Kioshi or Koichi?
Free
Giocata del 20/09/2020 dalle 16:37 alle 20:09 nella chat "Tana degli Eredi di Manda"
[Tana.] Passi lenti quelli scanditi dal corvino, il quale sembrerebbe avanzare lungo uno dei corridoi presenti della cava sotterranea, dove dovrebbe incontrare il recente detentore del potere su quel territorio così vasto, rinnovato dopo la caduta della Serpe, vittima dello scontro che si è concentrato su più tasselli; e l'albino si è potuto dilettare in uno di questi, tenendo impegnate le pattuglie lungo il carcere del villaggio. Ma ora che tutto ciò è terminato, bisogna delineare i nuovi passi, le nuove direttive, che qui si presenteranno, anche perché ipotizza quanto possa essere complesso permanere lì, senza attendere un vero e proprio risvolto da parte degli altri Villaggi. <Uh.> Un respiro, debole e cauto, mentre il flusso di chakra è stato già richiamato positivamente nel proprio organismo, in quel flusso portentoso che rinnova ogni cellula del proprio corpo, permettendo al Chuunin di poter rimanere totalmente attento, concentrato, su qualsiasi variazione nei pressi di se stesso. <Dovrei avere un incontro con il Koukage.> Informerebbe uno dei potenziali presenti, qualche eventuale guardia nel caso in cui questo lo avesse bloccato, prima di arrivare alla sala prescelta, alla meta attuale. Un movimento fluido e coordinato, velato da quella lunga cappa nera, che riveste totalmente il proprio corpo, nella sua interezza, lasciando trasparire solo la parte finale del pantalone nero e dei calzari scuri. Il cappuccio, non issato sopra il cranio, permetterebbe di scoprire quei lineamenti maschili, quella carnagione chiara di cui è stato sempre contraddistinto, il tutto incorniciato da quella cascata di ciocche, ricordando vagamente uno degli esemplari di Uchiha, date le tonalità nuove che lo evidenziano. Iridi scarlatte che si dipingono in un ogni angolo, in ogni aspetto di quel luogo che non aveva mai incontrato precedentemente, almeno per quanto la memoria pervenuta allo stesso genetista. <Kioshi-Sama?> Si esorta nel domandare, mentre lo ricerca nei pressi di quello che potrebbe sembrare un trono o qualsiasi seggio lì presente, pronto a ripiegare il proprio corpo, in un discreto inchino, appena potrà accorgersi della sua presenza. Al momento, sprovvisto delle armi, ma munito di quell'essenza fiera e determinata. [Chakra On] L'odore del sangue non è ancora andato via da quella caverna. Il terreno è ancora sporco delle conseguenze che l'ultima battaglia ha portato. Il corpo di Kunimitsu è stato ormai portato via da Hanae. Non è rimasto nessuno in quel luogo. C'è solo un ragazzo, forse ormai diventato uomo, che siede su quel trono presente all'interno di quella stanza: Kioshi Uchiha. Non c'è altro insieme a lui. La luce del Sole illumina ancora quella caverna entrando dai fori causati dal Nemurimasen. Le guardie sono all'esterno della Tana e permettono l'entrata solo a visi conosciuti. La voce si è sparsa ed è arrivata in tutti i Villaggi del mondo. Kioshi Uchiha ha ucciso Kunimitsu, la Yugure ha ucciso la, ormai ex, Kokukage. Una taglia pende sulle loro teste adesso. Yukio non transige nulla e vuole farla pagare a chi ha preso il potere a Otogakure. Questo non è un problema comunque. Le conseguenze erano prevedibili e l'Uchiha non si sorprende delle azioni che si stanno susseguendo contro di lui. La sua causa è giusta per lui. Il Suono era caduto in un oblio dal quale non sarebbe più uscito senza l'intervento di qualcuno. C'era bisogno di una scossa, bella forte anche. Ed eccola qui allora. Il cappello bianco e viole è poggiato su uno spigolo dello schienale del trono su cui Kioshi si trova. Gli arti superiori sono distesi sui bracciali della sedia e le dita rintoccano una alla volta il legno di quel trono. La parte superiore