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con Kioshi, Ren

23:06 Kioshi:
 Alla fine, Kioshi è rimasto in quel bosco per un paio d'ore ad osservare il corpo privo di vita di Yin l'altra sera. Gli è rimasto soltanto una collana, rappresentante lo Yang. Per Kioshi quella vita non significava nulla. Voleva soltanto mettere alla prova l'unione di quelle due sorelle. Qualcosa che ti completa al tal punto da esser assente nel momento di più bisogno. Questo è l'amore? L'Uchiha ha dimenticato cosa si provi ad amare qualcuno. Quando vieni tradito, la tua anima si rifiuta di provare un'altra volta certe sensazioni prima che possa esserne ferita nuovamente. Questo è successo a Kioshi, dopo aver scoperto ciò che Arima gli ha nascosto per tutta la sua esistenza. E così lo stesso Uchiha si è privato di quei sentimenti. Li ha dimenticati, li ha nascosti. Li ha semplicemente cancellati. Da quel momento, l'Uchiha ha vissuto una nuova vita. Che lo ha portato nuovamente al Lago nero, a camminare sulla superficie dell'acqua con l'immagine di se stesso che si specchia sotto i suoi piedi. Un mantello nero è indossato sopra una camicia e un gilet di due tonalità di grigio differenti mentre un pantalone nero ed uno stivale dello stesso colore completano la parte inferiore. I capelli lunghi accarezzano la sua fronte con le ciocche che si posiziano al centro degli occhi e ai loro lati, con qualche ciuffo che copre l'occhio destro. In totale silenzio, rimane sopra quell'acqua a pensare finchè un motivetto non disturba la sua concentrazione. Lo sguardo si innalza e nota una donna poco distante. Ren. L'Uchiha si avvicina, dunque, a passo lento lasciando che le sue orme disturbino il riposo della superficie dell'acqua causando minuscole onde che si dilagano per tutto il lago. <Cosa fai qui, Ren?> una sorte di dejavù, la stessa domanda porta alla ragazza l'ultima volta che si sono incontrati qui. E lì, in piedi con le braccia lungo i fianchi, la schiena ben dritta e lo sguardo tenebroso, attende una risposta. [chk on]

23:21 Ren:
  [Bordo Lago] Il colletto ripiegato della camicia color vino le sfiora l'epidermide di porcellana - lascia uno spiraglio su promontori color del latte che si muovono nei dettami del respiro. Sfiora una scollatura di troppo, ma come tutto quello che è stato modellato a snervare - nulla è veramente concesso all'occhio. Che sia questo umano o meno. Dopo quel quarto bottone slacciato una gonna lunga le copre in parte gambe lunghe - come la fine del mondo; nulla di lei potrebbe dire che sia una vera kunoichi - nulla a parte l'effige seimei che ora riverbera pigramente d'un oro intenso - come se dei filamenti entrassero ed uscissero dalla pelle della palpebra ridisegnando quel tatuaggio nero più volte. Come se stesse caricando. Come se stesse cercando proprio quell'elemento, senza mai chiamarlo del tutto a se'. Anelare al potere senza toccarlo. Danzare. Baciarlo. Rincorrerlo. E non raggiungerlo mai - ma non per impotenza, solo per semplice diletto. Lo sfilar delle cosce a risollevarsi dal profilo dell'erba, sicchè era sdraiata - lascia andar uno dei due spacchi che percorrono lateralmente la gonna, aprendosi sia sulla coscia - che sul fianchetto. Pelle morbida che sfiora il margine tra acerbo e giunonica. La bellezza del limbo dove stai sbocciando, ma non sei ancora arrivata all'apice. Gli occhi come lame gelide ripercorrono il buio, che vergogna deve essere - esser inerme? Le labbra interrompono il motivetto canticchiato fino a poco prima, non appena una voce par interromperla - esigere che i piedi ritornino a toccar il terreno di questo mondo dilaniato. Non risponde immediatamente - anzi. Sembra doversi scuotere da un torpore che le appartiene sempre di più da quando la guerra sembra essersi placata. Keimusho l'aveva accesa ed ora - lentamente - ritorna in un guscio dove cerca qualcosa. No, non qualcosa. /Qualcuno/ - e lo cerca dentro di se'. < Aspetto. > E' improbabile aspettarsi che Ren vaghi in una ronda - è improbabile altrettanto che sia immotivatamente fuori dalle mura del villaggio. La spacial torce appena il collo, lo guarda dal basso della sua posizione. Delle ciocchette di corallo osano tanto; ripercorrono le gote, le tempie, la fronte - uno spiraglio disordinato in Ren. Non ci vuole troppo prima che si sollevi, rincorrendolo con quelle lame - le stesse che fendevano il buio fino a poco fa'. < E te? > La schiena si piega piano in avanti, la porta a levarsi dal pavimento e lasciar scorrer quel chakra verso i plantari. Un accurata ramificazione la tiene sollevata sul profilo dell'acqua - la spinge a galleggiare, esattamente come lui. Un meccanismo oramai automatico, per quanto semplice. [ck on]

