Luce e Buio
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Giocata del 26/09/2020 dalle 16:45 alle 18:27 nella chat "Centro di Konoha Saccheggiato"
[Chiosco] Nuova giornata in quel di Konohagakure che, a quanto pare, in fatto di meteo fa più schifo di Kiri. E' arrivato con la pioggia e sta soggiornando con la pioggia, se non è un segnale questo. Il cielo è totalmente oscurato da nubi grige, estremamente grige mentre l'acqua cade copiosa nel paese del fuoco bagnando tutto quanto, ogni singola cosa ed i tuoni non si fanno aspettare. Rompono il cielo ed i fulmini lo illuminano, per quanto possibile. Insomma, una giornata da ricordare e da vivere. Per fortuna ha trovato un chiosco aperto che continua a lavorare anche con questo tempaccio e non ci ha pensato due volte a rifugiarsi la sotto ordinando una bevanda calda, del tè precisamente ed esso è li, in una tazza bella alta con il fumo che fuoriesce, bollente e caldo come si addice ad un giorno del genere. Seduto sullo sgabello con la schiena poggiata al bancone ed il busto rivolto verso l'esterno, il Jonin è intento a leggere il libro sulla psicologia preso alla biblioteca, quello sull'insegnamento. Lo legge con la dovuta calma e con molta tranquillità assimilando ogni singola parola contenuta in esso, parole difficile per chi, come lui, non è abituato eppure si impegna a fondo <Accidenti> si gratta il capo con la sinistra <Sai, qua dentro è tutto incomprensibile eppure mi sono sempre definito uno intelligente> parla con il gestore, lo rende partecipe delle proprie avventure intellettuali. Sbuffa sonoramente andando a prendere la tazza di tè e portandola alla bocca per bere qualche sorso caldo e rinvigorente. Non ha niente da fare e non sta neanche venendo cacciato, ergo, può stare li quanto vuole, almeno in apparenza. Inspira ed espira con le gambe accavallate e gli occhiali tirati sul viso, sempre presenti, rettangolari con montatura nera e spessa. Per leggere sono un toccasana. Indosso porta il solito kimono nero tendente al grigio, stretto da una cinta nera alla vita, maniche lunghe e collo alto. I pantaloni stessi sono lunghi a coprire entrambe le gambe mentre ai piedi vi si possono trovare sandali di legno rialzati. Il chakra è disattivato, oramai non lo attiva da tempo immemore e non sente neanche il bisogno di farlo, non al momento. Gira la pagina cominciando un nuovo capitolo che si intitola "Comunicare è il miglior modo per insegnare". Il sopracciglio si alza, stranito <Un genio> commenta sarcastico l'Oboro mentre prosegue con la propria lettura. [Chk Off] Una giornata d'autunno come tante altre. L'estate è ormai finita da qualche giorno ed il clima è già in pieno cambiamento. Quel giorno, stava facendo compere per le strade di Konoha. Le servivano delle armi e qualche vestito. Di colpo, però aveva cominciato a piovere e quella pioggia aveva portato con sé anche quel fresco tipico delle giornate di fine settembre. Il che, l'aveva costretta a ripararsi all'interno di un chiosco vicino. Tra le mani ha due borse di carta, quelle che di solito danno i negozi dopo un acquisto, per potervi mettere all'interno la merce acquistata. Si scuoterebbe un po', prima di avanzare verso il bancone, per poter permettere alla pioggia che aveva bagnato i propri vestiti di venire giù, semmai non fosse stato troppo tardi e quei vestiti non fossero già stati troppo zuppi. Avanzerebbe, dunque, verso il bancone, con lo sguardo fisso davanti a lei. I lunghi capelli rosa, raccolti in una coda alta, ondeggiano da un lato all'altro, a passo con i propri movimenti. Non indossa nessun coprifronte da ormai qualche mese e questo potrebbe farla passare per una semplice civile. Non ha mai messo neanche quel giubbotto da chunin. Non ha bisogno che gli altri la identifichino come una kunoichi. Indossa semplicemente un top corto nero, a maniche lunghe, bagnato per la pioggia. Dei pantaloni neri le fasciano la vita, per poi allargarsi sulle gambe e stringersi alle caviglie tramite degli elastici. A piedi porta delle scarpe di tela nere, anch'esse bagnate dalla pioggia. Il Chakra scorre già con violenza all'interno del suo corpo. Poggiando le due borse al suolo, si siederebbe al bancone, proprio accanto a Raido, il quale non è ancora stato notato dalla rosata. < Un thé verde, per favore > direbbe, rivolgendosi alla figura dall'altra parte del bancone. Solo adesso lo sguardo ceruleo incrocerebbe la figura accanto a sé. Un volto conosciuto, che