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[ Welcame Back, Ryuuma-san! ]

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con Rasetsu, Nene

E' assurdo, eh? Sembra di esser tornati in accademia per certi versi - ancora ad imparare, ancora a ripercorrere gli stessi passi che volendo o non volendo avevi percorso quasi vent'anni fa'. Si torna a scuola - ai giorni in cui eri solo una creatura pazza e non binaria che si trascinava i cadaveri in qualche vecchio tugurio. Eppure la società è cambiata. E' cambiato il luogo, il mondo, l'aria, il concetto di terrore s'è espanso ed è inevitabilmente stato modificato, così com'è stato modificato il mondo stesso e le sue conoscenze. Forse la prova numero uno consiste proprio nel vedere un uomo come Ryuuma varcar le vie con una testa differente - certo - ma sempre lo stesso, raggiante - o tetro?-, sorriso. L'imponenza dell'ospedale di Kusa lascia esterrefatti, nulla a che vedere con quel che era un tempo. Luminose vetrate in struttura pallida riflettono il pallore di un sole volubile che sembra giocar a nascondino dietro a dei nuvoloni neri che vanno e vengono. Il viale d'ingresso sembra esser pensato per interi squadroni di specializandi ed infatti - ad attender chiunque al di là dei portelloni del pronto soccorso, ci sono proprio loro. Nella loro magnifica divisa azzurrina e lilla - a seconda del settore e del livello - attendendo con della metaforica bava alla bocca, il loro primo paziente del turno. Hanno facce stanche, spossate - e probabilmente il tutto è dovuto alla posizione strategica dell'ospedale, se ci facciamo caso. Giusto dietro il viale notturno. Caso strano? Non saprei. Se invece guardiamo alla hall, l'aria che t'attende è tutt'altra. Desertica. Le poltroncine disinfettate per l'attesa sembrano invitanti, ma più invitante ancora è un foglietto scritto a mano con una matita rosa - appiccicato al bancone, dietro il monitor di un computer. "Se avete bisogno urlate: BAKANAAA!" riportato ovviamente in caratteri cubitali e sotto, il disegno di un orsetto rosa che manda cuoricini a destra e a manca. Che dire, amato Rasetsu - si prospetta una giornata d'innovazione, caotica, ma non solo. Infatti due enormi poster sull'ingresso raffigurano due differenti specializandi, invitando a chi interessato - di farsi avanti per il bando ospedaliero poichè la salute e l'evoluzione, non è mai troppa (?).

18:02 Rasetsu:
 Dai, allora. Dobbiamo seguire il copione, va bene? Non sei più il capo di niente. L'ospedale di Kusa che - una volta - t'eri riuscito a fregare tramite una illusione, mettendovi a capo la piccola Yakushi al reparto medico e te a quello genetista non esiste più. E' caduto quando tu hai deciso di dare maggiore rilevanza ad un villaggio di appestati che è stato poi ripudiato dall'intera Alleanza. Adesso, dieci anni dopo, hai ancora modo per redimerti in qualche maniera, riuscendo a riappropriarti a piccoli passi di quel che era tuo. O almeno delle nozioni basilari... Per l'occasione, ha indossato degli abiti quanto meno più seri del normale, sgraffignati (pensavate veramente che fossero suoi? Poveri illusi) dall'armadio di Touma senza neanche chiedergli il permesso. Quando mai l'ha chiesto per rubare? Qualora l'avesse scoperto, gli avrebbe semplicemente detto che glieli avrebbe restituiti, ma fino ad allora... fa spallucce. Una camicia bianca ne copre il magro sterno e le ben ricalcate costole, coi polsini ben abbottonati per non far vedere le orride cicatrici che ogni volta è costretto a farsi per attivare l'innata, lasciando così che la ferita non guarisca mai completamente. Una giacca nera, un simil cappottone che gli va anche grande in quanto a larghezza, è lasciata aperta e gli arriva sin ad altezza delle ginocchia. Non sono affatto abiti della sua stazza, poiché