Yume
Free
Giocata dal 08/02/2021 20:36 al 09/02/2021 00:51 nella chat "Piazza Centrale [Ame]"
[Davanti la statua del dio Pain] Nulla, ecco cos'ha trovato. Il nulla più totale, nessuna traccia, nessun nome, nessun indizio che possa aiutarla davvero. Non ha trovato che delle strade sbarrate e come potrebbe esser diversamente? Non può in effetti intrufolarsi senza forze all'interno di clan che non le appartengono. Ma cosa le appartiene davvero? C'è qualcosa che le è rimasto? Pensieri che l'hanno portata li infine, al centro della sua Amegakure. Al centro di colei che ha amato, ma anche lei talmente diversa da donarle la nausea. L'aria di festa continua, imperterrita senza fermarsi, sebbene ad Ame l'eleganza ne abbia sempre fatto da padrone. Nota le vesti antiche, quei kimoni pesanti per il freddo che sono atti a coprir damigelle e fanciulli. Le proprie di vesti sono logore, sporche dal tempo e dalla terra sebbene le nuvole rosse non sembrino presenti, nascoste semplicemente voltando la cappa nera e donandole solo un colore uniforme. La nota di rosso è accesa solo per la folta chioma, più lunga e spessa degli anni precedenti, e li fissa solo il viso del dio Pain. Pain, dolore, coloro che comprendono forse meglio ciò che prova nel profondo. Mentre tutto intorno continua, la vita, le risate, la gioia di poter stare in quella "casa", ella si sente solo spaesata, sebbene meno di quanto non sia successo ad Oto. Che debba solo abituarvisi? Che debba solo imparare a rimanere finalmente ferma in una città non vera? In una estrema catatonia che la sta solo salvando dall'impazzire completamente - quella alla quale si regge con il viso alto ma le iridi spente e lontane. Le mani nelle tasche, con quel ciondolo donatole e con quella pergamena che non ha osato ancora aprire. Sa di chi è ma la rifiuta adesso, rifiuta il passato che dovrà affrontare, con la quale dovrà fare i conti prima o poi. Ma non ancora, non è giunto il momento. Tace mentre il mondo è andato avanti, continua ad andare avanti e rimane relegata ad un passato ormai morto più e più volte, ma la forza per andare avanti ancora non vi è, solo il nulla. Le luci intorno che brillano, si muovono, il vociare, tutto è ovattato ignorando anche qualche occhiata e qualche lieve spintone involontario. Non vi è nulla, solo il vuoto. [Davanti statua] Dieci anni. Dieci anni sono passati da quando il bianco non ha più rivisto Sango. Sta camminando per le vie del centro del nuovo villaggio di Ame, il suo villaggio. Il Seiun si muove lentamente, con le mani nascoste nelle maniche opposte di quel kimono nero con striature bianco lungo i bordi, elegante nelle movenze, l’ormai uomo deambulerebbe verso quella piazza che le è tanto cara. Accanto a lui, attaccata con le dita al braccio del bianco vi è Motoko, la figlia adottiva di Shiroyuki. Lei, timida e riservata come era da piccola cammina veloce accanto al patrigno con quel bel kimono rosa con fiori neri che le donano un’aria così femminile e delicata sebbene sia stata una bambina cannibale. Sulle mani si possono notare i segni che furono di quella crocifissione. Gli occhi di Shiro sono chiusi, celeste cielo nascosto dietro alle palpebre. <Allora Motoko…cosa abbia appreso oggi?> la voce è calda seppur austera, fredda nei modi, neve che diventa ghiaccio in quel corpo cresciuto e sopravvissuto a quel mondo così tremendo, a quel mondo così pieno di dolore, di perdite, di finti dei. “C-he a t-tavola si parla solo c-on le p-persone accanto a t-te” balbetterebbe lei quasi in un sussurro. L’uomo annuirebbe lentamente prima di voltare la testa verso di lei facendo un lieve sorriso < Brava. L’etichetta prima di t-> e si ferma però quando nota quella capigliatura rossa. Il Cuore si ferma e gli occhi si spalancano mentre è fermo lì osservando la figura di Sango. Deglutisce sonoramente prima di mordersi la guancia interna come se fosse un tic “P-padre?” direbbe la ragazza verso di lui. Un cenno con la mano per azzittirla in modo delicato mentre proverebbe ad avvicinarsi a quella figura davanti alla statua del Dio Pain. <…mi scusi.