guarderebbe con attenzione, cercando di capire perché e dove abbia già visto quell'uomo. Le sembra di conoscerlo già, probabilmente non direttamente, perché non ricorda di aver avuto dei contatti con lui. Ma non riesce proprio a capire come faccia a conoscerlo, né a ricordarsi chi egli sia. < Il tuo volto mi sembra familiare > esclamerebbe infine, senza peli sulla lingua. [Chakra on] [Chiosco] La solitudine di quel loco viene rotta dall'arrivo di una figura a lui sconosciuta. Mentre la ragazza si sistema al bancone, lo sguardo dell'Oboro la segue per qualche istante, magari per provare a riconoscerla ma niente, non gli viene in mente nulla e nessuno e tanto gli basta per tornare alla propria lettura. Legge in assoluto silenzio e con una certa tranquillità mentre la mano sinistra si allunga all'indietro per prendere la tazza con il tè fumante all'interno e bere un altro sorso, riscaldando il corpo e ritrovando energia. Il viso è più sciupato rispetto a quello di qualche anno fa, più magro e meno in forma, seppur non abbia perso molto del fisico di un tempo, di certo è più snello. Posa la tazza portando il pollice sinistro alla bocca il quale viene leccato appena per andare a girare la pagina con più facilità, continuando quel capitolo dal titolo strano eppure tanto interessante da estraniarlo da qualunque cosa esterna. Il rumore della pioggia non viene udito neanche per sbaglio, nemmeno il vociare del gestore che serve la ragazza al di lui fianco. Sospira, tranquillo ed appagato nello stare in quel posto, nella tranquillità più assoluta. Eppure è una condizione che non dura molto in quanto Tenshi va a rivolgersi direttamente a lui e li si sente osservato e scrutato. Smuove le labbra inumidendole, bagnandole e rendendole meno secche seppur sia visibile qualche spaccatura qua e la. Sospira alle di lei parole <Lo so> risponde franco e secco, senza troppi giri di parole <E' la mia condanna purtroppo> una situazione per cui non nutre molta simpatia. Mantiene il tono basso, ironico in quelle parole ma anche dannatamente serio, come se fosse qualcosa di veramente importante per lui, essere riconosciuto sempre e ovunque <Raido Oboro> si presenta alzando lo sguardo e portandolo sulla Senjuu. Toglie gli occhiali dal viso poggiandoli sul libro aperto, così da essere riconosciuto in modo totale, senza impedimenti <Così come so che il mio cognome non è tanto gradito nel paese del fuoco> un'alzata di spalle veloce, non ci si sofferma molto pur sapendo che questo potrebbe scatenare una reazione non proprio entusiasta <E lei è?> ovviamente, si presenta lui ed è giusto che vada a chiedere con chi stia parlando. Sofferma gli occhi su quelli della chunin, la fissa e la osserva, in attesa di risposta o comunque di una reazione, sperando che non sia quella insperata. [Chk Off] Aspetterebbe, dunque, che le venga servito il proprio thé, con il mani giunte sul bancone e gli occhi azzurro-grigi fissi sul jonin accanto a lei. Sì, è una figura fin troppo familiare. La rosata, invece, non è molto conosciuta, se non solamente all'interno dei ranghi ninja più bassi, genin e chunin, che insieme a lei hanno svolto qualche missione. Di certo, non la ricorderanno con simpatia, dato che non è la migliore compagna che si possa desiderare, ma questa è un'altra storia. Quando egli va a togliersi quegli occhiali da lettura, lo sguardo di lei si focalizzerebbe su quello azzurro di lui. Non ci sono dubbi, dovrà per forza essere una figura famosa, anche se ancora non le viene in mente un nome. Solo quando esso viene pronunciato, la Senjuu capisce di chi si tratta. Raido Oboro, conosciuto, tra le tante cose, per la rivoluzione di Kusa. Nessuna reazione parrebbe attraversare il corpo della Senjuu a quel cognome. Sarà che in realtà non gliene importa nulla molto degli affari del villaggio o di ciò che il villaggio pensa. In fondo, si è distaccata da Konoha da tempo ormai, seppur non esplicitamente. Non vuole essere marchiata come una mukenin, non adesso. Il suo corpo è ancora troppo debole e morirebbe non appena verrebbe annunciata la taglia sulla propria testa. Di questo ne è consapevole, la rosata, e per questo ha deciso di non fare mosse azzardate. Anche se, spesso, la sua impulsività la porta a fare il contrario di quanto prefissato. < Nonostante il tuo cognome non sia gradito, ciò non toglie che tu sia una figura di spicco all'interno del mondo ninja >. Seppur abbia appena scoperto chi sia l'uomo