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con Nobu, Nene

18:37 Nene:
  [Appartamento Nobu] Il peggio è passato eppure le palpitazioni non scendono. La febbre dovuta al sistema immunitario, dovuta all'incontro tra globuli bianchi e tossina, scende vorticosamente lasciandola un po' troppo leggera. I movimenti nevrotici di una iena in piena fuga dallo zoo, sposta i vestiti sul poggiolo mescolando aria e tessuto alla ricerca dello strumento utilizzato al posto delle vecchie radio dell'epoca del dopo Kyubi; uno stridulo canto riempie un silenzio distorto da quella musica Metallica che penetra le finestrone socchiuse da dove la luce parent rare di sbieco colpendola con un irruenza tale da farci immaginare uno scenario non troppo dissimile dai film di Quentin Tarantino. Irrequieta. Affannata. Le ciocche debbano danzano contro il collo come dita d'amante consumando la pelle imperlata di sudore. Il costato del gatto si muove ancora, ed è questo il pensiero alla quale si aggrappa per rifiutarsi la bugia di non essere un mostro. Nella migliore delle ipotesi potrebbe non essere lei la causa, del resto, non è scontato secernere veleno di propria sponte. E mentre incastra il telefono ancora in attesa contro la spalla, le mani si muovono a sollevar quel corpetto nero oltre il capo infilandoci velocemente prima un braccio e poi l'altro, andando a riempirlo perfettamente. Curva dopo curva. Quei promontori viziosi che fino ad adesso animavano quel respiro affannato, tornano schiacciati nel corpetto finendo per ridisegnare delle adorabili curvette acerbe. < Pronto, Nobu? Il gatto.> ... < Sta male. Vieni, devi portarlo da un esperto. Io sto andando, devo - fare - delle commissioni.> Frenetica, la voce s'arrampica sotto il rumore che rimbomba dall'esterno e sfiora le pareti di quel monolocale così ordinato. I piedi contro il pavimento si muovono, donano alla chiamata l'aroma del nervosismo - su e giù, arraffando i pantaloni e saltellandoci dentro al fine di soffocarci i fianchetti. Poldo non l'ha nemmeno più toccato. Guardato. Niente. Lo ha lasciato lì, accanto al divano.

19:13 Nobu:
 Era fuori a fare un paio di commissioni quando il telefono in tasca comincia a vibrare e neanche il tempo di tirare fuori e guardare sullo schermo il nome che... < Nene? Oddio, l'ho chiusa a chiave dentro casa?! > si flasha quello che potrebbe essere successo dato che aveva dormito da lui e di sicuro non si immagina il contenuto della chiamata quando col pollice va a premere quel pulsante centrale verde e si porta l'apparecchio all'orecchio sinistro. < Oi Nene, dimmi. > si blocca subito dopo sentendo quelle parole, non era lontano da casa, cinque minuti e sarebbe arrivato dato che comunque era nelle vicinanze ma se effettivamente il gatto stava male ed era da farlo visitare, beh c'è da capire esattamente l'entità. Dalla voce, dalla frenesia e il timbro vocale non si direbbe che stia scherzando anzi, proprio quello gli fa pensare che possa essere successo qualcosa effettivamente al suo gatto. < Cazzo, che è successo a Poldo? No no no, che commissioni e commissioni Nene, dimmi come sta, che cos'ha. Cinque minuti e sono lì, non buttare giù che corro subito. > e infatti più già sentire quel telefono strisciare contro la guancia mentre il respiro si fa più pesante, scattando tra la gente proprio per tornare a casa e aspettare quelle informazioni sul suo gatto domestico anche per capire che cosa possa essere successo. DA ieri non è cambiato nulla e stamattina stava pure dormendo tranquillamente, la ciotola del cibo era mezza vuota quindi l'appetito era regolare, proprio non si spiega cosa possa essere accaduto nel frangente di tempo in cui era stato lontano da casa, quella mattinata intera.

19:29 Nene:
  [Appartamento Nobu] E' la spalla che spinge lo schermo piatto contro la guancia - lo lascia incastrato così, muovendosi in minuscoli passi avanti ed indietro. Avanti ed indietro. Ed il gatto aranciato inerme a terra torna ad esser in piccoli e lunghi frangenti la salma di Yasuo. Un monito. Un ricordo. Un brutto sogno? L'effettivo diviene un punto così relativo che la mente umana è capace di modellare sotto le proprie dita, se necessario, fino a ridurlo in qualcosa che non è mai accaduto. E' solo un brutto incubo ricorrente - troppo vivido. Le stesse mani affusolate che ieri notte accarezzavano il viso di bronzo di Nobu - esattamente gli stessi polpastrelli che lo avevano condotto ad incastrarsi tra le sue labbra - ora carezzano sudati la cover nera del cellulare - distogliendolo dalla spalla solo per infilarsi il cappotto e spingere contro la porta. < Ho detto che non lo so ! > Non l'ha detto, ma non ha tutta la situazione sotto controllo. A partire da se' stessa. A partire da quelle mani - oh, se fossero solo loro il problema. La raceudine le sporca le labbra di vino speziato, sbottandogli al telefono. /Agitata/. Ma non è solo Poldo il problema - a dire il vero. C'è una corona di guai ad inseguirla, esattamente come gli aveva promesso giusto ieri notte. 'Sono una grana che non ti meriti'. E forse dovrebbe solamente stargli alla larga. Ma la porta non collabora, bloccata. Spinge, e dal cellulare si può sentire il nottolino battere in un clangore trattenuto - mentre cerca di forzare con il palmo la serratura spingendo verso l'esterno e verso l'interno. < sta cazzo di porta - > Un ringhio sbavato a denti stretti, dove i molari sembrano masticarsi le parole - farle a pezzi, rimestarle nel cavo orale. < E' -- a terra. Ora sembra che abbia ripreso a muovere le zampine e, io-- io credo di esser stata avvelenata. Mi ha solo leccato la coscia, giuro Nobu -- giuro che non ho idea di cosa. Non si apre la cazzo di porta! > S'annoda l'intestino, mentre il tonfo d'un calcio riverbera attutito dalla punta dell'anfibio che le asfissia i polpaccetti affusolati. In gabbia. E non sopporta di esser chiusa in una stanza con se' stessa. La finestra, catturata con la coda dell'occhio, inizia ad esser un opzione valida. < Dove sei? >Vieni da me subito, ti prego. E la frustrazione le spezza la voce, uno specchio limpido che tradisce quella forza che ha sempre dimostrato. Brutto nh, rimanere chiusi dentro con il proprio peggior nemico. Finisce per astenersi dalla porta, chiudendosi nel primo angolo casa, a dovuta distanza dal gatto.

