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con Sango, Fuji

02:12 Sango:
 Respira. I polmoni si muovono, lenti i respiri fuoriescono a fatica, lo sterno che pressa su di essi e lame lungo la gola che sembrano voler inghiottire l'anima stessa. Il buio nella mente, un blackout totale, l'attesa inconscia della morte eterna ma un limbo di nulla che vi è stato. Che sia questa la morte? Vagare come un anima sperduta per l'eterno? Una fine non del tutto amara sebbene la speranza di riveder chi ama si sia affievolita in un dolore che percepisce . Lontani quei pensieri nella mente, echi che lentamente si fanno più forti ridonandole lentamente la vera coscienza perduta. Le dita delle mani si muovono , uno spasmo involontario di un corpo reso cristallo per troppi anni , le gambe che provano un tremore di freddo involontario, e l'ansia che muove quel petto sempre più velocemente. Respira, può farlo davvero, sente quell'aria cupa di terra umida nelle narici, un fetore di quasi morte che non dimenticherà mai, un cristallo che lentamente s'è spezzato, reso fragile infine da un tempo che non conosce. Le palpebre tremano, si aprono all'oscurità senza veder nulla, incastrata nel cuore della terra e nel cristallo. I ricordi che rimangono confusi nella mente, echi di una battaglia avvenuta, appena avvenuta a proprio pensare. E l'ansia che cresce. E' stata inghiottita dalla terra, una realtà che viene a galla lentamente, mentre i minuti passano rimembrando la propria "fine". Che sia all'inferno? Ma perchè non sente null'altro che la debolezza e la stanchezza fisica se è solo un anima ? Nuota, nuota verso l'alto; rimembra quelle parole antiche di una voce quasi dimenticata, e li proverebbe a spostar le braccia verso l'alto, verso dove spera che si trovi la luce. Un dolore immane si espande nel corpo atrofizzato, un dolore che non avrebbe mai immaginato di poter provare eppure si costringe - chiamiamola pure desiderio di vivere ancora, chiamiamola disperazione, poco importa che nome potremmo trovargli - con il cristallo che lentamente si distrugge permettendole quei movimenti piccoli e indecisi, con le unghie lunghe che si infilano nello stesso cristallo per distruggerlo e renderlo terra. Non ha mai avuto molta forza eppure non ha mai trovato difficoltà come in questo momento, ogni graffio è un dolore, è sangue che cala sulla pelle e lo spasmo della vita che ruggisce nel petto e nell'animo stesso. La terra che si infila ovunque, tra le vesti dell'akatsuki congelatesi con lei, e li proverebbe l'aria tra le dita, un aria umida e gelida, l'aria della vita, e scava, si spinge coi piedi e con le gambe e sembra esserci solo l'eterno. La sabbia, la terra che respira, entrano in gola, tra le labbra, le polveri sottili che son dentro di lei e il terrore che non possa farcela. Per quanto abbia atteso quel momento di morte è pronta per un paradiso, che i kami infine le abbiano donato quell'eterno dolore solo per vederla rinascere pura? Scava, spinge, per provar a buttar fuori le braccia e poi la testa per respirare davvero, tossire la terra stessa, per potersi render conto che forse non è davvero morta. Ma per questo ci vorrà del tempo, molto tempo, perchè adesso è ancora incastrata li, tra la terra e il cielo, sputata fuori da un'eterno sonno, sporca di terra e fango.

02:43 Fuji:
 Riflesso su quegli occhi, un sogno così profondo e abissale da esser capace d'estinguere le luci dei vulcani più lontani. Il mento viene reclinato appena, portando lo sguardo ad esser naturalmente indirizzato sulle gambe. Le labbra si schiudono appena ed un silente sospiro viene emesso, prolungato per abbastanza secondi da svuotare completamente la cassa toracica. Poi, prima d'inspirare nuovamente, la mano sinistra viene sollevata e poggiata di fronte al naso, quasi per creare un filtro all'aria certamente più densa di polveri e gas provenienti dall'ambiente stesso. Il riflesso estremamente sfocato del proprio viso sul manico di quel metallico sostegno lo conduce a volgere subito lo sguardo verso l'alto, quasi come a doversi distrarre. Lo aspetta davvero una vita mediocre, sempre uguale, quasi torpida, resa tale per qualcosa a cui mai si sarebbe potuto sottrarre? La memoria si mostra come marchio impresso a fuoco, ricordandogli quelle poche immagini risalenti al giorno in cui tutto iniziò. Lentamente il paesaggio attuale e quello d'un tempo si sovrappongono, sospendendolo tra realtà e coscienza per del tempo. Poi, qualcosa nella sua tasca vibra più volte. Gli occhi s'aprono di scatto, come se potesse essere importante. Un telefono viene estratto, fissando una notifica che riporta come sola informazione l'avvicinarsi al termine della batteria. "..ovviamente.." nessuna notifica, anche perché non c'è campo così distante dal villaggio delle Ombre. Lo sguardo, vacuo, s'impunta sull'orizzonte, in direzione dell'antico Paese dell'Aria. Le mani vengono sollevate appena e poi poggiate sulle ruote della sedia utilizzata, andando con fatica ad avviare il moto necessario a procedere lungo il tratto pianeggiante. Indosso ha una maglia nera particolarmente anonima, accompagnata da una giacca bianca tenuta aperta sul davanti, caratterizzata dalla presenza