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con Furaya, Tsuyunotama

21:20 Tsuyunotama:
  [Strada Maestra] Non c'è pace per l'uomo che sfida il destino. Dicevano i saggi del Tempio dove è stato educato Tsuyunotama. E infatti non ha pace il Monaco da quando ha abbandonato casa sua oltre dieci anni fa per iniziare il suo pellegrinaggio tra le genti, sta battendo l'ex villaggio del Fuoco in lungo e in largo da anni accampandosi dove meglio riesce e come meglio riesce. Ha abbandonato le rovine del fu Tempio del Fuoco stamattina dopo aver ulteriormente pregato per Dyacon e per la protezione di Keiga come richiesto dal Sabaku e ora, come al solito, ritorna nel suo luogo preferito di questo fazzoletto di terra: Shukosato. Sarà perché questo piccolo centro rurale non ha ancora abbracciato la tecnologia rampante che ormai imperversa a destra e manca, sarà perché la popolazione utilizza ancora altari rurali per la venerazione dei Kami o semplicemente perché i pescatori, i contadini e le massaie sono contenti di vedere un monaco dato che da ormai è da lustri che sono spariti dalla circolazione... E si vede infatti. Cammina per la via maestra del bosco in direzione del primo agglomerato di case più vicino ma per ora è ancora lontano essendo in pieno bosco. La notte è alta nel cielo così come il freddo avvolgente, ma almeno non nevica o piove come ieri sera. Addosso ha il suo kimono pesante di colore grigio con la mantella nera tirata sulle spalle, sulla testa calva il suo cappello in bambù a falde larghe, il pugnale in bambù inserito nella fascia che gli cinge i fianchi e il suo fedele zaino sulle spalle. Nella mano destra però tiene un ramo con in cima ad esso una piccola lanterna rivolta verso l'avanti così da poter illuminare il cammino-pellegrinaggio nel buio della notte <vorrei evitare di accamparmi anche se...> mugugna guardandosi attorno mentre continua a passo spedito verso la sua meta.

21:44 Furaya:
 Nell'alto del cielo notturno, ammansato da scure nubi che rendono la nottata ancor più tetra, è di tanto in tanto possibile sentire dei rumori molesti, dei ringhi profondi che provengono da chissà dove. Restare fuori dalle mura di Kagegakure è un rischio senza alcun dubbio, ma di questo la Nara non è consapevole. E' ancora convinta che ci sia la guerra, che debbano organizzarsi, che debbano trovare i superstiti rimasti. Son notti ormai che passa soltanto in compagnia di Mattyse, poiché con lui s'è risvegliata e con lui ha deciso di restare. Il sentimento che li lega trascende anche la loro stessa comprensione, in realtà, seppur asseriscano che vi sia il comando a far da collante. Non può essere tutto lì. Che fosse scritto nel destino che lui giungesse a rovinare quel /quasi/ matrimonio perfetto a cui stava per legarsi per sempre? Sono molti, forse troppi i pensieri che affollano la testa della donna, la quale avanza con passo lento, attenta a non fare troppo rumore. Non vuole assolutamente attirare le bestie verso di sé tanto meno in direzione del bosco, nel quale s'è recata per prendere della legna. Può sempre servire attizzare un piccolo fuocherello, nonostante sia meglio non far salire troppo il fumo. Caso contrario, potrebbe usare sempre lo Yoton per riscaldare entrambi, per quanto sia pur sempre rischioso. Non ha ovviamente compreso che parte dei suoi poteri sono stati risucchiati nel corso degli anni da quel cristallo e dal Finto Dio, sentendosi soltanto stanca e spossata da qualche tempo rispetto all'inizio della battaglia ai Monti Ardenti. Con molta probabilità, l'arte eremitica potrebbe aver consumato parte delle proprie riserve di Chakra dato l'utilizzo, per quanto impossibile dato il mezzuccio con cui incanalava Chakra tramite le copie. Deve riuscire a trovare una spiegazione, ma deve anche cercare di raggiungere Konoha il prima possibile. Shukosato è nelle immediate vicinanze, ma la presenza di quelle bestie divine rende il passo difficoltoso. Indossa un paio di pantaloni neri sorretti da una cintura, assieme ad una t-shirt della stessa cromia che ne avviluppa completamente i fianchi. L'unico modo per riscaldarsi un minimo è mantenere quei pochi vestiari che hanno a disposizione, dunque l'haori da Hokage, ripulito dalla sporcizia accumulata dieci anni sotto terra, è ancor presente sulle spalle di lei che lo porta con onore, nonostante lo abbiamo macchiato, nonostante lo abbia calpestato lasciando morire davanti ai suoi occhi quel manipolo d'uomini che s'era portata dietro in battaglia. Conscia che avrebbero rischiato di morire, non ha mai esitato un attimo a mettersi lei in prima linea, rispetto agli altri. Ma ciò non è bastato e la notte continua ad essere tormentata, quando riesce a chiudere gli occhi. Ma adesso... adesso, deve riuscire a trovare della legna, magari anche del cibo che potrebbe tornare loro comodo sia da mangiare durante la notte e sia da portarsi dietro nel cammino. <Mh?> Gira appena il capo a destra e a sinistra, i capelli rosei sciolti e spettinati che scendono lungo la schiena e le spalle incorniciando un visetto candido da cerbiatto, macchiato da qualche piccolo graffio. Scruta i dintorni, cerca di capire da dove giungano gli altri rumori del mondo circostante. Il coprifronte è sempre posato tra quei ciuffi, mostrando il simbolo tipico della Foglia. Non ha alcuna arma con sé e questo le fa male. Non è riuscita a trovare la spada con la quale trafisse suo padre e questo la martoria. [ Chakra ON ]

