[ a passo di danza ]
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Giocata del 19/11/2020 dalle 20:39 alle 23:17 nella chat "Laboratori"
[Ufficio Capoclan] Vestita di un quipao d'organza, un sottile bilico tra trasparenza e ombre che le danza addosso mettendo in evidenza i punti dove la pelle va' a tangere il tessuto tendendolo il giusto, mostrando sprazzi pallidi solo per poi sottrarli. Il baluginio della notte l'accarezza. La rende un utopica idea, un disegno immaginario. Alamari d'oro riportano l'effige del clan della morte, i giudici d'anima; esattamente tre fiammelle ricalcano il colletto classico alla coreana, e si dilungano contro la classica cucitura che costeggia il seno. Arido. Uno spiraglio dalla stoffa velata mostra il bordo di una bralette in tono su tono. Scuro e velato. La postura d'un soldato retto, depersonalizzato. Un ritmo monotono battuto dai sandali che baciano la pavimentazione - e sembra non voler nemmeno alzare il mento a guardarsi attorno. E' come se lo conoscesse, in fondo. In parte. Come se lo temesse. E tutto in questi giorni sembra scorrere fin troppo lentamente, non è vero? E' quel silenzio prima del boato. Quegli attimi infiniti. Quelli a cui ti aggrappi spasmodicamente nel terrore di non perderti niente, prima dell'ultimo grande urlo di battaglia. Oto sembra tacere e sgomitare. Sembra ferma, in attesa di qualcosa - o di qualcuno? Di solo un segnale. O forse, dovremmo iniziare a scorrere. E come pioggia che carezza il viso, dovrebbe iniziare così? Dovrebbe iniziare con la delicatezza di una signorina; non una signorina qualunque. La maschera di Beto fende i corridori dei laboratori, ed il garbo la veste - forse meglio dei vestiti. Si prende del tempo per salutare chi incrocia. Un abbassarsi del capo, un paio di richieste - dopo essersi identificata con chi di dovere. Dovrebbe superare probabilmente delle guardie. Il bianco ed il nero posato sulle spalle svolazza ed è il primo biglietto da visita - il secondo, probabilmente, è la maschera di Beto. L'efebico sorriso perenne. La prima e seconda luna vista nel cielo del suono, accompagnata dalla farfalla. < Il venerabile kokukage? > sporco di raceudine, il tono vien fuori secco - privo di sentimento. L'amore quanto la tristezza non sono corone che sa vestire, e probabilmente il suo essere - è così fuori luogo, quì dentro. Insegue le indicazioni, fino a quello che sarebbe l'ufficio del capoclan uchiha, nonchè kokukage. Tre tocchi di nocche e - < Beto-san, vorrei parlarle. > [ck on][pomyu non presente][maschera di beto: on] Quattro pareti fanno da contorno a quella presenza interna quanto oscura in questo momento. Una stanza non troppo grande, contenente dei piccoli macchinari e un paio di scrivanie con sopra fogli scritti di ogni formula esistente nelle terre conosciute. E lui, quella presenza, cammina avanti e indietro come se qualcosa lo tormentasse. Quella presenza è il Kokukage, Kioshi. Gli occhi scuri osservano il pavimento color legno mentre i suoi passi si disegnano uno alla volta, prima il destro e poi il sinistro. I capelli neri cadono davanti alla fronte con alcune ciocche che pendono lungo le basette del ragazzo. Un mantello nero avvolge il corpo dell'Uchiha nascondendo sotto di esso una camicia di color grigio con sopra un gilet di una tonalità più scura. Un pantalone elastico di color nero e uno stivale del medesimo colore concludono l'outfit. Nel suo ufficio, Kioshi pensa al da farsi. Ricominciare la produzione di cloni o no? Questa è la domanda che tormenta ancora oggi il capo clan. Gli servirebbe del sangue puro e lui ne dispone in Hanabi. E in aggiunta potrebbe fare un esperimento con il suo sangue, in quanto lui è un clone perfetto. Mischiando entrambi questi dna, potrebbe avere una produzione di Uchiha il più vicino possibile alla perfezione. La sua mente viene distratta da un ticchettio alla porta e da una voce che ha già sentito diverse volte. Quel nome, inoltre, gli risulta familiare. <Prego> la sua voce fuoriesce cercando di arrivare all'esterno di quella stanza, senza alzare troppo la tonalità vocale ma quanto basti per essere udito. Kioshi ferma i suoi passi dunque porgendo le spalle verso la porta d'ingresso. E silente, attende l'entrata di lei. [chk on] [Ufficio Capoclan] Il penzolare esanime di quelle maniche nell'haori bianco, ha qualcosa di poetico - ed allo stesso tempo, la fa' apparire enorme, più di quanto non sia davvero. Ciocche di corallo le incorniciano le gote di ceramica - quelle poche sfuggite al kanzashi d'ebano che li tiene diligentemente raccolti ad altezza della nuca. Il tintinnare degli orecchini pendenti canta all'unisono con quelli del kanzashi - si rifà alla natura della fu' maiko, ai pettinini decorativi che le geiko sovente usano per render la loro bellezza, univoco orpello di qualcuno disposto ad adorarla. Ma no, non è di questo che stiamo parlando quando ci riferiamo a Beto - bensì, ad un adoratore tacito. Un soldato innamorato della causa. Un fanatico piegato d'innanzi al suo dio. L'intercedere alla porta giunge subito dopo il suo assenso, attendendolo per mera cortesia. Ha una cartelletta stretta al costato - mentre la mano libera porta solo una fedina dorata sul dito medio. Le unghiette laccate di rosso carezzano il profilo della porta lasciandola andare - donando un occhiata al luogo in cui Kioshi probabilmente, passa il tempo tra le scartoffie ed i pensieri. Ma il silenzio è un amico passeggero e, dopo essersi chiusa la porta alle spalle - prosegue. <Hitodama.> Il saluto è cordiale ma non confidenziale, in un certo senso - si conoscono da poco pur condividendo un tetto e un armata, se di armata possiamo parlare. I passetti proseguono, puntella le plumbee su quella schiena che le rivolge - senza attendere che questo si giri o si lasci andare in inutili convenevoli. Razionalmente elaborato. Abbandona la cartelletta sulla scrivania, appoggiandoci solamente una mano. < pensieri? > Al di la' della maschera bianca, come una carezza gioviale. Qualcosa di torpido ed al tempo stesso, privo di una personalità che si potrebbe definire tale. < Ho bisogno di parlarle in qualità di kage, più che... Compagno. > [ck on][stessi tag] Dietro di lui la porta si apre e Kioshi può sentire bene l'ingresso della donna. I passi altrui si addentrano nella stanza mentre la porta si richiude, senza un eccessivo rumore. Il corpo di Kioshi ruota lentamente lasciando scivolare i piedi uno accanto all'altro nuovamente, ma dall'altro senso portando le sue iridi nere ad osservare la donna che appoggia la mano sulla scrivania. Pensieri? Forse, sì. Ed ecco che lei non ci mette troppo a girare intorno alle parole spiegando il motivo per cui è giunta lì oggi. <Beto.. Beto.. Beto> ripete il suo nome più volte cercando di scrutare ogni dettaglio di quella donna a partire dai capelli fino ai piedi. I suoi gioielli, i suoi vestiti. I particolari di lei vengono osservati dall'Uchiha con cura portando i passi dell'uomo ad avvicinarlo a quella scrivania dov'è poggiata. Arriva lì e il Kokukage stende entrambi i palmi della mani sopra il materiale duro del tavolo portando la distanza tra i due presenti a ridursi notevolmente. <Chi non ne ha, in fondo?