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con Kioku, Sango

19:55 Kioku:
  [Settore Amegakure--->Radura] Tardo pomeriggio, le luci di un tramonto ancora accompagnano il volto di Kioku e di chi come lui, ancora vaga per i sentieri di Kagegakure, il villaggio dell’ombra, per Nashi però il sentiero da lui intrapreso sarebbe ben diverso, no, non verso casa, non ne ha una realmente, si certo, dove vive con Nobu ma è un ospite e lo sarà per sempre, forse fin troppo vantaggioso approfittarsi così della sua gentilezza, ne sarebbe verso il suo “clan”, ancora poche le informazioni in suo possesso per quanto, dalla chiacchierata di Ieri con Haru qualcosa ha ricavato, in particolare la quiete del suo animo, no nemmeno quello e dunque dove i passi del giovane Chunin lo stanno portando? Un sentiero differente si, da chi sta tornando a casa, dal proprio clan o dalla propria famiglia, un sentiero intrapreso ieri proprio durante l’incontro inaspettato di Haru a quelle porte di Ame, ormai appurato che per semplici passeggiate lungo il perimetro protetto è comunque fattibile stare, il suo sentiero però si differenzierebbe un po’ da quello di ieri, andando oltre a dove loro si sono fermati, curioso di potersi godere lo stesso posto da lui percepito come molto rilassante e poterlo vedere anche con una luce ben più forte dei semplici pali illuminati in lontananza. Un sentiero che ormai intrapreso però lo spingerebbe ad inoltrarsi nella foresta, lontano dunque dai controlli delle mura, a suo rischio e pericolo ovviamente, un sentiero che infine lo porterebbe ad una bellissima radura, un piccolissimo ruscellino passare e spaccare quella piccola radura, al centro un tronco ormai spezzato, la natura attorno ad esso è cresciuta in maniera non eguale e questo porta quindi alla creazione di un piccolo spiazzo, al radura per l’appunto, forse il luogo migliore per Kioku, poter fare mente locale su tutto ciò che gli è accaduto da quando è arrivato a Kagegakure, da quando si è risvegliato, ancora non comprende i suoi poteri, lo Sharingan, ancora non comprende quanto sia forte e cosa possa realizzare con le sue mani, ne è spaventato ma al tempo stesso incuriosito. Una volta arrivato alla radura e direttosi vicino al tronco spezzato, vi ci si poggerebbe come può, a differenza di ieri, oltre alla sua inconfondibile capigliatura con coda di cavallo, ciuffo come sempre posato sulla fronte ed il resto adagiarsi sulle sue spalle, presenterebbe una giacchetta jeans della Levinja, maglietta con sopra scritto Vibe, dal motivo distorto e colorato di variopinte tonalità, un pantalone scuro a coprirne le parti intime ed il famoso biscottone e finalmente le famose Ninjadas, l’edizione trovata negli annunci di NinjaGram, poggiatosi dunque a quel tronco, lesto l’accendersi di una sigaretta, a differenza delle precedenti volte avrebbe fatto il pieno, pacchetto intero appena rifornito, la destra dunque impegnarsi tra un tiro e l’altro ad adagiare quella sigaretta sul fianco o sulle labbra in alternanza, mentre la sinistra lestissimo ad estrarre il cellulare per controllare Ninjagram, qualche video nuovo e funny, poco importa, i suoi pensieri sono comunque affollati da quesiti e domande ma a differenza delle scorse volte è ben più conscio di ciò che è, non di chi era ma che un ninja è, ormai è chiaro, per tanto il chakra sarebbe attivato, ormai sempre meno problematico per Kioku richiamarlo, pregno di vigore, tra un tiro e l’altro, alternerebbe la gamba piegata ed appoggiata al tronco dove vi si poggia ora, nuvole di tabacco liberarsi nel cielo, compreso il suo sguardo, una radura bellissima. [chakra on] [Giacchetta Levinja - Pantaloni normali - scarpe Ninjadas]

20:07 Sango:
 Oh come cade lenta la luce dell'ultimo giorno, un dolce saluto all'orizzonte lontano che cala per tuffarsi dietro la notte incombente abbracciando tutto ciò che può fino alla fine del proprio sguardo. Una luna pallida e timida si leva verso il cielo per mostrar a coloro che la desiderano la propria presenza in quella piccola radura al centro d'un bosco estraneo. Alberi sempreverdi a circondarla, a creare quella sorta di piccola casa occlusa ad occhi estranei e ferini, a donar pace a chiunque la cerchi. Un vento smuove quei lunghi fili d'un rosso intenso e vivo, di quello che si porta verso l'alto come fosse leggera anche la donna il cui viso par quasi sereno dopo tanto tempo, non vi è nulla se non quel rumore, quel vento, quella stessa natura di cui non sente più il battito intimo ne l'energia scorrere, niente. Non percepisce alcun legame con essa, solo la bellezza di chi sa apprezzarla si, ma infima . Per quello anche le proprie mani si sollevan al plesso solare, dolci e delicate, femminee dita a compier il sigillo caprino e chiuder le stesse palpebre. La mente che vola oltre ad immaginar due sfere opposte, una alla mente frutto di un pensiero dolce, e quello al ventre in veste della propria forza. Due sfere che proietterebbe l'una verso l'altra, movimenti opposti che ritroveranno anche quelle due unite nello stesso punto ove sostano le mani . Un movimento rotatorio verrebbe impresso sempre più veloce per donar forma a quell'energia debole che adesso la abita. Solo a quel punto , quando le mani saranno scese lungo i fianchi dolcemente, anche le iridi si spoglierebbero al mondo , priva di quelle mura che l'han sempre protetta per sentire appieno quel dolore che la abita, che la punge nel vivo pronta a soffocarne il respiro rotto di chi sembra voler piangere ma alcuna lacrima nascerà da quegli occhi. Tace d'innanzi a tutto, piccola in confronto a ciò che la circonda, un essere microscopico che non ha più alcun valore. Lo ha perduto si, eppure perchè non sentirsene totalmente distrutta in preda ad un dolore la cui distruzione avrebbe lasciato il nulla , macerie? nemmeno quelle, briciole di un essere senza più significato ne futuro, eppure la sente, quella che è l'ultima cosa rimasta in quel vaso svuotato, la speranza. Una di quelle che quando arrivi alla fine ti coglie pur di non lasciarti andare a quel baratro nero , un sospiro lieve mentre lentamente volterà le spalle a quell'ultimo tramonto, per scivolar via verso Ame stessa. Un passo che non tarderà a fermarsi quando quella sottile luce d'una sigaretta andrà a illuminar la presenza di qualcun altro, troppo piccola ancor per vederne davvero bene il volto eppure.. eppure.. eppure sa che è lui. Lo sa, sa chi sia, sa che quel volto non potrebbe appartenere a nessun altro che al possessore del rinnegan , e tacita come un stelo d'erba tremerebbe sul posto pur non trovandosi poi tanto distante da quell'uomo di qualche metro ormai . Ne percepisce la presenza eppure del potere non vi è traccia, che sia divenuta davvero così cieca? Così debole da non rimembrare nemmeno la potenza del rinnegan? Il cuore che sussulta di odio, rabbia, delusione.. e amore, ve ne è anche quello per colui che l'ha abbandonata, per colui che l'ha lasciata di nuovo, che ha negato loro quel destino che sarebbe dovuto esser compiuto < Akendo > un sussurro sottile e il cuore che scoppia di nuovo, per l'ennesima volta, e adesso che è li cosa fare? < ti ho atteso così tanto > una lacrima scivola su quella gota eppur non s'avvicina ancora, non riuscirà a muover alcun proprio arto neppur lo vede persa in quelle lacrime che faticano adesso a fermarsi . [tentativo impasto del chakra]

