Antico retaggio
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Giocata dal 13/02/2021 21:18 al 14/02/2021 00:24 nella chat "Quartiere Tecnologico"
La serata si presenta veramente noiosa. A casa si stava annoiando. Ha passato il pomeriggio davanti ai videogame e tra una lobby prepartita e l'altra ha passato un po' di tempo nel Web con in sottofondo i 'Sugoiiiii' di Nana che qualche anno fa gli avrebbero trapanato le orecchie. Per non buttare via l'intera giornata della sua beata gioventù, anche se beata non lo è proprio, ha deciso di uscire, passando il confine del suo villaggio e direzionandosi verso Ame. Proprio là, infatti, c'è il quartiere più tecnologico all'interno delle grandi mura. Indossa una maglietta nera girocollo abbastanza larga coperta da una felpa dello stesso colore che arriva poco più giù della vita. La cerniera è chiusa e il cappuccio è abbassato. Le mani sono in tasca e da quella destra esce un filo bianco. Si tratta delle sue cuffiette che, in modo accurato, sono state inserite all'interno delle orecchie così da sentire per bene la musica. Queste partono dal telefono che è, appunto, all'interno di una sua tasca, con più precisione la destra. Alle gambe un paio di jeans neri e ai piedi delle scarpe da ginnastica alte di colore bianco. I capelli spettinati sono mossi delicatamente dal venticello presente e lo sguardo è rivolto avanti. Si girerebbe ogni tanto a guardare i palazzi che lo circondano. Ogni tanto prenderebbe fuori il telefono per cambiare canzone. Niente di più e niente di meno. Si trova avvolto nei suoi pensieri. Quei pensieri che lo accompagnano da dieci anni a questa parte: che faccia avevano i suoi genitori? Appena uscito di casa, distratto, si era dimenticato di attivare il chakra e per questo proverebbe a farlo ora. Così porterebbe la mano destra al petto provando a formare il mezzo sigillo. Successivamente proverebbe ad immaginare le due sfere: quella della forza spirituale a livello della testa che presenta un moto a spirale e quella della forza fisica a livello della pancia che presenta lo stesso movimento della prima. Infine proverebbe a immaginare di unirle proprio all'altezza del mezzo sigillo e mescolarle per formare quella che sarebbe la terza sfera: quella del chakra. Questo, nel caso tutto fosse andato per il verso giusto, si spargerebbe all'interno di tutto il copro in modo tale da rinvigorire tutti i tessuti. [Tentativo impasto chakra][chakra 35/35] Oh che bello vedere qui giovani volti in quel modo, dolci, delicati gli sguardi che non si apprendono alla guerra e non alla "vita". Ma quale vita? Quella vissuta in quel modo? Districandosi tra stories, telefono e altro senza ricordar davvero cosa significhi la vita reale da ninja, oppure altro? Pur le donne son state sempre presenti tra i ninja, false kunoichi a render conto ai corpi giovani o meno, gli stessi che si strusciano su di te Aki, bello e giovane, di una bellezza non convenzionale ma apprezzabile a coloro che della bellezza ne fanno un arte. La stessa che la rossa andrà a vedere, sottile nel suo esser grezza, in quei piccoli dettagli che ti sollevan le labbra scarne e spoglie, i quegli occhi che forse andranno a spaventare ma non lo sguardo. Ecco a cosa si andrà ad unire, uno sguardo azzurro poco lontano che si interseca su di te, sul tuo viso, che ti senti rapire in quel sottile mormorio sulla pelle .. qualcuno ti osserva. La stessa che rimane ferma con un bicchiere di vetro a due metri da te, a osservar perfino il tuo richiamo del chakra e con un sorriso inesistete < mmh > un sibilo basso, simile troppo ad un patto tra felini, qualcosa che si struscia su una via invisibile ti tocca , dolce e seria, di dita e labbra che proverebbero a infrangersi sulla tua nuca per farti voltare " una persona ti sta osservando " oh si, lo