E' assurdo, eh? Sembra di esser tornati in accademia per certi versi - ancora ad imparare, ancora a ripercorrere gli stessi passi che volendo o non volendo avevi percorso quasi vent'anni fa'. Si torna a scuola - ai giorni in cui eri solo una creatura pazza e non binaria che si trascinava i cadaveri in qualche vecchio tugurio. Eppure la società è cambiata. E' cambiato il luogo, il mondo, l'aria, il concetto di terrore s'è espanso ed è inevitabilmente stato modificato, così com'è stato modificato il mondo stesso e le sue conoscenze. Forse la prova numero uno consiste proprio nel vedere un uomo come Ryuuma varcar le vie con una testa differente - certo - ma sempre lo stesso, raggiante - o tetro?-, sorriso. L'imponenza dell'ospedale di Kusa lascia esterrefatti, nulla a che vedere con quel che era un tempo. Luminose vetrate in struttura pallida riflettono il pallore di un sole volubile che sembra giocar a nascondino dietro a dei nuvoloni neri che vanno e vengono. Il viale d'ingresso sembra esser pensato per interi squadroni di specializandi ed infatti - ad attender chiunque al di là dei portelloni del pronto soccorso, ci sono proprio loro. Nella loro magnifica divisa azzurrina e lilla - a seconda del settore e del livello - attendendo con della metaforica bava alla bocca, il loro primo paziente del turno. Hanno facce stanche, spossate - e probabilmente il tutto è dovuto alla posizione strategica dell'ospedale, se ci facciamo caso. Giusto dietro il viale notturno. Caso strano? Non saprei. Se invece guardiamo alla hall, l'aria che t'attende è tutt'altra. Desertica. Le poltroncine disinfettate per l'attesa sembrano invitanti, ma più invitante ancora è un foglietto scritto a mano con una matita rosa - appiccicato al bancone, dietro il monitor di un computer. "Se avete bisogno urlate: BAKANAAA!" riportato ovviamente in caratteri cubitali e sotto, il disegno di un orsetto rosa che manda cuoricini a destra e a manca. Che dire, amato Rasetsu - si prospetta una giornata d'innovazione, caotica, ma non solo. Infatti due enormi poster sull'ingresso raffigurano due differenti specializandi, invitando a chi interessato - di farsi avanti per il bando ospedaliero poichè la salute e l'evoluzione, non è mai troppa (?).
Un corollario di suoni nuovi si fa' largo lungo corridoi a prova di barelle in corsa; computer, lettini automatizzati, macchinari per la riabilitazione, per il monitoraggio dei parametri vitali. E' una danza di segnali ed ogniuno di essi per assurdo vuole dire qualcosa - dal battito stanco di un paziente, al respiro centellinato di chi non riesce più a contrarre correttamente il diaframma. E' come finire in un bicchiere di latte asettico dove l'odore sembra non voler in nessun modo arcuarsi in nessuna direzione. Gli ospedali danno sempre questa sensazione di malessere nostalgico - troppo vuoti - troppo silenziosi. E quando ci siamo dentro, inaspettatamente, non avere nessuno accanto diventa un peso. Forse perchè ci ricorda una delle ultime tappe della nostra vita? Sì, sì - ma ora basta pensare alle cose deprimenti nella vita perchè l'ospedale non è solo morte, vita e boiate di questo genere. E' anche innovazione. E' anche ritrovo di deviati mentali con obiettivi più o meno sani nella vita - di scoperta - di tortur/ ah no, questo no! All'urlo del nostro passerotto rosso, per altro ben incordato e melodioso(?) - risponde un nuovo, adorabile, melodioso rumore. UN BOATO. < BOOOOOOOOORRRWM! > Un boato brutto. Di quelli che ti fa' credere che sia esplosa la caldaia, o un ala dell'ospedale. Un tremore contro il pavimento che si potrebbe percepire fino al distretto di Suna, non ironicamente dall'altro lato della nostra mappa del villaggio delle ombre. A proposito di ombre - quello che vola fuori da una delle stanze del corridoio d'innanzi a Rasetsu non è proprio la tipica ombra che passa inosservata. Letteralmente sbalzata via - come se l'avessero appena bonkata