20:37 Kioku:
  [Radura] Attorno a lui il silenzio più totale, eppure non è da solo, no questo no, una antica sensazione di nostalgia riaffiorare ma perché proprio adesso? Che nostalgia potrebbe mai provare in un posto mai visto o vissuto? Perché mai proprio tali posti avrebbero un certo che di tranquillità? Innegabile si questo è ovvio ma perché se ne sente così attratto a delle volte? Ah se solo Kioku sapesse che tali posti sono sempre stati a cuore al Possessore del Rinnegan, se solo sapesse quanto la natura lo avvolgesse a suo tempo, custodendo il loro figlio prediletto, tanto quanto i Kami stessi lassù nel cielo. Nostalgia, nulla di più, una nostalgia immotivata che perderebbe subito di efficacia e d’impatto al far spallucce da parte del Chunin stesso, ignorando queste sensazioni estranee a lui, di poco conto non volendoci neanche volontariamente darci troppo peso, per quanto Haru lo voglia aiutare a recuperare i propri ricordi, non può far a meno di domandarsi chi fosse e quando una volta scoperto cosa comporterebbe, primi dubbi esistenziali si farebbero strada nella mente di Kioku, non è stupido ne sciocco, forse un po’ spensierato ma la vicinanza e l’influenza di Nobu inevitabilmente si sentono sulla vita, sui gesti e sulla mentalità del Chunin <bah> sbotterebbe quasi, scrollando il proprio capo, ora come ora non ci vuole neanche pensare, non che possa riuscirci veramente, ma distrarsi e forse scacciare, in qualche angolo remoto della sua mente tali pensieri, almeno per un po’, di certo non farà male. Pollice sinistro scrollare agilmente la home di NinjaGram, ancora un po’ spoglia non avendo ancora molte persone e pochi follower per adesso, però attenzione, poco a poco sembra che la gente si stia interessando alla storia del povero ninja smemorato, chi lo sa in futuro come questa cosa possa evolversi, per adesso si limita a guardare offerte, annunci e qualche foto di chi segue su questa piattaforma, a quanto ha capito ve ne sono diverse e forse in futuro si farà un giro anche su quelle, oggi giornata molto chill and funny, è riuscito anche a scambiare qualche messaggio con nana tramite Ninjagram ma fesso lui a non chiederle il numero, sarà per la prossima volta, la destra ancora una volta adagiare la stecca fumante tra le due labbra, schiudersi per abbracciarla, polmoni riempirsi di quel vapore tabaccoso per poi espirare con violenza, spingendo quell’aria quasi come fosse un getto, giocando, divertendosi, non che abbia molto da fare, d’altronde è venuto fino a la per rilassarsi, mai si potrebbe aspettare una piega simile. No, per fortuna nulla di psicopatico e traumatico come quella notte, ancora a pensarci un brivido felino lungo la schiena gli farebbe accapponare la pelle, no, Kioku non lo sa ma un fantasma proveniente dal passato verrebbe a fargli visita, appartenente ad una vita che ormai non ricorda più. Le di lei parole lo raggiungerebbero, le orecchie vibrare di qualche centimetro <hmm?> mugugnerebbe ora con al sigaretta in bocca non ancora presa tra l’indice ed il medio, lo farebbe, poco dopo, volgendo il proprio capo ed infine il busto, posando la gamba impegnata fargli da perno sul tronco, così da potersi volgere con agilità e senza impedimenti <hey ciao> esclamerebbe non riconoscendo ovviamente l’altra figura ne comprendendo quanto detto da lei…”atteso”, palesemente femminile la figura, le labbra schiudersi non appena libere dalla sigaretta <Ci conosciamo o magari stai cercando qualcuno per caso? È facile perdersi qui> esclamerebbe subito dopo, un sorriso a 32 denti palesarsi su quel volto, un volto ben diverso da come potrebbe ricordarlo Sango Ishiba, un viso giovane, terribilmente più giovane, occhi profondi si ma non violacei, bensì neri pece, oscuri come l’oblio ma normalissimi, capelli stessi, molto più curati ed ordinati, quel buffo ciuffo adagiarsi sulla fronte, molto figo ma anche molto diverso, vestiario e quel sorriso, un sorriso che probabilmente mai ha visto su quel volto <Ma non ti preoccupare capita anche a me spesso> per poi scoppiare in una risata un po’ imbarazzata, lasciando che la sinistra si posi dietro alla nuca grattandosi, imbarazzato un po’ da quanto appena detto. [chakra on] [Giacchetta Levinja - Pantaloni normali - scarpe Ninjadas]

21:01 Sango:
 Come diamine potrebbe sbagliarsi quando il proprio istinto le direbbe che quello, quel ragazzo dai lunghi capelli neri è proprio lui, Akendo Seiun, il suo odore perfino è lo stesso , immutato nel tempo e negli anni. L'ultimo kami sceso in terra , amante della natura anche lui, possessore dell'izanami e dell'izanagi, e quanto altro potremmo star qui a scriver di ciò che un tempo era Akendo. Ciò che lo riluceva nell'oscurità più profonda, di carni mosse dal vento lontano dal sapore d'una conoscenza senza eguali e di terre sconosciute, di colui che la ammise nel mondo stesso della natura, di colui che ha amato e a cui s'era legata in quel frangente della propria vita. Una vita spezzata a quel legame per suo merito, per averla di nuovo abbandonata, per averla lasciata sola senza più alcuno a cui tenersi in piedi prima di poter far anche lei quei timidi e piccoli passi d'un puledro appena venuto al mondo. Lui doveva esser li, doveva esser li con lei , doveva veder coi suoi occhi quella fiamma. Ma adesso che ne rimane? Una brace tenue soffocata da un sogno che vi è crollato sopra , e tu Akendo avresti dovuto tenerla per te, guidarla in quell'oscurità ove s'è perduta da sola, cosa ne è rimasto a te se non il nulla? I passi si risentono di un cammino che sta per travolgerla verso colui che è Akendo, eppure qualcosa, qualcosa di estremamente diverso vi sia. Sebbene la voce sia rimasta immutata, quel viso ha perduto i segni del tempo e del dolore sulla stessa pelle, di quello sguardo non più violaceo , di quel suo allegro tono che mai vi avrebbe associato, ne di quel sorriso così largo così fasullo. Il passo che si farebbe più forte seppur tremi , li nel provar a raggiungerlo, nel poterlo davvero vedere negli occhi, di poter porre le proprie mani sul suo petto e stringerne la maglia con le dita furenti e sanguinolente , di palmi tagliati e di sangue che scorre verso la terra stessa < non prendermi in giro > un ringhio che sfocia dalla bocca stessa , tiranna d'un tempo che lui non le ha mai davvero concesso, di una rabbia che si inerpica nella pelle stessa < tu > un sussurro smarrito d'innanzi a quel nuovo volto < tu dovevi esser li > le mani che si stringono in quei pugni , le unghie stesse che affondano donando quel dolore desiderato, vorrebbe strapparsi la pelle a momenti da quanto tutto ciò possa far male. Come può non sapere di lei? Come può aver dimenticato tutto quello che hanno trascorso < tu dovevi guidarmi > le labbra che si increspano per romper la dolcezza di quella notte appena giunta su di