sta facendo, da lontano seppur sola, in quella veste antica d'un kimono nero e scuro che non presentano nulla da lontano, eppure ogni viso che s'avvicinerà verdrà ruoli di fiori e animi che si intersecano sulla bella veste, resta al momento in attesa , catturata da un viso inusuale, e si, ti ha puntato. Decisamente si, osservato dalla rossa e da diversi altri, sebbene ella non s'avvicina ancora, troppo lontana o troppo diversa, troppo antica forse in quei capelli rossi che scivolano verso il basso e verso i piedi, in una cintola che la stringe sotto i seni, in dei piedi seminudi perfino a quel freddo. Ti attende, è chiaro. Cammina e i pensieri gli fanno compagnia. Quella musica che gli coccola le orecchie. Una melodia classica. Un suono di pianoforte che lo rilassa come altre poche cose nella sua vita. Ha imparato che i momenti peggiori dovevano essere sorpassati grazie a questa, una canna e della vernice. In questo ha trovato sollievo. La passione per il computer è arrivata dopo e non è una vera passione, ma una cosa che gli viene bene e che ha capito essere un mondo interessante. Un mondo che rappresenta quello che potrebbe essere un futuro, oppure no. Lui è ancora giovane. Ha avuto le sue esperienze e da questo ha imparato come è meglio comportarsi in certe situazioni, ma non sa ancora cosa aspettarsi dal suo futuro. Una persona che, invece, non calpesta questo mondo da così poco come lui lo sta guardando. Predatrice come sempre nel modo in cui si pone. Lui, però, non ci sta facendo caso. Si trova troppo immerso nei suoi pensieri. Una televisione accesa cattura la sua attenzione Il telegiornale sta passando e questa si trova proprio a pochi passi dietro a dove Sango è seduta. Incuriosito da cosa può essere successo durante la giornata si avvierebbe verso questa per posizionarsi proprio davanti a lei, ma la sua attenzione è rivolta al notiziario. Fermatosi a un paio di metri da lei, porterebbe le mani alle orecchie per levarsi gli auricolari e raggrumarli all'interno della tasca destra, insieme al telefono. Ascolterebbe con uno sguardo neutro, come sempre d'altronde. Solo dopo si guarderebbe attorno per capire che persone si trovassero insieme a lui in quel bar e proprio in quel momento vedrebbe Sango che lo guarda. Per qualche secondo, un paio per l'esattezza, andrebbe a sostenere lo sguardo di lei per poi rigirarsi a guardare la televisione. Si tratterebbe sicuramente di una bella donna agli occhi di lui, ma sicuramente non è interessato a nulla. Lei poi sa che il ragazzo che ha davanti ha quindici anni? Probabilmente no e non lo verrà a sapere molto presto dato che Aki non ha intenzione di rivelare la sua età a nessuno. [chakra on] Oh quel ragazzo, quella pelle che si tira in quel modo ambiguo, di quei colori diversi e intimi in certi versi, di quelli che ha veduto in una vita passata e che adesso tornano dall'oltretomba per rimembrarle parti di un Ame ignota ai più, ma per coloro che hanno troppi anni, quel clan ha sempre un vago significato. Ma ciò appartengono a qualcuno di vivo, di respirante e di vivente, di colui che muove il proprio corpo verso ella stessa incosapevole a chi si andrà a volgere solo nello sguardo e nel piccolo corpo non sviluppato. Che si avvicini in quel modo sconclusionato per una mera scatola che permea una società ambigua e inutile, di notizie che non valgono davvero nulla ne vengon dette in quel modo. Eppure tace, di fronte li, quando le dolci gambe s'accavallano tra loro , le morbide forme che scivolano fuori da un kimono lungo, si, ma con uno spacco vertiginoso che mostran la pelle delicata e pallida priva di alcun tocco, perfetta in ogni attimo e movimento ben calcolato. La destra dolcemente andrò a sostenere quel viso maturo, e le iridi permangono ferme e dure su di lui, giovane si, ma conosciuto