[ the Beast & the Choco ]
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Giocata di Lavoro
Giocata del 10/02/2021 dalle 00:01 alle 05:03 nella chat "Quartiere Notturno"
[Pho & Noodles] Il piedino batte contro il rialzo ferreo di uno sgabellino accostato al chioschetto di pho - uno di quelli con le insegne al neon che donano quel colore che non ha mai avuto; avete mai assaggiato il pasto più buono della vostra vita? Quello che non vi aspettavate e che veramente, per la prima volta, sembra donarvi la parvenza di una soddisfazione che non avete sfiorato mai manco con la punta delle dita. La nuca ricurva si spoglia di ciocchette da corvetto mostrando lembi di pelle nuda al posto del viso. Vestita con un corpetto elasticizzato color pece dallo scollo sovrapposto abbinato ad un pantalone in pelle nera opaca con dei rinforzi ad altezza delle cosce e delle ginocchia - ornati di una cinta del medesimo materiale da cui pendono due catenelle argentate. Sopra uno spolverino a quadri scozzesi e doppio petto lasciato aperto, a penderle dalle spalle minute e ricurve. Come se chiudesse le ali per evitare di esser improvvisamente attaccata da chicchesia. Ha riacquisito colore. Forse è stata quella cosa nell'aria prima, forse è il lasciar andar il panico in una tazza di noodles fumanti ricoperti dai tocchetti di manzo marinato e kimchi. Il brodo rossastro lascia intendere il livello di piccantezza - una sciocchezza per chi ha il palato d'amianto oramai, e lo stomaco /più o meno/ preparato. Gioca rigirando i vermicelli tra le chiazzette d'olio, come se il proprio riflesso distorto nel brodo fosse la veritiera immagine di se' stessi. La musica che impesta la via le riempie la testa, come chi è in discoteca e deve urlar nell'orecchio degli altri per farsi capire. < C'è una festa, da quello che ho capito. E' un festino privato di uno degli ultimi clienti. Mi ha invitato, è un uno più uno. > Affacciato alla finestra con la testa che da sulle strade affollate, specialmente in questa fascia oraria, da una delle due aperture del suo monolocale nei quartieri notturni, si perchè costa poco, può intravedere la collega di lavoro, quella tipa un pò strana con la quale gli è capitato di scambiare un paio di chiacchiere in missione, chiederle il numero, broccolare tramite sms, insomma, le solite cose da ragazzaccio dato che Nobu è proprio questo, il baddest boy di Kagegakure, un vero player. Butta già quel mozzicone di sigaretta incurante se finisca in testa a qualcuno o meno e così, afferra il telefono, e messaggia proprio Nene per dirse che l'ha vista già al chiosco tipico che non distava poi chissà quanto da casa sua, dicendo che si sarebbe appunto aggiunto a breve. Veste un paio di jeans neri strappati sulle ginocchia in largo, una maglietta nera con un paio di bottoni al collo che sono slacciati e nient'altro. Afferra gli anfibi marroni scuri, infilando i piedi all'interno, lasciandoli per il momento belli larghi senza allacciarli, così come la giacca di pelle della stessa tinta degli anfibi: marrone scura con all'interno la felpa di cotone pesante e cappuccio color grigio. Afferra uno dei vari elastici per i capelli e tira su quella chioma corvina, esponendo l'undercut e la rasata ai lati e dietro in quel taglio tipico. Si lascia la porta chiusa alle spalle, infilando nuovamente le chiavi in tasca anche se ormai nel vicinato sanno che ha le botte facili e non lo disturbano più di tanto, neanche ci provano. Si siede quindi allo sgabello accanto a Nene, ascoltando quell'invito alla quale non può che acconsentire. Annuisce per poi risponderle < Perfetto, tanto qui la notte è lunga. > Abbassa quegli occhi turchesi lungo il vestito in pelle e appunto la pelle esposta, approvando in pieno la scelta di vestiario. [Pho & Noodles] Le dita che inforcano le bacchette di ferro s'arrestano tra un boccone e l'altro, oscillando con gli occhietti sul profilo affilato di Nobu - e così dietro di lui, addosso ad uno dei tanti ragazzi che affollano il viale con i suoi compagnetti d'accademia probabilmente. Il broncio sulle labbra si curva appena, un baluardo d'insofferenza per chi oramai s'è abituato a questo tipo di vita, a questo cuore pulsante e sanguinante che è il quartiere che vive di notte. Alla fine una ciocca di noodles arriva al patibolo, pinzata dalle bacchette e portata alle labbra con una fettina di kinchi incastrata sotto che, per chi non lo sa', non è niente di più che semplice cavolo fermentato in spezie e pasta piccante assieme ad una serie d'altre verdure -carote, daikon etc-. Tra piccante e bollente espira furiosamente, cercando di freddarsi il palato mentre succhia come si suol fare al sol levante, fino a far