> direbbe lui quasi titubante. Quel rosso fuoco, fuoco che l’ha sempre sciolto, le ricordava tanto Sango. Forse per istinto, forse per speranza, forse per mera illusione, l’uomo si è avvicinato alla donna con quella capigliatura e quei vestiti logori. Non saprebbe raccontare o descrivere perché l’abbia fatto ma, ormai, è lì attendendo una risposta da parte della donna. Il tempo scorre, lento o veloce poco importa, ipnotizzata dagli occhi di quel dio che tanto le ricordano un altro uomo, dalle sembianze ben diverse eppure dalla stessa essenza. Nemmeno lui s'è salvato, l'ultimo ricordo è stato percepire il suo potere , poi il nulla totale. I ricordi che si frammentano, si spezzano in una trance che la porta indietro lasciando solo quel corpo mortale a viver e respirare quella vita. Uno shock tale da annichilirla totalmente, la mente che cerca di proteggerla estraniandola da tutto. Il respiro caldo fuoriesce ritmicamente, la voce di qualcuno arriva alle orecchie ovattate, qualcosa di vicina a lui , troppo vicino. Un solletico scende lungo il collo, una sensazione orribile di chi sa d'esser fissato , uno sguardo da maniaco? Oh no, uno sguardo da nemico. Il corpo che reagisce prima della mente, le sue memorie son ben lontane si, ma non perdute. Indietreggia immediatamente e si volta verso l'uomo , lo sguardo che lentamente torna alla realtà < prego? > un sussurro scomposto, presa in contropiede, e li potrà osservarlo davvero. Un uomo dai lunghissimi capelli bianchi come la neve, delicati che scendon sulle spalle di quel kimono riccamente decorato che lo avvolge in un corpo non giovane, maturo. Decisamente potrà dargli più di trent'anni a giudicare dalla linea della mascella dritta e forte, di colui che non è più un ragazzo. Stringe gli occhi lievemente, quella ruga che si pone al centro della fronte , in una sensazione ambigua di malessere che le porta la nausea. Lo sguardo che cade anche su quella ragazza, decisamente più giovane ma perfettamente compatibile con l'altro , sono i due opposti, una coppia che si completa come due pezzi di un puzzle. Bianco e nero, azzurro e rosso, opposti che si bilanciano bene. Lo sguardo che cade anche sulle vesti altrui, un kimono delicato e molto bello, e la mano stretta al braccio dell'uomo. Stanno insieme. < scusate, spero di non essermi mossa nel frattempo > che sia stata lei ad esser finita verso di loro? Può darsi, e li un breve cenno viene fatto mentre la sensazione permane li, nello stomaco, a intrecciarle le budella senza comprenderne le motivazioni. Un breve inchino per muoversi, scivolare via da quella sorta di imbarazzo per tornare alla statua, ma più vicina per evitar tocchi ad altra gente. Le mani che si stringono nelle tasche, nascoste, ma ha perso il contatto con i suoi sogni per viver di nuovo quella realtà. [Pressi Statua] Lei si volta ed il cuore si ferma definitivamente. La mano che si era mossa verso di lei, tremante, tornerebbe verso il corpo, morente accanto al fianco. Deglutisce sonoramente prima di sentire quella voce. Fa un respiro profondo, poi un altro, poi un altro ancora. Sango potrebbe tranquillamente sentire Mototo dire “Padre?” mentre lui non fa altro che far tremare le spalle < incredibile..> direbbe poi in un sussurro ringhiato < sei, incredibile.> un cenno di diniego con la testa prima di alzare il capo mostrando il ghiaccio che è diventato < dieci anni..> direbbe poi continuando < dieci strafottutissimi anni in cui sei scomparsa.> è sicuro ora, come se qualcosa la spingesse verso di lei, come se il corpo stesso sapesse cose che la mente ignora < e l’unica cosa che riesci a dire è Scusate?> direbbe solamente mentre lei si mette le mani in tasca. < Motoko vai a casa.> “Ma…” < Ho detto vai!> ringhierebbe anche alla figliastra che subito correrebbe via attraverso la folla. Gli occhi del cielo tornerebbero verso Sango in modo fisso, come se volesse trafiggerla solamente con lo sguardo < Sango, guardami!