in qualche modo < dunque il clan dei Kakuzu s'è fatto sentire dopo tutti questi anni > una voce adulta, calda e morbida che scivolano verso il piccolo ragazzo, mentre le dita girano quella cannuccia nel proprio cocktail, o come lo chiamano li insomma< mi piacerebbe prendervi di nuovo dialogo > dopo tanto, troppi anni ancora rimembra ciò che impregna Ame in quel modo tanto ambiguo.. e tanto violento e forte, la parte della pioggia che in pochi hanno avuto modo di indagare e conoscere, la parte violenta e selvaggia rispetto alla vita di corte che indossano altri. Quell'unico clan che rappresenta con chiarezza la parte oscura di molti shinobi, e la rossa lo sa, sorride delicata seppur non circondata da alcuno nella propria sedia, solo la propria veste e la compagnia di un bicchiere, in attesa di qualcuno che possa donarle di più. Notizie leggere in confronto a quelle che possono aver ascoltato chi, prima di lui, ha vissuto queste terre. Lui che ha incontrato la Guerra da lontano non si ricorda le parole di coloro che, all'epoca, raccontavano le stragi. Quelle stragi che hanno portato via anche i suoi genitori e che lui, ancora, sta aspettando anche sa sa che non verranno mai a riprenderlo in quella stanza di ospedale. Ricorda ancora le parole della infermiera: verranno a prenderti. Mai detta una bugia più falsa. E lui ci pensa. Ma proprio mentre quelle orecchie, che hanno appena finito di ascoltare quella musica, stanno ascoltando notizie di vario genere, la donna di fianco a lui gli parla. Non dice il suo nome, ma che si stia rivolgendo a lui è palese. Balzerebbe un attimo tra sè e sè, cercando di mantenere la calma. Si girerebbe piano piano, voltando solamente la testa in direzione di lei. Delle parole strane di difficile comprensione per lui. Non per il linguaggio che è comune a tutti, ma proprio per il significato dell'intera frase. < E tu chi saresti? > domanderebbe, non facendo trasportare alcun tipo di educazione in queste parole. Non è voluto mancare, forse, di rispetto, ma quel cognome lanciato così lo hanno travolto anche se non lo dà a vedere. Sa, dentro di lui, che questo tuono a ciel sereno potrebbe risultare molto interessante con il senno di poi, ma ancora non è riuscito a digerire la cosa. Lui sa che di cognome fa Kakuzu, ma non sa la storia del suo clan. Non sa la storia della sua famiglia e questa cosa si è trasformata nel cratere che ora lo accompagna durante la sua vita. Un cratere che Nana è riuscita un po' a riempire, ma non completamente. < Come sai il mio cognome? > domanderebbe, non sapendo che i suoi tratti somatici sono quasi caratteristici del clan in cui è nato, ma con cui non ha più avuto a che fare da quando ha cinque anni. Si girerebbe con tutto il corpo e la guarderebbe dal capo coperto da capelli lunghi e rossi ai piedi seminudi. [chakra on] Il sorriso che s'allarga a veder la sua reazione, di come quello sguardo saetti fuori dal normale al solo proprio dire, poche frasi e poche parole per risvegliar un antico sogno in qualche altro corpo, com'è bello poter saper e tessere ragnatele di vita altrove. < Chi? > un sorriso ulteriore , sincero per coloro che l'hanno conosciuta, forse per il suo merito di sangue della pioggia, tutti coloro che vi appartengono hanno un occhio di riguardo da quella rossa. Sospira lieve mentre le rosse labbra s'apprestan a proferir parole di dolcezza estrema < chiamatemi Byakko > lui non potrebbe permettersi forse di chiamarla col proprio vero nome? O solo il desiderio di sotterar la fu Sango? Un diabolico piano interiore che non è sfociato nel modo giusto adesso l'affolla, mentalmente ma non fisicamente, quando quel corpo pare vicino e dolce in ogni attimo e movimento , anche nel prolungar vero te, Aki, quelle lunghe e sottili dita che t'invitano a prender posto al proprio