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con Saigo, Haru

21:13 Saigo:
  [corridoi] Ora è ufficialmente un membro della Shinsengumi, seppur sia appena entrata in quella corporazione già si sente piena di sé, orgogliosa d’essere riuscita nel primo passo per il suo piano a lungo termine. L’orgoglio che si è risvegliato ha riacceso in lei la voglia di studiare, di applicarsi esattamente come prima, sentimento che si era lievemente sopito dopo quell’incontro alquanto strano con una specie di emanazione del Dio nella sua mente, o almeno questo è quello che pian piano si sta convincendo di aver vissuto seppur una piccola parte in lei urli e si opponga a questa idea, quelle parole devono significare qualcosa. Si muove comunque per i corridoi della sede del clan, un luogo che frequenta poco ma non troppo raramente comunque. Scalza, con i piedi coperti solo da un paio di calzini in lana neri, si muove silenziosa e leggera per quel luogo in cui la tradizione sembra voler dominare sulla novità e la tecnologia, unico elemento ad opporsi è lei: una ragazzina dai vestiti fin troppo moderni. Oggi indossa un paio di pantaloni dal taglio classico proprio come la sera prima, la riga dei pantaloni che corre lungo tutta la sua coscia e arrivando fino alla caviglia dove si interrompe dando spazio all’orlo finemente ricamato. La vita dei pantaloni è alta, cosa che pone all’altezza del suo bacino le tasche al suo interno ha poggiato le mani, proprio a causa della posizione i lembi inferiori di quella giacca classica e scura sono aperti come il sipario e lasciano intravedere non solo il bottone chiaro ma anche la pelle della sua pancia estremamente candida, tratto distintivo di quel clan. Indossa una giacca elegante nera, un solo bottone centrale poco sotto al seno a tenerla chiusa formando un’abbondante scollatura che rivela una bralette in pizzo scuro, emana sicurezza in sé, conscia di sé stessa e di come appare, seppur non sappia gestire le avance. I capelli sono sciolti, le ricadono di quel biondo dai profondi riflessi rosa, dietro alla schiena e si poggiano sulle sue braccia, sottolineando la figura secca ed in forma, non per nulla fa l’attrice, il fisico e la bellezza non le mancano. Occhi rossi puntati davanti a lei, sottile il loro taglio, le palpebre appena calate per poter gestire le luci che la colpiscono ed illuminano quei corridoi, avanza sicura e decisa come se possedesse quel luogo, oggi altezzosa come poche volte prima, ha fatto un primo passo e non le resta che prendersi il resto del potere che brama. Non è qui per allenarsi bensì per studiare, cosa che ha appena smesso di fare, carpire i segreti della sua innata e comprendere anche perché sia riuscita ad attivarla inconsciamente a sei anni sono la chiave per diventare sempre più forte

21:33 Haru:
 Il buio ha invaso il cielo lasciando che la notte prenda il sopravvento sul giorno. La Luna brilla in alto, senza che niente possa oscurarla. Sarebbero visibili soltanto metà dei crateri su quella Luna, tagliata in due parti uguali oscurandone una. La temperatura non sarebbe troppo bassa permettendo alle persone all'interno del Villaggio di vivere la serata chi in compagnia e chi in solitudine. I Quartieri innovativi sono stracolmi di gente, un via vai continuo per quelle strade. I Quartieri dei Clan, invece, restano più in tranquillità. La serata trascorre più serena, i membri del Clan Otsutsuki passeggiano tra le vie del quartiere in assoluta pace e armonia. Non c'è nulla di destabilizzante, non c'è nessuna aria tesa in quel luogo. L'aria respirata è davvero leggera, come dovrebbe essere infatti. A passi brevi e costanti, ne percorre le vie di quel quartiere anche il giovane Haru. Spalle larghe, braccia conserte con le mani infilate nelle maniche del kimono nero. Il mento è alto, segno di un portamento elegante e altezzoso. Gli occhi di ghiaccio fissano quelle persone che passano accanto a lui. Ne scruta i profili, ne traccia l'identikit in modo da ricordarsi di tutti senza eccezione. E passeggia mentre la mente inizia a vagare per i suoi soliti pensieri. Da dove veniamo? Chi siamo? Chi ci ha mandati? Sembrano domande retoriche per prendere in giro qualcuno. Ed invece sono davvero quelle le domande che il giovane si pone ogni giorno sul suo Clan. Se loro esistono dall'origine del chakra, come sono arrivati a quel momento preciso? Chi erano loro prima di disperdersi in varie fazioni? Domande che per chiunque potrebbero risultare stupide. Per Haru, no. Il suo abbigliamento è composto da un kimono nero con sotto una maglia bianca, un hakama nero stretto in vita da una cintura bianca e un paio di sandali neri. Un haori bianco, senza maniche, viene indossato sulle spalle dal chunin. Gli occhi si innalzano su quella luna così chiara e senza farlo apposta, la sua spalla destra finisce per scontrarsi contro qualcuno. O meglio, qualcuna. <Non ti ho visto, perdono> ammette il giovane gentilmente girando lo sguardo verso una ragazza. E lì attende, dunque, prima di tornare per la sua strada. [chk on]