> di pensieri, ovviamente. Ogni essere umano è immerso nei suoi pensieri, negativi o positivi che siano. L'uomo convive con essi. Alcuni lo spingono a diventare migliore. Altri lo abissano nell'oscurità. Non esiste un momento in cui non pensi. Quando sei felice, quando sei arrabbiato, quando sei motivato, quando sei depresso. Un pensiero avvolge sempre la tua mente e non la molla mai. Chi è Kioshi per non avere pensieri? <Potrei rivelarteli ma quale vantaggio ne otterrei?> si conoscono da poco dopotutto, perchè dovrebbe parlarle dei suoi problemi? Il viso si distende per un solo attimo in un leggero ghigno per poi tornare più serio quando l'Uchiha si interessa di ciò che serve a lei. <Il tuo Kokukage è qui. Parla> le sussurra ritornando infine in silenzio osservando la donna davanti a lei. La guarda senza muover un singolo muscolo sul viso. Di ghiaccio, per ora. La curiosità sta prendendo il sopravvento e attende dunque. [chk on] [Ufficio Capoclan] Le parole arrivano come un preludio che ha il sapore di un: Spero di non averti disturbato - per cui lascia scivolare quei proiettili dritti verso la sua schiena. Tra la camicia ed il gilet - anche lui vestito tono su tono. Non sarebbe in ogni caso la prima pugnalata ricevuta, non è vero Kioshi? Le ciglia nascoste dietro la maschera calano, divengono un siparietto mefistofelico su quella pozza di luminoso nulla. Non c'è soffio vitale. O forse quel che c'è, s'è spento nel corso del tempo, dai repentini soffi di vento. Le gambe lunghe si spostano dalla scrivania dove il fascicolo riporta esattamente kage e consigli dell'alleanza, chi più in vista, chi meno, chi ha acconsentito alle ultime guerre e chi invece s'è sempre astenuto dal metter becco, forse perchè non sufficientemente stimolato. Ma a questo giro sarà dura astenersi, sarebbe irresponsabile - e solo una perdita di tempo in cui si troverebbero tutti a vagare nel buio. Quell'haori bianco tenuto sulle spalle, è accostato quanto più per proteggerla dal freddo esterno delle contorte gallerie di Oto; lo lascia cadere sullo schienale della sedia d'innanzi alla scrivania, ripiegato su un fianco sicchè possa esser pronto ad esser ripreso - in direttura d'esser portato via. < Io non tradisco. > La risposta ad una risposta tanto profonda è così semplice da disarmare: Perchè raccontarle i tuoi segreti? Perchè non è nella sua natura, tradire il proprio padrone. Il proprio Dio. Il proprio volere. E forse è un allusione a chi invece l'ha fatto, a differenza della Seimei. Il sorriso che le aleggia sulle labbra diviene un pallido disegno annacquato messo in mostra - le dita arpionano la maschera di beto dalle cavità oculari - sollevandola a mostrarsi, esattamente come quel giorno alla riunione. Ed eccolo lì, quel viso. Il rossore che danza tra le efelidi denota la difficoltà a portare una maschera continuamente, una difficoltà che un po' tutti conosciamo visti i tempi(?) - il respiro centellinato ora le gonfia il petto e, con un permesso tacito dal suo avvicinarsi, lascerebbe che le terga si poggino su quella sedia. < Sono tremendamente realista, abbastanza da non dilungarmi in romantiche visioni che mi potrebbero vedere come un amica in cerca di sollevare un suo caro. Nella consapevolezza d'aver d'innanzi una persona fedele, puoi dirmi cosa ti turba - oppure no. > Insomma, se hai voglia di parlare - parla. Non ha nulla da offrire in cambio. Tanto meno pensieri. Sono un torrente in piena - le esplode la testa. E gli occhi son sporchi d'un amabile rossastro che la vede insonne, affogata tra scartoffie e libri. Ma che importa, non siamo quì per renderci miserabili, giusto? Scuote appena il capo e la maschera abbandonata accanto al piccolo fascicolo diviene una cara amica dimenticata una volta e per tutte. Le labbra schiuse s'umettano pigramente al passaggio della punta della lingua, finendo per ricalcare quel flusso di pensieri necessario a parlare di qualcosa di serio. < Sto partendo per un viaggio diplomatico attraverso i villaggi. A quanto pare l'attesa mi permette di farlo. > L'aria filtra dalle labbra a cuoricino, sollevando quelle due pallottole nella pece del kokukage; si sofferma solo per lasciargli il tempo d'elaborare. < Non sono venuta a chieder una delegazione, ritengo che metter in pericolo inutilmente altra gente sia sconsiderato. E l'ultima volta... Mi ha messo in difficoltà. > Alle prigioni, con il giovane Uchiha e l'altro Goryo. Uno spiraglio lo sguardo. Un tono privo di preoccupazione, eccitazione, o concitamento che sia. < I preposti per una guerra sono buoni. > Eccellenti? < E gli alleati sono importanti. Uno di questi, lo possiamo tenere sotto scacco - e l'altro, suppongo, abbia un nemico in comune al nostro. > Le dita allungano delicate - aprono il dossier estraendo proprio Ame e Kumo - ed i loro relativi Kage / o consiglio / attuali. Uno schiocco debole contro il palato. < Vorrei farlo anche a nome del suono. E dunque, è necessario avere la tua benedizione. > [ck on][stessi tag] Ecco che l'incontro comincia e i due iniziano a scambiarsi i primi sguardi. Le parole viaggiono rapide da una parte all'altra e velocemente sembra trovarsi un buon feeling sul quale far proseguire i discorsi nella tranquillità più assoluta. La donna si mette comoda, l'haori viene posato sulla sedia e il viso viene spogliato della sua maschera. Ed ecco che quelle iridi scure dell'Uchiha possono ora osservare con cura i lineamenti visivi di lei. Kioshi osserva quegli occhi rossastri, forse per la stanchezza o chissà per quale altro motivo. <Questa è una buona partenza, allora> il tradimento non è visto di buon occhio da queste parti. E soprattutto non è visto bene da Kioshi che lo reputa un atto criminale verso il Villaggio dal quale non si può avere una seconda occasione. Nel momento in cui lei si spoglia della maschera, riesce anche a convincere l'Uchiha di rivelarle i suoi pensieri. Quelle parole, vuote di un secondo fine, lasciano Kioshi leggermente basito da qualcuno che non gli sta dando qualcosa in cambio. Fino ad oggi, tutti quelli che erano venuti da lui avevano qualcosa da dare o volevano qualcosa da ricevere per baratto. Non tutti vivono in questo modo e Kioshi è felice di notarlo. <Risposta esatta, Beto> confessa verso di lei lasciando che la mandibola si sposti leggermente verso destra e sinistra assestandosi per bene. <Il futuro del mio Clan: questo è il mio pensiero costante> rivela Kioshi alla donna parlando senza crearsi troppi problemi. Non c'è nessun altro che conosce questo suo dubbio e dunque se dovesse essere rivelato in qualche modo, saprebbe con chi prendersela. Successivamente, Kioshi presta attenzione alla donna riguardo il suo prossimo obiettivo. Gli occhi di Kioshi osservano quel dossier aperto davanti a lei notando i nomi di quei Villaggi. <Le tue idee sono ben poste e potrebbe rivelarsi importante per il nostro Villaggio> spiega il Kokukage, in quanto è la sua benedizione quella che Beto cerca. <Spiegami meglio i tuoi piani e ti darò il mio benestare> questa è la condizione necessaria posta da Kioshi, niente di particolare in fondo. <Sicura di voler andare da sola?