L'eterna lotta tra il lupo e il cinghiale ~ Risveglio.
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Giocata del 10/02/2021 dalle 19:38 alle 20:13 nella chat "Monti Ardenti"
Stava andando tutto secondo la sua mente, ogni pedina era al suo posto e si stava muovendo come desiderato. Il cerchioterio del nemico era stato neutralizzato dal proprio, mentre le evo si stavano letteralmente scannando tra di loro. Tutto poteva sembrare come una sorta di pareggio, in cui le forze di Oto e dell'alleanza sembravano fronteggiarsi con una certa uguaglianza... ma vi era una visione che ben pochi shinobi avevano, quella visione che otteneva solamente a chi comprendeva troppo tardi quali sarebbero stati i suoi ultimi attimi... Attimi di chi pesta un prisma di carte mina o di chi sente, in lontanaza, il "KAI" del bianco, seguito da un esplosione che a confronto, Nagasaki, risulterebbe uno di quei bastoncini che fanno le scintille. Lo sguardo di Mat è inizialmente soddisfatto, affiancato dalla decima ha l'impressione di starsi a rivelare più utile del previsto, anche in prima linea. La sua mente non aveva mai partorito l'idea di poter fronteggiare una minaccia simile. E di fatti... Muoversi diventa difficile, in un attimo avanzare è risultato impossibile e lo sguardo si abbasserebbe verso i propri piedi per cercarne la causa... Che sta succedendo? Sarà una trappola o una tecnica dei ninja del suono, come tutte avrà una debolezza. "Furaya." Si volterebbe repentino il Senjuu, portando il peso sulla gamba sinistra mentre convoglierebbe il proprio chakra all'interno dei quadricipiti, piegando lievemente le ginocchia per caricare quello che sarebbe uno scatto e tenterebbe di distenderle, intento a placcare la rosata per allontanarla, sollevarla dal terreno e metterla in sicurezza... Ma quella cristallizzazione ha raggiunto già le cosce, rendendo il tuffo così impossibile. L'occhio ambrato del ragazzo si spalancherebbe, dando un'altra occhiata a quel impedimento. "Ma che..." difficile muoversi, eh? Lo sguardo verrebbe sollevato, la mano mancina allungata in direzione di quella di Furaya, intenta a protendersi il più possibile. Vede che non tutti gli shinobi attorno a se non sono vittima di quella tecnica, mentre ignora completamente, non comprendendola, la voce all'interno della propria testa. Troppo casino, troppe cose a cui pensare, le cose hanno preso a precipitare troppo velocemente... Un attimo primo stava studiando come vincere quello scontro e ora... Ora deve trovare una soluzione. In un attimo il sangue degli shinobi va a mostrarsi, uomini che vengono tranciati e ammazzati da creature nuove ai suoi occhi, chiedendo aiuto alla loro Hokage, Hokage che chiama lui... non riesce a capir tutto quello che questa dice, la sua mente sta cercando solo una soluzione... La lava! Furaya, prova con la lava. "Furaya..." Ancora una volta il nome della rosata uscirebbe dalle sue labbra, ma quelle parole che è lei a proferire, quelle due parole, lo bloccherebbero per qualche istante... "...Andrà tutto bene." Ne è convinto, la sua mente ha trovato una ipotesi e spera che sia quella corretta. Perché sono stati cristallizzati, mentre altri invece sono rimasti lì a morire come carne da macello? Perché loro non sono rimasti in balia di quelle bestie? Vi è qualcosa sotto e, come la voce ha confermato, verranno liberati quando il tempo degli Shinobi sarà finito. Mat, avrai capito bene? La sua figura rimarrebbe così congelata, non avendo modo di spiegare la propria ipotesi, la propria idea... non avendo modo più di dire nulla. Furaya, lo vedrai? Avrai modo di vedere la statua di Mat prima di finire anche te in quel baratro? [...] Il buio avvolge completamente il Senjuu, non vede, non sente, non riesce a muoversi. In realtà nemmeno ci stà provando, sente solo l'aria che man mano viene a mancare all'interno del suo corpo come se fosse in apnea... E' questa la morte? Un buio totale ed eterno, che però permette al deceduto di ricordare e pensare? Possibile che Mattyse si sia sbagliato su quella tecnica? Che Oto abbia davvero vinto? E quelle creature, che cosa erano? Ma non è questa la domanda che si pone ora il Senjuu, ha altro per la testa: Mat ha davvero sbagliato? Ha sempre trovato soluzioni alternative, intelligenti e utili, e ora non è stato in grado nemmeno di riconoscere la morte? E poi, che morte... complimenti Mat, hai appena trovato risposta a una delle più grandi domande che la gente pone durante la prorpia vita e l'unica risposta che riesci a pensare è "Ed io che mi lamentavo di una vita di merda." Si, pensare, perché la mente ti fa sentire sforzi e sensazioni utili, ma che sia soltanto un ricordo? Una suggestione dovuta ai ricordi freschi di proprio quelle sensazioni che provavi in vita? Qualcosa che tocca la pelle, la fatica del corpo, l'aria che pian piano viene a mancare, impossibilitato a respirare... Che cosa brutta la morte. Tu ti aspettavi la pace eterna, e invece di eterno avrai solo da dover pensare per tutti gli errori che hai commesso. Non hai trovato Kimi, hai mandato a cagare Mekura per poi farti Furaya, Furaya che come ultime parole ha detto di amarti... e tu sei stato in grado di rispondere solo con un 'andrà tutto bene'. Che a quanto pare non è stata nemmeno la verità. Hai fatto un sacco di stronzate Mat, davvero tante, ma l'unica volta in vita tua in cui dovevi sbagliarti doveva essere proprio questa? Non potevi sbagliare a contare le carte bomba? O limonare Furaya davanti a Saisashi così, per sport? Non potevi sussurrarle qualcosa di sconcio nell'orecchio, tirarle la coda con maggior forza o andare a uccidere qualcuno a petto nudo per attirare l'attenzione? Non potevi sbagliare qualsiasi altra cosa? Non sei stato buono nemmeno ad afferrarle la mano prima di morire. In effetti, era lì, non così distante da te... L'idea che siate morti insieme ti alleggerisce? No, anche perché ora stai pensando all'incontro in ospedale e senti la mancanza della sua carne, eh maiale? Che schifo la morte, dovrai convivere per l'eternità con il desiderio di riaverla un ultima volta anche fisicamente. Non potevi morire tra qualche anno? Non so, giusto il tempo di risolvere qualche problema. Cazzo, potevi per lo meno andare ad abbracciare Kimi una volta. Che vergogna, te che ti sei sempre sentito superiore ai Kami, sei caduto come un pagliaccio. Sei una delusione. Una delusione per te stesso. O forse no? Buio. Sei circondata da sangue e da oscurità ormai da circa una decina d'anni senza che tu possa essertene resa conto. Ingabbiata in quella prigione generata da un Kami che non siete riusciti a sconfiggere quando ne avevate avuta l'opportunità, hai continuato a vivere lontana da chiunque t'amasse o da chiunque tu avessi amato in vita terrena. Prima di venire completamente cristallizzata, stavi tendendo la tua mano verso Mattyse, cercando il suo supporto, provando a metterti in contatto telepaticamente con Saisashi senza riuscirvi. Hai teso la tua mano con le ultime forze rimaste, cercando un appiglio da parte del Senjuu e professandogli il tuo amore. Forse, restare sotto terra sarebbe la giusta scelta per un'infame come te. Guardi negli occhi l'uomo con cui hai passato una notte di passione sfrenata all'interno d'una stanza d'ospedale, cercando incessantemente di comunicare in maniera telepatica con colui che hai giurato di sposare e che non è la stessa persona davanti a te. Non riuscendovi, t'appigli con quanta forza possiedi a quel terrorista che hai difeso, che hai aiutato, che hai persino coccolato quando tutto il mondo gli crollava addosso e gli dici che l'ami. Ma il pensiero viene rivolto a quella scimmia che t'ha permesso di mettere al mondo una bambina, un infante al quale non hai pensato neanche per un istante prima di scendere in battaglia. E sai perché? Non sei una madre degenere, sia chiaro. Ti sei presa cura della bambina fintantoché è stato possibile e rientrava nelle tue capacità, dopodiché l'hai ceduta nelle mani di quella pazza di tua cugina. Forse, hai sbagliato proprio qui. E a chi hai lasciato la difesa del villaggio, bambina? Ad un lupo e al rimasuglio di ninja rimasti che, secondo te e secondo Jushan-san, potevano in qualche modo difendere Konoha. E se ci fossero stati problemi, così dissi loro, saresti sempre potuta tornare indietro sfruttando il sigillo della dislocazione. Perché, invece, non è andata come speravi? Nulla di quel che volevi è andato per il verso giusto. E ora sei sotto terra con la consapevolezza che il bianco, per quanto si sentisse fiero, pronto a difenderti e lottando al tuo fianco, ha solo saputo dirti che tutto sarebbe andato bene, ma così non è andata. Poi un lampo. D'un tratto, un brivido ti percorre la schiena talmente forte da farti svegliare di soprassalto, ma tutt'attorno a te è buio e non riesci a vedere nient'altro. Anche respirare sembra essere diventato d'un tratto talmente difficile da stringerti il petto. Devi uscire da lì, la tua mente ti porta alla memoria che stavi combattendo, che tu non cedi mai davanti al nemico, che non ti sei mai piegata e che, soprattutto, non hai proprio mai perso. Annaspi. Vuoi uscire. Cerchi di toglierti di dosso quello strato di terra che ti copre, agitando convulsamente sia le braccia che le gambe. I vestiti che indossi sono totalmente logori, l'armatura danneggiata ormai in molti punti, non sai neanche più dove possano essere le tue armi, probabilmente sotterrate assieme al tuo corpo e, in quel caso, sarebbero oltremodo inutilizzabili. Ci penserai a tempo debito, in fondo sei un'abile utilizzatrice d'arti magiche: potrai arrangiarti senza nessun problema. Adesso, devi pensare al resto, okay? Mantieni il sangue freddo ed inizia a metterti a sedere. Indossa ancora l'haori da Hokage non più bianco e rosso, bensì marroncino in ormai molti, troppi punti. Pantaloni neri, sandali ninja dello stesso colore, maglietta aderente anch'essa scura: tutto sovrastato dal manto bianco e rosso che reca il suo ruolo nell'antica Konoha. I capelli rosei son arruffati, coperti di polvere e spalanchi gli occhi di getto. Sopra di te, un cielo che non sapresti riconoscere. Gira il capo, vuole osservare tutto quello che ha attorno, ma non trova nulla. Sono i Monti Ardenti. Poi, però, ricordi che lì non dovresti essere da sola. E in un primo momento, non fai altro che iniziare a scavare. Si china sulle ginocchia, incapace di spiccicare parola per il momento, infilando le mani nel terreno. <!!!> Sgrana gli occhi, annaspa lentamente, il respiro che si fa corto e più veloce. Deve cercarlo, deve trovarlo. E poi deve continuare la sua ricerca. Deve ancora riuscire a mettere assieme i tasselli, ma avrà il suo tempo per farlo. <Matt!> Urla, cerca d'attirarne l'attenzione mentre l'eco della sua voce riverbera per tutti i monti ardenti, perdendosi nel vento, intrufolandosi sotto terra. Non tossisce neppure, lascia che la terra scivoli da sola dal suo viso e dal suo volto. Può restare anche in apnea per quanto la riguarda, ma deve riuscire a trovare almeno un superstite. Non vuole restare da sola. Ed il mero fatto che cerchi per primo proprio il terrorista potrebbe essere attribuito alla sua presenza vicina sul campo di battaglia? O c'è ancora dell'altro? Qualcosa come una dichiarazione rimasta sospesa nel tempo? Gli occhi si velano d'un tratto di lacrime, incapace di comprendere perché stiano scendendo proprio ora. La sua mente vuole tornare a ricordare, i suoi occhi però non vogliono vedere. [ Chakra OFF ] Il buio continua ad avvolgerlo, mentre la mente ragiona sulle vicende passate, il suo terrorismo, dal ponte al Tanzaku... Forse la motivazione che si era dato, quella di farlo per la pace del mondo, creando un nemico comune a tutti i villaggi obbligandoli così ad allearsi in maniera decente... era solo un pretesto. Forse era solo una scusa per giustificare e appagare il proprio desiderio di far esplodere le cose, di pianificare cosa far saltare in aria e come uscirne puliti... Come un folle, un pazzo, come uno di quei shinobi che hanno liberato Oto. Mat prenderebbe così a osservarsi anche in maniera appena diversa, avvertendo pure un forte senso di colpa. Tutto quello che stava accadendo prima di quella battaglia aveva come scusa 'la pace'. Pure Furaya si è avvicinata tanto a lui per questo, lo ha lasciato libero e lo ha assecondato per questo... Sei subdolo e neanche lo sapevi, hai preso in giro chi ti stava vicino, sei una persona terribile, quella che la gente spera di non incontrare mai. Vi sono delle vibrazioni attorno al bianco, qualcosa interrompe e spezza il suo continuo pensare, vibrazioni? Sarà la mente che starà impazzendo, quando si è fermi in stati simili la prima cosa che si perde è la cognizione del tempo, saranno già passati anni e lentamente starà impazzendo, quella sua anima starà cercando di riprodurre quante più sensazioni