20:05 Nobu:
 Non le dice niente quando gli sbraita addosso, evidentemente è shockata da ciò che è successo e di sicuro non ce l'ha con lui, anche perchè se dovesse arrivare a casa e Nene comincia a dargli contro, madonna se la ribalta, un juken sul culo non glielo toglie nessuno! < Evita di sfondarmi casa, due minuti e sono lì! > le dice mentre ormai ha già girato nell'isolato, sta correndo come si sente dall'affanno al telefono e, proprio quando lei finisce di chiedergli dove lui sia, ecco che quella maniglia si piega e la porta si apre, probabilmente Nene stava spingendo invece che tirare la porta a se visto che effettivamente non era chiusa a chiave proprio per farla uscire. Le iridi color ghiaccio si posano proprio su Nene in un angolo della casa per poi guardare per terra e vedere effettivamente Poldo che stava cominciando a riacquistare mobilità, almeno nelle zampe inferiori. Si china proprio di fianco a lui, voltandolo per vedere quella schiuma alla bocca. < Penso che anche lui sia stato avvelenato giudicando dalla reazione. > le dice, afferrando la coperta che Nene ha utilizzato fin ora, ancora con il suo profumo addosso ma che ora non ha modo di sentire dato che la usa per avvolgere appunto il corpo del suo gatto panzuto. Alza quel fagotto e lo porta davanti alla ciotola dell'acqua < Dai bello, devi bere ora... > si rivolge appunto al suo compagno animale che lo guarda, almeno è lucido. Si sposta su Nene a guardarla, spiritata praticamente. <Tu come stai invece, avevi detto che credevi di essere stata avvelenata. Ti devo portare all'ospedale? > le chiede preoccupato per la coeranea corvina dalle labbra di zucchero anche se si nota che non è brillante come sempre, che ciò che le è accaduto sta avendo delle ripercussioni.

20:23 Nene:
 Avete mai avuto la sensazione di star pretendendo di andar di bracciate dentro un bicchier d'acqua? Ogni pensiero formulato nel breve frangente di tempo che s'è prodigato tra il risveglio e quel momento - inizia a sembrare improvvisamente stupido e riduttivo. Le zampine di Poldo tornano a muoversi, il testolone ciondola appena di lato - allungandosi appena sofferente. Consola il tartufino rosa con la linguetta inspida - una, due, più volte, un chiaro sintomo di nervosismo per gli animali. Gli occhietti lucidi stropicciano le lunghe ciglia corvine sventolando sù e giù e scrollandosi di dosso un primo ed apparente strato di nervosismo. C'è solo una strana confusione. Forse per i movimenti confusi del gatto. Forse per la reazione momentanea con cui cerca di puntare i polpastrelli rosati contro il pavimento rialzando il sedere e la coda. < ? > La testa sembra sfoggiare un enorme punto di domanda, il velo implicito di curiosità che le si compone sul viso. E' solo uno spezzone di quel tempo in cui s'è aggrappata alla cornetta con entrambe le mani, aspettandolo. E' assurdo. E' assurdo come non abbia mai desiderato così tanto vedere un uomo in vita sua. Rimane immobile, guardando la porta. Riempiendo quell'iride di ghiaccio con la visione dello Hyuga, manco fosse il dannato principe sul maledetto cavallo bianco. Rimane con le labbra schiuse e la cornetta all'orecchio, pure quando questo entra in casa e si precipita addosso al gatto. Si guarda. Lo guarda. Guarda il gatto che pian piano - sembrerebbe riprendersi dal veleno allucinogeno che caratterizzerebbe la giovane salamandra inconsapevole. E se l'idea iniziasse a formularsi nella sua testa? Come se avesse letto un testo sempre a testa in giù. Familiare. Vago. Difficile. Ed ora che lo ha riaddrizzato sembra tutto avere più senso. < Si, bene. > Mugola fuori dalle labbra, cercando di immergersi in una fallace normalità con una replica errata alla sua domanda. Pensava di rispondere ad un: 'E tu, stai bene?' - invece che un 'Devo portarti in ospedale?'. Per quanto possa rimanere rimbambito, l'eco della tossina sembra lasciar Poldo lentamente - esattamente così come l'idea di esser una discendente di Hanzo sembra divenire un seme infetto. HAHHAH! Una salamandra! E' improbabile che un clone sviluppi un innata che non rientra /nei piani/. Assurdo. Impossibile. E' stata avvelenata. Ma quale coglione la avvelena spalmandole il veleno addosso? Un veleno che non brucia. Non lede. Rimane zitta e se fino a quel momento aveva inseguito Nobu e Poldo con gli occhi - ora sembra defilar lo sguardo di lato, addosso al frigo. < Nobu... > Lo richiama, abbassando quegli occhietti di madonna sulla sua schiena. < Vieni un attimo, per piacere? >

20:52 Nobu:
 Quella tossina che gli era entrata in circolo a Poldo pare essersi smarrita come conferma quel {MAAAAAAOW} rachitico e polemico dato che lo aveva avvolto come un fagottino per tenerlo al caldo, a sgridare proprio Nobu che era assente! Apre quella coperta lasciando che appunto quel ciccione del suo gatto possa bere anche per ripulirsi dai residui di bava che gli erano venuti alla boca come prima reazione proprio al veleno di Nene. < Come si bene, andiamo subito allora, ce la fai a reggerti in piedi e a camminare o ti devo portare come un sacco di patate? > le chiede preoccupato ora che l'ansia per Poldo va scemando vedendolo tornare alla normalità, sicuramente dovrà capire che cosa è successo quando era fuori, e magari gli farà fare qualche analisi anche se, fino ad allora, chissà se rimarrà traccia di quello che è accaduto all'interno del felino. Si volta proprio verso Nene quando si sente chiamato, invitandolo ad avvicinarsi a lei. La mano destra si muove proprio sull'undercut all'altezza della nuca, grattandosi appena appena. Compe giusto tre passi, la distanza che separava il nostro chocoboy da Nene per poi abbassarti, flettendo le ginocchia e mantenendo tutto il peso di quel corpo sulle punte dei piedi, mantenendo un equilibrio precacio con gli avambracci appoggiati sulle ginocchia. < Calmati adesso, vedi, Poldo si è già ripreso. > le dice, voltando il capo proprio verso il felino che era ancora lì a bere per poi interrompersi, allungare le zampe anteriori e stiracchiarsi le scapole, mantenendo il sedere alto mentre la coda si muove da destra a sinistra. Sposta di nuovo il volto e le attenzioni sulla coetanea e compagna che ha di fronte. < Non è successo niente di grave! >

