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{ Streghe e Gatti dovrebbero andare d'accordo. }

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con Itsuki, Ren

16:05 Ren:
  [Estemp.] C'è fermento - un fermento che s'insinua silenzioso sotto il primo strato d'epidermide e t'attanaglia le viscere con una lentezza disarmante; il bracere che le disegna addosso colorazioni rossastre danzano, giocano con il pallore lunare e con quegli occhi che rimangono riversi lì - a contorcersi in ricordi, pensieri - o forse in una distesa di bianco piatto che non lascia intendere niente. Hai paura, Ren? Forse, o forse spera di morire e di aver reso onore alla sua vita e la ragione che ancora, tutt'ora - la muove. Chi avrebbe mai detto che lo sventolar di una bandiera bianca, avrebbe in realtà portato la guerra? L'haori della Yugure a colar dalle spalle nude, dove il vestiario si collega direttamente a degli hakama con otto pieghe. È oramai una fandonia seguir i precetti? O forse in un modo distorto in realtà li stiamo non solo perseguendo - ma stiamo anche lottando per loro. Inseguendo la giustizia aprendo nel muro dell'ipocrisia uno spiraglio di sangue e carne. Pomyu accanto a lei stringe tra le labbra, oltre la fessura del ridente sacco di juta - una sigaretta ceduta al Beto solamente in seguito, i tratti nudi inperlati di sudore che al crepuscolo si colorano di rosso, nero, luce - del fumo di una sigaretta che lascia fiammate nella penombra ad ogni singolo nocivo tiro. Lo sfrigolio è l'unico suono che stona in questo scenario, riconducibile più al silenzio della notte, o della calma. Totalmente fuori luogo. E pur essendo fuori luogo, si sente perfettamente a casa. Un tassello perfetto calato nel suo posto d'origine. "Vado a controllare il perimetro. Non sprecare il tuo tempo a pregare, di nuovo." E le labbra esangui stringono quel filtro pallido - guardandolo in tralice come se potesse in qualche modo pugnalarlo. Il vento muove il colletto aperto d'una blusa bianca dai bottoni dorati - si ripiega morbidamente su se stesso, consolando lembi di carne abbandonati al colore del fuoco che le si riversa addosso. Non è meraviglioso rimirare chi attende la guerra? Posata sulle ginocchia, davanti a quel bracere, è solo fumo - si perde nel delirante silenzio di chi passa a rassegna ogni singola possibilità. La difficoltà d'aver compagni che non conosce e che non le servono a nulla, a parer suo, rendendo solo il tutto molto più difficile. I passi di Pomyu spariscono nel buio, e la sua mano s'allunga delicatamente verso il fuoco - a lasciar che un ombra s'allunghi, nodosa come un ulivo - rendendola la burattinaia che in realtà è. Ho paura. Sono terrorizzata. Non è forse la cosa più umana da ammettere a se' stessi? Eppure c'è un baratro dentro il suo stomaco, dove non sente niente - niente. Non un brivido. Non eccitazione. Non paura, voglia di vivere, niente. [ck on]

16:16 Itsuki:
  [Colline] Le vermiglie son puntate in direzione del quadrante, le lancette si muovono scandendo il tempo in maniera ovviamente incessante, e per qualche attimo lo sguardo ci si perde in quel moto perpetuo e lento < Mh, non manca molto. > mormora tra se e se andando a richiudere il coperchio dell'orologio da tasca per poi infilarlo lì, all'altezza del gelido cuore. Indossa il solito completo e la maschera a nascondere per metà il viso, un lembo nero che sfiora a momenti l'apice del setto nasale, l'epsressione inespressiva perennemente fissa in viso, lo sguardo piatto che si solleva in direzione di Keimusho, ben distante, un secco sospiro e gli occhi che si chiudono per qualche attimo, calano le palpebre come un sipario che vuole distaccarlo, estraniarlo dalla realtà, mentre cerca di essere riflessivo e lucido, nonostante per l'appunto quel pensiero fisso che