possibili della vita, quasi aggrappandosi totalmente a queste, come se potessero riportarlo in vita. La voce della decima, tappata, raggiunge le orecchie del bianco che istintivamente tenterebbe di sollevare il capo. Adesso ti immagini anche la sua voce? E' la prima domanda che si fa, ma in un secondo momento si accorgerebbe del movimento compiuto involontariamente, anche se in maniera minima, spostando un quantitativo ridicolo di terriccio che si muoverebbe sulla sua pelle. Che strano... Mat tenterebbe quindi di agitare le spalle per liberare la mano mancina, protesa prima verso la rosata, sentendo quella sensazione come la resistenza che la terra pone al suo corpo, corpo già affaticato per molteplici fattori. L'aria sta finendo Mat e tu hai appena compreso che non è finita. Tra lo scavare della donna e l'agitarsi del bianco, ecco la mano mancina verrebbe lanciata in superficie, mostrandosi alla luce del sole, di un sole che non gli appartiene più, il gomito si piegherebbe portando il palmo contro il terrenno per poi issarsi, gonfiando il bicipite, permettendo così al capo di sbucare fuori, smuovendo quella terra rimasta. I capelli bianchi sono sporchi, prendendo un colore marroncino, facendo sembrare alcune ciocche castane, le labbra sono schiuse, tenterebbe di riprendere fiato, il fiato che gli è mancato fino a qualche momento prima. Non hai sbagliato, nemmeno contro un kami. Era quello che ti serviva per accrescere la tua arroganza e lo hai ottenuto... se prima eri fastidioso, chissà adesso. Il bianco indossa i suoi classici stivali neri alti, che stringono fino a metà stinco un paio di pantaloni neri da shinobi, comodi e che permettano svariati movimenti senza strapparsi. Ma tutto questo è ancora sotto terra. Illuminato dalla luce del sole vi è solo parte di quella veste marrone che è solito indossare, i guanti da ninja a mezze dita con lo stemma di Konoha sulla placca metallica presente sul dorso. Mat in questo momento sarebbe con solo l'arto sinistro libero, ancora immerso nella terra dai pettorali in giù, bloccando ancora il braccio destro. Sui polsi, sono presenti i fuuda a lui più utili, quello contenente la maschera di Al Miaeda e, sul braccio destro, quello con la maschera di Tobirama. Tutto il resto chissà dove sarà, forse immerso da qualche parte, forse consumato dai vermi. Lo sguardo del bianco verrebbe rivolto inizialmente verso il terreno mentre tenta di riprendere fiato, per poi sollevarsi verso la decima, permettendo ad un ampio sorriso di conquistarne il volto. Che stai per fare Mat? Nonostante il corpo affaticato, il palmo sinistro si poserebbe ancora sul terreno, gonfiando nuovamente il bicipite per tentare di 'lanciare' il burso verso l'alto, ove il braccio tenterebbe di muoversi repentino per andare a posare la mano dietro la nuca della donna in lacrime, affondando le dita tra i suoi capelli prima di piegare ancora il busto, cercando di tirarla verso di se ove vorrebbe prendersi il primo bacio dopo dieci anni, veloce, che sarebbe utile solo a sentirsi un poco più vivo dopo l'esperienza appena vissuto da morto. "Te lo avevo detto che sarebbe andato tutto bene." Esclamerebbe con quel suo sorriso sul volto, voltando poi lo sguardo per sputare a terra... "Ah... cazzo. Puoi darmi una pulita al viso per piacere?" Deve essere sporco di terra in effetti, come i capelli. Forse sarebbe stata cosa giusta chiederlo prima di tentar di baciarla, no? Al termine di questo ipotetico scambio di battute, il bianco prenderebbe a smuovere il braccio destro dalla presa della terra, posando poi entrambi i palmi sul terreno per issarsi lentamente, liberandosi da quella che stava per essere la sua tomba. No, non si è dimenticato di quelle ultime parole che ha udito dalla rosata, per nulla, lui non sa nemmeno che nel mentre lei stesse pensando a Saisa, e come potrebbe saperlo? Semplicemente non è il momento di parlarne, deve prima capire che cosa è successo. Quando lei vorrà parlare dell'ospedale, si potrà riprendere il discorso. Continua a scavare con le mani infilate nella nuda terra. Sporca completamente dalla testa ai piedi, non fa altro che trovare un appiglio, uno spiraglio dal quale riuscire a vedere almeno il volto del bianco e assicurarsi che sia almeno vivo. Non s'aspetta che sia sano e salvo, ovviamente, però non sopporterebbe l'idea che lui non ce la facesse. Le ha giurato che sarebbe andato tutto bene, quindi deve mantenere la parola data altrimenti scenderà negli inferi per andare a riprenderlo. Il respiro è ancor corto ma veloce, gonfiando e sgonfiando la cassa toracica in maniera repentina, come se la stessa aria continuasse a mancarle e lei non riuscisse a prenderne nella quantità corretta. Vorrebbe avere l'idea di quel che è accaduto, ma la sua mente non riesce per il momento a ragionare nel modo migliore possibile, tanto da costringerla soltanto a scavare finché la faccia del Senjuu non uscirà fuori dalla terra. In quel momento, tira un sospiro di sollievo, lasciando cadere quelle lacrime finora trattenute e con le quali è stata persino cristallizzata per dieci anni. Cadono dabbasso, infrangendosi contro la madre terra, scivolando persino sul volto di Mattyse quando questi cerca di sollevarsi. Stende l'unico braccio libero che ha, torcendo il busto, mentre lei non fa altro che farsi prendere, trascinare dagli eventi almeno per questa volta. E' contenta di vederlo vivo, di poterlo abbracciare ancora e quando avverte la sua mano tra i capelli, con le calde lacrime a scivolare senza freni, si china a sua volta per fare in modo che le labbra possano incontrarsi, finalmente, dopo dieci lunghi anni passati sotto terra a non potersi neanche sfiorare. Le loro mani erano protese l'una verso l'altro, incapaci però di valicare quei confini in cui erano stati imprigionati da un'entità superiore che non sono riusciti in nessun modo a fermare. Le mani di lei restano posate sul terreno, stringendo la terra nella quale lui è stato intrappolato, staccandosi poi dall'altro trattandosi sol d'un bacio fugace, ma restandovi frontale. Non riesce a smettere di far cadere le lacrime, sicuramente di gioia in questo frangente, mentre si limiterebbe ad annuire un paio di volte col capo, sorridente persino, forse l'ultimo che vedrete sul suo viso, nel momento in cui le chiede se possa aiutarlo a pulirsi. La manica della maglietta indossata viene tirata sino a coprire il palmo della dritta, in modo che possa funzionare come fazzoletto o come panno per riuscire a togliere lo sporco che ha accumulato in questi anni sotto terra. Si morde il labbro inferiore, cercando di trattenersi, ma senza riuscirci. Singhiozza sommessamente, come se non volesse in nessun modo darlo a vedere, ma il semplice rossore sul naso e sulle gote, oltre agli occhi arrossati per il pianto che cerca di trattenere, permette d'intendere il contrario. Inizierebbe a far passare, con tutta la delicatezza esistente, il palmo della mano contro il suo volto, provando a ripulirlo dalla terra e accarezzandolo al tempo stesso. Sai, dovresti dire qualcosa, anziché continuare a piangere. <Matt> Ci prova, schiarendosi la voce e restando seduta di fronte a lui, aspettando che possa uscire dalla terra, aiutandolo per quanto possibile, ma senza distogliere lo sguardo da questi. <dobbiamo sbrigarci. Dobbiamo raggiungere la battaglia-> Eravate già nel bel mezzo di questa e siete caduti, siete stati braccati. Ha un vuoto di memoria, sicuramente dovuto al passaggio dallo scongelamento alla realtà. La sua mente però sta iniziando a ragionare, piano, un passo alla volta, facendo girare quelle rotelle che servono affinché possa ricordare quello ch'è passato. Ciò che ha avuto davanti agli occhi è la riprova che l'Alleanza, ma non solo quella, ha perso. Sei sicura di voler ricordare? L'espressione è preoccupata, corrucciata, nonostante questo stava piangendo e tutto quello che sta facendo adesso è un completo controsenso se non ricorda il motivo per cui erano sotterrati, no? Ci penserà il suo terrorista di fiducia, no? Andrà tutto bene, le disse. [ Chakra OFF ] Le loro labbra si incontrano di nuovo dopo dieci lunghi anni, dieci anni che per il bianco sono passati in un lampo, veloci come una lepre che fugge da un predatore. Ma ogni scusa è buona per riunirsi con la rosata e sottrarle un bacio, in fondo cosa potrebbe mai succedere? Che Saisashi faccia capolino proprio in quel momento? Dopo che la donna ha passato una mano sul suo volto, il bianco si solleverà dal terreno, intento a posare il ginocchio destro su questo prima di posarvi le dita della mano dominante, intento inizialmente a studiare il terreno. Il suo ultimo ricordo era in superficie, non ricorda di esser stato inghiottito dalla terra con una qualche tecnica o simile. Lo sguardo salta, dal terreno su cui cerca risposta, al viso della Nara, rigato dalle lacrime che nascono dai suoi occhi. Mat accennerebbe ad un sorriso, dolce, allungando la manina verso il volto di lei, ove cercherebbe di passare il pollice proprio su una di quelle lacrime che sta scendendo, intento a fermarne il cammino e strapparla da quella pelle. "Hey..." Sussurrerebbe appena, allontanando la mano mancina dal di lei volto per porgerliela, ruotandola così che sia rivolta con il palmo verso l'alto. "Sono qui. E sai che se ci sono io andrà sempre tutto bene, no?" In fondo cosa potrebbe mai andare storto? Siete solo rimasti congelati per dieci anni e vi siete risvegliati apparentemente a caso, non sapete cosa sia successo attorno a voi o quanto tempo sia passato. La voce della donna attraversa ancora una volta le sue orecchie, devono tornare a combattere... In effetti, non è un'idea sbagliata. Come possono sapere che cosa sia successo? "Senza fretta. Facciamo un punto." Sarà meglio, prima che facciate scoppiare la prima creatura che possa attraversarvi la strada. Spoiler, Tachiko potrebbe essere questa. TE SE VOLE BENE. Lo sguardo ambrato del giovane Senjuu si abbasserebbe ancora, puntando verso il terreno. "Non ho memori adi essere stato inghiottito dalla terra, ma non do per scontato che non sia successo." meglio parlare ad alta voce, no? Poi, che ore erano quando si è svolto il combattimento? Mat si volterebbe repentino in direzione del sole e allungherebbe la destra per portare le dita orizzontali, andrebbe a contare il quantitativo di queste vi siano tra l'orizzonte e il sole... "Ed è passata sicuramente qualche ora... Nel peggiore dei casi un giorno" Si, uno, sei ottimista! Il volto verrebbe rivolto nuovamente alla decima Hokage, a cui sorriderebbe nuovamente. "Non sento poi rumori o esplosioni, qualsiasi cosa stia accadendo, non sta più accadendo qui." Dieci anni di congelamento ti ha reso prorpio sveglio, eh capitan ovvio? "Muoverci alla rinfusa in cerca degli altri sarebbe una pazzia..." Dai, stai riprendendo a ragionare... "Chiunque conosca quella tecnica ha scelto dei bersagli ben precisi che temeva di non poter affrontare, non tutti insieme per lo meno. Ha preferito frammentarci o mettere fuori gioco chi non sarebbe morto nello scontro..." Con quelle bestie che entrambi avete visto. Avete visto bene come hanno sventrato diversi shinobi, ne avete ricordo. "Tornare così sul campo sarebbe una follia. Dobbiamo tornare al villaggio, capire che cosa sia accaduto e pensare a come muoverci di conseguenza." E' sicuro, non immagina mica che pure Konoha sia caduta. Però piccolo Senjuu, pensaci bene, cos'altro potrebbe andare storto? "Se facessimo tutto in fretta, rischieremmo però di cadere in qualche trappola. Non sappiamo cosa ci aspetti..." E quindi stellina? Cosa proponi? "Strada lunga. Torniamo a Konoha attraversando Shukosato, lato ovest del fuoco e cascate. Non voglio tornare a casa con i capelli sporchi di terra. E non voglio che vedano ridotta così la decima." Quindi la proposta è quella di non andare in cerca di una battaglia fin da subito, ma ben si di fare la strada lunga per tornare al villaggio, con una sosta alle cascate per potersi rifocillare, riprendere, assicurarsi di non essere feriti e rinfrescarsi. E' un idea ben tanto stupida, Furaya?
Giocata dal 11/02/2021 17:55 al 12/02/2021 02:23 nella chat "Monti Ardenti"