> le chiede ora l'Uchiha cercando di capire le sue intenzioni. [chk on] [Ufficio Capoclan] Del resto è giusto che la fetta diplomatica tra gli yokai, siano proprio i passetti silenziosi ed inquietanti del Signor Beto. Questo viso d'angelo stropicciato di lentiggini chiare. La pelle di ceramica distesa da farci dimenticare che è stata in guerra esattamente come loro. Una visione dall'alto, come il narratore delle vicende più tetre. Chi osserva e prende appunti. E rende quadro quello che succede. Le dita ballano in un escalation tra indice, medio ed anulare - un battere ritmico che si ripete due volte solamente, lungo il bordo della scrivania. Ciocchette aranciate che le carezzano la fronte, consolano le gote - e per un attimo la trafigge l'idea che Ekazu possa esser quì da qualche parte. Potrebbe addirittura chiedere di averlo come compagno nel viaggio. Ed esser egoista. Maledettamente egoista. Un morso rifilato al labbro inferiore che subisce una tortura senza motivazione alcuna - lo stringe mentre immersa nei pensieri, boccheggia cercando la risposta esatta a cosa sarebbe corretto fare, o meno. E a dire il vero aver fatto breccia nella muraglia di Kioshi - stupisce anche lei. Non è qualcosa che lascia intendere o vedere, non ad occhi nudi. I nodi di Ren son tanto fitti, quanto trattenuti sotto pelle. Però eccola sollevare le ciglia su di lui quando questo accenna a parlare di cosa lo turba, inconsapevole d'esser l'unica - ed inconsapevole di cosa questo voglia veramente dire. Un paio di parole che la lasciano crucciata, cercando una risposta ad un quesito inesistente: Perchè? Oh, la risposta più chiara sarebbe la guerra. Non tutti conoscono la rarità del sangue Uchiha, e dei continui fallimenti - di come arrancano per tornare al sangue originale, al vero e puro splendone del suo ultimo sopravvissuto. Rimane zitta forse troppo a lungo - e forse il quesito a questo giro, diviene una macchiolina adorabile su quella corazza d'amianto che si porta addosso. Metaforicamente parlando. < Il futuro del ventaglio? Siete a casa. Cosa c'è che non va? > Cloni imperfetti, difetti genetici, cloni cestinati. Una realtà ben chiusa nella sua cupola - e non scontata in un mondo come questo. E' l'ignoranza di Ren ad esser realistica, in realtà. E forse, che la dea bendata abbia la risposta giusta per Kioshi? Un frammento nel discorso che Kioshi intavola, che reclama - giustamente. La man dritta della Special si sposta verso il Kage di Kumo, indicandone l'immaginina con le dita. Una breve pausa tra il discorso e l'altro. < I più probabili alleati sono loro. Kumo e Ame. Partendo da Kumo; non sono celebre per il pugno di ferro, o per esser spietata. Però siamo il ponticello della terra dei fulmini, le loro provviste arrivano da noi - ed attraverso noi passano. Conoscendo quanto impervio sia l'Eremo e la Tundra, è difficile che s'autoalimenti...> Si prende un attimo, il cedimento d'innanzi all'atrocità che sta chiedendo è esile quanto lo è questa ragazzina dalla linguetta biforcuta. Sta chiedendo di lasciar morir di fame Kumo? Sì. Ma il motivo è alto. Il motivo è loro. E' la guerra. Quando si solleva la mano dal foglio il cenno è quasi autoconclusivo verso il kage: O con noi, o morti, e neanche per mano nostra. La fame è brutta da affrontare. < Non è mia intenzione minacciarli...> Ah no? <Solo far intendere quanto conveniente sia il suono, come alleato.> Siamo d'accordo? E risulta anche magnanima. Un anima pia, caritatevole. La gola si scalda appena, lascia la saliva scender dolcemente - prendendosi un attimo per spostar l'attenzione al consiglio di Ame. C'è davvero da raccontarlo? Le dita scostano il foglio d'innanzi al corvino, sovrapponendolo all'ultimo di Kumo. <Per quanto riguarda il paese della pioggia, come accennato alla riunione - chiuderebbe l'Erba in una morsa. Averli alleati è una mossa strategica. E non è da dimenticare come Kokketsu-sama, l'Hasukage, abbia praticamente detronizzato la pioggia dal suo posto. > Allude alla posizione di Ame, giusto prima della guerra civile. L'aria che le riempie il petto, stende la stoffa trasparente. Promontori pallidi che si mettono in mostra - in tensione, se così si può dire. < Yukio. > Così si chiama, il tessai. Saggia il nome con lentezza, per poi recuperare il filo. < Alla fine ha condotto un colpo di stato, ha gettato Ame in un angolo - e non mi soprenderebbe se ora fosse l'Erba ad aver il controllo su di lei. La verità è che c'è una tacita tolleranza, perchè tutti hanno paura di lui. Penso sia razionalmente giusto. E' un dio. Ma sono curiosa di sapere quanto Ame sia d'accordo, con il tener nella sala del consiglio un re illeggitimo. > Ed il capo si ripiega verso la spalla, issando gli occhietti verso l'uomo. Ciglia color tulipano che mostrano quegli opali grigiastri, si perde un attimo - un attimo di silenzio. Sei sicura di voler andare da sola? Sì, è molto più facile morire leggeri, o scappare. Il sorriso è il perfetto specchietto per le allodole. < Sì, se mi succede qualcosa - sono comunque l'anello più debole del carro. Getterei l'anima nel naraku, piuttosto che farmi prendere viva. > Ed anche quì, non c'è romanticismo. Non c'è visione rosea, metaforica, dolciastra - ma solo la verità affilata. Il busto si solleva appena in avanti, farebbe per sollevarsi dalla sedia strendendo dolcemente tutte le pieghette nell'organza. La pelle mostra sotto è solo l'apostrofo nero in un momento così importante. Sposterebbe i fianchetti a darle lei, questa volta, le spalle. Il muoversi flemmatico verso le pareti della stanza, guardandosi attorno - tirando fuori uno stelino bianco sottile. Si potrà fumare, quì? Snasa l'aria, cercandone una traccia. <Punto molto su Ame e la furia che potrei ottenerne. Contando come Oto e la pioggia siano le terre più sviluppate a livello di genetica e tecnologie, potete immaginare cosa voglia dire una collaborazione? Potremmo sfiorare vette mai viste. A livello d'architettura. A livello medico. A livello genetico. > Ed ora che ci pensa - qualcosa di romantico c'è. Socchiude gli occhi, scuote il capo muovendo delle ondine aranciate contro la pelle candida. Una costellazione di lentiggini che sembra ingollare qualsiasi intelocutore. Tanto tenue e tanto fitta. < Se tutto va' per il meglio, non ci sarà nulla da temere per i posteri. Quasi... Li invidio. E te? > [ck on][stessi tag]
Giocata dal 22/11/2020 18:30 al 23/11/2020 03:21 nella chat "Laboratori"
