Il Decaduto/Le 5 vie di Tenebra (1)
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Giocata del 31/10/2020 dalle 14:40 alle 16:25 nella chat "Accademia Ninja - Oto"
La notte scorre lungo Oto, la maggior parte degli abitanti ormai si è ritirato all'interno delle proprie abitazioni, dal giorno precedente le situazioni si son fatte sempre più strane e particolari. Gli spiriti dei morti riescono di tanto in tanto ad entrare in contatto con i vivi, nei modi più disparati, spesso per pura noia o gioco, spesso per cercare la pace e altre volte... Per concedere forse qualcosa a quei miseri mortali. Quelle rare volte in cui avvengono tali concessioni i fini sono i più disparati, gelosia, bramosia di potere, divertimento, ricerca di pace e a volte... Vendetta. Molti esseri viventi abbandonano questo mondo lasciando dietro di se conti aperti, in modo violento e autolesionistico per l'anima stessa. In un mondo dove la guerra più e più volte ha martoriato e massacrato la carne di quegli strani esseri di carne,sentimenti e contraddizioni per una settimana, una sola le anime dei morti incontrano i vivi. In questa settimana capitano miracoli irrealizzabili e disgrazie indicibili... Ma tutto questo purtroppo come in ogni storia è comprensibile solo alla fine degli eventi. Un giovane dalla pelle color ebano permane immobile nel cortile interno dell'accademia presente nel villaggio del suono, le mascelle sono serrate con forza cosi come i pugni. Indossa una semplice maglietta nera a maniche lunghe, il cotone aderisce perfettamente al busto del ragazzo, un pantalone nero fascia le gambe per la loro interezza, la larga falda va ad estendersi all'altezza dei polpacci. Piedi scalzi che affondano nel terreno, capelli nero corvino, leggermente lunghi, che vengono portati all'indietro dalla mancina che va a dischiudersi appena. La fronte resta completamente scoperta e ben in vista ora le cicatrici che ne solcano la carne con prepotenza. Una corona di croci scorre lungo la fronte, doloroso ricordo e abbraccio di qualcuno presente in un passato non così remoto eppure al giovane sembrano essere passati anni ormai. Gli occhi color nero pece del colosso vagano lungo la costruzione, una delle poche esterne al sottosuolo di Oto, scuote il capo con forza cercando di ricacciare quel pensiero che adesso lo sta tormentando come non mai. L'enorme mole, ferma come statua di cera, riprende finalmente il proprio movimento, il passo lento e cadenzato smuove la figura del giovane verso l'uscita dell'accademia. Arrivato ai cancelli il passo torna però ad arrestarsi, una strana figura, distante, attira l'attenzione e lo sguardo del ragazzo. Lentamente il passo cambia direzione, prende ad avanzare verso quella figura femminile, riesce a raggiungere una distanza di circa una decina di metri. La bambina è completamente scalza, indossa una lunga maglietta, una volta bianca, ora coperta di sporcizia e polvere, alcune macchie di sangue sono ben visibili sulla parte centrale. Capelli nero corvino, lunghi fino alle ginocchia, incorniciano un viso tondeggiante, un leggero sorriso sul volto e occhi bendati da uno straccio lercio. La bambina solleva appena la mancina, un semplice gesto, chiaro in qualsiasi lingua <Salve> Risponde pacatamente il giovane lasciando allargare in maniera del tutto naturale e inconsapevole un sorriso sul proprio volto in risposta a quello altrui. < Non dovresti essere qui fuori, non è per niente il periodo adatto sai> La voce abbandona le labbra del colosso, bassa e vagamente roca come al solito, tenta di avvicinarsi ulteriormente a quella figura cosi innocente ma come il primo passo viene smosso la bambina si gira di spalle e comincia a correre. Il ragazzo torna a sollevarsi, completamente eretto ora osserva giusto qualche istante la bambina che si allontana di gran carriera poi smuove il proprio passo proprio nella stessa direzione, verso la vegetazione. La falcata del colosso diventa via via sempre più rapida e allungata, quella bambina non solo corre, ma corre molto più velocemente di lui. I metri di distanza aumentano minuto dopo minuto, il Genin è incredulo che una semplice bambina possa camminare cosi agilmente all'interno della vegetazione dove lui stesso sta faticando come non mai. < Hey ragazzina fermati!