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Il gioco della bottiglia sbagliato.

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con Nobu, Nene

00:14 Nobu:
 Si erano sentiti per messaggi da ieri sera, da dopo mezzanotte appena scattato appunto quel giorno unico per gli innamorati con Nobu che le aveva chiesto di essere il suo Valentino per l'appunto, discutendo poi di andare proprio a cena fuori in un posto dove, a detta di Nene, fatto i noodles eccezionali proprio nei quartieri Sunesi, nella prossimità dell'oasi. Le aveva detto che aveva staccato un pò il ponte con i suoi genitori proprio perchè voleva la sua indipendenza e, anche oggi che sono andati lì, non li ha avvisati ne niente... inoltre non può portare Nene direttamente a conoscere i suoi genitori quando non li vede da qualcosa come cinque anni e per di più, al loro primo vero appuntamento! Si era messo in ghingheri pure per lei con anfibi neri e pantaloni del medesimo colore. Una camicia bianca senza colletto, totalmente abbottonata che gli sta come un guanto addosso a quella pelle color cioccolato al latte con sopra un gilet nero smanicato. Orologio al polso sinistro d'acciaio e cappotto lungo color sabbia a coprirne le figure, insomma, si era proprio preparato per lei, pulendo sopratutto i capi dai peli rossi di Poldo e considerando che non li mette mai, ci stavano parecchi peli dato che il fetente fa la cuccia sui suoi vestiti! Parlano del più e del meno mentre caminano per le strade del quartiere del divertimento, passando attraverso chi invece, la compagnia di san valentino la cerca a pagamento. Superano il suo appartamento, guardando dalla finestra la luce accesa, probabilmente Kioku era a casa e tira dritto, accompagnandola fino in fondo alla strada dove abita Nene. Si fermano davanti alla sua porta e lì casca l'imbarazzo. Non si sa perchè, si erano pure già visti nudi, si erano baciati e lei aveva dormito da lui... eppure è una situazione diversa, apposta creata per l'occasione a differenza del resto che è semplicemente capitato. < Beh grazie per i noodles > anche se ha pagato lui, come promesso < avevi ragione, vale la pena il viaggio per i piatti che preparano. > Ci gira attorno, ha quasi paura a chiederle di salire così come ha timore a salutarla per sentirsi magari non invitato. Slega il braccio ad uncino in maniera che Nene potesse ancorarsi a quello, non le da la mano giusto per evitare di essere stampato durante il tragitto!. Che fare quindi? A portarsi una ragazza a letto e broccolare è un maestro, ma per le questioni amorose invece... come si fa?!

00:39 Nene:
  [Capsule Apartment] E' stata una serata strana, se ci pensate bene. Dopo così tanto tempo... Oh no aspetta, è il suo primo appuntamento! Ebbene sì. La caccia, l'oasi, la cena. Quelle due pozze d'oceano hanno tentennato - nell'ipotesi di finir la serata a casa assieme davanti ad un film, o facendo zapping sulla tv. C'è un implicito senso di vergogna nel condividere quel buco che gli asiatici chiamano liberamente /appartamento nella media/ - intendendolo per una persona sola, che vive particamente per lavorare. Per donare qualcosa alla società o alimentare un utopico sogno nipponico. Non meno banale del sogno americano, alla fine. Un luogo semplice, dove la personalità di Nene non può far a meno che trasparire per lo più da dettagli che non tutti noterebbero: Una lieve ossessione per colori non troppo dissimili tra loro. Nero e grigio. Blu e azzurro. Giallo e ocra. Rosso e salmone. Lì dove c'è un colore - soprattutto nell'armadio a vista, senz'ante - c'è accanto un colore corrispondente, preciso, maniacale. E' disordinata. Ogni movimento impreziosito dalle perle di cui è fatto il crop-top che veste. Un caleidoscopio di colori accarezza il perlaceo che le si riflette sulla pelle - danza pericolosamente su curvette pizzicate dalla crescita. Una novità per tutti, anche per lei. Così corto e largo da lasciar il fiato sospeso a chiunque l'abbia osservata sul tragitto di ritorno - minacciando il più dolce degli spettacoli da un momento all'altro. Ma niente - per quanto le accarezzi i pensieri - quel top non sembra ceder nemmeno un fiato, di quel che vorresti veramente. Una netta differenza da una gonna lunga, dal taglio semplicissimo ed il colore più che neutro. Nero. Sotto un paio di gambaletti neri - semi trasparenti, sembrano sparire dentro un paio di platform che le regalano ancora qualche centimetro. Non che sia bassa, ovviamente. Una visione fallace sembra superar il limite della gonna tramite lo spacco che risale frontalmente la coscia - dona spizzichi e bocconi - battendo immediatamente la ritirata. Deve avercelo per vizio. Un soffio antartico s'affaccia alla finestra accesa di Nobu mentre - probabilmente - Nene strava accennando a qualche tipo di lavoro nuovo, uno di quelli pagato bene ma non troppo difficile. Ha una selezione tutta sua - probabilmente, la stessa selezione di Yoshino. Ed eccola riabbassare lo sguardo - ricurvare la boccuccia verso il basso nelle sfumature mielose di un broncio bambinesco, soffocato nell'incarnato diafano e in sporadiche macchiette di melanina che le decorano il viso quando prende troppo sole. Come oggi. Lo spolverino in tartan, il suo marchio di fabbrica - oscilla pigro dalle spalle mentre supera la fossetta creata dal braccio dell'altro, avvolgendo il palmo guantato contro l'avambraccio. Il lattice nero crea un pigro attrito fastidioso sul cappotto ma - del resto - è il giusto coadiuvarsi tra necessità, comodità e salvaguardia. Di Nobu. /E di se stessa?/ < Anche l'Oasi non è male. E alla fine ci siamo divertiti. Peccato per il tempo --> S'accoda piano, almeno fino al raggiungimento del portone grigio di uno di quei grattacieli che sembrano voler nascondere il Mulin. Uomini ubriachi danzano all'ingresso, urlano - sembrano volersi piegare alla Dea della notte, inevitabilmente simile ma differente dalla Dea che avevano la notte scorsa. Lo sguardo bieco che Nene riserva a questi elementi lascia intendere una scena vista e rivista mille volte. Sempre nello stesso punto. E mentre guarda ecco che lo lascia andare - esattamente come lo ha accolto sotto braccio. Un paio di mandate, la porta che si scosta con una piccola spinta del gomito per poi -- fermarsi. < Oh... > Titubante. O forse no? Non ci pensa. Non pensa ad esser in un appuntamento, a cosa voglia dire, a dove voglia arrivare Nobu. E' ancora un gioco? < Vieni? O devi tornare a casa? > Le luci erano accese. Del resto, poteva mai aspettarsi che Nobu passasse la notte degli innamorati in un letto vuoto? Le labbra che piano si piegano in un sorriso - uno di quelli lievemente a disagio. < Non sei obbligato. > ... < Ovviamente. > Un paio di passi la portano a discostarsi dalla porta, lasciandogli la scelta se stare con lei - o tornare dal suo ospite, a casa.