sparire i vermicelli nel cavo orale. E' piuttosto asettica nei messaggi, usa pochi emoji - non capisce mai quando un ragazzo ci sta provando con lei perchè solitamente è lei la cacciatrice. In tutti i sensi. Iridi come ghiaccio che ne carezzano la pelle di caramello, risalgono verso gli occhietti azzurri dell'altro - il vestiario - la sigaretta lanciata a buffo. Le guancie piene si smuovono come l'epicentro di un sisma, tra morbido e croccante, ricreando una serie di rumori appena ovattati. < Da dove arrivi? Non potevi metterti la camicia? > < Letteralmente da casa mia. > le risponde, voltandosi con il busto, allungando infine la mano sinistra mentre l'indice si estende a indicare una finestra < La vedi quella finestra mezza aperta con la luce ancora accesa e il gatt...> sul cornicione infatti ci stava un gatto rosso tigrato, bello cicciotto, che stava guardando giù i passanti . Per un momento sbianca, pensando che quel pazzo possa saltare giù dalla finestra, poi si ricorda che è un soprammobile e quindi si calma al pensiero, tirando un sospiro di sollievo. < ... e il gatto rosso appunto, ecco, quello è il mio monolocale. > Le risponde tranquillamente per poi guardarsi la maglietta < E che ne sapevo scusami? Ok che vedo lontano e tutto ma non so ancora leggere nel pensiero! Se vuoi andiamo su da me e mi denudo. Chiedono la camicia alla festa? Di solito tanto finisco in mutande nei bagni oppure sporco di vomito se mi ammazzo di alcohol e droga. > finisce appunto quella frase, facendo spallucce al pensiero, non è nulla di nuovo e alle feste ci va spesso, forse fin troppo considerando che in teoria è un professionista e dovrebbe mantenere una certa etica anche fuori dal posto di lavoro, eppure non gli importa poi così tanto. L'accademia l'ha iniziata quando appunto il ninja era considerato un lavoro di prestigio, prima della stipulazione di Kagegakure e da allora ha semplicemente continuato gli studi anche perchè fare il ninja e di conseguenza il cacciatore di taglie, gli permette di fare ciò che vuole: far andare le mani. Già, la sua droga preferita è proprio l'adrenalina del combattimento, i visi contorti dal dolore e il brivido che si prova, qualcosa che le droghe, l'alcohol e il sesso non possono replicare. [Pho & Noodles] < Nhp. > Un cenno d'approvazione alle sue parole, alzando le bacchette dal recipiente cartaceo per additarlo. Un dislivello tra gesti e parlato dal punto che sta ancora masticando. Un minuto scarso prima di ingoiare il boccone. < Se - > ... < Trovo quella troia di Yoshino le faccio il muso nero. > Una collega, come giusto detto prima di creare il baricentro del degrado al Bazar del distretto di Suna - non riesce ad aggiudicarsi una taglia prima che venga presa in carico da lei, la famosa /T r o y a/. Il collo da cignetto si torce verso la spalla, s'accartoccia come un foglio di carta bruciato lasciando danzare le ciocchette. Un paio di parole lasciate al nulla cosmico che le si affaccia sul musetto arrossato dal piccante mentre rifila un morso ad un pezzo di carne - ad un altro - ed un altro - dando la dovuta dedizione al cartoccio che finirà inevitabilmente per svuotarsi di questo passo, lasciando il fondino del brodo che, oh, non importa quanto tu sia povero, lascerai sempre lì. Perchè sarebbe maleducazione per il cuoco prosciugarlo, vorrebbe dire che le dosi non erano abbastanza. A piatto finito si distende all'indietro, pungola con la punta delle bacchette il cartone, spingendolo piano in avanti. < ah > Non c'è etica che possa fermare gli impulsi, no? Non siamo altro che animali e forse Nene, è qualcosa che si avvicina ad esser fin troppo. Abbandona il pasto già pagato con un alzata di palmo verso l'anziano stanco che sta ancora trafficando con le stoviglie, ed è quella stessa mano che finirebbe per avvolgere il polso di Nobu, tirandolo e trainandolo proprio verso casa sua. < ok, allora. > Denudarsi? Nessun problema. Non c'è nessun problema se è lui a farlo e non obbliga anche lei, no? Anzi, c'è un non so' che di oggettizzazione in tutto ciò che potrebbe non ironicamente solleticarle l'interesse e qualche strana sfacettatura di divertimento. Tipo un pizzico di sadismo. Fosse riuscita a prenderlo dal polso, salterebbe giù dal suo sgabellino, impattando gli anfibietti neri al ginocchio contro il pavimento - e muovendo due piccole falcate in direzione di una porta - o un portone che sia. Ha gambe maledettamente lunghe, affusolate. Coscette pizzicate di carne che si muovono flemmatiche nella folla, come se ne fosse un tassello consapevole. < Se vieni con me non ti ammazzi di niente - ci facciamo un paio di drink, poi altri due, poi uno shottino, poi balliamo un po' -- poi