Saisashi, al momento, costituisce l'ultimo dei suoi problemi. Deve riuscire a raccapezzarsi per capire cosa sia successo al mondo che la circonda, comprendere il motivo per il quale si trovassero sotto terra e non nel bel mezzo del campo di battaglia ad affrontare la Yugure ed il villaggio del Suono. Deve riaffiorare la memoria. Ha dormito per dieci lunghi anni, il bacio del principe dovrebbe aiutarla a svegliarsi del tutto. O forse non è il principe giusto. La sua mente continua a vagare, diversi frammenti della battaglia iniziano ad affiorare con costanza, con maggiore frequenza. Sono momenti che ricorda con esattezza: il piano, l'ordine, la partenza, l'equipaggiamento sistemato sin all'ultimo dettaglio. Avverte la sua mano che le sfiora la pelle sporca, togliendole via le lacrime che la stavano rigando. I suoi singhiozzi sembrano finalmente calmarsi assieme al pianto, mordendosi distrattamente il labbro inferiore. Sentire dolore le permette d'avere una connessione con ciò che ha attorno, smettendo di pensare in maniera talmente frenetica da non riuscire comunque a raccapezzarsi come vorrebbe. Lo guarda sorriderle, ma lei smette di farlo di rimando. Deve schiarirsi le idee, deve riuscire a ritrovare il proprio equilibrio e pensare in maniera altrettanto lucida al da farsi. <Ogni volta succede un putiferio, specialmente se usi le carte bomba.> Commenta di rimando in maniera ironica, cercando di mettersi in piedi. Il palmo della sua mandritta vien poggiato su quello della mancina altrui, in modo che possano aiutarsi a vicenda. Ed è in quel frangente, dovuto al contatto tra le loro mani, che riaffiora un ricordo. <Mi avevi tirato la coda> Una coda che adesso risulta essere assente. Lo sguardo si abbassa verso il terreno per qualche istante, fissando i propri calzari. <perché avevo attivato l'arte eremitica> Questo lo ricorda fin troppo bene. <e c'erano delle copie che incanalavano il chakra affinché non ne consumassi.> Quindi, in quel frangente, possedeva una quantità di chakra illimitata. Non è certo innaturale che alla divinità abbia fatto gola una quantità simile, desideroso ormai da tempo di riprendersi ciò che era suo. <Però, non vedo nessuna copia qui attorno. Siamo da soli.> La sua voce si affievolisce, ergendosi in piedi. Poggia piano ambedue le piante dei piedi, sentendosi però piuttosto debole rispetto a come percepiva la sua potenza e quella degli altri durante la battaglia ai Monti ardenti. <...> Cerca di aiutarlo a tirarsi su a sua volta, mentre gli occhi chiari incontrerebbero quelli altrui. Aiuto? Supporto? Sicuramente vorrebbe entrambe le cose, ma sanno bene che devono supportarsi a vicenda se vogliono uscirne illesi. <Matt, in battaglia, qualunque minuto che passa è un problema. Bisogna fare in fretta il punto della situazione.> Si guarda attorno, stringendo i denti e irrigidendo i muscoli del proprio corpo come se fosse tesa al pari delle corde d'un violino. <Non sono più in forma eremitica, ma non ne capisco la ragione.> Deve continuare a pensare e spreme le meningi. Fissa le proprie mani aperte, i palmi rivolti verso il cielo e quell'energia naturale che non riesce a percepire. Nulla attorno a sé le dà l'idea di quel che possa essere successo. Ma qualche ricordo affiorerà, per forza. Non può aver dimenticato tutto quello che è accaduto. Però, è comprensibile che la propria testa non voglia farle ricordare qualcosa di tanto terribile. Talvolta ci si rifiuta e la nostra mente arriva in nostro soccorso, bloccando il trauma e facendolo dimenticare. <Ricordo d'essere nel bel mezzo della battaglia. Avevo sollevato la lava dei vulcani così da non consumare chakra.> Sfruttando dunque quella prettamente naturale. Vorrebbe riuscire a fare qualcosa, come richiamare il chakra. Tuttavia, non si sente ancora pronta a farlo, è molto provata da questo nuovo risveglio. Il corpo le sta chiedendo acqua, almeno un minimo di cibo. Ha dormito per dieci anni, quindi non si tratta sicuramente di riposo ciò che il proprio corpo le sta chiedendo adesso. <Non possiamo restare fermi qui a lungo. Se la battaglia si è spostata, bisogna dirigersi verso la prima fonte di rumori che avvertiamo.> Peccato che il tuo udito abbia perso qualche colpo. Non riesce a percepire niente né tramite l'udito e tanto meno previa vista. Il suo cuore riprende a battere sempre più forte, scatenando un'intensa ansia che inizia ad attanagliare il corpo della donna. E non è ancora giunto il bello. Sgrana gli occhi quando lui l'avvisa che potrebbe essere passata un'ora o peggio un giorno. No, non è possibile. Hanno bisogno di un leader per essere comandati, hanno bisogno del comando, motivo per il quale dovrebbero per forza avere necessità di lei. <Non è possibile.> Ma potrebbe. È solo la sua psiche che continua a rifiutarsi. Inoltre, loro sembrano anche piuttosto ottimisti mentre il vento soffia verso di loro aria di fuliggine e cenere proveniente dai vulcani che li circondano. <I-Io non sto capendo. Se siamo stati messi KO, perché non ho nessuna ferita? Non ho neanche il chakra impastato e io non lo disattivo mai, tanto meno in battaglia. Sarebbe da irresponsabili!> Commenta, gli occhi che guizzano da un lato all'altro, in completa perdita di controllo. Sta andando di nuovo in paranoia, non riuscendo a controllarsi come dovrebbe e non potendo ottenere le risposte che vorrebbe. Anche il respiro inizia a farsi lentamente più corto ed appena affannato. L'idea che le viene propinata da Mattyse non è tanto sbagliata. <Questo significa arrivare in ritardo e non sappiamo neanche quanto tempo sia passato. Però, precipitarci chissà dove senza un piano, con me che mi sento tanto debole> Ritenendosi ovviamente importante per la salvaguardia del popolo e del villaggio, tanto da mettersi costantemente in prima linea. <potrebbe essere un problema ben maggiore.> Di conseguenza, il piano del Senjuu non è affatto sbagliato e potrebbe funzionare. <Se a breve scenderà la notte, dovremo trovare un posto in cui stare. Non sappiamo com'è organizzato il nemico.> Brava, finalmente stai riuscendo a ragionare come si deve, seppur il tuo cuore ti stia dicendo ben altro. C'è qualcosa che devi ricordare, qualcosa che ti farà davvero tanto male. Tuttavia, è inevitabile se vuoi riuscire a capire cos'è successo. <Non trovo le mie armi!> Si tasta in maniera frenetica e quel che trova sono tonici ormai inutilizzabili, Fuda strappati e rovinati perché è uscita dalla terra. Le tasche porta oggetti e porta kunai sono rotte, probabilmente per il passaggio nel terreno del tutto frenetico. <La katana di papà...> Con cui hai ucciso tuo padre, sii specifica. La sua mente vaga ancora, lo sguardo che si abbassa verso il terreno. <Con la katana, cercavo di colpire qualcosa che mi bloccava le gambe.> Sì, esattamente. Brava, continua così. Devi ricordare bambina, non c'è altro modo per riuscire a salvarsi. <E guardavo te.> Fino a che... [ Chakra Off ] E mentre il bianco pensa, le getta qualche occhiata, la vede persa, un poco spaesata, non la Furaya che è solito affrontare. Che è successo? Mat si fermerebbe un attimo ad ascoltarla, questa sembra aver bisogno di ricostruire nella sua mente i fatti accaduti durante lo scontro per poter comprendere bene cosa sia successo. Dall'inizio, ove le ha tirato la coda, alla cristallizzazione... "Fru?" Cercherebbe il suo sguardo prima di portarsi in piedi, irrigidendo l'arto corrispondente alla mano che le ha offerto poco prima per aiutarsi a vicenda ad alzarsi. L'occhio ambrato la osserverebbe attentamente, mentre le labbra tenterebbero di mantenere un sorriso... Che abbia bisogno di ricapitolare il tutto? Non è un buon segno. "Fiore di ciliegio, se l'originale viene messo K.O. in qualsiasi modo vi è la possibilità che le copie spariscano..." Dovrebbe saperlo, no? In fondo non avrebbe più il controllo del proprio chakra. In aggiunta: la mano destra verrebbe portata dinanzi al proprio petto per comporre il mezzo sigillo del serpente e... "KAI." Nulla, se vi erano carte bomba non sono più attive. Il braccio destro verrebbe poi fatto ricadere lungo il fianco, mentre lo sguardo andrebbe alla ricerca di qualche esplosione all'orizzonte. "Forse il forte di quella tecnica è proprio la possibilità di risucchiare il chakra." Ma perché allora vi siete svegliati insieme? La differenza nel vostro quantitativo di chakra era tutto meno che indifferente. Mat storgerebbe appena il naso, tornando a posare il proprio sguardo verso di lei, intento a incrociare i loro sguardi. Ogni istante che passa, sembra sempre più nel panico, forse colta da un ansia? Quella mania di controllo che la contraddistingue agisce così quando viene meno? Facendola sembrare una giovane ragazza spaventata? "Hey..." Il bianco tenterebbe di portarsi di fronte a lei, intenzionato ad affrontarla, come in un litigio, ove andrebbero a colpirsi con il petto, ma sta volta non la vuole capire. Ha una vaga idea di cosa possa star per accadere. "Fru, sono qui." Allungherebbe entrambe le mani verso le sue spalle, su cui le poserebbe delicatamente. "Guardami." Non è una domanda, è un ordine, vuole i suoi occhi su di se. "Io e te siamo vivi. Ho abbastanza fiducia per Tachiko e Keiga da essere sicuro che lo siano anche loro. Quindi va tutto bene, ok?" Il capo verrebbe appena inclinato verso la propria destra, il sorriso cercherebbe di essere il più dolce possibile proprio per tentare di rassicurarla. Pensa Mat, ora il problema non è capire cos'è successo, ma evitare che una Furaya dodicenne scoppi in una crisi isterica. Devi farla sentire a suo agio... Deve riportare alla sua mente immagini e sensazioni piacevoli, che la facciano sentire al sicuro. Il modo migliore è passando attraverso udito e olfatto. Dovrai forzare un po' le cose, basandoti sulle ultime parole che lei per prima ti ha dedicato. Il bianco quindi farebbe un passo in avanti, lasciando scivolare le braccia attorno al capo della rosata per poter poi cercare di avvolgerla in un abbraccio. Il suo odore basterà per calmarla un poco? Magari immergercela completamente in quel modo... Se vi fosse riuscito, abbasserebbe anche il viso, mirante a portare le proprie labbra accanto al suo orecchio. "Wow, il lupo che guarda il cinghiale senza cercar di mangiarlo... Allora ti ho convinta sul fatto che si possano amare?" Riferendosi alle sue ultime parole, oltre che a quel loro dire della notte passata in ospedale. "La Katana di tuo padre?" Chiederebbe a bassa voce, tenterebbe di non darle mai modo di allontanarsi dal suo petto, a costo di fare resistenza con le braccia. "In due non possiamo metterci a scavare, ci metteremmo una vita." Il volto ora si chinerebbe ancora verso la propria destra, mirante a posare le labbra sulle tempie della Nara. "Scommetto che Akuma sarà felice di aiutarci a scavare buche però..." Quindi proporrebbe di rinunciare per ora alla katana, per poi tornare con un cane che, in effetti, sarebbe più veloce a scavare! E ancora non sa dell'esercito di cinghialini! In cinque minuti avranno trovato pure il petrolio! Il bianco tenterebbe ora di cullarla un poco, muovendo l'intero busto a destra e a sinistra. Mat, sei spaventato o semplicemente non vuoi che abbia una crisi di nervi? Sei preoccupato per lei o solo sei stufo di essere circondato da donne che alla prima difficoltà si piangono addosso? Di questo la Nara non ne avrebbe colpa e lo sai, sarebbe la prima volta... Ma la tua pazienza è giunta al limite a causa di Mekura. Porta pazienza e prova a starle vicino, ok? Il suo obiettivo è riuscire a raccapezzarsi quanto prima, ma la difficoltà consiste proprio in questo. Risvegliarsi senza sapere come si sia finiti a dormire non è sicuramente una bella cosa, tanto meno per lei che cerca d'avere sempre tutto sotto controllo. Una volta in piedi entrambi, vorrebbe continuare a guardarsi attorno, in modo che capisca meglio la loro posizione attuale. Si gira in sua direzione quando la chiama con quel nomignolo, senza controbattere eccessivamente anche perché, in altre situazioni, avrebbe potuto persino dire quanto fosse carino. Il massimo di soprannome che le hanno dato è "Tiranno della Pace", "Vomitalava" o "Fura-chan". Insomma, non proprio il massimo per una ragazza, ecco. <Matt, so cosa succede quando l'originale viene messo KO> Ribatte prontamente in sua direzione con tono secco, mordendosi distrattamente l'interno della guancia cercando di mettere a fuoco l'orizzonte o qualunque punto di riferimento riesca ad adocchiare. <ciò che non capisco è come sia accaduto se non ho riportato nessuna ferita. Sono integra, non ho neanche un graffio se non quelli causati dallo scavare per uscire dal sottosuolo.> Commenta in sua direzione, osservandosi le mani per notare le unghie rotte, i graffi che ne costellano il dorso e le falangi, graffi che bruciano per via del contatto con la terra ma che ignora. La sua mente è proiettata altrove, a cercare di ricordare. <Mh?