Touma è decisamente grosso ed è il doppio di lui. Bisogna sempre accontentarsi finché non riesce a racimolare abbastanza denaro per andarsene e rimpolpare il suo guardaroba. Un paio di pantaloni neri completano il suo vestiario, con tanto di cintura nella quale ha infilato la sua camicia. Non porta occhiali né altri accessori, se non un paio di scarpe - questa volta uguali tra di loro - che è riuscito a rubare ad un altro ubriaco addormentato. O forse era quello con cui l'altra sera è finito al quartiere notturno? Ah, che volete che ne sappia. Una volta entrato nell'ospedale, soffermandosi nella hall che pare deserta e sterilizzata a dovere, tira su un profondo respiro con le nari. <Che cazzo di odore, non pensavo di dirlo mai ma m'è mancato.> Scuotendo il capo con i ciuffetti rossi che gli scendono a ridosso del collo e della fronte, tagliati corti ormai da qualche tempo. <Oh bene> Passando in rassegna i due poster appesi nelle sue vicinanze, cercando di leggere quanto possibile quel che vi è scritto al di sopra. E vorrebbe anche avvicinarsi, cheto nel suo fare per non destar troppi sospetti (s'è persino tenuto pulito!), alla reception dove noterebbe il bigliettino appeso. E che altro fare quando la tamarrata chiama? Ovviamente... devi rispondere! Si schiarisce la gola, prende un respiro profondo e gonfia la cassa toracica, lasciandosi poi andare in un acuto: <BAKANAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!> Bella presentazione, grandioso. [ Chakra OFF ]

Un corollario di suoni nuovi si fa' largo lungo corridoi a prova di barelle in corsa; computer, lettini automatizzati, macchinari per la riabilitazione, per il monitoraggio dei parametri vitali. E' una danza di segnali ed ogniuno di essi per assurdo vuole dire qualcosa - dal battito stanco di un paziente, al respiro centellinato di chi non riesce più a contrarre correttamente il diaframma. E' come finire in un bicchiere di latte asettico dove l'odore sembra non voler in nessun modo arcuarsi in nessuna direzione. Gli ospedali danno sempre questa sensazione di malessere nostalgico - troppo vuoti - troppo silenziosi. E quando ci siamo dentro, inaspettatamente, non avere nessuno accanto diventa un peso. Forse perchè ci ricorda una delle ultime tappe della nostra vita? Sì, sì - ma ora basta pensare alle cose deprimenti nella vita perchè l'ospedale non è solo morte, vita e boiate di questo genere. E' anche innovazione. E' anche ritrovo di deviati mentali con obiettivi più o meno sani nella vita - di scoperta - di tortur/ ah no, questo no! All'urlo del nostro passerotto rosso, per altro ben incordato e melodioso(?) - risponde un nuovo, adorabile, melodioso rumore. UN BOATO. < BOOOOOOOOORRRWM! > Un boato brutto. Di quelli che ti fa' credere che sia esplosa la caldaia, o un ala dell'ospedale. Un tremore contro il pavimento che si potrebbe percepire fino al distretto di Suna, non ironicamente dall'altro lato della nostra mappa del villaggio delle ombre. A proposito di ombre - quello che vola fuori da una delle stanze del corridoio d'innanzi a Rasetsu non è proprio la tipica ombra che passa inosservata. Letteralmente sbalzata via - come se l'avessero appena bonkata con un mega martello di plastica. SBONK! La creaturina che è appena volata da una parta all'altra del corridoio sembra esser una ragazzina - capelli lunghi ed una frangetta color biondo fragola che ora sembra aver fatto la quarta guerra ninja da sola, praticamente. Le punte dei capelli azzurrine si sono sistemate a raggio contro il pavimento - ed il grembiulino sopra alla divisa della specializanda sembra avere qualche macchia di troppo dall'odore prettamente chimico. < coff - coff - coff -- > mezza devastata dal lancio tira fuori un po' di fumo dai polmoni, sebbene evanescente. O forse è polvere. La stanza da cui è uscita invece sembra esser reduce da un esplosione di schiuma che ricorda vagamente uno slime spumoso. < Bakana a rapp*cooff*orto. > Lo sguardo perso nel vuoto, zuccherino, si riassesta alla volta di Rasetsu, cercando un senso al fatto ch'esso sia messo sotto sopra. Infatti lo guarda un po' storta, no aspetta - letteralmente storta dato che gli finisce ai piedi come se fosse un flipper. < Sono Junko del *coff* reparto genetisti, nonchè addetta alle risorse u--nane. In cosa posso esservi utile? >