21:50 Tsuyunotama:
  [Strada Maestra] La Strada Maestra è tortuosa ma nonostante questo ha quel sentimento di casa che suscita nel Monaco una calma non indifferente, ormai ha calcato così tante volte questa strada che conosce ogni albero, ogni piazzuola, ogni rivo che scorre nell'area orientale e occidentale. Potrebbe fare questa strada ad occhi chiusi esattamente come per i Monti Ardenti nonostante però non li frequenti con la leggerezza con cui attraversa questo bosco. I tempi sono maturi per quello che vuole fare e non può certamente rischiare di rimetterci la pelle in una maniera stupida come quella di avventurarsi senza motivo verso le inerpicate vette dei Monti Ardenti. Sicuramente però i Kami lo proteggerebbero anche lì ma mai tentare i Kami, né la fortuna che loro rimettono sopra la testa degli uomini, argomento che il mondo moderno ha sicuramente perso e di cui ora sta ancora pagando le conseguenze. Prosegue nel suo incedere facendo nel frattempo grandi respiri così da poter godere di quest'aria così pulita che le piante gli restituiscono.
Con la mano libera scosta delle fronde che gli occultano la vista e bloccano parzialmente il passaggio, succede spesso che la natura che qua cresce rigogliosa, ostruisca parzialmente o a volte totalmente i sentieri, soprattutto quelli poco battuti. A pochi metri di distanza però nota una figura, aiutato anche dalla lanterna davanti a lui che fa luce. <mh> mugugna anche a lui qualcosa facendo ancora dei passi avanti, ormai Furaya dovrebbe averlo non solo sentito ma anche visto data la lanterna penzolante che lo anticipa <chi cerca la via nella notte senza una luce?> e ovviamente il suo discorso è più allegorico che letterale <le case più vicine distano ancora a qualche ora di cammino sarà meglio per te accamparti> dice verso il Decimo Hokage rimanendo con la sua fedele lanterna in mano a illuminare una piccola area di terreno attorno a sé.

22:07 Furaya:
 L'animale braccato ringhia nei confronti del nemico, lo squadra dalla testa ai piedi, si acquatta sulle inferior leve pronto a scattare innanzi qualora riesca a trovare il momento propizio. Stesse attitudini sarebbero quelle del capobranco, di Furaya in persona, che girerebbe rapidamente il capo alla volta del monaco che attira la sua attenzione tramite una lanterna. Lei è lì, al buio, affidandosi ai propri sensi e sfruttando quella poca luce lunare che dalle nubi filtra... e lui va a spasso con una lanterna. <Tch.> Fa schioccare la lingua contro il palato. Tituba appena sul muoversi, poiché attirata dal fare del bonzo che passeggia per le strade impervie di Shukosato. <Dovresti spegnere la luce> Asserisce in sua direzione, abbassando lo sguardo glaciale proprio in direzione dell'oggetto che stringe tra le mani l'altro. La donna, nel frattempo, s'abbassa per recuperare un piccolo ramo rotto e caduto dall'albero affianco, poggiandolo di traverso contro il petto e sul bicipite manco, l'arto piegato per sostenere l'effimero peso del primo rametto trovato. <ed abbassare anche la voce.> Lei in primis non vuol farsi trovare, non vuol esser vista e mantenersi nelle ombre da brava capo clan dei Nara qual è- qual /era/. Vive nel passato non conscia del presente, neanche immaginando cosa realmente sia accaduto durante questo tempo, neppure immagina che dieci anni siano trascorsi da quando cadde, assieme agli altri, sul campo di battaglia ai Monti Ardenti. <Conosco il Paese del Fuoco come le mie tasche, ti ringrazio ma so orientarmi.> Assottiglia le palpebre, cerca di scrutarne il viso oltre quella lanterna, comprendere se l'abbia già incontrato e se possa essere un pericolo da cui dover diffidare. Nulla le sovviene alla mente se non il sangue che schizza contro la sua prigione di cristallo, se non le urla della gente che continuava a chiederle aiuto mentre veniva dilaniata dagli artigli di quelle immonde bestie. <Per quale motivo girovaghi a quest'ora di notte?> Gli chiede di rimando, ancor restia ad avvicinarsi tanto quanto ad allontanarsi, comportandosi come una bestia, come un lupo, che osserva la preda, l'annusa, ne segue le movenze e soltanto al momento opportuno balza per decidere il da farsi. Schiva, ha imparato dal suo "Maestro", se tale possa definirsi un lupo di quattro metri, a comportarsi come un branco e a difendere il territorio. [ Chakra ON ]