con un mega martello di plastica. SBONK! La creaturina che è appena volata da una parta all'altra del corridoio sembra esser una ragazzina - capelli lunghi ed una frangetta color biondo fragola che ora sembra aver fatto la quarta guerra ninja da sola, praticamente. Le punte dei capelli azzurrine si sono sistemate a raggio contro il pavimento - ed il grembiulino sopra alla divisa della specializanda sembra avere qualche macchia di troppo dall'odore prettamente chimico. < coff - coff - coff -- > mezza devastata dal lancio tira fuori un po' di fumo dai polmoni, sebbene evanescente. O forse è polvere. La stanza da cui è uscita invece sembra esser reduce da un esplosione di schiuma che ricorda vagamente uno slime spumoso. < Bakana a rapp*cooff*orto. > Lo sguardo perso nel vuoto, zuccherino, si riassesta alla volta di Rasetsu, cercando un senso al fatto ch'esso sia messo sotto sopra. Infatti lo guarda un po' storta, no aspetta - letteralmente storta dato che gli finisce ai piedi come se fosse un flipper. < Sono Junko del *coff* reparto genetisti, nonchè addetta alle risorse u--nane. In cosa posso esservi utile? >
Junko, addetta alle risorse umane: https://i.pinimg.com/originals/04/56/51/045651993ceeeb7f81ef18a4257f5e9c.png
Bella presentazione, eh? T'ha battuto lei indubbiamente. E intanto picchietta la piastrina che vorrebbe attestar che dice il vero, peccato sia nascosta sotto uno strato di schiuma rosa fluo. < Oh - OHW ! > La pulisce velocemente per donarle di nuovo il suo antico - un po' arrugginito - splendore, ritirandosi su il busto da terra e cercando di rimettersi in piedi con non poca difficoltà - ma ecco la mano del rosso prestarsi in sua direzione e lei, sembra non aver alcun timore a coglierla con gentilezza traendone il vantaggio di una giusta leva, dato che il vecchio genetista dell'erba portà sentir un peso esiguo contrapporsi alla gravità. Una personcina minuta, un aspetto che rasenta l'infantile ma - con accurate ricerche in proposito, potrebbe donare il sorprendente finale d'esser tutt'altro piuttosto quel che si potrebbe ammirare or-ora. Le ciocche disordinate oscillano a destra e a sinistra - le gambette si stiracchiano appena e tra le sue parole - s'illumina di una risata raggiante quanto tipicamente speranzosa. Una vera fanatica della ricerca. < aahhaha ! > Eccola che squilla, dolce come pan di zenzero. < Si, hanno reagito male entrambe. Come quando agiti una lattina gasata per capire quanto crea quanto. E io ho esagerato... > Ci pensa mentre lo dice, imbronciandosi per un attimo e muovendo qualche passetto alla volta del corridoio che sembra aspettare entrambi, dove un enorme pallone di spuma rosa sembra aver invaso uno dei laboratori. I passetti di Junko si muovono con totale indiscrezione... Più o meno. Si chiude la porta alle spalle, con un colpetto di tosse che vorrebbe coprire il tonfo. Un giro di chiave, che non si sa mai chi ci entra. < Ma le cose o si fanno in grande, o non si fanno, giusto? > Ultimo commentino sulla questione, ritirandosi le chiavi nella divisa per poi avviarsi all'ascensore di servizio posto in fondo al corridoio, dopo la hall dove, finalmente, arriva una segretaria a darle il cambio. Ha ascoltato - la storia di Ryuuma, il suo esser stato un genetista prima della guerra. Una mano gli fa' cenno di seguirlo giusto verso l'ascensore. < E' molto interessante, sei stato... Congelato? Ho sperimentato diverse volte la criogenesi su -- animaletti vari - ma non ha mai funzionato. Insomma. Come ti senti? Quanti anni hai? Come ti chiami? > E' eccitata, anche se cerca di non darlo a vedere - lo adocchia con sempre più languore. Come un gran bel pasticcino dopo anni di dieta. < Hai fatto qualche lavoro importante? Vieni, ti faccio vedere i laboratori. Quelli che non ho distrutto. > Se la seguisse, gli lascerebbe lo spazio di raccontarsi indicando un numero in negativo nell'ascensore, giusto prima dell'obitorio.