l'ha portato in quel punto, a ridosso di una collina che si erge davanti a lui, oltre la quale si scorge chiaramente il complesso carcerario <{ Mi domando per quale motivo tu debba andarla a cercare... Tsk. }> un cenno scostante così come si pone il tono stesso del Principe che dall'interno smuove la mancina in maniera vaga ed imprecisa, l'espressione annoiata condita da una punta di acidità, mentre chiaramente si rivolge ad Itsuki, il quale schiocca lievemente le labbra nello schiuderle, riaprendo gli occhi per andare allo stesso tempo a cercare delle parole precise per dare un senso al dire del Kagurakaza < Io... > si prende qualche attimo di tempo che sembra un'eternità, lo sguardo che si perde versoi l basso nei fili d'erba che circondano le scarpe eleganti. Sì, la divisa della Yugure giace nel Fuda riposto nella tasca interna della giacca. A lui non interessa il mentre, non interessa di preciso il mezzi per arrivare al fine, quel che conta per lui è il risultato e la conclusione del piano, un piano che nel suo concludersi non farà altro che diventare effettivamente un nuovo punto d'inizio, la possibilità di permettere al Caos di proliferare, di seminar discordia per le terre Ninja in nome del Crepuscolo, agendo così come ha sempre voluto fare, o meglio, così come dettato dall'intento che dentro di lui è cresciuto sempre più forte e predominante, da quella notte dove uccise il proprio passato. E si susseguono quegli attimi di silenzio dopo che quella sillaba soggettiva si perde nell'aria, le labbra dischiuse per qualche istante, senza che emettano un qualsivoglia suono, si richiudono, mentre le mani si posano in tasca ed il solito passo meccanico vien intrapreso, una direzione rettilinea verso la quale non ha intenzione di sollevare le rosse, continuando a fissare il verde < Ricordo bene cosa ci siamo ripromessi. > direbbe proseguendo in lieve salita, una pendenza che lo porterebbe verso l'apice di una delle molteplici colline di quel paesaggio incontaminato relativamente distante dalle prigioni < Ma ho già subito una perdita un volta, e... Non ho voglia di restar da solo mentre tu insegui Hanabi. > chiaramente, qual'ora qualcosa andasse storto, sà che sa cavarsela e che in quel creare un diversivo la Seimei riuscirà, ne è praticamente certo, ma dentro di lui, quei sentimenti repressi a forza si trasformano a volte in attimi di ipersensibilità, e dunque, eccolo lì in prossimità della sommità del punto in questione, a cercare la testolina ambrata, la pelle candida e gli occhiali tondi della Special < E' solo che... Se dovesse succedere qualcosa... > ma non conclude, non riesce nemmeno a lui ad ammettere a se stesso quella preoccupazione, scuote la testa per l'appunto e quasi cerca di scacciare quel pensiero dalla propria mente, mentre guardando verso il basso dovrebbe aver modo di notare il profilo di Ren, poco più avanti e poco più giù. Ed Eiji, da dentro, tutt'ora indignato nei confronti della Rossa, come un'onta che non è in grado di lavar via, stizzito e scostante si sdraia in quel suo piano nero immaginario dove giace, borioso in viso, tanto da sollevare le spalle in un modo a metà tra il secco ed il pigro <{ Mh, sarà, ma star vicino a lei non porta nulla di buono... Certo che i sentimenti sono veramente un'arma a doppio taglio eh... }> e lui stesso sospira, abbandonandosi ai propri pensieri, vedendo semplicemente di lasciar carta bianca al Goryo che dovrebbe essere in grado di scorgere lei assieme a quel flebile braciere, quei filamenti di fumo, riprendendo il passo che si era fermato per un solo, singolo istante, al rispondere al Principe, scendendo da quella lieve pendenza, passi precisi ed elitari, nessun movimento lasciato al caso. Cosa dovrebbe dire? Perchè è lì quando si sono ripromessi di star quanto più