22:17 Tsuyunotama:
 Molte persone giungono in questo bosco, è curioso come abbia incontrato più persone nei luoghi rurali e dimenticati dalla civiltà piuttosto che nei grandi agglomerati urbani, è vero che lui non li frequenta ma è emblematico il fatto che la gente scappi dalla città tecnologica e viziosa e s'imbatta sempre nel monaco nei luoghi dimenticato dalla tecnica. Infine, nonostante la maggior parte della gente che ha incontrato si professa atea o comunque non bisognosa dei Kami ha potuto constatare come tutti siano timorati da qualcosa o comunque affranti nell'animo. La guerra, il male, la mancanza di una prospettiva e di un faro portano a questi risultati senza nessuna ombra di dubbio, il vero problema però è altrove, è un altro, il problema è che costoro non sanno trovare né una causa né una soluzione al problema. Tutti si trincerano sotto l'aspetto dell'amore, della famiglia, dei lutti causati dalle loro guerre personali e no, ma questo è solo lo specchio, la punta di quello che è davvero causa del loro disagio. Furaya ringhia verso di lui e rompe a sua volta il silenzio, alle parole di lei lui allarga un grande sorriso <il paese del Fuoco sicuramente ma per quanto riguarda l'orientamento nei campi dell'Anima vedo una grande confusione> sentenzia avvicinandosi verso la ragazza così da bruciare le distanze per poi abbassare la lanterna e con un soffio spegnerla d'un colpo. <Girovago perché ho una missione e perché cerco anime da condurre alla luce e qui ne trovo sempre molte...> e come dargli torto? <Accamparsi qui è una buona idea, poco più in là ci sono piante commestibili> e dice sedendosi senza troppi indugi di fronte alla kunoichi. <Perché cerco anime forse vorrai chiedermi? Cerco anime perché ne vedo tante smarrite, chi doveva proteggerle non le ha protette, chi doveva nutrirle le ha affamate> e apre lo zaino fedele <il bambino è stato abortito, la moglie tradita, il marito ucciso, il vecchio dimenticato, questo è il mondo che i ninja e i Kage hanno lasciato, abominio di fronte ai Kami> dice con fermezza tirando fuori la sua fedele riserva di legna intrecciata <abominio di fronte ai Kami> ripete ancora una volta <ecco perché sono stato inviato>.

22:46 Furaya:
 Resta concentrata, gli occhi non vengono smossi dalla figura del monaco. Anche le gambe sono ancor piegate, pronte a scattare qualora debba spostarsi o anche solo allontanarsi, pregne del Chakra che sempre l'accompagna. Sulle spine, pronta ad attaccare, pronta a difendere il suo territorio, il suo mondo, quelle quattro mura che definisce casa. <Spiegati meglio.> A proposito dei campi dell'anima e della confusione che lui vede, ma che lei non comprende. E' sempre stata poco avvezza alla spiritualità, avvicinandosi soltanto alla meditazione per riuscire a placare i suoi tormenti e niente di più. Ha compreso a sue spese che le divinità esistono, che non è soltanto frutto d'una comunità che ha bisogno di un sostentamento psicologico per poter vivere sereno e felice. Lungi dal credere che siano effettivamente entità positive, però. A prescindere da ciò, la sua spiritualità è comunque piuttosto nulla. <Una missione?> Parole che attirano la sua attenzione. Domande che gli vorrebbe porgere, ma che ancora non esplica poiché vuol comprendere chi abbia di fronte, se sia qualcuno di cui potersi fidare o da cui salutarsi il prima possibile. Lo vede sedersi e per un attimo si calma. Rilassa i muscoli della schiena e delle braccia, ma non quelli delle inferior leve. Dal canto proprio, resta in piedi e fissa l'interlocutore. Un ciuffo dei chiari capelli scivola sulla fronte e sulla guancia, spostandolo immantinente tramite un lieve soffio d'aria proveniente dalle labbra schiuse. <Buono a sapersi per le piante commestibili. Sto cacciando perlopiù prede come conigli, ma forse potrebbero tornare utili in tempi di magra.> Si stringe nelle spalle, lanciando delle occhiate nei dintorni per sincerarsi della possibilità che ci sia qualcosa da mangiare, come lui gli ha fatto notare, ma con la vista periferica continuerebbe a tenerlo d'occhio, senza mai girarsi totalmente e tanto meno dandole le spalle, seppur sia visibile parte di quel vestiario da kunoichi e da Kage che indosso porta. Una frase in particolare di Tsuyunotama ne attira la sua attenzione, oltre ai traumi che dietro si porta da quando ha messo piede fuori dalla terra. Chi doveva proteggerle non le ha protette, ha detto. E perché ti senti così colpevole? Parla di te? Si sente ferita nell'orgoglio, ovviamente, consapevole d'aver fallito dove aveva giurato di riuscire al cento percento. Un fallimento così grande non può essere tollerato da chi si reputa capo branco, elitario d'un villaggio: un Hokage dovrebbe morire sul campo di battaglia e non limitarsi ad uscirne ferito mentre gli altri cadono ai suoi piedi. Un pensiero ridondante che non lascia la sua mente, mentre gli occhi chiari fissano ancor il monaco senz'altro proferire per qualche istante. Pensa, ragiona, fa sì che possa trovare delle risposte giuste da dargli. Si morde l'interno del labbro, picchietta la lingua contro gli incisivi perché sarebbero tante le cose che vorrebbe dire, ma che non dice. <Chi doveva proteggerle ha fallito.> Commenta ad alta voce, trovando soltanto questa come affermazione corretta da dare, non potendo nient'altro aggiungere che abbia un senso. Non vuole dar a vedere troppo di sé, non sa chi ha davanti e non intende scoprirsi più del dovuto. La fiducia va guadagnata e non sempre è facile. Adocchia anche il suo zaino, ma nulla chiede, gli rivolge soltanto il mero guardare, attenta alle dinamiche e accorta su quel che da lì potrebbe tirare fuori. <Abominio di fronte ai Kami?> Un'altra frase che potrebbe tormentarla per il resto della nottata, molto probabilmente. <Io, in quanto ninja e in quanto Kage, non ho affatto abbandonato queste terre. Sono caduta, ho fallito nel mio compito> Ma come, non volevi star silente e non far scoprire di te più del necessario poiché la fiducia va guadagnata sempre? Il lupo nel suo petto ruggisce, gli occhi vacui si spalancano per il rancore che vero se stessa prova. <ma mai avrei abbandonato la mia terra e i miei uomini.> E mai li avresti lasciati morire, ma così è successo e seppur ti chiedessero di spiegare, cosa potresti loro dire? [ Chakra ON ]