loro, interrompendo il dolce e lieto sonno di creature ormai stanche, rintanate nelle loro calde case per goder d'un sonno ristoratore < tu dovevi .. dovevi .. DOVEVI VEDERMI MENTRE BRILLAVO DI PIù > come non lasciarsi andare a quelle onde impetuose di dolore che la vogliono soffocare, come può non gridargli addosso, come può non sentir il peso di quella scelta mai fatta da lei, ma da lui. Le mani sono li che tremano evidenti, come quello sguardo reso sottile come due aghi di lacrime mai celate e d'un animo che si espande, e la fiamma che si riaccende . La mente che prova a estraniar tutto quanto, d'esser capace di ritrovar l'armonia con la natura. Di provar a metter da parte tutto, di aprire i cancelli della mente, di riuscire a sentire la natura e quel suo grande flusso , di unirlo al proprio chakra, di poterla domare e d'esser di nuovo Byakko. Ma li non accade nulla, non sente nulla, mente cieca a quelle catene che la avvolgono, che la sopprimono, che non le permetton di percepire nulla oltre le proprie orecchie. Non vi è alcuna energia , solo un vacuo sguardo a quegli occhi neri profondi e docili, di colui che forse non è davvero più chi ha conosciuto, ma anche in quel momento la comprensione la raggiunge, l'ennesima < no > un sussulto a quel sapere, a quella separazione, a quella mente devastata da un dolore che non le permette di riemergere da quella foschia per superar tutto quanto e divenire unicità con quel mondo < no no > le lacrime che continuano a scivolar verso il basso come il corpo, seguito da quelle mani che scivolano da quella maglia per inginocchiarsi davvero ai suoi piedi , d'affondar le stesse mani nella fredda e umida terra < perchè mi fate questo > un sussurro ai kami stessi , coloro che si divertono nell'osservarli, nel guardar le loro gesta, nell'interromper le loro vite, tutto ciò che hanno non è altro che un illusione. Non saranno mai padroni del proprio destino, di quello che toglierà tutto loro per lasciarne solo l'estrema solitudine . Non brillerà mai più per quell'uomo, per quegli occhi ormai spenti, non sarà in grado di danzar con le fiamme del proprio essere. Non vi è possibilità adesso.

22:01 Kioku:
  [Radura] Se c’è una cosa certa è che Kioku di fortuna ne ha poca, eppure è lo Shounen boy, probabilmente tutto quello che gli sta accadendo si ricollegherà in futuro, poco ma sicuro, tutto ciò che sta accadendo in questi giorni è sicuramente frutto di un piano ben più congegnato, studiato e soprattutto ancora acerbo, ostacoli, persone e difficoltà lungo il suo cammino. Non ha idea del perché, né di chi realmente stia tramando e tirando le fila di tutto ciò, vi è realmente qualcuno dietro tutto ciò? I Kami desiderosi di riabbracciare il loro figlio perduto? La natura stessa che reclama il suo ultimo guardiano? Non ha idea e non può saperlo, sa solo che può e deve andare avanti, aggrapparsi alla vita, al desiderio di sopravvivere e forse è questo il cuore, il motore del ragazzo, ciò che lo sprona e non lo fa sprofondare nell’angoscia e nel tormento di aver perso ogni cosa di sé stesso, l’identità, il nome, la memoria, i pensieri, chi era un tempo e chissà anche i legami che ormai ha perduto forse per sempre, così come la memoria, anche il pensiero di non poterla più recuperare è come se gli avesse messo “in pace” l’anima, non potendo letteralmente fare nulla a quel punto se non vivere. In quella radura i due si ritroverebbe, colui che ha perso tutto e colei che ha perso più di tutti, entrambi allo stesso tornano alla vita come frammenti di ciò che erano, nel caso di Sango però, molti più frammenti e ferite di quelle che Kioku porterebbe con sé, inclinerebbe il capo verso destra prima di capire ed allarmarsi, di una possibile pazza 2.0, si insomma come quella fuori di capoccia incontrata nel vicolo manco due sere fa, una cosa è certa, Nashi di fortuna ne ha poca. Quelle parole arrivano a lui, violenti, aggressive, minacciose, si scontrano con lui ma egli non comprende, di cosa stia parlando? Si conoscono? Forse lo ah scambiato per qualcun altro, che sia una ragazza con cui aveva intrallazzi vari e che ora cerca vendetta? Magari una di quelle appartenenti al passato e che ha dimenticato, tutto potrebbe essere, in cuor suo un po’ spera che non sia nient’altro di grave, è confuso, visibilmente confuso ed interdetto, non sapendo bene come reagire ne cosa dire, sicuramente meno inquietante di quella notte, ma comunque disarmante, quell’odio vomitatogli addosso dalla rossa ragazza, cerca di comprendere, di ricordare qualcosa ma non gli è possibile, non si parla di ricordi bloccati ma scomparsi, letteralmente…puff, volatilizzati, la ragazza è in una collera continua, lo stordisce con quell’odio riversatogli addosso da quest’ultima, minacciosa a tratti, parla di una sua mancanza, di non averla vista brillare ma non comprende, alcun riferimento verrebbe percepito, la mente non reagirebbe, al più sussulterebbe proprio quanto ella lo caricherebbe, cercando il collo della maglietta, sempre più spiazzato, la prima cosa istintiva che potrebbe fare è quella di richiamare a se il chakra, è stanco che persone sbuchino fuori e cerchino di aggredirlo, nonostante ella non sembri così minacciosa come la ragazza psycho, quanto più furiosa ed amareggiata, il suo corpo agirebbe d’istinto, come ogni volta reagisce ad un qualsiasi impulso ed il Chunin non può fare altro che seguirlo, seguire quell’istinto primordiale che gli comanda sopravvivenza, il chakra violento irrorerebbe i suoi tsubo, questa volta ci proverà volontariamente, seppur sotto questo antico impulso di difendersi, di reagire in un istante, gli tsubo della cavità oculare reagirebbero a quella volontà, a quel chakra. Se così fosse, socchiuderebbe per qualche istante gli occhi mentre ella tuona ed infuria gridando <mi-mi> cercherebbe di parlare, nonostante la presa sulla maglietta lo costringa ad una posizione non ottimale per respirare <mi dis-dispiace ma non so di cosa tu stia PARLANDO> tuonerebbe reagendo a quella situazione, gli occhi spalancarsi d’un tratto, se il chakra avrebbe fatto reazione, d’innanzi alle iridi di Sango apparirebbe uno sguardo ben diverso da quello violaceo che potrebbe ricordare, iridi rosse, rosse come il sangue, rosse come lei, e due nere tomoe affiancarsi a quella rossa e magnifica visione, durerebbe pochi istanti <anf…anf> ansimerebbe per lo sforzo, al seguente battito di ciglia, lo Sharingan svanirebbe, non essendo in grado di controllarlo, figurarsi richiamarlo a comando, a stento sa come ha fatto l’altra volta, da quando quell’evento traumatico ha risvegliato in lui quel cremisi potere <mi DISPIACE> tuonerebbe di nuovo, ora libero da quella presa, mentre la vedrebbe accasciarsi al suolo, priva di ogni potere, in quell’istante dello Sharingan ha osservato del tumulto nel suo chakra, per poi spegnersi definitivamente, non comprende appieno ciò che ha visto e ancor meno lo saprebbe leggere, cercherebbe di riprendere fiato, gli occhi, ormai tornati neri pece, fissare la femminile figura seppur ora riversata su quel fango della radura, le mani insanguinate filtrare nella