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con Kioku, Sango

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20:12 Sango:
 Oh come ode il dolore al petto, simile a pugnali che perforano la carne lentamente, affondano facendola sanguinare come poche altre volte. Un dolore antico che si rifà largo nella stessa mente, lampi, ricordi che affiorano come demoni a lambire la sua stessa anima provando a farla cadere di nuovo. Un senso di quasi vuoto avvolge le membra stessa, ne intorpidisce il tutto mentre avanza senza meta alcuna, lo sguardo lievemente spento , li solo la vista per vedere davanti a se ma cosa importa adesso? Nulla, non quando affondare in quella tenebra le provoca un malsano piacere interiore . Lasciarsi andare a quel dolore per una volta, poterci pensare senza versare alcuna lacrima sentendo quella ferita riaprirsi in una voragine scura e immergendosi dentro, poterla analizzare a fondo, poterne vedere e sentire ogni sfaccettatura . Non si rende nemmeno conto di aver richiamato l'innata, dama nera che levita in quella foresta di pura morte , farfalle a circondarla di nero e bianche quelle che portano seco bianchi spiriti che la sorpassano, le passano attraverso il corpo, un gelido cammino nella completa solitudine. Perfino la regina l'ha lasciata adesso in pace, non ha la forza di poterle parlare adesso, non quando cammina coi morti stessi. Le iridi fisse verso il basso, dolci gli occhi per una volta e pregne di un mondo lontano che ricorda. Una città immersa nella pioggia, quanto ama sentirsi lambire da essa che cade potente tra i rovi e i rami secchi e neri, sapere che quella stessa pioggia di sangue che porta sulla pelle sia la stessa del cielo, che possa tutto bruciare e morire sotto di se , per sapere, per sentire che tutto ciò che sta compiendo, ogni passo, sia giusto. Giusto per lui, per la sua memoria, per tutto quello che ha portato, per la sua stessa morte. Bianchi capelli a fluttuare, quel sorriso dolce da dedicare a chi si ama , un sorriso che non ha mai saputo esprimere , forse nemmeno a colui a cui si sente vicina davvero che l'ha vista nuda per davvero . Priva di ogni arroganza, di ogni altezza che s'è sempre donata da se, di ogni attimo di superiorità che ostenta. Lunghe ciocche si sangue a circondarle le spalle , umidi i capelli per l'aria stessa , fredda, palpabile nel volto delicato e dolce ormai gelido, quelle piccole rughe che si sono formate nel tempo, nella crescita stessa che ha avuto, e nel peso delle proprie azioni che lasciano il segno sulla pelle stessa. Il momento ormai è giunto, ne sente il peso di ciò che deve fare e di quel nodo allo stesso stomaco che le mette paura. E' il momento di tornare a Kusa , ti tornare a prendere ciò che le appartiene. [chakra on][Ishubaku IV][vesti Akatsuki]

20:36 Kioku:
 La tempesta accompagna ogni suo passo, lacrime del cielo ad adornare il volto del Rikudo Sennin, come in precedenza anche in questa notte tempestosa e agitata, lascia che le cosiddette lacrime dei Kami colpiscono il suo corpo per intero, poco gli importa delle conseguenze, la sua pelle è nuda, coperta unicamente dalla vita in giù da quella che, piegata su se stessa fino alla cintola era un manto, di quelli simili all’Akatsuki, ormai quel manto non gli appartiene più, come l’Akatsuki stessa, non che gli importasse ormai, lasciando tutto nelle mani di Sango. Chissà cosa sta facendo il suo piccolo origami, molti come sempre sono i pensieri che affollano la mente del possessore del Rinnegan, così come anche i pensieri riguardanti le sue future mosse, qualcosa nella sua mente si delinea sempre più, giochi di potere, l’inattesa proposta di un incontro tra lui e Yukio stesso, i movimenti di Oto e quelli