22:57 Tsuyunotama:
 La sua fedelissima riserva di legna che il Monaco si preoccupa di rifocillare ogni volta che ne ha l'occasione viene appoggiata affianco a se così come il pugno di paglia secca che lo accompagna in ogni sua attraversata fuori dalle mura delle città e dei centri abitati. Egli ormai è abituato alla vita agra e alla durezza del vivere, non conoscere nessun altro stile di vita che non sia questo. Dallo zaino fa ovviamente anche capolino il suo acciarino che da ormai dieci anni lo accompagna nei suoi pellegrinaggi: innumerevoli fuochi sono stati accesi grazie ad esso. Ma ecco che Furaya parla, gli risponde <gli uomini> riprende <sono fallaci per definizione, ecco perché essi possono governare la terra e gli altri uomini soltanto con l'aiuto divino e ricordandosi che sono solo una particella finita e solubile nel Cosmo. I Kami, se vogliono, posso spazzare via tutto e tutti, come hanno già fatto dieci anni fa, non c'è nessun Jutsu, nessuna tecnica, nessun clan, nessun villaggio, nessuna armatura che può sopravvivere al loro giudizio, nulla> e velocemente estrae dalla fascia che gli cinge i fianchi il coltello in bambù che velocemente sfrega sull'acciarino e accende con una scintilla il piccolo mucchio di paglia che immediatamente viene buttato nel legno appena tirato fuori dallo zaino aiutandolo con un veloce movimento della mano ad attizzarsi così da accendere un fuoco ed illuminare la zona. E poi quelle parole, arrivano, ed egli alza lo sguardo interrogatorio verso di lei. <I Kami continuano a farmi fare incontro inaspettati... Un Kage? Qui?> ridacchia contento <colpevole tra i colpevoli, empio tra gli empi... I tuoi uomini mi hanno trascinato a combattere una guerra che non voleva e che non era mia su quel monte pieno pieno di idolatria con le facce dei tuoi predecessori, sempre che fossero i tuoi> precisa, non sapendo di quale villaggio <nonostante questo tutto è andato distrutto, tutto è andato perso, ecco la vostra pace, ecco il vostro obbligo disciolto nel nulla... Troppo impegnati a giacere nei letti e a farvi la guerra per capire che cosa avevate attirato sopra le vostre teste...> La rimprovera ritornando ad occuparsi del legno che ora arde come dovrebbe. Ma non ha finito, riprende ancora a parlare <una missione, sì... Una grande missione per mettere ordine dove voi avete messo il caos, pace dove avete portato guerra, amore dove voi avete portato passione, quiete dove avete portato rumore> e lo riguarda ancora <sarebbe meglio che tu ti cospargessi il capo di cene e venissi con me come ultima fra gli ultimi come già un'altra persona responsabile di tutto questo farà non appena la chiamerò> le dice con serietà di un padre che riprende una figlia.