21:44 Saigo:
  [corridoi] Sulla via del ritorno, degli affari da compiere e delle possibilità della serata si permette di lasciare quel luogo, ha colmato per quanto passibile la sua sete oggi, ha studiato tutto ciò che è riuscita a memorizzare prima di andarsene, inutile restare e sforzare la sua mente, si è accorta da sola di come man mano che il tempo passava la sua distrazione aumentava esponenzialmente e per questo ha chiuso i rotoli, ha lasciato la teoria e ha deciso di andarsene. Borbotta lo stomaco affamato, chissà quanto tempo è passato. Uscendo da quel luogo si rende conto di come la luna ormai risplenda in cielo, arresta il passo per non schiantarsi contro nessuno e alza lo sguardo lasciando che quel poco studiato e appreso oggi venga messo a frutto osservando quel corpo celeste. Si perde per un istante tra leggenda e realtà limitandosi a qualche importante domanda a cui cercherà risposta un giorno, un giorno idealmente remoto, quando non avrà nulla di più terreno di cui occuparsi. Vicino, quindi, alla sede del suo clan qualcuno le urla la spalla, ci è abituata vivendo la maggior parte della sua vita nel caotico quartiere dello spettacolo eppure quando sente quella voce si limita a riabbassare il mento, fino a poco prima puntato verso l’alto e poi andare a cercarlo con lo sguardo così da poterlo analizzare. Lo ha già visto da qualche parte. Tace silenziosa qualche istante nel tentativo di ricordarsi chi è lui e dove potrebbe o meno averlo incontrato. Loro diametralmente opposti nel modo di vestire e anche di porsi, lei mai avrebbe chiesto scusa eppure, qualcosa di simile c’è. Stavano fissando la luna tutt’e due ma soprattutto possiedono quella carnagione candida tipica degli dei, tipica dei nobili e di coloro che si sono da sempre contraddistinti <oh tranquillo> replica appena sovrappensiero. Si sistema meglio la giacca andando semplicemente ad tirarla dai lembi inferiori così da farla cadere perfettamente sul suo corpo, gli occhi rossi ora distratti da quel semplice movimento mentre la mente prosegue con quel costante interrogativo. Rialzerebbe dunque il capo, puntandolo su di lui <ci conosciamo già per caso?> eccola infine ammettere e arrendersi, non riesce proprio a crearsi un ricordo preciso di lui, solo una sensazione l’ha spinta a sospettare un simile legame, nessuna sicurezza, nessuna certezza e nessuna conoscenza

22:06 Haru:
 Quell'urto finisce per interrompere entrambi i due moti. I corpi si fermano a quel tatto indelicato, voltandosi l'uno verso l'altro. L'haori che mostra il simbolo del Clan sulla schiena potrebbe essere visto dall'altra. Quegli occhi ora si incrociano. Il freddo del ghiaccio si mescola al calore del rosso altrui. Due colori opposti, insomma. Quello scontro attraversa secondi di silenzio che sembrano durare un'infinità. E poi il suono di quella voce che sembra passare sopra l'accaduto senza farlo pesare neanche un po'. Anzi, una domanda viene posta nell'immediato. Si conoscono di già? Haru ora gira il corpo verso quella ragazza. Le sue iridi chiare guardano attentamente e più nel dettaglio il viso di lei. Analizza ogni particolare, ogni suoi lineamento. E sembra ricordare una faccia simile alla sua, proprio di quella ragazza. La mente del chunin cercherebbe di ricordare dove l'avrebbe già visto ma al momento non riuscirebbe a trovare risposta. Fermo, impassibile nella sua posizione composta ed elegante, Haru rimane ad osservare quella ragazza. Sembra che la serata abbia subito una piega differente da come l'aveva immaginata il ragazzo. I capelli bianchi, tenuti all'indietro, lasciano cadere un ciuffo lungo davanti il viso dell'Otsutsuki coprendo parte del suo occhio. <Mi sembra di averti già visto.. Più di una volta, ora che ci penso> afferma con sincerità lui senza offrire troppi dettagli che al momento gli sfuggono. <Aiutami a ricordare però> dice all'altra cercando una mano per rievocare quelle immagini che non riescono a trovare uno sviluppo. Gli occhi chiari notano quella pelle molto simile alla sua, quasi bianca, e questo lo porta a riflettere. Quello scontro fortuito sembra aver innescato un incontro che potrebbe risultare piacevole al suo intelletto. Rimane ancora lì Haru. Le mani ora escono dall'interno della manica e le braccia vengono portate lungo il fianco a cadere verso il basso. <Come ti chiami?> domanda ora lui cercando nella sua identità un ricordo che potrebbe aiutarlo forse. [chk on]

22:20 Saigo:
 Il tempo si dilata e si sospende mentre entrambi cercano di ricordare qualcosa, dove potrebbero mai essersi visti? Annuisce alle sue affermazioni, non solo concorda ma condivide pienamente quelle parole. La sensazione di conoscerlo e d’averlo incontrato più volte unita alla consapevolezza che non si tratti d’altro che uno sconosciuto come altri. Mentre cerca di comprendere, scava nella sua mente e nella sua memoria cerca di aggrapparsi ad ogni possibile dettaglio, a quella voce che giunge fino alle sue orecchie, ai suoi occhi e così mentre scorre sulla figura dell’altro per analizzarlo si imbatte nel simbolo del clan. Apre la bocca stupita <ah> sospira appena lasciando che un grosso sorriso nasca su quel volto, un’espressione divertita più che gentile di circostanza, lei ha capito finalmente. Con il tono di chi si trattiene appena dalle risate si appresta dunque ad aiutarlo <Saigo Manami> si presenza così lasciando che all’altro sia ormai chiaro e palese che lei ci è arrivata, non che abbia davvero ricordato ma quantomeno ah capito perché ha la sensazione d’averlo già visto <sono un’attrice di successo> non proprio <mi avrai visto in qualche film, il mio ultimo personaggio è morto di overdose in una serie poliziesca> dubita d’essere riconosciuta per quella piccola comparsata, lo sta solo bonariamente prendendo in giro. Osserva le sue reazioni, lo scruta attentamente come chi fissa il cibo girare dentro al piatto del microonde aspettando di vederlo cotto per poterlo estrarre e divorare. Si gode quel momento lasciando che per un po’ lo scherzo sia solo per lei <Saigo Manami> sembra che abbia ripreso a presentarsi anche se adesso il tono appare più serio, meno scherzoso per quanto quel sorrisetto divertito non scompaia dal volto e per quanto i suoi occhi mantengano la stessa identica luce di prima < Otsutsuki> conclude infine la sua presentazione, rivelando qualcosa di sé stessa che difficilmente dichiara, non si sente davvero un membro di quel clan, ha vissuto lontano così a lungo da non aver avuto la forza, una volta incontrati, di affezionarsi a loro, come se si trattasse di una famiglia, ha semplicemente già perso troppo per provare il desiderio o la propensione di far parte di un altro gruppo, non vuole altri affetti, nuovi amici, nulla che possa legarla. Ecco spiegato dunque perché non rivela la sua appartenenza a quel clan, non sono altro che esseri attorno a cui gravita senza che ci siano davvero sentimenti di alcun tipo provati nei loro confronti <tu sei?>. Ridacchia appena ora che lo scherzo nella sua testa è finita, un suono cristallino e senza alcun secondo fine si espande dalla sua gola, non sta urlando e anzi cerca di non far troppo rumore ma dovrebbe comunque giungere al ragazzo, esprime solo il divertimento provato in questo momento.