Junko, addetta alle risorse umane: https://i.pinimg.com/originals/04/56/51/045651993ceeeb7f81ef18a4257f5e9c.png

18:48 Rasetsu:
 Qualcosa accade... qualcosa che il nostro piccolo chimico riesce a riconoscere come appartenente al suo vecchio quotidiano. Le esplosioni d'una provetta, un composto chimico che viene mischiato male o che viene erroneamente smosso troppo. E' davvero casa sua, questa. Se poi può fare a meno di curare le persone, potrebbe esultare di gioia e fare il bravo bambino. Ha anche dalla sua il fatto che i villaggi siano stati letteralmente rasi al suolo, motivo per il quale non dovrebbe essere rimasto assolutamente niente anche del suo passato. Una piccola palla di capelli dorati e azzurri viene sbalzata via da uno dei laboratori - si suppone - finendo direttamente ai piedi di Rasetsu che si lascia scappare, senza pensarci, una risata liberatoria. <Nyahahahah!> Il fracasso che ha compiuto s'è sentito sicuramente anche alla vecchia Kusa, ma è un dettaglio che a lui non interessa affatto in un momento del genere. Vuol dire che c'è ancora qualcuno che lavora nel campo genetico, anche se, a giudicare da quel che gli hanno riferito, vi sono state dei progressi tecnologici piuttosto importanti proprio in questo campo. Non potrebbe davvero esserne più felice di così. <Scommetto che hai sbagliato la quantità del composto> Mostrandosi comunque non solo interessato, ma anche ferrato nel discorso. <ed hanno reagito entrambi, creando quest'esplosione. A meno che non ti sia caduta la provetta che conteneva un elemento particolare, che non deve essere soggetto a movimenti bruschi.> Potrebbe stare lì a parlarne per ore, aggiungendo la lista degli esperimenti che ha fatto a sua volta, tracciando delle linee guida su come farlo meglio la prossima volta, proseguendo in un'attenta analisi riguardante qualunque elemento della tavola periodica per quant'è fissato con l'argomento e la genetica. Le tenderebbe persino la mano, galantuomo d'altri tempi, sol perché s'è dimostrata interessante agli occhi del rosso e può dargli un aiuto non indifferente. Non è lì per cincischiare. Qualora l'abbia afferrata, pur avendo poca forza, la aiuterebbe ad alzarsi da terra. Gli occhi giallo-verdi si posano sulla figura minuta che ha davanti che, per un pedofilo, potrebbe sembrare tranquillamente una ragazzina da importunare. <Sono uno scienziato. Prima della caduta delle terre ninja, mi occupavo di genetica nel vecchio ospedale.> Lo fa presente, poiché negli ultimi anni s'era dimostrato comunque affabile e, avendo tutto sotto controllo assieme alla Yakushi, anche il mercato nero degli organi non dovrebbe essere mai uscito alla luce. Riuscivano ad insabbiare tutto assieme, includendo la Yakuza nell'equazione. <Quindi, vorrei soltanto riappropriami della mia licenza e del mio lavoro.> Semplice e lineare, mostrandosi sincero e anche sobrio, evitando atteggiamenti poco consoni - almeno per questa volta. [ Chakra OFF ]