facciamo una rissa dove /io/ mi diverto e tu barcolli fingendo di colpire qualcosa... > Gli fa' il quadro della situazione esplicandolo in modo abbastanza pulito e lineare, oscillando l'indice a destra e a sinistra, come se fosse tutto scritto nelle stelle. Gli occhietti che divagavano in aria finiscono in quelli di Nobu, incastrandocisi dentro. Egoista. Avida. Capricciosa. < Poi magari tu ti fai qualcuna. Io mi farò toccare il culo da qualche coglione per poi confessargli che ha il /cazzo/ piccolo. E rovinargli la serata. Dopodichè possiamo tornare. Sboccarsi addosso e collassare nei bagni, come vedi, non è proprio nei piani. > Eh no, non hanno tempo. < Saliamo, choco? > Una domanda cinguetta in aria, con la voce rauca di chi fuma - e non parla quasi mai troppo, indicando la porta con l'unghietta smaltata di trasparente. Allo stringersi di quella mano attorno al polso si sente violato, rapito, molestato... no, non è vero nulla. La lascia fare tranquillamente e la ascolta in quel ranting. < Madò, quella hoe maledetta. Manco se le do il pene si leva il manico di scopa dal deretano! Ti capisco Nene. > le risponde in tutta onestà anche lui un pò tiltato con quella che voleva essere sempre la prima della classe in qualsiasi cosa faceva, la classica rompi maroni! Apre la porta di casa e sale al primo piano fino a quell'appartamento, andando ad aprire la porta mentre arriva quell'obeso del gatto che si butta a pancia in su e comincia a miagolare per chiedergli del cibo. < OOOOOOOOOOH Poldo, che cosa ti miagoli che hai ancora le crocchette.> Si china pure in basso affondando la mano libera nella pancia pelosa del felino < Maledetto obeso, ti ho visto che stavi adocchiando il chiosco di cibo, morto di fame! > peccato che il gatto è permaloso e pure con la mano sulla pancia, si mette a morderlo mentre gli scalcia il palmo con le zampe posteriori, gatto di emme! Si rialza, lasciandolo al suo ranting perchè non lo sfama, giustamente, per tornare a quello che gli sta dicendo Nene. < No ascolta, non hai capito nulla Nene. Se ci presentiamo insieme al massimo ti fingi la mia ragazza che così accalappio quelle con il kink del tradimento che ce ne sono un sacco! Che poi leva il magari, mi faccio sicuramente qualcuna, non esiste! > ci tiene a sottolineare ciò che è corretto, per il resto, sbroccarsi addosso, assisterla a qualcuno che la palpa mentre lei gli fa il gesto del micropene, sono tutte cose altamente ok ok ok, non ha nulla da ridire . < Comunque... da dove arriva quel 'choco'? > le chiede perplesso mentre, se l'avesse lasciato andare, si sarebbe mosso verso l'armadio aprendolo. Si leva la giacca di pelle per poi fare lo stesso con la maglietta scollata. Le mostra interamente quella schiena cisellata color caramello, con quell'inchiostro a ricordargli il suo cognome, le sue origini. Rimane così per un pò mentre quelle braccia lunghe si muovono tra le grucce a guardare le camicie e i gillet che ha, con quel collo e dorso nudi. Nulla di violento, per quanto non sia una cima della delicatezza e dell'eleganza - in realtà lo lascia andare anche abbastanza velocemente, esattamente sul portone di casa. Lo insegue in silenzio rimuginando sulla stronza - questa maledetta Yoshino, la prima della classa. Le toglie la pagnotta ed il divertimento. Uno sfiato debole le lascia il musetto arrossato, passo dopo passo, leva dopo leva lungo la scalinata. In un batter d'occhio si ritrova catapultata nello spazio personale del chocoboy. E' intimo. Caldo. Tutto così ordinato che a tratti si vergogna alla sola ipotesi che possa succedere l'opposto, nel suo di monolocale. E per assurdo non abita nemmeno troppo lontano da quì, giusto in fondo alla strada, sopra ad un vecchio night dal nome mistico e speziato, che sa' d'antico. I capelli raccolti sulla nuca in uno chignon prendono la forma caotica della nube che risale il camino, scivolando in un taglio corto e disordinato lungo il viso. Il collo snudato è solo una pigra passerella per la punta di quelle ciocche che, dannazione, sembrano farsi la guerra costantemente. E tra le stesse, nell'avarizia dei capelli che la vogliono occultare le iridi fiordaliso. Finisce per esser suo unico epicentro d'interesse. Come se attorno fosse tutto bianco e lui, l'unico grazioso disegno al centro. < mhn. > Un mugolio trasale il musetto di miele, lo stesso che stento tremola sotto un vocalizzo che non ha bisogno di null'altro se non un pigro tremore delle labbra. Lo guarda, nel suo mondo. Forse ne è invidiosa a conti fatti. E' tutto okay - è tutto okay? Cerca dei difetti ma - a conti fatti, cosa sanno uno dell'altro? Niente. Ed è un bene, se ci pensiamo bene. E forse, il fregarsene ancora