L'aria dentro quelle pareti inizia a farsi sentire in maniera diversa rispetto a prima. Kioshi rivela a cosa i suoi pensieri sono dedicati e Ren cerca di capirci di più, ovviamente visto le poche parole lasciate uscire dal suo duro guscio. E poi la ragazza spiega il suo piano dettagliata partendo da Kumo per arrivare ad Ame. Ed ecco che allora Kioshi inizia a mettere al loro posto ogni tassello cercando di dare alla donna tutte le risposte che le servono. A partire dai suoi pensieri rivolti al Clan. Essere a casa è importante e questo Kioshi lo sa. Questa casa ha bisogno di essere vissuta dalle persone giuste però. <Non è la casa che mi preoccupa> rivela ora il Kokukage rimanendo sempre sulle sue, senza concedere troppe parole. <Più che altro, la nuova generazione non ha mai vissuto con valori precisi e ben definiti. Ognuno ha il proprio atteggiamento che spesso è troppo distante dal mio> si prende come esempio di riferimento, anche se potrebbe nominare qualunque grande clone di Sasuke Uchiha esistito sulla faccia della terra. Questo è il concetto sulla quale si posano i suoi pensieri ed è ormai da un po' di giorni che ci sta pensando. Successivamente, il Kokukage analizza il piano proposto dalla donna e trova interessante la strategia utilizzata da lei. <Kumo e Ame> ripete i nomi di quei villaggi mentre i suoi occhi osservano ciò che le dita della donna indicano. Il Suono potrebbe rivelarsi un ottimo alleato per ognuno di loro. <La Nuvola potrebbe anche essere indispettita in tutti questi anni per non essere mai stata presa in considerazione per un'eventuale ingresso nell'Alleanza> suggerisce a Beto un'altra possibile motivazione per spingere il Villaggio nella Terra dei Fulmini ad unirsi alla loro armata. Le minacce che lei vuole porre alla donna sono comunque valide per ottenere ciò che vogliono. <Hai bisogno di azioni evidenti per mostrare la veridicità della tua volontà e delle tue parole?> domanda a lei cercando di mostrare quanto gli piaccia questa piano proposto. E infine, Amegakure. Un Villaggio che non ha mai avuto una storia semplice ma sempre travagliata. Le dita di entrambe le mani assaggiano il materiale di quel tavolo mentre gli occhi dell'Uchiha sono impegnati ad osservare Beto <Sei a conoscenza che un Clan di Amegakure sta arrivando alle porte del Suono ed è gia nostro alleato?> cerca di metterla a corrente su tutto quello che è successo ultimamente. <Partiamo già avvantaggiati da questo punto di vista, no?> domanda a lei aspettando la sua reazione alla notizia rivelata. Rimane in silenzio ora fissando la donna da quella posizione, sempre in piedi davanti a lei e soltanto la scrivania a separarli. [chk on] Non c'è traccia di fumo nell'aria - e quello stelo bianco le danza tra le dita nell'alone di silenzio in cui s'è costretta, lasciando spazio all'uomo di poter parlare - rivelare - mostrarle un baluginio d'interesse e poi l'entusiasmo che darebbe il sapore della vittoria. Oh, Ren viaggia su quei binari. E' un proiettile in petto al mondo. Così fragile, così affilata. L'oscillare di quelle ciocche pigramente mosse contro il collo messo a nudo, il muoversi nervoso dello stesso mentre fa' sparire la sigaretta dalla dita come un illusionista - riponendola esattamente lì dove l'ha presa pochissimi attimi fa'. Il rumore dei tacchetti bacia il pavimento ad ogni movenza, con la flemma di chi ha in pugno il tempo - e la stessa fallace sensazione di tutto ciò che è precario. La gioventù. La vita. L'infiammarsi del desiderio di qualcosa che scinde la carne. L'avanguardia, la scoperta, la libertà dallo steriotipo che stiamo vestendo proprio in questo momento. < Chi? > La domanda è tempestiva, così come gli occhietti che adulano il proprio kage con uno sguardo mallifluo. L'atarassia come una muraglia eretta - si rende ignifuga e repellente per tutto ciò che potrebbe scalfirla. Eppure lo stesso tono piacevolmente arrochito, si spegne prima ancora di dagli spazio di risposta. < Sango... > Tentenna, ma non vede altre vie. L'opzione amica sarebbe il gene Kokketsu - pur non essendo appartenente alla pioggia. < Gli Ishiba? > E quel tentennare si rivolta in una risposta in direzione del corvino. I passi a rivolgersi di nuovo verso la scrivania, verso di lui - i fianchetti oscillano mostrandosi ora sì, ed ora no. Una piacevole tortura per chiunque sappia apprezzare la beltà, pur addosso a chi non la saprebbe sfruttare. E pur così rigida - non pensar non senta le piccole crepe di quel cuore; il verso con cui s'avvicina, raggira la scrivania - sedendosi sul bordo. Vicina tanto da non dover issar il tono per farsi udire. Vicina quanto è necessario per posar il lato delle terga contro il bordo, facendo attenzione alle scartoffie che invece lui raggruppa. < Sì è un vantaggio. Sono brava a premere dove fa' più male. > Cos'altro t'aspetteresti dalla rettrice di un giornale nato al fine di colpire duramente la politica, del resto. Ed il pensiero l'adombra, si perde in un punto poco nitido al di la' della spalla dell'altro. Poter premere su questo, sull'ira contro l'erba, la rivalsa, su questo fiume di sentimenti che vuole vedere due paesi in collera unirsi a loro. Di cos'altro hanno bisogno. Annuisce. E l'annuire, tra quelle ciocche di corallo, screma piano. Una mano posata sulla scrivania, lì dove prima lui aveva le sue. Steli pallidi e allungati che carezzano il legno e ne seguono le venature. Ho bisogno di dimostrare quanto sia vero? Sì, venerabile. Sì, ho bisogno di morire per questo. Ma le labbra si serrano in un filo severo, assorbito dai pensieri. < Sono contenta che appoggiate la mia iniziativa. E sono fiduciosa. Molto. Ti renderò partecipe di quella che sarà la risposta, ma solo quando sarà positiva. > La voce di chi non ammette il fallimento in nessun modo, ed il barcollar di quelle iridi di piombo sullo sfondo - strisciano come lame lungo il collo del corvino. Riprende tardiva quel discorso, quelle sue preoccupazioni. Cerca la risposta corretta in un archivio troppo ampio d'informazioni su chi - o su cosa. < Non avere paura di costruire un aspettativa. In momenti come questi, ci si sente in prospettiva d'una fine. > L'abbozzo di un sorriso timido, forse la cosa più giovanile che sembra mostrare agli altri. Una breccia utopica negli anni che ha, questo soldato. < Ed invece siamo all'incipit. Siamo sulla testata d'un libro dal preludio confusionario. E non è forse nella confusione, che è meglio rifar ordine? > Allungherebbe la destra, sollevando le ciglia sull'Uchiha; non ha niente di perverso, niente di maligno, niente - niente. E' come parlar nella corolla di un fiore, che risponde gentile. Gli offre il consiglio di chi non sa', di chi non è capace di giudicare. Di chi il male, lo distorce - lo manipola - fino a farlo divenir del bene. E quelle dita delicate vorrebbero avvilupparsi attorno al polso dell'altro, una stretta di conforto. Di sicurezza. Di chi tacito dice: Fai quello che devi. < Ti rispetto. Per queste preoccupazioni ci vuole un grande cuore. > Lei ad esempio, non riuscirebbe a vedere così lontano da se stessa. Dal proprio naso. < Se pensi di non