futuri di Konoha e l’alleanza ninja…all’orizzonte tumultuose onde si stagliano, ma vi sarà tempo. Neanche il tempo concreto e reale di chiedersi cosa e dove possa essere la sua dolce Ishiba che dalla foresta spunterebbe un’anima nera errante, le fattezze seppur poco chiare non tradirebbero mai l’occhio di Akendo, che già ha avuto, proprio in questo posto, l’occasione di vedere l’Ishiba attivare quell’innata e trasformarsi sotto i propri occhi, nulla tradirebbe mai i suoi occhi e la convinzione certa ch’ella altri non è che la sua Sango Ishiba. Seduto su quella roccia sulla riva del lago, si porterebbe immediatamente in posizione eretta, lo sguardo fisso su quella creatura, così simile alla sua Sango eppure qualcosa confonde e non convince fino in fondo il Seiun, come se in parte ella fosse e non fosse allo steso tempo la sua Ishiba. Nonostante questo, nulla gli vieterebbe di muovere primi nudi passi verso ella, la voce rompere il tuono stesso e lo scroscio della pioggia <oh mio piccolo origami…cosa è accaduto?> chiederebbe sicuro per poi proseguire con un vociare ben più affranto <che fine ha fatto quello splendente fiore d’origami rigoglioso? Appassito e morente ora d’innanzi ai miei occhi> metafore semplici che concretizzano al figura di lei davanti ai propri occhi, come un fiore ormai morente e distrutto. Nulla di più, lasciando che la pioggia li sovrasti nuovamente ed il rumore riempia quel silenzio, mentre i loro corpi e respiri si farebbero sempre più vicini, a meno che lei non arresti il suo passo, a quel punto sarebbe lui a farsi ancora più avanti, non curante delle due spade lasciate su quella roccia, mostrandosi a lei più nudo di come usualmente farebbe, dal torso in giù coperto ma lasciando così il proprio busto e capelli vittime della pioggia, cicatrici ad adornarne ogni lembo di pelle, sempre più vicino a lei e a quell’aura di morte. [chakra on]

21:18 Sango:
 L'odore della pioggia e della terra che riempiono le narici stesse, un odore forte e pungente in quei brevi momenti ove l'acqua viene per lo più scansata dal corpo. Nemmeno lei si preoccupa dell'acqua, dei capelli bagnati e resi più scuri, di quella nera veste che indossa e porta con orgoglio rinnovato. Un cammino che non la sporca del fango del mondo, vi levita sopra, si pone in quel piano superiore a cui ha sempre ambito ma azzurre iride che lente si sollevano, quei movimenti che ne catturano l'attenzione facendosi cogliere impreparata. Un evento che non accade da molto, troppo tempo. Le iridi che si allargano, la sorpresa, la frustrazione stessa che trasformano il dolce viso , lampi di emozioni violente che l'attraversano, come un animale braccato prima che comprenda chi egli sia, quali siano gli occhi che la stanno osservando, sempre più vicini. Nota la sfumatura della sua voce prima che il viso torni a rilassarsi e la schiena drizzarsi lentamente < Akendo > un mormorio basso, dolce, interrotto solo dalla pioggia che riesce a passare attraverso la fitta boscaglia sopra di loro . Uno sguardo che si solleva, quelle piccole farfalle a seguirla, quelle bieche anime lontane che li osservano < guarda.. il regno dei morti sta tornando in queste terre > un mite sospiro, un attimo ancora fermandosi sul posto, lasciandolo avvicinarsi < l'ho rivisto > sussurra semplicemente, non vi è dolore nella voce, solo una rassegnazione che il tempo le ha donato, come un macigno che si è abituata quasi a trascinarsi sopra a cui si sta abbandonando < era li, nel bosco di Shukosato > chi potrebbe averla destabilizzata in questo modo se non lui, colui che più di tutti ha amato, colui per cui ha donato un intera esistenza pur di compiere quello in cui egli non riuscì? Non ne pronuncia il nome, impedita da