23:20 Furaya:
 Scruta con vivida attenzione quel che prende dal suo zaino. Potrebbe trattarsi di qualunque cosa, ma forse la mente della Nara è ancor legata indissolubilmente alla guerra alla quale ha partecipato prima di venire cristallizzata. Resta sull'attenti come un soldato; che poi tale sarebbe a conti fatti, conoscendo la natura del popolo del quale era a capo. Rigida come un tronco, posta in piedi al monaco, ne ascolta le affermazioni con interesse, ovvio, ma anche con un malcelato... fastidio? No, potrebbe trattarsi di coda di paglia. Risulta essere innervosita, come se le avessero appena pestato la coda. <I Kami sono soltanto entità necessarie affinché l'uomo possa aver qualcuno su cui contare. Abbiamo valutato come questi possano esistere, ma possono essere sconfitti con l'unione degli uomini che tu definisci particelle.> Afferma in sua direzione, sprezzante nel dar contro ai Kami stessi, uno dei quali la minacciò tempo addietro di non sfiorare l'albero, altrimenti nefasti avvenimenti si sarebbero scatenati sul suo villaggio. Non potrebbe mai asserire che un Dio possa esser migliore dell'uomo, quando lei stessa, in primis, ha superato qualunque difficoltà col corpo costellato di cicatrici ed ha attinto ad un potere inimmaginabile che ha, tra l'altro, già perso. Divenuta un dio a sua volta, ma con la prima lettera minuscola poiché mortale, seppur mai potrebbe davvero elevarsi al cospetto d'una divinità. <La battaglia non è ancora finita> Mormora ancora senza distogliere gli occhi dalla di lui figura. <e finché resteremo in piedi, nessuno verrà spazzato via.> Sembra surclassare totalmente il fatto che siano passati ben dieci anni, dieci lunghi anni dalla disfatta ai Monti Ardenti. La sua mente viaggia in linea retta, deve riuscire a togliersi di dosso l'onta del tradimento, della caduta, quella benda davanti agli occhi che la costringe a non vedere il sangue ma che, appena s'addormenta, le torna in sogno. <Qui> Sottolinea tramite il proprio timbro vocale. <è dove dovrei essere.> Dove altro si dovrebbe trovare, altrimenti? <Qui o sotto terra.> Viva per difendere il villaggio della Foglia e il Paese del Fuoco oppure morta per avervi comunque adempiuto. Si professa come unica protettrice, ancor presuntuosa del proprio ruolo, incapace di cedere poiché troppo orgogliosa innanzi alle nefandezze di cui lui blatera senza riserbo alcuno per la sua figura o per il suo status emotivo. Palese è purtroppo l'agitazione che la pervade, il battito del cuore perennemente accelerato dall'ansia di non sapere dove siano tutti, di dove si sia spostata la guerra. <I miei uomini non costringono nessuno ad intraprendere battaglie. I miei uomini erano sicuri di scendere in battaglia al mio fianco e di morire per il villaggio qualora fosse richiesto. I miei uomini sono soltanto colpevoli di essersi fidati ciecamente di me che ho fallito nel mio doverli proteggere.> Gli occhi infiammati dall'ira, palese mancanza di rispetto quella che reputa provenire direttamente dal bonzo. <La battaglia, dunque, s'è spostata ai Villaggi. Vuol dire che qui io sto perdendo il mio tempo e devo dirigermi quanto prima a Konoha.> In base alle parole che vengono pronunciate da Tsuyunotama, lei cerca di prendere solo quelle che le fanno comodo, pur rispondendo come si deve in certuni tratti. La mente pensa troppo, vaga alla ricerca di risposte che è indecisa sul voler conoscere o meno poiché le renderebbero la vita un inferno, ma al tempo stesso potrebbe sanare quella preoccupazione perenne che le stringe lo stomaco e non le permette di mangiare come vorrebbe. <Non ho mai desiderato la guerra> Commenta immediatamente, voce roca e rotta dai piccoli ringhi che dalla sua gola secca s'alzano e riversa all'esterno. <ho sempre fatto di tutto per mantenere la pace, ma forse non abbastanza> Dandosi ovviamente delle colpe oggettive, chiarendo concetti per lei importanti. <e se la guerra chiama, un guerriero non può fare a meno di rispondere.> E la Decima, in quanto tale, in quanto guerriero, non ha potuto far altro che imbracciare le sue armi, vestire d'armatura e scendere a combattere con tutte le forze in suo possesso. Impossibile ritirarsi. <Fai di tutta l'erba un fascio, monaco. Se il male continua a proliferare, il bene deve riuscire a fermarlo. Se le guerre cominciano, devono cessare e non finiranno mai da sole. Chi porta la guerra, la porta nei confronti di chi non la vorrebbe.> O che la vorrebbe ma per tutt'altri scopi, ma non è questo il caso, altrimenti non avrebbe nascosto alcunché. Porta un piede in avanti, difensiva la sua posa assunta. Fa schioccare di nuovo la lingua contro gli incisivi, sguardo ferale che resta sospeso su di lui. <Cospargerò l'intero mio corpo di cenere per pentirmi dei miei peccati al momento propizio. Quando saprò con certezza che Konoha è salva, che chi posso ancora difendere è vivo, allora e solo allora potrò anche permettermi di morire.> O di riposare, quanto meno, bambina perché il tuo continuo vagare e star in ansia, dormire con un occhio aperto nonostante tu sia tra le braccia di chi ami non è definibile riposo. [ Chakra ON ]

23:31 Tsuyunotama:
 Ascolta attentamente le parole che Furaya professa in sua direzione <sei accecata dalla superbia> le dice con fermezza avvicinando le mani al fuoco per scaldarle un pochetto. Continua ad ascoltare il delirio del Decimo Hokage che vaga facendo capolino sui suoi principi da militare e su un mondo che ormai non esiste più. <Konoha è stata rasa al suo così come tutti gli altri villaggi, la punizione dei Kami si è abbattuta su tutti voi, non c'è altro che possiate fare se non sistemare questa frattura che avete creato con la vostra superbia e la vostra follia> incalza verso di lei rimettendo a posto il suo pugnale con la mano destra nella fascia sul fianco - sia mai che ella possa credere che voglia attaccarla -, infine, gira nuovamente il capo in sua direzione con sguardo fisso <tu vaghi morta tra i morti, non c'è più niente da salvare, sei come Mekura Hyuga che voleva salvare gli altri ma alla fine aveva perso se stessa> afferma <ma almeno lei si è ravveduta e ora ha aperto gli occhi> non sa se conosce Mekura, ma gli viene spontaneo citarla data la sua conversione repentina che ha avuto una sera con lui ai piedi dei Monti Ardenti. <Voi non temete i Kami ma piangete i morti che loro vi hanno causato e chiedete il mio aiuto per proteggere i vostri cari come Dyacon Sabaku che con una mano spergiurava i Kami ma con l'altra mi chiedeva di intercedere per i suoi cari... Siete un cumulo di menzogne e paure> si stringe nelle spalle. <Ma, i Kami sono misericordiosi e vogliono che vi ricongiungiate con loro, ecco perché ogni tot anni mandano degli Iniziati affinché ravvedano le genti e aprano il cuore> e sorride, ora, con grazia e gentilezza. <Come ti chiami?> Le dimanda ritornando a guardare il fuoco che zampilla. <Sei ancora in tempo per tornare sulla retta via, di' soltanto una parola e io ti indicherò dove andare> Ma intanto, attende il suo nome che ovviamente vuole sapere.