riuscir a cancellare le sbavature fuori dalle linee - perchè immorale. Posso aiutarti. Posso alleggerirti della tua stessa negazione. > [ck on][beto: off] Quei dialoghi si fanno sempre più fitti. Ognuno vuole più informazioni, entrare ancora di più nei dettagli dell'altro cercando di trovare un quadro completo della situazione. Lo sguardo scuro dell'Uchiha è posato sulla donna a cui sta concedendo il privilegio di ascoltare i suoi dubbi che lo infastidiscono in questo periodo difficile. La osserva scrutando i suoi particolari e seguendo le sue movenze eleganti. Quel 'chi' lo lascia viaggiare all'interno della stanza senza intercettarlo. Preferisce non fare nomi, al momento. Non è importante chi. Non è un problema di una persona ma di un intero gruppo generazionale. La notizia degli Ishiba sembra essere d'aiuto alla donna. Ora lei sa e può sfruttare questo a suo vantaggio. Un particolare che potrebbe essere utile nel prendere Amegakure in questa nuova alleanza. E Kumo potrebbe essere un'importante alleata in un momento dove la guerra sembra essere il preludio alla fine del mondo. <Tienimi aggiornato, allora. Sono certo che saprai cavartela> conclude il discorso relativo al suo piano. Il Suono potrebbe uscirne rafforzato dopo questo incontro e tutto sarà nelle mani di Ren. A lei è affidato il suo stesso piano e dalle sue azioni il Suono conoscerà chi è con lui e chi no. La donna ritorna sul discorso dettato dai pensieri dell'Uchiha. Kioshi ascolta le sue parole attentamente. Gli occhi neri di Kioshi seguono i movimenti della donna fermandosi in quelle dita che avvolgono il suo polso. La pelle dell'avambraccio si lascia stringere da quelle dolce morsa e ora il viso del Kokukage si alza ponendosi dritto davanti a lei. Le iridi tenebrose cercano quelle dell'altra. <Per far ordine, bisogna mettere le cose al loro posto> e in questo caso, significa eliminare gli sbagli passati. Kioshi non sa ancora se questa è la strada migliore da seguire. Le parole della donna lo incurioscono però. Lei può aiutarlo, dice. E in che modo? Kioshi non è un tipo che si fa dire cosa bisogna fare ma in questo caso la ragazza lo incuriosce a tal modo da approfondire quel discorso. Sicuramente la ascolterà e poi deciderà cosa farne delle sue parole. <E come cancelleresti le sbavature?> domanda lecito l'Uchiha alla donna. Silenzioso ora, come spesso gli accade. Curioso inoltre, forse un nuovo aspetto di lui che ancora non si era visto. Attende il dire altrui adesso, senza muover ciglio. Il respiro è lento. Il polso dell'uomo si innalza e la mano ruota in modo da contraccambiare quella presa. Ora sono le dita di lui ad afferrare quell'ossicino stretto della donna. Non le fa del male. La forza messa è la stessa che aveva esercitato lei sulla sua carne. Gli occhi si rispecchiano in quelli dell'altra. Rivela ciò che hai da dire, Beto. [chk on] E mentre il tempo infuria, mentre si frantuma in mille pezzi - il peso di alleanze e scambi delle corrette parole con le corrette persone le grava sulle spalle. O si spaccherà, o rimarrà in piedi solamente la donna che è arrivata fino a questo punto risalendo la terra dalla tomba di una bambina. Il saggiar morbido di quella pelle, il passar del pollice lungo le venette che solitamente costeggiano il polso. Movimenti innocui ed al tempo stesso, di una tenerezza immane; fallo se pensi che sia giusto, vai avanti, non avere paura. C'è del calore nelle parole che non si dicono, ma si dimostrano, no? E per quanto sia fredda, per quanto sia distaccata, il baluardo di un lembo d'emotività ricercata le frammenta il viso - come un raggio di sole in primavera al mattino. Tra le lentiggini le ciglia divagano, ascoltano quella chiusura al discorso. Il tacito assenso di Kioshi, seppur non dimostrato, le ha messo la giusta carica per andare - arrivare dove deve - e ruggire come una fiera infernale. Ed ora rimane per qualche attimo persa tra i pensieri. E se colui di cui parla, fosse proprio Ekazu? E se quell'errore. Quel diverso. Se quel così distante. E' la sua stessa mente a rigettare il pensiero - ad allontanarlo. Spaccarle lo stomaco. Chi è? Di chi si tratta? Si tortura, disegnando su quel musetto esangue un broncetto che più la fa' assomigliare ad una ragazzina - e meno ad una donna. Assorta tanto, da perder il lume per qualche attimo. Però quelle parole ovattate le sente, così come sente quelle pozze d'ombra trafiggerle il viso coperto d'una miriade di stelle dipinte su tela. Lo spostarsi lento delle iridi rappresenta lo stesso ritorno alla realtà, mansueta - ma distratta. Per colpa di /lui/. Una piccola ossessione che continua ad amare. Incredibile, vero? Distratta tanto da aver notato ora come il palmo di Kioshi le abbia avvolto il polso minuto ed ossuto, con lo stesso movimento che gli aveva regalato lei. < ... > Lo osserva e forse, quello che sente, è disagio? Deve aver fatto qualcosa di sbagliato? Inappropriato? Lo sfumarsi d'un pallido rossore sul viso, mentre i fianchetti arretrano sulla scrivania, permettendole di accavallar piano le cosce. Però non retrocede da lui - o da quel contatto. Lascia che saggi pelle come seta morbida - le venette in rilievo sul polso, così come i nervi sforzati nella scrittura continua. < cancellandole. > Le labbra finalmente si muovono. Un cuoricino che soffia fuori un commento mansueto, scatenando tempesta. < la peculiarità Seimei non è la forza di per se'... > esplica, a differenza degli Uchiha che possono invece vantare un albo tecniche e specifiche ben più ai danni di chi le subisce, così come molti altri clan. < ma render gli altri più forti, più veloci, meno fragili > il tono s'abbassa - e quasi scambia con l'altro, quella confidenza. Lo rende degno, così come lui ha reso degna lei di saper cosa gli infestava la testa. La sinistra gioca solitaria, lascia una volta e per tutte il bordo della scrivania - sfiorando i bottoni di quel giliet a livello del cuore. Due dita. Un tocco quasi inesistente. Il ricordo frammentato di quello che dovrebbe esser il contatto fisico. < io in particolare, sono riuscita a sviluppar un arte che mi permette di prelevar frammenti d'anima; sentimenti ed emozioni a volte di muovono, come marionette - a volte... Ci frenano, ci lasciano paralizzati. > La moralità d'uccidere membri del proprio clan, il timore di fallire, il dubbio di fare la cosa sbagliata. E la mano batte la ritirata, timidamente, finendo per nascondersi di nuovo lì - sul tavolo. S'è snocciolata più di quanto avrebbe dovuto. Avrebbe potuto strappargli un pezzo d'anima senza necessariamente fargli capire cos'era, o perchè. < E' terribile, ne sono cosciente. Ma l'unico metodo per riaddrizzar i rami storti, è potarli. > [ck on] I lunghi ciuffi neri cadono davanti al suo viso coprendo parte dei suoi occhi. La testa si inclina leggermente per poter avere una visuale completa della donna mentre le dita si stringono ancora attorno al polso altrui. I loro sguardi si incrociano mentre i pensieri viaggiano