22:51 Haru:
 I silenzi diventano assordanti in quei momenti. Lo spazio che intercorre tra lo scambio di parole di uno e l'altra diventa quasi infinito. Haru osserva come meglio riesce. Senza parlare, guardando dritto negli occhi la persona che ha di fronte e ne cerca di catturare i dettagli. Le espressioni, le reazioni. Ogni minimo movimento di lei viene osservato dall'altro, senza risultare troppo invadente ovviamente. E così inizia la presentazione della donna. Saigo, una famosa attrice. Haru non le dirà che non ha visto nessuno dei suoi film o delle sue comparse. Non è il tipo al primo incontro di mettere in imbarazzo l'altra persona. Un soffio leggere di vento sposta quel ciuffo davanti gli occhi lasciando cadere altre ciocche di capelli. <Interessante..> reagisce a quella presentazione fingendo di saperne qualcosa. E poi accade ciò che è davvero importante. Quel nome viene rivelato in modo completo. Saigo Otsutsuki. In quel momento, le iridi di Haru diventano ancora più fredde del solito. I suoi fissano gli occhi di Saigo scrutandone ancora una volta il profilo. Ecco dove l'aveva vista. Ecco dove si erano già incontrati. Rimane nella testa di Haru quel nome per qualche secondo, prima di rivelare il suo. Una ragazza che ha visto alcune volte nel quartiere, anche se era da un po' di tempo che non la incrociava in quel luogo. <Il mio è Haru..> alcuni attimi di pausa trascorrono dal continuo di quel nome <.. Otsutsuki> ed ecco rivelato anche il suo. Entrambi dunque sembrano appartenere al Clan degli Otsutsuki, anche se in realtà la donna si fa chiamare con un altro nome. Non le pone alcun domanda su questo per ora. Rimane solo ad osservarla, prima di domandarle un'altra cosa. <Cosa..> la guarda con un'aria diversa ora, quasi stranita. <.. Cosa ridi?> le chiede ascoltando quel filo di voce che esce dalle labbra di lei. Non aggiunge molto altro, attende solo che anch'essa ricordi qualche dettaglio in più di lei. [chk on]

23:04 Saigo:
 Anche se lei ha già capito si lascia osservare, studiando a sua volontà le reazioni altrui. La risata poi sembra metterlo in difficoltà, confonderlo quasi, scuote appena il capo in risposta ai suoi gesti. Ne osserva il modo di fare, come si pone e quei capelli, un mistero quel clan e il loro atteggiamento, si sente sempre più una pecora nera, lontana da tutti gli altri, diversa in quel suo istinto ad inseguire la modernità. La risata va ad acquietarsi, sparendo e lasciando traccia solo del sorriso <ti stavo prendendo in giro> la destra si alza, va semplicemente ad indicare con l’indice il simbolo del clan indossato dall’altro, ne indica gli abiti <l’ho capito appena l’ho visto> ammette lei semplicemente, uno scherzo dal suo punto di vista innocente, tranquillo. Unico modo che ha per rapportarsi davvero alle persone è prenderle in giro ed essere presa in giro ed il punto è proprio questo, comprenderà e probabilmente il loro rapporto futuro si modellerà tutto in quest’istante a seconda di come lui reagirà a quest’ammissione <è stata bella la tua faccia, non mi hai mai vista in tv vero?> non che sappia leggere nelle persone sia chiaro, ma da un suo fan si aspetterebbe come minimo dei complimenti e questi non sono giunti, ovvio quindi che lui non abbia mai avuto modo di ammirare le sue grandi esibizioni, come stare tesa a terra morta di overdose. Sorvolando su questo dettaglio adesso la mano torna ad abbassarsi ed insieme alla gemella, aprendo appena i lembi della giacca verso l’esterno e tornando a mostrare parte dell’addome, se le infila in tasca esattamente dove stavano fino a quell’incontro <ci saremo sicuramente incontrati nel quartiere eppure non ti conosco davvero> ammette lei semplicemente <tu vivi qui?> una domanda più che naturale considerando che lei per prima, nonostante abbia degli alloggi riservati, continua ostinatamente a stare nel quartiere di Suna, anche se ormai si sta facendo tardi e questo potrebbe costringerla ad fermarsi lì per quella notte. Quel pensiero le fa spostare lo sguardo dall’interlocutore quel tanto che basta per fissare la strada in direzione del ritorno come a voler calcolare mentalmente il tempo che le servirà e decidere che fare