del dorso è appoggiato contro lo schienale e il viso dell'Uchiha è alto, ad osservare con i suoi occhi neri quella luce che esce dalla roccia. Il suo pensar viene interrotto dall'arrivo di uno shinobi però. Uno di quelli che era impegnato nelle prigioni e che ha fatto di tutto per poter partecipare a questa ribellione. <Dimmi> risponde lasciando tuonare la sua voce nella stanza. Un tono profondo che si propaga fino a giungere all'udito dell'altro. Kioshi abbassa lo sguardo incrociando le sue iridi nere con quelle di lui ora. Cosa può volere da Kioshi in questo momento? Non resta che aspettare il suo dire. In silenzio dunque, il Kokukage attende. [chk on] [Tana.] Per quanto possa risultare apparentemente rilassato in quell'espressione facciale, comprende con facilità quanto sia critico il momento, soprattutto nella fase in cui devi formulare un nuovo assetto del villaggio e concedere i primi comandi, quelli essenziali, in modo tale da evitare di cadere nello stesso errore d'altri. Avvertirebbe mediante il proprio respiro la tensione che si presenta nell'aria, cercando quasi di eluderla mediante quel movimento che viene infine arrestato, una volta che avrà preso totalmente presa del luogo in cui si trova e della persona che al momento risulta essere nel gradino più alto di Otogakure no Sato. Cremisi che cercano quelle opposte, per una misera frazione di secondo, quasi come se volesse menzionare le dinamiche che si son conseguite: dal primo incontro a quell'istante chissà quante cose saranno accadute, dopotutto. <Innanzitutto, credo che sia adeguato porgere i miei più sinceri complimenti per l'impresa.> Ne è rimasto davvero affascinato, lo si comprende dall'intonazione che profana dalle proprie labbra; non è semplicemente gentilezza o cortesia, ma davvero è meravigliato da quanta meticolosità vi è stato dietro ogni passaggio, dietro ogni movimento. Per qualcuno che lavora di precisione, come un esponente del suo ramo ospedaliero, sono doti che non tutti possono detenere. <Son sicuro che questo sia soltanto il primo di una serie di passi che la tua volontà vorrà incidere, dunque sarò ben pronto ad ascoltare nuovamente la voce del Suono.> Si mostra fedele comunque a quel territorio, il quale aveva perso consistenza nel corso del tempo. <Ma quest'atto sicuramente non sarà trascurato dagli altri villaggi, avrà sicuramente una scia di conseguenze che ti sarai sicuramente atteso.> Ed ancora prima che potesse essere frainteso: <Ma non son qui per dirti il mio timore a riguardo, perché...> Le spalle si innalzerebbero, in una scrollata debole. <Non ne ho.> Deciso in quel dire, avanzando un debole ripiegar di labbra, per formulare un sorrisetto soddisfatto. <Tra le personalità da cui mi attenderei maggiormente una reazione è proprio Yukio, che ha una rete di influenza notevole negli altri villaggi, ma...> Prenderebbe un respiro, profondo. <Nulla ci vieta di rallentarlo, di metterlo maggiormente in difficoltà, no?> A questo stava pensando, a questo si stava erigendo nel suo parlare. <Avevo riflettuto su alcune cose, dunque.> Concilia, senza rilasciare troppe parole, tentando di comprendere innanzitutto la prima reazione dell'altro. [Chakra On] Rimane lì fermo ad osservare quella presenza davanti a lui. Immobile ora, le dita placano la loro ritmicità contro il legno e si silenziano. Le iridi nere trovano il loro obiettivo in quegli occhi lontani da lui. I capelli neri cadono sulla sua fronte sfiorandone la pelle e alcune ciocche coprono il suo occhio sinistro lasciando oscurata la sua vista. Koichi inizia a parlare partendo dai complimenti per la conquista del Suono fino a giungere ad alcune preoccupazioni per le conseguenze che le loro azioni possono avere sul resto dei Villaggi, soprattutto su Yukio. Kioshi ascolta ogni frase scandita dalla voce