davanti a lei e la sua importanza, continua a rivolgersi a lui in modo informale. Ha sempre odiato i formalismi, sin da bambina. Forse, sarà proprio per questo motivo che non sopporta quella gerarchia ristretta, in cui i piani alti comandano sui più bassi. Lei preferisce la libertà. O, forse, in modo più specifico, il caos. Come sarebbe un mondo in cui ognuno vive per se? Probabilmente, meglio di questo in cui vivono oggi. < Io sono Tenshi Senjuu >. Nel frattempo, il proprio thé verde è stato servito. Le mani circonderebbero la tazza, portandola alle labbra. [Chakra on] [Chiosco] Occhiali posati sul libro e tazzona di tè nuovamente presa in mano per bere altri sorsi con quella bevanda che si sta raffreddando ad una velocità invereconda, troppa per i suoi standard <Ehi> rivolgendosi al gestore del chiosco <Me ne faresti un altro? Alla fine si è freddato> chiede con un mezzo sorriso in viso abbassando la tazza sul bancone e spingendola in sua direzione <E stavolta mettici uno spicchio di limone> roteando la mano <Facciamo gli alternativi> ironico ma non dura molto in quanto la Senjuu è li con lui e si, ha fatto quella scenetta col gestore davanti alla ragazza, non curante del di lei parere o di quello che possa pensare. Si è presentato, ha detto il proprio nome in merito, consapevole che, nel sentirlo, tutto sarebbe stato più chiaro. Non passa poi molto e gli occhiali vengono messi nuovamente dinanzi agli occhi, poggiandoli sul naso, ben fissi. Li spinge contro la fronte riprendendo la propria lettura con lo stesso interesse ma con minore attenzione in quanto il dire della chunin giunge alle proprie orecchie <Già e fidati, meglio l'anonimato della fama. La fama crea solo problemi> tipico di lui, la fama è sempre una cosa odia, fin dalla tenera età. Essere riconosciuto ovunque e da tutti in ogni singolo momento della vita è per lui troppo, quasi insopportabile come condizione. Non la riconosce come ninja ne come altro tipo di shinobi, dinanzi a lui vi è solo una ragazza con i capelli rosa intenta a far compere, niente di più e niente di meno eppure nello sentire quel nome, tutto si ferma. Deglutisce mentre le immagini di Fumiko gli attraversano la mente, gli errori fatti anche con lei di cui non riesce a perdonarsi. Sprazzi di memoria e di ricordi che tornano a galla dopo tanto tempo. Il viso si inscurisce, gli occhi si abbassano e le pupille divengono più piccole, il cuore inizia a battere più forte del normale e la mancina prende a tremare leggermente. Sospira chiudendo il libro, conscio che la concentrazione è oramai andata a farsi friggere e di conseguenza va a togliere per l'ultima volta gli occhiali dal viso. Non servono a niente <Senjuu? Avevo un cugino Senjuu> commenta la discendenza altrui con quella frase <E cosa sei, Tenshi Senjuu?> mettendo da parte la formalità per darle del tu <Come sbanchi il lunario?> e certo perchè è una cosa che si chiede a tutti, come guadagna. Ci manca solo che le chieda quanto guadagni <A proposito, qual è la situazione qui a Konoha? Dopo gli eventi di Kiri mi sembra tutto abbastanza tranquillo o sbaglio?> domanda lecita per un argomento che lo prende in prima persona, almeno per quanto gli riguarda. Una ferita aperta a cui cerca di mettere una pezza, una toppa, qualunque cosa possa farlo stare meglio. [Chk Off] La tazza di thé fumante verrebbe abbassata ed il sorso scivolerebbe, caldo e piacevole, lungo la sua gola. Ovviamente, non si cura di quella scenetta con il gestore del chiosco. E' il tipo di persona che non si interessa degli affari degli altri. Non più, perlomeno. Non che prima fosse una ficcanaso, ma le piaceva chiedere informazioni d'ogni genere, soltanto per stare lì ad ascoltare la gente. Non era mai stata una brava interlocutrice, per questo aveva sempre preferito cedere agli altri il proprio orecchio, piuttosto che le proprie parole. < Come mai dici questo? > perché egli ammette che la fama crei solo problemi? Eppure, a lei piacerebbe essere ricordata. Certo, non nel modo positivo in cui viene ricordato l'Oboro. A lei piacerebbe se il suo nome fosse sulla bocca di tutti. Vorrebbe rivoluzionare quel mondo anacronistico e questo, a molti, darebbe sin troppo fastidio. Ma l'essere ricordati, è come continuare a vivere dopo la morte. Il proprio nome continua ad udirsi, anche a distanza di anni, rimanendo nella storia di quel mondo marcio. Lei, che la fama probabilmente non sa nemmeno cosa sia, aspira ad essa. Il