quelle emozioni eppure nota bene il corpo altrui, nudo sotto i propri occhi . Lenta la sinistra salirebbe li ad accarezzargli il petto, l'acqua che vi scivola sopra < non porti le nuvole di Ame > quel mantello che porta lei stessa gli apparteneva, eppure non si riferisce solo a quello, vi è dell'altro dietro di non detto. S'è spogliato di quello che era, di quel sogno che un tempo lo aveva animato < tornerò a Kusa > un dire semplice eppure un brivido di terrore va a stringergli lo stomaco < devo riprender ciò che mi appartiene per diritto di nascita , il clan sarà mio in breve tempo > lo sguardo che diviene più fermo, deciso, non prova paura per quel che deve fare < a costo di uccidere la capo clan > lo avrebbe fatto senza alcun dubbio, riconoscendo lui la verità di quell'insegnamento che le diede tempo prima < non sei sceso ancora in campo > un discesa quel del riduko che avrebbe cambiato le sorti di qualsiasi guerra, e tutto sarebbe dipeso dalla sua decisione. [chakra on][Ishibaku IV][Vesti Akatsuki]

21:48 Kioku:
 Bagnato in viso come la propria pelle, lo sguardo violaceo si poserebbe sulla giovane kunoichi, che ormai sembra abbandonata alle intemperie non solo del cielo ma del suo animo stesso, qualcosa viene percepito in lei, qualcosa che aveva già percepito in giorni precedenti lo stesso Rikudo Sennin. La osserva, ne coglie ogni sfumatura, come ha sempre fatto del resto, cogliendone lo sguardo, quel barlume nei suoi occhi ormai spento più di tutti, ascolta le di lei parole, lasciando che quella voce femminile o raggiunga e colga la propria mente <si ho percepito qualcosa in questo ultimo periodo, qualcosa che stava destabilizzando la natura stessa e l’ordine delle cose> riferendosi ovviamente a questo sentore per lui ma cosa certa per lei, spiriti inquieti aggirarsi, motivo per cui non si è mosso, rimanendo in attesa che tutto questo passi, incapace di poter affrontare uno dei tanti incontri del proprio passato, preferendo così nascondersi da quelle cicatrici anziché affrontarle. Parole non dette, ma solamente pensate, lasciando che la ragazza prosegua nl suo racconto, non troppi dati, ne servirebbero del resto, sa bene a chi si sia riferendo o anche solamente immaginando e guardandola potrebbe comprendere, lui a cui raramente sfugge qualcosa, diviene palese e semplici comprendere dunque chi possa essere la causa di tutto ciò, del suo stato mentale e di come dolore riempia l’animo del suo piccolo origami. La vedrebbe successivamente avvicinarsi, portare quelle dita al suo petto e pronunciare quelle parole, lo sguardo a ricercar quello della Ishiba per poi risponderle con tono pacato e un po’ stanco <dovevo prima spogliarmi di ciò che ero per poter comprendere ciò che sarò o vorrò essere> sempre criptico ma ora più che mai abbastanza semplice da capire, spogliatosi di quell’essenza e quel peso, di migliaia di cadaveri, rimane carne e i suoi pensieri divengono meno complicati e le sue parole meno contorte per quanto ormai ne siano al sua essenza vitale. Un piccolo sorriso tiranno adornare il suo volto piangente all’udir quelle parole, contento che abbia compreso come alcune cose necessitino di azioni drastiche, del sangue per poter lavare il passato colpevole <se sarà la morte ciò che vorrà l’attuale capo clan allora sarai te a dispensarlo e se chiederà pietà o vorrà seguirti ricorda sempre chi era prima e sarai te a scegliere se lasciarla vivere per seguirti o porre comunque fine alla sua vita per evitare che la storia si ripeti> parola che tornerebbero quasi profetiche ma la realtà è molto semplice da comprendere, ucciderla ed ottenere così il potere oppure lasciare che si faccia da parte e permetterle comunque di seguire il proprio clan seppur non