> la chiamerebbe ora. Se non fosse lei, se fosse solamente una somigliante a lei sarebbe sì un bel colpo. Il braccio destro si amplierebbe andando ad aprire la mano come ad ingrandire la sua presenza < Non hai niente altro da dire?> l’uomo, ormai trent’enne si trova lì, ma è come se fosse tornato ragazzo al cospetto della Ishiba, la donna per la quale ha dimenticato cosa vuol dire la compagnia femminile, la donna per la quale ha continuato a fare da tutore alla bambina, la donna che ha aspettato per tutto questo tempo. Sapete... Dieci anni or sono, s'è combattuta una tremenda battaglia. Una battaglia durante la quale i migliori Ninja mai esistiti si dice abbiano perso la vita. Sango, tuttavia, è la prova vivente che questo non è avvenuto, che la forza ferrea di quei Ninja ha valicato persino la battaglia divina per eccellenza. Sigillati per così tanto tempo, non sono riusciti a vivere appieno la vita che cresceva, maturava, andando avanti. Andando avanti anche senza di loro, senza coloro che fecero del mondo Ninja la storia. Storia che non viene neanche più narrata, il significato del loro essere svanito come etere nel vento: hanno dimenticato il passato in virtù del futuro, miei cari. E adesso, davanti ai vostri occhi, grossi grattacieli, abitazioni futuristiche delle quali neanche avreste potuto immaginare anni prima. L'evoluzione tecnologica è stata sconcertante. Sango però si sentirà a casa. Non propriamente adatta alla sua figura e al suo passato, ma è Ame. E' tornata a casa. Non è la stessa cosa, lo comprendo. Sarà lo stesso per Shiroyuki, vivendo parte di quella stessa storia e trovandosi ad aver poi vissuto un decennio di rivoluzione tecnologica? S'incontrano, poca distanza l'una dall'altro, il quale al suo fianco ha una fanciulla a sua volta. Regna sovrana quella delusione, quel desiderio d'incontrare qualcuno che s'è amato tanto follemente ma di cui s'è goduto per ben poco. Tutt'attorno, però, il villaggio è in festa. Si festeggia qualcuno che non c'è più, una guerra ch'è passata, una guerra ch'è stata vissuta a metà da alcuni, mentre da altri è stata la disfatta. Quella maggiore, quella che non immagineresti mai nella vita. Sono appesi festoni, striscioni che festeggiano Kagegakure ed i Daimyo che hanno permesso tutto ciò, garantendo sopravvivenza all'intera popolazione di sopravvissuti. Ci sono bambini che corrono di qui e di là, trascinando ignari genitori, vestiti di kimono sgargianti e colorati. Foto. Flash di macchinette fotografiche e cellulari che riprendono tutto ciò che li circonda. La frenesia più totale attorno a Shiroyuki e Sango che s'osservano, memorie d'un amore passato. Le luci brillano, illuminano il bel viso della "ritornata", mostrandone i lineamenti immutati nel tempo trascorso. La gente sfreccia attorno a loro, non si cura molto di chi siano e del perché stiano fermi in quella piazza. E' gremita di gente, inutile sperare che si dissolvano in un niente e li lascino da soli. Per un istante, per un solo fottuto istante... ci sarete solo voi. L'aria della festa dimentica di fronte ad uno Shiroyuki adulto, maturato, e lei. Byakko. Ma la festa deve continuare... Impossibile fermarla! Una trombetta vi suona vicino, la gente ride attorno a voi, sbeffeggiando il vostro passato, lasciando che svanisca e che di voi non resti che un ricordo... forse, neanche l'ombra di esso. [ Ambient - Continuate, in caso rientrerò col fato ♥ ]
A quel primo dire il senso di disagio si acuisce, diviene pressante specialmente nelle proprie condizioni fisiche e psichiche , e il proprio scivolar via, provar ad andarsene è lecito, seppur in molti non comprenderanno < non so di cosa sta parlando > incredibile per cosa? Per cosa potrebbe esserlo? Per la bellezza? No, in quelle condizioni sembra più una poveraccia che un Ishiba, nulla di tutto questo può esser legato a lei in quel modo, e poi ha una compagna, che vada ad infastidir qualcun'altra insomma o che si tenga lei. Stizzita forse , ma una stizza che scivola via velocemente. Il viso che diviene cereo, bianco, l'espressione di una statua angosciata o spaventata , terrore puro che si instilla nelle ossa . Lui sa, dieci anni che son passati, dimenticandosi perfino che quella ragazza lo abbia chiamato padre < c-coma fai a saperlo > sussurra a bassa voce dentro quella loro piccola bolla privata, non sente nemmeno più i rumori ne quella stupida trombetta vicina . Sobbalza a quel suo dire, al suo chiamare quella ragazza Motoko, un nome che conosce bene, un nome che sboccia dal passato di una bambina che forse s'è salvata, è cresciuta, ha vissuto quei dieci anni mutando e crescendo eppur lei rimane sempre la stessa donna, niente di lei è cambiato d'aspetto, tutto però s'è rotto dentro. < sai il mio nome > lo sa, eccome, eppure ecco che giunge lentamente la consapevolezza di ciò che accade, di ciò che sia lui, chi sia lui! Le mani che tremano, si blocca senza scostarsi più, trema il corpo intero senza che possa far altro se non prendere quel colpo e rimanere in quella trance. Che sia un sogno? Che sia un mutamento della psiche che l'ha portata ad avere quel contatto con dei ricordi? Ma lui è cresciuto, decisamente diverso rispetto a ciò che era un tempo, non è più quel ragazzino spaventato dal padre e per la madre, è un uomo < Shiro? > per quanto sia felice, per quanto la speranza ritorni a pompare nel cuore stesso, la paura è immensa. Non è lo Shiro che rimembra, è uno Shiro nuovo, diverso, maturo, uno Shiro che forse non ha più nulla a che fare col passato. Una possibilità che la dilania in due, tra il desiderio di correre da lui o lontano da li, tornare in quella terra e morire davvero. Deglutisce, la saliva che fatica ad inumidirle la bocca < sei davvero tu? > dieci anni son trascorsi, troppi anni senza l'altro e uno di loro ha avuto modo di vivere. [Pressi Statua] Inarca un sopracciglio. Quella bolla di privacy che si è creata tra di loro. La festa continua, la gente salta, ride, si diverte, vorrebbe farli sparire tutti. La trombetta poi, quella si che è un tocco di classe. Proverebbe a voltarsi verso il tizio andando a mostrare i denti < se non ti levi ti do una botta che la trombetta diventerebbe parte di te.> sibila prima di tornare verso la donna. Rimane interdetto da quella sua confusione < Certo che so il tuo nome> direbbe lui come se fosse ovvio. Fa un respiro profondo andando a chinare la testa di lato. Un mezzo sorriso mentre lei rimembra, chiama il suo nome, ed ecco che un brivido scivola dietro la schiena. Deglutisce sonoramente prima di annuire < Proprio io.> un sussurro cercando di fare un passo in avanti prima di guardarla < sono cresciuto.> direbbe poi. Vorrebbe stringerla a se, abbracciarla, ma non sarebbe consono in mezzo a tutto quel pubblico < ma tu sei rimasta uguale a dieci anni fa..> si umetta le labbra prima di andare a sistemarsi il kimono prima di muovere una ciocca di capelli bianchi dietro la schiena < dove sei stata? Che fine avevi fatto?> chiede il ragazzo prima di guardare i vestiti logori della donna prima di fare un cenno di diniego con la testa prima di andare a fare un respiro profondo. Il cuore ricomincia a battere forte come se prima avesse deciso di scappare via da quella situazione < Stai bene?> psicologicamente si intende visto che sta in piedi e sembra pienamente in forze. Ecco che farebbe un cenno con la testa andando a guardare la statua del Dio Pain prima di tornare da lei< ho sperato di poterti rivedere, davvero.> un altro sussurro il suo prima di rimanere in silenzio con quella gente che continua a sfrecciare in modo divertito e folle intorno a loro. Come se fossero invasati. Lui invece festeggia in silenzio, festeggia a suo modo, da uomo chiuso, perso nei meandri della storia. Loro due fanno parte di essa, sebbene Sango sia più riconoscibile che quell’anonimo di Shiro, ora solamente l’ombra di un ninja quale era sebbene abbia continuato ad allenarsi e cercare di sopravvivere in un mondo fatto di chimere e falsi dei. Ciò che accade è forse uno delle piccole cose che donano speranza , quella vera, riaccendono le braci quasi spente di un vecchio amore, di una vecchia vita