di un piccolo logo stilizzato sul petto. I capelli scuri son lasciati cadere sul viso, coprendo parzialmente gli occhi ma lasciando ben visibile la serie di orecchini presenti all'orecchio sinistro, nonché il neo sotto il labbro per lui caratterizzante. Il braccio sinistro è completamente coperto dalle maniche, mentre la mano è guantata di nero. Procede per un po', su quel tratto fin troppo familiare, continuando a spingere le ruote per avanzare; in poco sarebbe forse stato saggio fare retrofront, ma da che ha perfezionato la sua tecnica di marionettismo si sente più sicuro a prendersela comoda anche nelle notti più buie. Niente di nuovo, niente di che...Se non che il terreno par mutare senza preavviso. Paradiso? Inferno? Qualsiasi sia il nuovo luogo al quale appartieni, Ishiba, coinvolgerai questo povero ragazzo in una serie di eventi che chissà dove porterà il mondo.... Ma prima di tutto questo: la caduta. Le mani spingono ancora una volta le ruote, che a loro volta impattano su una mano ed in parte tra capelli e testa di sango, attorniandocisi sopra. La reazione immediata è l'abbassarsi del mento e lo spalancarsi della bocca e degli occhi, in un rallenty che precede il cappottarsi dello shinobi con tutto il suo equipaggiamento a terra. Rotolano entrambi appena, ma il risultato finale sarà esser riempito della stessa terra e polveri che coprono certamente la rossa. Rimane confuso, con le braccia e gambe aperte, fissando il cielo con gli occhi spalancati e poi abbassando molto lentamente le pupille sul luogo del delitto. "Non mi crederebbero neanche se avessi registrato la scena.." continuando a fare l'angelo di neve ma sulla terra, alza un braccio ed usa il gomito per strisciare appena di qualche centimetro in direzione della propria sedia e contemporaneamente dell'emersa Sango. {Chakra on}

03:02 Sango:
 Aria, può respirare finalmente gettando via quell'ammasso di terra di cui s'è riempita la bocca, la sputa via con poca eleganza, si, ma con voglia di non doverla mangiare. Le labbra secche che si crepano ad ogni colpo di tosse e si impregnano di sangue, e il dolore che s'espande immediatamente alla testa. Un dolore fisico la prende quasi immediatamente dopo, qualcosa che strattona i capelli lunghi emersi per metà, la lunghezza che s'è fatta notevole nel tempo e che si incastrano in qualcosa di metallico, la mano che sembra esser stata pestata che le duole notevolmente < ma che > la voce che fuoriesce, roca, impastata da un sonno appena conclusosi , e le iridi che si riaprono per veder quella sedia vicina e poi spostarsi verso quel ragazzo rendendosi conto del liquido che fuoriesce dalla fronte e scivola verso la terra per impregnarla. Il sacrificio è stato donato madre terra, oltre l'anima, il corpo e il sangue, cosa desideri ancora? La tosse che continua, sputa terra , la vomita in quei momenti, una scena che nessuno avrebbe dovuto veder ma che si ritrova ad avere uno spettatore < l-la guerra > soffia verso lui, la mente invasa dalle ultime scene della propria vita. La battaglia, i rumori violenti, gli ululati delle creature, le evocazioni che si dichiarano guerra insieme ai loro compagni, la caduta del corvo bianco, la caduta dei due jinchuriiki, la morte che la prende con le sue dolci mani per trascinarla verso l'averno. Scene che si riflettono in un azzurro sbiadito dalla notte trascendendo il tempo e la coscienza, e dalla debolezza, che scena imbarazzante e riprovevole per un ninja, per un militare, per lei. < aiutami, devo..devo > cosa devi fare Sango? Continuare a combattere? Continuare a lottare per cosa? Per te stessa finalmente? Le gambe che restano sotto la terra ancora, le sente, un buon presentimento rispetto al ragazzo che striscia a suo modo verso quella sedia e quelle rotelle. Ne ha viste un tempo diverse, una struttura semplice ove sedersi e trascinarsi verso una vita a metà, è questo che sei Fuji? Un essere a metà o qualcosa di più? Prova a conficcar le unghie nella terra davanti a se, verso lo stesso sconosciuto dai capelli neri, come quegli occhi , tanto intensi da perdersi nell'oscuro, provando a portarsi centimetro dopo centimetro fuori < Royarutaiga dov'è finito > domande a cui desidera una risposta < dov'è Yukio > la rabbia, il ringhio che si blocca nella gola non riuscendo a liberarsi del tutto ma ponendo infine fuori delle nuvole perfette, conservate nel gelo di un decennio che non sa si sia protratto, ma in una terra che conosce eppure diversa, ma la notte non permette lei di vedere davvero. L'acceca, così immersa nel buio del proprio essere che la luce fa male, pure quella fioca di una luna coperta da quel manto di nebbia. < aiutami > un ordine imposto all'altro, deve uscire e liberarsi, deve tornare a combattere , deve alzarsi, deve richiamare le tigri. Deve. Seppur il desiderio di chiuder gli occhi sia grande, deve alzarsi ancora, perchè non sembra ancora esser finita < volete distruggermi > un sussurro basso per i kami, un sussurro che s'ha d'astio e di dolore, e speranza. Perchè quando tutto muore, quando un sogno si sgretola, le sue ceneri permangono sempre in fondo al cuore ove risiede colei che mai del tutto abbandona loro esseri mortali. La speranza.