fianco e che t'invitano a toccarla con quella tua non pelle , con quella tua non vita. < non ti mangio > una chiara interpretazione di quel potere, antico e volgare forse per molti, pregno di bellezza per chi lo conosce sebbene non nei rispettivi segreti, quelli son duri a scoprire < il tuo viso non è ne il primo ne l'ultimo che ho incontrato nel tempo > un segreto tramandato tra coloro che ancora rimembrano ciò che fu, perfino di un clan tanto nascosto che solo la nuvola e la pioggia seppero cosa fece, un clan oscuro che non s'è mai mostrato candidamente a coloro che volessero vederlo, di troppi anni di pelle estorta così come gli organi, ma i cui segreti sembran celati con la morte della lingua stessa < siedi con me , dimmi il tuo nome e magari ti donerò ciò che serve per sapere ciò che non ricordi > un invito al suo fianco, sebbene la sua giovane età apparente, e alla quale non si disturba di chieder oltre. Degna regina di ciò che fu nel passato, imperatrice di ciò che era Ame, i ricordi dopotutto si pagan cari, molto cari. Questo incontro potrebbe portare sollievo, o ulteriore delusione, all'interno del cuore del Kakuzu e lui ne è spaventato. Non lo dimostra e mantiene quella faccia da poker che negli anni è riuscito a imparare e a far diventare sua. Aspetta la risposta di lei che, man mano, diventa sempre più carina agli occhi di Aki che, però non si fa imbambolare da questa cose. Non ha posto per questo all'interno di lui ora. Vive ancora con l'innocenza di un bambino. Lei si presenta come Byakko e lui non può fare altro che accontentarsi di quel nome tanto strano quanto interessante. Lei allungherebbe le mani verso di lui, il quale non ha intenzione di farsi toccare. Come prima cosa rimane una sconosciuta e come seconda cosa non si fa avvicinare da nessuno che non sia Nana. Si sposterebbe dunque da quel tocco cercato dalla donna, ma accetterebbe comunque l'invito a sedersi. Decide di fare ciò soprattutto dopo aver sentito ed aver capito che lei può conoscere altra gente come lui. Ma come fa a conoscerli? In fin dei conti lui non sa che il nome Kakuzu è conosciuto ad Ame, anche se sa di essere nato là e di aver vissuto i suoi primi cinque anni di vita in quel posto. < Il mio nome penso non sia importante per il fine della conversazione, Byakko. > direbbe, tirando fuori dalla tasca destra dei jeans un pacchetto di sigarette già aperto che al suo interno contiene anche l'accendino. Tirerebbe fuori questo per poi portarselo alla bocca per estrarre una sigaretta. Andrebbe a porgerlo anche a lei domandandole < Vuoi? >. Una domanda secca, come qualsiasi sua frase. Un modo di porsi un po' puntiglioso maturato con i primi anni della sua giovinezza vissuti in quell'orfanotrofio. < Non vorrei ripetermi, ma come sai il mio cognome? >. Quello è l'obiettivo della sua pausa in quel bar. Sapere qualcosa che quella donna sa. Se avesse pensato che questa avesse potuto fregarlo non si sarebbe mai fermato. Lei sa qualcosa e lui ne è certo. Se lo sente dentro e non può sbagliare. In dieci anni non si è mai sentito così vicino a un qualcosa che c'entra con la sua famiglia. [chakra on] Oh come danza con quel giovane, con quel sorriso che si rimette a lui tra le luci basse seppur fuori ci sia la moltitudine di anime in festa, ancora. La sconfitta del dio che pesa su di loro, su coloro che son sopravvissuti in quei dieci anni di nulla e di guerra fredda e solitaria nei confronti di quelle bestie che continuano ancora a devastare tutto quanto . Il tocco che non giunge su quelle palle, ma non se ne nota il dispiacere, solo il suo sedersi la fa sollevare. La schiena sempre dritta, composta in ogni proprio fare < ci porti del sakè gentilmente > un ordine, dolce si, eppure imparziale, di colei che sa già cosa desidera ma di colei che sa anche cosa dire e