distanti possibili salvo necessità? Come si combatte questa situazione dell'essere due poli che per quanto vogliano mantenersi distanti, finiscono ad ogni modo per attrarsi? Un rincorrersi forse infantile o sin troppo da grandi, per loro, che dopotutto non sono altro che poco più che ragazzini. Si fermerebbe a poco più di due metri dalla ragazza, dovrebbe poterlo sentir giungere senza problema alcuno, lunghi attimi di silenzio, odia dover cedere a ciò che si era ripromesso di non provare più, eppure eccolo lì, come se fosse un dovere, attratto magneticamente < Ren... > nulla di più, e nulla di meno, la guarderebbe in quelle iridi di piombo per qualche istante, per poi volger lo sguardo di lato, in un punto impreciso. Che brutta cosa, i sentimenti. {Ck on - EXTP}

17:02 Ren:
 Si perde, come in preda a fumi visionari - in quelle scie che abbandonano la brace della sigaretta e si contorcono nell'area circostante formando serpi, nodi, fiumi - e lei si trova a vagare leggera d'ogni sensazione ed al tempo stesso iraconda. Non sente niente per l'ennesima volta. Per l'ennesima volta è lì, a cercar qualcosa sul fondo del suo petto, anche la briciola più vile; sì umana sempre, perchè di te - l'umanità - è la cosa che mi farebbe più paura. Le parole della maestra le riecheggiano in mente, ancora, ed ancora - così come le sue labbra dolci come miele contro le sue, così come le ciocche bianche a penderle sul viso, ad inglobarla, a renderla la parte migliore di se' stessa che mai, veramente, è venuta fuori. Un rivolo di sudore ha osato carezzarle la fronte ed ora, sembra amar quel collo da cigno che rimane in tensione verso il fuoco. Solo una sagoma pensierosa da fuori, una sagoma nera, bianca e rossa che ora - sembra essersi chiusa un in limbo tra preghiera e pensiero, quello che si dovrebbe fare la notte prima d'attaccare. Conta il respiro come i soldati prima di morire - ma nel farlo, invece che acchetire il fuoco, sembra sollevarlo fino a carbonizzarcisi all'interno. Può vederla in lontananza, come uno spettacolo che si ammirerebbe terrorizzati tra le frasche; la schiena esile si solleva dalla postura elegante in cui s'è sempre costretta, ed il viso serafico si contorce in modo improvviso, agghiacciante - e l'urlo che smuove corvi e civette dalla cima più scura degli alberi mentre ambo le mani s'infiammano. Arsura che si crea tra le dita, lungo le nocche, i polsi - e globi di katon che finiscono per implodere in loro stessi colorandola di un bagliore violento, un incendio. < AHGHH-- > Svuota la cassa toracica sbattendo entrambi i pugni in quel bracere che rimaneva lì - con la sola colpa di scaldarla ed illuminarla ed ora, all'improvviso, è solo carbone ardente - ravvivato da quelle mani sporche di fuoco. Il chakra che le scorre addosso, quella linfa che la rende la donna che è - e che sarà in futuro - si spalma allargando il focolaio - diramandosi come un falò in esplosione, sotto l'attrito dei suoi palmi. E paradossalmente, lo stesso katon la protegge dal fuoco, rendendola illesa - o poco meno. Ed i pugni inveiscono contro quelle fiammelle che scoppiettano, che la sfiorano appena arrossandole la pelle del collo, del viso, degli avambracci. E pugno dopo pugno, solo timide spaccature s'aprono lungo le manine candide - macchiate solamente delle colpe della verità assoluta. Perchè non provo niente? Perchè non sono come gli altr-- una voce la ferma, dal buio notturno. Ed il passo elitario le tende il collo come farebbe un cervo d'innanzi ad un pericolo. Si ferma - lascia che le braccia dell'ombra vomitino fuori una forma, una figura - una voce che sembra fuori luogo in questo momento. < ... > SIlenzio, un silenzio disordinato e distorto, come chi è stato colto in un momento d'intimità assoluta dove ora, fingere diversamente sarà strano. E