01:01 Nobu:
 Anche te non sei male, anzi. Parole che muoiono in gola a Nobu e che non gli escono,come se si fosse dimenticato totalmente come si parla o come si fanno i complimenti quando quelle iridi di ghiaccio si persono in quelle più scure di Nene, saltando da quegli occhi, alla curvetta del naso delicata fino alle labbra come si muovono mentre questa parla e poi di nuovo agli occhi, totalmente stregato. Ancora non se ne capacita dopotutto, Nene è la classica cotta che ti prendi e che in una maniera o nell'altra ti rifiuta o ti friendzona, almeno per Nobu è questo dato che l'ha provata a rimorchiare per parecchio tempo. L'idea invece ora di essere lì, di condividere un appuntamento proprio il giorno degli innamorati, quindi qualcosa non di casuale, lo sta demolendo dall'interno ed è come tornare ai tempi dei banchi dell'accademia a Suna e poi a Kagegakure dove ha finito gli studi come ninja proprio per non buttare gli anni già maturati in precedenza. Alza la mano libera al collo, massaggiandoselo per bene mentre preme ai lati coni polpastrelli, poverino, capitelo, ha passato tutto il pomeriggio e la serata a chinarsi in vari angoli per cercare di beccarsi quello spettacolo inaspettato dal presunto fallimento di quel top imperlato. Diammine ha pure pensato di attivare il byakugan per vedere dietro quelle perline e invece niente, dannata magia, anche perchè lo avrebbe sgamato subito visto che l'attivazione del doujutsu ha comunque un riscontro visivo con i nervi oculari che per lo stress sono in vista ai lati dell'occhio così come la mutazione della pupilla e dell'iride. Arriva quella domanda fatidica e deglutisce in una maniera talmente assordante quasi da surclassare il rumore dei barboni che sono a prostitute e della musica proveniente dai vari locali. Annuisce quindi per poi scuotere la testra. < Si, cioè no, non devo tornare a casa. Probabilmente è solo Kioku che si gode il divano invece che dormire sullo zerbino. > le risponde, facendo riferimento al ragazzo che ha raccattato al mercato dell'artigianato nei quartieri di Kiri, affetto da amnesia totale. Era un tipo a posto tutto sommato, di bell'aspetto, motivo per il quale lo stava aiutando in veste di suo nuovo amico e di social manager, prestandogli vestiti, acconciandolo per bene proprio per creare un personaggio mediatico attorno a Kioku e permettergli di guadagnarsi qualche Rio, l'ideale per uno come lui che non sa appunto come funziona il mondo. Forse gliene ha parlato a Nene, forse no, non se lo ricorda esattamente anche perchè i momenti che passano insieme lo lasciano sempre senza parole e in un mondo totalmente a parte, complice anche il suo veleno. La segue quindi dentro casa, se potesse scodinzolerebbe pure talmente è contento di quell'invito.

01:20 Nene:
  [Capsule Apartment] Il piacere massimo per un cacciatore non risiede principalmente nel cacciare? S'è riscoperta essere niente di più di una particella abbandonata al destino d'un immenso quadro - abbracciando riluttante l'ideale d'esser una figlia delle salamandre. E' così maledettamente brava a rendere tutto leggero, poco importante. Con la vastità d'un eone che si riduce ad un /paio di attimi/ - ridotti ad esser niente più di questo. Una piccolezza. Volge il viso al presente. Cammina ritta come una sovrana dalle labbra di mela, tralasciando il dubbio - il complotto - il dolore - il tradimento. Diventono macchie nella tela che la caratterizzano, oh - è vero - ma non diranno mai nitidamente chi è davvero. O chi finirà per esser nella società che abbiamo costruito - o che hanno costruito gli altri per noi. < hai preso un altro gatto? > ... < non so' Nobu, Poldo potrebbe essere geloso. Ho letto un articolo online che diceva che non tutti i gatti si abituano alla compagnia di altri simili, se sono morbosamente legati al padrone. > E come muove le labbra - varcando la soglia di una di quegli appartamenti-capsula - scosta il cappotto che era appoggiato sulle spalle - lasciandosi la porta aperta alle spalle per lasciarlo entrare, guardare in giro. Appende il cappotto in quell'entratina stretta che da su un piccolo openspace completamente illuminato dalle luci dell'insegna del Mulin. E' strano. E' nervosa. Non lo è mai stata o meno - non lo è mai stata sotto questi termini. Zompetta con lo sguardo dall'appartamento, a lui - all'appartamento - come se potesse diventare una reggia da un momento all'altro. Improvvisamente. Niente. Rimane un buco. < Soju? > Come vogliono le buone maniere, gli offre da bere e non da mangiare perchè, chiaramente, hanno appena mangiato. Si muove noncurante, accogliendo nel palmo il telecomando ed accendendo uno schermo piatto da sopra la spalla destra - il primo canale a tiro. Che importa. Ha bisogno di tempo prima di calar i tasselli ogniuno al suo posto - prima di alzare gli occhi in quelli dell'altro e carpir il nervosismo. Ha sbagliato qualcosa. Deve averlo fatto. Non doveva farlo salire? E' sporco? Disordinato? Arriva a pensare di avere qualcosa tra i capelli ma - no, le ciocchette nere son tutte lì, corte, ogniuna al suo posto. Ma si tasta la nuca con la punta delle dita - distende piano lo sterno disegnando mansueta quelle ultime costole piegano sotto la loro pressione l'epidermide lattea. < C'è qualcosa che non va? >