03:24 Fuji:
 Egli tace, scoraggiato dall'idea di dover applicare più impegno del previsto anche soltanto per rimettersi sulla sedia. Lo sguardo rimane permeato di una caratteristica neutralità con una vaga nota dolce, data dal sottile esser naturalmente curvate verso l'alto delle labbra. Immediatamente fa leva con le mani per portarsi un po' indietro rispetto all'appena emersa figura, spaventato da quell'altrui arrancare in propria direzione. Per non parlare dei farfugli e di quella veste da cosplay, unita al sangue che tutt'ora la sporca. Si guarda attorno, quasi ad assicurarsi di non esser in mezzo alla scena di chissà quale strano film. L'ambiente si fa poi più mistico quando la guerra viene citata, assieme al nome di alcune figure che risalgono all'antica battaglia che lo rese ciò che è. Ogni suono viene amplificato dall'assurdità del momento, persino gli insetti che ronzano distanti rendono segnali al suo udito, attento al fruscio che ogni cosa produce. Solo, sospeso in quella strana situazione dove sente quasi la vacuità dello spazio aereo. Vedendola emergere ben comprende che non era semplicemente presa da un sottile strato di polveri, considerando inoltre la lentezza dell'azione non si tratta neanche di una qualche tecnica dell'elemento doton. Chiuso in quel suo tedio mentale, finisce per rimanere zitto troppo a lungo. "Uà-" riprende i sensi anch'egli con quest'esclamazione sorpresa. Poi, finalmente, s'impegna con ogni sua forza facendo leva sulla carrozzina ed utilizzandola per mettersi in piedi, con il busto appena piegato in avanti, incapace di raddrizzarlo con agio. La fissa da quella manciata di centimetri d'altezza che separano i loro occhi, poi, finalmente, parla. "Si aspetta che ti sollevo e carico sulla MIA sedia a rotelle" Reagisce così a quell'orgogliosa richiesta d'aiuto, inveendo su di lei agitandole di fronte il braccio destro e finendo per perdere qualche secondo l'equilibrio. Recuperato, allunga le sole braccia per rimuovere manualmente i capelli dell'Ishiba dalle ruote; poi, lentamente, spingerebbe la carrozzina vuota in avanti, mettendola abbastanza vicina a lei da permetterle d'usarla come leva per issarsi. " Yukio?" ripete quel nome, muovendo gli occhietti al cielo e soffermandosi in uno stato di profonda contemplazione. Poi, la lampadina s'accende. "Vende ramen vicino all'entrata est del Palazzo del Consiglio. Ma costa troppo-" Parla del famoso Yukio Hirobu...venditore di ramen presso un chioschetto da quasi sei mesi. Poi, la realizzazione. "Ma che c'entra?" Fissa le vesti rovinate dell'Alba, battendo le ciglia qualche volta in reazione. Fissa il viso sporco altrui e si ritrova a sospirare rumorosamente a quell'ultimo deviato sussurro. "Senti, rilassati. Non ti hanno seppellita abbastanza in profondità per mia sfortuna." La mano sinistra s'infila in una tasca della giacca, tirando fuori qualcosa di simile a un duplo, avvolto nella sua plastica. Lo allunga in direzione di lei, con fare disinteressato. {ck on}

03:44 Sango:
 Farfuglia e chiede, parole che si scavalcano tra loro impedendole di ragionare a mente lucida. Se fossero sul campo di battaglia, vicina al suo centro, allora dovrebbe poter sentire tutto quanto. Urla e morte, sangue che piove dal cielo, tutto quanto s'è purtroppo spento, ma ancor non è arrivato al proprio essere. Striscia, arranca verso la libertà, fuoriuscendo da un mare di terra e venendone partorita fuori, come se facesse sempre parte di essa. Ogni spasmo è una tortura, lame che la perforano dentro, le ossa che fanno male, la gola, il petto, le gambe, tutto il corpo che duole ma non emette suono. Ha imparato a trattenere il dolore e non mostrarsi mai debole, nemmeno di fronte quel ragazzo che arranca anch'esso a quella stessa sedia , che vi si alzi con fatica su, che possa infine osservarla dall'alto. Detesta quella posizione, l'esser preda di qualcun altro, l'esser relegata ad esser polvere a stringere i denti per poter vivere. Ma i capelli vengon liberati, la testa che duole per quella lieve ferita, comprende che non sia grave ; le ferite dalla testa son sempre copiose seppur in lieve entità. Le mani che afferrano quel ferro grezzo e duro, eppure è un appiglio per tirarsi fuori definitivamente, i