Bella presentazione, eh? T'ha battuto lei indubbiamente. E intanto picchietta la piastrina che vorrebbe attestar che dice il vero, peccato sia nascosta sotto uno strato di schiuma rosa fluo. < Oh - OHW ! > La pulisce velocemente per donarle di nuovo il suo antico - un po' arrugginito - splendore, ritirandosi su il busto da terra e cercando di rimettersi in piedi con non poca difficoltà - ma ecco la mano del rosso prestarsi in sua direzione e lei, sembra non aver alcun timore a coglierla con gentilezza traendone il vantaggio di una giusta leva, dato che il vecchio genetista dell'erba portà sentir un peso esiguo contrapporsi alla gravità. Una personcina minuta, un aspetto che rasenta l'infantile ma - con accurate ricerche in proposito, potrebbe donare il sorprendente finale d'esser tutt'altro piuttosto quel che si potrebbe ammirare or-ora. Le ciocche disordinate oscillano a destra e a sinistra - le gambette si stiracchiano appena e tra le sue parole - s'illumina di una risata raggiante quanto tipicamente speranzosa. Una vera fanatica della ricerca. < aahhaha ! > Eccola che squilla, dolce come pan di zenzero. < Si, hanno reagito male entrambe. Come quando agiti una lattina gasata per capire quanto crea quanto. E io ho esagerato... > Ci pensa mentre lo dice, imbronciandosi per un attimo e muovendo qualche passetto alla volta del corridoio che sembra aspettare entrambi, dove un enorme pallone di spuma rosa sembra aver invaso uno dei laboratori. I passetti di Junko si muovono con totale indiscrezione... Più o meno. Si chiude la porta alle spalle, con un colpetto di tosse che vorrebbe coprire il tonfo. Un giro di chiave, che non si sa mai chi ci entra. < Ma le cose o si fanno in grande, o non si fanno, giusto? > Ultimo commentino sulla questione, ritirandosi le chiavi nella divisa per poi avviarsi all'ascensore di servizio posto in fondo al corridoio, dopo la hall dove, finalmente, arriva una segretaria a darle il cambio. Ha ascoltato - la storia di Ryuuma, il suo esser stato un genetista prima della guerra. Una mano gli fa' cenno di seguirlo giusto verso l'ascensore. < E' molto interessante, sei stato... Congelato? Ho sperimentato diverse volte la criogenesi su -- animaletti vari - ma non ha mai funzionato. Insomma. Come ti senti? Quanti anni hai? Come ti chiami? > E' eccitata, anche se cerca di non darlo a vedere - lo adocchia con sempre più languore. Come un gran bel pasticcino dopo anni di dieta. < Hai fatto qualche lavoro importante? Vieni, ti faccio vedere i laboratori. Quelli che non ho distrutto. > Se la seguisse, gli lascerebbe lo spazio di raccontarsi indicando un numero in negativo nell'ascensore, giusto prima dell'obitorio.

19:39 Rasetsu:
 Riesce ad aiutarla a rimettersi in piedi, lasciandole andar la mano una volta che abbia trovato un giusto equilibrio. Sarebbe un problema non avvantaggiarsi tramite queste piccolezze, quindi cerca di sfruttarle nel miglior modo possibile e che più gli aggrada. Ci sa fare con le donne quando vuole - come no - ma deve ricordare che ha davanti uno scienziato a ben vedere e non qualcuno che trae guadagno dal far finta di starci. Quello succede soltanto al quartiere notturno che è direttamente alle spalle dell'ospedale. In effetti, a ben pensarci fa un po' ridere, ma farebbe anche riflettere. E' strano che lui ancora non ci sia finito s'una barella: di solito preferisce i cassonetti o la panchina che s'è giocato a Ninja May Cry con Naomi. <Un composto esplosivo avrebbe potuto danneggiare sia la struttura che i macchinari, per non parlare dello scienziato che ci lavora. E i macchinari costano!