> Strilla a pieni polmoni lasciando che il proprio tono rimbombi all'interno della vegetazione che ormai ha ripreso possesso della parte superiore del villaggio. Una risata innocente, fanciullesca arriva in risposta, rimbomba dentro la sua testa provenendo da una serie di punti non deducibili, una risata genuina eppure al tempo stesso strana e velatamente triste. Dopo alcuni minuti la bambina si ferma davanti a quella che si potrebbe tranquillamente definire una casa in rovina, non grandissima ma ormai completamente distrutta dal tempo e probabilmente abbandonata dalla guerra che imperversò ormai sul villaggio anni or sono. < Dai basta giocare piccola peste. Avanti vieni qui e ti riporto di sotto, i tuoi genitori saranno sicuramente preoccupati.> Esclama il giovane riprendendo ad avvicinarsi alla posizione ottenuta dalla bimba, lo sguardo la scorre nuovamente con attenzione per quei pochi istanti in cui resta ferma. Nuovamente quel sorriso va ad allargarsi sul volto della piccola, un semplice istante e la bambina va a dischiudere il portone della casa, un semplice gesto che va ad aprire quella nera voragine nell'abitazione completamente scura all'interno. Le piante avvolgono le mura di quella semplice costruzione, le persiane sono serrate ma stecche di legno mancano qui e là e da fuori sembra che alcuni punti del secondo piano siano crollati. Un semplice rudere, in cui la bambina si addentra e dopo pochi passi il giovane non riesce più ad individuarne la posizione, la figura torna a confondersi nell'oscurità al suo interno. Il giovane permane immobile, le mascelle si serrano con forza e i denti digrignano appena sotto l'enorme forza impressa. Fa per girarsi, fa per andarsene ma il passo non sembra veramente volersi smuovere. < AAAAH Maledetta bambina> Esclama con forza per tornare ad avviarsi proprio in direzione del rudere adesso. L'Uchiha lascia scorrere lo sguardo sull'enorme portone di legno adesso completamente spalancato, sembra malandato, malridotto ed estremamente pesante per essere dischiuso da una semplice bambina. Gli occhi controllano con attenzione l'entrata ma non riesce ad intravedere proprio un bel niente, neanche più la sagoma della bambina e visibile oltre l'entrata. <Avanti ragazzina, non finirà bene... Quando ti prenderò prima di restituirti ai tuoi ti darò una bella lezione> Esclama il giovane oltrepassando la soglia della costruzione, l'Uchiha ha giusto il tempo di muovere un paio di passi prima di sentire il pesante portone scricchiolare e chiudersi con un sonoro tonfo alle proprie spalle. Kasei sprofonda lentamente nell'oscurità della casa, discende in quel buco nero, il cuore comincia ad accelerare e nella sua testa l'istinto grida fuggi ma la mente razionale, come al solito, prende il sopravvento. Avanza nell'oscurità estremamente convinto che in quella casa nulla possa nuocerlo se non la bambina e non ha tutti i torti dopotutto... Cammina nell'oscurità per quello che a lui sembra un tempo interminabile ed estremamente lungo, cosa che il colosso comprende impossibile viste le dimensioni dell'abitazione. Dopo lunghi minuti finalmente nell'oscurità un dettaglio, qualcosa che lo fa ben sperare, una flebile luce sbuca nell'oscurità da una fessura, probabilmente una stanza illuminata. Il passo accelera, ha necessità di quella luce, un luogo dove trovare finalmente un attimo di pace e poter analizzare al meglio la situazione e comprendere cosa diavolo effettivamente stia accadendo all'interno di quella vecchia casa diroccata. Raggiunge finalmente quella fessura, una porta serra la stanza oltre, la mano viaggia verso la maniglia ma è la porta a dischiudersi semplicemente pochi istanti prima che venga raggiunta dal ragazzo. Il legno scricchiola, le cerniere della porta cigolano e nuovamente il tutto si svolge con una lentezza esagerata, claustrofobica nel suo essere. Finalmente la porta è aperta e il ragazzo può osservare la stanza illuminata da una semplice e fioca fiammella. Il colosso attende, non varca la soglia, regge all'istinto di buttarsi dentro a capofitto, la ricerca di quella fiamma potrebbe semplicemente causargli una dolorosa e inaspettata morte. Osserva la stanza da fuori, la porzione a lui visibile per il momento, sembra un enorme salone, un grosso e pesante tavolo ne occupa il