piedi che finalmente si senton liberi eppur perde le proprie scarpe. Poco importa, avrebbe utilizzato il proprio chakra per non farsi male , e in quel momento può voltare la schiena e infine stendersi, rinata , ad osservar le stelle lontane, le stesse che ha salutato l'ultima volta < Yukio Kokketsu, Hasukage dell'erba > va a sottolineare confusa dal suo dire, immaginando per un singolo istante QUEL Yukio atto a vender ramen da qualche parte. Eppure il palazzo del consiglio non lo conosce , la memoria che non riesce ad afferrare quel suo dire < è una nuova struttura di Kusa > può ben immaginare che lui possa farlo, con quel suo dannato potere e con quel suo esser viscido e orribile. Le iridi che si portan su di lui di nuovo < il clan Ishiba vi sarà grato per questo > per averla aiutata, a modo suo, ma per averlo fatto comunque - nonostante sia una mukenin e una traditrice dell'alleanza ninja ricercata in tutte le terre < Sango Ishiba vi è grata senza dubbio > il respiro affannoso che lentamente si attenua, il petto che riprende un respiro normale < per quante ore son rimasta la sotto? > ricorda l'ultima luce prima del nulla eterno, poche ore saranno passate e la notte è ancora su di loro < la guerra è finita? > dov'è quel campo di battaglia? Dove si trovano i ninja ? Domande che le premono, tanto da farla sollevare con un colpo di reni e la testa che si ritrova a girare per qualche secondo . Ci vorrà qualche attimo per rendersi conto del gesto altrui, di quella cosa che le sta donando, scura si, ma il languore che trema nel profondo del proprio essere è udibile. L'afferra delicatamente < grazie > elegante in quel proprio dire, è sempre l'Ishiba.< dov'è Oto? Devo parlare con Kioshi Uchiha > deve controllare la situazione del suono , eppure adesso, seduta su quella terra, completamente sporca, mangia quel che pare essere un dolce con qualcosa dentro.. che le piace, molto a dire dalla velocità con cui la finirà < devo tornare a combattere > povero Fuji, perchè sei venuto qui a passar la tua notte? Questo che sarà forse l'inizio di qualcosa che trascende passato e presente.

04:02 Fuji:
 Normalmente ignora quei soggetti che troppo son rimasti coinvolti nell'antica guerra. Anch'egli riporta sul suo corpo e nella sua mente le cicatrici di un evento traumatico, ma ignora chi eccessivamente si lascia sopraffare da ricordi troppo vecchi per esser resi rilevanti nel presente. Ciò nonostante, c'è qualcosa di logico nel modo d'esprimersi altrui che fa parer quel gesto non una reazione post traumatica ma più un perfetto recitare il ruolo di un combattente dell'antica Quinta grande Guerra. Sarebbe soddisfatto, fosse in un teatro. Ma a pronunciare queste parole altro non è che che una ragazza dai capelli rossi emersa da qualcosa come un metro di terra. Una puntualizzazione sul nome da lei ricercato viene fatta, portandolo ad annuire appena, quasi serio. "Yukio Hirobu, chef" scambia quell'identikit apprestandosi immediatamente ad avanzare verso di lei utilizzando come perno la sua mano sinistra attaccata alla sedia. Poi, con la gemella, tira fuori il telefono, appena oscurato per risparmiare quel poco di batteria che gli rimane. Scorre la galleria e rapidamente punta lo strumento di fronte agli occhi altrui, mostrandole l'immagine di un volantino pubblicitario che parla di un codice sconto per avere una maxi ciotola di ramen. "Il consiglio?" Inizia finalmente ad essere confuso anche lui. Ed il silenzio cala quando intuitivamente, dalle ultime parole, comprende che chiunque sia effettivamente di fronte a lui non sia in alcun modo sincronizzata con la realtà. Così attende finché lo snack non viene terminato, momento nel quale ne estrae un secondo per sè stesso, aprendo la plastica coi denti e addentandone una frazione. "A occhio e croce non più di qualche minuto. Di più e saresti morta; sai, ossigeno..aria.." etc etc... Si volta per un momento, dandole le spalle e fissando tutti i percorsi visibili dalla loro attuale posizione. Se fosse davvero passato qualcuno l'avrebbe visto, quanto meno di passaggio. "Non so se stai avendo un episodio.." un bel momento di shock causato da un trauma, dal poco ossigeno, o dalla combinazione di entrambi. "Ma lascia che ti aiuti. La guerra di