> Se costavano già tempo fa, non osiamo immaginare a quanto possano essere arrivati adesso, constatando come siano anche migliorati e di ultima generazione. Gli stanno già brillando gli occhi, guardatelo attentamente nelle pupille e potrete vedere un orsacchiotto rosa che agita una trombetta. <Su questo mi puoi trovare perfettamente d'accordo. Uno scienziato deve osare, deve pensare più in grande di quanto chiunque altro abbia potuto fare. Abbiamo un'intelligenza fuori dal comune> Picchiettandosi l'indice sulla tempia con un sorrisetto che va via via allargandosi mentre parla, ma non per questo appare sinistro. Non vuole incuterle timore, non ancora. A tempo debito... Altrimenti il piano salta e noi abbiamo un preciso copione da seguire. Rasetsu, per quanto stupido e strafatto la maggior parte delle volte, è intelligente. Davvero, non sto scherzando. Ha una buona memoria e apprende facilmente, dotato persino d'un quoziente intellettivo che farebbe invidia. Il problema è che lo obnubila tramite le droghe e l'alcol, mostrandosi poi per quello che è davvero: uno squinternato senza arte né parte. <e sarebbe ingiusto sfruttarne solo una parte.> Fa spallucce, ma il ragionamento che ha appena espresso ha anche senso, tutto sommato. Non sa quanto sia consono asserire d'essere rimasto congelato, invero non sa cosa possano pensarne in merito la gente di quest'epoca - per quanto siano passati solo dieci anni, molte cose sono comunque cambiate. <Ho partecipato alla guerra ai Monti Ardenti, ma non mi ricordo granché di quel che è successo.> Eri sotto il pesante effetto della Sbrilluccica, grazie al cà. <La criogenesi, eh? Dovresti iniziare la tua ricerca dalla conservazione dei cloni già sviluppati. Potrebbe essere un'idea.> Le propone, anche perché - prima di venire bandito da Kusa - stava iniziando una sperimentazione che prevedeva l'unione delle proprie cellule a quelle di Kouki Yakushi, evitando l'atto sessuale di per sé doveroso per aver un figlio, creandolo in provetta. <Sto benissimo, mi serve soltanto rientrare nel mio mondo per sentirmi di nuovo vivo.> Ammette senza troppo fronzoli, spettinandosi i capelli con l'ausilio della manca. <Ho smesso di tenere conto della mia età da anni, ma dovrei aggirarmi sulla trentina.> Aggiungine almeno altri sette od otto. Non ricorda la sua data di nascita, l'ha totalmente dimenticata assieme al suo vecchio nome. S'è rifatto fare i documenti però, questa volta di tutto punto, proprio come li avrebbe voluti dieci anni prima. <Rasetsu Kokketsu.> La seguirebbe nel frattempo verso i corridoi, in modo che possa spulciare l'ospedale. <Avevo iniziato una sperimentazione cellulare, utilizzando il mio gene e unendolo a quello d'una Yakushi. Non ho avuto il tempo materiale per testarlo. Conosco a menadito le proprietà più importanti di alcune delle innate del mio tempo, potrei riuscire a parlarti per ore del loro gene predominante o delle caratteristiche di ogni veleno Doku.> Era fissato, completamente andato. Ha studiato il veleno Doku in ogni sua forma, adoperandolo poi per delle droghe, ma si diffida dal pronunciarlo ad alta voce. Deve prima prenderci un minimo di confidenza ed avere dalla propria il posto assicurato. Mica scemo. <Andiamoandiamoandiamo!> Senza respirare, tutto concitato salendo nell'ascensore, pronto per seguirla. [ Chakra OFF ]

Ed è amore, se così possiamo dire. Alle parole del rosso, nell'intimità dell'ascensore - Junko sembra prestare particolare attenzione, a partir dall'apice del discorso dove si trova ad annuire convinta - allacciando le minute braccia sotto un seno che a malapena è fiorito nonostante l'età. Che rimarrà un misterissimo. < Oh, è certo, è certo. Dopotutto il mondo ha fame di risposte e noi siamo gli unici a spremersi per trovarle. > Rischiando, a volte. Mettendosi in pericolo, ma anche solo facendo lo sforzo di trovar una domanda a cui dare una risposta che di per se - credetemi - non è nemmeno così scontato e facile. Il concordar su questo fronte sembra aprir uno spiraglio sulla personalità di Junko - curiosa, frizzante, apprensiva, con un insana smania di scoprire ed al tempo stesso, un patriottismo di genere atipico. Come se volesse vestire i panni del pioniere di qualcosa. Mentre l'uomo parla gli occhietti permangono fissi su di lui, curvando di tanto in tanto il capino disordinato inseguendolo