del ragazzo davanti a lui lasciandolo terminare senza interromperlo neanche una volta. Come una statua, Kioshi rimane nella stessa posizione descritta in precedenza mentre i minuti scorrono lentamente in quel luogo umido e freddo bagnato dal sangue di una Serpe. Le palpebre sono l'unica parte del corpo di Kioshi che si muovono coprendo l'iride per un attimo per poi scoprirla nuovamente lasciando che svolga il suo compito di osservare ciò che si palesa davanti. Kioshi non risponde ai complimenti perchè non li trova di suo gradimento. Secondo lui, ha fatto ciò che nessuno ha mai avuto il coraggio di fare. Le sue azioni erano ciò che doveva esser fatto da tempo ma mai nessuno se ne è preso la responsabilità. Complimentarsi con lui ora è come dar ragione al suo pensiero. Complimenti perchè tu lo hai fatto e gli altri no. C'è da ringraziare in un caso del genere? I complimenti mettono solo in evidenzia la codardia di altri per quanto riguarda la situazione del Suono. Le labbra si schiudono però successivamente. Se qualcuno vuole prendere delle precauzioni, se qualcuno pensa alle azioni degli altri e non alle proprie, è perchè in fondo un po' di timore ce lo ha. E Kioshi non crede all'altro quando dice di non averne, altrimenti non si troverebbe qui in questo momento a parlare di Yukio. <La tua è..> ci pensa bene, cercando di trovare la parola adatta. <..paura?> la scandisce per bene riferendosi ovviamente a Yukio e ciò che ne può conseguire. Kioshi lo guarda, lo osserva. Potrebbe attivare lo Sharingan e leggere all'interno della sua mente ma non gli serve. Parlare delle conseguenze che potrebbe portare Yukio basta all'Uchiha per capire i sentimenti dell'altro, o quanto meno far sorgere questo dubbio in lui. Tante parole fino ad ora ma Koichi non è ancora giunto al punto principale del suo discorso. <Vai avanti. Non farmi perdere tempo..> conclude il suo dire portando le labbra nuovamente a serrarsi tra loro per attendere la voce dell'altro. Se si conosce bene Kioshi, si sa che non bisogna tirarla troppo per le lunghe se il discorso non lo riguarda principalmente. Meglio chiedere subito e vedere la sua reazioni, piuttosto che girarci intorno. [chk on] [Tana.] L'altro permane totalmente immobile, fermo come una statua che non ha intenzione di concedere adeguata reazione al proprio verbo, lasciando che soltanto le palpebre possano continuare a scandire, serrando le palpebre per una frazione minima di secondo, prima di poter sentire nuovamente il peso di quello sguardo su di sé. <Paura.> Ripete, un paio di volte, sottovoce, ripiegando la testa un paio di volte in entrambe le direzioni, in un'oscillazione leggera. Dondolerebbe col cranio, mentre si farebbe più serio e pensoso, come se stesse riflettendo, come se stesse scavando all'interno della propria mente per comprendere se l'altro possa aver ragione. Un intervallo di tempo neanche eccessivo, effettivamente, prima di poter schiudere le labbra, dopo un profondo sospiro. <No, non è quella.> Risponde cambiando il suo modo di approcciarsi, divenendo sempre più cauto e freddo in quel verbo, in quell'interloquire personale. Comprende effettivamente, dall'ultime parole, che l'altro non gradisca nessun discorso preparatorio e voglia procedere quanto più dritti possibile. <Credo fermamente però che bisogna prepararsi a qualsiasi cosa, che bisogna comprendere a pieno eventuali mosse e prevederle, come se stessimo giocando a scacchi.> Ancora una piccola metafora legata a quel gioco, la stessa che aveva già avanzato. <Ho ipotizzato che potesse risultare comodo avere una spia all'interno dei confini di Kusa, soprattutto in questi primi tempi, in modo tale che possa aiutare Oto indirettamente, da lontano.> Le palpebre calano appena, non totalmente. <Prevedere mosse, spingere Yukio a compiere scelte sbagliate.