che non riesce a lasciar andare e alla quale si trattiene con forza. Osserva quel suo cambiamento, quelle parole forzate verso un ignaro festeggiante di una festa che non conosce, non sa nulla se non il proprio nome e la propria storia. < sei davvero tu > un sussurro flebile lasciando che sia l'altro ad avanzare, non percepisce il corpo e la mente che sembra dover uscire da una nebbia fitta per rendersi davvero conto della cosa. Lei è rimasta identica a quell'ultimo momento, congelata per tutti quegli anni < si > si cosa? Una frase che non continua, che rimane a metà senza continuare perchè nemmeno lei sa cosa sia accaduto, come sia possibile esser rimasta la stessa mentre un mondo è andato avanti . I pensieri si confondono tra loro, si rincorrono ingarbugliandosi frettolosi < non lo so > la verità in quegli occhi sbarrati e quell'espressione ferita , quell'essere priva di tutto, di forse fisiche e quelle mentali che si rompono pezzo dopo pezzo . Scuote la testa a quella domanda, incapace di rispondere davvero, di poterne parlare. Non sta bene, per nulla e lo comprende come sia ad un passo dal fondo stesso, dal gettarsi in una fossa immensa e profonda per non uscirvene più. Il corpo trema , la destra che sale al proprio viso per asciugar una lieve lacrima, per poi provar ad avvicinarsi davvero all'altro, con le mani a legarsi a quella sua veste per stringerla con forza e tirarla verso il basso, vi si sta reggendo < non so cosa sia successo > geme quelle parole chinando il capo, lo stesso che andrà a poggiarsi sul petto altrui chiudendo gli occhi per un momento, per un minuto o per un ora . Se concesso rimarrebbe in quella posizione < non va bene non va bene non va bene > sussurri che si ripetono in un loop infinito e senza senso, con il capo che porta la negazione a spostarsi a destra e sinistra, i pugni che stringono ancora più forte quella veste < no no non posso aver perso dieci anni > dieci anni, una vita, un sogno distrutto.. il clan, ame, non ha nulla adesso. [Pressi Statua] Un cenno con la testa prima di fare un respiro profondo < si.> direbbe come per dare più certezze alla donna. La vede confusa, la vede persa in quel suo sguardo e quella lacrima che scende. Si umetta le labbra rimanendo in silenzio, attendendo, lasciandole lo spazio che ha bisogno. Lei si avvicina però. La lascia fare, le fa prendere il kimono e la vede avvicinarsi al suo petto. La sente esplodere in quella disperazione cresciuta in un secondo. La lascia fare in silenzio prima di provare a muovere una mano sulla sua testa, carezzandola lentamente. L’uomo ora proverebbe a fare un sibilo con le labbra mentre continuerebbe a carezzarle i capelli < shh…Va tutto bene ora.> direbbe poi con tono dolce, tenero, rassicurante. < Sei tornata, ora è questo che conta. > direbbe andando a muovere la mano sinistra per stringerla a se, per farle sentire il proprio calore, il proprio corpo, quell’odore di sandalo che sprigiona per via di quei Sali che usa. La lascerebbe sfogarsi per ora, ovviamente, provando quindi a continuare a carezzarla nel caso glielo avesse permesso prima di fare un piccolo respiro profondo, come ad infondere anche a lei la stessa calma che sta cercando di avere sebbene la mano trema, trema per l’emozione < non hai perso dieci anni.> direbbe solamente prima di socchiudere gli occhi < questa è la nuova Ame.> le direbbe infine prima di far sparire dalla sua mente le festività intorno a loro < è la tua nuova casa.> direbbe verso di lei prima di provare a scendere con le labbra sul suo capo donandole un leggero bacio < la nostra nuova casa.> Potrà aver perso tutta, ma almeno ha lui, che è rimasto sempre col pensiero verso di lei < hai letto la mia pergamena?