23:47 Haru:
 Quell'incontro diventa dunque il protagonista della serata. Haru dimentica cosa stesse facendo e quale fosse il suo obiettivo in cui giungere tramite quella camminata. Rimane lì e lo fa volentieri, nonostante quelle chiacchiere siano ancora all'inizio. Tempo di capire di essersi già visti, ecco. Ed ora possono inoltrare i discorsi iniziando a conoscersi veramente. Le parole della ragazza si rivelano essere soltanto uno scherzo da parte sua e il viso di Haru rimane impassibile per il momento. Fissa quegli occhi rossi, senza pronunciare parola. <Ti hanno mai detto che non hai buone capacità ironiche?> il tono serio, prima che sulle labbra di Haru si disegni un sorriso che denoti come voglia aggiungere una sfumata ironica al discorso anche tramite lui. Smorza quell'atmosfera che stava diventando seria per colpa del suo silenzio ma era solo un atto forzato per fingere di essere davvero troppo serio. Haru ascolta le parole di lei e ne china la testa lateralmente ammettendo la verità. <No, mai vista. E non guardo neanche troppo la tv> se proprio deve essere sincero, lo fa in modo completo. L'Otsutsuki osserva le mani altrui essere infilate nella tasca. Saigo denota come entrambi non si conoscono davvero bene e chiede dove vive lui. Le iridi ghiaccio osservano il settore della Pioggia, poco distante dal settore dell'Erba. <Abito lì, ad Ame> spiega il ragazzo, aggiungendo pochi dettagli all'inizio. <Questo posto non mi piace..> dice in riferimento al settore di Kusa <Però si trova qui il nostro quartiere, dunque lo visito spesso> spiega all'altra iniziando a porre lui alcune domande invece. <Te invece? Dove stai?> chiede prima di guardare il look della donna e ovviamente volere una spiegazione. <E come mai ti vesti in questo modo?> un modo davvero troppo distante dai valori del Clan. E lei capirà quella domanda a cosa si riferisca. Haru non domanda nient'altro per ora. Vuole capire il primo impatto che lei gli darà e poi si farà un'idea su quella persona. Nel modo di vestire, si può osservare già la differenza che c'è tra i due. [chk on]

23:59 Saigo:
 Una smorfia offesa sul suo volto. I muscoli facciali si modificano velocemente, come se stesse imitando qualcosa di visto si limita a riprodurre quello che a tutti gli effetti è un broncio. Che sia solo opera del suo lungo studio come attrice o stia semplicemente mostrando un sentimento non è facile stabilirlo nemmeno per lei, non si sente davvero ferita da quelle parole ma al contempo non le piacciono particolarmente, la verità come sempre sta nel mezzo e la sua espressione non è che l’unione di quelle due cose, studio e sentimenti che vanno a muovere velocemente tutti quei muscoli <o forse sei tu a non saper ridere> replica semplicemente lasciando che poi un sorriso, del tutto identico, a quello dell’altro vada sul suo viso. Lo imita anche come tempistiche, lascia quei secondi di pausa teatrale necessari prima di andare a ristamparsi in faccia un’espressione allegra, stemperando anche lei e continuando a prenderlo in giro. Neutra ancora nei suoi confronti, non ha ancora capito chi si trova davanti, un membro del clan certo ma come gli altri le risulterà semplicemente insignificante per i suoi fini o forse troverà qualcosa in lui? Non sa darsi una risposta, non sa nemmeno cosa pensare di quel ragazzo dagli occhi chiari, sono luna e sole al momento, questa è l’unica cosa che le è chiara, basta guardarli per capire. Persino la risposta e la sua scelta abitativa rafforzano quel concetto, sempre più distanti e opposti <Suna> replica lasciando che lo sguardo si sposti in quella direzione, suggerendo quindi il settore <ho tutto ciò che mi resta lì> una motivazione differente dal semplice gusto personale, non potrebbe allontanarsi troppo da Fuji, ha bisogno di controllarlo per assicurarsi che sia ancora vivo, che sia sempre ancora vivo, si aggrappa al passato a ciò che le resta con tutta sé stessa non sapendo se potrebbe sopportare anche la sua perdita. La domanda successiva poi la porta a fissarlo quasi perplessa per qualche istante, le ci vuole un po’ per collegare le sue parole a tutto ilr esto del contesto, poco abituata a questo tipo di critiche che di solito restano più nel non detto <perché ci sto bene> replica con molta semplicità <e non vedo perché qualcuno dovrebbe impormi un modo di vestire senza pagarmi per farlo> schietta, semplice, diretta. Non che le importi poi più di tanto come appare, sia chiaro, sa solo che si tratta di un ottimo mezzo per ottenere ciò che vuole il più delle volte <tu perché lo fai invece?> rigira la domanda. Distanti, opposti eppure interessata a comprenderlo, forse per via dell’età che sembra essere simile alla sua, forse per via dello strano incontro o forse semplicemente stufa di essere sempre sola, ha un solo amico.