difficile. Solleva entrambe le mani dal fuoco, rizza la schiena - sfarfalla quelle lame grige, cercando gli stessi occhi vermigli che l'hanno rigettata e allontanata, trovando dal suo lato una figura concorde. Accondiscendente. E il modo in cui si solleva da quella posizione, da quella furia animale - si lascia scivolare via da dosso ogni mossa ed ogni urlo, come se fosse una figura distopica e fallace. S'alza, si stira la camicetta con le mani da vera signorina, incapace di tale rabbia. < Non dovresti essere quì. > La punta di preoccupazione trabocca. E' successo qualcosa? E' rimandato l'attacco? S'infila con quelle due lame, a torturarlo. A chiedere risposte. A darne altrettante. E solleva la man destra come ad arrestare ogni possibile risposta possa provenire dal fronte avversario. < Ti è successo qualcosa? > [ck on - extmp]

17:30 Itsuki:
  [Colline] E se non fosse stato per l'amorevole egoismo di Kurona, allora probabilmente non sarebbe lì. Se non fosse stata proprio lei la sfortunata ambasciatrice incaricata di portar quella dolorosissima notizia, sarebbe andata diversamente. Forse. Il punto è che rimane un dato di fatto il suo essere solo, il non aver nessuno di preciso dal quale poter tornare, l'essere lui, Eiji ed il Caos. I compagni, gli alleati, sono una cosa, ma poter dire di avere qualcuno che ti aspetta, è un'altra cosa, seppur ogni istante di quel suo essere lì è sbagliato, naturale, ma ingiusto nei confronti di se stesso e della stessa Rossa < ... > e quel bruciante esclamare che riduce tutto a carboni avvizziti, lo nota, sarebbe impossibile lasciare che passi inosservato quel che pare una sofferenza, un'ardente tornare alla realtà probabilmente, persa in chissà quali pensieri dei quali lui non starà a domandarsi se ne faccia parte o meno, Si alza, lenta, si volta appena e lo osserva, sente quei plumbei scivolargli addosso e quasi riesce vagamente a percepire quella punta di preoccupazione insita in lei, oltre che nel tono, quasi lo nota come un barlume in quello sguardo che brucia silente, come le braci sopite < Non sta a te decidere dove dovrei e non dovrei essere... Neanche io vorrei essere qui. > il loro solito modo di battibeccare in maniera affettuosamente infantile, non un saluto, non un particolare domandarsi come sta uno o l'altro, ma và, per loro è tutto un duello, almeno agli inizi, fino a quanto poi non si finisce fronte contro fronte. Ma son dettagli irrilevanti ai quali lui non pensa, Eiji da dentro tace e lui avrebbe già riportato le rosse sulla figura della Seimei, Pomyu allo stesso tempo sembra non essere presente e tra quelle silenti colline, in quella calma prima della tempesta, lì dove lei gli domanda se gli sia successo qualcosa, a lui < Mhmh. > è un mugolio secco di diniego, sommesso, che vien accompagnato da un lieve smuovere della testa, la coda d'ebano che ondeggia, gli occhi che si schiudono dopo esser stati rabbuiati dalle palpebre < Tu piuttosto, cosa stavi facendo? > non parla del piano, non parla di ciò che accadrà in maniera quanto più ovvia, come concordato, quindi nessun problema con quello, nessun particolare intoppo, solo il grande e grosso problema dei sentimenti, quella sensazione di timore dentro di lui a valutare quella singola e sola possibilità, quella percentuale minima dove qualcosa potesse andare storto e quindi rischiare di perdere anche colei che odia in quella maniera tanto astrusa. La mancina si solleva dalla tasca, la punta delle dita del nero guanto vanno abbassando il lembo in viso, non si cura di niente e nessuno in quel vasto spiazzo erboso, è insolitamente facile distaccarsi dalla realtà quando ha a che fare con Beto, ma allo stesso tempo cerca di mantenersi quanto più lucido possibile, ad ostentare quel proprio non voler provar nulla, quella fermezza