> direbbe infine verso di lei andando a sorridere lentamente con quella voce calda ed avvolgente, almeno con lei insomma. "No", l'unica parola con un vero senso che può pronunciare, che desidera pronunciare. Il capo scuote perfino tra le sue parole, che giungono si ma ad una mente altrove, lontano da li , da tutto, pur di salvar quel che rimane . Uno scossone per liberarsi e liberarlo, le dita che lo lasciano andare scivolando sulla pregiata stoffa e tornare ai propri fianchi con gli occhi vitrei e il respiro più calmo come fosse sotto sedativo - sta perdendo il contatto con la realtà di nuovo e le emozioni si spengono come un interruttore perdendo quasi l'anima stessa < questa non è ame > un sibilo macchinoso < casa mia non esiste più > la propria patria dov'è finita? Non li, lontano, come la propria casa, distrutta da chissà quanto tempo e quanti anni. Tutto è stato portato via, la tomba di Ren è ancora la? Un pensiero le carezza la mente mentre indietreggia dall'altro, il respiro che si affanna, la testa che gira < c'è troppa gente > un ammasso a chi non è pronto a tornare li e vivere come gli altri. Chi ci riesce? Solo un rosso perduto nelle proprie droghe, ma lei uso non ne fa - ancora per lo meno < non respiro > la destra che si porta al petto, il corpo che si ritrova a camminare prima, e poi correre barcollando li verso il molo, verso quella staccionata che li separa dall'acqua, dietro tutti i negozi e la folla che rimangono un chiasso lontano e vacuo, la propria bolla la protegge adesso < n-no > non l'ha letta, non sa nemmeno cosa ci sia scritto e non sa nemmeno se vuole leggerla adesso. Serve tempo e forse nemmeno questo basterà, ma lentamente ristabilisce quella calma. Le mani secche e sporche di sangue che si pongono sul legno, lo stringono con forza reggendovisi . Se per l'altro il tremore sia l'emozione di vederla, il proprio è ben diverso. Pronta a crollare, pronta a cadere giù lasciandosi andare finalmente, abbandonandovisi a quella culla nera ove non provare nulla. Le emozioni che si scambiano tra loro con forza, troppe provate, troppe percepite, un no sense che la abita e che non la porta che a fare cose che non vorrebbe fare. Ma adesso, cosa ha senso? Qualcuno sa dirglielo? [Pressi Statua] Lei si stacca e le braccia dell’uomo rimangono per un attimo sospese come se aspettasse il suo ritorno ma lentamente vanno a scendere lungo le braccia. Si umetta le labbra prima di annuire capendo il suo punto di vista. China la testa di lato prima di mangiarsi le labbra < si. Hai ragione.> direbbe solamente prima di fare un respiro profondo. La segue con lo sguardo mentre si avvicina alla staccionata e la seguirebbe per non perderla di vista. Sente quella sua risposta negativa ed ecco che farebbe un cenno con la testa < La vecchia Ame, è stata distrutta Sango.> direbbe poi il ragazzo crudo nelle parole ma diretto, sincero < Qui c’è tutta la gente che è sopravvissuta in questi dieci anni, qui c’è tutto quello che è rimasto.> le spiegherebbe prima di socchiudere gli occhi < Ame non è forse la gente che ne fa parte? Non una montagna, o un villaggio.> direbbe prima di guardarla, allargando le braccia < guardati intorno, questi sono tutti discendenti e persone che hanno il cielo nel corpo, la pioggia nell’animo> direbbe poi il bianco verso di lei < Casa è dove hai lasciato il cuore…> direbbe solamente prima di abbassare il capo. < In tuo onore in casa vi è anche un altarino per onorare l’anima di Ren.> un attimo di silenzio < visto che non ho potuto portare via la lapide a causa di quei mostri> conclude prima di darle le spalle, osservando la gente divertita, la festa, i carri a forma di bijuu che scorrazzano, bambini che giocano < questa è la tua Ame. Guarda, non vi è più sangue, non vi è più morte, non vi è più niente che possa appesantire le tue spalle.> insomma, cerca di guardare il lato positivo di quell’anima ormai ferita < In dieci anni abbiamo combattuto, molti hanno perso la vita, ed è grazie a loro che noi possiamo festeggiare ora la pace.> direbbe prima di socchiudere gli occhi facendo un respiro profondo < Ma se ancora non pensi che sia a casa tua, se decidessi di andartene di nuovo> insomma prima di perderla nuovamente < almeno passa a casa a salutare Motoko.> un cenno di diniego con la testa prima di tirare su con il naso < Se invece vorrai rimanere, sappi…che casa nostra è sempre aperta.