terra stessa <io> ricomincerebbe a parlare <io-non> tentennerebbe quasi nel parlarle, non sapendo veramente cosa aspettarsi, vuole evitare che si ripeta l’episodio di quella sera e soprattutto non vuole più ferire nessuno con i suoi poteri, non essendo assolutissimamente in grado di controllarli. L’uno d’innanzi all’altra, in piedi Kioku, accasciata Sango, un pensiero perverso data la posizione, passerebbe nella mente di Nashi per un istante, per poi volatilizzarsi, con una sonora scrollata di testa, deve rimanere concentrato, stava parlando prima di interrompersi e continuerebbe a farlo <io non-so…non so bene cosa tu stia dicendo…davvero> il tono cercherebbe di essere quanto più calmo possibile, mentre la sentirebbe inveire verso una terza persona o qualcosa, ancora più confuso, insomma non proprio il periodo ottimale del Chunin per gli incontri, non ha ancora perso le speranze, non vuole rinunciare al dialogo unicamente per la paura di ciò che gli è accaduto ne vuole reagire a spada tratta ad ogni difficoltà, per la prima volta forse, d’innanzi a quella ragazza si frenerebbe, contrasterebbe questo antico sentore di reagire, attaccare, non soccombere…SOPRAVVIVERE! Si chinerebbe leggermente, fatica nello sforzo compiuto per cercare di spaventarla o anche solo allontanarla con quei suoi spaventosi occhi cremisi <spero te ti possa calmare, magari potresti spiegarmi meglio, io-io non ricordo nulla, magari potresti aiutarmi te? Potremmo aiutarci a vicenda> il tono molto più calmo seppur cauto nei movimenti, chinato su di lei, le porgerebbe la destrosa, ormai libera dalla sigaretta, probabilmente caduta durante lo strattonamento, quella mano a volerla sollevare, quella mano tanto familiare quanto estranea ora. Se la ragazza accettasse quella leva, una leva per un futuro diverso, potrà nuovamente portare i suoi occhi sul volto di Kioku, non più Akendo, non più corrotto o arso dal potere stesso, un viso fresco, spensierato nel suo atteggiamento, seppur confuso e allarmato, uno sguardo che non porterebbe con se dolore bensì speranza, vita, vivido nel suo essere, iridi buie ma che racchiudono una nuova luce, una luce diversa, una luce di speranza, il sorriso per cercare di stabilizzare i toni, per tranquillizzarla e tranquillizzare se stesso <possiamo calmarci e parlare se lo vorrai> terminerebbe così il suo dire. [chakra ON] [Se Sharingan II Tomoe]

22:37 Sango:
 Quanto le gira la testa mentre s'accascia , inginocchiata alla fine proprio da colui che avrebbe dovuto sorreggerla, colui che sarebbe stata la sua ancora in quel mondo per non impazzire e il mondo stesso sembra aver perduto le sue forze, una delle sue colonne, quella è finalmente crollata lasciandola li, in bilico sempre più sporta verso quell'abisso di pece e oscurità che ha deciso di risalire, ma cosa deve risalire quando non vi è luce? E' sola in quel buio immenso , le prende le carni, le afferra con ferocia per provare a gettarla giù "solo un passo e tutto sarà finito" facile come respirare, portar ai propri polmoni la propria ultima vita e poi lasciarsi andare infine, affondar in quelle calde braccia che la ameranno senza lasciarla davvero mai, ma cos'è che ancora la trattiene dal farlo? Quella piccola luce, quel viso, quel ricordo che ancora la trattiene con quel dolce sorriso , un viso che amerà a discapito di tutto , per quanto la vita possa finire, le stagioni passare, gli anni veloci a susseguirsi, ricordi, persone, affetti, solo quello è l'unico perno che ancor la trattiene. Bianchi capelli a splender nel buio, occhi d'un azzurro più limpido del più bello dei cieli, e quella veste degli Ishiba a svettar su di lui . Un ultimo viso, solo quello rimane a chi tutto ha donato e tutto ha perduto, di un sacrificio che è valso il nulla stesso .. non era il suo sogno, non era per lei quello che ha vissuto, anni trascorsi per qualcosa che non avrebbe mai avuto e adesso lo sa. Fa male, toglie il respiro, toglie la forza, toglie la volontà, per cosa vivere adesso quando tutto è perduto? Perfino colui a cui si è chinata non è più quell'uomo, ne ha visto il rosso risplendere nelle sue stesse iridi, due tomoe scivolar nelle sue iridi, per lei, per donarle l'unica realtà presente, che quello non è Akendo. Non lo è, eppure perchè ancora non può dirsi soddisfatta di quello che vede? Perchè non può dirsi felice che non sia lui? Perchè quel suo odore le è ancora così familiare, come il suo corpo, ma il suo viso talmente giovane da farla dubitare di ciò che vede, cosa sei tu oh demone sceso in terra pur di infliggere pene su pene ad un animo già distrutto? Akendo? Ma quel tuo essere sembra esser sparito così come il tuo sguardo portando via con se quell'antica sofferenza che hai celato a coloro che non seppero dove guardare, a coloro che hai ucciso e che hai visto morire, a tutte la anime che ti attendono nell'oltretomba alla ricerca della loro personale vendetta. Quanto puoi fingere se lo stai facendo? Nemmeno lei, madre terra, Rea nel suo impero ha smesso di udire la voce dello spirito della rossa, spezzato forse oltre la comune concezione, di quell'impossibilità di sentirsi di nuovo parte di essa. Quanto ancora può perder.. quanto le è rimasto da perdere? < no > non può accettar così facilmente quella falsità , quel dubbio trucco di qualcuno che desidera solo farle del male e il viso si sottrae lui , il movimento di negazione che la permea e non si ferma non volendo accettar ciò che di più semplice vi è da comprendere, colui che vi è davanti non può esser Akendo. Le avrebbe detto tutt'altro, l'avrebbe osservata con quel suo sguardo indagatore per chiederle come la sua fiamma si sia spenta, come quella danza si sia potuta spezzare nel peggiore dei modi, di rialzarsi , di esser ciò che desidera essere. Quelle sue parole che scivolano verso le proprie spalle cercando di risollevarla , un sottile movimento della mano andrà a raccoglier quelle che paiono gocce di pioggia violenta e tornar a respirare < come puoi non ricordare > come è possibile? Come hanno potuto toglier lui quel dono senza gli occhi? Eppure egli era un Seiun, un clan che ha imparato a conoscere nella propria storia, nel proprio essere oscuro e nulla lo ha ricollegato mai a quel rosso cremisi e violento che raggiunge Oto stessa. Una mano che conosce le sovviene in aiuto, una mano che andrà lentamente a sfiorar con la propria, a sentirne la pelle , il calore, la carne che conosce , che l'ha sfiorata, che l'ha toccata già , che è stata li per lei .. e un calore che non si diffonde, permane quello dell'estraneo d'innanzi e sollevarsi di nuovo , tremante, scossa da un pianto che rimane muto e rimbomba nel petto e non le permette di parlare. Cosa dovrebbe dirgli? Cosa potrebbe dire a quello sguardo che la intenerisce? Di colui che ha dimenticato davvero chi sia, di colui che ha avuto modo di sperare in qualcosa di nuovo, di lasciare indietro quelle spoglie di mortale dolore , che possa liberarsi da tutto ciò che era? Un respiro caldo, e la mano libera tremante andrebbe a provar a sfiorar quel viso nuovo, caldo, giovane , inconsapevole d'un passato