00:00 Furaya:
 Superba, orgogliosa, accecata dalla vittoria e dal comando: elementi importanti che fanno di lei un leader; nessuno asserisce che possa essere un /buon/ leader, tanto meno lei stessa, ma si reputa comunque tale. <E' la Volontà del Fuoco.> Quella in cui ancora crede, quella in cui mai smetterà di credere. Se deve anche soltanto sperare in qualcosa, continuerà a donare la sua intera anima a questa volontà e a nient'altro. L'ira sale dal suo petto, affiora in ogni angolo del proprio corpo ma la tiene sotto controllo. Stringe saldamente i pugni, fa sì che le nocche persino sbianchino e irrigidisce la muscolatura facciale. Inspira profondamente, ma continua ad essere piuttosto agitata, soprattutto dopo quanto sentito dalle parole del monaco. <Stai soltanto mettendo alla prova la mia pazienza.> Non crede neanche per un istante alla possibilità che Konoha sia stata distrutta. Dov'era mentre tutto avveniva? Vuol dire che son davvero passati dei giorni dalla sua caduta sul campo di battaglia? Dieci anni, bambina. Dieci lunghissimi anni in cui il mondo è letteralmente cambiato senza che tu ne facessi parte. In maniera tanto inevitabile, anche il modo di fare della Decima è mutato non appena uscita dal cristallo. Ha compreso d'aver fallito e cerca di nascondere, tramite l'orgoglio e la scintillante armatura, tutto quello che prova dentro di sé. Fuori, soltanto il lupo. Dentro, l'agnello. <Tu menti, monaco. Posso ancora salvare qualcuno, posso ancora redimere le mie colpe facendo ciò che avrei dovuto fare davvero.> Salvare, non combattere. Difendere, non annientare. La sua stessa innata, quella originale, i Nara, sono da supporto. E lei come tale si sarebbe dovuta comportare. Tuttavia, l'esser un leader ed avere il comando spesso ti portano a prendere decisioni diverse da quelle che solitamente si prenderebbero. <E Konoha non cadrà finché io esisterò, finché su queste terre potrò muovere anche solo un passo.> E la necessità, la fretta, il bisogno di dirigersi al villaggio della Foglia si fa sempre più radicato in lei. E' da quando scavando ha trovato Mattyse sommerso tanto quanto lei dalla terra che non ha fatto altro che pretendere di tornare al villaggio, di capire dove si fosse spostata la battaglia e continuare quel che aveva iniziato. Pecca di superbia, davvero. Non è sbagliato quel che ha pronunciato il monaco, ma allo stesso tempo non crede neppure ad una parola. La Decima è quel tipo di persona che capisce di aver sbagliato soltanto se ci sbatte la testa contro, mentre dagli altri rifugge. <Mekura Hyuuga non riuscirebbe a salvare neanche sua figlia.> Oh, cos'è questo? Abbiamo del risentimento verso una figura importante come la vecchia Gran Consigliera? Non oserei neanche definirla gelosia, in fondo. Lancia una frecciatina nell'aria che non potrebbe neanche venir avvertita dalla diretta interessata. Cosa stai diventando? Arrabbiata col mondo intero che ti ha tolto tutto quello che avevi, assieme alla possibilità di redimerti? Non hai neanche idea di cosa t'aspetti d'ora in avanti. <Continui ad usare il plurale. Non sono come gli altri. Non imploro la volontà d'un Kami, agisco perseguendo la mia.> La sua Volontà del Fuoco a cui è sempre stata legata, dalla quale non si separerebbe mai finché campa, continuando a lottare per quella che era un tempo, per quella che sarà ancora ed ancora domani. Il di lui dire continua a farle montar dentro l'ira funesta, ma è altrettanto consapevole che nelle parole del monaco si nasconde un vero pozzo di verità. Nessuno ha mai osato pronunciarle in faccia siffatte affermazioni, il che è un vantaggio poiché vuol dire che finalmente il mondo è cambiato e non è ritenuta al di sopra di nessuno, proprio come voleva che fosse. Ma sarà davvero come il suo recondito desiderio? <Proprio perché non siamo Kami siamo un cumulo di paure e menzogne. Tutti possono sbagliare, ma tutti possono redimersi se lo vogliono. Se decidono d'affidarsi ai Kami, sono liberi di farlo ma non seguirò la loro idea.> Incapace d'affidarsi a qualcun altro che non sia stessa, lasciando gravare sempre qualunque peso sulle proprie spalle, volente o nolente, a prescindere che qualcun altro le dica di passargliene un minimo. Cerca di mantenere la calma di fronte a Tsuyunotama, annebbiato probabilmente dalle sue divinità ultraterrene. <Furaya Nara, Decimo Hokage della Foglia.> Le ha detto che pecca di superbia e di tale si macchia, assieme all'onore e all'orgoglio d'essere definita tale. Perché se Konoha è caduta, lei cadrà con lei ma fino ad allora non oserà piegare il capo. <La retta via la decido da me. Non ho bisogno d'essere salvata. Qual è il tuo nome, invece, monaco?> Sprezzante, gli occhi ancor fissi sull'interlocutore: per un istante neanche li ha mai mollati. [ Chakra ON ]