come si farebbe con una favola qualsiasi. E mentre fuori il sole sembra innalzarsi, donar il posto alla dea pallida regalando una temperatura mite. Primaverile. Utopico paesaggio che ci siamo lasciati alle spalle scambiandolo ad occhi chiusi con quel lungo corridoio che si staglia davanti, buio per più di metà. Quando le porte dell'ascensore si aprono lei è pronta a replicar a quella storia. < Oh ci credo... > Il suo sentirsi in dovere di recuperar parti di se stesso abbandonate quì e lì. Il suo posto al mondo. Di contro Junko non sembra inorridita, o spaventata in qualche modo - o anche solo aggressiva nei suoi confronti. Ma è anche vero che gli scienziati sono una razza a parte, no? I passi la portano in un tichettìo di mocassini verso l'interruttore della luce. Nessun rumore. Nessun odore. Un assenza inaudita. < Devi sentirti spaesato. Preso e buttato in un era nuova. > Commenta. < Tuttavia dovresti considerarti contento - sono stati fatti molti passi, più che nella genetica - nella tecnologia. > Ammette, forse proprio per renderlo partecipe d'ogni cosa. < Ma... > Accenna, curvando il visino a guardarlo. < Ora abbiamo molte vie da percorrere, molte più di prima. Sintetizzare. Manipolare. Fare biopsie molecolari o vedere la composizione di dati elementi - dividerli - e tentar di replicarne una parte sintetica. . . > Per poi aggiustar il tiro. < Clonare. > Ma con nessuna materia prima, probabilmente questo intende. Le gambette si spostano lungo il corridoio, colgono nomi - lavori - nozioni - ed il tutto annuendo di tanto in tanto. < Rasetsu. E' un bel nome. Sei eccitato vero?! Oh, alla tua età anche io lo ero ! > Eccola affacciarsi ad una stanza, luccicante in occhi e modi di fare, additandosi come ... Probabilmente... Più grande di lui. Apre con la suddetta chiave riposta prima nella tasca, estratta da un mazzetto tondo con le inerenti targhette. Ecco che uno dei laboratori s'apre sotto gli occhi del nostro genetista, ove ad aspettarlo ci sono diverse provette infilate in uno shaker per le analisi - così come diversi computer con delle ricerche ancora aperte. Telescopi. Baker. Bollitori. S'avvicina allo shaker tirando fuori due boccette di sangue. Uno pare gelatinoso, l'altro è talmente liquido da non macchiar le pareti della provetta. < Prova delle prove. Dimmi la differenza tra queste due! >

16:50 Rasetsu:
 A sua volta, muove la testolina dai ciuffi cremisi dall'alto al basso, annuendo ad ogni parola pronunciata da Junko e senz'affatto perdersene una. Sosta nella stanza dell'ascensore, muovendo i propri passi verso l'esterno di quest'ultimo, seguendo il corridoio e la stessa donna, in modo da non perderla di vista e assicurarsi che lo porti in un luogo altrettanto fantasmagorico. Attende dietro le di lei spalle, le mani portate dietro la schiena, come il vecchietto che sarebbe dovuto diventare e che invece non diventerà mai grazie ai geni dei Kokketsu. Scrolla le spalle a proposito della sua condizione di ritornato, buttato in una nuova era. Non si sente totalmente spaesato, talvolta vorrebbe tornare nella vecchia Kusa, magari ritrovare Yukio e parte della propria famiglia andata perduta. Contrariamente, ci son mattine in cui s'alza felice d'esser in un'era rinnovata con macchinari scientifici sempre nuovi ed idonei. <E' ciò che mi fa svegliare bene la mattina> Passandosi una mano tra i ciuffi cremisi, spostandoli dunque all'indietro, tenendo poi gli occhi fissi sull'ingresso e sulla presunta stanza che dovrebbe esservi aldilà. <la consapevolezza di dover scoprire macchinari che dieci anni fa potevo soltanto immaginare.> Mostra un ghigno soddisfatto, specialmente quando Junko tratta della genetica. <E' il settore nel quale intendo ritornare. Fare il medico non fa per me, per quanto io possa esserne capace.