01:34 Nobu:
 Entra dentro e non appena la luce improvvisa delle insegne al neon del Mulin gli permettono a quegli occhi chiari e fotosensibili di abituarsi a quell'esposizione di luce, ecco che mette a fuoco i dettagli di quel buco dove vive Nene. Osserva quei colori ripetersi, quel disordine tipico di una ragazza della sua età e perchè no, guarda se ha anche lei animali domestici. Si china all'ingresso proprio per slacciarsi gli anfibi che hanno comunque dei detriti di sabbia dato la location dalla quale i due provengono. Il cappotto anch'esso color sabbia era stato appeso in maniera ordinata mentre ora affonda i piedi nel pavimento, dirigendosi verso la sedia del tavolo ma, dato che ne ha solo una visto che quell'appartamento è pensato per una persona, si muove dall'altro lato del tavolo, appoggiandosi sopra con gli avambracci, ignorando il divano che ha dietro di se insieme allo schermo acceso. Scoppia a ridere a come descrive il suo rapporto con Poldo, ricomponendosi solo una dozzina di secondi dopo < Poldo e io abbiamo un amore unilaterale, non sono ricambiato. Lui ama solo il cibo! > le confessa, come si vede anche da quegl'occhi di ghiaccio che si illuminano a parlare del suo gatto, come un padre del figlio quasi, chiamandolo ogni tanto proprio 'bimbo'. Il pensiero va proprio a lui ora, chissà che Kioku ha capito come farselo amico o se stanno litigando! < Si grazie e no, Kioku è un ragazzo che sto aiutanto afflitto da amnesia totale. Il poverino non si ricorda neanche come si sta al mondo. Però è un tipo simpatico oh e di bell'aspetto. Sto cercando di farlo diventare un influencer con i vari social, per ora stiamo partendo da Ninder e Ninjagram. > Già, sopratutto il primo perchè anche il corvino ha bisogno di un pò di confidenza con se stesso forse. A parlare di altro e di fesserie si sta pure calmando, dimenticandosi quasi che si trova all'interno dell'appartamento di Nene, con gli occhi di ghiaccio che sono incollati a quel top imperlato e alla curva della gonna nera. < No, niente di che. Fesserie . Sono stato bene oggi, grazie Nene! >

02:00 Nene:
  [Capsule Apartment] Su misura per una persona estremamente egoista. O per una persona estremamente sola. Il tonfo delle platform decreta il suo arrivo ufficiale a casa - e no, non c'è niente. E' vuota, piena di ombre, piena di Nene - in ogni angolo di casa. Però su una piccola bacheca in sughero tra le cose che si deve ricordare di fare - c'è una foto istantanea di lei che sorride, piccolina - con in braccio una ragazzina minuta dai capelli pallidi con lo sguardo lievemente lucido. Innamorato. Semina briciole di cio che è stato, nel delirio della guerra - e ciò che invece avrebbe potuto essere. Forse in circostanze differenti. Forse se il mondo - prima di essere /il mondo/ vien definito /mondo ninja/ - dove esser tali, è la nostra unica ragione. L'astro che smuove tutto il restante. Solo quella foto, quasi coperta da mille post-it. Uno con la caricatura del famosissimo Tofu-chan che dice: 'Konbawa! Bread?' A differenza dello Hyuga lei mira al frigo - dove tira fuori due bottiglie dal collo allungato e il vetro verde, con dei kanji sopra impilati e qualche disegnino stilizzato che vorrà dire chissà cosa. Non abbiamo mai fatto un viaggio introspettivo nel soju. Niente birra ad accompagnare. Niente cibo. Due bottiglie e due bicchierini poco più grandi di quelli del cicchetto che già conosciamo. L'ennesimo rumore, oltre quello dei piedi - è proprio quel bicchierino che impatta sul tavolo, davanti alle mani dell'altro. < Anche io sono stata bene. > Ed è stata davvero bene. Per certi versi - sembra stupirsi da sola. Non che sia una novità - però, beh, è strano. < Un bicchiere, una verità? > Gli propone un gioco, o forse un pretesto per conoscersi. E parlare. Ed evitare di toccarsi. Abbassa gli occhi sul bicchiere - riempiendoglielo e facendo gli onori di casa e spostandosi - lei, le sue proposte, la bottiglia - tutti verso il divano, alle luci di quello schermo che chiacchera senza parlare di niente.

02:27 Nobu:
 Ah, anche lei è stata bene? Ottimo.. o meglio no, non ottimo perchè di solito nei suoi incontri a questo punto aveva già finito di fare fiki fiki, si era acceso una sigaretta oppure si stava già rivestendo per andarsene. Come si tiene una conversazione dopo un appuntamento andato bene e che non sta spingendo per finire a letto? Oh Nobu Nobu, perchè sei un fottutissimo toy boy?! Meno male che Nene, forse più imbarazzata di lui, propone di affogare il tutto nell'alcohol e se solo non fosse sgarbato, prenderebbe la bottiglia invece di quel bicchierino dato che ne ha bisogno e anche parecchio di quel coraggio liquido, ma suvvia, speriamo solo che Nene abbia tante domande per lui, come se quelle domande sicuramente non lo metteranno in difficoltà ulteriormente, vero? Si va a sedere quindi all'altra estremità del divano, lontano da lei. Appoggia il bicchierino sul tavolino di fronte al divano, distraendosi appena verso la televisione con i raggi che si rispecchiano in quelle iridi di ghiaccio. Le braccia si muovono verso le gambe affusolate di Nene che sembrano non finire mai, cercando di sollevarle e metterle sulle proprie cosce, carezzando distrattamente la dove c'è tessuto per tenerlo al riparo da quel veleno: ha bisogno di essere lucido per darle le risposte vere che quel gioco prevede. < Ci sto, inizi te Nene? > le chiede, lasciando a lei l'onere di iniziarli in quel gioco che male non può farli dato che in realtà, si conoscono ma in maniera quasi circostanziale, non hanno mai approfondito il tutto se non in questi giorni qui. Ne approfitta che è seduto per levarsi pure il gilet e slacciarsi i primi due bottoni della camicia senza colletto bianca, così come per risvoltare le maniche, mettendosi a suo agio così come fa lei a casa sua.

02:39 Nene:
  [Capsule Apartment] Il rumore di una bolla che scoppia sembra sovrastare tutto per un attimo - spingendola a riversare lo schermo del cellulare dalla parte illuminata e gettandoci lo sguardo. Una notifica di Ninjagram vuole riportar alla realtà una sorellina petulante e sola - non troppo differente dalla stessa Doku che della solitudine, ci ha fatto uno stile di vita. L'abbozzo di un sorriso che le impiastriccia il musetto scorrendo distratta il pollice sullo schermo trascinandosi da un lato all'altro in una automatica ricerca delle lettere. Risponde al messaggio piuttosto velocemente, senza dilungarsi troppo in faccine o discorsi che sicuramente avrà modo di approfondire un altro giorno. Tutto decade per un istante - il cellulare sul divano, le sue cosce su quelle di Nobu s'allungano piano, cercando l'insenatura tra le sue gambe per poterle ciondolare pigramente. Inizia tu. Il mento volpino si muove verticalmente in un cenno d'assenso, le labbra strette dissuadono la loro posizione. Cosa si prova, adesso? Fosse incapace di ragionare e di vedere - sarebbe tutto più facile. Ma come dovrebbe prendere questo cambio di regime? Fino ad una settimana fa' Nobu era fuoco, fiamme e distruzione sul suo cammino - lasciandosi indietro piccoli detriti malconci. S'è spostata dal suo cammino semplicemente - forse per paura di farsi male - forse per proteggere qualcosa che ne valeva ancora la pena. < Perchè non ti vedi con i tuoi genitori? > Migia - una domanda che le carezza le labbra vellutate lasciandole dischiuse per accoglier il primo sorso di soju - mezzo bicchierino può andar più che bene per evitare il coma etilico al primo appuntamento. Una domanda concisa. Dritta al punto. Come una coltellata. L'arretrar dell'osso sacro la trova ad appoggiarsi contro il poggiolo, con le gambette stese su di lui. E' nei dettagli il demonio. Come muove la caviglia sfiorandogli il polpaccio, come appoggia piano le cosce contro il suo ventre, guardandolo da sopra il profilo del bicchierino.