discorso, velocemente, sembrerebbe cambiare, vertere su quel cognome da lei pronunciato. Noterebbe in lui delle strane reazioni, nervose quasi, come se conoscesse fin troppo bene quel cognome. Un leggero tremolio gli attraversa la mano. Tremolio che la rosata fa finta di non vedere, concentrandosi nuovamente sulla propria tazza di thé. Non gli chiederà il motivo di quella reazione, non sta a lei chiederlo. Non ne vede il motivo, dato che, comunque, lui è uno sconosciuto. Conosce il suo nome, le sue azioni, ma non la sua personalità, il suo carattere. Conoscere qualcuno va ben più in fondo dal conoscere le sue gesta. E lei, che in quel villaggio ormai si ritrova sola, conosce solo una persona veramente: Eryk, che non appartiene neanche a Konoha. E neanche a lui si permette di far certe domande private. Se gli altri volessero aprirsi a lei, allora lei li ascolterà. Sempre se non si tratti di qualcuno che le dà veramente fastidio. Beh, in quel caso potrebbe anche usare la sua lingua biforcuta, piuttosto che starsene lì ad ascoltare. Un altro sorso, comunque, verrebbe mandato giù. < Oh > si limiterebbe ad esclamare, quando l'altro afferma di aver avuto un cugino Senjuu. Ciò significa che... è morto? < Qual era il suo nome? > se si trattasse di una figura di spicco all'interno del clan, potrebbe anche conoscerne il nome. < Non si direbbe, ma sono una kunoichi >. Non si direbbe perché non ha alcun segno distintivo all'interno del proprio vestiario che la identifichi come tale. Non si direbbe perché quel faccino d'angelo non la farebbe apparire come qualcuno in grado di uccidere a sangue freddo. Non si direbbe per via della sua statura e del suo corpo esile. < E' stato intensificato il controllo alle mura, ma la situazione è stabile > da quando il dio non si è fatto più vedere, il villaggio non ha più avuto grandi problemi. O, forse, è la Judai ad essere troppo ingenua. Difatti, comunque, il dio è ancora a piede libero, data la loro ultima missione fallita. Per di più, a questo s'aggiungono i fatti di Oto e la Yugure e l'Alleanza non sembra volersi muovere contro di essa. Beh, meglio così. Vuol dire che avrà più tempo per saperne di più riguardo quell'organizzazione. [chakra on]
Giocata dal 30/09/2020 21:59 al 01/10/2020 00:07 nella chat "Centro di Konoha Saccheggiato"
[Chiosco] Cambiato, questo si ed è anche molto se stiamo a vedere. Più alla mano rispetto a prima e più incline a lasciarsi andare in siparietti come quello di prima, non vale la pena vivere la vita in modo tanto depresso o tanto composto, tanto vale essere più carini con il mondo stesso, nonostante quest'ultimo gli abbia voltato le spalle spesso e volentieri. Il mondo ha agito contro di lui in più di ogni occasione, andandogli addosso, facendolo soffrire, non che non se lo meritasse ovviamente. Molto spesso la sofferenza che ha dovuto patire è quello che si chiama Karma e lui ne è un esperto. Tolto ciò, attende che il gestore del chiosco gli dia una nuova tazza di tè, con del limone questa volta mentre torna a guardare Tenshi, una ragazzina molto taciturna, di poche parole eppure non si fa domande ne si intromette più di tanto. Le domande fatte dall'Oboro sono i routine, se così le vogliamo chiamare ma nemmeno la Senjuu riesce a fare a meno di chiedere qualcosa. Schiarisce la voce graffiando la gola <Perchè non hai una vita, non più la possibilità di andare in giro tranquillamente. Inoltre, questo vale per gli shinobi, le missioni di infiltrazione diventano più difficile. Difficile spacciarsi per qualcuno se tutti riconoscono il tuo viso> pensa ad alta voce ma allo stesso tempo risponde alla chunin <Ma comunque, è sempre stata una cosa che mi infastidiva a livello istintivo> conclude li quel suo dire e quella sua spiegazione. Non è come l'altra, essere ricordato negli anni a venire, nella storia, non gli interessa. Preferisce, ora, un vita tranquilla in cui poter lavorare, essere una persona normale con impegni di tutti i giorni. All'udire del cognome dell'altra la reazione è strana, con i ricordi a sopraggiungere arriva anche la colpa e la sofferenza che ha provocato. Ha dato prova di non essere l'uomo perfetto che ha sempre pensato, bensì uno fallibile, uno che può cadere e commettere errori talmente gravi da ferire anche le persone che ama e per cui fare tutto. Deglutisce, butta giù grumi interi di saliva <Kurako> risponde alla domanda di lei <Non so quanto fosse conosciuto, di preciso, qui ma a Kiri, beh, si è fatto sentire in passato> la storia della prigione è arrivata persino alle sue orecchie ma non va a commentare. Non aggiunge niente nei riguardi del cugino, consapevole che potrebbe essere riconosciuto, quanto meno all'interno del clan. Inarca un sopracciglio portando lo sguardo in direzione del volto dell'altra, osservandola attentamente <Perchè? Bisogna avere dei tratti distintivi specifici per esserlo?