15:53 Nene:
  [Appartamento Nobu] E' tutto okay - è tutto okay? Sembra di si. Il lascito della febbre permane sotto forma di un brivido che le attraversa la schiena. Le ginocchia flesse schiacciate su quel petto appena fiorito sembrano distaccarsi una dall'altra per porter avvicinarsi a lui a sua volta, con il semplice flettersi della schiena. Non ha una bella cera. La pelle imperlata da quel filo di sudore che sembra riassorbirsi velocemente - il rimbombo della musica metallica e dei bassi sembra voler far esplodere le finestre da un momento all'altro. Però non bada a questo - a dire il vero, per assurdo - non sta badando a nient'altro che il viso di Nobu. /Non è un nemico/. E' un mantra che si ripete per poter calmare il respiro quasi forzatamente, chiudendo le labbra una volta e per tutte e trattenendolo, imprigionato come un animale nella cassa toracica. Il capino d'un corvo con le penne arruffate si muove in un cenno di diniego; che stupida, no, non deve andare in ospedale. No, sta bene - a differenza di Poldo. Fin troppo. E' uno di quei disegnini di merda che si fanno unendo i punti con una precisa sequenza, al fine di far uscire un immagine. E l'unica immagine che esce, pur ripentendo il procedimento, è quella di una piccola - velenosa - salamandra. Qual'è la logica? < Mi dispiace... > Per Poldo, per Nobu - per esser stata alla fine una di quelle grane che non voleva dargli. Ma le dispiace soprattutto per quello che vorrebbe fargli, eco di una notte strana - di atti incompiuti, di feeling che rimangono concentrati e congelati. Lì dove sono nati. La man dritta passerebbe i polpastrelli a carpir la pelle, lo sfiora con la punta delle dita come se volesse richiamarlo al proprio viso con una dolcezza disumana. Una dolcezza che non è di Nene - assolutamente. E le labbra vorrebbero posarsi contro quelle del ragazzo. Un movimento flemmatico, docile - quello con cui vorrebbe dischiudere le labbra contro le sue, come velluto, spingendo la linguetta a violarne la bocca - cercar la gemella - danzarci luciferina attorno. Ed il collo da cigno rimane appena curvato, spingendola appena verso l'alto per sopperire la distanza d'altezza fra i due volti. Ed eccola chiuder le labbra, prender fiato -- e rincominciare da capo. Come se non ne avesse abbastanza.

19:22 Nobu:
 Scuote il capo a quelle ennesime scuse non necessarie, superflue come le aveva già spiegato. Non era successo niente, Poldo si era già ripreso e anzi era tornato a stare bene e a rompere le scatole come sempre, domandando, pretendendo cibo e attenzioni come il tricheco che è, altro che gatto! < Basta scusarti, se davvero avessi fatto qualcosa probabilmente sarei stato il primo ad averti ribartata o direttamente defenestrata, ma non è così. > forse quelle scuse non sono tanto per ciò che è successo ma ciò che sta per accadere, utilizzare quelle labbra e quella lingua del ragazzo come cavia, come esperimento eppure non se ne avvede, non va minimamente a pensare che sia stata Nene ad avvelenare Poldo o come, non aveva senso poi chiamarlo se effettivamente fosse stata lei e sopratutto non in quello stato di panico e confusione totale. Quelle mani delicate le sente sulle proprie gote a coprire quei tratti del viso così duri e spigolosi fino a quando non sono quelle labbra che si avvicinano alle proprie, con Nene che prende il comando e lo bacia. Boccheggia appena in quel bacio che lui scambia per romantico ma che di romantico forse non ha nulla se il desiderio della Uchiha fosse capire se effettivamente era lei la responsabile. Ma è solo questo? A quanto pare no dato che sente quella lingua invadergli la bocca e danzare con la propria a un ballo che lui conosce fin troppo bene ma che in questo frangente non sa la parte della donna, farsi condurre appunto dall'uomo come è consuetudine nei balli di coppia. Appendici rosa e morbide che entrano in contatto tra di loro con Nene che può sentire chiaramente una sfera metallica al centro di quella lingua, sia sopra che sotto. Saliva che si mischia per forza di cose in quello scambio voluto o meno di effusioni amorose, miste a scuse e forse ringraziamenti per poi arrestare il tutto, riprendere fiato e venir attaccato di nuovo da Nene, come quando ai concerti il pubblico deliziato chiede il bis e l'artista, godendone, li accontenta, si sfama di quelle attenzioni. Riprende a baciarla, prendendo questa volta il sopravvento, spinge il proprio volto verso il suo, appoggiandosi sulle ginocchia per evitare che quell'equilibrio precario lo faccia cadere, o meglio lo farebbe se non fosse che quel veleno entra in circolo anche su di lui ed ecco che quando riapre gli occhi è come una di quelle sere dove va a sballarsi: vede tutto appannato e la testa gli gira, facendolo capitombolare sul sedere, interrompendo quel bacio. La sinistra si muove, lenta, più del solito, più di quello che desidererebbe Nobu in questo momento, a sorreggersi la fronte con le dita che si infilano nei capelli corvini. < Ma che...che sia innamorato? > si chiede da solo ad alta voce, non capendo che effettivamente è stato avvelenato da Nene e quelli sono appunto gli effetti di quel veleno, non riconducendoli neanche a Poldo dato che su di lui hanno un effetto MOLTO più contenuto data la sua stazza e la sua alta resistenza. [1/3 veleno allucinogeno]