02:54 Nobu:
 Non si risparmia di certo colpi bassi e di sicuro non ci gira troppo attorno, esattamente come quando sono fuori a fare una caccia insieme, esattamente con la Nene che conosce. Nobu non ha una storia particolare, i suoi genitori non erano neanche ninja e quando Suna è caduta ed è stata instaurata Kagegakure si sono trasferiti lì tranquillamente. Sono ancora vivi e vegeti eppure non li va a trovare, limitandosi a rispondere alle varie chiamate e messaggi, balzandone pure alcune quando sono troppe per lui, insomma un figlio che non è esattamente modello e attaccato alla famiglia. < Hmm forse per rendermi indipendente. Vedi la mia famiglia ha un ristorante a conduzione familiare > Già e come tutte le attività in famiglia in teoria sono ereditarie se vanno bene. Diciamo che il suo ristorante è particolarmente di successo, e dai messaggi che gli mandava sua madre per aggiornarlo, parlavano di voler assumere un ninjachef stellato per fare il salto di qualità definitivo, insomma, non si possono lamentare. < Penso che stare lontano da loro mi costringa a impegnarmi in ciò che faccio, anche per evitare di prendere la strada della pigrizia e lavorare al ristorante a mia volta. Inoltre mi conosco... > si ferma, ridendo sotto i baffi all'idea < ... broccolerei con una cliente sbagliata e mi prenderei a botte con il suo fidanzato, causando solo problemi. > come a sdrammatizzare anche se è parecchio serio a riguardo. Afferra quel bicchierino, buttando giù tutto il contenuto, abituato a ubriacarsi. Le iridi si posano su quei piedi mentre lo provoca appena, accarezzandogli il polpaccio. Le dita lunga vanno a prendersi cura di quei platform per levarli. < Perchè pensi che saresti una puttana qualsiasi per me, Nene? > se lei non si è nascosta dietro un dito allora neanche lui lo fa, andando dritto al punto senza girarci troppo. Quella frase non gli aveva fatto chiudere occhio la sera prima, insieme all'euforia dell'appuntamento che avrebbero avuto oggi. Ok che sa com'è il suo carattere e la sua nomea, ma deve capire cosa la spaventi

03:18 Nene:
  [Capsule Apartment] Non c'è niente di banale in questo. Come la luce le disegna colori ed immagini addosso ripetendosi ammutolita per poter far di lui, la sua unica fonte d'interesse. E' un gioco interessante, da come i colori sembrano renderla una tela da dipingere - a quello che hanno intavolato in punta di piedi. Poteva davvero rimanere tale? Potevano davvero rimaner tocchi fugaci e gentili? Con ogni probabilità non fa' per loro, per nessuno dei due. La gentilezza. Le carezze. Le cose dette per caso, nel momento giusto. Quando è la voce di Nobu a dominare quella stanza troppo piccola - si prende un attimo per socchiudere gli occhi. Ribalta il proprio esser lupo famelico, nell'esser solamente una ragazza; un visino dai tratti volpini che cerca ristoro nel cuscino tiepido del proprio solitario appartamento. Lingue d'ebano le accarezzano il viso, come dita carbonizzate di un possessivo domatore. La guancia. La gola. La fronte. Il tocco delicato di chi vuole prendersi cura di te e che per qualche arcana ragione, ti fa' paura. Il ginocchio si solleva appena e l'attrito tra reazione e agevolazione diviene un perno su cui rotea ogni suo movimento. La caviglia coperta del gambaletto di cotone velato si scosta appena dal suo polpaccio - si offre come un sacrificio riaprendo gli occhi proprio lì. Su quelle dita che le vogliono donare libertà e catene. Forse lasciandolo parlare - ha dimenticato le proprie risposte. < ... > Silenzi. Ecco di cosa è fatta. Silenzi. Via lattea. E pugni. Le ciglia ricurve carezzano l'aria cercandolo in cima a quelle mani, sfilando piano lo stinco per offir anche il piè gemello. Movimenti che la vedono catalizzata su di lui - sfiorano il vizioso, l'asfissia che ti da' il privarti di qualcosa che vuoi, fino a mangiarti dall'interno. Si costringe a curvar il viso, ridipinger quelle labbra come miele verso l'ennesimo sorso pronto in canna. < Perchè dovrei esser diversa? > Da quelle prima e dopo, cosa cambia? Cos'ha Nene, che le altre non hanno - o cos'hanno le altre, che Nene invece ha? Un bel visino? Occhi come l'oceano? O sono le sue parole affilate? Non c'è niente che risalti in lei - non c'è niente che la renda, a conti fatti, una persona migliore. Peggiore, sì. Migliore? Scuote il mento lievemente, come a darsi una risposta a quella sfilza di domande ovvie. < Tu vivi l'ora e adesso. Io vivo razionalmente. Ho poco. E quello che ho, voglio preservarlo. > Ciondola il capo - buttando giù quell'altra metà di bicchierino avanzato - allungandolo verso il tavolino di vetro per riempirlo di nuovo. Come se non fossero mai passate domande. E' così maledettamente logica, sistematica. Razionale, appunto. Lascia che la platform faccia la fine che Nobu decreta per lei e - una volta liberata dalla sua presa - sfilerebbe il piedino a sfiorar pigramente l'interno coscia, a punzecchiarlo divertita - alzando piano il bicchiere in un 'kampai' tacito. Il primo giro è andato. < Perchè io? Vuoi esser messo al guinzaglio? > Cola come oro dalle labbra, quando le distende in un sorriso infame - quasi a voler spinger le dita lì dove potrebbe fare male.