emotiva tenuta su in maniera tanto salda da sfociare a volte in micro sfoghi, che misti ai pensieri, rischiano di causare situazioni simili. La guarda, cerca il contatto visivo che tempo fa lei stessa gli negava e lui a cercarlo con rabbia, egoismo ed avidità, smuovendo qualche altra parola, volgendo poi lo sguardo di lato, nel mentre < Volevo... Volevo soltanto dirti di fare attenzione. > il tono è velato da una nota calda, un filo di imbarazzo per come lui stesso si starebbe riducendo, è cosciente ma allo stesso tempo non riesce a sopraffare quello che il cuore comanda, finendo semplicemente per dirgli di stare attenta. Lui. Che si preoccupa di qualcuno. Ah, che elementi problematici che sono, sia uno che l'altra. Ed in tutto ciò, il fu Jinchuuriki continua tacendo, quasi non assiste, come se la scena, la questione, non gli appartenesse minimamente, per quanto effettivamente sia così, visto che se fosse stato per lui, non avrebbe posato gli occhi sulla Seimei per almeno un paio d'anni, da quella volta all'Okiya. {Ck on - EXTP }

17:52 Ren:
 Braccia esanime lungo i fianchi - e tra le dita il fuoco si rapprende lentamente, ritorna nel suo antro come un ragnetto spaventato, coricandosi e spegnendosi del tutto al centro dei palmi. E il filtro bianco tra le dita, ora appena sporco di quella brace, viene proiettato tra le labbra a richiedere l'ennesimo soffio di veleno. Eppure l'ammansisce, le lascia le spalle ed i tratti più rilassati; la presenza d'Itsuki è fuori luogo, come lo è il fatto che stia ancora pensando a lui - a tutto quello che c'è stato tra di loro. Ed è una ferita che continua a sanguinare, infetta. Una ferita che è incapace di leccare perchè ogni volta che ci va' vicino, ogni volta che anche solo la sfiora - le fa' un male cane. Il profilo affilato della mandibola che scivola di lato - schiva ogni pensiero, gli stessi pensieri che l'hanno accoltellata più volte ogni volta che ha toccato o visto Eryk. E le labbra che tremano piano attorno a quel filtro, fanno partire l'ennesima fiammata - l'ennesimo sfrigolio di brace che le riempie la bocca e lascia uscir nubi taurine dalle narici. Rimane lì, immobile - a tamponar quel male che fa' ogni volta che lo rivede. Eppure non ne esce niente. Non una ruga mimica ad inclinarsi. Con una parola che lo vuole allontanare più di quel che è riuscita a fare. Quella bava di vento che le passa tra le ciocche aranciate a smuoverla - come una folata di polvere rossa - a coprir le adorabili efelidi che le baciano il viso di ceramica. Un angelo in guerra, l'avete mai visto? O forse ha un aspetto tanto fallace, come quello delle sirene? Ed ogni volta finiamo per ripetere questo scenario, questa trincea dove sputiamo parole velenose - uno contro l'altro; i passi contro i filetti d'erba, il profilo delle cosce che si muove contro quegli hakama, perfino il dolce ciondolare dell'obi rosso che la stringe la vita stretta, riportante il tetro sorriso di beto-beto. < Stavo pensando. > Si muove con la leggiadria di chi non calpesta lo stesso pavimento dei mortali e, in quella debolezza - farebbe scivolar il palmo contro la sua guancia, consolandogli la pelle. Se solo non arretrasse, se solo non rifuggisse quel contatto - come se volesse calmarlo. Rassicurarlo che tutto andrà per il meglio e che se anche così non fosse, è okay. Lei è pronta a sacrificarsi per qualcosa che ne è valso il sacrificio. La sigaretta ciondola tra le labbra, tremula incerta come una scintilla al vento - gettando di tanto in tanto, del fumo evanescente nell'aria. Perchè ora si comporta così? Perchè proprio adesso, vuole combattere il volere di Eiji - frantumando tutti i muri che hanno saputo costruire. < Ho troppo da fare per cadere come un misero alfiere. > E tra le dita, rimetterebbe in riga una di quelle ciocche