> concluderebbe prima di fare un sorriso gentile verso di lei, voltandosi < leggila, prima che cambi idea. Per favore.> conclude prima di portare le mani di nuovo nelle maniche larghe di quel kimono. Respira, un unico comando, prendi aria , lascia che ti riempia i polmoni e che ti possa portar via parte di quella stanchezza. Comandi semplici, di una macchina che vuole vivere, che si sposta da quella conversazione, che si sposta dal centro di quella che dovrebbe essere Ame. Una città sospesa su un'acqua fasulla, nulla di tutto ciò è vero, come un'illusione di poter andare avanti solo riproducendo ciò che fu storia. < distrutta > tutto ciò per cui ha combattuto non esiste più, rimane solo quella misera copia che non par nemmeno essere la propria città , solo una vaga riproduzione di quegli edifici, di quei ponti, di quelle cose . Ame cos'era? Un villaggio? Le persone? Un idea? Non lo saprebbe dire < quando pensavo ad ame pensavo a.. la pioggia > l'eterna pioggia di sangue e peccati che scivolano lungo le strade e che impregnano le loro anime . Si rende conto anche della perdita di Ren, di nuovo l'ha perduto lungo il proprio non vivere < di quali mostri parli Shiroyuki > non è nemmeno convinta che sia lui, che sia in un genjutsu? Lo guarda dal basso, le spalle che si sporgono per il legno stesso, lasciandosi scivolare giù lentamente e raccoglier le gambe sotto il mento . E' vero, non vi è più sangue, guerra, tutti sorridono alla vita eppure non ne è felice, perchè qualcosa ha perduto in quel nuovo mondo < che significato ha adesso la mia vita Shiroyuki > mormora a bassa voce, senza guardarlo, senza il coraggio di farlo < il mio sogno è.. > svanito, sorpassato, obsoleto, tanti termini tutti uguali per definirlo inutile. Non ha senso portare più avanti una guerra che non ha bisogno d'esser combattuta da alcuno , nemmeno da lei. Che senso ha una vita così? Ha senso d'esser vissuta? < non ho dove andare, per me son passati solo pochi secondi e invece son trascorsi dieci anni > il viso che si riga di nuovo di quelle lacrime pesanti e scure che nasconde scendendo col capo verso il basso < ti ho cercato a Oto > mormora ancora < avrei voluto trovarti e non trovarti allo stesso tempo > ciò avrebbe significato render reale tutto quello < dove vuoi che vada adesso? > solleva quel viso disperato e malinconico, dove può andare adesso? Senza una meta alla quale puntare, senza un sogno a reggerla, l'unico che l'ha mantenuta sana davvero in quei momenti, non vi è più. [Pressi Statua] Annuisce lentamente a quelle parole < si.> direbbe prima di guardare le persone in festa < eccola la tua pioggia, ogni persona qui è una goccia, insieme formiamo la pioggia.> direbbe per convincerla. Un cenno di diniego con la testa < Chimere, bestie senza forma, obbrobri della natura.> fa un respiro profondo < uno solo è già molto forte, quando sono in branco, sono praticamente imbattibili.> si umetta le labbra prima di girarsi verso di lei < cosa?> non capendo veramente la sua domanda < Ti sei dimenticata?> direbbe prima di fare un passo in avanti ma lasciarla perdere nel suo spazio, nella sua bolla < La tua vita non è finita. > direbbe prima di fare un sospiro di sollievo < puoi trovare un nuovo sogno> un cenno di diniego con la testa < o cercare di proteggere la nuova Ame.> per Ren, ma non lo dice per ora, non vuole mettere in mezzo per cose come queste < ed io ti ho cercata in giro per i paesi, o almeno dove potevo andare.>direbbe solamente < ho cercato di sopravvivere perché nel caso fossi tornata, non mi avresti mai perdonato una possibile morte.> uno sbuffo di una risata prima di guardarla < ed invece ci siamo trovati oggi, durante un giorno di festa, qui.> fa un respiro profondo prima di portare le mani ai fianchi < stai con me> direbbe solamente verso di lei, come richiesta < Torna con me, Troveremo insieme il tuo nuovo Sogno.