fumo che va a disperdersi nell'aria < Non male...> bisbiglia alla ragazza per porgerle poi nuovamente la canna. <Immagina di poter rivedere i tuoi ricordi, ma dall'esterno, come se fossi uno spettatore, impotente, puoi solo guardare> rispondendo alla domanda della Genin, lo sguardo ritorna alla distesa d'acqua< Immagina di conoscere esattamente le persone e gli eventi che vedi, ma di non ricordare i loro volti> fa una piccola pausa, il volto non lascia trasparire alcuna emozione, socchiude leggermente gli occhi <Poi le fiamme... Tutto viene inghiottito dalle fiamme...Poi il dolore...> la voce si fa leggermente tremolante, ma non per il freddo, ormai il suo corpo si è riscaldato, trema inconsciamente ripensando alle fitte di dolore che anche poco prima lo avevano assalito.

23:06 Nana:
 Una sensazione di torpore invaderebbe il corpo della genin. E lei si lascerebbe trasportare da esso, lasciandosi scivolare via le ansie, le preoccupazioni, le paure ed il freddo di quella sera. Si abbasserebbe, facendo aderire completamente la schiena al suolo. Lo sguardo si volgerebbe verso quel cielo stellato, perdendovisi. E, quando l'altro, le porgerebbe nuovamente quell'opera d'arte, lei la raccoglierebbe, portandola alle labbra, ed assaporandola ancora, mentre la tranquillità percorrerebbe, finalmente, il suo corpo minuto. Dall'aspetto, apparirebbe ancora come una bambina, ma stavolta con una canna tra le labbra. La vita, con lei, è sempre stata dura. E lo stesso, probabilmente, potrebbe dirsi di Iwatari. Un altro sbuffo di fumo verrebbe fuori dalle labbra della biondina, che adesso tornerebbe a cedere quella canna all'altro. Si deve ritenere davvero fortunato, quel ragazzo: lei non cede così facilmente ciò che è suo, probabilmente se si tratta di erba. Ma quei giorni sono particolari per lei ed aver trovato una persona simpatica l'ha portata a condividere con lui quel poco che aveva. < Un incendio > sospirerebbe la genin, per poi portare nuovamente lo sguardo verso quelle stelle alte in cielo. < Non deve essere facile > presumerebbe, perché, in parte, sa cosa significhi non ricordare i visi delle persone. Aki ha lo stesso problema con quello dei suoi genitori. Ed ogni volta che tenta di ricordarli, questo lo fa stare male. Quindi sa bene quanto possa essere difficile. E sa bene quanto sia difficile ricordare un passato doloroso, che si vorrebbe solo mettere da parte. Eppure, in quella vita, anche il passato va affrontato. E lei ha cominciato a ripercorrere quella strada, solo per abbracciare, finalmente, il dolore che si porta dentro da sempre. < La vita > farebbe una pausa, mentre gli occhi continuerebbero a perdersi in quel cielo stellato < fa schifo >. E, con quella frase, concluderebbe il proprio discorso. Per quella sera, terrebbe compagnia ad Iwatari. E quell'erba, accompagnerebbe i loro discorsi. [END]

Nana ed Iwatari si incontrano per caso alla piccola oasi, la prima in preda ad un dolore fisico, l'altro ad un dolore psichico. Si immergono nel laghetto, per fare scivolare via quel dolore, per poi fumare una canna (??). TROKATII