costellato da guerre e odio. < non sei più tu > flebile nel suo dirsi eppure toccherà a lei dirgli chi egli sia davvero? E strappare infine quella che pare essere un paradiso per l'altro, lo può vedere in quello sguardo rosso di speranza e di violenta voglia di vivere, non vi è la morte ad accompagnarlo oggi, non vi sarà forse mai più.. tocca a lei? < sembri libero > una libertà da quel suo immenso potere, una libertà che lo tocca e lo protegge in qualcuno che non vi è più e qualcuno che è appena nato. Se fosse al suo posto, se lei avesse perso la memoria, se lei avesse perso tutti i ricordi di un passato di dolore ne sarebbe..leggera. Felice forse ,sebbene la mancanza delle parti più dolci di una vita vissuta appieno in ogni suo singolo respiro e passo, ma chi avrebbe il vero coraggio di strapparla a quel suo sogno? L'esser libera, provarla davvero, staccarsi dal passato, tagliare e cancellare quelle catene per ritrovarsi a viver di nuovo come fosse appena nata, cullata da braccia sconosciute di una pioggia dolce e materna. E lo amerebbe ugualmente, amerebbe quella sua nuova realtà, amerebbe la libertà di potersi liberare da quei dolori e cancellarli finalmente. Chi è dunque questa piccola inutile rossa per poter distruggere quella speranza che si pone davanti a lei? < n-non so cosa mi sia preso > il magone si stringe sulla gola e gli occhi si illuminano di quelle lacrime mentre la menzogna sfugge a quelle labbra umide di lacrime , una menzogna pur di non veder quella speranza fuggir via. Pur di non vedere quell'innocenza strappata dalle proprie mani, infangate di sangue e vite, morte e dolore, può donar adesso lei stessa una speranza a qualcuno che forse non ne ha mai avuto < perdonami > seppur l'altro non capirà mai il vero significato di quella parola, non capirà il mondo che vi è intorno e che l'abbraccia. Un perdono, ecco cosa desidera. < c-come ti chiami > il corpo che trema lievemente ma non si distacca, non ancora, non per propria volontà.

23:46 Kioku:
  [Radura] L’affanno per quel l’incerto richiamo è palese, non lo nasconde e sinceramente non saprebbe neanche come fare, d’altronde lo sforzo perpetrato nel richiamare quello Sharingan senza nemmeno essere in grado di controllarlo gli è costato non poco chakra ed è stato solamente per qualche attimo, qualche battito di ciglia, prima di tornare al suo stadio normale, quegli occhi nero pece ora guardare la rossa Kunoichi, sconosciuta a lui, alla sua memoria, di un passato che non rammenta e che non gli appartiene più, almeno per adesso. La di lei voce sparpagliarsi nel cielo di quella radura, parole libere nel vento, catturate dal Chunin ma che d’innanzi a lui perdono di valori e significato, “non sei più tu”, “libertà” ecco forse le due parole che più lo colpirebbero rispetto alle precedenti, forse questa ragazza lo conosce ben più di quanto sembra e quello scatto iracondo di poc’anzi è proporzionato al loro legame? Non sa bene cosa pensare, la testa comincerebbe a pulsare seppur lievemente, un dolore di partenza, la cosa in parte lo tormenta, chi è veramente questa ragazza? Come può non ricordare assolutamente niente? Ha veramente perso tutto? Ma soprattutto la domanda più grande è, c’è veramente modo di recuperare quegli antichi ricordi? Domande che tormenterebbero il povero Kioku, aumentando il suo dolore cerebrale, le loro mani sfiorarsi per qualche istante, al tocco percepire qualcosa, qualcosa di familiare, ma non comprende, no può…come potrebbe. La sua mano verrebbe raggiunta da quella della ragazza, rafforzando la percezione di un qualcosa di già vissuto, nella mente di Kioku infuria la tempesta stessa, sembra qualcosa di famigliare e già vissuto ma non ricorda ovviamente quando e come è accaduto, tacerebbe ora, in balia di quelle antiche sensazioni, il di lei volto che ora si mostrerebbe di nuovo a lui e viceversa, le lacrime di lei a lasciar quel solco rigare le sue gote, lentamente piccole gocce comincerebbero a scendere dal cielo stesso, mentre ora la mano libera della rossa raggiungere invece la gote del giovane Kioku, sussulterebbe a quel tocco, un torpore estraneo eppure così familiare, il suo odore stesso che ora verrebbe percepito saprebbe di vissuto, quella mano, così morbida, come può pensare di conoscerla già? Il dolore alla testa aumenterebbe ancora di più, gli occhi ricominciare a bruciare, la mente stessa si ribellerebbe, eppure ad un tratto tutto cambierebbe. L’uno d’innanzi all’altra, faccia a faccia, vicino quanto basta per potersi percepire appieno, sotto quelle gocce, il contatto tra quella mano colta poc’anzi e quella della ragazza sul suo viso, l’anima come la mente dell’Uchiha in tempesta, vorrebbe capire, vorrebbe comprendere ma infine, il volto di lei ed il suo sguardo nel proprio, noterebbe quegli occhi riempirsi di acqua, la stessa che adesso starebbe precipitando dal cielo, quelle parole e quel tocco donerebbero a Kioku la pace interna, nell’udire quelle semplici parole, l’intera tempesta si acquieterebbe, un espressione più serena e pacifica verrebbe mostrata a Sango, appoggiandosi lievemente con la propria guancia su quella mano, quasi stanco dal peso di quei pensieri, affaticato da tutta questa situazione che logora volente o nolente le sue notti, quelle parole così dolci ai suoi occhi, così calde, forse un errore, forse si stava sbagliando, forse aveva sbagliato persona, si deve essere così, non può essere altrimenti…poi, quella semplice parola, Kioku si ridesterebbe, come in un antico sonno, seppur temporaneo, solleverebbe di poco quel capo che si era poggiato sulla di lei mano, all’udir di quella parola “Perdonami” Non capirebbe eppure PIANGEREBBE, si Sango, potrai notare sul volto del ragazzo delle lacrime, per quanto il suo sguardo, la sua espressione ora siano completamente confusi e straniti da quella parola, potresti tranquillamente perderti in quelle iridi nero pece, lacrime ma solamente dall’iride destra, è rotto, incompleto, nel corpo così come nell’animo, ti guarderebbe Kioku, non capirebbe eppure sembrerebbe che il suo corpo, il suo cuore, la sua anima, reagiscano a quella parola, al tuo tatto il cielo piangerebbe, i Kami quel loro figlio perduto, la madre terra il suo ultimo custode e te, te piangeresti Akendo, colui che non vi è più. Sguardi fissi, a ricerca l’altro, quel rivolo che non si arresta, partire dall’iride destro ed attraversa tutta la gote, la propria mano libera cingere la tua ancora attaccata al suo viso, come a volerti tenere ferma lì <io-io> non capirebbe di quella parola così profonda, non ne comprenderebbe il significato, eppure il suo corpo ti sta riconoscendo, ti sta salutando, forse l’ultimo saluto, quello che non vi siete mai potuti dare, l’ultimo saluto di Akendo, Kioku non comprende eppure la sua voce è spezzata, distrutta, dolorante, dalla confusione passerebbe ad un tiepido ed incerto sorriso <io-mi chia> spezzato in quella parola <mi chiamo Kioku Nashi> ecco chi è, nulla di più, nulla di meno, nato senza ricordi, il suo nome significa “Senza Memoria”. Quelle lacrime, potrai sentirle sulla tua mano, pure, limpide, antiche, di Akendo non vi è più traccia, qualcuno di diverso sembra aver preso il suo posto o magari, se proverai a guardare oltre come lui sempre ti ha insegnato, potrai notare che forse è ancora Akendo, ma un Akendo che non ha mai conosciuto la guerra, la morte, non ha mai perso la sua famiglia da bambino, i suoi pochi legami durante le faide e le vendette puerili, non gli è stato fatto dono e carico di un potere forse troppo grande per colui che infondo non era che un ragazzo, cresciuto troppo in fretta, strappato dall’amore dei suoi genitori e del suo villaggio, i Kami scelsero lui poiché aveva sofferto e subito ma non aveva più origini, il guardiano perfetto, il figlio perfetto affinché l’ordine del mondo potesse ancora scorrere, in quelle sue lacrime non condivise da Kioku c’è il suo ultimo saluto per te Sango, dopodiché vi sarà solamente un ragazzo puro, libero, con il desiderio di vivere e quegli occhi neri che celano solamente una immensa speranza di un futuro e una vita migliore. Addio Sango [A]