> riferendosi al suo essere Kunoichi <Genin?> le chiede basandosi sul fare e sul dire altrui. Deglutisce nuovamente mentre la tazza di tè calda arriva e la pioggia continua a battere e cadere copiosamente, senza sosta alcuna <E non avete paura di una nuova intromissione di questo Kami? In effetti vedo troppa tranquillità, può essere un male> porta la tazza alla bocca, vi soffia appena per poi berne un leggero sorso lasciando che la fetta di limone al suo interno ne migliori il sapore. [Chk Off] Il mondo è meschino, questo lei lo aveva capito già da tempo, prima ancora che cambiasse. Continuava a ripetersi che il mondo fosse marcio e che prima o poi l'avrebbe distrutta. E così è successo. Tenshi è morta a Kiri e seppellita all'Isola Nera.Poi, la rinascita. C'è sempre bisogno di rinascere per andare avanti. Altrimenti, ci si potrebbe fossilizzare. Fossilizzare un po' come ha fatto Konoha, sempre attaccata alle tradizioni, sempre stretta tra le proprie mura. Ha potuto osservare Kusa con quegli occhi cerulei. Quel villaggio è andato avanti rispetto alla Foglia, ormai anacronistica. La tecnologia non è mai arrivata e le menti dei konohani sono rimaste chiuse davanti al futuro incombente. Poi, c'è quella gerarchia che tutto regola, anacronistica anch'essa, con l'Hokage a capo. Hokage che finge di volere il bene del villaggio, ma in realtà agli occhi della Senjuu è tutta una farsa. Perché, in fondo, a Kiri, i ninja sono stati carne da macello. Pedine mosse per vincere una stupida guerra. E al Decimo non è mai importato come si sentissero i piani bassi. Come si sentissero i genin ed i chunin che ogni giorno sono stati mandati sul fronte, nonostante le loro ancora scarse capacità. A Kiri lei ha perso tutto. Ed ora vuol essere lei a far perdere tutto a chi l'aveva distrutta. Vuol essere promotrice di una rivoluzione. Vuole che il suo nome sia ricordato tra coloro i quali hanno portato il caos, in favore d'un bene maggiore: la libertà. < Non credo che mi infastidirebbe essere ricordata. Anzi, mi piacerebbe essere un simbolo > no, non un simbolo di pace. Ma un simbolo di distruzione. Colei che distrugge tutto, riportando il mondo al suo caos naturale. Riportando il mondo alla legge del più forte, dove i deboli muoiono ed i forti vincono. Perché la vita, in fondo, non è altro che una giostra infernale. Nell'attimo in cui si nasce, già si deve combattere la prima battaglia: riuscire a respirare. Se non si riesce, si muore. E quella è la fine che fanno i deboli. Per questo vuole diventare sempre più forte. Sempre più riconosciuta. Vuole dimostrare al mondo chi è quella ragazzina dai capelli rosa. Non più la piagnucolona, timida ragazza che tutti conoscono. Ma una portatrice di morte. Yami no Tenshi. L'Angelo dell'Oscurità. I suoi occhi brillerebbero per qualche secondo, mentre nella mente si figurerebbero queste cose. Beve un altro sorso, assente per qualche secondo, quasi estraniata nel suo mondo. < Kurako... > ripeterebbe, poi, in un sussurro. Il nome non le par nuovo, ma gran parte della sua vita l'ha trascorsa fuori dal Dojo, quindi non conosce le storie di tutti i propri conclannati. < Sai, vedo ninja andare in giro pieni zeppi d'armi, che quasi non riescono a camminare per il peso trasportato > alzerebbe le spalle, come se non ne capisse il motivo. A che serve portarsi tutte quelle armi dietro? Lei, quando combatte, punta tutto sulle proprie abilità. Non ha bisogno d'usare altri oggetti. < Sono una chunin > esclamerebbe, per poi andare a bere un altro sorso del proprio the verde. < Beh, a quanto pare all'Hokage non importa > eccola, la sua lingua biforcuta che prende il sopravvento. Non riesci a trattenerti neanche davanti ad una figura del genere, eh Tenshi? [Chakra on] [Chiosco] Non ha la minima idea di cosa passi per la mente di Tenshi, ne delle sue idee, ne delle sue ambizioni o dei problemi con Konoha. Non può minimamente immaginare che persona sia in realtà quella ragazza. Una visione superficiale quella dell'Oboro, il quale non va, a conti fatti, a farsi