nero pece, infilandosi in quei rubini che la rifuggono come se fosse la peggiore dei nemici. E le labbra gonfie, quel cuoricino esangue che man mano prende il colore arrossato del continuo stringersi attorno alla sigaretta - si stortano nella riproduzione d'un sorriso. Una lama luciferina che lo punge, o che fa' da preludio a qualcosa che mira ad infastidirlo. < Eiji ancora non ha le palle di parlarmi, non è vero Itsuki? Lui non si raccomanda, con me? > Lo fa' apposta. O forse, per assurdo, lo fa' per metterlo a suo agio - e far incazzar solo la metà più scontrosa di quel che fu' la strana creatura del suo amante. E le ciocche rosse le carezzano il viso in modo romantico, distogliendosi da lui, tirando da quel filtro il fiato necessario per placare l'animo. < Non importa. > Brecia rauca, la voce che avrebbe il silenzio - muovendo la maschera bianca sullo spostarsi dei fianchi. Un tintinnio silenzioso - d'orecchini che pendono, della maschera che cozza contro l'obi rosso - ritornando al suo fuoco, alla sua brace, alle sue preghiere verso chissà quale dio - quale karma. < Anche voi. Fate attenzione. > ... < Sei tutto quello che mi rimane di quella che ero.> [ck on]

18:44 Itsuki:
  [Colline] Sarà che vien stuzzicato, o sarà semplicemente il bisogno di distendere nervi che nessuno dei due vuole mostrar tesi, ma la dritta scivola fuori dalla tasca dei pantaloni portando con s'è un pacchetto di sigarette, le labbra che vanno ad afferrare delicatamente una di quelle che vien fatta sporgere appena con il pollice, la stringono con delicatezza mentre lei gli risponde, lo sguardo che si discosta dalle sigarette tutte in fila, lì nel pacchetto, riponendo in tasca il suddetto per poi andare a domandare, curioso, ed allo stesso tempo intento a non lasciare imbarazzanti vuoti di silenzio in quel loro conversare prima della grande rivoluzione, le ultime parole prima di una nuova era, prima che cali per sempre il tramonto degli Yokai < A cosa? > inutile aggiungere a cosa stava pensando lui, o meglio, a chi, visto che quel suo pensare nei confronti di quell'unica persona che gli rimane è ciò che effettivamente l'ha condotto lì, come se fosse un desiderio inamovibile al quale ha ceduto in maniera passiva, come attratto dal canto della sirena che potrebbe essere Ren, se volessimo etichettarla così. Angelo, Bambola, Valchiria, a lui non interessa, è lì, con lei, ed in maniera retroattiva la sua mente sembra andare ad incidere ogni istante di quell'incontro in un'angolo un pò più privato e simbolico della sua stessa mente, è un voler dipingere ogni attimo in maniera unica, visto che per uno o per l'altro, potrebbe andar male, così come potrebbe non succedere niente. Ma, qual'ora accadesse qualcosa di spiacevole, avrebbe senso piangerne dopo? No, così avrebbero qualcosa da ricordare, quegli ultimi eventuali attimi, oltre al dolore della perdita, che lui ben conosce. Non ha intenzione di diventare un peso per lei così come non ha intenzione di soffrire di nuovo. La sigaretta permane ferma tra le labbra e si lascia carezzare, la osserva mentre la sua si smuove dondolando al ritmo delle sue parole, la lascia avvicinarsi e in quel sentir del contatto espira, quasi come se un grosso peso gli venisse tolto di dosso, come se con quel singolo gesto lei gli stesse intimando di rilassarsi, socchiude gli occhi per qualche istante un flebile e sfuggente sorriso, solo gli angoli delle labbra che si sollevano appena, mentre poi la mancina si smuove dalla tasca, cercando di afferrarla delicatamente all'altezza del mento, pollice davanti e indice di sotto, vorrebbe semplicemente avvicinarla a se quanto basta per far sì che la punta della di lei sigaretta vada a combaciare con la sua spenta, il tizzone della Seimei dovrebbe essere più che abbastanza per permettere