> Un vago esempio, solo superficiali. <Ma, se così fosse, dovendo tornare nei confini di Kusa, sarò sicuramente perquisito dalle guardie ed ancora peggio da Yukio stesso, che può entrare nella mia mente e leggere i ricordi.> Informa di tale capacità, singolare ed unica. <Sai, si potrebbe dire che a volte i ricordi compongono una persona, forgia la sua stessa essenza, ed io sono qui per chiederti se conosci qualche metodo per oscurarli, per censurare ogni riferimento ad Oto affinché lui non possa individuarli.> E' un rischio anche per se stesso, effettivamente, se le cose andassero troppo nella versione errata. <Potrei, per esempio, chiedere a Yukio, conquistata la sua fiducia, di creare una squadra con me ed un Pierrot, per scoprire qualcosa di quanto accaduto ad Oto.> Prende fiato, lesto. <E fuori dalle linee di Kusa, attaccarlo di sorpresa, affinché possa portarlo qui come prigioniero e sfruttarlo come fonte di informazioni.> Dopotutto si è ben a conoscenza che costoro proteggono la rete di dati del villaggio. <Ah potremmo anche debilitare Kusa dei suoi migliori medici e far sì di costruire uno dei migliori centri di ricerca qui, dato il mio ruolo di Genetista.> Un laboratorio, praticamente: uno stadio che l'Uchiha dovrebbe conoscere adeguatamente bene. [Chakra On] Non è paura, dunque. Compiere un atto criminale e chiedere di esser rimossi i ricordi per poter tornare all'interno di Kusagakure per le possibili reazioni di Yukio. Cos'è allora? Saggezza? Intelligenza? Kioshi scuote il capo più volte, in modo abbastanza lento e impercettibile. Quando pensava di prendere uomini con se per il suo piano, non credeva che alcuni di loro sarebbero dovuti tornare al Villaggio dell'Erba per continuare le loro appassionanti avventure. Rimane in silenzio però cercando di compiere uno step in più nella sua mente. Non è più un conquistatore, ora. Ormai è diventato un governatore e, come tale, devo governare e pensare come tale. Questa è una piccola differenza che Kioshi dovrà fare in ogni suo ragionamento. Una pedina da muovere all'interno di Kusa può essere una buona idea, in fondo. Per quanto, per Kioshi, la mossa di Koichi sia dettata dal timore di rimetterci la vita, usarlo come spia si potrebbe rivelare un'azione astuta. E il rischio sarebbe comunque dello stesso Goryo. Ciò che poi lui farà una volta fuori di qui, non sarà più conto di Kioshi. Come se i due non si fossero mai conosciuti. La mano destra si alza e le dita vengono portato tra i capelli neri che cadono davanti a suoi occhi. I ciuffi corvini vengono spostati leggermente dando la possibilità ad entrambe le iridi di posarsi sul Goryo. <Fuggire dal Suono dopo che hai fatto di tutto per poter partecipare alla sua conquista e ritornare a Kusa dal quale sei scappata proprio per esser qui di fronte a me..> spiega in pratica ciò che lui sta facendo, mettendo da parte i suoi piani da spia e simili. <Non so se la tua è codardia o altro> esprime il suo giudizio, non positivo sicuramente. Il vantaggio che si potrebbe creare nel caso riuscisse nel suo intento esiste però e ne varrebbe la pena provare. Se qualcosa andasse male, esisterebbe un Goryo in meno sulla faccia della terra. Qualcosa che non turba troppo i pensieri dell'Uchiha. <Il modo esiste, comunque. Non ricorderai nulla di questa guerra, ne di tutto quello che potrebbe riguardarne. Sei sicuro di voler questo?> domanda all'altro cercando di fargli capire la situazione in cui si sta mettendo. <La prima volta hai conquistato la mia fiducia con fatica. La seconda..