cui parli è finita da troppo. Yukio Kokketsu, Kioshi Uchiha e anche Sango Ishiba sono ormai anime probabilmente finite all'inferno. " La mano sinistra, guantata, viene improvvisamente issata, indicando un punto apparentemente casuale dell'orizzonte, alle spalle di Sango. Nella realtà dei fatti, per la loro posizione, voltandosi potrà vedere al limite della sua visione lontane strutture abbandonate e distrutte, la dove oltre i monti ardenti si incontravano le risaie del paese dell'Aria. "Rilassati un momento, ok? Sono tutti morti. Assieme a loro anche la vecchia Oto." Pronuncia quelle parole con falsa leggerezza, pesanti in cuor suo vivendone purtroppo le conseguenze. Ma per le orecchie di lei, chissà quanto fatali potrebbero davvero diventare. {ck on}

04:19 Sango:
 Il cioccolato ristoratore, colui che dona energia e calore a quel corpo torbido e freddo nonostante la terra intorno sia abbastanza calda perfino d'inverno. Lo divora, letteralmente, ma la carta viene posta nella tasca della casacca nera e rossa che la ricopre < Yukio Kokketsu, kage > ripete a sua volta, non comprendendo come egli possa confondere un kage con un misero chef. Lo osserva mentre porta oltre quell'aggeggio dalla tasca, qualcosa che si illumina, qualcosa che poi illumina il proprio viso terrorizzato . Arretra violentemente lungo la terra < Cosa vuoi farmi > quasi ringhia nel notare quell'azzurro che impregna la notte, quei colori, quelle immagini come fossero foto danzare davanti il volto in movimento. Il corpo che a fatica si rimette in piedi, sente la debolezza fisica, non ancora quella magica < pochi minuti e la guerra sarebbe ancora in corso > l'antica guerra che ha vissuto, che stava combattendo fino a pochi attimi prima, com'è possibile che sia tutto sparito in così poco tempo? < non sento le urla e non vedo il sangue > non percepisce nulla < nemmeno la natura > porta le mani sotto gli occhi, nota il lieve sangue secco sulle unghie troppo lunghe per esser proprie , non le aveva così, no? Il dubbio si insinua in lei , un dubbio che attanaglia l'animo e che la riporta a quel giovane < episodio? > quel gergo che le è nuovo, totalmente nuovo, così come quel coso che porta e che si illumina nella notte. Ma ciò che l'altro dirà, quello non avrà senso d'esistere. < come osi dire che Sango Ishiba non è viva se ti sono d'innanzi > s'arrabbia , si incendia facendosi consumare < no la guerra non può esser finita in pochi attimi > non può esser vero. Lei è li, viva, respira e vede la luce della luna < e questo non può esser l'inferno > scuote il capo, più e più volte, negando a se stessa quella che pare esser per l'altro la verità assoluta. Sono solo passati pochi minuti, no? Pochi minuti nella quale ha solo dormito e poi s'è risvegliata, coi capelli che giungono lunghi verso le gambe, molto più lunghi di prima, le unghie che sono cresciute sotto il proprio sguardo e indietreggia, lentamente, terrorizzata perfino dalle spalle di un ragazzo su una sedia a rotelle < no, io sono viva. Anche Kioshi lo è, lui possiede lo sharingan > lui che è il kage del suono, lui che ha protetto il suo villaggio a modo suo < come lo saranno Nemurimasen, Akendo, Shiroyuki > tutti i nomi che le sono cari in qualche modo, tutti coloro che le hanno donato una parte di se per poterla infine completare, portarla avanti nella propria crociata. < la vecchia.. oto > geme quel suo dire < non è possibile TU MENTI > urla adesso, in preda quell'ira nei confronti di un autentico bugiardo < COME PUOI DIRMI CHE SONO MORTA SE SONO DAVANTI A TE > come puoi fare una cosa del genere Fuji, come puoi mentire, eppure dalle tue labbra nasce solo verità, la stessa nascosta al proprio sguardo, al proprio congelamento, rimasta indietro per troppo tempo senza essersene accorta < COME PUOI PARLARE COSì A BYAKKO, SONO LA DIAMINE DI CAPO CLAN > ringhia quelle parole opponendosi a quella possibilità. Non piange, non si lagna, nel momento di quella falsa morte ha solo sorriso beata, e non sarebbe crollata adesso davanti quelle evidenti menzogne pronunciate da uno sconosciuto qualsiasi < sei dalla parte di Yukio, ti ha inviato per uccidermi > assottiglia lo sguardo, i pugni che si stringono e le unghie che affondano nella propria carne .