troppo gli affari dell'altra, bensì mantiene un comportamento più distaccato, di chi vuole passare una giornata in tranquillità, seppur sotto la perenne pioggia konoha. Si, perchè piove ancora, piove sempre e comunque tanto che da sotto il tendone del chiosco ode come l'acqua si abbatte con violenza. Un suono che a Kiri si ode spesso, una pioggia continua ma gradita in quel villaggio mentre a Konoha, in questo periodo di fuoco vi è poco e niente. Beve il suo tè da poco arrivato con la fetta di limone ben messa dentro la tazza per dare al tutto un gusto più esaustivo ed appagante, gli piace e se lo gusta con fin troppo piacere. Beve piccoli sorsi stando attento a non bruciarsi, poggia appena le labbra al bordo della tazza, inghiotte sentendo come il tè coli lungo la gola riscaldandone il corpo intero, provando un brivido unico mentre Tenshi va a rispondere alla propria considerazione sulla fama. Ognuno ha le sue idee, il bianco ha espresso le sue e ora arrivano quelle della Senjuu che vanno ad incuriosirlo <Quale genere di simbolo?> domanda in tutta risposta. Essere un simbolo per qualcuno è da sempre una cosa onorevole, almeno è quello che pensa. Lui stesso, per molto tempo, ha cercato di essere tale per quelli come lui, per gli utilizzatori di armi o per chi non riesce ad usare altre arti. Per tutti quelli appartenenti ai clan ma senza la capacità di richiamare l'innata. Insomma, persone come lui. Purtroppo i pensieri della chunin sono un punto oscuro e non immagina neanche lontanamente cosa ha in mente, cosa ha intenzione di fare nel suo futuro e tace, tace fin quando il nome del cugino non viene a galla, di nuovo. Annuisce senza aggiungere altro, anche perchè non saprebbe dire altro effettivamente su di lui, mai frequentato e mai conosciuto direttamente, sempre evitato e sempre tenuto lontano da se e la propria esistenza. Non può fare a meno di lasciarsi scappare una piccola risata ironica al dire dell'altra, troppo anche per lui <Si e li chiamano houjutser solitamente> commenta divertito <Io ero come loro, andavo in giro con una fucina dietro> commenta più a se stesso che a lei, ricordando quei tempi oramai andati, troppo lontani <Però sono utili, non usi chakra e combatti lo stesso> continua quel commento personale. <Chunin? Complimenti> andando ad annuire prima di udire quella frase sul Kage che ne fa fermare la bevuta. Alza il viso, guarda avanti a se per poi portare lo sguardo sulla ragazza, ne fissa il viso per qualche istante, la scruta più attentamente <Come mai dici ciò? A me sembra che l'Hokage tenga al suo villaggio ed ai suoi abitanti. C'è qualche screzio con lei?> chiede poggiando la tazza sul bancone. Ora l'attenzione è tutta per lei. [Chk Off] Le idee della Senjuu non sono molto pacifiche. E se solo si venissero a sapere, probabilmente verrebbe rinchiusa nelle prigioni per tutta la vita. Per questo, da quando è tornata a Konoha è sempre stata cauto. Ma, purtroppo, a volte non riesce a tenere a freno quella sua lingua che agisce da sola. L'impulsività probabilmente è la sua padrona e sa bene che questo aspetto del suo carattere, un giorno, le si ritorcerà contro. Poi, arriva quella domanda da parte dell'Oboro. Che tipo di simbolo vuole essere? Lei sa già che tipo di simbolo vuol essere, ma questo non può rivelarlo. Verrebbe vista come una folle. Sa che la gente spesso giudica delle apparenze. Ma nessuno conosce la sua storia, nessuno sa perché la mente della chunin sia arrivata ad elaborare quelle idee. < Simbolo di rivoluzione. Mi piacerebbe cambiare questo mondo >. D'altronde, queste parole sono pur sempre la verità. Nasconde, però, il lato negativo di quella verità: il sangue che verrebbe versato, le conseguenti battaglie, il caos. Non c'è bisogno di rivelare tali dettagli alla persona che ha davanti, soprattutto conoscendo parte della storia altrui. Andrebbe a bere ormai l'ultimo sorso del suo the verde. Sorso che le riscalda la gola, in una piacevole sensazione appagante. E' meglio che quella lingua venga tenuta a freno, oggi. Non può permettersi di essere vista come la cattiva della situazione. Se c'è qualcuno che ha torto in tutta quella situazione, allora quel qualcuno non è di certo lei. Lei, che per il villaggio, non è altro che una stupida pedina, da muovere a piacimento. Ascolta distrattamente le parole dell'altro, persa ormai in quei pensieri bui. Gli occhi si focalizzerebbero sul fondo della tazza, sul quale si trovano piccoli pezzi