> interrompe il suono della sua voce stringendo le palpebre e mettendo ben a fuoco il ragazzo <.. potrebbe non esistere una seconda volta> come è ovvio che sia, Koichi perderà la fiducia dell'Uchiha una volta lontano da qui. Perchè per quanto lui possa avere intenzione di diventare una spia di Otogakure, potrebbe pure accadere il contrario. Kioshi non ha un modo al momento per poterlo seguire mentalmente al di fuori delle mura di Otogakure. Quindi lui dovrà riconquistare la fiducia dell'Uchiha in qualche modo. [chk on] [Tana.] Comprenderebbe la situazione e le parole dell'altro sono lame di ghiaccio e di veleno che si conficcano nella mente maschile, in quell'orgoglio del genetista, che ascolterebbe attentamente, affinché possa avere totale coscienza di quanto stia chiedendo ed accadendo. <Kioshi-Sama.> Richiama il nome, ancora una volta. <Avevi ragione quando m'hai detto che stavo approfittando di un treno, avevi ragione quando mi hai accusato di non aver fatto nulla per Oto.> Il labbro inferiore andrebbe a mordersi sotto la pressione della dentatura superiore, che si infilza in modo da torturarsi. <Ma presumo che a te non interessano particolarmente queste parole.> Se ne renderebbe conto in un secondo momento, tentando infine di guardarlo negli occhi, direttamente, e gonfiare il petto per qualche secondo, come se stesse caricando di una nuova energia, di nuovo ossigeno. <Ma sarebbe da idioti se continuassi a fare lo stesso, a cullarmi di ciò che altri hanno fatto e non rendere anche un mio intervento.> Infastidito quasi da quell'assenza, da quella mancanza. <Dovrei aspettare che gli altri facciano qualcosa per me? Non più.> Scuote appena il capo, negativamente. <Gli altri avranno sicuramente una taglia sulla loro testa, sarebbe sicuramente più complesso muoversi per loro, ma non per me.> Data la natura della sua missione, totalmente segreta. <Non credere che non mi costi perdere parte di questi ricordi, non credere che faccia questa richiesta senza avvertire la difficoltà della cosa.> Nessun altro potrà riscattarli, effettivamente, se non lui stesso. <Ma voglio ritornare qui, portando una nuova carta per il villaggio.> La mano destra che si innalza, debolmente, per sfiorare il petto, per dirigersi sul torace ed infine sul cuore. <Anche se annebbierai la mia mente, non cancellerai la mia origine, il fatto che Oto permanga dentro di me, migliore di Kusa.> Ne è fermamente convinto. <Voglio che si smetta di vedermi come qualcuno che non sappia agire.> Mugugna, debolmente. <Non è codardia, non questa.> L'ha percepita in passato, ma non questa volta. <Se dovessi perire, almeno so di averlo fatto per Oto.> Per questo, riesce a spronarsi oltre, per questo riesce a riscattare anche un costo così eccessivo, come la modifica dei propri ricordi. <Prendi in custodia i miei ricordi e consegnameli quando avverrà il tempo opportuno.> Solo un prestito, non propriamente un regalo. <Permettimi di distruggere Kusa, permettimi di mancarle di una sua costola e trascinarla qui.> Ci penserebbe qualche secondo: <Voglio donare parte del denaro che possiedo per avere qui un Laboratorio d'ultima guardia e per riparare i danni dovuti allo scontro.> Un'ultima concessione. <Nulla mi vieta di lasciare indizi che solo io posso capire per intuire di aver donato i miei ricordi a qualcuno.> Concederebbe infine, in uno scatto di genio. <Lascia voce però del mio intento, affinché se dovessi avvicinarmi ad Oto non venga ucciso a vista.> Un dettaglio da non sottovalutare, dopotutto. <Potrei portare qualche prigioniero, qui, come ti ho accennato.> Il silenzio che incomba, poi. C'è un secondo di silenzio. <Ecco, ho più timore di questo.> Sbufferebbe appena dalle narici, data l'ultima esternazione. <Ma se non fossi pronto a sacrificare, non starei qui.> Convinto, fortemente, di questo particolare. <Ah ultima cosa.> Ricorderebbe infine: <Potrei aggirarmi sul confine o nel bosco qui vicino, semmai volessi comunicarmi qualcosa.> Un vago punto d'incontro, qualcosa che possa risultare utile nel caso di convocazioni improvvise. [Chakra On]