Ed è amore, se così possiamo dire. Alle parole del rosso, nell'intimità dell'ascensore - Junko sembra prestare particolare attenzione, a partir dall'apice del discorso dove si trova ad annuire convinta - allacciando le minute braccia sotto un seno che a malapena è fiorito nonostante l'età. Che rimarrà un misterissimo. < Oh, è certo, è certo. Dopotutto il mondo ha fame di risposte e noi siamo gli unici a spremersi per trovarle. > Rischiando, a volte. Mettendosi in pericolo, ma anche solo facendo lo sforzo di trovar una domanda a cui dare una risposta che di per se - credetemi - non è nemmeno così scontato e facile. Il concordar su questo fronte sembra aprir uno spiraglio sulla personalità di Junko - curiosa, frizzante, apprensiva, con un insana smania di scoprire ed al tempo stesso, un patriottismo di genere atipico. Come se volesse vestire i panni del pioniere di qualcosa. Mentre l'uomo parla gli occhietti permangono fissi su di lui, curvando di tanto in tanto il capino disordinato inseguendolo come si farebbe con una favola qualsiasi. E mentre fuori il sole sembra innalzarsi, donar il posto alla dea pallida regalando una temperatura mite. Primaverile. Utopico paesaggio che ci siamo lasciati alle spalle scambiandolo ad occhi chiusi con quel lungo corridoio che si staglia davanti, buio per più di metà. Quando le porte dell'ascensore si aprono lei è pronta a replicar a quella storia. < Oh ci credo... > Il suo sentirsi in dovere di recuperar parti di se stesso abbandonate quì e lì. Il suo posto al mondo. Di contro Junko non sembra inorridita, o spaventata in qualche modo - o anche solo aggressiva nei suoi confronti. Ma è anche vero che gli scienziati sono una razza a parte, no? I passi la portano in un tichettìo di mocassini verso l'interruttore della luce. Nessun rumore. Nessun odore. Un assenza inaudita. < Devi sentirti spaesato. Preso e buttato in un era nuova. > Commenta. < Tuttavia dovresti considerarti contento - sono stati fatti molti passi, più che nella genetica - nella tecnologia. > Ammette, forse proprio per renderlo partecipe d'ogni cosa. < Ma... > Accenna, curvando il visino a guardarlo. < Ora abbiamo molte vie da percorrere, molte più di prima. Sintetizzare. Manipolare. Fare biopsie molecolari o vedere la composizione di dati elementi - dividerli - e tentar di replicarne una parte sintetica. . . > Per poi aggiustar il tiro. < Clonare. > Ma con nessuna materia prima, probabilmente questo intende. Le gambette si spostano lungo il corridoio, colgono nomi - lavori - nozioni - ed il tutto annuendo di tanto in tanto. < Rasetsu. E' un bel nome. Sei eccitato vero?! Oh, alla tua età anche io lo ero ! > Eccola affacciarsi ad una stanza, luccicante in occhi e modi di fare, additandosi come ... Probabilmente... Più grande di lui. Apre con la suddetta chiave riposta prima nella tasca, estratta da un mazzetto tondo con le inerenti targhette. Ecco che uno dei laboratori s'apre sotto gli occhi del nostro genetista, ove ad aspettarlo ci sono diverse provette infilate in uno shaker per le analisi - così come diversi computer con delle ricerche ancora aperte. Telescopi. Baker. Bollitori. S'avvicina allo shaker tirando fuori due boccette di sangue. Uno pare gelatinoso, l'altro è talmente liquido da non macchiar le pareti della provetta. < Prova delle prove. Dimmi la differenza tra queste due! >
E' assurdo entrare in sintonia così, in un luogo a cui aneliamo ma che non conosciamo per nulla, o meglio - che abbiamo conosciuto e che per assurdo, sembra esser stato eretto differente. Enorme. Una megalopoli tecnologica può permettere molte più cose di quelle che la nostra mente può anche solamente immaginare - spingendoci inevitabilmente ad aver accesso a tutto quello che prima era più difficile reperire. Pensando banalmente alle droghe di Ryuuma, dove si era riscoperto a processare lo shi no chi per poterne fare una droga accessibile a tutti - ora possiamo intravedere da diverse vetrinette degli ecosistemi ideali per mantenere e riprodurre sostanze che forse, non abbiamo vai visto prima. Funghi. Salvia divinatrice. Peyote. E tutti arrivano