23:46 Kioshi:
 E sono gli occhi del Kokukage a far da protagonista nei primi secondi di quell'incontro casuale. Le iridi, scure e prive di luce, osservano attente ogni dettaglio donato dalla ragazza. Dai suoi vestiti che mostran ciò che la natura ha offerto in regalo al corpo della donna fino a quel viso e le sue espressioni, quasi alla ricerca di un motivo per trovarsi in quelle terre di questi tempi. E mentre lei è tutto un muover il suo corpo da quella posizione sdraiata ed ora in piedi pronta a camminar sull'acqua anch'ella, l'altro è totalmente il contrario. Immobile, statuario. Solo il vento riesce a spostar un centimetro di quel corpo, in particolare quei capelli tenuti in modo disordinato davanti agli occhi. Il mantello segue quello spostamento d'aria ma i lineamenti visivi dell'Uchiha rimangono impassibili. Kioshi osserva Ren, senza distogliere lo sguardo ancora da lei. Le parole, poche, di lei vengono udite dal Sesto. E ne risponde, giusto il tempo di metabolizzare quella domanda e trovare una risposta che rispecchi il suo attuale umore. <Cerco un po' di luce in tutta questa oscurità> un po' di Yang in quello Yin che ieri ha tolto dall'esistenza del mondo. Un po' di luce che può ritrovare in quella collana che tiene nascosta nella tasca del mantello. Lei si avvicina e Kioshi compie qualche passo in più per ridurre ancor di più la distanza. <Aspettare troppo a lungo può esser controproducente a volte> afferma il Kokukage, avendo vissuto un'esperienza in cui ha atteso qualcosa che era impossibile ottenere. E, col senno di poi, non ne sarebbe neanche valsa la pena. Kioshi blocca ancora il suo corpo, immobile un'altra volta. Le iridi si muovono sul viso della donna ricercando una sua reazione. <Di cosa hai bisogno davvero?> chiede nuovamente lui cercando di capirne di più riguardo quell'attesa dichiarata da lei. L'Uchiha non sa bene cosa lei intenda e dunque vuole approfondire di più l'argomento. [chk on]

00:00 Ren:
  [Bordo Lago] Oh conosce bene quel dolore, letteralmente. Il gusto del dolore provato da Kioshi è un ricordo lontano, ma sempre vigile. Come si farebbe con un tesoro prezioso, provato - ed incompreso, poichè nulla di simile è mai stato vissuto in prima persona. Il tradimento. La dipartita. La vera amicizia resa poi una collerica macchia nell'animo di quello che è niente più che un clone. Che triste la vita di un Uchiha. Essere prima di qualsiasi altra cosa - una corsa all'oro, alla dimostrazione, alla certezza - solo per poi esser niente più che un fallace riflesso di qualcuno che è stato. L'ha capito da quando vive ad Oto, ed è stata una novità - una triste novità. Come se solo a metà della tua vita tu avessi capito che dall'altro lato del mondo esiste la fame e la guerra. Per qualche attimo forse lo osserva. Forse prova a capire tutto quel dubbio che lui aveva raccontato a proposito del suo clan. Sarebbe una menzogna dir di capirlo - quando il casato Seimei non è altro che piccoli frammenti maledetti incastrati quì e lì nel mondo. Nulla a cui vorrebbe rendere conto. Nulla a cui vuole realmente pensare. Tutto diviene piccolo rispetto a quello che lei è. Ma potrebbe dire lo stesso per il Kage? Il riverbero d'oro s'arresta così come la posizione ritorna eretta, così come quelle lune piene carezzano il profilo adombrato dell'uomo. E gli occhi di pece. < Si suppone sempre d'aver una risposta ad una domanda del genere ma la verità è che . . .> Ambo le mani mostrano i palmi vuoti, delicati. Dita affusolate che s'allungano verso l'esterno. Le protende verso di lui e per un attimo, sembra volerle offrire - sembra volerlo toccare. Ma no, non lo fa'. < Aspettavo e basta. Nel peggiore dei casi, avrei scoperto qualcosa su chi ci ha attaccato. > ... < Mentre nella migliore, avrei ricevuto delle risposte alle domande che non mi sono posta. > Inflessibile. Tratti che non graziano Kioshi di nessun sentimento, nessuna emozione - un meraviglioso soldato di terracotta. Il chakra s'espande piano e dai polpastrelli delle dita protesi verso di lui, può veder piccoli globi flettersi nella ricomposizione del katon. Fiammelle piccole, deboli, delicate. S'innalzano come lanterne accendendo quelle luci che lui andava cercando. E la penombra gioca con noi, ci rende protagonisti di uno spazio arso da ombre che danno la caccia ad entrambi questi attori. Forse non era quella la luce del il Kokukage chiedeva -- forse no. Ma Ren risponde al desiderio come farebbe il genio della lampada. < Avere una domanda è già sinonimo di spiccato intelletto. > La voce modulata ad esser un sussurro mentre quelle luci si spandono ad illuminare quì e lì. Come delle fiaccole accese. Il capino si muove, le ciocche le carezzano le spalle - le guance. < Devi esser quel tipo di persona che cerca negli altri qualcosa da render propria. E-- se sapessi di cosa ho bisogno, sapresti darmelo? > [ck on][manipolazione katon narrativa]