di foglie di the, che sembrano creare strani disegni, come in una tela. < Eri un houjutser? > non che le importi, in quel momento, ma sente di doversi soffermare su altro. Di distogliere i propri pensieri da quelle idee, per evitare di far fuoriuscire troppo dalle proprie labbra. Un respiro, profondo, poi, mentre ascolta l'ultima domanda. Crede di odiare il villaggio della Foglia. Crede di odiare Furaya. Lo ha rivelato ad una sola persona. E nessun altro può saperlo. < A volte credo che noi ninja siamo semplicemente carne da macello > farebbe spallucce, rivelando la cruda verità < e non so se all'Hokage importi se ci troviamo in pericolo >. Metterebbe la questione sul piano del dubbio, come se neanche lei fosse sicura delle sue parole. Come se dovesse per forza esserci una spiegazione logica a tutto ciò. Ma lei sa bene che non c'è. E Furaya potrebbe anche essere il Kage più buono di tutti i tempi. Ma anche per lei, in fondo, i ninja non sono altro che suoi sudditi. Gli occhi si perderebbero nel vuoto per qualche secondo. Forse ha rivelato fin troppo, seppur quelle semplici supposizioni non potrebbero causarle danno. < Scusami, sto dicendo un mucchio di scemenze > abbasserebbe lo sguardo nuovamente su quelle foglie di the. Sa che non sono scemenze. Sa che a Kiri ha perso tutto. Ed all'Hokage non è importato nulla. [chakra on] [Chiosco] Ottiene la risposta e di certo non si sarebbe aspettato una cosa del genere, un simbolo di rivoluzione, cambiare il mondo. In tutti i suoi anni vissuti come shinobi ha sentito tanti di loro voler perseguire questo scopo, per poi fallire miseramente o quanto meno non arrivare vivi al compimento. Un compito arduo, complicato, forse troppo per una sola persona <Poco ambiziosa mi dicono> commenta sarcastico <Però è uno scopo che personalmente approvo. Il mondo ha dimostrato più volte di contenere del marciume. Persone che credevamo in un modo si rivelano tutt'altro> sospira pesantemente, buttando fuori aria dai polmoni <Al mondo serve un po' di pace. Basta guerre, basta tradimenti, basta ninja. Solo una lunga e meritata pace in cui ognuno fa la sua parte> conclude portando il proprio sguardo verso il suolo, guarda per terra per qualche attimo perdendosi nei suoi pensieri. Le vere intenzioni della Senjuu non vengono a galla ed il bianco non va nemmeno ad indagare più a fondo, le sue idee sono, per l'appunto, sue e lui non è nessuno per estorcergliele. Lascia sfumare il tutto avendo dato il suo parere in merito. Il tempo passa e così anche la conversazione fino a quando non si tocca un nuovo tasto, lui precisamente <Già> conferma la propria attitudine verso le armi <Ero ben di più di un semplice houjutser. Ero uno spadaccino appartenente ai sette spadaccini della nebbia> si ferma qualche momento <I più alti ninja di elitè di Kiri> un sorriso amaro va a crearsi sul di lui viso, il sorriso di uno che sa di aver perso tutto quanto, di non essere più quell'uomo ma soltanto qualcuno che non sa chi è, non sa cos'è ne cosa sarebbe stato da li in avanti <Far parte di quella cerchia era motivo di orgoglio per me ma Hotsuma ha distrutto ogni cosa con il suo tradimento e quindi eccomi qui> alzando le spalle, smuovendole appena. Oramai è passato e non ci può fare niente, tutto è sfumato via. Deglutisce focalizzandosi meglio su Tenshi, l'attenzione è tutta su di lei in attesa di udire quelle risposte che tanto lo incuriosiscono e non tardano ad arrivare, dando prova di un pensiero strano ed abbastanza contorto della concezione del ninja e del Kage <Beh> si schiarisce la voce, graffia la gola <I ninja non sono carne da macello. Il ninja segue una vocazione, segue un obiettivo su base volontaria. Tu intraprendi l'accademia per tua volontà, non per costrizione e lo fai perchè? Perchè credi che il villaggio, i suoi ideali e i suoi abitanti vadano protetti. E' il lavoro di un ninja proteggere e ciò vuol dire anche mettere a rischio la propria vita> umetta le labbra strofinandole tra loro, smuove appena la lingua per inumidirle <Mettiamola così, se tu fossi in pericoli e Furaya lo scoprisse, credi che ti lascerebbe morire o smuoverebbe mari e monti per venire a salvarti? All'Hokage importa di ognuno dei suoi ninja e darebbe la vita per ognuno di loro così come darebbe la vita per ogni singolo abitante del villaggio> si ferma qualche momento <Il lavoro di un Kage non è facile, da lui o da lei dipendono le vite di tutti quanti e se uno di voi muore, rappresenta