00:24 Sango:
 Un addio mancato, l'ultimo della loro storia, l'ultimo saluto di ciò che non si sono potuti mai dire, di ciò che non hanno saputo dirsi al loro tempo, di tutto quel tempo che non hanno mai avuto , di quello che è stato strappato loro. E quel tempo è dunque giunto alla sua fine? E' questo dunque? Nel momento esatto in cui si sono rivisti infine possono davvero dirsi addio e voltarsi le spalle, continuar quel loro cammino senza l'altro. Senza potersi mai davvero amare e consumarsi , senza mai poter esser insieme ciò che era predestinato. Dolore, ecco cosa sono stati, portatori di doni di una pioggia che adesso scivola di nuovo su di loro e li accoglie, di coloro che stanno lassù e i kami stanno in quelle singole gocce che indugiano sulla loro pelle e che adesso li cullano per un'ultima volta ancora. Un ultimo loro dono, il dono per il Seiun e l'Ishiba e coglierli in quel loro abbraccio ultimo. La calda mano segue quella sua gota, docile e leggera a percepirne il calore e l'animo che può veder nei suoi occhi neri di colui che vi è, dormiente o morto che sia, un ultimo addio può donar a quell'anima che ha amato perdendovisi nei meandri della sua scurità e lei che sarebbe dovuta esser quella fiamma a rischiarar il tutto, a donar calore e luce per entrambi, ma nulla di ciò è stato alla fine. Una fiamma che si è spenta e un kami che è morto, come può esser aspra quella vita eppure non può che sentir la dolcezza di poterlo vedere un ultima volta , di poter percepire quel suo tremore nel rimembrare forse chi era ella per lui , di quei tocchi che si sono perpetrati a lungo, in quelle intime notti di inverno a cercar l'uno il calore dell'altro. Un tocco che permane, in quel suo cercarla in quel sottile contatto.. può perdere dei battiti? Il cuore che incede su quelle lacrime che adesso ne bagnano il viso, che scivolano sulle proprie dita e le proprie che ripercorrono le stesse raccogliendole , e Ame, la loro Ame è li a guardarli finalmente uniti. Un ultima volta ancora per esser solo loro due, per cancellare quel che è stato fatto , per tornare in quel passato che hanno vissuto insieme . Il più oscuro e il più bello di tutti. < non piangere > coglie quelle lacrime con quel pollice, in quella frazione di momento per tener quell'uomo ancora con se, ancora una notte! Una preghiera muta che l'altro leggerà su quelle iridi, d'una timida speranza che s'accende e che la anima, in quel volerlo ancora, in quell'affondare in lui, nel suo esser egoista per protrarre quanto più a lungo questa notte < non mi dimenticherò di te, mai > parole che forse Kioku non comprenderà, ma queste sono le parole per colui che vi era prima, e mai si sarebbe dimenticata di quel kami sceso in terra , privo di speranza e felicità, arso nel dolore e nella guerra. I denti che stringono quel labbro inferiore ad udir il suo nome, colui che è senza più alcuna memoria, colui che non la ricorderà mai più < io sono Sango Ishiba > sussurra il proprio nome come fu la prima volta, il loro primo incontro, in quel tiepido pomeriggio di kusa, ripete le stesse parole che gli donò in quel momento, prima che tutto cambiasse, che tutto divenisse così difficile e pieno di dolore. Un mondo in cui forse ella poteva esser felice, ma adesso è il tuo momento Akendo. Adesso è il momento di esser libero e felice, di poter seguire la tua strada, di non sentire più quel peso sulle spalle e sul petto pronto a distruggerti, è il momento di essere chi vuoi veramente essere. Un timido sorriso solleva gli angoli di quella bocca felice che alla fine uno di loro ce l'abbia fatta, che uno di loro sia riuscito finalmente a trovar quella pace mai avuta , che lui possa essersi liberato di quel potere. Quella mano che pone , quegli occhi che lo cercano tra la pioggia che scende sottile bagnandoli completamente, rendendo quel rosso ancor più scuro e solo li , in quell'esatto momento, andrebbe a poggiar le proprie labbra sulle sue dolcemente, senza malizia alcuna, un ultimo addio a colui che non vi è più. L'ultimo bacio, come la polvere da sparo e il fuoco che si distruggono al loro primo bacio. Addio Akendo Seiun. E sa, sa che dovrà farlo per lui, voltargli le spalle e andare via per non incontrarlo mai più e non esser quell'ombra del suo passato che non merita adesso, dovrà farsi forza per donar quello che vuole. Tutto pur di donargli una possibilità adesso, pur di vederlo felice chissà con chi, pur di non vedere quel potere nei suoi occhi , pur di non vederlo crollare di nuovo nel peso < una sola notte > una richiesta per lui, di non andarsene adesso, di non lasciarla in quel momento, di potersi crogiolare in lui ancora una volta e poi.. la fine. Girarsi, voltarsi via, non tornare mai più. Non cedere a quell'egoismo e forse esser lei a guardarlo da lontano ancora, di veder quella sua fiamma brillare e danzare, di potersi levare verso l'alto e librarsi come la più dolce delle anime. < per favore > cerca ancora quello sguardo nero, lo ricerca e vi affonda come un tempo, facile come respirare, dimenticandosi di tutto e tutti , non esiste nemmeno Ame adesso, non esiste pioggia, guerra, villaggio, esiste solo lei, donna, e lui, uomo. E forse anche per lei nascerà quello stelo di speranza a reggerla, a sorrider come fa quell'estraneo viso, ad esser anche lei lieve e leggera come una piuma - lo spera, lo desidera. Ma ancora un ultima notte Akendo, Kioku, un'ultima notte da poter avere con te anche solo per vederti respirare e veder quel sorriso che mai s'è dipinto sul tuo stanco volto , non vi sono solchi adesso, non vi sono pieghe nel tuo cuore, mantienilo perfetto, liscio com'è e proteggilo insieme a coloro che amerai. Perchè coloro che amasti non vi sono più , ma il passato ormai è morto. Vivi la tua nuova vita come mai hai fatto prima, non vi è guerra, morte, non vi è potere, ci sei solo tu coi tuoi sogni. < puoi vivere adesso > sei libero Akendo Seiun, e la vita si crea d'innanzi a te con semplicità. Vivi come hai mai fatto prima d'oggi. Perchè quello sguardo azzurro ti seguirà sempre e nessuno potrà conoscerti come ti conosce lei.