> Lo sente pronunciare Kai, ma non avviene niente di tutto quello che ci si sarebbe potuto aspettare da una tecnica del genere. S'aspetta a sua volta un'esplosione, ma questa non avviene, dunque dà per scontato che le carte bomba siano inattive oppure troppo lontane. Inoltre, lui potrebbe anche aver il Chakra spento esattamente come la Decima. Lo vede avvicinarsi in sua direzione, poggiandole le mani sulle spalle e ordinandole letteralmente di tenere lo sguardo fisso su di lui. Gli occhi chiari della donna sono costellati da piccole vene rosse per via del pianto che ha smesso di far scivolare sul suo volto sporco di terra, nonché per l'ansia e l'agitazione che stanno iniziando a pervaderla. Sì, è esatta l'analisi del Senjuu: sta perdendo il controllo e questo la porta ad essere agitata, tesa come la corda di un violino e sulle spine come se dovesse succedere qualcosa da un momento all'altro. Non riuscire a comprendere il motivo per il quale fosse sotto terra né il motivo per il quale la battaglia non sia /lì/ dove l'avevano lasciata, le crea qualche disturbo. <Lo so che sei qui> Una risposta che avrebbe anche potuto evitare, usando un tono poco consono, piuttosto arrabbiato e secco poiché vuole tornare con la mente ai ricordi che ha dimenticato, anziché essere interpellata dal bianco in siffatta maniera. <ma non va bene niente, Matt> La voce s'affievolisce, mordendosi il labbro inferiore con forza, come quella volta in ospedale per trattenere qualunque gemito potesse uscire dalla sua bocca, sfruttando lo stesso metodo per non lasciarsi scappare i suoi sospiri. <non sento più nessun rumore e non ci sono segni della battaglia qui dove dovrebbero essercene. Stavamo combattendo qui, stavo evocando il drago di lava...> Ammette, un altro ricordo che riaffiora mentre la sua testa viene poggiata contro il petto del Senjuu. Chiude le palpebre, inalando profondamente sia il suo odore misto a terra e sia aria della quale necessita per calmarsi. Le braccia ne avvolgerebbero i fianchi, unendosi dietro di essi ad altezza della lombare ma senza troppa forza. <E tutti gli altri? Che fine hanno fatto? Sono vivi? Sono sotterrati come noi? Voglio capire cosa diamine è successo.> Mormora contro il suo petto, cercando di calmarsi e venendo aiutata notevolmente dal fare altrui in questo caso, per fortuna. Smette di piangersi addosso poiché poc'anzi null'altro ha provato se non la disperazione di essere da sola, ma avere qualcuno che ti fa da spalla mentre cerchi di raccapezzarti, senza che ti metta inutili ansie addosso, è quanto di migliore potesse desiderare. <Amare?> Ripete l'ultima parola della sua frase, riuscendo a far riaffiorare qualche altro ricordo di quelli che pare aver dimenticato poco prima che venissero cristallizzati sotto terra per circa dieci anni. <Avevo detto d'amarti> Sta facendo il punto della situazione, parlando piano e scandendo bene le parole. <perché in quel frangente pensavo che non ce l'avremmo fatta e che non sarei riuscita a dirtelo mai più.> Ricordi anche a /chi/ stavi pensando mentre lo dicevi? Perché il sigillo empatico ha smesso di funzionare proprio in quell'istante e sei rimasta tagliata fuori da qualunque connessione mentale con Saisashi. Però qualcosa inizia a tornare a galla e questo forse è un passo importante. Mattyse continua a parlare, magari trovare Akuma, il cane di Keiga, potrebbe essere utile affinché si mettano a scavare nel terreno dove sono rinvenuti per cercare la katana perduta della Nara. <Non è realmente di mio padre, ma c'è valore affettivo.> Respira piano, cerca di pensare ancora una volta. Non vuole dargli troppe risposte circa la storia della katana, va bene che debbano cercarla in un secondo momento, ma adesso bisogna stilare un piano per proseguire nella loro missione. <Ricordo soltanto che il drago di lava non sono riuscita ad evocarlo e che qualcosa aveva iniziato a bloccarmi le gambe.> E le urla? Piccola, ti ricordi le urla della gente che voleva essere salvata da te? Tuttavia, gli pone un ultimo quesito sollevando appena il capo in sua direzione così da incrociarne lo sguardo. <Qual è il tuo ultimo ricordo?> Devono rimettere assieme i pezzi, ma potrebbe essere troppo tardi... e questa brutta sensazione non lascia andare il petto della donna, la quale lo avverte ancora troppo pressato, come sotto una morsa che ne ferma il respiro. [ Chakra OFF ] Le risposte della decima sono inizialmente secche, cosa non utile per il bianco che sta cercando solo di accompagnarla in quei ricordi per far si che il loro lento ritorno possa non essere troppo traumatico... Ma quel suo modo arrogante svanisce in fretta, forse grazie a quell'abbraccio... Mat sembra aver intrapreso la strada migliore, per una volta. "Ci deve essere un motivo se qui non c'è più nessuno. Ma un passo per volta, okay?" Chiede retorico, in fondo è così e la donna se lo deve far andare bene. La mancina verrebbe portato lentamente dietro al suo capo, iniziando ad accarezzarle i capelli con fare delicato e lento, mirante sempre a mantenerla il più calma possibile. La mente del Senjuu, come sempre, non cessa di fermarsi un secondo, tenta di ricreare diversi scenari ipotetici dopo la loro cristallizzazione... Tra questi vi è l'ipotesi che siano passati anni, ma è circondata da altre duecento possibilità, tanto da non poter essere presa in considerazione. La voce della Nara continua a parlare, dando maggior sicurezza al bianco che vuole evitare di farle pesare qualsiasi cosa, a contrario, se gli fosse possibile tenterebbe pura di scaricarla per riempire le proprie spalle, a quanto pare più predisposte in questo momento per reggere un peso a dir poco leggero. "Quindi mi ami?" Risponderebbe con una domanda, dandole un secondo bacio, più in basso delle tempie, cercando la guancia. "Pensavo di morire prima di sentirtelo dire" Ci speravi un pochetto eh? Mat non prova a nascondere un velo di felicità nel sentire quelle parole, ma allo stesso tempo sta cercando risposte per le mille domande che frullano nelle loro teste. Sono stati bloccati, fisicamente. Mat ricorda che voleva tuffarsi su di lei per allontanarla, staccarla da terra. "Ricordo che qualcosa ci ha bloccati. Volevo farti staccare da terra, magari così la avresti evitata..." Da terra, quindi qualcosa è cresciuto dal suolo? Doton? Mokuton? "Ricordo che avevo pensato alla lava... poteva essere una possibilità." Il bianco non ha avuto il trauma della giovane, non ha vissuto così male il massacro di quegli shinobi, a contrario, i suoi occhi erano concentrati su di lei. "Te lo stavo per dire ma mi hai interrotto... Ho cercato di prenderti la mano e di dirti che sarebbe andato tutto bene." E così è andato, tutto sommato, no? Sono lì, la sta abbracciando, manca solo Kimi e lui sarebbe l'uomo più felice del mondo. Kimi... chissà se è ancora viva, eh Mat? Non ci stai pensando per caso? Si, col piffero, quella piccola parte di te che non riesce a concentrarsi sulla Nara è proprio rivolta a tua figlia, speranzoso che stia bene. "Ho avuto paura di perderti..." Sussurrerebbe ora, un pelo più malinconico rispetto a prima, abbassando il capo abbastanza da posare la fronte contro il suo. "Non mi importava cosa stesse accadendo, speravo solo di non riaprire gli occhi senza di te..." Lei ha detto che lo ama no? E' giusto darle una rivelazione simile, per non farla sentire una stupida tipo 'ti amo' 'ti voglio bene'. Affatto. Quindi, Mat, cosa sta partorendo la tua mente? "Supposizione. Qualsiasi cosa sia arrivata, a favore di Oto o meno, ha messo fuori combattimenti alcuni shinobi..." Si, perché te ricordi molto bene cos'è successo agli altri. "...Nutrendosi probabilmente del loro chakra e facendogli perdere i sensi. Forse una tecnica del Mokuton o simile, che comporti anche il sotterrare i bersagli." E' un po' macchinosa come cosa, ma è la più probabile, no? "O la minaccia ha obbligato gli shinobi a unirsi tanto da collaborare e portare via i feriti e i morti..." SEI TANTO OTTIMISTA. "...O lo scontro è terminato, permettendo ai medici di soccorrere tutti. Questo però significa che è passato più di qualche giorno..." Quindi meno probabile, eh? La soluzione è altrove stellina. "Potremmo essere rimasti tanto addormentati a causa del chakra in esubero che avevi in tuo possesso... Non eravamo lontani, potresti aver nutrito anche le mie radici." Mat prenderebbe in esame qualsiasi possibilità, ma anche lui comprende la difficoltà e quanto possa essere impossibile il tutto. Le braccia di lui tenterebbero di stringerla ancora un poco tra le braccia, ora cercando lui affetto dalla sua parte. "La cosa migliore è tornare indietro, cercare dove riposare e sistemarsi per poi raggiungere il villaggio più vicino." Propone ancora il suo piano, il dover trovare una fonte d'acqua per rifocillarsi, riposare e poi partire per la foglia. Magari nel tragitto troveranno qualcuno... "Se non ti piace proponi qualcosa di meglio o giuro sui kami che te lo faccio piacere." Ecco, ora userebbe un tono appena più aggressivo e sappiamo entrambi che non sta scherzando! Inizia a fremere perché è troppo tempo che stanno fermi a non fare niente. Va bene trovare il punto della situazione, ma c'è anche bisogno di proseguire. Non le spiace il fatto che la stia coccolando e abbracciando per cercare di farle mantenere la calma, evitando che esploda nella mole di ricordi che stanno man mano affiorando. <No, Matt, ti prego> Cerca di divincolarsi un minimo, sollevando il capo dal suo petto e incoccando il di lui sguardo col proprio, in maniera diretta cosicché possa comprendere quanto tiene alla risoluzione dei problemi il prima possibile. <dobbiamo sbrigarci.> Mormora alla di lui volta, portando le mani a poggiarsi contro il suo petto, in modo che possa spingersi un pochino e mettersi maggiormente dritta, ma non per questo sottrarsi completamente alla di lui stretta. Non ancora. Sbarra però gli occhietti chiari quando lui esordisce con quella domanda, tanto da farle distogliere immediatamente lo sguardo imbarazzata. <Tch.> Fa persino schioccare la lingua contro il palato, la solita tsundere del cavolo. <N-Non è il momento per parlarne.> Balbetta, provando davvero adesso a divincolarsi dalla sua stretta soltanto per non affrontare un argomento altrettanto delicato che potrebbe distrarla da quello cardine e principale: la guerra e le sue conseguenze. Tuttavia, la sua affermazione non vuol dire neanche che così non sia, altrimenti avrebbe fin da subito asserito un "no" secco che avrebbe potuto mettere un punto alla questione. Lascia in sospeso perché non riuscirebbe ad affrontare anche questo, adesso. Deve prima sgombrare la mente da qualunque altra cosa non siano i ricordi della guerra, ovviamente. Vorrebbe anche aggiungere che in realtà è stata l'unica dei due a dirlo, nonostante sia stato proprio lui a spronarla nel credere che un cinghiale e un lupo potessero amarsi a prescindere dai loro caratteri e dalla loro natura. Non solleva lo sguardo in sua direzione, non ci prova neanche, restando però tra le sue braccia finché non vorrà davvero lasciarla andare. Si sente irrimediabilmente debole e non riesce ad adoperare la sua completa forza, senza sapere di quanto possa essersi abbassata: non lo immagina neanche. Dieci anni immobilizzata rendono il tuo corpo sicuramente molto debole, specialmente se nel frattempo il tuo Chakra viene risucchiato per alimentare qualcun altro e per consumarti il fisico. <Era un cristallo> Lo dice a cuor leggero, come se fosse appena affiorato alla sua mente e avesse bisogno di pronunciarlo ad alta voce prima di dimenticarsene di nuovo. Magari potrebbe far tornare qualcosa anche alla mente dell'altro. <ma non riuscivo in nessun modo ad abbatterlo ed ha iniziato a coprirci.> Sì, esatto, è questo che mancava ai tuoi ricordi ma non soltanto. C'è un ricordo in particolare che la tua mente sta continuando a rifiutarsi di ricordare, ma che ben presto affiorerà vista la fatica che ci stai mettendo affinché possa farsi notare e venire alla luce del sole, nonostante quel sole stia persino tramontando oltre le spalle dei due. <Stavo tendendo la mano verso di te perché non volevo morire da sola e non volevo separarmi da te.> Ammette, mordendosi distrattamente il labbro inferiore, ancor una volta, volgendo la propria attenzione al terreno. Non c'è niente che possa ricondurla alla battaglia, niente di niente. Gli abiti che indossa sono sporchi, senza dubbio, infatti avrà bisogno di farsi un bagno e di lavare almeno gli indumenti che le sono rimasti. Tuttavia, la guerra ha sempre la precedenza su tutto, quindi non vorrà perdere altro tempo aggiuntivo rispetto a quello che potrebbe aver già perso stando qui a farsi cullare dall'altro, onde evitare che cadesse in una crisi di nervi e di isteria che non l'avrebbe comunque portata a niente. <Sono qui.> Ripete le stesse parole che lui le ha potuto dire poco fa, poggiando la fronte contro la sua nel momento in cui s'abbassa verso di lei, come se un gesto tanto semplice potesse infondergli la forza necessaria a proseguire nel loro cammino. Finalmente, però, la testa della donna sembra essere più lucida di poc'anzi quando la disperazione l'aveva attanagliata completamente, non permettendole di capire cosa fosse successo. <N-No, no!