di sapere di più - le lascia espellere un sospiro di sollievo. Lo sterno nudo e pallido si muove sotto la presa del corpetto, sfilandosi dalle spalle lo spolverino in tartan per lasciarlo a ridosso di una di quelle sedie che adornano il tavolo, rivolgendosi al divano. < Entrare come tua fidanzata mi rovinerebbe la festa. Forse a te piace fare il cuckkotto, a me - molto meno. Finirei per avere tutti gli occhi addosso. Occhi che hanno il sapore di: Oh, poverina. Il tuo tipo è un bastardo. Si scopa la prima troia che passa. Oh, è penosa. Guardala. Cerca di divertirsi. O forse è una troia. O sta solo cercando di vendicarsi? > L'ipotizza, mentre il fruscio dello sfilar delle cosce diviene il protagonista indiscusso dell'ambiente. Abbandona il cellulare sul top della cucina, giusto mentre ci passa davanti - abortendo del tutto, o quasi - l'amata idea di rilassarsi sul divano. Gli occhietti si spengono dietro un sospiro straziato, zuccherino - andando alla disperata ricerca di un bicchiere d'acqua. Anzi, meglio del latte. Farebbe letteralmente come se lo spazio di Nobu fosse il suo, cercando il maledetto latte - e versandosi un bicchiere. Non ha particolari attenzioni per Poldo, soprattutto dopo che Nobu l'ha fatto incazzare. Lo chiama giusto per salutarlo con un piccolo schiocco della lingua contro gli incisivi. Arrivasse, si limiterebbe a grattagli la testolina con le unghiette, sporcandogli il naso con un po' di latte rapito con il polpastrello sul bordo del bicchiere. < No, grazie. > Un sorso fugace dal bicchiere, lasciandolo poi sulla prima superficie disponibile, così. < No? > Incalza a riguardo del choco, incastrando quelle pepite al centro della schiena dell'altro. Un passo dopo l'altro, gli stessi passi che gli anfibi non aiutano a nascondere - cercherebbe d'arpionare l'elastico che tiene l'undercut in perfetta vista - sfilandoglielo. Come un gatto dispettoso. < Effettivamente, sei proprio una mozzarellina. Non sei per nulla un cioccolatino. > Lo prende in giro, sempre fosse riuscita a rubargli l'elastico, sgattaiolando via - a morire, lanciandosi letteralmente sul divano a pancia in giù. Una guancia schiacciata contro il cuscinone, gli occhietti che lo cercano. Ora un po' più disordinato di prima. E lei un po' più in pace, si gode la scena come Botticelli con la sua venere. < Sei sicuro di voler andare alla festa? > S'impigrisce, guardandolo scegliere tra le grucce - indicando ad occhi socchiusi una delle camice grigie. < Quella, provala. > La sente ravanare in giro per quel monolocale che l'unica cosa fuori posto che ha è appunto il piatto della sua cena, le posate e il bicchiere che ha utilizzato lui, inoltre qualche granello di lettiera che il gatto si porta in giro dopo che ha finito di fare i propri bisogno e di scavare alla ricerca di un giacimento inesistente di petrolio nella vasca di plastica che contiene la lettiera appunto, una routine alla quale non presta più neanche troppa attenzione. < O magari ti trovi anche te quelli che vogliono appunto farsi una ragazza che si è appena messa sul mercato. Sai quanti sarebbero pronti a consolarti? Poi che ti frega dico io, era solo un modo per movimentare il tutto più facilmente invece che affidarmi a essere fatto e sbronzo anche se... penso sia la via più realistica. > Dannazione, a furia di andarci giù pesante la sua tolleranta sta crescendo e, proprio in un rapporto inversamente proporzionale, al salire della sua tolleranza, le sue finanze crollano vertiginosamente per raggiungere sempre lo stesso punto. Sbuffa pure a quel pensiero per poi afferrare la camicia che gli ha indicato, una grigio chiaro. La sfila dalla gruccia per poi infilare entrambe e maniche e chiudere i gemelli. Gli sta che è un guanto, mettendo in mostra le curve ad allargarsi dei dorsali dopo quella vita che si stringe con due fossette di venere nella zona lombare della schiena ben in vista. Si volta per farsi vedere. < Sei te che mi hai detto di andarci, cos'è successo, cambiato idea? > le chiede perplesso, mentre aspetta appunto un verdetto. Si volta a guardarla, incrociando le braccia al petto mentre quei capelli sciolti neri ricadono sul viso, coprendone un pò i tratti spigolosi . < Sei pure agghindata da festa... guarda la come sei vestita. > Spalmata come burro sulla fetta biscottata, finisce per prestare parte della sua attenzione a qualcosa che potrebbe detenerla solamente in modo precario - come il codino che ha appena rubato a Nobu. Se lo appoggia sulla fronte rigirandoselo tra le dita come se fosse chissà cosa di prezioso - saltellando con lo sguardo da lui, al soffitto, a lui, al soffitto. Non pensare che questo gioco d'attenzioni rendi inesistente quella