> Non nasconde le proprie capacità, non per questo però se ne fa vanto come se fosse il migliore: è soltanto consapevole che il suo sapere è ben oltre quello d'un comune tirocinante, nonostante debba ripartire per forza dal basso. Tuttavia, una figura come quella che ha di fronte potrebbe riuscire a farlo rigare dritto questa volta, conquistandosi quell'a cui ambisce in maniera legale, senza passare dal necessario bisogno d'ogni Yakuza di minacciare qualcuno che sta al posto che vorrebbe l'altro. <Clonare.> Ripete già immaginando il suo nuovo ufficio, il laboratorio nel quale passerà ore della sua vita a stilare nuovi metodi per creare le sue amate droghe, potendo magari avere accesso a qualcosa di più. Sarebbe veramente divertente per lui. L'importante è non fargli curare le persone, dopodiché tutto filerà liscio come l'olio e non avrete lamentele da muovergli contro. <Il significato è altrettanto bello.> Sogghigna, piegando la testa da un lato e lasciando rilucere, in quegli occhi giallo-verdi, un barlume sinistro, di quella pazzia che tenta di tenere a freno adesso per riuscire a sembrare qualcuno di normale, soltanto per riprendersi il suo posto nel mondo. Adocchia rapidamente tutto ciò che lo circonda, le pupille dilatate per quel ben di dio che vede e che vorrebbe far suo in men che non si dica: tutti i macchinari che gli mancano e senza i quali non può creare nulla. Abbassa, rapito dalla di lei voce, lo sguardo verso le due fialette di sangue che tiene tra le mani. Si china appena per poterle guardare, massaggiandosi tranquillamente il mento. <Questa> L'indice della mancina verrebbe direzionato verso la boccetta gelatinosa. <tratta sangue coagulato, dunque lo si può definire plasma poiché contiene una sostanza chiamata fibrinogeno che permette la coagulazione del sangue.> Potrebbe approfondire, ma passa oltre. Deduce che perdere tempo non sia altrettanto corretto: vuole quel tesserino, quel camice, quel ruolo subito. <Quest'altra> Muovendo piano la boccetta che contiene il sangue liquido. <contiene dell'anti-coagulante.> Non sembra siero, il colore sarebbe dovuto essere differente. Gli sembra la risposta migliore da poter dare, riergendosi dritto ed attendendo un valido responso. [ Chakra OFF ]

E' assurdo entrare in sintonia così, in un luogo a cui aneliamo ma che non conosciamo per nulla, o meglio - che abbiamo conosciuto e che per assurdo, sembra esser stato eretto differente. Enorme. Una megalopoli tecnologica può permettere molte più cose di quelle che la nostra mente può anche solamente immaginare - spingendoci inevitabilmente ad aver accesso a tutto quello che prima era più difficile reperire. Pensando banalmente alle droghe di Ryuuma, dove si era riscoperto a processare lo shi no chi per poterne fare una droga accessibile a tutti - ora possiamo intravedere da diverse vetrinette degli ecosistemi ideali per mantenere e riprodurre sostanze che forse, non abbiamo vai visto prima. Funghi. Salvia divinatrice. Peyote. E tutti arrivano da parti differenti del mondo - dove il peyote vanta sulla schermata una temperatura desertica mentre i funghi, ad esempio, un clima più umido. Favorevole. Ma non perdiamoci nelle parentesi tra cui noi genetisti vorremmo volentieri naufragare, ricercando e ricreando cose che vanno oltre il limite fallace dell'immaginazione. Quando Junko muove le due boccette per Ryuuma le risposte saranno un gioco da ragazzi, una vera e propria fesseria. < Uh, veramente? > Brilla, quel raggio di sole caotico - a sentirlo parlare di aver scelto proprio il ramo della nostra miniatura di donna - rigirandosi le boccette tra le falangi abbastanza agilmente, in un millimetrico muoversi e roteare così velocemente da non riversarne nemmeno mezza goccia. < E' fantastico Rasetsu, così potremmo lavorare a molti progetti