23:14 Haru:
 Il viso di lei si trasforma in un broncio, atto a mostrare una reazione alle parole del chunin. Le iridi chiare di Haru osservano quella persona davanti a lui cercando di capire quanto possano essere veritiere quelle espressioni. Quel che dice Saigo però non è del tutto inesatto. Forse è proprio Haru a non saper ridere troppo. Un altro sorriso sotto i baffi si disegna sul viso del ragazzo. <Può darsi..> rivela senza aggiungere troppi dettagli in più a quelle parole. Haru è un ragazzo che prende prima la vita sul serio e poi con il tempo riesce a donarle anche una leggerezza che necessita. Se il chunin conoscesse meglio Saigo, sarebbe più aperto in questo momento. Ora sono le risposte della ragazza ad arrivare all’udito dell’Otsutsuki. Lei abita a Suna e decide di sua spontanea volontà di indossare degli abiti personali perché non vuole rimanere intrappolata in uno stereotipo ideato da qualcuno. A Suna rivela di avere l’unica cosa che gli rimane. Lei ha qualcuno al suo fianco per cui vivere. Ciò che realmente manca ad Haru invece. Lui ha la sua Casata, per ora. E basta. <Com’è vivere la propria vita per qualcuno accanto a se?> domanda il chunin, curioso di conoscere la risposta della donna. La guarda fisso negli occhi in cerca di sincerità da parte dell’altra e il suo sguardo mostra tutta la sua voglia di sapere. E infine risponde a quella domanda da parte di Saigo. <Sono sempre stato legato alle tradizioni del Clan> afferma ora lui spostando lo sguardo in alto verso la Luna. La osserva, guarda quel bagliore donato da essa. <Le origini del Clan sono ciò che più mi incuriosisce> il tono di voce diventa più serio adesso cercando di capire cosa ne pensa l’altra. <Non ti chiedi mai quali siano le nostre origini?> si ferma un secondo lasciando che il suo respiro riempi quel vuoto creato dall’attesa. <Cosa eravamo in principio?> domande che possono far capire ad Haru quale sia l’interesse di Saigo verso il clan. Le domande di Haru sono quelle che si ripete spesso nella sua mente e a cui vuole trovare una risposta durante il corso della sua vita. Gli occhi ghiaccio si spostano nuovamente dalla Luna alle iridi rosse di Saigo. Una ragazza completamente diversa da lui, sotto ogni aspetto. Luna e Sole, forse davvero sì. Ma per quanto essi siano contrapposti, sono collegati da una relazione che li unisce. Quando arriva uno, l’altro va via. Quando l’altro ritorna, il primo deve andare. Quando pensi ad uno però, non puoi che pensare anche all’altro. Opposti ma legati. [chk on]

23:16 Saigo:
 Scherzano come se si conoscessero da tanto, forse è anche vero, hanno qualcosa di profondo in comune per quanto lei sembri poco avvezza a volerlo ammettere, poco incline a legarsi con chiunque, terrorizzata inconsciamente all’idea di perdere nuovamente qualcuno di caro, qualcuno su cui basa il sorriso di tutti i giorni e la voglia di essere meglio di com’è davvero. Legami che la spingevano a migliorarsi, ad essere sempre la versione migliore di sé e che ora la affossano, una zavorra ai piedi che riesce a togliere solo in presenza di Fuji, l’unico che è rimasto con lei, l’unico a cui si aggrappa con tutte le sue forze, pur professando una tolleranza residua, pur stimandolo dal profondo del suo cuore. Amicizia, un termine sconosciuto nella sua accezione meno infantile e più adulta, le relazioni sociali le sa imitare ma non vivere davvero, dall’esterno la differenza è così sottile da non essere notata ma poi la sensazione di solitudine che prova le ricorda quanto invece sia ben radicata e netta la divisione tra i due fenomeni. Scherza e ride con Haru come se nulla fosse, gli sorride, imita un broncio e parla come se fossero amici, affini in realtà più di quanto non sappiano ma ancora distanti l’uno dall’altro più di quanto voglia far vedere. La domanda successiva poi la scuote, come una pugnalata in pieno petto <vivo per me stessa> lapidario il tono, deciso e in qualche modo freddo, sembra che voglia convincere solo sé stessa, che voglia credere con tutta la sua forza in quella semplice frase ben consapevole che non sia così, tremendamente conscia della difficoltà che le comporterebbe sopravvivere al fabbro. Subito dopo abbassa lo sguardo <e fa schifo sapere di non avere più altro> vaga ma al contempo abbastanza a suo agio da rivelarsi, da pronunciare quelle parole che spesso ha tenuto segrete. L’appartenenza allo stesso clan che si fa beffe di tutti i suoi presupposti di non legarsi, la mente che cerca uno sfogo e la fiducia che viene attribuita ad Haru sulla base di un continuo incrociarsi senza mai conoscersi. Lo sconosciuto perfetto a cui raccontare tutto, come quelli su ninjagram che le raccontano tutte le sfighe solo perché lascia aperta la chat dando l’illusione d’essere lì ad ascoltare. Legati dal loro essere così distanti, il fatto stesso che ora parlino suggerisce un’eclissi, rialza gli occhi e lo fissa, ricambiando lo sguardo altrui <cambierebbe qualcosa sapere cos’eravamo?> domanda semplicemente <e se avessimo fatto qualcosa di orribile al mondo? Tu vorresti saperlo comunque?> il discorso si fa improvvisamente profondo, lei stessa si mostra inaspettatamente riflessiva <forse non è importante da dove veniamo ma solo dove stiamo andando> scuote appena le spalle e sorride, alzando gli occhi al cielo proprio ora. Si fissano per un istante e poi tornano a separarsi, esattamente come durante l’eclissi, rari i momenti di incontro e proprio per questo magici