verso il suo vestirsi della camicia. Ed effettivamente gli sta bene - anche con i capelli sciolti e sistemati di lato. Anche con il gilet - che sia antracite o nero - starebbe da dio. I fianchetti sembrano assestare quella peschina, da un lato - e dall'altro - fino a ribaltarla una volta e per tutte con la schiena contro il divano. Ci sprofonda totalmente, accoccolata. Il corpetto che le stringe il petto riesce addirittura a ricreare delle curvette dolciastre, così delicate da fare male - sapendo quale tipo di soggetto le stia effettivamente vestendo. < Mi interessa di più che uno mi guardi e pensi: Oh, questa bambolina voglio sentirla spezzarsi tra le mie mani. Rompersi in mille pezzi. Gemere. Ansimare. Supplicarmi di fermarmi. > La verve con cui lo dice sembra darle la fiammella di cui avrebbe bisogno per alimentarsi, quella passione - quel briciolo di sangue caldo che alla salamandra, oh - farebbe solo che bene per non morire assiderata. Il punto è che quel fuoco le appartiene, ma rivolto totalmente verso la faccia dell'auto-distruzione. Una risata sbuffata le muove il petto, lasciandosi l'elastico sulla fronte mentre tira fuori da una delle tasche sul sedere un pacchetto morbido di sigaretta, direzionato alla bocca. Non la accende, non ancora - finisce di guardarlo. < Mhn, no. Toglila. Prova quella nera. > E la mano è il prolungamento dell'occhio e delle labbra, indicandola prima con il mento e poi con l'indice della mancina - cercando anche l'accendino incastrato tra quei piccoli promontori che nasconde nel petto. Due coppette di champagne. <Si può fumare in casa tua, Choco?> ... < Ah e mentre ti togli la camicia, prova a ballare. > *plick* Un occhiolino servito sul piatto d'argento, ridendosela piano per non svegliare il palazzo intero. Ci rimane di sasso nel sentire che cosa dice e sopratutto come lo dice, in quell'atteggiamento passivo aggressivo della predatrice che gode nel sentirsi cacciata quasi, lasciando che le prede arrivino da lei, eppure... dov'è il divertimento in tutto questo? Fingersi debole per farsi desiderare solo per mostrare in un secondo momento, quando la preda non se lo aspetta, le zanne affilate pronte ad affondare il colpo fatale nel collo con proproi queste che strappano la giugolare per porre la parola fine alla vita del mal capitato. Eppure da un certo punto di vista ce lo vede, se non altro perchè è una sua collega dei cacciatori di taglie e fare i mastini è qualcosa che gli insegnano a fare proprio, intrinseco nel mestiere e pian piano, nella psiche di ogni cacciatore. Si leva comunque quella camicia , mostrando ancora una volta quella schiena in tutte le sue curve e pieghe dettate dalle fibre muscolari. < considerando che la finestra è aperta, fa pure. > proprio quella finestra accanto a lei, alla sua sinistra, tra la posizione dei due, dato che in quel muro nell'angolo mancino ci stava l'armadio, in mezzo la finestra con il calorifero e la lettiera sotto mentre nell'angolo destro il divano dove era spalmata. Peccato che a quella battuta si interrompe e si gira, con ancora la camicia sbottonata e si avvia proprio verso Nene. La mano sinistra va ad appoggiarsi al poggiabraccio più lontano per sorreggersi, mentre la destra cerca proprio quel choker che le piace portare addosso. < Hai finito? Oppure vuoi fumare quella sigaretta mentre uso questa camicia per legarti a modi shibari? > una minaccia che non è troppo velata ma che è anche un offerta alla ragazza che ora è distante praticamente dieci centimetri dal viso del coetaneo, con i capelli corvini che cadono liberi come a formare la tenda di un palcoscenico attorno ai due. Tutto molto bello, edgy e anche provocante se non fosse che quel silenzio viene spezzato da un sonoro {"MAAAAAAAAOWWW! PRUUU PRUUU"} con tanto di fusa mentre Poldo si comincia a strusciare contro la gamba sinistra si Nene sul divano. Ricordate quei pensieri formulati poco prima? Il desiderio d'ella di veder un uomo esser predatore, per poi finir per esser lui stesso la preda? Vi immaginate un lupo incastrato sotto un coniglietto? Ci deve esser qualcosa di malato e perverso in questa visione ma del resto, cosa ci si aspetta da chi il suono più dolce l'ha sentito in guerra? E poi sarà vera questa pace? A dire il vero, indovinate a chi non fotte relativamente niente? Pace, guerra - ha vissuto gli anni migliori sommersa fino al mento nella merda, ed almeno a quel tempo le sembrava di avere qualcosa di molto più simile ad una famiglia. Comunque più simile di quello che ha adesso. Un mucchietto di macerie abbandonate da quello che pensava essere suo padre. Il filtro tra le labbra par esser asfissiato dalla morsa di quelle ciliegie lucide - ricerca il barlume di una fiammella danzante che le ricrea sopra al viso un nodo di fumo che la occulta - ne occulta lo sguardo pensieroso. E quel drago? Osserva il disegno, o meglio, ridesta nella propria mente la visione dello stesso, appioppandola alla schiena dell'innestato Hyuga, torturandosi il labbro proprio mentre è lui a sfilare sotto l'ombra della scure. E da quel tagliolino d'occhi, dalle ciglia nere che le fanno ombra su un mare incredibilmente limpido - si risolleva di qualche centimetro dal divano divenendo il gioco d'attenzioni di Nobu. Come potrebbe non aleggiarle addosso quella risata trattenuta prima. Un paio di labbra appena rigonfie. Un cuoricino di zucchero puro che si dipinge mano a mano, di ciò che un cacciatore di taglie può essere. Dentro e fuori dal lavoro. Una proposta allettante ma Nene sembra dare le zampate a Nobu, come se fosse un giocattolo da spostare di quì e di lì. Finchè non si sveglia. < Mi faresti male? > E quel chocker di velluto, dal tipico anellino argentato in mezzo - l'anima come un adorabile e minuta marionetta nelle mani del suo proprietario. Lo provoca. O forse lo fa' per farlo incazzare e litigare. E' il suo passatempo preferito. < Forse staresti meglio tu, legato. Ti ci vedo. > E quella distanza, quel pugno ridotto di centimetri. Anela a ridurlo ulteriormente abbassando la sigaretta e soffiando verso le sua labbra l'aroma del tabacco. Un soffio denso, palpabile - lo stesso soffio e la porterebbe a sfiorargli le labbra con le proprie. In tensione. E distrugge o alimenta le fiamme, sfilando il nasino a strusciarsi piano contro il suo viso - esattamente come fa' Poldo sulla sua gamba. < Meow, choco ~ ♥ > Gli fa' le fusa, come una dannata, tentando di sfilar la linguetta dall'incavo per dargli fastidio. Sfiorarlo. E la man libera scivolerebbe proprio a cercare il gatto, il nostro amato Poldo salvatore dei giovani corrotti dall'impurità - prendendolo dalla collottola e portandoselo al petto, rivolgendogli delle zuccherine attenzioni. < Il gatto ha fame. > Oh Nene, si vede che con quella carnagione così bianca il sole e il fuoco non ti hanno ancora scottata, perchè si sa che a giocarci troppo è questa la fine che si fa. Nobu non è il classico shota imbarazzato davanti a certe tematiche, anzi, è letteralmente il peggior ragazzo di Kagegakure, indulgendo in tutti i vizi carnali possibili, essendo praticamente l’avatar di diversi dei sette peccati capitali come l’accidia, l’ira la superbia e soprattutto la lussuria. Lui con quella carnagione così lontano dall’immaginario comune del serafico, dal bianco di purezza, corrotto fino ad avere pure la pelle di un colore diverso da tutti gli altri con solo quegli occhi di ghiaccio chiari, occhi neanche suo teoricamente, l’unica stonatura del suo essere così diverso e perfetto nelle sue sfumature uniche che in poche persone sanno davvero apprezzare appieno. Sarà una di queste Nene? Che alimenti la sua fame con quei dettagli tutti da conoscere ed esplorare? Come al significato di quel drago sulla schiena che si porta dietro e alla quale stava pensando. < Ti farei molto male. Cosa cambia dal letto a la fuori quando cacciamo qualche ricercato? > Le chiede, lasciandosi provocare con quelle labbra che sfiorano le proprie così come quella lingua che afferra tra le proprie labbra e i propri denti, tirandola appena se non l’avesse retratta in tempo. La lascerebbe comunque andare poco dopo nel caso l’avesse afferrata. < Nulla. Così come sono brutale e selvaggio lì fuori lo sono anche a letto. > Qualcuno ha detto appunto che non bisognava avere nessuna pietà nel letto ed è proprio così per Nobu. < Chissà, di sicuro non sono avvezzo a una donna forte che sa ciò che vuole. La caccia è pur sempre meglio se non è facile, no? > l’emozione, la suspense e l’ansia che crescono mentre seguono le tracce di un fuggitivo, con solo un dossier per le informazioni e nient’altro, l’adrenalina del combattimento e del rischiare la vita… ci poteva essere lavoro migliore? A quel fare da gattina lancia via la camicia sul tavolo dietro di lei, così come afferra con entrambe le mani Poldo, facendolo volare con un silenzioso ma ben chiaro ‘non rompere i coglioni’. < Sfamiamola allora. > Cosa stai combinando? Alla fine pensi talmente poco, che riesci a rovinare anche quello che non hai minimamente toccato. È stato bello giocare con l'immagine del predatore e la preda, del lupo ed il coniglietto. È stato bello anche vestire la nostra anima sudicia con gli orpelli dei vizi, danzarci dentro - emanando un profumo che non ci appartiene. La verità è che Nene è brava solamente a distruggere quello che tocca, come un caterpillar. È brava a fare le cose male