21:32 Nene:
  [Appartamento Nobu] Non importa cosa - sono oramai ventiquattro ore che è in questa stanza. Ha dormito più del solito, ha fatto un incubo, lo ha aspettato fino ad ora nella convinzione di aver fatto inconsapevolmente del male al suo gatto e - per quanto macchinato sia quel bacio, sembra consumarsi per un paio di labbra che non ha mai veramente ambito, non come una becera innamorata. E quelle mani - oh - sembra sciogliersi per e con lui, espirando piano dalle narici mentre il petto ha un brivido. Quel brivido. Il tipo di scossa che smuove le viscere e fa' di te un guantino vuoto mosso solamente da un sommarsi repentino di desiderio. Lo stesso desiderio che la lascia con le labbra lucide, rossastre - e priva delle compagne che finiscono per scivolare via - letteralmente culo a terra. Gli occhi carezzano la figura di Nobu, ancora protesa in avanti - lasciando che le coscette si schiaccino appena per richiudersi ed adagiare le ginocchia contro il pavimento, centrate rispetto alle cosce dello Hyuga. < uh? > E' stato un caso, può essere? Il gatto ha leccato qualcosa e poi si è sentito male per poco tempo - lei è un esperta a dirsi le bugie. Soprattutto quando le verità sono decisamente scomode. Il cellulare sul poggiolo del divano vibra, lo schermo s'illumina rendendo noto qualche messaggio in arrivo da numeri sconosciuti: 'Ci vediamo sta sera?', 'Ci sei per un lavoretto veloce?' - ma gli occhi del corvetto son tutti per il chocoboy che - oplà ! Si dichiara? Curva il capito d'un lato e - sorpresa delle sorprese, lo sguardo frustrato va' in frantumi con una risata melodiosa. Si nasconde il visino arrossato nel palmo della mano, come un raggio di sole dopo la tempesta. < ahahah-- > Si scrolla piano, zuccherina, nascondendosi parzialmente mentre sulle gote fiorisce un colorito dolce, rossastro. < Per un paio di baci? Non ti immaginavo con il cuore così debole. > Lo prende in giro, come fare il /bro/ di turno, per intenderci. Allunga le gambine avvicinandosi a lui di un passetto compiuto da accovacciata. Lo stropicciarsi del musetto ancora nascosto dalle dita, sfiorandosi il labbro inferiore con i polpastrelli della mancina. < Forse è perchè è tanto che sono quì. Dovrei farmi una doccia e far le mie faccende - invadere il tuo spazio troppo a lungo è palesemente nocivo. > Sì e lei, di sicuro, non ha nessuna intenzione di perdere il suo teamate. La manina si avvicinerebbe al capo dell'altro, tentando gli lasciarci sopra una carezzina fugace - calda - fastidiosamente amichevole. E' un viaggio sulle montagne russe, si va' in alto - e si scende in picchiata. < Come ti senti, adesso? > ... < Se andassi via, ti mancherei? >

22:21 Nobu:
 In effetti è strano, cioè gli hanno spiegato la sensazione di farfalle nello stomaco e di avere la testa tra le nuvole per qualcuno eppure quella sensazione che sta provando è ben diversa da quello che sta provando, moooolto più vicino alla tipica sbronza o di quando è fatto abbestia, in sostanza non quella sensazione di innamorato per come gliel'hanno descritta. < Oh che ti ridi? Wa è peggio di quando ti confessi a qualcuno e ti dicono grazie! > incrocia pure le braccia al petto in maniera imbronciata mentre Nene si fa avanti e continua a premere mettendosi tra le cambe di Nobu che sono aperte dato che è con il sedere per terra < Non penso sia quello e comunque no, non è solo per un paio di baci. Sei talmente ciddona e retarded che non mi hai mai risposto ai messaggi che ti mandavo per uscire poi! > che anche qui, da vedere se lo faceva apposta o se effettivamente non lo considerava proprio e non gli rispondeva di proposito. < per una sera che hai dormito qui... esagerata. > Si prende infine quella carezza per poi scuotere in capo cercando di spostare nuovamente quel senso di ubriachezza. Si rialza, piano, molto piano, barcollando appena per quella sensazione che non si aspettava di provare eppure, tempo che si erge nella postura corretta, ecco che sembra andare meglio. < Non lo so Nene, mi sentivo benissimo eppure ora... è come se fossi brillo, hai presente quando bevi e ti alzi troppo in fretta? >si da pure un paio di colpi a palmo aperto alla propria tempia per poi strabuzzare gli occhi di ghiaccio e guardarla. Le mancherebbe? < No. Non penso che in ventiquattro ore tu mi possa mancare. Se invece mi dovessi chiedere se avrei piacere a riaverti qui, allora lì la risposta è 'certo'.>

22:46 Nene:
 Un coltello dalla doppia lama carezza metaforicamente la pelle di Nobu - in quella domanda che da una parte vorrebbe rivelare la verità sul suo esser una delle salamandre - o molto semplicemente, capire veramente Nobu con quali occhi la stia guardando. Oh beh, sono sempre stati colleghi. E' vero, ha provato a rimorchiarla - ed è altrettanto vero che Nene ha sempre cercato di schivare delle situazioni scomode per mera professionalità - senza poter far a meno di lui in ogni caso. Le ciglia hanno un movimento fugace, rinfrescano gli occhietti - mentre il temporale sembra infuriare fuori dalla finestra e darle contro a tutti i costi. Le finestrone si decorano con piccola cascata che sembra non terminare mai. Sebbene abbia riso di mero imbarazzo - non c'è niente di divertente. Non è mai stata innamorata - non ha mai fatto innamorare nessuno. E' una di quelle condizioni che non sarebbe capace di gestire facilmente - non ora, non con il suo temperamento. Apre le labbra. Le richiude. Le riapre. Sembra voler dire qualcosa a quelle accuse che le ricadono addosso ma tutto quello che le esce dalle labbra è un rantolino stizzito: < Tch! > come se quello che dice il brunetto non fosse vero, non del tutto almeno. Si guarda attorno, punta il frigo - la dispensa - come si addolcisce una pillola amara? Ci sarà del soju e della birra? Alette di pollo piccanti? < N--Non è vero. E' che so' come sei fatto. Lo sanno /tutte/. > Lo sa' anche Nobu, si suppone, del resto. Il cellulare lì vicino vibra di nuovo, impazzito - distogliendole l'attenzione. E' una parentesi buffa in cui un gruppo di quelle app per comunicare le arriva la gif di un cagnolino, il famoso Tofu-chan degli Inuzuka. Chiude la notifica su un numero di telefono che riesce a digitare a memoria - guardando al volo l'orario per vedere se il Chick-Fry è aperto. Il top del pollo fritto. < Uhn-- allora. Allora credo di aver risvegliato l'innata. Credo di essere velenosa. In un torneo mi è successa la stessa cosa, contro una salamandra. > Letteralmente: Non mi toccare, sono velenosa. E mentre parla è lì che alza la cornetta, lo guarda barcollare - riprender se' stesso ed i propri sensi. Gli occhietti lo inseguono quasi morbosamente. <Magari con una doccia ti riprendi...> Le labbra si stropicciano, abbozza un sorrisetto affilato- facendogli cenno con il mento verso il bagno. < Lo vuoi il pollo fritto? >