più come capo ma anche così potrebbe non bastare, tutto dipenderà da chi vorrà essere Sango, un capo clan magnanimo o un capo clan che non ammette ne fallimenti ne ripercussioni? Infine quell’affermazione, più una domanda come verrebbe percepita da Akendo, o forse un volergli addossare una colpa quasi, immutato nella sua posizione nei confronti del mondo ninja ma come ha esordito in precedenza <devo ancora comprendere diverse cose> attimi di pausa non volendo lasciare così la discussione <arriverà il momento per me di scendere in campo ma non sarà questa notte> una risposta incompleta si, ma del resto come lui stesso si sente adesso, incompleto ed incapace di comprendere ciò che diventerà in futuro, parole però che dovrebbero farle capire anche che quel momento arriverà si, ma non sarà oggi, questa notte può essere e sarà solamente loro. [chakra on][Rinengan off]

22:12 Sango:
 L'animo stesso che lentamente si scioglie, quel freddo ghiaccio che porta inizia a snudarla in presenza di colui che meglio la conosce, perfino nelle proprie fragilità che non ha mai mostrato ad anima viva. Non ne sente il bisogno, calare quella maschera, gettare quel che era, lo ha fatto con lui. Ha mostrato a colui che ama la morte di ciò che era un tempo per poterne rinascere e riaffiorare come un fiore di loto. La voce baritonale che torna a farsi strada nel proprio petto, rimbomba nelle proprie membra < la regina è agitata > e lui, in quella foresta, potrebbe averla scorta nel suo cammino e nel suo ausilio < le tigri adesso proteggono Oto > annuncia l'altro, sicura che possa averne sentito la presenza stessa. Tace, non rivela nient'altro, non lo necessita . La fredda mano che si poggia sul petto gelato di lui, li dove l'acqua lava via il passato e quelle stesse ferite che porta, comprendendo appieno quel suo dire. Non replica portandosi solo avanti, un movimento veloce a cui si sta abituando per scoccare quel singolo bacio al centro del suo petto < non so cosa verrà, sangue richiede sangue > scosta il viso, per poter gioire di quella sua espressione tiranna, un angelo demoniaco ad averla e un profondo e intimo piacere nel sentirlo < che il nome di Byakko li faccia tremare tutti quanti > che possano chinarsi soltanto d'innanzi a lei , nuova portatrice di luce dell'alba < non credevo che divenire Jonin di Oto sarebbe stato tanto soddisfacente dal volermi così tanto, perfino Raido Oboro vuole la mia vita > rivelando l'altro quel suo nome donatole dal possessore del sei code, di quello che ormai l'ha resa come un ninja del suono, come abbia letteralmente abbandonato quel passato per ricostruire un nuovo futuro < sono sicura che troverai le risposte che cerchi > non vi è dubbio nel proprio dire < sono molte le cose che stanno cambiando, noi evocatori siamo stati attaccati da qualcosa , la natura stessa che si ribella , l'alleanza che si sfalda, una guerra che di nuovo incombe su di noi e porterà alla fine di una o dell'altra parte.. e tu da che parte sei? > una domanda per lui, un dubbio che per una singola volta pone all'altro, in quale posto ti ritrovi Akendo? Quale parte hai scelto di interpretare? Rimarrai di nuovo fermo ad osservare? A placare gli animi? Cosa aspetti dunque? < no questa notte no > sorride lentamente snudando i denti per un attimo < questa notte sei mio, Riduko Sannin > avvolge quell'antico nome con le labbra piene, dolce il respiro che ne sfugge da esse < Akendo Seiun > un sussurro ancora più basso prima di muoversi di nuovo, forte della propria innata , spostandosi al massimo di quelle rinnovate capacità lontano da lui , cercando di farsi trovare dietro la sua schiena subito dopo, ad una distanza di un metro . Una piccola dimostrazione d'abilità, di ciò che è divenuta, un tutt'uno con la propria innata, con la propria forza, con il proprio elemento , per osservarlo silente ancora, in attesa che egli si volti . [chakra on][Ishubaku IV][vesti Akatsuki][1/4 spostamento dietro lui]