04:44 Fuji:
 Anima ebbra, ansietata e soffocata da impeti e domanda. Parla e grida, impreziosita dal vago abbondare del sangue che - più o meno secco - scorre, bolle e fiammeggia di continuo come farebbe se fosse stato gettato da poco. Par quasi che il tempo si sia piegato su sé stesso per collegare due figure provenienti da un mondo completamente distante. Vedere l'altra spaventarsi e arretrare di fronte ad un semplice dispositivo elettronico. Una moltitudine di pensieri attraversano la mente del Chikamatsu, che riesce infine a reagire soltanto scuotendosi fino al dargli quasi la nausea, per assicurarsi di non esser sospeso in un mezzo sogno. Si sente quasi un bruto e un criminale quando lei reagisce così terrorizzata, tanto che immediatamente rimette in tasca il dispositivo e alza appena una sola mano al cielo. Poi, una volta ancora l'umore cambia: da spaventata s'arrabbia nei confronti di quanto ha spiegato, lasciandolo interdetto più di quanto pensasse di poter essere. La mano destra gratta i propri capelli, scompigliandoli un po' mentre riflette su ciò che dovrebbe fare con chi si trova davanti. Forse è stato un errore non provare ad andarsene sfruttando il momentum. Sango Ishiba...non che ne conosca l'immagine. Del resto si trovano più libri scritti che foto dei personaggi risalenti alla Quinta Guerra Ninja, ma sa che quell'acceso rosso corrisponde, è difficile da confondere. Così come si rende conto che effettivamente i monti ardenti furono per il gruppo da lei nominato il luogo della battaglia citata. Sospira, abbassando la saccenza del proprio tono. "Forse è davvero l'inferno." pronuncia quelle parole con un tono arreso, constatando la crudeltà d'un mondo che in fin dei conti può esser per tanti una tortura di gran lunga peggiore all'essere congelati o arsi vivi per centinaia o migliaia di anni. I traumi, specialmente quelli psicologici, sono un qualcosa che nessun inferno riuscirebbe a riprodurre tanto bene. Una risposta istintiva sovviene quando fissa le unghie altrui fare per affondare nella carne: tenterebbe allora di allungare il braccio sinistro, dirigendolo in direzione del polso della Rossa per afferrarlo e tirarlo appena indietro. Un movimento che lei potrà accorgersi essere incredibilmente lento. Ma se venisse presa, potrebbe rendersi conto d'una cosa: la mano sinistra, guantata, è fredda e rigida, produce inoltre un leggerissimo cigolio; ed anche se lenta, la stretta sarà sorprendentemente forte. "Non arrabbiarti. Anzi, siediti un attimo.." La invita a prender posto sulla sedia, provando a tirarla in sua direzione. "Sono un ninja di Kagegakure, non lavoro per lo chef " Questa volta non è un fraintendimento, anzi, sembra utilizzare quel nome quasi per essere puntiglioso nei confronti altrui. O chissà, se non per rilassare quell'atmosfera. "Non ti sto prendendo in giro, comunque. Le persone che citi son cadute nella battaglia di dieci anni fa. Sicuramente rispetti il profilo estetico di Sango Ishiba, ma se anche fosse... " si ferma per qualche secondo, ponderando ciò che dovrebbe o meno chiedere. " Se ho capito bene immagino tu non abbia neanche un documento d'identità... " Ha la sensazione che la cosa non finirà così facilmente. " che rottura.. " {ck on} {arto sx meccanizzato}

05:05 Sango:
 La luce che si spegne, non arde più da quella specie di scatola che l'altro nasconde di nuovo nelle proprie vestigia, ma non si perderà alcun suo movimento sebbene il corpo chieda pietà adesso d'esser lasciato a terra, a sprofondarvi di nuovo da dov'è nata per ricongiungersi a coloro che non vi sono più. L'animo che si infervora , l'ira che prende possesso d'essa, suo tallone d'Achille e ciò che un giorno la spegnerà davvero < ricordo questo loco > lo rimembra bene, infinite volte vi ha trascorso momenti tra la vita e la morte, troppi momenti in cui ha arrancato alla vita, troppi momenti senza piegarsi alle volontà altrui ma vivere per le proprie uniche egoistiche visioni. Un mondo diverso, l'ha sempre voluto, l'ha sempre desiderato, eppure adesso che sembra esservi tanto vicina, lo vuole solo recidere. La guerra, il sangue, la caccia di se stessi, tutto ciò che ha sempre disprezzato ma parte del proprio essere fino al midollo. Vaneggia, urla seppur di fronte la sua gentilezza, come può aiutare una traditrice senza paure? Il proprio essere che si ribella eppure trema sotto il suo sguardo, quasi impietosito nell'osservarla , trema così forte da poter crollare