00:08 Haru:
 Ed ecco che quell'incontro inizia ad ampliare le proprie vedute. La conoscenza tra i due prende vita e si inoltra in discorso più profondi e meno leggeri. Come si vive, cosa si pensa. Il lato principale del carattere dei due inizia ad essere messo alla luce agli occhi dell'altro, senza neanche troppo voglia di nascondersi dietro un dito. Mettono il loro carattere in faccia all'altro tra un sorriso e una battuta, come se in fondo si conoscessero da tanto tempo. L'Otsutsuki osserva la ragazza mentre spiega come viva lei la sua vita. Vivere solo per se stessi. Un modo per sopravvivere alle ingiustizie della vita e non immischiarsi più in sentimenti che potrebbero portarti altro dolore. Come Haru, d'altronde. Lui è solo. Una famiglia non l'ha mai avuta, mai conosciuta in fondo. Le uniche persone che gli sono stati accanto sono i suoi maestri d'infanzia che con autorità lo hanno cresciuto e portato ad essere ciò che è oggi. Un ninja che ricerca la cultura dell'origine del Clan. Ecco cosa è Haru. <Vivi per te stessa..> ripete quelle parole l'albino mentre riflette le sue iridi chiari nel rossore dell'altra. Il ragazzo riflette su queste parole cercando di capirne il reale motivo. Qualcosa deve essere. Un motivo che porti la donna a non allacciare più molti legami. <Fa schifo, sì> ripete anche le altre parole. Legato al Ninshu, Haru vede in ogni persona un possibile legame da creare. Non riesce a vedere barriere. Il Ninshu, tramite il chakra, le rompe quelle barriere che si possono creare. <Hai mai dato la possibilità a qualcuno di averlo nella tua vita? Farebbe più schifo decidere di escludere ogni nuova forma di legame..> afferma con sincerità, forse troppa per essere al primo incontro, il giovane. Per lui però è così. Decidere di non aver nessuno nella propria vita è soltanto una propria scelta. <Sarei felice di ascoltare di più sulla tua storia e provare a comprendere quali situazioni ti hanno portato a pensare questo> il tono diviene più pacato, forse per mostrare le sue vere intenzioni. Non la vuole assolutamente giudicare. Haru vuole solo comprendere e decidere se sia giusto aiutare. Il discorso successivamente si sposta sulle domande del ragazzo. Saigo risponde e l'albino cerca di dare una visione più ampia del suo punto di vista. <La conoscenza è tutto. Più sappiamo e meno abbiamo possibilità di sbagliare> dice in merito alle domande poste dall'altra. <Io vorrei sapere tutto, in modo da conoscere e diffondere ciò che è giusto. In questo modo, il futuro avrà modo di vedere quel che è da compiere> aggiunge mentre vede l'altra staccare il suo sguardo per un attimo. Si incrociano e poi si separano i loro sguardi, esattamente. <Dove stiamo andando è importante quanto conoscere bene la strada intrapresa> conclude il suo parlare serrando le labbra delicatamente. Il silenzio cala lasciando all'altra la possibilità di replicare. [chk on]

00:36 Saigo:
 Lo ascolta mentre la luna l’attrae a sé come segno del destino, legandola senza vie di fuga, ammaliandola e poi abbandonandola ogni mattino. I discorsi tra loro variano ed eccola fare un passo indietro mentre il ragazzo parla, quasi istintivamente a mettere delle distanze, contrapposti anche in questo modo di affrontare la vita. Lui che proprio per la solitudine provata cerca di legarsi ad altri e lei che invece mostra apertamente quanto sia intenzionata ad evitare altri legami, ne ha uno e si preoccupa già abbastanza così. La destra sale, quasi a disagio, verso i suoi capelli, li accarezza come per volersi rilassare <non sono più disposta a vedere tutti morire intorno a me> aggiunge semplicemente, il tono trasuda tutta la sofferenza che ancora prova che non è riuscita a superare e che non dimentica. Scuote poi lentamente il capo a quella proposta mentre prendendo un profondo respiro torna ad osservalo, gli nega quell’apertura, in un certo senso si ostina allontanando anche lui, con gli sconosciuti è più facile aprirsi ma ci sono cose che non è disposta a sentire ancora, momenti di quel maledetto giorno che vorrebbe solo non ricordare più ma a cui al contempo si aggrappa con ogni forza, decisa ad evitare che tutto si ripeta. Il discorso continua, si contrappongono le loro visioni del mondo <se scoprire il passato ci portasse conoscenza e non solo consapevolezza concorderei con te ma a volte si rischia solo di fare gli stessi sbagli nell’illusione d’essere meglio di chi ci ha preceduti> alza appena le spalle, il pensiero va a tutti quei ninja che ora stanno misteriosamente tornando, loro sono l’esemplificazione di questo suo pensiero, essere inutili che appartengono ad un passato doloroso e che lì dovrebbero rimanere relegati, persone che a causa del loro egoismo hanno rischiato di distruggere il mondo e che sicuramente lo distruggeranno ancora. Non si fida e non li accetta <non credi sia meglio sbagliare di nostra iniziativa piuttosto che commettere errori già conosciuti?> domanda ancora, rivelandosi riflessiva, più di quanto abbia mai mostrato al mondo, nascosta dietro a quel suo muro, a quelle difese che la fanno apparire sempre e solo come un’egoista viziata, un po’ bulla a volte ma mai più profonda di come si vede. Un muro innalzato per proteggersi da quel dolore che comunque continua a consumarla, giorno dopo giorno