assieme! > Contenta, con quella voce che carezza il silenzio tombale dei laboratori, facendo ricader le boccette nel loro shaker. Alle sue risposte, corrette ovviamente, annuisce. Un muoversi elegante del mento che la vede abbandonar il banco metallico inossidabile e rivolgersi verso quella parete d'armadietti quadrati andando ad aprire il proprio, il settecentoquindici. Il pigolio della chiave nella toppa è stridulo, ma in certo qual senso, rassicurante. Decanta di una serratura sicura, e non una di quelle paccate accademiche. < Bravissimo ! Non ricordo se dieci anni fa' c'erano certi studi, ma ora modificare la consistenza del sangue è praticamente un gioco da ragazzi. Dei medicinali facilitano uno stadio più liquefatto del sangue, evitando coaguli e piccoli trombi a seguito - e mai prima - di operazioni chirurgiche. Idem in battaglia, prendere un anti-coagulante sarebbe come dissanguarsi. O, per assurdo, iniettarlo ad un nemico. > Gli rende noto, con quel sorriso puerile e raggiante sul viso. Ha delle spalle minute - e le ciocche colorate sul biondo oscillano con una verve che incute una calma immane. Quando si gira nuovamente verso di lui, ha una divisa simile alla propria con su scritto come taglia: Spilungoni. Quella di Rasetsu! Palese! < Dunque, azalea curiosa, benvenuto nel nuovo mondo - e soprattutto, bentornato nella divisione dei genetisti degli OMM. > I passi che la riportano verso di lui, allungando le braccia e cedendogli la sua divisa con sopra la chiave di un armadietto dove poter riporre eventuali cose, appunti, resoconti, cambi di magliette - o cose del genere. Le braccia s'abbasserebbero alla volta di un pinza fogli su cui ci sono diversi referti - ed a proposito di ciò, prima di salutarci - sembra avere ancora qualcosa da dirgli: < Ohn, hey. > L'indice saggia l'aria, come se dovesse riprendere un discorso dal nulla, una piccola parentesi. Forse è vero, Junko e Ryuuma possono esser un adorabile coppiata per il futuro. La fame di sapere. Di scoperta. Di queste tecnologie che ci porteranno verso un futuro ancora più roseo o, come da maledizione umana, verso il totale disfacimento della nostra razza. < Ho sentito che i tornati come voi non sono ben visti, soprattutto ora - con questo serial killer in giro... > Un mezzo tono, neanche volesse tenerlo in qualche modo nascosto. Avvisarlo di rimanere in campana. < Fammi un favore, rimani con un basso profilo finchè la popolazione non avrà preso una posizione a riguardo. Okay? > Gli disegna un tondino tra indice e pollice, chiedendogli di rispettar una promessa, o una richiesta - forse per semplice simpatia, forse perchè effettivamente i genetisti son creature rare ed eccezionali? E prima ancora che lui possa lamentarsi di non volerlo fare, eccola scomparire in una nuvola bianca(?), veloce come pochi esseri al mondo... Ma aspetta, appena la porta si sbatte in chiusura, eccola che si riapre allungandogli il referto medico delle ultime salme riportate dal serial killer. < Oh, e prendi qualche dottorino, c'è da divertirsi quì ! Scriviti tutto eh, che così poi possiamo mandar tutto agli Anbu. > Ed eccola scomparire di nuovo, dopo avergli mollato la patata bollente. Fortuna o disdetta per Ryuuma, trovarla non sarà mai difficile. Basta seguire il chaos... E gli scoppi. [ e n d u ]

Ryuuma ritorna all'ospedale e tra le fila dei genetisti!
Incontra Junko, una minuta donnina dai segreti misteriosi che lo accoglie nel nuovo mondo con discorsi, prove e un monito su come muoversi in questa società.

Riceve già il compito di prender uno della divisione medica e fare il referto dei corpi martoriati dal serial killer, da mostrare poi agli ANBU.

Brava, brava, brava. Ti sei sudata qualche fato in più per entrare in sintonia con Junko, ma almeno ti sei guadagnata il tuo posto e un amica ! <3