> direbbe con una importanza tale da sembrare riverente. Ecco che Sango potrebbe notare come anche l’impostazione della voce sia più nobile, più alta, con termini più complessi di un semplice ragazzo di un villaggio di campagna. < Permettimi di farti sorridere di nuovo come facevamo dieci anni fa.> direbbe solamente cercando di mettersi con un ginocchio per terra, con il viso alla stessa altezza di quello della donna < permettimi di tornare ad amarti come meriti.> un sussurro il suo rimanendo in ginocchio, guardando la donna, ed aspettando una sua reazione. Le spalle scendono, non vi è nemmeno l'ombra di ciò che era, di quel guerriero che ha sempre lottato, tradito.. amato. Nulla, il vuoto totale lasciato da un passato strappato e da un futuro inesistente, solo il presente senza significato. Un nuovo sogno < volevo quello per Ren e ora > stringe le braccia intorno alle gambe , vuole farsi male, vuole sentire il dolore espandersi e rendersi fisico , tangibile < ora non potrò perdonarmi > non ne ha più le possibilità, anche quello è stata tolta, la possibilità di redimersi e infine perdonarsi per quel crimine che ha commesso. Solo l'averno adesso potrà epurarla ma trovare un significato a quella vita è.. complesso. Forse impossibile. Dondola la testa sulle ginocchia ancora cosciente per propria sfortuna < volevo solo morire, ero pronta a farlo > ammette semplicemente, distruggendo forse l'amore dell'altro, la sua speranza nel rivederla di nuovo trovandosi per le mani un giocattolo rotto, difettoso, senza alcun senso d'esister < non voglio pensare > spegner tutto e chiuder gli occhi , poter dormire semplicemente e non badare a nulla, ignorando il mondo e venendo meno ad esso . Il movimento nemmeno lo percepisce, incapace di richiamar il proprio chakra , non volendo più farlo e potersi allontanare da quel mondo, o per la paura d'aver perso veramente tutto quanto < portami a casa Shiro > solleva quel viso spezzato, un'identità perduta e una speranza vana. Non v'è null'altro adesso, uno sguardo vuoto ad un passo dalla distruzione eppure qualcuno è ancora li, lui è vivo. La destra che si dilungherebbe per toccarlo, per prendergli la veste < qualunque casa > qualunque sarebbe andata bene, pur di non sentire sguardi su di lei , pur di non udire nulla, ne la festa ne altro adesso. Non s'alzerà velocemente, lo farà con calma, lasciandosi trascinare via come uno zombie in quella terra per poter chiudere gli occhi dopo un bagno, e poter sprofondare in un sonno pieno di mostri e incubi . Le urla che si spargeranno nella notte, terribile rimasuglio di una mente senza freno o direzione. [end] [Pressi Statua] Fa un respiro profondo andando a guardarla < trova un sogno tuo Sango, a me hai detto “Non sognare in funzione di altri” ti ricordi?> direbbe solamente prima di fare un respiro profondo < …Sango. Secondo me sei già stata perdonata.> direbbe solamente prima di storcere il naso a quella sua ammissione. Non dice niente per il momento andando a sentire la sua mano sulle vesti. L’aiuterebbe ad alzarsi cercando di tenerle il corpo sorreggendolo < vieni, casa ti aspetta.> direbbe con una voce dolce mentre proverebbe a darle un leggero bacio sulla fronte prima di camminare lentamente verso l’abituazione a cui fa riferimento il Seiun prima di guardarla < L’acqua calda sarà pronta per farti un bagno tranquilla>. E così che si rincontrano il fuoco e la neve. Ormai brace e ghiaccio. I due sparirebbero dalla vista della festa, persi che sono in ricordi e memorie. Il bianco la lascerebbe stare per quella notte, preparando comunque dei takoyaki per la donna, sapendo i suoi gusti e sperando non siano cambiati nel giro di questi dieci anni. <…ti amo.> sarebbero le ultime parole che potrebbe sentire lei da dietro quella porta scorrevole, lasciandola poi dormire in quella nuova Ame. Il ragazzo sarebbe rimasto a leggere, nel caso servisse il suo aiuto, nel caso servisse la sua presenza. La sentirebbe urlare ma la lascerebbe fare, la lascerebbe vivere quell’incubo, sapendo, in cuor suo, sebbene sofferente nel sentire quella voce rotta dalla paura, che lei ce l’avrebbe fatta da sola o veramente non se lo sarebbe mai perdonato. [End]