sul posto ma trema anche la propria convinzione < avevo accettato la morte > geme a quel tocco che arriva, non lo ricaccia e quel calore lieve , non carnale ma umano, le arriva dritto al petto pugnalandola , si regge a quella sedia con le braccia e i capelli che scivolano verso il basso, piegata da ciò che non può controllare < volevo morire finalmente > l'aveva accettato, s'è lasciata andare alle braccia della morte ma quella l'ha rifiutata, la rigettata alla vita, e li alcune di quelle lacrime che ha trattenuto scivolano giù con lentezza a percorrer le gote rosee e scivolar di nuovo sulla terra madre. Il dolore che si sparge nel petto, sordo e soffocato, trattenuto da catene per non crollare ancora, stringendo i denti e gettandosi nel fuoco della rabbia; tutto più semplice pur di non accettare l'evidenza , pur di negare a se stessa la morte di tutti coloro che l'hanno circondata, pur di non accettare la propria sconfitta < non possono essere tutti morti > sussurra a bassa voce < non possono esser trascorsi d-dieci anni > un tempo lunghissimo, un tempo di vita per molti ma per lei solo un battito di ciglia, un lungo sonno. Non lo accetta, come potrebbe farlo quando ciò significherebbe la fine di tutto e tutti? Come potrebbe accettar un destino che le è stato assegnato senza poterlo scegliere < ero solo morta dentro quel cristallo > le mani che si stringono a quella carrozzina, impossibilitata nel distruggerla davvero, nel privare l'altro dell'unico modo per muoversi sulla terra < non può essere.. ero la jonin del suono e la figlia di Ame > le sue patrie, coloro che le hanno insegnato più di tutte il peso delle vite e del sangue, il peso delle proprie scelte pur di mandare avanti il proprio sogno . Le ginocchia che incontrano di nuovo la terra, piegata di fronte il marionettista, chinata d'innanzi a lui come mai è accaduto prima mentre tutto intorno a lei crolla. Tutto finisce nella polvere e viene spazzato via. Una rottura? Lo è, la propria.

05:28 Fuji:
 I morti sono ancora vivi, forse se n'è appena ritrovato uno sulla soglia del suo luogo sicuro. E' vicina, può vederla, può sfiorarla...trattenerla. Forse sparirà se chiuderà gli occhi abbastanza a lungo. Egli non sa, non comprende. Non è accaduto nulla d'irreparabilmente grave, eppure sente quel particolare prurito lungo gli arti inferiori che lo vede per un momento necessitare di lasciar andare il proprio peso sulla sola mano sinistra, meccanizzata ed abbastanza forte da sorreggere i momenti più deboli della spina dorsale. "Si? Sono i monti ardenti, quello che ne rimane. Solo pochi gruppi vivono fuori dalle mura." Fa un po' la guida turistica, prima di tornare a dedicarsi su quei tratti. Se Sango Ishiba fosse viva..non dovrebbe avere qualche ruga in più? Fissa le linee della donna che ha di fronte, cercardo di delinearne le caratteristiche per associarle a qualsiasi delle teorie emergenti nella propria mente. Poi ne fissa le mani, per poco grondanti di nuovo sangue. Ci sarebbero anche altre considerazioni...ben più puerili, nelle quali non osa indugiare che per qualche attimo; per poi voltare il viso come se niente fosse. Il discorso altrui empie poi l'aria, cambiando atmosfera. Sulla morte fallita balenano in lui pensieri involontari di fallimento: rivive ricordi del passato, rimembrando il corpo difformato da numerose ferite ed i suoi occhi, un tempo ben meno vacui d'ora. Prova quasi empatia. Non ha ella il diritto di morire? Che muoia, che abbia la sua gioia. Non potrebbe tornare a far parte della terra da cui è emersa? Basterebbe voltare lo sguardo, far finta di nulla. Ma ormai è impossibile. Così egli non riesce a sfuggire alla propria indole, finendo per sorridere amaramente. "Magari ciò che eri è morto, diventando uno scarto per far nascere quello che ho schiacciato con la sedia. " Non le pronuncia i suoi completi pensieri, perché darle ragione sarebbe forse troppo distruttivo per entrambi. "Dovresti vedere con i tuoi occhi cosa sono adesso Ame ed Oto. Puoi arrivarci da sola, viaggiando lungo questo percorso per poco più di un paio d'ore. Ti accompagnerei ma ci metteresti molto di più ad arrivare. " Riconosce d'essere un peso, ormai in fin dei conti ci è abituato. Per questo ha deciso di vivere ad un ritmo unico. La mano sinistra, meccanizzata, viene tesa, se volesse utilizzarla per issarsi in piedi. "Potrei anche spingerti io per un po' ma finito il chakra è game over" a quel punto sarebbe davvero la fine.