> Esclama di botto, facendo or veramente forza per staccarsi da Mattyse qualora egli non l'abbia già mollata in precedenza, avendo fatto già avanzato più volte la necessità di interrompere quell'abbraccio, nonostante tutto, proprio per riuscire a camminare, a pensare in maniera autonoma senza che la vicinanza altrui potesse distrarla. <Le bestie, erano arrivate le bestie> La voce si fa concitata, gli occhi si sgranano di botto come se avesse appena visto un film dell'orrore piuttosto verosimile o si fosse appena svegliata da un incubo altrettanto reale. <e c'era la voce, quella voce> Non sembra prendere fiato tra una parola e l'altra, segno che potrebbe star tornando un attacco di panico in virtù di ciò che sta ricostruendo. <e poi le bestie!> Lo ripete ancora come se non fosse abbastanza chiaro. Avete presente quando non sapete spiegare bene quello che avete visto e siete pietrificati dalla paura? Stessa cosa. Inoltre, non avendo nessuna connessione mentale non può sapere niente di quello che lui sta provando né riuscire a dirglielo tramite il mero pensiero. <Dove sono le bestie? Ne erano arrivate a iosa, non-> Solo che lui pronuncia: <Kami?> E qualcos'altro riaffiora, spostando le iridi chiare e nuovamente languide alla di lui volta. <Il Kami. Il finto Dio> Annaspa. <è- era- tornato. Avevo sentito la sua voce nella testa e poi-> E poi il cristallo. [ Chakra OFF ] La donna tenta di divincolarsi in più occasioni, il bianco fatica a credere che sia tornata la Furaya di sempre, quella fredda e in grado di trovare un piano valido su cui lui può sputare sopra per poi proporre una vera chiave di risoluzione. Si, fatica a crederci perché il passaggio è stato troppo repentino, lei ha trovato alcuni ricordi, alcuni dettagli che lui per primo non aveva in quel primo momento. Come il fatto che si trattasse di un cristallo, non di una radice, non del Mokuton, forse un innata appena apparsa, appartenente a chissà quale clan di chissà quale villaggio. Nonostante lei tenti di divincolarsi, lui allenterebbe appena la presa, giusto il necessario per farle mettere le braccia tra i loro corpi, creando quello spazio utile ai due per incrociare i loro sguardi. Lei prende a parlare, spiegare e raccontare i ricordi che sono riapparsi nella sua mente come un film che si sta mostrando, proiettato sui suoi occhi e... Ecco, La donna pare cadere nuovamente in quella disperazione, in quel panico, sfuggendo anche dalle braccia di Mat che spalancherebbe i propri occhi, nonostante uno sia più che inutile. "Fru..." La chiamerebbe a bassa voce la prima volta. "Furaya..." A voce appena più alta prima di muovere qualche passo verso di lei, allungando nuovamente la mano mancina, sta volta senza provare a entrarvi in contatto. La rosata ha interrotto quell'abbraccio in maniera brusca per i ricordi che le sono tornati, per quello spettacolo a cui ha assistito anche lui, ma a cui non ha dato peso. Le dita della mano mancina si stringerebbero lentamente contro il palmo, serrando il pugno prima che l'occhio ambrato possa andare a posarsi sull'orizzonte dietro di se, dando le spalle alla donna per qualche istante. Vorrebbe parlare, dire qualcosa ma non ha idea di cosa possa dire per migliorare la situazione. La mascella si serra mentre lo sguardo tornerebbe sulla figura della decima Hokage, il capo villaggio della foglia. "Furaya!" La chiamerebbe ora con forza, dando sfogo ai propri polmoni impolverati, cercando di attirare la sua attenzione come si deve. "Finto dio... Kami... qualsiasi cosa sia accaduto, non ci da risposte, solo altre domande." La mano mancina si aprirebbe nuovamente, porgendole il palmo, esattamente come prima. Le spalle si rilasserebbero mentre sospira. Non più un sorriso adorna il suo volto, quanto solo preoccupazione nei confronti di chi, a differenza sua, ha sempre messo il bene di tutti davanti al proprio. "Siamo vivi, quindi possiamo rimediare a qualsiasi cosa." In maniera molto poetica ovviamente, perché i morti non torneranno in vita tanto facilmente. Dopo quel mini attacco, speranzoso che sia stato solo un mini attacco e che la donna si riprenda da sola in poco tempo, non saprebbe comunque cosa fare o proporre, si sente in difetto anche solo nel provare ad avvicinarsi, come se quell'essere fosse tanto puro e delicato, che il suo tocco sia sufficiente per spezzarlo o macchiarlo. L'egoismo di Mat con l'altruismo di Furaya... che sia una malattia trasmissibile? Il bianco ne ha paura, ha paura di non essere in grado di comportarsi nella maniera migliore per tirarla su di morale, sa che deve starle vicino, ma non sa come, non ne ha la più pallida idea. Le labbra verrebbero tirate in dentro, strette poi dalle fila di denti mentre la testa si fermerebbe ancora a pensare. Indice e medio della mano destra, prenderebbero a muoversi in maniera paranoica, colpendo lievemente la propria coscia destra con una certa frenesia. Pensa Mat pensa, come puoi fare a far star bene una persona maniaca del controllo che pare lo abbia perso completamente? "Andiamo..." La inviterebbe quindi a prendere quella mano donatale precedentemente, sollevando appena lo sguardo verso il proprio polso, mentre il sorriso ora verrebbe forzato sul suo viso. Necessita di tempo per farla sbollire e avere ancora la possibilità di distrarla, non sarà certamente rimanendo fermo e in silenzio che si farà sentire vicino. Certo, se la donna non capirà la cosa con le buone, Mat sarà obbligato ad usare le cattive, ma quali potrebbero mai essere le cattive di Mat in un contesto non sessuale? Non lo sa nemmeno lui! Separatasi dal corpo del bianco, cerca soltanto di trovare un senso ai ricordi che continuano ad offuscarsi, mostrandosi e sparendo al tempo stesso, non dandole modo di comprendere cosa sia effettivamente giusto o sbagliato. L'importante è che stiano tornando man mano, ma questo non le dà la soddisfazione maggiore di tutte. Vuole riprendere tutto quello che ha perso, partendo dai ricordi, quindi si sforza in maniera inverosimile affinché possano tornare immediatamente: non intende perdere tempo alcuno. <...> Mattyse continua a chiamarla, cerca di darle corda - non per impiccarsi - in modo che non cada di nuovo nella spirale della disperazione che altrimenti la distruggerebbe in maniera irreversibile. E' pur vero che lui è abituato alle crisi vittimistiche di Mekura, ma non ha mai visto la Nara in quelle condizioni. S'è sempre dimostrata forte, incapace d'essere piegata dal nemico, impossibile da domare dagli imprevisti del fato e dalle innumerevoli battaglie alle quali ha partecipato. Glielo disse proprio il Senjuu durante quella nottata d'intensa passione in ospedale: protegge con tutta se stessa un mondo che le ha fatto davvero molto male a giudicare dalle cicatrici che porta sul proprio corpo. La schiena è quella maggiormente colpita da colpi di frusta che hanno lasciato dei solchi piuttosto visibili sulla di lei pelle, assieme a quel marchio a fuoco che attesta il suo corpo quale proprietà di suo padre. Nonostante questo, non ha mai perso la speranza ed è andata avanti per la sua strada, riuscendo ad accumulare un successo dopo l'altro, diventando dapprima Generale Anbu, dopodiché Capo Clan dei Nara ed infine persino il Decimo Hokage. Per qualche istante, la presenza del ragazzo viene letteralmente meno. Non lo ascolta, seppur la sua voce riesca a raggiungere i suoi apparati uditivi, entra da un orecchio ed esce dall'altro. La sua mente ha ripreso a ricordare ed è un male, un male veramente grande. Quando il nostro inconscio ci nasconde qualcosa è perché sa che potrebbe farci soffrire troppo, quindi ci costringe a dimenticarlo a volte anche per anni, finché non avviene qualcosa che ce lo fa sbloccare. I traumi son qualcosa che non s'augura a nessuno e la Nara è piuttosto debole in tal senso, avendone subiti già in passato ed essendone uscita soltanto dopo molta fatica, senza l'aiuto di nessuno che potesse davvero capirla. Sfugge al tocco di Mattyse, sfugge al suo abbraccio per rifugiarsi nel proprio, in quell'armatura che tanti anni prima utilizzava per fare in modo che potesse nascondersi all'ombra degli altri. Qualunque emozione è un problema in battaglia, quindi bisognava nasconderla, farla sparire: è uno degli insegnamenti che vengono appresi anche nelle Forze Speciali del villaggio. Tuttavia, quando la mente finalmente torna a ricordare, è inutile qualunque insegnamento. Qualcosa dentro di lei si rompe, forse per sempre, facendole scivolare delle nuove e calde lacrime, impossibili da fermare con la mera forza di volontà, lungo le guance della donna, scendendo sin oltre il mento e toccando il terreno. Ed è un attimo, un istante soltanto, quando le ginocchia di lei toccherebbero il suolo. Si lascia andare, seduta sul terreno, poggiando esclusivamente queste ultime. <No> Te lo ricordi bene quell'urlo. Hai urlato la stessa parola verso coloro che venivano trucidati davanti ai tuoi occhi. Hai urlato con quanto fiato avessi in gola come se gridare verso di loro avrebbe riscosso qualcosa, come se avesse potuto aiutarli davvero. <no> Ripete ancora, diventando una nenia continua, una sequela di <no no no no> che non riuscirebbe a fermare, pronunciandoli fin troppo velocemente da non darle fiato. Piega il proprio corpo in avanti, portando la fronte a poggiare contro il terreno impolverato mentre dalla sua gola risalirebbe un prorompente <NOOO!> lo stesso che hai pronunciato mentre quel ninja che avevi conosciuto in passato veniva ucciso davanti ai tuoi occhi, senza che tu potessi muoverti, senza che tu potessi fare qualcosa per lui. Rammenti fin troppo bene gli occhi speranzosi e pieni di paura che ti guardavano dal basso, ti guardavano dal basso perché eri /tu/ l'unica che poteva salvarli e non hai fatto niente. Tagliato, dilaniato dalle grosse zampe di quelle bestie sbucate completamente dal nulla mentre la voce del Finto Dio ti penetrava in testa. <SONO TUTTI MORTI, TUTTI> Tutti quelli che ti eri portata sul campo di battaglia. Tutti coloro che avevano giurato fedeltà eterna al Decimo Hokage, sacrificandosi per la patria s'un campo di battaglia dove li hai condotti proprio tu. Tiranno della pace, sapevi che la guerra porta inevitabilmente alla morte, ma è l'unico modo per raggiungere la pace. Pensavi davvero che la guerra si fa discutendo dietro un tavolino? Povera illusa. In ogni guerra, c'è sempre qualcuno che perde tanto; si subiscono delle perdite a prescindere. <TUTTI COLORO CHE ERANO QUI SU QUESTI CAZZO DI MONTI!> Stringe con forza le palpebre, lasciando scivolare fuori tutte le lacrime che ha finora contenuto. La disperazione totale inizia a farsi strada lungo il suo corpo, investendola totalmente. Una mano risale al petto, stringendo con forza il tessuto della maglia indossata e dell'haori da Hokage che tutt'ora porta indosso, per quanto sporco possa apparire. <MI GUARDAVANO, SUPPLICANDO DI SALVARLI ED IO NON HO FATTO NIENTE!> Non /potevi/ fare niente. Eri intrappolata, ma ti sei fatta intrappolare come un'allocca. Sei colpevole di tutto quello ch'è successo e porterai sulle tue spalle l'onta di questo fallimento. <CHE RAZZA DI HOKAGE SONO SE SONO IO AD ESSERE SOPRAVVISSUTA AL POSTO LORO!?> Singhiozza, le spalle s'alzano al contempo del suo pianto, mentre resta in quella posizione, curva su se stessa. La mano viene sollevata verso il volto, coprendo la fronte e gli occhi come se non volesse vedere niente di quello che la mente le sta offrendo, niente di ciò che è successo. Di solito, le grida vengono definite anche liberatorie per via dello sfogo che portano all'animo e al corpo di chi ne usufruisce. Non bastano. <SAREI DOVUTA MORIRE SUL CAMPO DI BATTAGLIA PERCHE' SONO /IO/ AD AVERLI CONDOTTI QUI! ERO IO CHE DOVEVO DIFENDERLI!> E invece ti sei fatta intrappolare per ben dieci anni dentro un cristallo, senza invecchiare, continuando a vivere ma venendo depotenziata. Non possiedi i tuoi poteri, non hai più niente di quello che una volta eri. Lo Yoton non viene neanche risvegliato per errore a causa del chakra spento, ma a prescindere saresti troppo debole anche soltanto per usarlo. Le sue lacrime non smettono di cadere neanche per un istante, riversandosi al suolo, stringendo con forza la mano al petto come se ciò potesse aiutarla a sostenere quell'enorme peso che avverte. Come un buon Hokage, sarebbe dovuta morire sul campo di battaglia. Non esiste che sia sopravvissuta a chi aveva giurato di difendere. E non esiste che possa continuare a vivere con un rimorso del genere sulla coscienza. Non è l'Hokage che sarebbe voluta essere ed ignora completamente la richiesta del Senjuu ora che finalmente è tutto chiaro. <Sono tutti morti...