a lui, con un secco ed insipido aspirare, di tingere d'ambra rovente quel tondino di tabacco, fili di fumo che dovrebbero incontrarsi, mischiarsi e perdersi nell'aria, mentre la sinistra si porterebbe poi dunque ad afferrare il proprio palliativo < Lo so, ma quel che stiamo facendo è pericoloso, necessario, ma pericoloso. > direbbe andando a dimostrare del senno, per una buona volta, non che ne sia privo, ma allo stesso tempo il più delle volte il raziocinio e la logica vengono messi da parte per agire nella maniera più caotica possibile, qualche barlume di lucidità, ed il resto è solo cieco Caos. Dopotutto, è così che ha deciso di vivere, o meglio, è l'unico modo di vivere che lo faccia sentire effettivamente vivo. Il tono di voce è serio ma mantiene una nota privata di morbidezza, una morbidezza pungente che quasi si rifiuta di esistere ma che per lei è più che tangibile, come per lui quel tono pacato che usa la Special nei propri confronti, per quanto non si possa dire lo stesso di Eiji, che da dentro ha da dire la sua, seppur lo fa in maniera insolitamente scostante, come un lieve borbottio, come se fosse un esprimere inconscio del fatto che dopotutto, c'è un qualche sentimento nei confronti di quella che lui etichetta strega da parte sua <{ Non avrei le palle? Io la ammazzo prima o poi, oh se la ammazzo. }> che poi sia un sentimento negativo, questo è un dettaglio a parte, incrocia le braccia e sbuffa indignato, gettando il mento verso l'alto, per quanto lei non possa vederlo, mentre Itsuki ridacchia appena, come se avesse a che fare con un amico un pò difficile da trattare < Mh, gli passerà prima o poi.. Di certo, non sono qui per volontà sua. > poco ma sicuro, praticamente ovvio, seppur ci tenga a precisarlo, senza andare a riportare letteralmente l'esagerare ironico del Kagurakaza, che per quanto possa sembrare serio ed innervosito dalla questione, non arriverebbe mai a tanto. Se prima o poi gliela farà pagare a Ren? Forse, ma non oggi. Ma non importa, già, la lascia giocare con una delle sue ciocche d'ebano e non si smuove minimamente, soltanto la manca si smuove verso l'esterno a far cadere i grigi tocchetti di cenere, ogni tanto, prima che quella ceda da sola a causa della gravità < Mh, staremo attenti dopotutto.. La vera festa inizia quando tutto ciò finirà, giusto? > annuisce appena, come a sostenere e rimarcare le sue stesse parole, vedendo poi di andare a sentire quelle di lei ultime parole, una frase che per qualche istante lo lascia con le labbra schiuse, attimi di apparente interdizione, come se fosse colto alla sprovvista, ma chiudendo gli occhi, con un mesto sorriso e con la sigaretta tra le labbra, risponderebbe in una maniera quanto più contestuale possibile < Non mi lasciare da solo Ren, odiami, cacciami, respingimi, feriscimi se vuoi, ma non mi lasciare da solo. > non ce la farebbe, per quanto la loro non debba essere necessariamente una relazione rose e fiori - che poi non lo sarebbe comunque - a loro basta sapere che l'altro ci sia, anche se distanti chilometri o incapaci di vedersi per giorni, a loro basta sapere di esserci, l'uno per l'altro, per andare avanti. { Ck on EXTP }

19:35 Ren:
 A cosa? E' una domanda difficile, in un momento altrettanto difficile. Quel lembo nero tra le dita accompagnato ad un abbassarsi del capo verso di lui. Adorante. Forse è qualcosa che le ha lasciato Kurona, questo - un sinistro amore per il crine del corvetto, divenuto poi sintomo del suo nomignolo; sfiora con il viso quella ciocca, lasciando che coli come pece dalle dita nel distanziarsi graduale. E' incapace di rispondere, di dire una menzogna - e ingoia il sapore della fuliggine sollevata da quell'impeto d'ira che le ruppe parte del suo esoscheletro - o che forse, è niente di più che una diretta conseguenza