01:53 Kioku:
  [LA FINE] Kioku piange, quell’iride destra, forse specchio dell’anima che racchiude un’ultima piccola fiamma di Akendo, riaccesasi al contatto con Sango, il suo piccolo origami, colei che illumino gli ultimi periodi di Akendo Seiun, Ronin della roccaforte ormai distrutta, Sannin di Konohagakure, Capo dell’Akatsuki, Rikudo Sennin, l’unica che abbia mai amato veramente. Piange da quell’iride destro, lasciando il sinistro secco, fisso sul di lei volto, a testimonianza di quanto sia rotto, incompleto, un frammento soltanto, si sforzerebbe di sorridere, ma quelle lacrime a rigarne le gote deturperebbero quel sorriso, mutandolo quasi, percepisce una certa pace da quando la rossa sembra essersi tranquillizzata e sembra essersi sbagliata…ma può veramente crederci il Chunin? Allora perché starebbe piangendo nonostante questa sua apparente pace raggiunta? Ame , i Kami, la natura, assistere a tale riunione, l’incontro di un amore mai coltivato fino in fondo, di una passione mai consumata fino in fondo, di una volontà di continuare assieme il loro cammino ora che si erano trovati, eppure non gli è stato possibile, tralasciando le colpe, il fato li ha strappati, dividendoli, ora estranei ma mai veramente, quel corpo, ancora di Akendo, riconoscerebbe ancora una volta, forse per l’ultima il suo piccolo origami, come lei potrebbe intravedere comunque Akendo in Kioku, le di lei parole raggiungerlo “non piangere”, potesse lo farebbe, ma non riesce, non le controlla <non posso…mi dispiace> si scuserebbe Kioku, non comprendendo, non capendo, come non comprenderebbe fino in fondo le parole successive proferite dalla Ishiba, si scuserebbe il Chunin pensando di farle un torto, tanto è pura ora la mente e l’animo del ragazzo, un ragazzo privato di tutto o forse a cui gli è stato fatto dono di un nuovo inizio, una nuova speranza. Quanta ironia eh Kami? Lui che versò quelle stesse lacrime che ora Sango versa, per Katsumi, quando gli diede una possibilità analoga e si ritrovò lui solo a vagare, lo fece nella piena consapevolezza di perderlo, ma con altrettanta coscienza di avergli potuto donare qualcosa che altrimenti mai avrebbe potuto vivere, ed ora questo, maledetti Kami. Quel nome, un sapore antico e familiare, le lacrime non cesserebbero, non ancora, sgorgano come non avessero limiti, non sono le lacrime di Kioku, lo specchio di quel volto, se solo Sango potesse immaginare abbastanza, come se Akendo fosse ormai divenuto uno spirito all’interno di quel ragazzo, eppure la riconosce, ci è riuscito, almeno in questo ultimo momento, quando tutto sembra cadere a pezzi, l’intero ambiente scomparirebbe, una radura analoga ma diversa, Akendo e Sango, le loro mani intrecciate, come nei loro ultimi incontri, il Possessore del Rinnegan cibarsi di quella bellissima fiamma, di quella bellissima luce. Lentamente le lacrime comincerebbero a rallentare, lasciando poco a poco posto più a dei piccoli singhiozzi <S-Sango Ishiba> ripeterebbe quel nome, e lei finalmente potrebbe udire il proprio nome pronunciato da lui, da quel timbro vocale inconfondibile per lei <è un bellissimo nome> aggiungerebbe, prima che possa continuare però, le calde e morbide labbra della rossa Kunoichi si incontrerebbero con quelle di Kioku, tutto le farebbe dire che è Akendo, eppure non lo è, difficile comprenderlo, difficile accettarlo, figuriamoci per Kioku, seppur ignaro di tutto, percepirebbe inconfondibili melodie di un passato lontano e a lui precluso, percepirebbe il proprio corpo ricordarsi di un momento analogo, è confuso, eppure accetta quel bacio, lui è sconvolto, lei è sconvolta, entrambi lo sono e non può fare a meno di continuare a chiedersi quanto sia vero che lei si sia sbagliata, quando quelle sue lacrime e questi suoi movimenti per lui sono incontrollabili. Quel bacio perdurerebbe tanto quanto è giusto che debba durare, come l’ultimo degli addi, come il sole e la luna, alternarsi ma rimanendo sempre lontane, un saluto, nella consapevolezza di non potersi sfiorare mai veramente, infine quelle labbra separarsi, rimanendo comunque in contatto continui con le di lei verdi iridi, senza mai staccarsi da quella connessione oculare instaurata, poi quella richiesta, strana e assurda tanto quanto la situazione stessa, eppure non riuscirebbe a ritrarsi, non riuscirebbe a negarsi a quello sguardo e quel tocco, finalmente libero da quelle lacrime, Kioku, le sorriderebbe, un sorriso puro, gentile, come se volesse cercare di rasserenare lo spirito stesso di Sango <vieni> la inviterebbe a posizionarsi vicino a quel tronco d’albero spezzato, allegorie a parte, c’è spazio per entrambi, per potersi stendere su di esso e stare comodi, con lo sguardo puntato ad una notte di pioggia, poche gocce però, quelle che contano, quelle versate dai due ninja. Se la Ishiba accettasse, il ragazzo la precederebbe così da farle vedere il corretto posizionamento, invitandola con la mano destra a seguirla, vispo, attivo, pieno di vita, quella notte sarà loro, senza chiedere favori o altro, passeranno l’intera notte come vorranno, parlare, in silenzio, riflettere, qualunque cosa l’Ishiba voglia, le gocce continuerebbero a precipitare ma è come se quelle gocce d’acqua non lo scalfissero…ti ricorda qualcosa questo? Eh Sango? Quella stessa pioggia che partorì Akendo Seiun, quelle stesse gocce d’acqua che non lo hanno mai realmente toccato, parte di lui, così come adesso, con quelle poche gocce a bagnare qua e la i loro capi, una volta sdraiati, le ultime parole della rossa raggiungerebbero tranquillamente Kioku, ormai l’uno di fianco l’altra, con lo sguardo sul cielo grigio, quella pioggia che li accompagnerà per sempre, così come quell’ultima parola udita, il