> Ripete ancora, abbassando la voce perché rotta dal pianto. Sente la gola ardere, farle male per via delle urla di poc'anzi; gli occhi bruciano e anche respirare sta iniziando a diventare complicato. Il panico le stringe il petto, la paura le attanaglia le viscere, il senso di colpa ne divora la mente. Quella che sta per affrontare è una nuova battaglia contro se stessa: il desiderio di rivalsa o il desiderio di morire? Per contrappasso, dovrebbe vivere finché non vedrà anche l'ultimo superstite morire davanti ai suoi occhi, continuando a vivere con questa grave perdita, con un lutto perenne consapevole che è stato causato soltanto dalle proprie sconsiderate azioni. Potrebbe anche pensare di farla finita in memoria di chiunque abbia abbandonato sul campo di battaglia. Ma ora, non c'è altro che disperazione... [ Chakra OFF ] Tutto è andato nel verso sbagliato, da quella battaglia al rapido ritorno della memoria alla rosata. Questa si rifiuta di accettare nuovamente l'aiuto del Senjuu, indietreggiando mentre va ad esplicare, in maniera parziale, quello che è avvenuto, quegli ultimi attimi di cui il bianco ha ben memoria, ma che ha sentito meno, anzi non ha sentito proprio, a causa della sua indole. La osserva, strabuzzando bene gli occhi mentre lei alza la voce verso un nemico che non può sentirla, mentre le sue lacrime vanno a versarsi per delle persone che non possono vederla e non possono tornare in vita... La osserva, mentre lentamente si circonda con quel buio che mai avrebbe immaginato potesse avvolgerla... Mat, è questo che vuoi? Vuoi davvero lasciare la ragazza che ti è stata più vicina sola tra i rimorsi e le insicurezze? Nel momento in cui lei si sente più debole e dimostreresti la tua vera forza, la abbandoneresti lì? No. Non potresti mai. La lascia parlare, gridare e piangere, le permette di sfogarsi mentre entrambe le mani andrebbero a prendere il colletto di quella veste che lo copre fino all'altezza delle ginocchia, il braccio sinistro rimarrebbe vicino al proprio corpo mentre il destro verrebbe allungato con forza, intento a distanziare le mani e a strappare quell'indumento in due. Lo strappo nascerebbe dal colletto per poi essere seguito dai due arti superiori del bianco, intento proprio ad aprirlo sempre più fin quando non sarà aperto in due come un mantello munito di maniche, come la stesse veste da Hokage che copre le spalle della Nara, qui la mano mancina prenderebbe la manica destra, permettendo all'arto di liberarsi dal tessuto per poi fare lo stesso con la manica opposta. Il bianco mostrerebbe ancora una muscolatura allenata, nonostante siano passati dieci anni la forma fisica non ne ha risentito più di tanto eh? Il suo corpo mostra ancora il tatuaggio e il marchio a fuoco sul pettorale destro e le bruciature sul lato sinistro... nessuno di questi segni se ne andrà mai dalla sua pelle, come le frustate che Furaya ha sulla schiena. ora, stringendo tra le dita quel abito, tenterebbe di avvicinarsi alla figura della rosata, accasciata a terra, lanciando quel mantello improvvisato sulla sua schiena, cercando di coprirle le spalle e l'haori da Hokage, facendo passare le maniche davanti al suo collo. Mat piegherebbe le ginocchia e se tutto gli fosse consentito stringerebbe le maniche come se fossero due lacci. L'occhio ambrato osserverebbe il volto della disperazione, il volto di quella donna che si era mostrata come la speranza per il villaggio della foglia rimpiange le proprie scelte, che se la prende con il mondo perché non è morta lei al posto loro... Mat ha già sentito queste cose, cose che gli fan stringere la mandibola con forza per non sputare sentenze o commenti negativi. Ricorda Mat, è Furaya, non Mekura. Non puoi trattarla male per quello che la seconda ti ha fatto passare. Quindi respira. E così Mat tenterebbe di fare, un profondo respiro prima di allungare la mano destra, intento a posare medio, indice e anulare di questa sotto al suo mento per farle alzare il viso. "Ora ti do una testata." Ma ti pare il caso? "E te la do così tanto forte che quando riaprirai gli occhi saranno passati dieci anni." Altri dieci? Ah no, non lo sai. La voce non è alta, la tonalità è pacata, forse è questa la cosa più preoccupante... Il fatto che non abbia nemmeno voglia di alzare la voce per risponderle. In fondo, gridare contro di lei che senso avrebbe? Vorrebbe dirle che ha perso, ma appesantirebbe il carico, carico che vuole solo alleggerire... Deve trovare un altro modo. Che razza di Hokage vive mentre i suoi shinobi muoiono? "Saresti dovuta stare a casa a goderti tua figlia, al posto di tornare e lanciarti in una battaglia con il suono. E non per come è andata a finire, ma giusto perché ti ho sempre detto che prima di essere Hokage sei donna." E non fraintendete, non donna come essere inferiore, ma donna come essere vivente, con la sua vita e i suoi doveri nei confronti della sua famiglia o, in questo caso, figlia. "Non sei una dea. Come tutti anche tu puoi sbagliare." Siamo sicuri che la cosa sia di aiuto? "E non hai mai obbligato nessuno a seguirti. Non hai obbligato nemmeno me." Oh, forse ho capito dove vuoi andare a parare principessa! "Sono venuto per MIA scelta." Sottolineerebbe quella parola, quel MIA, proprio per far capire che è stato libero di farlo. "Come Tachiko e Keiga han deciso di rimanere al villaggio. E sai una cosa? Io ti seguirò di nuovo. Chiedimi di nuovo di andare in guerra al tuo fianco e accetterò. Perché sei te. Ma se mai dovessi morire, non voglio che tu dica una sola di queste parole. Non voglio che tu possa pensare anche per un istante che saresti dovuta morire te al posto mio." I suoi occhi continuerebbero a vagare in cerca di quelli ghiaccio della Nara, quasi affamati di quel suo sguardo. "Perché per prima cosa è stata una scelta mia. E per seconda cosa, preferisco morire, che vivere una vita senza di te." E questo come dovrebbe prenderla? No scusa Mat, che cosa dovrebbe significare? "Preferisco morire per tenerti in vita. Mille volte." No ok, sei un coglione, ma per lo meno fai del tuo meglio... "Tu non dovevi difendere nessuno, non saresti dovuta morire e se loro sono morti è perché hanno scelto di seguirti nonostante non fossero pronti per una guerra simile." Con fare da giudice nei confronti degli shinobi morti, ma in fondo lei non può sentirsi così per tutti quelli che han perso la vita. "Ma una cosa glie la devi. Devi far si che non vengano dimenticati. Che il loro sacrificio sia eterno." Anche la mano mancina ora verrebbe allungata, cercando di posarsi sulla sua guancia, come fatto all'inizio, per levarle una lacrima sempre con il pollice. "Ma non da te. Da tutti. Torniamo a casa, facciamo un monumento e mettiamo il nome di tutti gli shinobi che non hanno fatto ritorno. Tutti, incidiamoli a mano nella pietra e che i figli di Senshi e Kimi possano accarezzare con mano e ricordarli." E' questa la vera immortalità, il non essere mai dimenticati, vivere nei ricordi della gente. Ora un piccolo sorriso apparirebbe sul volto del bianco. "Sono disposto a incidere personalmente i loro nomi, con le carte bomba su tutta Oto, da solo, se può essere utile a farti star meglio. Ma non dire mai più che saresti dovuta morire te, non senza aver pensato a come sarebbe spaesato un piccolo cinghiale terrorista senza il suo lupo." La cosa preoccupante è che la frase mi ha fatto tornare in mente 'pollo terrorista'... Mi sento male. Mat farebbe calare ora il silenzio, per qualche secondo, addrizzando lentamente le leve inferiori per tornare in posizione eretta, osservando la figura della rosata dall'alto. "Adesso alzati e andiamo, o ti carico in spalla. Non mi interessa quanta lava tu possa sputarmi addosso." Fru, hai mai visto Mat tanto serio? Hai mai visto Mat tanto in difficoltà nel parlare? Ha sempre avuto la risposta pronta, ha sempre avuto qualcosa da dire... e invece ora, colto alla sprovvista, impreparato e anche lui insicuro di come poterti aiutare, si è trovato a doversi aprire con te in maniera un po' confusionaria, a tratti sicuramente sbagliata e, soprattutto, sincera... e se noterai le differenze dal suo solito modo di parlare, potresti anche capire quanto tu gli stia a cuore, quanto lui tenga effettivamente a te... Mannaggia a te Fru, TI LAVO COL FUOCO. Forse, doveva semplicemente andare così. Forse, era scritto nel destino che quella battaglia sarebbe dovuta terminare con la morte di tanta gente. Sono sopravvissuti loro due e questo è davvero molto importante. Le calde lacrime della donna le rigano in volto, togliendo quello sporco accumulatosi con la terra. Ha bisogno di darsi una ripulita anche lei, ma in questo momento c'è ben altro a cui deve pensare purtroppo. Tutto passa in secondo piano quando di mezzo ci sono dei sentimenti, in special modo quando hai visto qualcuno morire davanti ai tuoi occhi, qualcuno che implorava il tuo aiuto perché non voleva perire lì per mano d'una bestia divina. Sicuramente, non si tratta di Mekura e non si tratta di vittimismo quello che la donna sta affrontando. Si tratta della prima volta in cui il Senjuu può vedere il reale volto della disperazione sulla Nara, la quale s'è sempre dimostrata pragmatica nelle scelte fatte, seria nel modo di fare, austera nel modo di porsi e orgogliosa nel combattimento. Non ha mai versato una lacrima, non ne versava da tempo, in realtà. Ha sempre fatto affidamento sulla propria forza consapevole che nessun altro avrebbe potuto aiutarla. Poi è iniziata ad arrivare della gente che ha visto in lei una persona da seguire, una persona della quale fidarsi e non soltanto perché ricopriva la carica di guida del Villaggio della Foglia. Sa bene che potrebbe affidarsi a Mattyse senza che questi la giudichi, a meno che non debba dirle la verità in faccia a prescindere dalla reazione della rosata. Strizza ancora gli occhi, avvertendo sulle proprie spalle la giacca altrui che viene poggiata mentre l'altro resterebbe, per forza di cose, a petto nudo. Cerca di rialzare il busto per quanto possibile, provando a togliersi di dosso quelle lacrime che continuano però a cadere, incapaci di fermarsi. Le copre con le mani come se non volesse mostrarle innanzi agli altri, come se non volesse in nessun modo farsi vedere debole da Mattyse. Ricordate la lotta per la supremazia e per il controllo? Ecco. Un lupo potrebbe mai dimostrarsi debole nei confronti d'un cinghiale? Certo che no. Quindi, sta già sbagliando nel permettergli d'aiutarla poiché non è il caso ed il capobranco se la cava sempre da solo: altrimenti che capobranco sarebbe? Deve riuscire a difendere la sua famiglia ed il suo intero branco, cosa che la donna ha dimostrato di non essere riuscita a compiere. E le fa talmente tanto male da non riuscire a smettere di piangere, col petto che viene sconquassato dai singhiozzi assieme al movimento delle spalle che s'alzano e s'abbassano in base a questi. L'intervento del Senjuu è fondamentale per farle almeno aprire gli occhi, per convincerla che nulla avrebbe potuto fare comunque perché non è possibile sfidare una divinità. Avverte le sue dita sotto al mento, lasciando finalmente al volto la possibilità d'essere illuminata dalla poca luce rimasta precedente al tramonto. Gli occhi sono completamente arrossati e le bruciano, facendo quindi fatica a tenerli aperti. Prova comunque a fissare l'interlocutore, mostrando un viso rigato dalle lacrime, sporco di terra e gonfio proprio per via del pianto. <Fallo> Replica, inghiottendo un ennesimo singhiozzo che le risale dalla gola. <dammi questa testata.> Lo sta sfidando di nuovo, incredibile ma vero, nonostante stia piangendo a dirotto e si stesse dannando fino a qualche secondo prima per la morte di coloro che hanno combattuto al suo fianco. <Konoha viene prima di qualunque altra cosa. Viene prima di te, viene prima di Senshi, viene prima di Saisashi, viene prima di me.> Gli ringhia contro, venendo investita dal sentimento legato alla rabbia, passando dunque alla fase successiva. Quando si è tristi, si comincia con il piangere e si passa inevitabilmente all'essere arrabbiati specialmente se qualcuno ci vuole consolare con metodi poco ortodossi come sta facendo il bianco. E non intendo dire che sia sbagliato, ma che sia inevitabile la diretta conseguenza da parte della donna. <Questa volta non avevo dato loro scelta. Dovevano scendere sul campo di battaglia per affrontare la guerra.> Quand'erano a Kiri, invece, aveva concesso loro di restare a Konoha oppure muoversi verso Kiri, appunto, permettendo loro di prendere una decisione dettata soltanto dalle loro idee. <Ed io dovevo difenderli anziché lasciarli morire sotto i miei occhi.> Nuove lacrime le riempiono gli occhi glaciali, fissi ancor in quelli del Senjuu. Non le lascia cadere, costringendosi a tenerle conservate, ad esser lì sul bordo della palpebre, cadendo inevitabilmente quando ne avrà accumulate troppe. E lui potrà vedere la forza di volontà in quegli occhi che non si decide ad abbandonarla neanche per un secondo, continua ad ardere vivida al pari d'una fiamma continuamente alimentata. <Non c'entra, Matt. E' il dovere d'un capo villaggio, è il dovere d'un Hokage. Ho giurato di proteggerli con la mia stessa vita, eppure adesso io sono qui viva, vegeta, senza neanche un graffio, con tutti gli arti ancora attaccati. E loro?