e gode, impura, di tutto ciò che ne sembra venire fuori ogni volta. Il suo esser indelicata. Sbroccata. Un pugno alla bocca dello stomaco. Le labbra di Nobu hanno il sapore della novità; il brivido che ti attraversa lo stomaco lasciandoti danzante sulla linea del fuoco di cui abbiamo tanto parlato fino ad adesso. Le gote pallide sembrano prendere vita in un rossore delicato, mentre si lascia spogliare del gatto e di ogni maledetta protezione. Il suo petto. La camicia è solo un vago ricordo gettato di lato, consumato nel giro di mezzo secondo come la malsana idea di andare ad una festa. Proprio oggi che è di cattivo umore. Oh magari, magari fosse solo una vittima dei vizi. Magari fosse solo un fiume tra i peccati che scorrono sotto i nostri piedi, e tutti attorno. La sigaretta si consuma sfrigolando contro le sue labbra. Ed il rossore sembra illuminarle il viso diafano ad intermittenza imprecisa. Insegue il fiato. Si perde nella sua pelle, nei pensieri che - contrastanti, la spingono, e la tirano indietro. Stringe le labbra lasciando uscire un fiato taurino, con il viso ancora arrossato dal pulsare celere del sangue alla volta del petto, e molto meno del cervello. < Non te la meriti una grana come me, Nobu. > Abbiamo dimenticato di essere amici? No, a sto giro Nobu non c'entra niente. È da dire. È lei. Lei che fa' cazzate e poi si pente tornando sui suoi passi per evitare di fare la cazzata ultima. Quella decisiva. < E poi tu sei un cazzone, e io sono gelosa. Che amica potrei essere così, mh? > Quel tipo di grana da ragazza che impazzisce e fa' fuori qualcuno per gelosia, avete presente? No? Meglio. Chiude gli occhietti, tenterebbe di posate la mancina contro gli zigomi dell'altro, coccolandogli la pelle di caramello. Il pollice tenderebbe di disegnare la gota con il polpastrello, discendendo come acqua tiepida verso le labbra. Le stesse labbra che cercherebbe di salutare ancora una volta, con uno di quegli schiocchi timidi. Umidi. Un semplice accostarsi delle labbra alle sue, che se riesce, morirebbe lì. Così. Luciferina. Alzerebbe le natiche dal divano di pura controvoglia, guardando per qualche istante fuori dalla finestra la notte ingollare la vita - farla divenire la propria piccola schiava. < È meglio che io vada, se voglio arrivare alle taglie prima della /stronza/. Ci sentiamo domani, mh?> ... <Buonanotte...> La ascolta e scoppia a ridere per tutte le complicanze che sta tirando in ballo Nene, problematiche che lui non si è posto neanche nelle più remote simulazioni o quando è successo a conti fatti che qualcuna con la quale si era divertito per qualche sera si era invaghita di lui. Non erano problemi suoi, le aspettative e i trip mentali che gli altri si fanno di lui non lo riguardano, così come le aspettative, spesso tradite. È una persona semplice Nobu, alla mano: gli interessa il concreto e subito, quello che un possibile futuro può o non può riservargli, beh è il problema del lui di quel futuro, non del lui di adesso. < Addirittura non mi merito una grana come te? Saresti ancora più cutie da gelosa. > le risponde ancora in fare provocatorio per poi lasciarla andare, facendo spalline. Si prende quel bacio, non scappando da quelle labbra e anzi, le va proprio incontro a tutti gli effetti spingendo le proprie contro quei cuscinetti morbidi altrui. Nel frattempo che si alza Nobu si slaccia tranquillamente i pantaloni, quei jeans neri strappati, calandoli e ripiegandoli, rimanendo in intimo: un paio di boxer neri con la banda elastica bianca, letteralmente il suo pigiama. <Sicura di non voler rimanere? Possiamo andarci domani insieme e formare un team se vuoi. Ti assicuro che grazie alla mia abilità di ricognizione sono molto richiesto. > un offerta di collaborazione sostanzialmente e quale modo migliore di suggellare quel patto, quella partnership se non condividere da subito qualcosa? < Il letto è grande per entrambi te l’assicuro e le lenzuola sono pure pulite. > si diverte a provocarla, letteralmente cacciando Nene in questo momento con la punta sinistra delle labbra che si inarca in un sorriso. Qualunque sia la sua decisione la lascia comunque , che sia andarsene o prendere qualcosa come pigiama dall’armadio e unirsi a Nobu a letto, salendo quelle scalinate per il letto sovra palcato, di sicuro il gatto si unirà comunque a loro volendo o nolendo. [End]
Giocata del 10/02/2021 dalle 12:35 alle 13:16 nella chat "Quartiere Notturno"