quando dirla < i nomi sono importanti > mormora per lui, un sussurro basso e sottile solo per lui quando quelle grida e quei guaiti di gente simil ad animali si intersecato tra loro < il tuo stesso cognome lo è > oh come si diverte in quell'atto sebbene porti per lui un piacere tale d'esser differente, nel donargli quelle attenzioni poco sottili e che si riverbera anche nel prolungar quell'incontro notturno. Le dita che andranno al sake appena portato, due piccole giare di legno per contenerlo ne aumentano il profumo sottile seppur serio e antico < quando due persone si scambiano il sakè allora si posson definire fratelli > non sa che quella fase si sia perduta col tempo , che non vi siano più quelle piccole tradizioni tanto importanti nell'unir due anime opposte ma amate a modo loro . Osserva quella sigaretta, l'afferra eppure la distrugge tra le dita, spezzandola e lasciandola cadere al suolo per spezzarla definitivamente. E li andrà ad uscir da quel kimono un kalumet bianco come le ossa stesse, portarlo alle sue labbra e accenderlo per tirar su un profumo di erbe forti e speziate, più del semplice tabacco < s'è persa l'eleganza per ciò che chiamate sigarette > quelle che stonano enormemente da ciò che ella è < l'ho visto dalla tua non pelle mio caro > ma ancora non aggiunge altro, neppure proverà a toccarlo comprendendo come egli non voglia esser infangato da chi non conosce, o da chi non voglia < è un segreto che in pochi riconoscono, da chi ha vissuto il passato ma vive anche questo vostro presente > proprio lei < ma dimmi, cosa sei disposto a donar per ciò che desideri? > si diverte? Si, ma anche vuol sapere quale indole egli abbia, colui che avrà davvero la propria attenzione e colui che potrà trovar molte risposte , ma tutto dipende da te piccolo Kakuzu, sei disposto a crescere? Sei disposto a conoscere le tue risposte nonostante il loro peso? E quanto sei disposto a donar di te? Si trova seduto e il tocco non è forzatamente cercato da lei, e ciò è ben apprezzato dal ragazzo. Seduto sentirebbe che la donna ordina del sakè che prontamente arriva al tavolo e riempie quella superficie in cui poco prima era appoggiato il bicchiere di lei. Non vuole star a discutere se il nome è importante oppure no e quindi decide di dirglielo. < Aki, il mio nome è Aki. Il cognome a quanto pare lo sai già. > risponderebbe punzecchiando ancora su quel cognome. < E dato che sono importanti, il tuo cognome quale sarebbe? > continuerebbe e nel mentre farebbe un cenno con la testa accompagnato da un sorrisino di sfida per far capire che non ha modo di scappare e deve rispondergli altrimenti risulterebbe una persona incoerente. L'altra prende il sakè e nel mentre lei dice quelle cose che per lui sono senza senso, anche il Kakuzu andrebbe a riempire il suo bicchierino. Una volta preso in mano, però, andrebbe a berlo senza rendere conto di ciò che ha detto. < Io non sono tuo fratello. > risponderebbe appoggiando un gomito sul tavolo. Intanto lei oserebbe accettare quella sigaretta per poi spezzarla e buttarla a terra per armarsi, successivamente, di un altro strumento. Quello che andrebbe ad inspirare non è solo tabacco e lui lo sente, ma al momento ha altro a cui pensare: la sua sigaretta. < Senti una cosa cara Byakko. Al posto di accettarla per poi buttarla la prossima volta dimmi che non la vuoi. Puoi anche dirmi che fanno cagare come velatamente mi hai detto, ma quello che hai fatto mi sta sul cazzo. Forse per te non è un problema, ma per me comprarmi le sigarette è una spesa. > andrebbe a dirle guardandola negli occhi sporgendosi un po' verso di lei. Per essere comunque piccolo non ha paura di dire le cose come stanno. Poi ascolterebbe quelle parole come se fossero scritte in codice. Un codice che lui deve decriptare. Ma con l'ultima domanda l'acqua