centro, dritto davanti alla porta. Sul tavolo riesce a vedere da questa distanza la fonte di luce, una candela accesa, non sembra esservi nessuno presente all'interno del salone. Il Genin si volta indietro e per quanto vorrebbe poter tornare indietro sente l'estrema necessità di attingere a quella fiamma e la ragione conferma, con essa potrebbe muoversi più tranquillamente e trovare una via di uscita oltre alla bambina. Scuote il capo in maniera palesemente nervosa, i pugni si serrano e un semplice passo lo conduce oltre la porta, all'interno della stanza stessa. Gli occhi, neri come il petrolio, setacciano ora con maggior attenzione ed efficacia lo stanzone. Sembra una semplice sala da pranzo a primo impatto, c'è un camino nell'angolo superiore destro della stanza, alcune librerie lungo le pareti, molte di esse sono per terra e i libri sembrano sparsi sul pavimento. Il pavimento è semplice, terracotta, crepato in alcuni punti e ricoperto completamente di polvere, antistanti all'enorme tavolata, dodici sedie ben distribuite lungo la lunghezza del tavolo. Al centro del tavolo un trono, nera seta ricopre la poltrona sollevata di circa quarantacinque centimetri rispetto alle sedie che lo affiancano. Il trono giace leggermente arretrato rispetto alla posizione delle sedie, sei di esse a destra e sei sulla sinistra. tredici sedute in tutto giacciono da una parte del tavolo mentre sul lato opposto, quello da dove lui sta arrivando, vi è una poltrona più semplice dell'altra, senza intagli sulla struttura in legno ma ricoperta da velluto rosso. L'Uchiha si avvicina lentamente al tavolo, vi sono cinque candele al centro di una tavola imbandita, non vi è polvere ne sul cibo ne sul tavolo o le sedie. Raggiunge la poltrona dal proprio lato e solo adesso scorge la bambina seduta sul nero trono, il viso appena illuminato dalla candela di fronte sembra sorridergli nella penombra. Il ragazzone permane in silenzio scrutando con attenzione il volto della bambina che adesso sembra forse leggermente più grande e meno tondeggiante. Riesce ad intravederne l'espressione divertita e la bianca benda che ne copre gli occhi, va a spostare appena la poltrona dal proprio lato per osservare il tavolo ancora una volta. Il centro del tavolo, la porzione di spazio frontale al trono è occupata da un candelabro, tredici porta candele sono collegati ,in maniera particolarmente artistica, ad un corpo centrale, i bracci si muovono a spirale quasi a formare una chioma di un albero. Cinque in tutto sono le candele che il giovane riesce a distinguere, cinque candele di cera di colori differenti occupano alcune postazioni, la centrale, di un colore blu notte è l'unica accesa. Alle quattro estremità di quella chioma vi sono: Una candela bianca, una nera, una verde ed ultima una rossa. Sono tutte spente e di lunghezze differenti ma già evidentemente accese tutte più volte, colature di cera vecchia ne agghindano i controni. Davanti alla poltrona rossa vi è un enorme libro, quattro triangoli ne indicano i margini quasi a segnare i quattro punti cardinali, al centro stilizzato vi è un semplice elmo color rosso sangue. <Bambina è il momento di uscire da qui dentro, non dovremmo essere qui> Il sorriso della bambina si allarga in maniera innocente e stranamente divertita e sincera. Poi in pochi attimi la situazione sembra capovolgersi, la poltrona scivola in avanti andando semplicemente a piegare di botto le gambe del colosso portandolo ad accomodarsi involontariamente. Il libro va ad aprirsi, le pagine ruotano con tremenda velocità raggiungendo più o meno la metà, il volto del Genin è terrorizzato e neanche in minima misura riesce a contenere quell'emozione. <Si può sapere cosa diavolo sta succedendo!