03:34 Nobu:
 Scuote il capo durante tutta la lunghezza di quella discussione. Alza la mano mancina, quella libera, con solo il pollice che tiene il mignolo mentre le altre falangi sono belle distese. < Sono tre domande, hai barato. Non dovrei risponderti se non alla prima. >le dice proprio per stuzzicarla mentre torna a sua volta ad accarezzarle i polpacci, salendo pure lui sulle cosce fin quando sono coperte. <Voglio essere lucido quindi penso che te lo dica adesso, prima che il soju faccia effetto o che il tuo veleno mi offuschi il pensiero. > fa un sospiro di sollievi come a concentrarsi e a raccogliere la propria forza e il proprio coraggio. Gli occhi sono chiusi per un momento solo per poi spiegare di nuovo quelle palpebre dalle lunghe ciglia nere e guardarla negli occhi. < Perchè mi piaci Nene, mi sei sempre piaciuta. Non ambisco a possederti come trofeo ma bensì come compagna. Di caccia e di vita. > si prende una piccola pausa mentre per fortuna che è scuro di pelle altrimenti quelle gote sarebbero state rosse per l'imbarazzo che sta provando in questo momento. < Ogni dettaglio, anche il più insulso e odioso come può essere la tua testardaggine, o quel choker che ti piace portare. Guardarti mi fa sentire come Poldo davanti a una scatoletta di tonno. > Non esattamente l'esempio migliore ma in questo momento è l'analogia migliore che gli viene in mente, non bravo ad esprimersi a parole dato che spesso la dialettica non gli è richiesta per quello che fa! Non sa se risponderle alle altre due domande, al punto che si comincia a grattare il mento mentre riflette, lasciando che un silenzio imbarazzante casca nel piccolissimo appartamento. < Sei sempre stata te. Perchè parli di guinzaglio? > È questa la sua domanda, detta in una maniera ma tacitamente e intrinseca 'Di che cosa hai paura?'. Ha ragione, Nobu vive il presente eppure lo fa consapevole che il domani è carico dei problemi di oggi procrastinati e di quelli nuobi che insorgeranno per le sue decisioni, eppure, li ha sempre affrontati di petto! Si riempie quindi lo shottino di nuovo per poi buttarlo giù tutto quanto sentendosi un pò come se Nene lo avesse avvelenato.

03:54 Nene:
 Un movimento nei riguardi del divano la vede distendere docilmente il bacino. Leve come trespoli che giocano tra neve e ombre - li dove la pelle è coperta, sembra farsi beffe dell'immaginazione rincorrendo uno spacco che si schiude languidamente, ma senza dar nulla a chi di immaginazione, come di fame, sta morendo. Il collo del piede lo sfiora, esula la volgarità sfiorandogli giocosamente lo sterno per qualche frangente.
Perché non farlo? Perché non attaccare quando si sta giocando ad un gioco dove la prima a rimanerne ferita sembri voler esser tu ? Non tutto è facile nella vita, no, Nobu? A volte le persone sono delle scommesse che richiedono una posta in palio. O punti tutto, o cambi gioco. Quando lui riempie i suoi silenzi, lei non fa' altro che guardarlo. Guardare come schiva la sua pelle, probabilmente nel timore di perdere il controllo della situazione. C'è qualcosa di interessante nel guardare l'umano completarsi. Cercare di dare delle motivazioni sensate e quasi mediche ad ogni sua mossa. Ma al posto di dargli una risposta - quelle labbra rimangono aperte come un cannone senza fiato in canna. Non esce niente. Neanche una parola. Che stupida che è. Che almeno dica qualcosa. Che almeno possa trovare una motivazione per allontanarlo, per farsi indietro. Chiude piano le ciglia e butta giù quel bicchiere di Soji. E per la prima volta si scopre pentita di non aver dato la famosa botta alla bottiglia. Leggera. Troppo. Le gote appena arrossate - e il mistero è scoprire se per colpa di Nobu, o dell'alchol. <T-- Tu non hai idea di cosa stai dicendo! > È la cosa più logica. Più facile. Una compagna. Come chi si è già scelto, e non vede altro all'infuori di quello -- è follia. E Nobu, oh -- Nobu è il tipo di uomo che non ha mai il piatto abbastanza pieno. Ritirerebbe le gambine da lui, leverebbe la schiena dal divano posando l'esoscheletro di quel gioco sul tavolino, abbandonandolo una volta e per tutte. Come qualsiasi cosa si dimostri improvvisamente nociva. < Perché è questo. Perché sei sempre stato un tipo libero, lo hai detto tu stesso: Non lavori con i tuoi perché finiresti per provarci con una cliente sposata. Perché è più forte di te. > Rigetta fuori lava, sollevandosi in piedi - a piedi scalzi. Un piccolo cenno con le braccia come a dire: Non puoi farci niente, ed è okay. < Quindi, una come me, non sarebbe un guinzaglio per uno come te? > Riversa la domanda dando una risposta logica. Lineare. Un paio di passi la portano all'angolo opposto, li dove l'armadio ha un ordine cromatico impeccabile. Litiga alla ricerca della zip della gonna sul retro - e dandogli le spalle, si prende un attimo. Lo sbuffo di una risatina le risale il petto, la scuote appena. Dolce. < E poi io sono vergine.>

19:15 Nobu:
 Nene non capisce c ome può biasimarla, infondo che cosa sa di Nobu se non che è un Don Giovanni e un ragazzaccio? Eppure a tutti capita di prendersi una cotta, avere un debole per qualcuno. Pensava che pure Nene potesse avercelo con quelle azioni che vanno BEN oltre i segnali che le donne amano mandare, come la professione che fanno, kunoichi, messaggi nascosti che bisogna captare. La osserva alzarsi da quel tagolo mentre quel gioco si trasforma quasi in un confronto tra i due. <No Nene, io non lavoro con i miei perchè so che mi impigrisco e non è qualcosa che voglio, non è che lo faccio perchè broccolo con le mogli altrue. Scusa eh, se fosse quello il mio interesse come lo descrivi, che ci farei qui secondo te?! > le risponde, aprendo le braccia e alzando le spallucce come a farle capire che era abbastanza palese il tutto. Eppure come fa a farle capire come mai fa quello che fa o si pone com'è quando è lui il primo a non saperlo. Appoggia il bicchierino e afferra proprio la bottiglia, portandola alle labbra per bere a canna incurante, al diavolo la sobrietà e tutto, che quel soju scenda in gola fino a bruciarla insieme ai suoi limiti psicologici che si impone da solo per il nulla cosmico. Ne fa fuori quelli che sono 200 ml o qualcosina di più prima di riappoggiare sonoramente quella bottiglia con un suono acuto contro il tavolino. < blah... > si lascia scappare insieme a una smorfia di disgusto, troppo alcohol insieme sfido a trovare qualcuno alla quale piace. < Nene, non so se è questo il motivo o è un denominatore comune tra quelli che si comportano come me... da stornzi forse... > lo ammette lui stesso, essendo quella una sua caratteristica principale e, a detta sua, che funziona nel rimorchiare. < ... ma pennso che mi comporto così per colmare un vuoto? Non lo so, sta di fatto che non ti vedo come un trofeo come le altre, è... diverso. > cerca di commentare, esprimentosi come meglio può un emozione che non è propriamente sua, forse è questo quello che fa provare alle ragazzine e donne con la quale va, infatuazione o forse qualcosa in più, difficile stabilire bene cosa sia. Quelle palpebre si spalancano quando le da quell'informazione e niente, rimane così, con la bocca aperta e spalancata così come gli occhi, incredulo, fermo, rotto.