su binari differenti. Ren si preoccupa per il suo lui, che non rientra effettivamente nei discorsi di Kioshi. Il Kokukage sta pensando ad altro in questo momento. La nuova generazione è composta da tutti quegli Uchiha nati dopo la chiusura degli esperimenti nei laboratori. E dunque sono cresciuti senza il dna di un vero Uchiha. La loro infanzia li ha formati in modo diverso. La loro epoca li ha cullati in un periodo storico differenti dai cloni. Un clone veniva formato con le cellule di Sasuke. Non potevi sbagliare anche se la pace regnava sovrana. Un clone nasceva con una chiara identità e tale rimaneva nel corso degli anni, seppur il carattere di ogni Uchiha si modificava di persona in persona. Ren parla delle sue abilità e Kioshi rimane attento ad ascoltarla. Lei si adagia sulla scrivania lasciando che la presa sul polso rimani intatta. L'altra mano della donna inizia un lento danzar sul petto di Kioshi. Il mento si abbassa tanto di quel che basta per analizzare quel movimento. E poi di nuovo ad alzarsi e riportare quegli occhi scuri su quelli della donna. <Se ci fossimo conosciuti in questo istante, potrei dire di esser spaventato nel constatare che potresti usare quel potere su di me..> la mano libera dell'Uchiha prova ad afferrare quella di lei sul suo petto. Stringendo le dita intorno anche a questo polso, il movimento indietreggiante di lei obbliga l'Uchiha ad avvicinarsi maggiormente al corpo altrui. Un freno viene messo al suo moto, prima che i corpi materializzino il loro contatto. I polsi di lei rimangono trattenuti dalle mani del ragazzo, però. E solo ora rilascia quella presa lasciando che le dita posino sul legno della scrivania. <Quello è l'unico modo.. Concordo> rivela l'Uchiha trovandosi d'accordo che potare un ramo secco è il miglior modo per eliminare il problema. <E cosa ne fai di questi frammenti d'anima?> domanda Kioshi a lei cercando di capire di più da questa sua abilità. Le nere iridi non possono far altro che osservare quel colore nei suoi occhi. La distanza non permette di guardare altro in questo preciso istante. Il corpo di Kioshi è inclinato leggermente in avanti ma è immobile. In nessun modo sta tentando di avvicinarsi a lei. La casualità li ha portati in quel frangente. E ora lui aspetta una risposta. [chk on] Capoeira; l'armonioso coesistere tra bellezza e atrocità. Uno spiraglio sotto le palpebre mette in mostra quella corona di spine che è l'iride. I movimenti, le parole - tutto s'incastra nel più curioso connubio dove da un lato v'è la pura ed elaborata potenza - e dall'altro, l'eleganza, l'effimero, il delicato. Non si sottrae al suo tocco, non si nasconde a quelle mani che la cercano. Eppure tra le righe, si legge un irrigidirsi di chi non è più abituato ad attenzioni di questo genere - e forse le vorrebbe ancora - e forse le mancano. Un quesito che si pone lei per prima, rendendo specchietto del quesito il viso che piano piano si cruccia. Le sopracciglia rossastre s'inchinano una all'altra disegnando un paio di rughette fallaci proprio lì, sulla fronte. Non è egoistico, forse? Non è sbagliato? Come chi si è votato a dio, per poi piangere lacrime di coccodrillo nella via del signore - boccheggia piano in un contatto che l'istante stesso in cui s'è realizzato, viene meno - lasciando l'amaro d'un ricordo oramai fuggito. < Anche io sono terrorizzata dal tuo. > Lo ammette nel momento stesso, in un tono di voce tanto basso - da risultare quasi inesistente. Orgoglioso, ma presente. E' vero? Proprio come fu' Kurona, ai suoi tempi - anche Ren ne è terrorizzata. Ogni nodo nella testa, ogni ricordo che ha cancellato per proteggersi - tutta quell'infanza, tutte le volte in cui suo padre ha abusato di lei - le ha spezzato le ginocchia. Tutto quello che ha nascosto sotto mucchietti di polvere, sotto gli occhi di un estraneo e quindi, un nemico a prescindere. E' difficoltoso vivere in guerra costante e non avere alleati. La mano posata sulla scrivania si solleva piano, rimane posata sulla coscia, appena sopra al ginocchio nascosto dalla coscetta superiore accavallata. Gli strappi del quipao trasparente s'allargano piano, mostrano la pelle nivea al di sotto. Un ritirarsi amaro, ma ben accetto - che dall'altro lato si tramuta in un torcersi del polso nella sua mano; rotea, s'allontanerebbe dalla sua presa ma solo per allungare le dita verso le sue. Solo i polpastrelli contro i suoi, guardando con curiosità l'arto, come se fosse qualcosa di completamente nuovo. Esattamente come l'arte del kankaku per Kioshi. Se non si fosse sottratto, sembrerebbe solo un approcciarsi ad uno specchio distorto, dal riflesso totalmente differente dalla realtà. Lascia che le ciocchette arancioni le consolino il collo, amandola quel giusto che le serve per star meglio. Lo sguardo freddo si solleva in quelle iridi nere in cerca di risposta. < Le terrei con me. > ... <Anzi, in realtà...> L'abbozzo della verità, del sacrificio - dell'esser il martire per eccellenza - e mentre lo dice, carezzerebbe il palmo con le dita, lasciandolo andare definitivamente, una volta e per tutte. <Diventerà mio, a tutti gli effetti. Proverò paura per te. O dubbio. O pena. Qualsiasi sia l'emozione, la proverò io, al posto tuo.> Ed il chakra che scorre come un fiume lento, si riversa fuori dagli tsubo andando ad irrorar quello che è lo scorrere normale. Una piccola deviazione di questo torrente attinge all'elemento dell'omyoton, ridisegnando il triangolino che le decora la palpebra sinistra, risvegliando l'elemento yin. <chk on><onmyoton: on><beto: off> Da quella distanza, gli occhi di Kioshi non possono che notare tutte l'espressioni del viso di lei. Ogni emozione, ogni reazione, viene vissuta in prima linea dal ragazzo che si trova a pochi centimetri da quei lineamenti che rapidamente vanno a muoversi mostrando ciò che Ren nasconde dentro di se. Lei ammette di essere spaventata dal potere dello Sharingan e in quel momento gli occhi di Kioshi non si muovono di un millimetro rimanendo fissi su di lei. Quel filo di voce viene udito dal ragazzo, visto la vicinanza dei due corpi. E lui ne rimane divertito sapendo ciò che potrebbe farle se solo lo volesse. Le mani di lei si muovono adesso. Una scivola in mezzo alla carne soffice di quelle cosce mentre l'altra ruota dalla presa del ragazzo per poggiare le sue dita contro le altre. La mano di Kioshi rimane ferma a tastare la pelle morbida di lei. Le iridi si spostano per un attimo ad osservare quella scena cercando di capire quale reazione sta avvenendo in lui in questo momento. L'oscuro sguardo, vuoto di colore, ritorna sugli occhi di lei. Un'emozione di lui diventerà dell'altra. Ecco la sua abilità. Ecco cosa può fare. C'è qualcosa dentro Kioshi che lui stesso non vuole più? Forse non per sempre. Ma quale emozione per far capire lui chi è se non quella che lo ha sconvolto più di tutte? <Vuoi sapere chi sono in realtà?> dietro quell'arroganza, dietro quella maschera da duro. Lui non è stato sempre così, in realtà. <Avevo un migliore amico un tempo..