00:14 Tsuyunotama:
 Getta ancora qualche pezzo di legno dentro il fuoco alimentandolo per non far abbassare troppo l'intensità della fiamma e della luce che essa sprigiona <la volontà del Fuoco è stata sepolta Dieci anni fa Furaya... Datti pace e sfrutta al meglio gli anni che i Kami ti concedono ancora> dice stringendosi nelle spalle. Essa parla una lingua che lui non riesce proprio a capire, ha potuto interrogare gli animi di diversi ninja negli ultimi tempi e probabilmente quelli della Nara sono quelli che più sono rimasti ad ancorati a questo mondo terreno e sensibile, fa sicuramente parte di coloro che un giorno si dissolveranno nell'oblio e ovviamente non può esimersi dal dirglielo <per le anime come la tua c'è solo l'oblio dopo la morte... Non ti verrà riconcessa nemmeno la rinascita se non fermi la tua follia. Vai a vedere tu stessa cosa è rimasta di Konoha... Io ero lì quando i volti degli Hokage sono stati fatti saltare in aria e sono crollati, non che volessi essere lì, mi ci hanno portato per combattere la tua guerra> ma non vuole più parlare di questo, vuole andare oltre e continuare a fare un focus particolare su quello che il Decimo Hokage va dicendo <Meruka forse non salverà i suoi figli ma sicuramente salverà la sua anima e si ricongiungerà coi suoi avi lassù nella grande Casa e poi, se mai tornerà da dove è andata potrà salvare anche i suoi cari mentre tu continuerai a giocare a fare il soldato> e sulla sua faccia si stampa un'espressione di immensa pietà nei confronti della ragazza, una pietà che se fosse attenta noterebbe immediatamente sui lineamenti del monaco. <Io mi chiamo Tsuyunotama, senza patria, senza madre né padre> afferma verso di lei <la Luce venne sul mondo ma il mondo non la riconobbe...> Aggiunge subito dopo la presentazione, ma la luce non è lui, affatto, lui è colui che viene ad annunciare la Luce, che è ben altro. <Puoi seguire l'idea che meglio preferisci Furaya, ma sappi che una sola è la via verso la Luce, tutte le altre ti porteranno all'Oblio, cioè alla dimenticanza> e ritorna sul fuoco <il popolo piange, così come il cielo, possibile che non tu non te ne voglia accorgere? E non piange perché hai disubbedito ai tuoi ideali, ma perché questo mondo è un Inferno, la Volontà del Fuoco di cui tu parli invece di scaldare questo mondo lo ha bruciato e arso vivo sulla pira della discordia.>