19:44 Nene:
  [Capsule Apartment Nene] Non è facile. In qualsiasi altro momento, contesto - avremmo avuto qualcuno che si ritrova talmente vicino ai kami che avrebbe saputo leggere molto facilmente tra le righe ma Nene... Nene non ne è capace. Come i diamanti grezzi e sporchi, prende tutto quello che vede come un incognita costantemente sul punto di farle uno screzio da un momento all'altro. Irrompe oltre ogni barrira costruita con così tanta dedizione da lasciarla scossa. Lei è diversa. Sono le frasi più dolci sulla bocca di ogni uomo. Sono le frasi che si usano per abbindolar chi ha un debole, ma si trattiene. Le lunghe ciglia s'abbassano appena quando quelle parole sembrano cullarla - distoglie lo sguardo e forse è per imbarazzo, forse è per non farsi vedere così scioccamente debole. Le proprie attenzioni rivolte verso l'infinito che così infinito non è dell'interno dell'armadio dove la gonna abbandona quelle curvette divenendo un drappo inanimato in ben poco tempo. Per assurdo non ha niente da nascondergli - non più almeno. E forse è la dimostrazione che esser vicini scinde il fisico, scinde i preconcetti che fino ad oggi abbiamo ritenuto onesti e chiari. E' meraviglioso, non trovi? E' meraviglioso distruggere ogni maledetta credenza e risultare gelidi, maledettamente distanti - e pure - sempre sul punto di crollare. Come un titano, lei - nel suo minuto essere che esula i canoni asiatici e sfiora gli esteri - gli dona una schiena zitta a quel fiume di parole che ben presto, saranno annegate nell'alchol. Cosa dovrebbe dire? Cosa dovrebbe fare? Il potersi pentire in qualsiasi decisione intrapresa. Qualcuno tempo fa' disse: Decido di non decidere. E mai cazzata fu più immensa. < Mi dispiace ...> Il tono con cui lo dice è il preludio di una comprensione umana: Capire di star mettendo in difficoltà qualcuno con il proprio carattere. E mentre parla il profilo delle labbra livide sfiora i capelli sciolti che le carezzano il viso ancora concentrato nella ricerca dei tipici pantaloncini della tuta - raso bordeaux con la testa nera di un toro sui lati. Li distende, decisamente corti, infilando prima una gambette e poi l'altra nelle apposite fessure. < So' di non essere il massimo con queste cose -- è che, non sono abituata ad avere persone nella mia vita. > A trecentosessanta gradi ha scelto attività solitarie. Anche il suo clan, ora, non è più il suo clan. Forse un tiro mancino di uno scrittore terribilmente ironico. E i tratti si sciolgono piano nello spiraglio di un sorriso. Fiele per gli occhi. E finalmente priva degli impicci della gonna si muove appena, vaga per quella stanzetta senza troppi metri da percorrere - finendo di nuovo lì. Sul divano. Però questa volta seduta composta d'innanzi al suo bicchierino. < Okay -- ti propongo un altro gioco. > Si muove, ma non alla volta di lui - quanto più intenzionata ad incrociare le gambette sul divano, girandosi dalla sua parte e strozzando in modo distratto il soju da quel collo allungato. < Ci stai? >

21:57 Nobu:
 Complice la tensione e l'alcohol scoppia a ridere quando Nene gli dice che non è abituata ad aver epersone nella sua vita. < Perchè io? A parte Poldo chi ho? > e se la ride, forse senza neanche rendersi conto. Ah dannazione, perchè l'ha nominato, ora gli inizia a mancare. Quando vorrebbe semplicemente sdraiarsi e usarlo come cuscino, se tutto dovesse andare bene potrebbe ricevere pure delle fusa, in alternativa Poldo gli scotennerebbe le mani se solo si avvicinasse per accarezzarlo. Dipende tutto dal suo livello di sazietà: è lunatico al massimo in base alla sua fame. Oscilla dal morboso e affettuoso se ha fame o è sazio da scoppiare, tutto il resto è un insieme di sfumature di scorbutico... ah che gatto! Si ricompone un attimo quando la vede tornare senza gonna ma con un paio di pantaloncini e, santo sia il Kami se pure in pantaloncini non è bella. La segue avidamente tornare al divano e sedersi di nuovo di fianco a lui, di nuovo lontana come prima mentre la guarda con desiderio, sia carnale che emotivo, senza neanche accorgersene visto che è brillo. < Un altro gioco? Ok... Ti ho chiesto io infondo di passare San Valentino insieme, è un mio dovere intrattenerti. Spara, che hai in mente. > le chiede mentre il gomito destro si impunta sul bracciolo del divano, crollando con la testa proprio verso quest'ultimo, sorreggendo il tutto grazie alla mano che entra in contatto con la guancia. Accavalla pure le gambe con la caviglia come punto di contatto , quasi a formare un numero quattro visivamente. Il piede molleggia libero e spensierato mentre la osserva, sia in volto, sia da un nuovo angolo per vedere se quel top imperlato continua a fare magie. La sinistra si alza tra i capelli a levare l'elastico proprio per scioglerli dato che a furia di tenerli tirati e legati gli stava iniziando a venire mal di testa, anche grazie all'alcohol che ha ingerito e l'aria che gli manca quando è vicino a lei, o forse perchè fa semplicemente più caldo in quel buco adibito a una persona che in questo momento sta clandestinamente condividendo con lei.