23:16 Nobu:
 Non sa se prenderlo come un complimento o come un ammonizione. Lo conoscono tutte eppure a quanto pare continua a funzionare anche se ha una nomea di bad boy. < E come sono fatto allora Nene? Che ne sai di me esattamente? Oppure cosa, pensi di avere la presunzione di conoscermi per un paio di taglie riscosse insieme e quattro chiacchiere? > Alza pure il sopracciglio sinistro, inarcandolo perplesso se fosse seria a riguardo oppure no. È vero, sono collegi, si conoscono in ambito lavorativo e lei può conoscere la sua reputazione ma intimamente non ne sa nulla. La ascolta comunque, facendo cadere quel discorso sul sapere come sia fatto Nobu, sia a livello caratteriale che a livello fisico. Il discorso si fa più importante, serio... innata. Viperina, beh è viperina di suo, acidella pure sa esserlo ma velenosa sul serio è qualcosa di nuovo che non si aspettava di certo. Si volta a guardare Poldo e poi se stesso cominciando a dedurre un paio di cose. < Sembrerebbe che il tuo veleno abbia una potenza variabile a seconda da individuo e individuo, inoltre non è a tempo indeterminato, sembra durare un tempo prestabilito altreimenti Poldo sarebbe già bello che paraplegico adesso. > finisce di fare quelle valutazioni che sono gli occhi di tutti e due a quanto pare, senza che bisogna che lui o nene siano dei geni per poter arrivarci, letteralmente 2+2. Pensa anche a quel termine, salamandra ma oltre a quel nome famoso nella storia: Kimi Doku, non è a conoscenza di altri o di qualcuno che sia conosciuto. Chissà che fine hanno fatto, di sicuro si troveranno a Kagegakure in qualche sede dei clan ma il loro status è totalmente avvolto in una coltre di nebbia fitta, ignoto a Nobu. Annuisce con quella doccia eppure, appena si gira Nene a dargli se spalle ecco che Nobu fa qualche passo, quelli necessari in avanti fino ad arrivare ad aprire le braccia, essendo molto più alto della ragazza pallida, e cerca di abbracciarla da dietro, incurante della questione del veleno che gli ha appena esposto. La cerca di stringere a se per poi provare a depositare quelle labbra sul collo esposto della corvina in un breve bacio prima di allontanarsi. Le darà ragione, proverà a farsi un bagno e così, mentre si incammina verso il bagno, si comincia letteralmente a denudare, totalmente, davanti a lei, dandole le spalle nel mentre, lasciando la porta del bagno comunque aperta mentre poco dopo può sentire il rumore dell'acqua scorrere e la condenza dell'acqua calda cominciare ad annebbiare il bagno. Il veleno lo fa muovere più lento, donandole più tempo per quel momento fan service.

23:48 Nene:
 Come se niente fosse. E non è che lo sta ignorando - è che probabilmente una risposta a quelle affermazioni renderebbe tutto decisamente complicato. Il 'tu - tu - tu' dell'attesa diviene un punto in sospeso tra i due discorsi che la spinge a tenere uno sguardo vacuo su Nobu annuendo a quello che dice. Una di quelle reazioni che tendenzialmente ti fa' pensare che l'altro non stia ascoltando mezza parola di quello che dici. Effettivamente non ci aveva pensato alla differenza d'effetti - probabilmente è così. Probabilmente sugli umani ha un effetto simile, ma molto più leggero. Deve esser qualcosa che altera movimenti - o percezioni, o forse debilita solamente la mente per qualche istante, come farebbe la tossina che ricopre le rane. Ci pensa, e mentre ci pensa - dall'altro lato della cornetta la voce grossa di una signora un po' avanti con l'età sembra avere poca pazienza. "Chi è? Pronto, Fry??" La domanda retorica ripete il nome della polleria, e proprio mentre apre le labbra - quelle di Nobu vorrebbero aprir un solco nella schiena di Nene. Se così non fosse, perchè sente un rivolo gelido carezzarle la spina dorsale? La fa' torcere come un gattino che insegue con la curva della propria schiena la mano del suo padrone. Il chocker perennemente sul collo sembra avere un minimo tintinnio - un fremito tra piacere e inaspettato. Lo stesso con cui lo insegue con la coda dell'occhio. Sì, velenosa. Ci credete? Deve archiviare questa faccenda prima che possa esploderle la testa. Prima che l'immagine di quel drago svanisca del tutto dalla propria visuale. < Sì? Volevo ordinare un menù pollo con birra e soju per due, ed una confezione di alette piccanti marinate. > E la trafila di domande e convenevoli di chi ordina d'asporto. Dove, quando, come, quanto fa' il totale? Alla fine birra e soju è in omaggio grazie ad un paio di moine e ringraziamenti. Almeno quello. Quando il *biip* della chiusura della chiamata risuona, il cellulare finisce come un vecchio rottame a rimbalzare un paio di volte sul divano - avvolta nel silenzio. L'ha inseguito - non esplicitamente, non fisicamente - ma ha visto quel profilo sparire dietro la porta del bagno ed ora, come una cretina, si muove avanti ed indietro. Ricordi quando ho detto che annuiva in modo vado? Oh, ha sentito molto bene. E come ogni segno di terra che si rispetti, ha qualcosa da ridire. Niente - attendere non è il suo forte. Apre la porta del bagno di scatto, riducendo gli occhietti ad una fessurina velenosa. < Non provare ad attaccarmi per difenderti. > Lo indica - che sia fuori o dentro la doccia - con l'indice affusolato. < Non ho detto di conoscerti, non ho detto di sapere cosa ti muove - o qual'è l'obbiettivo della tua vita. Ho detto che so' come ti comporti - non ti giudico, non m'importa. Puoi scoparti chi cazzo vuoi, quante volte vuoi. Ma so' che è solo /quello/ che vuoi. > Una ciocchetta d'ebano, come raso, le carezza il collo affusolato - il corpetto si muove frenetico, così come i piedini nudi carezzano il pavimento avvicinandosi a lui. Non entra nella doccia. Non rompe il suo spazio personale del tutto. Posa una mano contro il vetro e per assurdo, non ha versi o sguardi sprezzanti da donargli. Anzi. C'è un attrattiva, un dovere, dei principi - ed un sacco di questioni che ora non staremo ad elencare. La verità è che Nene è estremamente semplice. Non si tiene il piede in due scarpe ed il mondo, non ha sfumature - non in questi ambiti. < Per me puoi essere o quello che mi scopo, o parte della mia vita. > Entrambe le cose? Pericoloso. Un po' e un po'? Mai. E per quanto possa sembrare una stronza di merda, in vero, gli sta dicendo che gli vuole bene. Che non vuole esser la sua notte di divertimento e - non vuole che Nobu sia /solo/ quello, per lei, dal punto che non ci sono sfumature che lo vedono nel suo letto a tempi alterni. Socchiude gli occhi - docile, guardando la doccia, guardando la porta. Gioca tra le due parti come se avesse vomitato fuori tutto quello che aveva in petto senza mezzi termini, finalmente. <...> Zitta. Uno di quei silenzi imbarazzanti. < Vuoi che esca? >