22:56 Kioku:
 Ancora una volta inebriarsi delle di lei parole, ascoltare ogni sua parola, ogni suo dire, sillaba dopo sillaba farsi cullare come una carezza per le proprie membra, annuendo a fronte delle parole poc’anzi pronunciate dalla novella jonin aggiungendo solamente a fine discorso <si ho notato la sua presenza nel bosco in questi giorni, abbiamo giocato a rincorrerci di tanto in tanto> del resto lui si materializzava con la propria tecnica quando voleva e una volta compreso a vicenda chi fossero è quasi diventato più un gioco mattiniero, l’acchiapparella ma di certo non tra bambini e giusto un po’ più pericoloso ma del resto bisogna equiparare tutto ad un livello simile. Silente rimane in ascolto ben più interessato a ciò che lei a da dire su quello che vorrà fare piuttosto che alle proprie parole, compreso quel nome, un nome da lui ben conosciuto e che pensava fosse scomparso da tempo <Raido Oboro dici?> andrebbe ad esclamare con un certo interesse ma senza dire nulla di più, se la donna vorrà sapere non dovrà fare altro che chiedere, come sempre del resto, chiederà e gli verrà dato, questo è il gioco a cui si è sempre ispirato e instaurato con lei fin da quella notte nella locanda di Kiri. Quanto più la notizia della sua promozione lo attrarrebbe maggiormente alla quale risponderebbe ridendo quasi <ne hai fatta di strada piccolo origami> quasi più per prenderla in giro, per sdrammatizzare in un momento tanto teso, cosa che di rado farebbe ma come dissero gli antichi quando ci vuole…ci vuole. Ma il tempo per sdrammatizzare durerebbe poco o non quanto vorrebbe, nubi all’orizzonte, tempesta e guerra ancora una volta si stagliano all’orizzonte e la domanda di Sango cadrebbe a pennello, da che parte sta? In cuor suo nemmeno Akendo sa bene cosa rispondere o pensare, il suo ultimo vero conflitto lo portò ad una lunga prigionia e dopo di esso più nulla, scomparendo per sempre da queste inutili terre ninja e come tali non hanno più un significato per lui, non dopo tutto ciò che ha visto e vissuto fuori da quelle terre e paesi conosciuti ai più <come dicevo, non so ancora bene ciò che farò, l’unica cosa che so per certo è che non permetterò a nessuno di farti male ma> la seguirebbe con il proprio sguardo in ogni suo movimento, sinuosi si ma più celere, più veloce, segno che le sue abilità non solo sono maturate ancor di più ma che meritano sicuramente il titolo che ora detiene come Jonin <sembra che non servirò più di tanto in questo> andrebbe a terminare la propria frase quasi con una punta di gelosia, nel non poter essere più il baluardo che prima era agli occhi della Ishiba, per quanto questo d’altro canto lo riempia d’orgoglio, compiaciuto di aver intravisto la vera luce ardente nella sua anima. A quel punto, compirebbe una veloce rotazione del proprio corpo, raggiungendola con agilità e portando il proprio corpo e viso ad un palmo da quello della Ishiba, agile e veloce come prima, le ruberebbe quel bacio donatole da lei in precedenza sul petto ma sulle sue labbra anziché sul di lei petto, quasi sogghignando divertito da tutto questo, come fosse un gioco, superandola successivamente come a volerla sfidare e testare anche perché no, raggiungendo nuovamente la riva del lago. [chakra on] [Rinnegan off]

23:36 Sango:
 Solleva quel sopracciglio a sentir di quel loro rincorrersi eppure non se ne stupisce più di tanto, ricorda ancora che la sua presenza le permise di aver visione del re e della regina nello stesso attimo, un onore che le fu concesso per mano del sannin in un certo qual senso < oh se solo fosse stato qualcun altro > un mezzo sorriso al solo pensiero di quale altro pazzo potesse anche solo pensare di poter far quello che l'altro ha compiuto, con la regina per lo più. Un sorriso il proprio che affiora, che lava via per un attimo quelle rughe < lo conosci posso presumere > anche l'altro ha portato con se una grande fama un tempo, seppur negli anni sia andata sbiadendosi < non è lui quel che mi interessa, ma se devo..lo farò > non dirà altro, di morti nel proprio cammino sembrano essere tanti, forse troppi < e pensare che non conoscevo nemmeno la terra del suono, sono un ninja di Ame, sono stata sotto Yukio per anni e adesso sono divenuta jonin di Oto > dando corda a quel breve divertimento che si concedono, seppur le nuvole della tempesta siano sopra di loro, il futuro che incombe, quella guerra , la stessa che donerà una nuova vita al mondo , una nuova alba verrà solo dopo la fine di tutto. Quanti moriranno? Quanto sangue verrà versato? E chi sopravvivrà fino alla fine per poterlo poi raccontare? Solo i vincitori avrebbero raccontato la storia di un vecchio e marcio mondo. La domanda che viene pensata, soppesata, ponendogli di fronte tutti coloro che verranno in quel campo per prendersi qualcosa di non proprio. < dovresti sapere da quale parte io sia > lo sguardo che brilla , intenso, fuoco che divampa nel mezzo del pianto del cielo stesso, la voce che assume quella sfumatura di quasi superbia, di desiderio, di possesso < dalla stessa terra da dove sei venuto > un sussurro intimo, solo per loro, a rimembrare chi era Akendo Seiun < dallo stesso cielo che abbiamo visto , e dagli occhi di colui che un tempo era considerato un dio come te adesso. > Pain, Nagato, Konan.. Ame. La loro terra. < vorrei solo che finisse questo .. e infine fermarmi, non dover più arrancare per un sogno, non dover più dover continuare a combattere per tornare a casa > quello è il posto che le appartiene, a cui appartengono entrambi < ma hai lasciato che il tuo nome morisse per divenire un dio > il riduko sannin, un nome per donare un brivido di terrore a chi ancora lo ricorda < ricordati chi eri, chi sei stato.. forse comprenderai chi vuoi essere > un singolo dire prima che scompaia in quella nube di farfalle nere < non preferiresti poter finire questa vita come persone normali? Non come ninja, poter un giorno decidere che è giunto il momento di non esserlo più?> una punta di desiderio in quel sogno ancora più lontano, qualcosa che vedrà solo se il proprio cammino verrà compiuto . Lampeggiano gli occhi di un desiderio lieve, un sogno che la fa quasi ridere per quanto sembri assurdo e inarrivabile, per loro vi sarà mai quel tipo di pace? La velocità altrui non sembra disturbarla in quegli attimi, accoglie quelle calde e morbide labbra sulle proprie, un attimo fuggente prima di vederlo allontanarsi di nuovo < non questa volta > un sorriso prima di scomporsi per metà, solo il busto e il viso che rimangono completamente integri, se non fosse per quelle linee che le separano la non più carne. Si muoverebbe ancor di più cercando di raggiunger quella riva prima del Seiun, e probabilmente vi riuscirebbe grazie alla propria innata, per fermarsi e poi osservarlo < verresti con me a Kusa? > no, non è ancora giunto il momento in cui l'Ishiba non guarderà più quell'uomo, quel dio, come un baluardo, come il proprio baluardo. Lo sguardo stesso lo dimostra, suo perno importante per non impazzire completamente, per non lasciarsi andare alla completa follia, e forse, dentro di se, le sembra quasi che qualcuna delle rughe di Akendo possano vedersi sul proprio viso. [chakra on][Ishubaku IV][vesti Akatsuki]