si è avvicinata ulteriormente al vaso. < Spero tu non voglia scherzare di questo con me. Quindi dimmi quello che sai. >. Intanto la sigaretta è stata accesa e, respiro dopo respiro, il fumo caldo andrebbe a riscaldare i polmoni. Per scaldare l'animo basta solamente lei. [chakra on] Sente il lieve aroma di quel sakè gettato in pasto al legno stesso, grezzo e antico ma perfetto per non far perder l'aroma e accentuarlo enormemente . lo berrà senza alcun problema e senza attender l'altro, prima di riempir lei stessa un altro bicchiere < riempite anche il vostro se lo desiderate > un invito si, ma a lui la libertà di scelta mentre ignorerà la maggior parte del suo primo dire, si, ma senza dimenticar il nome che egli pronuncia. Aki. < Sango Ishiba, questo è il nome donatomi alla nascita > non ha alcun problema nel pronunciarlo con la punta d'orgoglio che lo circonda, che lo avvolge e la porta oltre i meri esser li presenti che non valgon poi molto, non nella sua ottica di ninja d'un tempo. Osserva con una certa gioia quel liquore versato per l'altro, condividerlo è un atto quasi di fiducia < davvero? > oh si , lo prende in giro senza aggiunger altro, contenta di quel suo esser tanto diretto e quasi da stronzo, tutto pur di dilettarsi e tesser le proprie di ragnatele , eppur di volta verso di lui, udendo tali parole ma lasciando che esse possano esser pronunciate tutte quante < davvero mio caro? Sei sicuro di poter parlare con me in questo modo? > solleva quel sopracciglio si, ma il fuoco che s'accende d'ira e di divertimento prendon le proprie iridi in quella sfumatura rossastra e violenta che possiede < faccio ciò che desidero con chi desidero > conclude in quel modo quel discorso per un piccolo oggetto inutile d'un valore pari a zero, per essa, sia chiaro < dovrei? > sorride portando di nuovo la schiena a rendersi dritta < ciò che vuoi sapere ha un costo, e il tuo esser tanto arrogante.. può piacermi, quanto non può piacermi. Dunque dimmi perchè dovrei donarti un pezzo di ciò che non sai per nulla in cambio > e li il sorriso si apre, per fumare ancora quel kalumet bianco osso e bere il proprio sakè . Si, le informazioni hanno il loro potere e la loro pressione, lei stessa vi gioca consapevole di ciò che può donar ad altri, ma anche di ciò che può ricever lei stessa in cambio di tutto quanto. Starò li, senza muoversi, in attesa dell'altro senza spaventarsi, il coltello lo sta reggendo dalla parte del manico, lei ha donato lui il chiaro segnale che lo conosce, che sa parte del suo passato solo pronunciando il nome di un clan quasi morto. A lui dunque l'atto di poter portare oltre quella conversazione. Con il primo bicchierino lui è apposto. Lo ha bevuto solamente per sentire quella sensazione che l'alcool dona quando passa per tutto il corpo. Non riempie per la seconda volta il suo bicchiere, ma guarda l'altra mentre dice il suo nome. Sango Ishiba. < Per quale motivo ti nascondi dietro un altro nome? > domanderebbe incuriosito del motivo per cui prima si è presentata come Byakko. Ma lui in questo momento è abbastanza innervosito e i motivi sono due. Il primo è perchè lei sa qualcosa della sua famiglia e sta portando per le lunghe il discorso e l'altro è perchè quella sigaretta è stata spezzata per un motivo inutile. Ascolta le minacce di lei mentre continua a fumare la sigaretta. Le ascolta, ma questa non gli fanno ne caldo ne freddo. Si presta però a rispondere perchè non vuole tenersi le parole dentro. < Perchè non potrei parlare con te in questo modo? Dovrei essere quello che non sono e sottomettermi dimostrandomi uno senza le palle? Mi ha dato fastidio una cosa e te l'ho detta. Non sono un manichino che sta zitto e al suo posto. > le direbbe senza peli sulla lingua. Perchè mai avrebbe dovuto stare in silenzio. < Tu mi hai offerto del