> inizia a spiegarle che parte dovrà provare lei stessa nella sua vita <Abbiamo passato l'infanzia insieme, fianco a fianco> anni e anni passati accanto ad Arima, da giovani fino al suo ruolo di capo clan. <Fino al giorno in cui è stato ucciso e qualcuno ha deciso di farmi vivere quel momento in prima persona> Kioshi si riferisce all'illusione subita da qualcuno che lo ha costretto a vivere i panni dell'assassino di Arima, ovvero i panni di Katsumi Uchiha sul tetto della Magione Uchiha. Quella notte è stata vissuta da Kioshi e il dolore nel vedere morto davanti ai suoi occhi l'amico gli ha spezzato il cuore cambiando per sempre la persona che era. Un dolore talmente forte da risvegliare il potere dello Sharingan Ipnotico. Un senso di vuoto, incolmabile, ha divorato la sua anima quel giorno. La vita non sembrava più la stessa. <Questo è ciò che puoi avere da me> spiega il Kokukage a lei lasciando la possibilità a lei di prendere quel suo dolore e privarlo ora. <Ma..> Kioshi non è proprio tipo da aprirsi così tanto senza avere niente in cambio. Ha mostrato se stesso e così lei dovrà fare, di sua volontà o no. Il chakra viene portato a irrorare i canali oculari e trovar reazione con il gene degli Uchiha. Le palpebre si chiudono e al loro riaprirsi, un bagliore rosso verrà emanato dalle iridi di Kioshi che illumineranno il viso della ragazza. Tre tomoe si disegnano all'interno di quegli occhi e si rispecchiano nello sguardo di lei. <Se ti piace privare le persone delle loro emozioni, non avrai paura di mostrare le tue emozioni più nascoste. Giusto?> afferma l'Uchiha veicolando il chakra nella mente altrui. La distanza quasi nulla porterà il chakra quasi immediatamente all'interno di lei e il ragazzo andrà a stimolare l'emozione più insita nell'anima di lei. Quell'emozione che ha provato sempre a nascondere al suo interno e che il chakra di Kioshi cerca scavando nella sua profondità. Quale emozione si nasconde nel corpo di chi ruba le emozioni? [Sconvolgimento emotivo][Sharingan a tre tomoe] [chk on] E pensare che era un incontro prettamente politico; come ora si guardano però, non è lo stesso modo in cui si guardavano prima. La luce artificiale scava tra le ombre di un viso messo in luce per metà - e per metà gettato nell'ombra dalla mole di Kioshi che la sovrasta. E pizzicare le sue corde con le dita non potrebbe esser più difficile, mentre si pone così tante domande senza risposta. La mancanza di Ekazu è una coltellata tra le costole atta a strapparle il fiato dal petto, e più lui è vicino - più è vivido il sentimento di voler esser egoista, voler tutto quello che non si può permettere. Sbagliare. Amare. Stringere. Non è il tipo di persona che può lasciarsi andare così tanto. Ed alla fine non è dissimile dal corvino che le sta di fronte, no? Lo ascolta, e mentre lo ascolta rimane zitta - e mentre batte la ritirata, si porta quelle stesse dita alla bocca. La nasconde mostrando invece il dorso laccato di rosso, tanto fragile - tanto pericoloso. Non abbiamo mai analizzato quanta paura possa incutere una persona capace di mangiarti l'anima. Di lasciarti vuoto. Senza forza di combattere - senza motivo per cui farlo. < mi fai un regalo atroce...> L'ennesimo sussurro votato a quella vicinanza, l'ennesimo sussurro che cola come miele dalle labbra pallide della rossa utopia che macchia un luogo troppo scuro, per qualcosa di così delicato. Scosta piano il viso, fissa la parete accanto - e quel commento grava come chi riceve per il proprio compleanno niente di più di un bel debito da pagare. Ma non si tira indietro, ed è strano il non capir esattamente chi dei due stia facendo un dono all'altro. Kioshi, che si mostra sanguinante - o lei, pronta a farlo leggero di tale peso? E non contento, chiede pegno. Lo scorrere atrofizzato di quelle iridi lungo la stanza, neanche potesse evitar quel lago di sangue, quelle virgole furiose. Ed alla fine ci si trova dentro, fino all'osso del collo. Lo guarda e questo silenzio mantenuto, dura un attimo di troppo. Le labbra schiuse che volevano dire qualcosa - rimangono zitte - mangiano aria. < . . . > Le tre tomoe di Kioshi le macchiano il viso candido di ricordi che di candido - non hanno niente. E quelle labbra schiuse hanno il piccolo tremolio, pesino il cuore lascia andar un fremito. Che stupida. Quando è arrivata ad esser così debole? E dentro quel tumulto d'emozioni, chi le strappa - e chi le legge. C'è un vuoto nero, lo vedi? Tutto passa attraverso Ren e niente permane, niente staziona. Perfino l'amore, quello che dovrebbe infestare la testa di una ragazzina - è una macchiolina lavata via con violenza. E poi, un groviglio arcano. Qualcosa di confuso. Qualcosa che ha voluto dimenticare, forse per proteggersi. E mentre lui sfoglia il peggior quotidiano, le mani di Ren compongono il sigillo della scimmia ad altezza del cuore. Tsubo vomitano fiumiciattoli di chakra alterato e scorrono lungo le braccia, le mani, lo stesso cuore ne è infestato. Piano lascia il bordo della scrivania con le terga - posa di nuovo i piedi a terra. E quella distanza che c'eravamo preclusi, s'azzera con l'allungarsi della dritta verso il petto di Kioshi. Lenta. Gli lascia lo spazio di tirarsi ancora indietro. Non lo facesse, ora - passerebbe indice e pollice a scorrer lungo il petto, come se avesse un fiammifero invisibile tra le dita. < Non credo ci sia nulla in me, che potrebbe renderti curioso di quel che sono. > Le labbra spezzano il silenzio, mentre il taberu si consuma tra le dita della special. E tra queste rimarrebbe attaccata alle dita una fiammella nera - il sentimento legato a quel ricordo, la tristezza, la disperazione, l'angoscia. < Sono solo un soldato. E -- ahah, a dire il vero, non ricordo un granchè - della mia infanzia. Ho ubbidito, da quando ho memoria. > Una bugia bianca, quella di Ren. La sua mente, il suo cuore - qualsiasi pagina egli stia leggendo, racconta storie ben differenti - storie che, per assurdo, ha negato anche a se' stessa. Sono lì. Ma non le ricorda. E lascia che lo stesso Kioshi veda quel lembo d'anima strappato al suo petto, il rimestarsi nero della fiammella, l'esplodere vivido contro il viso della Seimei che ci si specchia dentro, piegando appena il capino. Attratta. Ed eccola aprir le labbra, gli occhietti nascosti dietro un sipario di carne color bronzo. E la fa' sua. Un frammento di Kioshi che di contro, sarà completamente sollevato da questo sentimento. Il dolore legato al ricordo, ad Arima, al suo ucciderlo. Il dolore che ha risvegliato l'Ipnotico. E di contro - un sentimento Uchiha - è tanto forte da consumarla dall'interno. E mentre gli occhietti rimangono chiusi lo sente, quel dolore. E piano, come il primo fiato tremolante dopo averlo tenuto sospeso - esce una lacrima da quell'occhietto freddo, di piombo. <...