Lo osserva spogliarsi, come farebbe un critico davanti all'ultimo spettacolo uscito a teatro, trattenendo a stento una sfacciata collisione di mani repentina comunemente chiamata applauso. Un paio di falcate vogliono suggellare la distanza intrapresa da Nobu - le sue labbra - le sue mani, scostandola di giusto qualche metro alla volta di quel tavolo in legno di cui ci siamo dimenticati da troppo tempo. Lo stesso bicchiere di latte che aveva rubato poco prima è ancora lì ad aspettarla, posato delicatamente al centro imperfetto del tavolo quadrato. Chiuso tra le falangi lo solleva accostandolo pensierosamente alle labbra; Forse si scopre mettere in dubbio la pesantezza delle proprie parole. O forse si rifà ad esse mettendo in dubbio tutta questa leggerezza che Nobu sembra mostrare nei confronti di qualsiasi cosa lo circondi. Non fa' di lui uno scemo. Non lo farebbe mai. Non lo penserebbe neanche lontanamente. Eppure lo sguardo bieco che gli riserva sembra voler dire: Non hai idea di che cazzo tu stia dicendo. E mentre si muove appare come il matrimonio sconclusionato tra chaos e smarrimento, l'irrazionale ricerca di qualcosa che non conosce. O che forse non vuole davvero. La smodata necessità di provare a se stessa e tutti gli altri che è viva e al tempo stesso, vita allo stato puro. Adrenalina. La banale frase /ride or die/ - che oramai fa' tanto ridere leggere. La sigaretta riposta velocemente tra le labbra in una pausa troppo più lunga del solito sembra friggere senza pietà alcuna, infiammandole i tratti gelidi. < Va bene allora. > Conclusiva mentre sfiata come un drago asiatico dalle narici, mentre abbassa il mento affilato ad osservar l'ultimo panno lasciar la pelle caramello. Come se a conti sia non fosse ben chiara la visione d'ella nei suoi confronti. Un uomo, o un oggetto? Un amico, o un passatempo? La sigaretta incastrata nelle falangette della destra si punta, accusatoria, alla volta dello Hyuga - facendo da patibolo a qualche frase che tarda ad uscire con una coltre di fumo alla cannella. < Non dormiremo assieme. Dormirò sul divano perché sono stanca. > ... < Mi dà fastidio dormire con qualcuno. Mi fa' sentire come se stessero violando il mio spazio personale. E sai... Cosa dicono gli studi sociali a riguardo? > Ha delle argomentazioni eh, non è una stronza di merda totalmente a caso. L'ultimo fiato le riempie la bocca di fumo, prima di fare esplodere la sigaretta al di là della finestra, probabilmente in testa a qualche passante ubriaco. Sistematica. Analitica. In tutto questo chaos ci sono regole inflessibili che non possiamo osar piegare. Una sorta di ecosistema in cui, incredibilmente, tutto par funzionare. E le dita libere sfilano la cintura - un cantare di catene che le colpisce i fianchetti. Un ondulare magnetico che la riporta vicino al divano dove abbandona la cinta - e non solo. Le falangi arpionano quel corpetto elasticizzato dal bordo inferiore: Le braccia i crociate lo trascinano rapidamente verso l'alto mostrandogli la schiena minuta, ma non fragile come potrebbe sembrare. Fasci muscolari si ridisegnano timidi ma tesi, costantemente. I lombi appena più gonfi e tonici non toccano nemmeno l'esser una culturista, ma si fanno vanto delle fossette di venere che danzano nude alla volta del divano. È assurdo come non ci sia niente di sporco. Non c'è niente di scandaloso - e forse - complice ne è una donna che sa' vestir abilmente la propria pelle rendendola niente più che questo. Pelle. < Dicono che una volta invasa la zona di confort o è sesso, o è botte. E almeno che tu non voglia vedere volare schiaffi prima di riposare, è meglio dormire separati. > Dato che abbiamo già appurato che non si complicheranno la vita con una scappatella. Ed a petto nudo, volge solo il mento a sporgere l'orecchio su di lui - accalappiando l'informazione come se fosse dell'oro in una miniera di merda. < Ricognitore? > Alla fine non ha idea di quale innesto abbia scelto Nobu allo sviluppo delle sue arti ninja - non è nemmeno scontato che l'abbia fatto dal punto che lei per prima, non ha ancora scelto niente. Dovrebbe sviluppare lo sharingan, lo sta aspettando, ma non s'è ancora vista traccia di una sola tomoe. Ne di fiumi di sangue negli occhi. Lo guarda con la coda dell'occhio, con quell'azzurro tanto puerile da disarmare. E la pelle è solo una veste bianca per ossa come demoni sotto l'epidermide. La sfumatura delle clavicole, delle costole ogni qualvolta che il respiro si fa' più intenso. Delle scapole ridisegnate nelle fasce muscolari che solo adesso si aprono un po' di più mostrando un codice impilato: KK21DU. Come se fosse un codice articolo. < Facciamo team, allora. Ma io ho sei mesi di bollette indietro da pagare, piglio il sessanta. > Ao, veniamoci incontro (...). E dato che ogni accordo è stato stipulato, si spegnerebbe totalmente contro il divano, addormentandosi supina vicino a Poldo che senza ombra di dubbio, le farà le fusa. [End]