> La voce le s'incrina appena mentre pronuncia queste parole, ma neppure per un istante cede agli occhi di Mattyse; continua imperterrita a sostenerne lo sguardo seppur stia continuando a piangere, facendo cadere quelle goccioline di rugiada lungo le guance, riversandosi infine a terra, anche sfiorando le mani del bianco che le sostengono il volto. <Perché tieni tanto a me?> Vuole saperlo, potrebbe continuare all'infinito a girare il coltello nella propria piaga e fargli capire che quella domanda l'ha posta soltanto perché lei si sente completamente inutile adesso. Perché tiene tanto a lei se ha lasciato morire tutte quelle persone? <Sei un ninja di Konoha, anche se sei un terrorista. Quindi, sei sotto la mia responsabilità, a prescindere da quello che provo per te. Non puoi chiedermi di non sacrificarmi al posto tuo quando anche tu hai deciso di combattere al mio fianco, consapevole dei rischi che avresti corso.> E a differenza degli altri, lui era proprio in prima linea a rischiare di prendersi un colpo per lei pur di continuare a farla combattere. <Non capisci, allora. Nessuno sarebbe dovuto morire, tanto meno tu.> Era letteralmente disperata nel momento in cui non aveva trovato nessuno una volta aperti gli occhi, iniziando a scavare almeno alla ricerca di Mattyse, ricordando di come si fosse protesa in sua direzione affinché potessero restare congelati assieme, uniti anche nella morte. <Non è questo, non è questo> Scuote mestamente il capo, abbassando adesso lo sguardo verso il terreno, non riuscendo a reggere oltre. Deve chiudere per un attimo le palpebre, far riposare gli occhi che bruciano come l'inferno dantesco e la testa pulsa per via del dolore che avverte dalla fronte alla nuca. <un monumento ai caduti non basterà a ripulirmi dall'onta di questo tradimento. Perché io li ho traditi, Matt, li ho traditi nel momento in cui non sono riuscita a liberarmi, nel momento in cui i loro occhi mi chiedevano pietà e mi chiamavano a gran voce invocando il mio aiuto. Gliel'avevo promesso!> Esclama di getto, una bambina presuntuosa che pretende di sbattere i piedi in terra perché ha ragione lei, perché doveva dimostrarsi migliore di quel che era e riuscire nell'impresa impossibile: non portare morti sulla coscienza. Invece, ciò che ha vissuto la condannerà per l'eternità. <Saresti un cinghiale vittorioso perché il tuo nemico naturale non è più tra i vivi e non potrebbe più provare a comandarti.> Ma è forse proprio questo che gli mancherebbe più d'ogni altra cosa, non credi? <Non puoi capire. Non puoi capire come ci si sente ad avere tutti quei morti sulla coscienza.> Sembra molto karmico, vero? Inutile specificarne le ragioni. <Ti sembra il fottuto modo di calmare una persona? Alzati e andiamo?> Ringhia in sua direzione, di nuovo, portandosi però a raddrizzare il corpo e alzandosi davvero in piedi, sostando davanti al cinghiale. State di nuovo iniziando a litigare? <Dannazione.> Però ha funzionato e lo sai bene, lo sai tanto bene da far di nuovo schioccare la lingua contro il palato. <E' per questo che ti odio. Riesci a dire qualcosa di sensato anche mentre qualcuno ti strepita davanti.> Lo odi talmente tanto da avergli detto d'amarlo quando credevi stesse morendo, fai ridere. Ma non lo segue, ovviamente. Dovrà prenderla in braccio, probabilmente. S'ostina nel proprio mutismo adesso, zittendosi di colpo, ferma sul posto e con lo sguardo basso, arrabbiata con se stessa. [ Chakra OFF ] Sapete quando ti si chiude la vena e vorresti reagire di istinto? Vorresti comportarti come il tuo vero io farebbe? Questo è ciò che il bianco sta passando in questo preciso momento, perché la donna ha deciso di rispondere, ha deciso di rispondere a tutto nella maniera peggiore... Prima lo istiga a colpirla, poi si arrabbia perché ha un modo particolare e, soprattutto, sbagliato, per cercare di farla riprendere e ha ragione... Anche lui sa di essere stato tanto confusionario nel parlare, ma era questo il punto, il fatto che nemmeno lui sia stato in grado di mettere nell'ordine corretto le parole, perché anche se si tratta di un bastardo manipolatore, rimane anche lui vittima dei propri sentimenti, le proprie emozioni. E quindi? Quindi serrerebbe con forza la mandibola, intento a dissipare quell'energia che altrimenti sarebbe utile a lanciarla a terra e a tuffarsi su di lei per soffocarla. Prima di far qualsiasi cosa vuole che lei finisca di parlare, vuole che lei si scarichi, che non abbi altro da dire... Ovviamente, risponderebbe a tutto, in maniera particolarmente... Mattyana... Si, Mattyana, a modo di Mat, tutto suo. E quando lei avrà detto di odiarlo, quando avrà terminato di parlare al cento per cento, solo allora lui prenderebbe a rispondere. "Uno." perché avendo atteso fino alla fine, è obbligato a elencare le risposte. La mano posata sul suo volto per asciugarle le lacrime scivolerebbe un poco per portare il palmo sul suo zigomo e i polpastrelli a toccar la sua nuca, subito poi il busto verrebbe piegato in avanti, lanciando la propria testa verso il volto di lei per minacciare il suo naso con la propria fronte. Si, aveva promesso una testata? E una testata cercherebbe di darle. "Sai che sfidarmi non è mai una cosa giusta." Ringhia con fare serio, sia che il colpo sia andato a segno o meno. "Due. Che Konoha venga prima di me posso accettarlo. Ma prima di te e tua figlia..." Solo per questa vorrebbe lanciarla a terra usando il proprio fianco come leva, afferrarla per la gola e stringerla con tanta di quella forza da farle mancare l'aria. "...No." E' sicuro, secco e alquanto infastidito. "E voglio che te lo levi dalla testa. O giuro che sarò io a distruggere Konoha e a bruciare quel mantello bianco che indossi anche ora." E' una promessa, è un giuramento. "Perché non permetterò ad una persona di rovinarsi per un lavoro. Che questo sia falegname, forze speciali o Kage. Soprattutto una persona che perché si sente in colpa leva questa dalle spalle degli altri. PERCHE' TU NON HAI COSTRETTO NESSUNO FURAYA." E si, ora sarebbe lui a gridare, con forza, a pieni polmoni. "Il villaggio non lo hai lasciato vuoto e non vi sono rimaste solo persone incaricate di difenderlo. Vi sono persone che hanno scelto di rimanere là." Vi erano, ma questo ancora non lo sapete. "E non sono un ninja della foglia. Avrò messo quel fottuto copri fronte una volta in tutta la mia vita. Ho scelto di combattere affianco a Furaya Nara, il lupo. Non Furaya Nara la decima Hokage." per lui la differenza è abissale, per lui che non si è mai sentito shinobi del villaggio ma shinobi per affari suoi. Per lui le missioni erano lavori da mercenario, non missioni per migliorare il villaggio o il mondo, anche perché sappiamo bene che il bianco non aveva fiducia in queste due entità. "Io non sono una tua responsabilità. Non sono tua figlia. Io sono una MIA responsabilità. Le mie scelte, la mia vita, finirà quando io lo permetterò, quando io non sarò in grado di combattere." Si, è avvelenato il raggazzo. "E se solo ti azzardi a morire per salvarmi, se ti azzardi solo a rischiare di farti ammazzare per farmi vivere un solo giorno senza di te, giuro che vado a prendere ogni cazzo di rotolo, fin quando non trovo un modo per riportarti in vita per ammazzarti di nuovo." penso che il concetto sia chiaro no? Si rifiuta di vivere in un mondo ove non vi è lei. Semplice. "E poi? Vai in guerra convinta che nessuno debba morire?" Bhe, in effetti questa è una comica... perdonami Furaya ma qua hai parlato un po' a cazzo. Il bianco farebbe qualche passo indietro, voltando lo sguardo per poi contare fino a tre. Uno. Due... E nulla, il Senjuu si tufferebbe ancora verso di lei, avvicinandosi con fare aggressivo e incazzoso. "E la cosa che mi da ancora più fastidio, è il tuo essere convinta che sarei un cinghiale vittorioso. SVEGLIA, non me ne frega un cazzo se provi a comandarmi, ho bisogno di te per stare bene e basta. Solo perché sono più stronzo e ho sperato con tutto me stesso che quella non fosse la fine significa che io non ti ami?" Eh già, bello quando Mat si scalda e non capisce più nulla vero? Quando parla quasi per dare aria alla bocca, sfogandosi con una cattiveria più che unica. Mat si porterebbe quindi a pochi centimetri dal viso della rosata, sta volta non per baciarla, ma con occhi spalancati, carichi di rabbia, di chi potrebbe cercare di darle una seconda testata. Sbufferebbe poi, con forza, come un cinghiale pronto a caricare la sua preda a testa bassa, soffiando aria bollente, come se lo Yoton lo avesse lui, contro le sue labbra. I pettorali e gli addominali si sono addirittura gonfiato dal nervoso e dal parlare, il bianco ha irrigidito più volte i muscoli per scaricare la rabbia in modo diverso dal muovere le mani... "Quindi fanculo Furaya." Si, meglio chiudere qui questo discorso prima che diventi pericoloso. Il bianco farebbe un passo indietro, chinando poi il busto in avanti intento a posare la spalla contro il ventre della donna mentre la mano destra tenterebbe di avvolgerle la vita per stringervela e, caricando poi la gamba mancina tenterebbe di far un passo in avanti, drizzando la schiena... e si, se la rosata non tentasse di opporsi particolarmnete, dovrebbe essere in grado di caricare la donna come un sacco di patate. "Ho i capelli che sono più sporchi della tua coscienza e dopo tutte le stronzate che hai detto PRETENDO una mano nel lavarli." parrebbe calmato, vista quella briciola di ironia che ha tentato di utilizzare. Lo sguardo si poserebbe la ove il sole sta tramontando, creando così una mappa rapida. Il sole tramonta a ovest, quindi terrebbe questo sulla destra e prenderebbe a camminare, ipoteticamente verso Sud. Non molto lontano dovrebbe esserci un fiumo, un lago, una cascata, qualcosa che in questo momento non ricorda. Va bhe, salterà fuori. [2/4 tentata testata sul naso][2/4 tentativo caricamento sacco di patata] Conosce abbastanza bene il bianco da sapere che farà qualcosa d'avventato nei propri confronti. Lo lascia fare e le va bene così. In fondo, tutto sommato, potrà dire di essersela cercata, esattamente come quel colpo che le arriva direttamente sopra il naso tramite la fronte altrui. Fortuna vuole che siano ambedue abbastanza deboli da non aver neanche attivato il Chakra, motivo per il quale le causa soltanto un piccolo sentore di dolore, arrossendone la zona sul setto nasale a causa della botta. <Ahi.> Bofonchia, portando immediatamente la dritta a massaggiare la zona appena lesa, guardandolo poi in cagnesco. Inutile che ti lamenti, bambina, te la sei cercata, lo hai praticamente obbligato a darti una testata in faccia soltanto perché ami sfidarlo. Oltre a conoscere in maniera perfetta le sue reazioni. In realtà, potrebbe anche ammettere che questa d'ora non se l'aspettava per niente. <Sai che ti sfiderei comunque.> E gliene ha appena data una completa dimostrazione, niente di più e niente di meno. Mattyse non accetta il fatto che Konoha venga prima della bambina o della stessa Furaya. Tuttavia cosa c'è da pretendere da qualcuno che non ricorda neanche cosa voglia dire provare sulla propria pelle dell'affetto da parte d'un genitore? Ha perso sua madre quando aveva soltanto otto anni a causa di suo padre, uno psicopatico che le ha lasciato sul corpo tutte quelle cicatrici e persino un marchio a fuoco per ostentare la propria sicurezza e il comando che aveva su di lei. Anche durante la gravidanza, non è mai riuscita a rivolgere a Senshi tutto l'amore del quale aveva bisogno dato che ha lavorato sin all'ultimo giorno, anche quando i medici le dicevano che sarebbe dovuta restare a letto anziché sedersi dietro una scrivania a risolvere i problemi dell'intero un villaggio; un villaggio che sarebbe potuto andare avanti da solo anche senza la sua guida per ventiquattr'ore. La mania del controllo fa strettamente parte di lei, tanto da costringerla a non essere una delle migliori figure materne che potrebbero esserci su questo pianeta. Deve ancora abituarsi all'idea d'avere una bambina alla quale badare dato che, appena partorito, s'è diretta nella terra dei Lupi per proseguire gli allenamenti e riuscire a padroneggiare la forza della natura. E pensare che c'era persino riuscita, divenendo un tutt'uno con essa. <Ho scelto d'adempiere a quest'incarico con le unghie e coi denti, ho sempre dovuto dimostrare più degli altri perché figlia d'un traditore. E al mio cospetto son morti dei ninja che sarebbero potuti sopravvivere se soltanto avessi pensato maggiormente a loro.