capo del giovane si volgerebbe per qualche istante verso di lei <puoi farlo anche te> un invito il suo, donandole quel sorriso al quale lei non ha mai fatto in tempo a poterlo vedere sul ninja leggendario, ormai troppo distrutto e corroso dal dolore e dal potere per poter mostrare qualcosa di così tanto puro ed eccolo invece, Kioku Nashi, nascere dalle ceneri di Akendo Seiun, tenderle inconsciamente quella mano, aiutarla a rialzarla, ed ora quell’invito a vivere, chi meglio di lui d’altronde? Lui che non desidera altro che vivere e sopravvivere, quella luce splendente dietro a quelle iridi nero pece ora diverrebbero realmente visibile per la Kunoichi di Ame, inconsciamente e involontariamente, ciò che sta facendo ora il ragazzo senza memoria non è altro che l’ultima volontà di Akendo nei confronti di Sango, anche adesso, anche ora, dopo tutto questo tempo, anche senza memoria, l’ultimo desiderio, l’ultima volontà è quella di vederla ardere, di vederla splendere, di salvarla <puoi farlo> sussurrerebbe al di lei orecchio, riportandosi con il volto verso il cielo, godendosi quello spettacolo di nubi, colori scuri e gocce picchiettare su di loro, divertito quasi da tutto ciò. Con quell’ultima parola il Akendo scomparirebbe, quella piccola fiamma che riuscisti ad intravedere poc’anzi in quelle lacrime, ti potresti accorgere che non vi è più traccia, così Akendo Seiun vedrebbe i suoi ultimi istanti…l’ultima cosa che vedrebbe prima di scomparire…saresti proprio te, il suo piccolo Origami.
SARABADA Akendo Seiun. [END]

02:19 Sango:
 Quanto amaro può esser un addio? Immenso quanto quel dolore che si pone sul petto pesante eppure sente quel bocciolo di felicità iniziare a sbocciare e aprir i suoi petali al mondo, poterlo veder sorride, poterlo veder leggero , poterne sentire l'essenza stessa lieve finalmente e priva di tutto ciò che lo rese amaro. Ma pregna d'un futuro ancora da scrivere, può ricominciare la sua vita senza alcun peso adesso, puoi finalmente vivere quella vita che non t'è mai stata donata e adesso puoi farlo, sei libero da tutto. Niente catene, niente passato, tutto il presente e il futuro s'illumina d'innanzi a quel giovane appena nato in qualsiasi sua strada voglia andare a percorrere. Una comprensione mentre lentamente Akendo sparirebbe da quegli occhi, così come quelle lacrime, non v'è più motivo per versarne adesso e quelle si fermano in favore di udir ancora quella voce graffiante senza la sua anima, eppure è la sua , sarà sempre la sua. Un bacio vi è, un singolo bacio, dolce, delicato, inebriandosi di lui ancora una volta, un'ultima volta per sentir ancora la sua anima unirsi alla proprio . Il passato ormai sta morendo e loro permangono li sotto quella pioggia che non lo tange, e che forse nemmeno lei verrebbe sfiorata da esse, avendo preso per se quella sua ultima essenza per custodirla gelosamente nel proprio cuore. Lo vede in quelle iridi dalla quale non si scosta, quell'uomo, quel nuovo essere, tanto diverso e leggero da farle sospirare il cuore , lo stesso che la porterà su quella parte del tronco aiutandola a stendersi al suo fianco. Un ricordo affiora, quella radura lontana ove si unirono a sancir quel loro amore, eppure adesso non vorrà guardare quel cielo ma lui, stesa su quel fianco per non perdersi nulla di quegli ultimi momenti, per non perdersi nulla del suo ultimo respiro in questo mondo per celarsi chissà dove, nascosto a chi non saprà dove leggerlo . In quei gesti, in quelle mani, in quel collo, nel viso seppur più giovane , lei saprà sempre dove andar a riveder colui che ha amato fino a consumarsi. Uno sguardo che ritrova il suo per un'ultima volta . Può farlo anche lei, può vivere anche lei, mentre l'altro gli tende la mano per farla fuggir ancora da quel baratro..il loro incontro in quella guerra lontana, l'oscurità intorno e la mano del sannin a coglierla all'ultimo prima di toccarne il fondo e a quella s'era appigliata un tempo < si > un sussurro lieve di consapevolezza, che seppur non sia altro che Kioku adesso, che non esista più Akendo Seiun , sia sempre il suo animo a parlare, quello pronto a donarle sempre una speranza, quella che mai ha avuto. Quel piccolo filo che sembra non volersi spezzare ancora, quel filo d'un destino forse troppo tragico per indugiarvi ancora, e a quello si tende per toccarlo e non morire , a tenersi a galla, ad esser ancora quella fiamma per merito suo, unico essere in grado di tangerla tanto profondamente e in lui vedrà sempre quel passato condito da dolci memorie. < addio > un sussurro talmente basso che l'altro forse non udirà, ma un'ultima singola lacrima righerà quel viso prima che le parole possano morire insieme a te Akendo Seiun. Forse non vi sarà nessun altro a ricordarti, a sapere quello che eri, quel peso che gravava sulle spalle, ma qualcuno ancora lo ricorderà e lo terrà nel proprio essere come un piccolo fiore da accudire per sempre. In attesa forse che un giorno tornerai, ma adesso godendosi semplicemente questo nuovo tuo viaggio. Vi sarà sempre qualcuno a osservarti, in qualsiasi tuo passo, forse non come un tempo, ma sarà sempre li ad attenderti e scoprire anche cosa diverrai adesso, quali saranno i tuoi passi in questo nuovo mondo, forse amandoti come ti ha amato un tempo. Quel libro che viene chiuso , la storia che ormai è terminata, non vi è altro da aggiungere adesso quando la parola FINE viene scritta sul fondo dell'ultima pagina. Addio, Akendo Seiun. [end]

..l'ultimo incontro tra Sango e una parte di Akendo che ancor vive, un dono per dirsi finalmente addio ..





io non ce la faccio a dire altro, commentare
solo che è una role molto importante per la crescita di entrambi i pg e per il loro futuro.
piango