da parti differenti del mondo - dove il peyote vanta sulla schermata una temperatura desertica mentre i funghi, ad esempio, un clima più umido. Favorevole. Ma non perdiamoci nelle parentesi tra cui noi genetisti vorremmo volentieri naufragare, ricercando e ricreando cose che vanno oltre il limite fallace dell'immaginazione. Quando Junko muove le due boccette per Ryuuma le risposte saranno un gioco da ragazzi, una vera e propria fesseria. < Uh, veramente? > Brilla, quel raggio di sole caotico - a sentirlo parlare di aver scelto proprio il ramo della nostra miniatura di donna - rigirandosi le boccette tra le falangi abbastanza agilmente, in un millimetrico muoversi e roteare così velocemente da non riversarne nemmeno mezza goccia. < E' fantastico Rasetsu, così potremmo lavorare a molti progetti assieme! > Contenta, con quella voce che carezza il silenzio tombale dei laboratori, facendo ricader le boccette nel loro shaker. Alle sue risposte, corrette ovviamente, annuisce. Un muoversi elegante del mento che la vede abbandonar il banco metallico inossidabile e rivolgersi verso quella parete d'armadietti quadrati andando ad aprire il proprio, il settecentoquindici. Il pigolio della chiave nella toppa è stridulo, ma in certo qual senso, rassicurante. Decanta di una serratura sicura, e non una di quelle paccate accademiche. < Bravissimo ! Non ricordo se dieci anni fa' c'erano certi studi, ma ora modificare la consistenza del sangue è praticamente un gioco da ragazzi. Dei medicinali facilitano uno stadio più liquefatto del sangue, evitando coaguli e piccoli trombi a seguito - e mai prima - di operazioni chirurgiche. Idem in battaglia, prendere un anti-coagulante sarebbe come dissanguarsi. O, per assurdo, iniettarlo ad un nemico. > Gli rende noto, con quel sorriso puerile e raggiante sul viso. Ha delle spalle minute - e le ciocche colorate sul biondo oscillano con una verve che incute una calma immane. Quando si gira nuovamente verso di lui, ha una divisa simile alla propria con su scritto come taglia: Spilungoni. Quella di Rasetsu! Palese! < Dunque, azalea curiosa, benvenuto nel nuovo mondo - e soprattutto, bentornato nella divisione dei genetisti degli OMM. > I passi che la riportano verso di lui, allungando le braccia e cedendogli la sua divisa con sopra la chiave di un armadietto dove poter riporre eventuali cose, appunti, resoconti, cambi di magliette - o cose del genere. Le braccia s'abbasserebbero alla volta di un pinza fogli su cui ci sono diversi referti - ed a proposito di ciò, prima di salutarci - sembra avere ancora qualcosa da dirgli: < Ohn, hey. > L'indice saggia l'aria, come se dovesse riprendere un discorso dal nulla, una piccola parentesi. Forse è vero, Junko e Ryuuma possono esser un adorabile coppiata per il futuro. La fame di sapere. Di scoperta. Di queste tecnologie che ci porteranno verso un futuro ancora più roseo o, come da maledizione umana, verso il totale disfacimento della nostra razza. < Ho sentito che i tornati come voi non sono ben visti, soprattutto ora - con questo serial killer in giro... > Un mezzo tono, neanche volesse tenerlo in qualche modo nascosto. Avvisarlo di rimanere in campana. < Fammi un favore, rimani con un basso profilo finchè la popolazione non avrà preso una posizione a riguardo. Okay? > Gli disegna un tondino tra indice e pollice, chiedendogli di rispettar una promessa, o una richiesta - forse per semplice simpatia, forse perchè effettivamente i genetisti son creature rare ed eccezionali? E prima ancora che lui possa lamentarsi di non volerlo fare, eccola scomparire in una nuvola bianca(?), veloce come pochi esseri al mondo... Ma aspetta, appena la porta si sbatte in chiusura, eccola che si riapre allungandogli il referto medico delle ultime salme riportate dal serial killer. < Oh, e prendi qualche dottorino, c'è da divertirsi quì ! Scriviti tutto eh, che così poi possiamo mandar tutto agli Anbu. > Ed eccola scomparire di nuovo, dopo avergli mollato la patata bollente. Fortuna o disdetta per Ryuuma, trovarla non sarà mai difficile. Basta seguire il chaos... E gli scoppi. [ e n d u ]