22:33 Nene:
  [Capsule Apartment Nene] Effettivamente non ha tutti i torti - ma non è certo Nene a sapere di chi o cosa è realmente circondato Nobu. S'accoda alla risata con una cristallina, liberatoria, la smuove come il vento primaverile fra le frasche di un anziana quercia. < ahahah~ ♥ > Com'è dolce lasciarsi andare - scuoter le ciocche d'ebano a ridosso del viso abbassando piano il collo e la nuca in direzione della mano - s'accompagna sfiorandosi la fronte con la punta delle dita ancora guantate - e molto probabilmente lo rimarranno per tanto in cui rimarranno assieme. E sebbene rappresenti il potere, questo sangue, non differisce totalmente dal sapore che avrebbe una maledizione. Lo guarda. Un fioco bagliore la tocca, così come lo sguardo di lui annega nell'alchol. Le piace. Le piace? Il solo realizzarlo la rende debole e stupida, come esattamente ogni altra ragazza in questo maledetto paese tirato a lucido. Scuote appena il capo sospingendo la gambetta destra a sfilarsi dalla presa della gemella scavalcando la coscia destra di Nobu, tentando di poggiarcisi sopra facendola oscillare nel vuoto. < Ogni fine settimana potremmo passarlo assieme - e chi di noi ha più prove di una caccia riuscita bene, decide un'appuntamento. > E dicendolo si sfiora il labbro inferiore come se lei per prima stesse cercando di ponderare ad una soluzione migliore - divertente - ed anche utile su più fronti. Un tocco fugace, breve - di quelli che a stento cogli davvero. Differisce dal suo sporgersi piano in avanti, in sua direzione. Occhi oltre ciglia nere che ne carezzano la figura risalendo il mento, il collo, le labbra. Fino a quelle pozze di ghiaccio che si ritrova. Non lontana. Non vicina. Una mezza misura. < Così io avrò il tempo di abituarmi. E tu non ti sentirai solo ~ > Miagola zuccherina - le dita che vorrebbero allungarsi in sua direzione, alla volta del mento di caramello che si ritrova - sfiorandolo dal basso verso l'alto, come si farebbe con un gatto. Il polpastrelli che lo toccano non hanno la stessa consistenza che avrebbe il contatto con la pelle eppure - lo richiamano a se'. Al miele che ha assaggiato - ma mai fino in fondo. E quando quel tocco muore Nene ripiega il proprio capo a far ciondolare delle ciocche d'ebano nel vuoto, curiosa. Lo sguardo ne risale la bocca, alla ricerca del proprio estremo opposto. < Cosa c'è, Nobu? > Un chiedere che le gratta la gola, riferendosi al suo sguardo - a quella fiammella che continua a sfiorarla. O forse è solo ubriaco. Quando ci pensa scoppia a ridere tutta un tratto, ripiegando piano lo sterno in avanti. E forse, quella magia -- forse, oh no. S'intravedono curvature di panna, delicate come un quadro, ma niente. Niente che può soddisfare la fame. < Sei ubriaco? Così impari a scolarti la bottiglia tutto d'un fiato! ♥ > Lo prende in giro, issando lei il collo della bottiglia questa volta. Ci si umetta le labbra, la gola, lascia che il sapore dolciastro del Soju all'uva la coccoli - le dia una sfumatura traslucida e simpatica. Decisamente più solare del solito.

23:14 Nobu:
 Se solo Nene potesse vedersi attraverso quegli occhi di ghiaccio con quelle sfumature turchesi, quell'anello che ne cattura appunto il cuore dell'iride azzurra chiara. A volte si chieda se sia l'unico a vederla così, se magari la sua infatuazione sia la responsabile di annebbiargli la vista o di farle vedere una Nene diversa, immaginaria nella sua testa bacata dall'abuso di alcohol, droghe e quella mania per l'adrenalina. Stessa adrenalina che gli sta salendo adesso o almeno così crede, già perchè più la guarda in ogni suo minuscolo e insignificante gesto e più si sente quel petto stringersi in una morsa, la gola secca mentre i muscoli delle labbra hanno qualche microspasmo . Annuisce quando gli parla. < Si si, certo. > iniza, continuanto < mmmmhmm mhh, assolutamente. Concordo. > lo sguardo è quello di una persona persa totalmente mentre attraverso quei dischi nella quale Nene può specchiarsi, può notare come riflesse ci sono le sue labbra che si muovono e ora che si avvicinano. Si dimentica di battere le ciglia, di chiuderle per reidratare la sclera, esattamente come quando hai paura di distrarti un attimo e perderti uno spettacolo mozzafiato, come la discesa di una cometa nella notte di ferragosto, un qualcosa che un attimo è lì e quello dopo chissà, fuori falla propria portata. Eppure Nene si sta avvicinando. Con che coraggio gli chiede cosa ci sia che non vada, non c'è assolutamente nulla che non va se non se lei gli è distante, anche adesso con quella gamba così fredda e morbida sopra le proprie coperte e protette dal tessuto. Che stai facendo Nobu? A cosa stai pensando esattamente ora che dovresti fare solo una cosa? Ti sei mezzo cioncato per avere coraggio, no? E allora tiralo fuori questo coraggio, non solo per parlare, ma come sai fare meglio: coi fatti. Aspetterebbe che Nene afferri quella bottiglia con quelle mani delicate e si bagni l'ugola il giusto per assaporare di nuovo quel liquore che non le serve per cambiarsi, non c'è nulla che cambierebbe in Nene! Muove quelle mani proprio verso la bottiglia, cercando di distoglierla e levargliela dalle mani per riappoggiarla al tavolo mentre l'altra mano va a cercare il contatto con il dorso appunto della mano che sorreggeva la bottiglia prima, incurante del veleno di Nene, non gli importa, non sarà mai un ostacolo per lui. Se avesse levato la bottiglia tra di loro, si sposterebbe proprio da quell'angolo remoto del divano giusto con il busto visto che non le vuole spostare la gamba che ha su di lui, considerando il contatto fisico importantissimo. < No. Forse. Un pochino, ma non importa. > le risponde in un bisbiglio ben presto più udibile dato che è proprio il torso di Nobu che si avvicina a Nene in quel piccolo divano, cercando si farla adagiare con la schiena proprio contro la base del divano e la sua nuca sul bracciolo opposto a quello dove risiedeva attimi fa il nostro ragazzo di caramello. La mano destra che era a contatto con quella di Nene cerca di intrecciarle le dita, tenendole la mano mentre le sinistra sorregge il proprio peso, appena oltre la spalla destra della corvina in maniera da non pesarle totalmente addosso. Si abbassa sempre di più con quei capelli neri sciolti che cadono attorno a quei volti, come a dargli della privacy ben meritata e, proprio come Nene aveva fatto in precedenza, ora è lui che la prova a baciare, un bacio però ben più significativo dei suoi e subito passionale, umido, alla ricerca quasi di quel veleno come a volerle provare che non sarà di certo un sangue maledetto a fermarlo, come un vero cacciatore cocciuto quando ha puntanto ciò che vuole e non è disposto a fermarsi davanti a nulla. Quella gamba sulle proprie cosce unica ancora di salvezza per la corvina, un qualcosa che Nobu coscientemente le ha lasciato, così come il lato esterno del divano è la sua via di fuga se ne avesse bisogno, nonostante stia incedendo proprio verso di lei in maniera decisa, probabilmente già con intento a lei palese ben prima che le labbra marroni le possano toccare le sue rosa come zucchero filato.