01:04 Haru:
 Coraggio e paura. Questo è ciò che muove il mondo e allo stesso tempo ciò che lo tiene fermo. Le persone possono dividersi in due categorie: chi affronta la vita con il coraggio di provare e chi la affronta con la paura di sbagliare. Entrambe le categorie portano le persone a diventare ognuno speciale a modo proprio. Non c'è una categoria giusta o sbagliata. Ci sono soltanto persone differenti che credono come sia meglio affrontare la vita. Saigo ha paura di legarsi a qualcuno per evitare di correre il rischio di vedere perdere nuovamente qualcuno a cui tiene. Haru non può dargli torto. Il dolore fa male. Ti uccide dentro. Ti lascia morire lentamente. Chiudersi in se stessi è una forma di sopravvivenza che può essere attuata. Prima o poi però bisogna tornare a vivere. Non si può sopravvivere per sempre. <Proteggili, allora> abbi il coraggio di diventare la prevenzione delle tue paure. <Io non riuscirei a impedire un legame per la paura di poterlo perdere un giorno. Correre il rischio è il prezzo da pagare per avere qualcuno di importante al proprio fianco> spiega il suo punto di vista Haru guardando nuovamente dritto negli occhi rossi la ragazza. Non aggiunge più di tanto a quelle parole volendo lasciare alla donna un pari trattamento su quel dialogo, senza voler far passare la sua visione in modo forzato. Lascia ad entrambi lo spazio giusto per intervenire e di spiegare la propria concezione di vita. Saigo si vede leggermente contraria alle parole dell'Otsutsuki dando a sua volta la spiegazione di quale potrebbe essere il pericolo. L'albino riflette su quel discorso da parte dell'altra e ne risponde appena gli sarebbe possibile. <Le tue parole non sono sbagliate. Bisogna sempre capire cosa sia giusto e cosa no> d'altronde, questa è la filosofia del giovane. Le labbra si separano nuovamente lasciando uscire il filo di voce del ragazzo. <Io ti parlo però delle origini del nostro Clan> cerca di spiegare l'Otsutsuki all'altra parlando più precisamente di quel che intende. <Il nostro Clan esiste da prima che il chakra iniziasse ad essere utilizzato su questa terra. Capisci che deve esserci un collegamento tra noi e l'inizio di tutto ciò che ha riguardato la storia del mondo?> cerca di far capire il suo punto di vista mentre il tono si fa sempre più deciso. <Comprendi che deve esserci un motivo se i nostri antenati erano già lì prima che il chakra iniziasse ad essere usato e abusato?> chiude il suo discorso cercando di mirare in pieno quale fosse il succo del suo discorso e provando a rendere ancora più chiare le sue parole all'altra. [chk on]

01:16 Saigo:
 Il discorso è complicato, lo è da sempre ed è un dibattito che probabilmente non vedrà mai una vera fine. Continua ad accarezzarsi i capelli lei semplicemente ascoltando, socchiude gli occhi gli istante necessari a riflettere a cancellare dal suo sguardo quel dolore che giorno dopo giorno la consuma sempre di più e al quale non si abituerà mai. Non è facile scegliere di essere coraggiosi, ancor meno lo è per chi come lei deve la sua vita ad un mero colpo di fortuna, consapevole d’essere troppo debole per agguantare chi le sta intorno, inutile se paragonata al vero potere, sarebbe egoista da parte sua lanciarsi e stringersi a qualcuno e continuerà ad esserlo finché, proprio come dice l’altro, non potrà difenderli <il Dio l’ha mostrato chiaramente a tutti> ammette quasi mesta e si morde rabbiosa il labbro inferiore, odia ammetterlo, odia esplicitarlo e soprattutto odia che le sue parole continuino a vorticarle minacciose in testa. Non sa ancora cosa significano ma sempre più si convince che non siano nulla di buono per lei <siamo deboli, troppo deboli per poter proteggere chi amiamo> e lei lo è stata ancora di più, piccola ingenua ed incapace, ancora non sa se aver incastrato Fuji in quella dimensione l’ha salvato o condannato, anche questo pesa su di lei e il suo cuore martoriato. Seppur si esprima decisa e con forza non vuole far prevalere la sua visione, comprende seppur non condivida quella di Haru, ciò che li lega forse è proprio questa capacità di accettare la visione altrui senza mai farla propria, consapevoli di quanto l’una sia necessaria all’altra. Ancora una volta come il sole lascia il posto alla notte conscio di quanto la sua luce brilli solo in contrapposizione all’altro. Calore e vitalità percepiti come tale solo grazie alla sua assenza. Il discorso prosegue, porta i due a confrontarsi su più piano, ascolta in silenzio lasciando lui lo spazio di spiegare il suo punto di vista, di ampliarle la mente e lasciare che il dubbio si insinui in lei <potrebbero essere solo storielle o forse peggio> un istante in cui lascia che la sua frase si radichi nella testa altrui <forse hai ragione ma non dimenticare mai che la storia viene scritta dai vincitori> si spiega senza più distogliere lo sguardo dai suoi occhi, presa da quella discussione mentre ogni singola argomentazione viene analizzata <e se noi non fossimo altro che gli sconfitti cancellati dal passato? Se ci fossimo nascosti volutamente? Le domande sono tante e penso tu abbia ragione nel ricercare una risposta> il pensiero che muta, durante una semplice chiacchierata mentre lui riesce a farle comprendere <quello che bisogna domandarsi è solo se si è disposti ad ascoltare la risposta> lei ne sarebbe capace? Non lo sa, dubita in realtà, ancora acerba a quella ricerca, poco avvezza ai pericoli che potrebbero celarsi alle loro spalle