00:10 Kioku:
 Ancora una volta si ritrova catturato dalle di lei parole, interesse e mente unicamente riversato verso la giovane jonin, ascoltando ogni singola parola fluire da quelle morbide labbra, lasciare quel calore e dirigersi verso di lui <si ho ben presente chi è, lo incontrai anche una volta> narrando in quel breve e fugace incontro con l’Oboro tantissimi anni fa <pensavo fosse morto non avendo avuto più sue notizie per anni e anni> ma ciò che gli premerebbe più esporre come concetto è il seguente <non importa tanto quale villaggio o simbolo riporti quella targa, ne la targa stessa, ciò che conta è il percorso e cosa abbiamo sacrificato per arrivare a ciò che siamo adesso che da valore alle nostre stesse azioni> un profondo respiro prima di concludere <fascette e titoli sono solo un modo come un altro di rendere terreno e concreto ciò che invece per natura non è tangibile ma risiede unicamente in ognuno di noi> nulla di più lasciando che le sue parole possano raggiungere il suo piccolo Origami. Per quanto normalmente sia lui a dispensare consigli, esclamare parole altisonanti e spingere le persone a comprendere meglio ciò che vogliano o siano, questa volta sarebbe l’Ishiba a riversare su di lui parole, parole che lo possano magari aiutare, parole che magari lo possano portare ad avere una conoscenza maggiore, del resto non è il proprio occhio quello più critico, così narrava il saggio Jiraya in uno dei suoi pochi libri seri, una vita passata ad analizzarsi, comprendere il proprio potere, il perché e giustamente ancora ritrovarsi a brancolare nel buio quando tutto diviene oscuro. Contempla le parole della ragazza, rimanendo immobile, marmoreo come una statua, quasi estraniato dall’ambiente circostante, come caduto in un profondo stato di trance momentaneo, nell’osservanza piena delle parole della ragazza. Unicamente quelle due domande, quasi retoriche lo riporterebbero nel mondo dei vivi, sorridendo a quei pensieri pronunciati da Sango <non credo vi sia più normalità in me e non credo nemmeno io possa farvi più ritorno> sibilando infine quasi come in un sussurro <e non penso di volerlo essere> del resto lui ha sempre disprezzato quella forma di vita e chiunque ne fosse a contatto, probabilmente Sango non si riferisce nello specifico a quello ma in cuor suo non sa nemmeno più cosa voglia dire la parola normale ne lui più si sente così. Dopo quelle brevi falcate troverebbe ristoro per le proprie membra su di una roccia, la stessa ove prima stava meditando, osservando il cielo ricoprire con le proprie lacrime la sua pelle, ormai fradicio ma comunque noncurante delle sue condizioni, troverebbe posizione originaria, osservando la ragazza raggiungerlo, quella domanda da lei posta non troverebbe altro che una risposta fulminea, immediata, senza neanche avere il bisogno di pensarci per un attimo <Si> solenne, perentorio, quasi più come fosse una cosa già scritta e decisa <piuttosto, una volta li, come vorrai muoverti?> andrebbe giustamente a chiedere di rimando, lasciandosi cadere sulla nuda roccia, in una strana posizione contemplativa del cielo e delle sue nuvole, lasciando che il proprio viso possa accogliere le lacrime di quel cielo e con la destrosa di tanto in tanto raccoglierle a palmo aperto verso il cielo. Per quanto assurda possa sembrare quella situazione, sembra quasi che Akendo sia un po’ più in pace, seppur nel suo animo e nella sua mente una battaglia ancor più leggendaria si stia svolgendo, un tutt’uno con quella pioggia e quella roccia lo fanno quasi sembrare un ruscello dopo al cascata, per quanto il suo corpo sia ferito e pregno di cicatrici non si abbandona al tempo e rimane perfetto, una perfezione divina. [chakra on] [Rinnegan off]