05:45 Sango:
 Le gira la testa, tutta la propria vita che le passa d'innanzi, non come davanti la morte, serena, ma di fronte la vita, quella distruttiva, quella che ti consuma fino alle viscere per poi lasciar di te cos'altro se non il nulla? Dopo averti spremuto completamente, eliminando tutto ciò che di bello possa esserci nel respirare , nel sorridere, nel camminare sotto la luce del sole , togliendo ciò che di buono possa esserci per avvelenarti il cuore. Come si può vivere una tale esistenza senza venirne alla fine consumati e privati di qualsiasi piacere e felicità? Fallire, ecco cosa rimane, piegarsi al tempo mai vissuto e crollare pregando una fine che non arriverà quando la si desidera. Quanto può esser egoista quel mondo ella lo sa bene, strappandole tutto e lasciandola a vagar su una terra arida e sconosciuta, priva di empatia e amore. Crolla così come la combattente che vi è in lei, si piegano entrambe a ciò che è impossibile controllare e plasmare a proprio piacimento, perchè ha raggiunto quel limite infine e non può varcar la soglia di un sogno ormai privo di speranza e volontà. Le parole del ragazzo che riempiono le orecchie, le ascolta, forse le comprende perfino, ma ancora tace e raccoglie quel poco che le è rimasto d'arroganza nel guardar dritto d'innanzi a se e sollevarsi lentamente, asciugar quel poco di umido sul viso e voltar via il viso da li, da lui, verso il mondo che è andato avanti. < è davvero successo > seria, rotta, eppure le domande non si fermano mai. Sempre a chiedersi se è giusto ciò che ha compiuto, ogni passo affrontato e messo d'innanzi all'altro, ogni vita tolta per il proprio puro egoismo, non s'è mai lasciata andare alla cecità di chi non domanda e di chi non chiede. Quella mano allungata verso di lei, un aiuto che le pone sebbene non sappia chi sia. Un errore forse Fuji? E' la tua empatia a renderti vulnerabile dunque? < non ho più nulla.. ho solo un passato di sangue e un sogno che non vale.. ma se Ame è ancora in piedi desidero vederla di nuovo > come tanti anni prima, poterla infine assaporare ma quel che incontrerà sarà ciò che più ella temeva. L'inchinarsi della pioggia a qualcosa di più grande, rendersi deboli agli altri pur di sopravvivere, e lei sta facendo lo stesso. Legata con il sangue e con l'anima non può che riconoscer la propria sconfitta ma ciò avrà bisogno di tempo per comprender davvero la voragine e la rottura che dentro si stanno aprendo. Si attacca ancora a quella speranza, si attacca all'ultima cosa che pare esserle rimasta, e lentamente andrà a comprender come tutto ciò sia sbagliato . < andiamo > non si sarebbe spaventata , ma quel viaggio le avrebbe permesso di portare la mente avanti, di poter comprender ciò che sia accaduto, il tempo per chiedergli cosa sia stato. Dieci anni perduti, dieci anni di vita tolti senza pietà . < andiamo > sussurra per porsi lei stessa al suo fianco, mantenendo il passo lento senza lamentar alcun dolore, spingendolo perfino per donar sollievo alle sue mani, ma l'animo sta piangendo, non l'udite? [end]

05:56 Fuji:
 Un lungo viaggio ha inizio. Il chakra sarà conservato ed i due, sporchi di fanghiglie, terra e anche vecchio sangue, riusciranno con un po' di impegno a raggiungere l'immensa vista che è Kagegakure, il più imponente villaggio mai esistito per le terre ninja. Un canto oscilla nell'aria al loro passaggio, proveniente dal vento a sua volta scaldato dal lieve emergere del sole: è quasi giunta l'ora che la luce si mostri. Straziante dolcezza saranno i silenzi atti ad intercalare le domande più oscure sulla realtà di quella guerra, alternate di tanto in tanto da quel raggelante umorismo del chunin. Quando arriveranno, le prime gocce d'una pioggerella improvvisa toglieranno qualche petalo ai fiori dei ciliegi di Kusa, facendoli viaggiare in direzione dell'entrata da loro intrapresa. Prenderanno riparo in un ufficio dove Fuji prenderà necessariamente le redini di responsabile dell'entrata dell'Ishiba all'interno del territorio, in attesa che sia lei stessa a decidere se volersi creare dei documenti ed un vero e proprio identikit all'interno dei Kagegakure o meno. La distruzione porta alla creazione. Erano questi gli ideali propagati dall'antico Crepuscolo. Forse Sango è diventata il prodotto di quegli ideali? Forse rinascerà dalla sua stessa distruzione, diventando una figura di spicco in positivo o in negativo nei confronti dell'intero futuro delle terre ninja. Fuji, dal suo piccolo, ignora. Ignora l'esistenza di una provvidenza e non si pone più troppe domande. La sua fiamma arde di un fuoco freddo al tatto, in attesa che qualcosa la scaldi abbastanza dal renderlo ciò che un tempo sarebbe dovuto essere. "Andiamo." Più volte nel tragitto chiederà alla Rossa quali son le possibilità di averla investita con una sedia a rotelle. {end}


Giocata del risveglio di Sango, che incontra Fuji in una situazione particolare. Quest'ultimo decide infine di portarla a Kagegakure, diventandone responsabile finché lei non deciderà eventualmente di lasciarla o crearsi dei documenti completi.