18:21 Haru:
 Il discorso è complicato ma solo in quel modo la conoscenza inizia ad essere approfondita e si addentra più in profondità della semplice superficie. È vero.. Quel Kami ha messo a nudo i difetti di ogni shinobi. Le debolezze dell’uomo sono state rivelate. Da soli, non sono stati in grado di far niente e per questo hanno perso, sconfitti sia nel corpo che nell’onore. Saigo vede questa debolezza mostrando quanto il suo carattere si avvicini a quella visione. Siamo deboli e non siamo in grado di poter difendere chi amiamo. Haru la guarda ed ora un sorriso si disegna sul suo viso. La sua visione viene messa in evidenza nelle parole altrui mostrando come i legami possano rivelarsi la salvezza nella maggior parte delle situazioni. <Siamo stati deboli, sì..> premette perché in fondo questa è la verità. <Ma come lo abbiamo sconfitto quell’essere?> domanda all’altra in modo retorico lasciando passare alcuni secondi per continuare a parlare. <Uniti, tutti in questo luogo. I legami creati qui dentro ci hanno permesso di esser più forti di quell’essere> afferma il ragazzo verso lei mantenendo un tono tranquillo, pacato. Il suo mondo è legato al Ninshu e Haru vede nei legami la forza più forte esistente in tutto il mondo. <Forse in solitudine siamo deboli.. Non posso darti torto. Da soli non possiamo essere in grado di difendere chi ci sta vicino> conclude il suo pensiero passando al resto del discorso. Gli occhi ghiacciati dell’Otsutsuki cercano quelli rossi di lei. Quell’incontro sta per andare verso una conclusione. Il loro discorso li ha portati a capire di avere visioni differenti, a volte opposte. Entrambi sembrano ritrovare quel bisogno di capire maggiormente la visione altrui perché questa non viene rifiutata ma cerca di essere compresa. Come se l’altro volesse avvicinarsi alla visione opposta. <Bisogna trovare il coraggio di ascoltare e conoscere> spiega lui rispondendo alle parole di Saigo. Haru ha bisogno di capire quale sia l’origine del suo sangue per capire le motivazioni che hanno portato il mondo a finire ai giorni nostri. Una lunga e tortuosa ricerca che porterà l’albino a delle risposte. <Non so quanto a te piaccia il pericolo..> il tono si abbassa divenendo più enigmatico. <Non so come tu abbia intenzione di vivere il resto della tua vita. Tra sopravvivere e vivere, c’è una distanza troppo netta> ed è ciò che cambia un’intera esistenza. Haru osserva per l’ultima volta l’altra. <Se vuoi uscire dalla tua bolla e iniziare a vivere davvero, visita più spesso questo quartiere così ci incontreremo ancora> le sue parole si interrompono e lui inizia ad allontanarsi dalla ragazza. <È stato interessante conoscerti..> si volta lasciando che le iridi chiari si rivolgano ancora a lei mentre i ciuffi dei capelli coprono parte della sua fronte. <Ciao, Saigo> le mani tornano composte all’interno delle maniche del kimono nero, incrociate sotto il petto. Così Haru continua il suo giro finendo per tornare alla Pioggia dove riprenderà le sue faccende. Due opposti che si sono incontrati. Ed ora devono soltanto iniziare ad attrarsi uno verso l’altro. Solo così le loro visioni troveranno un punto in comune e giungeranno a ciò che entrambi vogliono. Ora il destino deve fare il suo corso. [end]

18:30 Saigo:
 Il discorso prosegue mentre il tempo scorre inesorabile e veloce dal suo punto di vista, una chiacchierata che si è protratta nella loro immobilità, in quel loro scambiarsi sguardi infiniti e parlare, comprendersi e al contempo allontanarsi. Si ascoltano e proprio in questo senso lei si limita ad annuire, comprende ciò che le dice eppure non vuole accettarlo <io resto ancora troppo debole però> puntualizza, spostando su di lei la luce, la ribalta, l’inquadratura si protende ed esclude tutto il resto, la sua inutilità, quel suo non sentirsi ancora abbastanza che viene inquadrato <non è stata solo l’unione ma anche la forza dei singoli> la morte è inevitabile e fare i conti con questa realtà la sta spingendo a studiare sempre più a fondo le sue insicurezze, quel discorso mina le sue stesse basi, le fondamenta che ha utilizzato fino ad oggi per muoversi nel mondo. Il vento lieve si fa sentire, dalle sue spalle spinge i capelli che ha smesso di accarezzarsi, lascia che invadano quel volto candido mentre gli occhi si socchiudono per proteggersi dai ciuffi che potrebbero ferirla. Ricambia lo sguardo di lui cercando anche le iridi altrui come a volerlo comprendere tradite quel semplice esserci, al momento l’uno per l’altro. Poco più che sconosciuti ma vicini in questo momento, così tanto che non dimenticherà quell’incontro, che lascerà il dubbio insinuarsi <il pericolo è necessario> non risponde davvero, non ama esporsi, non ama rischiare ma è consapevole che per diventare più forte deve accettare anche quella realtà, deve camminare sul filo del rasoio correndo il pericolo di ferirsi, farsi del male e forse anche morire. Dalle altrui parole però deduce che l’altro possa esserne un amante, quasi fino a volerlo ricercare a differenza sua che si limita ad accettarlo passivamente <Ciao Haru> è l’ultima risposta che dona mentre la destra si alza per sistemare i capelli dietro l’orecchio, accarezzandosi delicatamente quel lato del viso e poi osservandolo allontanarsi. Solo quando sarà svanito dalla sua vista allora si riscuoterà, ferma lei a riflettere su quel discorso così a lungo da non rendersi nemmeno conto di quanto è rimasta lì immobile e sola. Tornerà a Suna, tornerà al suo appartamento e continuerà a rifletterci, incapace di passare semplicemente oltre, tanti gli spunti di riflessioni, tante le analisi da fare su sé stessa e le sue necessità [end]

Haru e Saigo si incontrano, come Luna e Sole. Si conoscono, si confrontano e come due opposti restano fermi sulle loro idee eppure il seme del dubbio si insinua portandoli a riflettere.
Non si conoscono ma sembra proprio che in qualche modo siano già legati, talmente diversi da non potersi che identificare come simili.


IO SONO BLESSATA