Sakè. Se non lo avessi voluto ti avrei detto solamente la verità. Non lo avrei lanciato per terra. > ecco come stanno le cose secondo lui e l'atteggiamento di lei, secondo il suo punto di vista, non ha alcun senso di esistere. Ma poi, cosa potrebbe mai avere lui da dare a lei? Non capisce che non possiede nulla? SI tratta di un ragazzo senza passato che vive il presente un giorno alla volta e vuole solamente sapere qualcosa in più delle sue origini. < Come ti ho detto, questo sono io. Non devo per forza piacerti. > inizierebbe a dire per poi fermarsi. Un respiro profondo della sigaretta verrebbe fatto subito dopo per portarla alla fine della sua durata. Verrebbe buttata a terra e il ragazzo riprenderebbe a parlare cercando di mantenere il controllo. < Allora.. Io non ho niente da darti in cambio delle informazioni che hai. Ecco la verità. Non ho nulla a parte me stesso. Quello che avevo da offrirti te l'ho offerto e tu l'hai rifiutato buttandolo a terra. >. Finirebbe proprio così, spiegando che quella sigaretta, in qualche modo, voleva essere un dono da parte sua. [chakra on] < nascondermi? > sorpresa davvero questa volta da quel suo dire, da quel suo intavolar qualcosa che forse non conosce, troppo giovane probabilmente per rimembrare < Byakko è il nome che mi fu donato poco prima dell'ultima guerra ninja, Sango Ishiba il nome del mio antico e raro lignaggio > si, si pone superiore a tutti, a troppi in effetti, quando un tempo nomi e volti avevano un importanza tale dal far tremare interi villaggio e kage < ma sei giovane > un sospiro andrà a fuggir dalle morbide gemelle che si schiudono, boccioli di rosa in un atto dolce e volgar al tempo stesso quando la lingua andrà ad umettarle < mi hai donato qualcosa e sono io a decider cosa farne. Così come il tuo sakè. Avresti potuto versarlo a terra, rompere il bicchiere, ma lo hai bevuto.. hai bevuto ciò che io ti ho donato > e li va a sorrider mesta, stronza? Si, sempre. Ma si diverte di quel carattere che la prende in petto e di testa, colui che non si china davanti al proprio dire < la linea è sottile ,vi prego di non sorpassarla > un consiglio donato con una voce dolce ma di donna adulta e cresciuta, tacita di nuovo per udire ciò che l'altro dirà adesso , cosa potrà di nuovo pronunciar con quelle sue labbra per metà mancanti? < l'ho accettato e fatto ciò che volevo > distruggerla, è un suo atto e diritto, una sua piccola cosa con cui può far ciò che desidera < eppure mi piace sapere che i figli di Ame non si pieghino facilmente > lo occhieggia dolcemente, ma non trarrà piacer nel toccarlo o provarci di nuovo, solo nell'osservar quel viso distrutto e poco umano < un viso come il tuo un tempo nel paese della pioggia era come veder una goccia d'acqua scender > una cosa comunissima, si, di coloro che si mostravano con paura alle volte ma altre con arroganza < eppure anche il tuo clan venne sterminato a sua volta, pochi membri si fecero sempre vivi e si fecero valere, finchè non veniste dimenticati del tutto > non vi fu mai un uomo o donna a donar gloria a tanto antico splendore < Ame è la mia patria, dunque vi dico di tornarvi anche voi, anche adesso. Magari troverete quelle risposte mancate che non vi posso donare, eppure non tocca a me , non è il mio compito > un altro sorso, delicato ma di chi sa bere e reggere anche in quel contesto, lesta e letale < cercate il vostro lignaggio di Kakuzu, fate pure il mio nome , colei che vi ha mandato li, mi rimembreranno dai tempi passati > forse, sempre che vi sia sopravvissuto qualcuno di tanto antico da ricordare.
Giocata del 14/02/2021 dalle 22:16 alle 22:35 nella chat "Quartiere Tecnologico"