00:07 Nene:
  [Capsule Apartment Nene] Se solo si volesse salvare. Se solo volesse davvero riemergere da questo continuo naufragare ogniuno sulle labbra dell'altro da oramai troppi giorni. Gioco. Dispetto. Noncuranza. Tutto si frammenta e la tende come una corda d'arpa; canta per ogni suo tocco, si presta ad ogni suo movimento - e quel che ne viene fuori è tanto flautato quanto irruento. Come la famosa ultima goccia. Le risa con cui l'aveva preso in giro si spengono contro un palato che anela piuttosto a sospirar per lui - contro le labbra la finiscono per volersi sfamare. E' comprensibile. E' così umano, tremendamente, da lasciarla disarmata di qualsiasi gesto o parola fino ad oggi abbia saputo affilare nel tentativo d'allontanarlo. Non le va'. Non le va' più di combatterlo - di far quei piccoli passi indietro che l'avevano sempre lasciato da solo, ed avevano sempre tenuto al sicuro quella condizione in cui, amaramente, non hai niente da perdere. La nuca contro il poggiolo prende una curvatura dolce, la stessa che si avrebbe cercando d'inseguire qualcosa - o qualcuno. Frammenti che si ricongiungono, si muovono - le stesse labbra sanguigne lo carezzano e lo cercano affogando lo sguardo dietro un sipario che di stanco - non ha nulla. In fine il raziocinio e il controllo sono piccoli tumori in seno alla bestia che è l'uomo, non trovi? Se ne libera, si fa' fregio della libertà spirando fuori dal petto quella disastrosa, metaforica, ultima goccia. < a h f ♥ > L'irrazionale muoversi dell'epidermide - del ventre, dei fianchi - delle braccia che con delicatezza gli hanno cinto il collo. Le perle divengono il vero nemico d'un ingordigia spietata come quella dell'altro; lo scostarsi, scorrere come acqua, disegnare qualcosa d'ipotetico e - pigramente - sollevarsi a metà del loro percorso per mostrar una fossetta di latte, puerile. E tutto ciò che è puerile o inorridisce, o rende tutto più vicino al peccato primordiale. Il sospiro esalato sulle sue labbra si soffoca di nuovo, la spinge a dargli il palliativo per ogni male - o forse ciò che di più nocivo può donargli. Se' stessa. La leva che prima ciondolava tra le sue cosce ora ne risale il fianco, consola stoffa e pelle fino a rannicchiarsi docile contro il suo costato, possessiva. E non è il solo campanello d'allarme, per optare in una ritirata - per cambiare preda, cacciatore. La destra sfila via quei guanti neri - un caracollare di stoffa a terra, sul divano. A chi importa? Quello che importa è che la mancina lo sfiora con le unghiette, disegna percorsi precisi - dalla spalla, al retro del trapezio - la nuca. Sfiora i capelli lì dove son chiari e rasi - bagnandosi il viso con le ciocche più scure. Gioca - se così si può ancora definire. Gioca con quella pelle, con quelle labbra - e con le ciocche che tenterebbe di afferrare tra le dita. Suo. E' suo. Lo tirerebbe appena indietro proprio da quella presa - snudandogli il collo. Ogni respiro è un ago che s'insinua sotto pelle, è un muoversi fragile di quel costato contro la stoffa dei suoi vestiti, ostacolati. E forse è meglio così. La punta della lingua scivolerebbe piano a disegnare una linea imprecisa, un percoso sul quale lo stesso respiro diviene lava - un percorso volto a morire miseramente nella fossetta che collega la gola alle clavicole. < fermati adesso -- > Ricade indietro - la nuca contro il poggiolo, la schiena che s'era issata appena, contro il fondo di quel divano. Sguardo di chi ha viaggiato oltre - di chi non è capace di fare quello che dice. Sa' solo predicare, predicare, predicare. Il petto si svuota del fiato trattenuto fino ad ora. < o adesso, o non farlo più... > Fermarsi.

01:24 Nobu:
 Si ferma anche solo per un istante visto che quelle orecchie erano proprio sull'attenti per sentire qualsiasi suono che potesse voler mantenere la distanza tra i due. Perché se è vero che Nobu si sta imponendo su Nene, nonostante i pregressi tra i due, è anche vero che non vuole per alcun motivo recarle dolore come può essere un esperienza traumatica del genere. Magari ha frainteso tutto quanto quello che è successo fin oggi. Se fosse solo per la prima frase, già, la seconda arriva forte e chiara e nella sua totale ubriachezza e con il suo veleno ora in circolo, beh, quelle parole suonano proprio come una supplica per fare esattamente l'opposto, prenderla, farla sua una volta per tutte e dimostrarle con i fatti, con la costanza che quello che sa su di lui è tutto vero, ma che per lei può diventare ben altro, un Nobu migliore, con la testa sulle spalle, rispettoso nei suoi confronti. < Non lo farò mai più. > Le dice in un bisbiglio mezzo sbilenco tra veleno e alcool per poi tornare a baciarla, esattamente come prima, tornando a fare la lotta con le loro lingue, bramandola con ogni poro che ha, come quando vedi la linea del traguardo e strizzi fuori le ultime energie, si sente più o meno così ora insieme a tutta l'euforia dovuta alle sostanze e all'ormone della felicità che sta impazzendo all'interno di Nobu in questo momento. Si scosta da lei per un attimo alzandosi sul ginocchio sinistro che era sul divano. Si leva al volo quel gilet e quella camicia così come lei si era levata i guanti. Vuole sentire quel polpastrelli e quelle unghie contro di sé, affondare nella pelle mentre si baciano. La sinistra cercherebbe pure di allargarle le gambe in maniera da potersi sdraiare all'interno delle sue cosce sentendo quelle perle contro il proprio petto e i due bacini, protetti e al sicuro grazie ai vestiti, a contatto l'un con l'altro. Tornerebbe a baciarla, il primo di una lunga serie. La serata la passerà così: a farle da Valentino come promesso al telefono, scambiandosi tutte le possibili effusioni ma ormai nella sua testa quella frase ha messo le radici, profonde, e quel fiore non lo strapperà stasera. Merita un evento apposta solo per quello. [End]

San Valentino.