00:20 Nobu:
 Si perde totalmente quella chiamata dato che ormai era già lontato, aveva già aperto l'acqua ed era già in temperatura, calda, quasi bollente dato che la sua pelle ha una particolare resistenza al calore dovuto alla quantità di melanina in corpo, totalmente opposto a quello di Nene, la quale ne sembra totalmente priva a momenti! I capelli erano stati slegati. Si prende una cura maniacale di quei capelli con le punte che sono tenute insieme da dei dread mentre la basi è lasciata nuda, complice anche la crescita del capello, riccio di natura. L'acqua gli cade addosso su quel corpo d'ebano, esaltandone quel colorito unico e lucidandolo in un che di erotico. La schiuma dello shampoo cade a blocchi sulle curve di quel petto e quella schiena. Le da le spalle, voltato con il viso proprio verso la sorgente del getto d'acqua e, nonostante il vetro offuscato, può comunque intravedere la silhouette dello Hyuuga scuro di pelle ma non i dettagli. Il capo è chinato all'indietro mentre le mani vanno a strizzare quei capelli per poi incrociarsi e scendere sul proprio collo, causando quelle scapole a unirsi e la schiena a inarcarsi lungo la colonna vertebrale, creando quello scivolo ad acqua che termina nelle vasche che sono le due fossette di venere e la valle creata dalle natiche nude del giovane ninja, impreziosita ovviamente dai due colli che ha accanto da cui prende appunto il nome. Si becca quel vomito di parole addosso, incurante dato che si sta appunto lavando, come a sentirsi pulito con se stesso di quelle parole che gli sta riservando... eppure in mezzo a quell'acidità, ci sta qualcosa di particolare, come se Nene avesse preso le distanze da Nobu per il suo carattere e la sua nomea. Non era lui che non si meritava certe magagne e problemi con lei? Non le risponde per il momento e anzi si china in avanti e versa il bagnoschiuma al sapore di sandalo e vaniglia, sulla retina color azzurro. La insapona per bene per poi pulirsi la parte frontale, passando per le curve dei pettorali a quelle dell'addome. Scende sulla parte intima, curandosi per bene della sua igiene, per poi alzare prima la gamba destra e poi la sinistra. La tiene la Nene e alimenta proprio quel silenzio imbarazzante fino a quando non può sentire cessare il rumore dell'acqua corrente e un qualcosa che viene spostato. Quel vetro che li separa viene aperto, mostrandosi esattamente come l'hanno concepito i suoi genitori diciotto anni fa, bagnato con la schiuma del sapone solo un ricordo se non per quella spugna e la mano che la sta reggendo. Scuote il capo in risposta, allungandole proprio quella mano per darle quell'oggetto. Si volterebbe infine proprio verso quello che ha spostato: uno sgabello di legno dove si va a sedere, dandole la schiena, chiedendole tacitamente di pensarci lei a pulirlo dove lui ha difficoltà ad arrivare. Poggia il peso del corpo in avanti con gli avambracci che si sorreggono appunto sulle cosce appena sopra le ginocchia. Quella schiena si curva appena ingobbita dalla postura che ha assunto, con le vertebre che ora sono visibili nelle teste, nelle punte che collegano quella spina dorsale, così come il taglio diagonale che prendono le scapole, i trapezi e il collo. Ha una parte dorsale larga di suo ma la postura la fa sembrare ancora più larga di quello che è. < Dipende da cosa intendi per parte della tua vita Nene, non lo sono già? > le chiederebbe per riprendere appunto quel discorso solo dopo che avrebbe iniziato a pulirgli la schiena, da considerare anche una forma di penitenza per avergli avvelenato il gatto e averlo avvelenato lui stesso!