Come può lui sapere, giovane com'è, che davanti a se sti trova una figura che nel passato aveva la sua importanza? Non può e nella sua ignoranza vede in quel secondo nome usato per presentarsi un modo per nascondersi. Non è a conoscenza di ciò che è la verità fino a quando non è la Ishiba stessa a rivelarglielo. Una volta nominata l'ultima Guerra, lo sguardo del Kakuzu si abbassa. Andrebbe ad apooggiarsi sullo schienale della sedia, portando le braccia al petto per incrociarle. Un paio di secondi passerebbero prima che Aki rialzi gli occhi verso la persona che sta parlando. Non direbbe niente. La lascerebbe parlare. Non replicherebbe neanche alal questione del dono, che secondo lui accettarlo e farne buon uso è solamente educazione. Sta zitto, però, a pensare. A viaggiare in quelle parole che lei gli sta dicendo senza, infine, avere qualcosa in cambio. Un invito è quello di tornare ad Ame per cercare e forse trovare le risposte che tanto sta cercando. Ma lui vuole veramente farlo? Si può dire che lui è da tutta la vita che sta aspettando di sapere qualcosa di quello che è stato prima di lui, ma ora non è più convinto. < Posso anche essere un figlio di Ame, ma non mi sento di appartnere a quella terra. > direbbe guardando negli occhi la Ishiba. < Nessuno è mai venuto in cerca di me prima. Come mai ora, però, sembra che io sia facilmente ricollegabile al clan a cui, effettivamente, appartengo? >. Una domanda sola che gli fa nascere tutti i dubbi che gli stanno riempiendo la mente. Non sa se acettare l'invito, ma sicuramente non lo farà ora. Dovrà pensarci su. < Grazie comunque per ciò che mi hai detto. Mi sono servite queste parole. Cosa vuoi in cambio, allora? > domanderebbe in modo onesto dato che da quanto ha capito prima quelle parole avrebbero avuto un loro prezzo. Si trova là tra due mondi. Un mondo che conosce e che sta vivendo ora, dove ci sono solamente Nana e i suoi passatempi, e il mondo che, in teoria, avrebbe dovuto vivere se i suoi genitori non fossero morti in quella Grade Guerra. [chakra on] Le parole scorrono per il ragazzo, piccoli indizi come è solita fare e non donar tutto e subito, l'arte del tempo, quello che non può controllare materialmente vorrebbe farlo così, tirando alcune fila e tessendo una ragnatela più grande. E tace infine per donargli quel tempo che gli serve per assimilar il tutto e decider da se cosa farne, se seguire il proprio consiglio o meno, sarà lui a decider come tutti, eppure saprebbe già la risposta. Sa già che vi andrà. Perchè il non sapere è il peggior modo di morire, e il sapere è potere. Sorride ad esso, in quella posizione mentre si rilassa lentamente , le spalle che scivolano verso il basso mentre sorseggia quel bicchiere facendolo proprio < si vede che non abbiate incontrato alcuno che li conoscesse > sottolinea tranquillamente l'evidenza della questione < troppo tempo è passato, perfino tempo fa il vostro clan come molti altri erano considerati scomparsi, troppe guerre ci hanno distrutti e hanno cancellato il nostro antico retaggio > ne parla con orgoglio, con l'amore d'una madre e di un amante allo stesso tempo, tessendo lodi per un paese rinato dall'ennesima guerra, dall'ennesimo sangue versato. Le mani che si fermano proprio su quel villaggio e sui suoi clan, un tempo li avrebbe considerati figli propri < siamo rari a trovarsi > include anche lui in quel retaggio che porta evidente su quel viso giovane e inesperto. E adesso andrà a sollevarsi , le mani che sistemano la veste con calma per osservarlo ancora < se vi andrai, vienimi a trovare al clan Seiun. Sono molto vicini, chiedi di Shiroyuki e mi troverai li ... allora potrò chiederti qualcosa anche io > uno scambio di informazioni, la moneta che ha acquisito sempre più importanza nel passare del tempo. < è stato un piacere, giovane Aki > un ultimo saluto con quel lieve sorriso, prima di voltar lui le spalle e sparire di nuovo nella notte, alla ricerca del calore di una casa. [end]