00:47 Furaya:
 Ripete ancora come siano passati ben dieci anni. Lei non capisce da cosa né intende chiederlo adesso. Magari, qualora si fosse calmata ben prima, avrebbe sicuramente provato. <La Volontà del Fuoco arde in me, dunque non è sepolta.> La dritta vien sollevata in direzione del petto laddove è racchiuso il cuore, stringendo la presa sugli indumenti. <E finché io non terminerò i miei giorni, anche lei continuerà a vivere.> Insiste da questo punto di vista, incapace di lasciarsi indietro il passato quando ancora vive in esso, non consapevole del tempo passato e di quel che è accaduto da dieci anni a questa parte. Non crede a nessuna delle parole del monaco, il quale non ha fatto altro che giudicarla, ma al tempo stesso aprendole gli occhi con giuste asserzioni. Ed è proprio perché son giuste che a lei pesa terribilmente tutta questa discussione, facendola sentire sbagliata e colpevole. Ed è colpevole senz'alcun dubbio, tanto da esser consapevole del fatto che deve redimersi se vuole riuscire a sopravvivere con se stessa e col proprio carattere. <Non ho bisogno di rinascere. Quando avrò adempiuto ai miei compiti potrò morire: te l'ho appena detto. M'è bastata vivere una volta sola.> Dovrebbe almeno incontrare sua figlia, potrebbe davvero bastarle questo talvolta: sapere che è riuscita nel suo compito, quel compito che viene prima di CHIUNQUE e QUALUNQUE altra cosa esistente, che sia un essere umano o un villaggio. Non ha bisogno di continuare a rivivere una vita pregna di peccati, specialmente quelli che ha commesso nell'ultimo periodo e che esulano persino dall'aver lasciato morire degli uomini in battaglia sotto i propri occhi. Sta compiendo molte scorrettezze delle quali, poco ma sicuro, sia le divinità che il Karma le faranno pagare molto caro. <E' lì che mi sto dirigendo.> A Konoha. Deve soltanto convincere Mattyse ad alzare il culo dal loro rifugio di fortuna, sbrigarsi a raggiungere il villaggio e riuscire a fermare questa guerra. Non possiede più la stessa forza, dovrebbe averlo abbastanza intuito, seppur non abbia ancor fatto nessun tentativo. Questo non la fermerà comunque dall'avanzare e dal perseguire i suoi obiettivi finché avrà anche soltanto un alito di vita in corpo. <Se non volevi combattere, potevi non farlo. Combatte soltanto chi pregno d'onore e desideroso di morire sul campo di battaglia difendendo il villaggio ed i propri ideali. Se a questa categoria non appartieni, potevi affidarti alle squadre di supporto che t'avrebbero garantito una maggiore sicurezza.> Lo sguardo austero permane focalizzato, come durante tutta la discussione, sul volto del monaco da cui mai s'è allontanata più di tanto. Non ha raccolto neanche tutta la legna della quale avevano bisogno, quindi l'altro dovrà farsi andare bene quello stuzzicadenti assieme allo Yoton che le alberga dentro. <Continuo a fare il capo villaggio, non il soldato, monaco. Non intendo continuare a ripetermi.> Sono di due vedute completamente contrapposte e non è possibile per lei trovare un punto d'incontro. La verità fa male, specialmente se pronunciata nei confronti d'un cuore orgoglioso ferito da ciò che ha visto accadere sotto i propri occhi. Sono molteplici le preoccupazioni della donna, partendo dal futuro marito dato per disperso, una guerra che non si sa dove sia finita, il villaggio che necessita d'una protezione, la bambina appena nata di cui è madre e della quale si sarebbe dovuta prendere cura, anziché andare in guerra come se niente fosse. Invero non si tratterebbe altro che di senso di colpa. Ne ascolta il nome e lo memorizza, potrebbe in futuro tornare utile, ma non n'è certa. <L'oblio non mi spaventa.> Ammette fiera. E' stata vicino al baratro, ci si è gettata e n'è riemersa. L'oblio non sarà poi tanto differente, ma sicuramente non ha neanche idea di cosa possa attenderla davvero. L'arroganza la porterà alla distruzione, a perdere tutto quello che ha e nonostante questo continua lungo questa scia malsana per se stessa e per chi le sta attorno. <Ciò che la Volontà del Fuoco ha bruciato, la stessa Volontà farà rinascere.> Mormora alla di lui volta, mentre non farebbe altro che girarsi e dargli le spalle. Svetta fiero l'haori cremisi con i kanji raffiguranti la sua posizione sociale nel villaggio della Foglia. Ondeggia ad ogni suo passo svelto allontanandosi dal monaco senz'alcun saluto. Ed è soltanto una volta rimasta sola che si lascerebbe andar alla frustrazione. Non il miglior degli incontri, forse. Ma se anche ti dà da pensare, vuol dire che ha lasciato un segno. Svanirà nei boschi e tra le fronde degli alberi, attenta ai rumori che compirà, volendo di nuovo ricongiungersi col Senjuu e da lì trovare una soluzione. Alla sua focosa ira, soltanto la pragmatica intelligenza terroristica può trovare una soluzione. [ END ]

00:57 Tsuyunotama:
 La notte si fa sempre più buia nonostante il fuoco arda ed illumini la zona, ma ormai, in cuor suo il Monaco sa già che passerà la notte nuovamente nel bosco, accampato alla bene e meglio, per poi raggiungere domattina con il sole le prime casupole al di là della selva. La Nara è ancora in piedi davanti a lui che lo fissa, furiosa, anche se non lo da troppo a vedere le sue parole la tradiscono e lui, che vive nella calma, se ne accorge. La lascia parlare e parlare mentre lui ha gli occhi fissi sulle fiamme che danzano davanti ai suoi occhi fissi e immobili. Incredibile come gli uomini incastrati in questo mondo abbiano completamente perso la testa, il popolo invece vive molto più serenamente il tempo che gli è dato. Tra la semplicità della vita e e le fatiche del vivere riescono comunque a trovare la forza di vivere con dignità senza jutsu e stupide cariche sociali che portano soltanto problemi e davvero poca gloria. Gli sembra tutto così strano, per ora, non aveva mai incontrato nessuno ancora così ostinato a vivere una vita che non c'è più ma soprattutto che è effimera, illusione dei sensi e del tempo. Si stringe ancora una volta nelle spalle ruotando poi il capo verso l'Hokage <Che i Kami possano avere infinita misericordia di te...> Dice in sua direzione tagliando ogni possibile risposta che avrebbe potuto dare alla ragazza semplicemente perché qualsiasi parola ora sarebbe stata assolutamente inutile e detta al vento. Non deve nemmeno preoccuparsi di quello che succede dopo poiché Furaya gira i tacchi e se ne va senza dire nessun'altra parola e dopo poco sparisce nell'abbraccio oscuro delle tenebre. Un sospiro, dopo che è sparita, un sospiro che trasmette una fatica immensa <capisco quando quel giorno mi diceste che avrei trovato persone dalla dura cervice...> E lo dice direttamente ai Kami che attoniti rispondono con il silenzio della prateria. <Pregherò per lei, poi, dormirò... Mangerò domattina prima di arrivare al villaggio> e così dicendo dalla manica tira fuori una piccola stecca di incenso che accende con la fiamma d'innanzi a sé. [END]

Lui in viaggio per condurre anime alla luce, lei alla ricerca di legna per sopravvivere.
I discorsi affrontati vertono sulla possibilità per Furaya di redimersi, rivelandole della completa distruzione del villaggio che lei professa ancora di difendere, facendole notare come siano passati dieci anni dalla disfatta del Dio, disfatta che si sono meritati per aver portato loro la guerra. Lei non crede neanche ad una parola del monaco, vittima della superbia e dell'arroganza, asserendo di non aver bisogno d'alcuna redenzione.

Per me, sono #feels.