00:48 Nene:
 Ragiona male. Probabilmente come ragionerebbe una qualsiasi persona abituata a tener in ordine le relazioni perchè incapace di gestire troppe cose tutte assieme. O forse ragiona solamente di merda. E mentre fa male qualsiasi cosa faccia - le dita che prima avevano carezzato il vetro della doccia cercherebbero di metter un po' di rigore in quelle piume nere impettite. Un ciuffetto di capelli che prima oscillava contro la gota vien rimesso al suo posto dietro il padiglione auricolare - gli occhi artici carezzano quella figura. Come si farebbe con il proprio, meraviglioso, busto di Riace. Le spalle. Il collo. Gli avambracci. Le mani. Ogni qual volta un tratto sembra definirsi maggiormente nella nebbia, lei sembra carpirlo possessiva e gelosa - costruendo di ciò che trova, un arazzo dedicato solamente alla sua mente. Al suo spazio più intimo. Se ne sta zitta - costringendosi a distoglier lo sguardo perennemente adombrato da un broncetto di miele, carezzando la porta come se ogni secondo del suo silenzio fosse sempre di più un invito ad andarsene. E invece no. Rimane lì. Almeno finchè non avrà il coraggio di cacciarla lui stesso dalla stanza. Il vapore. E' terribile. Si sente appiccicosa - sudata - peggio di quel che ha passato solo qualche ora fa' al suo risveglio. E nonostante tutto, sembra esser estremamente vigile - quanto maledettamente distratta dai tarli che le affollano la testa. Che le danno fastidio. Quando la porta di vetro sembra pigolare - rialza lo sguardo che giusto un secondo fa' s'era allontanato decadendo su dettagli irrilevanti. Lo lascia fare - spostare lo sgabello - sedersi. Attendere. Quasi volesse dargli il beneficio di una ritirata, dal punto che le sta dando le spalle. Ma no, non è così. < ahf ... > Un sospiro le smuove il petto creando un aggiunta di condensa fredda al calore del vapore acqueo. C'è sempre qualcosa di voluttuoso nello sfilarsi i pantaloni; sarà come muove i fianchetti spingendoli verso il basso - o come il ventre s'affossa rendendo le creste illiache un parco giochi appena più pronunciato. Gli arti inferiori s'alternano in quell'uscita di scena, svincolandosi dalla presa aderente della pelle per mostrar un epidermide color latte. E la stessa misera fine, a ridosso del lavandino - la fa' il corpetto nero, decretando un uscita di scena per nulla epica. I piedi nudi sul pavimento umido fanno un chiasso terribile. Lo stesso chiasso che ora, se ascolti bene, fa' il silenzio. < sì > La confessione le costa un silenzio mantenuto a lungo, prendendogli di mano quella spugna - passandosela tra i polpastrelli per ricreare la schiumetta che sembrava essersi spenta. Dalla nuca, la spalla destra, la scapola. Si muove con delicatezza strizzando piano la spugna per far scender un po' d'acqua calda e sapone, inseguendo quello stesso tragitto con la mano. La gemella rimane inerme - penzola dimenticata contro il fianchetto fasciato da un paio di culotte a vita alta, di velluto nero, con due nastrini di seta a decorare la parte bassa del costato. Sospinge piano il palmo - manco dovesse scioglier dei muscoli nodi nella schiena dell'altro. Lavando via la frustrazione. Il lavoro. I problemi. Le altre donne - oh, no - le altre persone. Un piccolo massaggio e - dal riflesso opaco della doccia, può vederla dedita. Con gli occhi perennemente puntati su cosa sta facendo, il visino appena abbassato. Si dedica a lui, così come farebbe un devoto al suo dio. Sì, fai parte della mia vita. Ma non è più facile, così? Essere amici. Leggeri. Evitarsi i problemi, la gelosia. Di mischiare i propri affari. < Fai parte della mia vita, perchè sei mio amico. Ed io sono tua amica. > Mette in chiaro la cosa, avanzando piano con il petto - un gracile appoggiarsi a lui - risalendo con la spugna la spina dorsale, la nuca - ed abbracciandone il collo man mano che il ventre s'adagia ai suoi lombi - e quei promontori di ceramica al centro della sua schiena. < vorresti dirmi che è una bugia, che tutte le tue donne durano una notte? > Un sussurro, un filo di voce è più che necessaria a raggiungerne l'orecchio, proprio ora che quelle labbra d'ambrosia gli sfiorano il lobo. Come se la macchiasse la bramosia - ma da quella bocca esce tutt'altro. Ed infatti si tende in un sorrisetto affilato, luciferino - alzandosi piano, proseguendo ad insaponarlo - da un lato, a fargli un massaggino, dall'altro. Vertebra dopo vertebra, dalla nuca. < mi ridurresti a questo, Nobu. Una notte. > E poi? Poi una cogliona qualsiasi.