> Era completamente accecata dalla vittoria, dal seguire il piano sino al suo completo esaurimento, calcolando tutte le varianti d'esso e riuscendo ad uscirne tutti quanti illesi. E' naturale che qualcuno sarebbe caduto in battaglia, non può negarlo neanche a se stessa e nessuna percentuale sarebbe stata completa. Tuttavia, non avrebbe neanche mai accettato che tante persone sarebbero cadute al suo cospetto, guardandola negli occhi mentre invocavano il suo nome e le chiedevano di aiutarli, urlavano di non voler morire. La sola idea le fa salire i brividi lungo la schiena, facendo riaffiorare delle lacrime che lei adesso ricaccia indietro. Basta piangere, deve tenere testa a Mattyse. Esatto, è proprio questo che adesso la tiene ancorata alla realtà dei fatti, ed è grazie a lui se ha smesso di versare le lacrime. Affrontarlo in maniera diretta, questo è uno dei suoi migliori passatempi specialmente nell'ultimo periodo, prima che si lasciassero congelare per dieci lunghi anni all'interno d'un cristallo. <Non sono fatta per essere madre, me ne sto rendendo conto ogni giorno che passa.> Lo dici soltanto perché non hai ancora compreso che hai appena perso dieci anni della tua bambina, non l'hai mai sentita chiamarti mamma e non hai mai vissuto le stesse emozioni che avresti potuto provare se soltanto fosse cresciuta assieme a te. Lo dici soltanto perché non conosci le sensazioni che sicuramente proveresti. <Ancorché fosse vero> Che non abbia costretto nessuno. <non ho mantenuto la parola data.> E la parola d'un Hokage è veramente molto importante per il popolo, è questo che cerca di fargli capire. Si sarebbe dovuta comportare in maniera differente da quanto fatto. Tutto qui. <Il lupo senza il branco non è nessuno, Matt.> Un Hokage senza il popolo non è un Hokage. Questo vuole fargli capire sotto mentite spoglie, provando ad essere il più spigliata possibile mentre si sfila via dal volto i rimasugli di quelle lacrime miste a terra. <D'accordo, non sei una mia responsabilità, ma sappi che non ti è concesso morire davanti ai miei occhi. Nessuno deve morire davanti ai miei occhi.> Non com'è già successo. Le fa profondamente male, cercando di non darlo a vedere come al solito, provando a nascondere quello che prova soltanto per la soddisfazione personale d'esserci riuscita. Non deve far provare compassione agli altri per quanto l'è successo, deve riuscire a rialzarsi il prima possibile nonostante sia distrutta e nonostante non riuscirà a dormire la notte con questo grande rimorso. <Smettila!> Sbotta poi quando le dice che non deve prendersi carico di lui, che non deve permettergli di vivere un solo giorno senza di lei. <Se voglio sacrificarmi per te, lo farò. Se ne vale la pena farlo, lo farò. E tu non sei nessuno per dirmi che non dovrei difenderti o salvarti, in futuro.> Gli occhi tornano a fissare l'interlocutore, il quale è comunque riuscito nel suo obiettivo se davvero di tale si trattava. La sua mente sta concentrata sul rispondergli e sull'attaccar briga con Mattyse, come la stragrande maggioranza delle volte che si incontrano. Anche dieci anni dopo, non è cambiato proprio un bel niente. <No, sono consapevole che avremmo portato delle perdite, ma non sono stata in grado di proteggere neanche chi avevo di fronte. Sono un pessimo leader e non potrò mai espiare le mie colpe a sufficienza.> Torna al discorso precedentemente affrontato per il quale s'è beccata una testata direttamente sul setto nasale, mordendosi con far distratto il labbro inferiore e rivolgendo l'attenzione altrove pur di non guardar direttamente il Senjuu adesso. Se lo ritrova immediatamente addosso, costringendola a ritrarsi appena col capo per via della sua eccessiva vicinanza improvvisa. Son stati senza dubbio più vicini ed uniti di così, ma questo è un altro discorso che esula dal suddetto contesto. Riporta le glaciali iridi, ancor circondate da piccole stille di lacrime, addosso al bianco adesso, attenta alle sue successive movenze. <Ho bisogno di te anch'io, basta farci la guerra ogni volta.> Glielo disse anche la sua copia durante un amplesso del quale non stiamo qui a parlare, ma comunque è una frase che ha già sentito dire proprio dalla voce della Nara, la quale si lascia andare ad un piccolo sospiro. Non voleva certo arrivare a litigare con lui, ma non le ha lasciato nessuna scelta. Vorrebbe aggiungere altro nei confronti di quella dichiarazione, ma nulla fuoriesce dalle proprie labbra. Deve ancora riprendersi dalle sensazioni che prova ed è il suo distogliere lo sguardo momentaneo che le fa perdere la concentrazione sulle altrui movenze, tanto da venire caricata in braccio come un sacco di patate, portandola a sbarrare gli occhi per via della sorpresa. Non s'oppone, non vi riuscirebbe. Si sente prosciugata dalla sua forza. <Posso camminare, però.> Permettile d'espiare le sue colpe in qualche modo, magari proseguendo a piedi scalza. Sì, potrebbe essere una valida idea. <Prometto di non tirarteli, ma non mi fiderei.> A proposito dei capelli. Just saying, lei lo ha messo in guardia nel dubbio, seppur priva del sorriso che una frase del genere, così ironica, dovrebbe far sbocciare. Non lo reputa corretto. [ Chakra OFF ]
Giocata del 12/02/2021 dalle 11:17 alle 14:28 nella chat "Monti Ardenti"
Quello che la rosata potrebbe rispondere al giovane non interessa molto. Non le stava facendo delle domande, stava dando delle risposte. Lei piangeva per sfogarsi, lui si è messo a gridare, a rispondere in maniera secca e rigida, forse anche un po' intenzionato a ferirla? No, questo improbabile, ma i modi avrebbero anche potuto farlo. Però è vero, si fanno sempre la guerra, si prendono sempre a testate e sono obbligati a combattere tra di loro ogni volta che si vedono, ogni volta che si incontrano o devono avere un'interazione socialmente utile. Non hanno smesso di farsi la guerra nemmeno nel momento in cui erano più uniti e legati... e la cosa divertente è che i due stanno bene con la loro guerra. Pensiamoci, ha cercato di starle vicina, abbracciarla, non farle la guerra ancora una volta... e lei si è liberata dal suo abbraccio, quasi schifandolo. Ha smesso di piangere quando ha abbassato la bandiera bianca per sostituirla con l'ascia di guerra... "No." Risponderebbe secco in un punto preciso del suo dire. Deve zittirla, almeno qui. "Non smetteremo mai di farci la guerra. Perché si fanno la guerra le persone che ci tengono." in maniera sincera, dopo aver abbassato il tono di voce per risultare più calmo e pacato, in fondo il suo sfogo lo ha avuto, ora può tornare a calmarsi. "Perché tutto sommato è la nostra guerra che ci fa stare bene..." E' la vostra guerra a caratterizzare quel vostro amore e dopo tutto quello che vi siete detti e quello che avete fatto, Mat non è disposto a rinunciarvi. E' come amare i pastori tedeschi ma volerli rasati perché così non perdono peli... Allora perché ti piace il pastore tedesco? E questo è il loro amore, un continuo sfidarsi, una continua guerra che però è utile a far si che stiano bene insieme, come è stato appena dimostrato oserei pure dire. Il bianco sospirerebbe, scrollando appena il capo per poi voltare lo sguardo. "Sei te che vedi la vita come la cosa migliore. Una vita piena di dolore? Fisico e morale? Se tu morissi per me, non mi avresti salvato, ma condannato ad un'esistenza peggiore della morte stessa." In fondo, c'è sempre qualcosa di peggiore, qualcosa che la morte impedisce possa sopraggiungere. E poi? Bhe, poi la lascerebbe tranquilla, parlare anche da sola, caricandola sulla propria spalla per poi camminare verso Sud, la mappa andrebbe a designare le fonti d'acqua a loro più vicine. Le cascate? Dovrebbero essere una fonte d'acqua accettabile, pulita e, con un po' di fortuna potabile. "No. Ti ho detto quattro volte di andare e non ci siamo mossi di un metro. Quindi ora facciamo le cose a modo mio." Che in fondo non sono mai andato poi così male, no? Quando è lui a decidere le cose vanno storte solo per la sua incolumità... "Io prometto di non tenere le mani a posto." Risponde secco, ma con quella malizia a dir poco visibile. Non è ironico, le mani non le terrà a posto, proprio qui difatti la mano sinistra verrebbe portata dietro alla sua coscia sinistra per poi salire fino al sedere della donna, sempre che questa non si fosse messa a scalciare come una puledra... "Chissà che si prova a scopare una lupa solitaria reggendola per la coda." Sempre molto delicato te eh? Bhe, tanto vale distrarla in qualche modo. [END-Per ora] Non riescono a farne a meno. La loro guerra è costante, vivono d'essa e si nutrono proprio dei loro frequenti battibecchi. Eppure è stato proprio un battibecco a portarli nello stesso letto, dalla stessa parte e a far sbocciar quel che davvero li univa. La loro guerra personale è ciò che li lega davvero, la necessità di dominare l'uno sull'altra. Senza di lei non sarebbero il Mattyse e la Furaya che conosciamo tanto bene. E quindi lei si limita a dover annuire con un cenno del capo, dovendosi arrendere all'evidenza, alla realtà dei fatti. <Tch.> La lingua schiocca di nuovo contro il palato, l'espressione infastidita non viene nascosta e rivolge un'occhiataccia proprio al Senjuu. In qualche modo deve sfogarsi e lui continua a darle i pretesti per farlo, consapevole che ne necessita. Da questo punto di vista, si potrebbe dire persino tenero e carino nei di lei confronti se non le avesse urlato addosso sino a due secondi prima, caricandola in spalla come un sacco di patate. <Sai> Mormora restando nei di lui pressi, lo sguardo che s'abbassa verso il terreno per qualche istante, giusto per scacciare via le ultime lacrime di rimorso e timore. <è un po' un controsenso.> Rialza gli occhi in sua direzione, piegando un sopracciglio mentre schiude di nuovo le labbra rosee per continuare il suo discorso. <Odio la guerra> L'ha sempre aberrata, ha cercato di mantenere la pace senza combattere, la qual cosa non ha mai praticamente funzionato. Persino contro Hotsuma, è dovuta scendere in campo perché stava colpendo Konoha. Dunque, volente o nolente, avrebbe dovuto estrarre le armi ed usare ogni sua capacità per salvare il villaggio che ha giurato di difendere. Anche questa volta, seppur si sia trattata d'una disfatta totale, ha dovuto imbracciare le armi, portarsi dietro un manipolo di uomini affinché potessero vincere. E nonostante questo, hanno perso. Non vuole fare la guerra, lei. Ha sempre soltanto preteso che ci fosse la pace da qualunque punto di vista. <e odio doverla fare> Aggiunge con un lento sospiro, senza però mai togliergli gli occhi di dosso. Ha bisogno d'un contatto con la realtà, altrimenti torna a pensare a ciò che ha perso, il suo fallimento più grande. Mantenere la sua attenzione sul bianco è comunque un valido palliativo alla sensazione di perdita, malessere e malinconia che avverte dentro di sé a causa di quello che ha ricordato. Non sarebbe dovuta andare così, ma piangersi addosso non riporterà la gente indietro e piangerli causa soltanto un male maggiore che non verrà mai risanato a dovere. <ma con te è diverso.> Non può che ammetterlo, purtroppo, nonostante questo stia a significare che abbia appena dato ragione a lui, ovviamente. Di questo se ne pentirà per tutta la sua esistenza terrena con molta probabilità. Ad ogni modo, presta comunque particolare attenzione alle affermazioni altrui, il quale cerca soltanto di farle capire che, spesso e volentieri, non è sempre corretto quello che si pensa o si pronuncia; chiunque altro potrebbe avere un pensiero differente, ragionare soprattutto in tutt'altro modo ed è per un motivo del genere che si scannano con una frequenza altissima. Non sono mai d'accordo su qualcosa e quindi discutono sino a trovare la soluzione migliore di tutte e che possa evitare d'infastidire entrambi. A meno che Mattyse non ci metta d'impegno a farle girare le scatole volutamente, ma questo è un altro discorso che potrebbe venire approfondito di sicuro, ma non è questo il momento adatto per farlo. <Facciamo in modo di non morire entrambi, allora?> Trova un compromesso, trovandosi però portata in spalla e lui poco desideroso di metterla a terra: adesso si fa come dice lui. Agita un pochetto le inferior leve, attenta però a non colpirlo né a fargli del male davvero. Le anche ciondolerebbero a destra e a sinistra, volendosi spostare dalle sue spalle e scendere a terra. <Lo stai già facendo!> Non sta tenendo le mani a posto considerando dove son scivolate, risalendo lungo la coscia e assestandosi sul gluteo della Decima. Versi di disapprovazione fuoriescono dalla bocca di lei, mentre solleva un braccio per cercare di condurre le dita tra i capelli del bianco, senza considerare ch'è anche privo di chissà quali indumenti, e tirare un pochetto, giusto per fargli capire che lei è lì, che può ancora muoversi e che lui non ha affatto preso il comando. La loro eterna sfida. <Chi ha detto che verrò a letto con te?!> AHAHAHAHAH dai, ti prego, non farmi ridere. Smetti di mentire a te stessa, andiamo. Dovranno raggiungere le cascate, ma la sensazione di malessere non smette d'abbandonare il corpo della donna, poiché non tutto sembra essere abbastanza chiaro. [ END ]