un fallimento per il Kage e ciò si tramuta in un senso di colpa infinito, un peso che si porterebbe dietro per la vita> cerca di spiegare la sua visione di quella carica e di come si dovrebbe comportare un Kage verso i suoi ninja. Scuote il capo al dire altrui <Io non trovo che siano scemenze, Tenshi Senjuu> le sorride appena <Tutti quanti, presto o tardi, iniziamo a chiederci se quello che facciamo è giusto e se effettivamente quello che facciamo ha un senso per qualcuno> nuovamente si ferma <A Kiri ho perso tutto> commenta con quel dire <Ma a Kusa ho trovato una nuova casa e lo stesso posso dire di Konoha, in parte. Se vuoi un consiglio, vai da Furaya e sfogati con lei, dille i tuoi pensieri, tutti i tuoi dubbi. Lei non attende altro, vuole la verità perchè è l'unico modo per creare qualcosa> si alza dalla sedia su cui è poggiato da non si sa quanto tempo. Estrae dalla tasca dei Ryo poggiandoli sul bancone <Questi dovrebbero bastare per pagare il mio e quello della signorina> indicando le tazze consumate. Si chiude meglio per stare al caldo, mette il libro all'interno del kimono facendo attenzione a non bagnarlo e gli occhiali vengono portati sul viso <E fidati quando dico che Konoha è un bel posto e va protetto> guardandosi intorno <E con questo ti saluto, è stato un piacere fare la tua conoscenza Tenshi Senjuu> un cenno del capo per salutarla ed in segno di rispetto prima di incamminarsi sotto la pioggia verso la stanza di albergo in cui alloggia da qualche giorno. [END] In fondo, tutti sanno che il mondo è marcio. E le parole dell'Oboro confermano la teoria di lei: non dovrebbero più esistere i ninja, per risollevare quel mondo dannato. Forse, aveva ragione quel dio, quando diceva di voler appropriarsi di tutto il chakra esistente. Nessuno più lo avrebbe avuto. Nessuno avrebbe potuto comandare su altri. Gli uomini sarebbero tornati ad una vita normale, al caos iniziale, in cui nessuno regna. < Anche io sono convinta ciò che hai appena detto >. Certo, le concezioni dei due sono agli antipodi: da un lato la luce e un mondo di pace, dall'altro il buio e un mondo caotico. Lo sguardo tornerebbe sull'interlocutore, quando egli affermerebbe d'essere stato uno degli spadaccini della nebbia. < Stupefacente > lo guarderebbe con occhi che brillano, quasi con ammirazione nei suoi confronti. Conosce bene la storia di quegli spadaccini leggendari. E sul Ponte Naruto, ricorda, le era capitato qualcosa di strano: una specie di visione l'aveva fatta entrare in contatto con uno degli spadaccini degli inizi. Zabusa. Ricorda la nebbia, ricorda quanto lei abbia lottato, pur di salvare quello che credeva essere il proprio fratello. Ma poi, a cosa era servito? Aveva perso anche lui. Quella è stata l'ultima volta in cui ha visto Yosai, che, per colpa dell'Hokage, ha perso tutta la sua famiglia. Furaya non era stata attenta alle parole di lui, ai suoi ammonimenti. Non aveva ascoltato chi avrebbe dovuto difendere. E non solo. Il Decimo ha fatto tanti altri sbagli, troppi. E la vita della Senjuu è cambiata proprio a causa di quegli sbagli, di quelle poche attenzioni nei confronti dei propri ninja. < Sai perché lo penso? Questa idea non è nata dal nulla, ma credo tu sappia che ad ogni azione corrisponde una conseguenza > farebbe una pausa, osservandolo dritto negli occhi, senza temere nessun giudizio da parte sua < il mondo viene portato avanti dal principio di causa-effetto, d'altronde > sospirerebbe, per poi tornare a guardare quelle foglie sul fondo della tazza. < Il Decimo ha lasciato un mio caro amico tra le mani dei kiriani. Non so se sia vivo o morto > e non le interessa più. Perché per cancellare quel dolore, ha dovuto recidere ogni legame. Ha dovuto dimenticarsi di ciò che la legava a Norita ed a chiunque altro. < Sai, io ne ho parlato con l'Hokage. Mi ha risposto che avrebbe fatto qualcosa per recuperarlo... eppure, dopo mesi, non ha ancora mosso un dito > non lo guarda, stavolta, esprimendo solo con le parole la propria rabbia. Non continuerebbe, comunque, quel discorso, avendo paura di spingersi troppo oltre. < Grazie del the > si limiterebbe a dire, infine. S'alzerebbe dallo sgabello, riprendendo tra le mani i sacchi poggiati al suolo. < Il piacere è stato mio, Raido Oboro > e, con un gesto della mano, lo saluterebbe, per poi osservarlo allontanarsi. Luce e buio. Bene e male. Yin e Yang. Tutto questo oggi è venuto a contatto. Tutto questo, da sempre, si completa. [END]