> vorrebbe urlare ma quello che abbandona la gola e le labbra è un semplice sussurro, cerca di smuovere braccia e gambe, tenta di sollevarsi ma il corpo ma nulla. Nessun muscolo del colosso sembra voler collaborare con il cervello, completamente paralizzato se non per il collo che può ancora ruotare. Le pagine del libro smettono finalmente di girare fermandosi su due pagine completamente vuote, annerite leggermente dal tempo, lentamente alcune frasi sembrano andare a marchiarsi a fuoco sulla carta. "Siamo esattamente dove dovremmo essere. Questa notte è ancora lunga, una delle più lunghe che mai vivrai e durerà ben cinque giorni giovane... Decaduto" Queste le pochi e semplici parole che vanno a comparire lentamente lungo la prima pagina, il sorriso della bambina sembra allargarsi mentre i polmoni del ragazzo si gonfiano convulsamente, il petto raggiunge in maniera frenetica la propria massima estensione. Tutto ciò che sta accadendo non è comprensibile in maniera logica, fredda e meramente pratica, il Genin non riesce ad abbandonarsi a quanto sta accadendo, la sua mente ricade nel solito difetto... Pragmatismo... Si ritrova ad analizzare con attenzione i passi svolti per arrivare fin lì, i dettagli della bambina, eventuali fessure o scale anche solamente intraviste nel buglio. Nessuno sa della sua presenza in quella casa e dovrà dunque cavarsela da solo in ogni caso, dopotutto l'unica persona a cui teneva veramente e la quale , probabilmente, sarebbe andato a cercarlo non è neanche presente ad Oto o almeno lui non la vede da giorni. La sua Tigre. <Dunque chi o cosa sei essere schifoso. Dove diamine mi hai trascinato e perchè? Non ho nulla da rivelarti e se anche lo avessi me lo porterei nella tomba!> Esclama scoppiando a ridere, sul volto le labbra tornano ad arcuarsi nell'angolo destro della bocca montando il solito sorriso divertito e vagamente strafottente. Quel sorriso e quel tono marchiano indelebilmente l'espressione del ragazzo, il sorriso e vagamente forzato ma per ora sembra ben riuscito. Lungo le pagine ancora una volta qualcosa riprende a marchiare a fuoco delle parole, gli occhi color inchiostro del ragazzo scorrono lungo le frasi, ne legge con attenzione i passi e i denti vanno a digrignarsi con forza alla fine. "C'è qualcosa che voglio ma che non puoi ancora dare ragazzo. Tu sei qui per imparare. Stupido essere di carne e ossa, voi siete effimeri... come un battito di ciglia eppure arroganti nella vostra convinzione di vivere di vivere in eterno" Il colosso si ritrova a leggere più e più volte quelle semplici frasi, nuovamente al cospetto di un mostro, nuovamente inerme di fronte a qualcosa di più grande di lui. Ancora una volta quel senso di impotenza sembra riempirlo, colmargli animo e mente, ancora una volta qualcosa che non può metabolizzare in maniera cinica e razionale. I muscoli di braccia e gambe sembrano rilassarsi, lo sguardo va a posarsi sulla figura della bambina, c'è una certa... Rassegnazione in quello sguardo, in quell'espressione che le rivolge. La fiamma nel petto del giovane sembra perdere la propria intensità e un certo menefreghismo adesso ne macchia il volto con prepotenza. < Fa come vuoi, sono stufo di partecipare attivamente ai vostri giochetti. Stufo di dimenarmi nella tela del ragno ritrovandomi ogni volt in situazioni ben peggiori di quella iniziale. Non parteciperò attivamente questa volta ma mi limiterò a fare da spettatore silenzioso a questa inutile pantomima. Qualunque sia il vostro obiettivo... Io non farò parte di questo spettacolo... Non questa volta> La voce esce limpida, completamente seria e senza inflessione alcuna, il Genin avvisa semplicemente di come questa volta le cose andranno, almeno sotto il proprio punto di vista. Il libro va a voltare pagina in maniera estremamente lenta, gli occhi si abbassano dalla bambina nuovamente a quelle due pagine vuote che gli si mostrano. Ancora una volta lievi fiammelle danzano sulla carta ingiallita, lentamente parole di carbone prendon forma andando a comunicare quello che sembra un Editto, un dogma, una verità incommensurabile. " Quanto sta per accadere è inevitabile e come tale non ha alcun bisogno della tua volontà o della tua partecipazione diretta... Eppure sarai tu stesso a decidere di partecipare. Che le danze abbiano inizio, la Nera Signora reclama la sua anima ed i quattro fremono nell'attesa di straziar la sua carne, tendini ed ossa si piegheranno al loro volere e solo allora sarà pronto per accettare la realtà, la giustizia incontrovertibile di questo mondo. Che la prima via venga aperta e il Decaduto cominci il suo pellegrinaggio, saziati fratello, abbeverati avidamente alle labbra di nostra sorella..." Le lettere finalmente sono tutte nero su bianco e dopo alcuni istanti una fiamma ardente divampa e la candela bianca riprende vita in un battito di ciglia. [/END]