01:16 Nobu:
 La osserva sorpreso dal vederla svestirsi, non era necessario anzi, non si aspettava proprio che gli facesse dono di quella visione nuovamente dopo qualche sera addietro dove di nuovo Nene era rimasta solo in mutande per dormire sul divano, dopo che i due non erano andati a quella festa per la quale la salamandra corvina aveva i biglietti. Si gode quelle attenzioni, esattamente come un dio venerato o meglio, a giudicare dal colore della carnagione di Nobu, un faraone con la schiera della servitù a viziarlo. Quella schiena si gonfia e si allarga ogni volta che inspira, riempiendo quei polmoni di aria, così rarefatta per quella foschia di vapore che riempie la stanza e che probabilmente causerà un pò di muffa a lungo andare come spesso succede, col cazzo che apre la finestra mentre si lava, per ammalarsi poi? Anche no. Quel petto che si gonfia nella stessa maniera ma che comunque ciò che protegge e contiene manitene un ritmo costante, non si affanna troppo, forse abituato a queste situazioni o forse, più semplicemente, in uno stato psicosomatico alterato per il veleno che continua ad avere in circolo. Ecco la risposta alla sua domanda: no, la doccia non lo aiuta a combattere l'effetto di quel veleno allucinogeno e i continui tocchi da parte di Nene ricaricano l'effetto. Peccato che la corvina ha scoperto solo ora di essere una Doku e lui di certo non sa i dettagli e i segreti di quel clan di salamandre con l'unico esponente davvero famoso, scomparso dieci anni fa ormai. Il corpo si irrigidisce contro quelle mani morbide, che stiano reggendo la spugna o massaggiandolo con il palmo aperto. < E allora? Non ti sto mica mettendo alla porta di casa. Non capisco perchè ti stai ponendo un bivio. Dopotutto io vivo OGGI, il domani sarà un problema del me di DOMANI! > tipica risposta di Nobu e tipico pensiero così libero da qualsiasi tipologia di dramma o complicazioni, sostanzialmente: non gliene frega nulla. Vive il momento e lo vive appieno, non per chissà quale nobile motivo o perchè ha avuto un esperienza ravvicinata con la morte. No, semplicemente è fatto così e si diverte di più così, è più libero da tutte quelle seghe mentali che ci si fa spesso per niente. < Ah non lo so. Sei te che hai detto che sai tutto di come sono fatto. Che TUTTE lo sanno. > Fa spallucce, alcune tornano, altre se ne vanno dandogli uno schiaffo quando si accende una sigaretta dopo che ha finito senza cagarle più di pezza se sono effettivamente questo, divertimento e si sa che quando un gioco ti stufa, si passa ad un altro. Sente quelle mani attorno al collo abbracciarlo o quasi, s enon fosse che prova a ritrarle indietro. Oh no Nene, non funziona così, quando si ha la bici è meglio iniziare a pedalare. Scosta il peso appena dalle braccia che lo sorreggevano grazie alle leve sulle proprie coscie, il giusto per piegare le mani e cercare di afferrarla per i polsi, proprio per tirarla in avanti. Se ci fosse riuscito potrebbe sentire quelle curve ancora in procinto di fioritura proprio contro la parte piatta delle scapole mentre quelle mani le guiderebbe prima sul proprio pesso e poi sul ventre all'altezza dell'ombelico. Non è lucido, chiaramente dal suo modo flirtante, come quando appunto è fuori dopo che ha assunto il coraggio liquido o in erba che sia. < E chi ha detto che ti ridurrei a solo una notte? Hai paura che ti scarichi Nene? Eppure, se non ti volessi, avrei rifiutato quei baci che mi hai quasi imposto. > le fa presente, levando le proprie mani da quei polsi che teoricamente dovrebbe aver afferrato, lasciando appunto nelle SUE di mani il destino da scegliere.

02:00 Nene:
  [Lí] Si piega e palma a lui. Un fedele in adorazione - e così le sue mani ridisegnano lembi di pelle sotto la pressione leggera dei polpastrelli che sembrano voler allungare le fibre muscolari inducendolo ad uno stress momentaneo che, con il senno di poi, dovrebbe divenire vero e proprio piacere. Non è che non lo stia ascoltando, è che ogni parola detta da Nobu potrebbe avere mille risposte, mille contro. Vivere la vita giorno per giorno è una gran cosa - se non fosse per chi non ha alcun piacer ad avere perennemente attorno persone di cui non gli frega un cazzo. Non è che Nene non lo faccia mai, divertirsi - s'intende, è che tendenzialmente lo fa' con chi conta zero. Con chi dopo, tendenzialmente, non piange sul fatto che lei si rialzi e vada a dormire a casa sua. Dopo una consueta doccia rilassante. Scivola come sapone sulla pelle - ritorna al suo posto di partenza esattamente come la afferra e la riporta li. A respirargli addosso. A rendergli nota ogni curva - ogni brivido. Lo spezzarsi delle labbra in un esalar di respiri frantumati contro la pelle della sua nuca - lì dove è rasato e l'undercut si sfuma fino a ritornare pelle. Si lascia trascinare ed un brivido sembra smuoverle le viscere. < Ti senti ancora innamorato? > Suona come una presa in giro ma - lo chiede davvero. Lo senti ancora? Le vertigini. Le farfalle nello stomaco. Non è male - a conti fatti. Non è male come la guarda Nobu. Non è male quello che le fa' - l'effetto che riesce ad ottenere da lei. I polpastrelli lungo il ventre son rimasti immobili fino ad adesso - guardandolo tramite il riflesso sempre meno opaco della doccia. Un taglio ferino, gelido. Carezza il profilo - ne cerca lo sguardo. Come se dovesse capire cosa sta cercando di dirgli con assoluta esattezza. Non che voglia un comando - ma solo un emozione. Cosa vuole Nobu? Dove vuole arrivare con le sue parole. Con le sue mani. E così lo trascinerebbe nella spirale della lussuria, i cui dettagli - ohinoi, rimarranno un mistero (...) [end]

02:17 Nobu:
 Non è forse dunque la stessa situazione che vede protagonista Nobu: divertirsi con chi è 'sacrificabile', se così possiamo dirlo, rispondendo a una necessità fisica che data la sua età è una costante, inoltre, visto la richiesta che ci sta per il nostro chocoboy, fa pure un servizio alla comunità, no? La continua a osservare mentre Nene prende atto di quello che lui le sta chiedendo, la guarda quasi con aria superiore, proseguendo quel tacito gioco di ruolo erotico con quelle posizioni e ruoli dei due già prestabilite. Sente quell'affanno sul collo, come Nene pian piano si stia sgredolando sotto l'avanzata poderosa di Nobu, incessante, ignorante come un caterpillar, più cocciuto e menefreghista che mai. Quella domanda viene ripetuta nella testa, annebbiata da quel veleno che continua a essere applicato per volere di Nobu nel tenerla lì vicino, pelle contro pelle, nudi agli occhi dell'altro con nulla da nascondersi. < Si Nene. > le risponde dato che quello che prima ha definito essere innamorato erano le senzazioni di quel veleno ed era a conti fatti ancora avvelenato. Inoltre le direbbe di tutto in questo momento. < MA non sono lucido ora. Tu invece Nene, cosa passa nella tua testolina? > le domanda curioso già leccandosi le labbra come se potesse pregustare la risposta che Nene gli darà a riguardo. Nota come alla fine decide di prendere in mano il filo rosso di arianna, il quale la conduce proprio nel labirinto tuttavia, ad un incontro ravvicinato con lui, la bestia. Si lascia prendere senza opporre resistenza alcuna, anzi, si china pure all'indietro appena per poi dirle semplicemente. < Fai pure davanti Nene. > riferendosi ovviamente all'insaponarlo ma, a lei il come. Quella condenza e vapore si infittiscono sempre di più, calando attorno ai due una cupola impenetrabile agli occhi anche di noi spettatori, lasciando una domanda vivida su come proseguirà tra i due. [End]

letteralmente: Oh no.

nb: Nene capisce di essere una Doku.