> Uccidere il proprio migliore amico. Ancora. Ed ancora. E senza pietà alcuna. Deve esser terribile. Gote come un quadro rinascimentale decorato d'oro - i rigoli delle lacrime hanno un bagliore docile sotto questa luce. Una volta riaperti gli occhietti, una volta incorniciato il viso dell'Uchiha d'innanzi - eccola quella sensazione. La stessa sensazione provata con l'ipnosi. Quel calore che ha cacciato. Quel calore che le è ritornato alla mente semplicemente guardando i suoi occhi. Ed ancora la tortura. Ancora la insegue così? O forse è lei a volersi aggrappare a quel piccolo frammento d'amore ricevuto? Tra le efelidi il dolciastro rossore dell'amore - il danzar timido di un sentimento così grande, prostrato d'innanzi ad una persona che non conosce nemmeno, a conti fatti. Per quanta ammirazione, per quanto rispetto. Le unghie torturano il bordo del tavolo cercando un appiglio razionale al sentimento per Kioshi - che per Kioshi non è. E mentre naufraga nel desiderio di poterlo sfiorare ancora, ha allungato di poco il collo verso di lui che dovrebbe - dovrebbe esser ancora ripiegato su di lei. Le ciocche che l'hanno accarezzata a lungo ora scivolano verso le gote, dietro le orecchie. L'esser zuccherino nello sguardo che fino a prima era atarassino, regalato al corvino. Un tramutarsi, così differente, tra Ren e Beto. Anela alle labbra di quell'amore che prova, ma per la persona errata. Fino a concepirlo. Fino a /vederlo/ oltre che /guardarlo/. E' stato così bello, così maledettamente bello. Ma lui, non è Ekazu.< M-Mi dispiace. > E' tutto quello che sa' dire. S'è ammutolita. Si sente sporca - a disagio - come se fosse nuda, o improvvisamente impazzita. E com'è che il cuore le batte così forte? E com'è che tutto quello che era grande, ora - ha un motivo per esser piccolo? Lo schivo scivolar via dello sguardo, le manine passano sul quipao nero trasparente, lo lisciano - stendono ogni grinzetta, finendo per alzarsi del tutto dal bordo della scrivania. Il respiro pigramente marcato diviene taurino, qualcosa che mantiene, manipola - però continua ad esser lì. E' amore, o un attacco di panico? Amore, per quest'uomo? Un amore così. Un amore che non ha potuto garantire nemmeno ad Itsuki. Come un cane che si morde la coda, l'arte utilizzata risulta un mistero - qualcosa che accaduto, permane motivo di confusione. Il sollevarsi e scivolar via dalla scrivania. Lo stato d'imbarazzo, di disagio. Si avvicinerebbe alla porta. < Mi dispiace... > Tra il sentimento di Kioshi, e quell'amore in bilico - nascosto sotto le macerie del dovere - tutto quello che sa' fare è scappare. Come se il problema fosse Kioshi, del resto. [ck on][kankaku: Taberu][onmyoton: on] Quando ti metti in certe situazioni, risulta difficile alla fine venirne fuori bene. Quell'incontro atto soltanto a parlare di piani per il futuro del Suono si è tramutato ben presto in un gioco pericoloso pronto a tirare fuori emozioni e reazioni. E quando queste vengono fuori, inizi a fare i conti con te stesso se non lo hai mai fatto nella tua vita. Kioshi ha sempre saputo di aver quel dolore dentro. Gli avvenimenti lo hanno aiutato a dimenticare. La verità lo ha portato a cambiare quel sentimento. L'emozione avuta in quel ricordo era qualcosa che Kioshi teneva nel profondo nel suo cuore, messo in un angolo e dimenticato lì. Non faceva più male. Perchè la conoscenza di alcune situazioni gli avevano dato la possibilità di guardare avanti senza dover pensare più a quel dolore che nel frattempo era diventata rabbia. Ecco perchè Kioshi ha concesso alla donna di entrare in lui. L'Uchiha non aveva problemi a donare quell'emozione perchè ormai non se ne faceva più nulla. Non voleva privarsene perchè lo faceva soffrire. Non voleva cancellarlo perchè lo tormentava la notte. Lo ha donato perchè ormai non contava più niente per lui. Questa è la verità. E per quanto sia un regalo atroce, Kioshi ha permesso a lei di provare quel sentimento che lo ha portato a diventare chi lui è oggi. Un dono nobile, da non sottovalutare. Kioshi si lascia toccare da quelle dita sul suo petto e i suoi occhi osservano quella fiamma nera uscire da lui. Pochi secondi e quel frammento di anima entra nel corpo della donna. Lo sharingan osserva quelle labbra inghiottire il suo dolore e privarlo di esso per sempre. Un ghigno si disegna sul viso di lui, quasi compiaciuto nell'osservare l'altra mentre prova il suo stesso sentimento. Ed ecco che una lacrima scende sul viso di lei. Il dorso della mano destra di Kioshi viene passata sulla guancia di lei volendogliela asciugare. <Proprio così, uno strazio immenso> sorride ancora, in maniera malvagia ovviamente. Non è felice ma è divertito dalla scena. Si diverte perchè scopre che Ren non le stava mentendo durante l'arco di questo incontro. Le sue parole sono state veritiere. E allora ecco che lui le fa quell'altro dono. Chi non vorrebbe provare ciò che più teme nella sua anima? Ren avvicina il collo verso di lui e la reazione di Kioshi è alquanto strana. Non si muove, seppur sarebbe indietreggiato con qualunque persona. La guarda dall'alto al basso ed è soltanto il capo ad alzarsi leggermente portando le labbra ad allontanarsi da lei. Cosa le sta facendo provare in questo momento? Kioshi può sentirlo, visto che il chakra attraverso lo Sharingan viaggia ancora nelle mente di lei. Questo è amore, forse? Sicuramente non per lui, visto che non si sono incontrati molte volte prima di ora. Quei corpi si avvicinano così tanto da risultare pericolosi. Le labbra di lei si avvicinano a lui ed ecco che dopo l'emozione, nasce la reazione. Una reazione che porta lei ad allontanarsi improvvisamente e ripetere più volte di essere dispiaciuta. Soltanto in questo momento, il chakra dell'Uchiha termina di esser spinto all'interno della testa della donna che ritornerà in maniera lucida all'attuale situazione. O forse no. Kioshi si volta verso di lei, vicina alla porta ormai e pronta a scappare. <Vai.. Vai, pure> le consiglia il Kokukage ora. <Scappa finchè ti è possibile> la voce di Kioshi esce dalle sue labbra in maniera limpida. Il tono non è violento per quanto basso. <Fuggi dalle tue stesse emozioni, ragazza> esattamente così. Non è stato Kioshi a ordinarle quel successivo attacco di panico. Ha provato amore e subito dopo ne è fuggita. <Non è facile gestire le emozioni. Soprattutto quelle che non vuoi provare e che cerchi di nascondere in fondo alla tua anima..> aggiunge il Kokukage portando il corpo a girare attorno alla scrivania e posizionarsi con il viso rivolto a lei. <Hai paura del tuo stesso amore e scappi perchè non ti senti pronta a capirlo. Se vuoi, io ti posso aiutare. Bisogna potare i rami secchi, no?> le fa la stessa offerta che lei gli aveva fatto in precedenza. Se vuole un aiuto, Kioshi può darglielo. <Penso sia tutto per oggi, però..> conclude il Kokukage senza voler intrattenere ancora di più la donna evidentemente ancora scossa. L'incontro può terminare così dunque e lui rimarrà ancora lì per un po' cercando di capire come diavolo sia potuto finire così da come era iniziata. [chk on]