di quel che le sta accadendo. < A me. > Baricentro d'una narcisista - di chi senza saperlo, si nutre di ciò che la fa' star bene senza chiedersi troppo delle conseguenze. Non è la stessa cosa che è successa con Eiji? Non ha divorato il suo amore, in modo totalmente egoistico? Oh e la dolcezza sulle sue labbra è tanta, da avvertirlo ancora ora. Da ambire a qualcosa del genere per sentirsi piena d'un sentimento che su di lei, non ha vere ripercussioni - quanto sugli altri. < Mi chiedevo se fosse normale, non sentire niente. Perfino adesso, che sto per aprir le danze di una guerra. O della festa. > Orgoglio, paura, ansia, ripensamenti. E' tutto pallido davanti ai suoi occhi. Scuote il capo piano, lasciandosi dietro le spalle un discorso troppo scomodo da affrontare - come, del resto, lo è sempre stato. Lo lascia andare. Lascia che sia la sagoma nera a gettar ombra oltre il timido fuoco che ne è rimasto, dalle sue mani. Le stesse che lo hanno ammansito per un attimo, e che continueranno a farlo - se necessario. E nel silenzio, il respiro di Ren si placa davanti a lui - cantano i passi invece. Quando s'allontana, si lascia scivolar addosso ogni singola parola. Un tono lavativo si scrolla le spalle di quelle parole; sei tutto quello che m'è rimasto di quel che ero un tempo, dell'umiltà e della debolezza che m'avevano fermata, che m'avevano resa una nullità, di quello che ho deciso di essere e quello che vorrò invece essere in futuro. E' stato il primo barlume d'amore, e di odio - e di malessere. E' stato la rottura, ed al tempo stesso - la realizzazione di cosa vuole, e di cosa non potrebbe mai essere per un uomo. Quel bilico che affronta per Ekazu, ogni volta che lo guarda e si sente a casa, pur senza poterselo veramente permettere. Ritorna sui suoi passi, e le clavicole nude dall'apertura della camicia hanno un brivido che le porta ad incassarsi appena sotto quel filo di vento che condisce questa notte. Il canto dei grilli in collina, sembra disegnare uno scenario che esclude catastrofi imminenti. Non è forse questa calma immortale a spaventare il più delle persone? Quel silenzio assoluto che prelude un boato devastante. Cede il passo ai pensieri, alla razionalità con cui affronta ogni maledetta situazione. Sporca di quel tocco che le impiastriccia le dita, come se avesse voluto premere su quella ferita con l'idea di tamponarla, ed invece... Invece non ha fatto altro che spingere quella scheggia più a fondo. Lì dove ora, o più avanti, andrà a far più male ancora. E mentre lascia che s'avvicini, con quella sigaretta spenta - stringe il filtro tra le labbra e lo lascia fare. Lascia che s'accenda illuminando entrambi come un piccolo bagliore in rinascita. Come se volesse ravvivare quello che, con tanta fatica, hanno cercato entrambi di spegnere. Le sopracciglia distese finiscono per disegnar una rughetta espressiva al centro della fronte, proprio in mezzo ai due archetti rossastri. Non è il momento giusto per mostrarsi deboli, ora. Non prima del diversivo. < ... > Sbuffa fuori una mezza risata, agganciando un bauletto all'albero dopo aver estratto il classico portaoggetti da portar in missione. Si sta preparando - conscia d'aver già messo cose di mera necessità all'interno. Coagulanti e recupero chakra dato il suo elevato dispendio. Lo lascia ciondolare tra le mani, mentre il clangore di una catena appesa all'albero suona a lungo, coprendo a tratti quella risata di petto, soffocata tra le labbra chiuse attorno alla sigaretta. < Non mi da' fastidio, che mi odi. > Lo confessa, nello stesso tono con cui direbbe d'aver fatto una colazione abbondante. Ed il profilo maschera male quello spacco nell'aspetto d'angelo o valchiria; alza il nasino al vento, guardando in tralice quegli occhietti vermigli. I suoi, occhietti vermigli. Da smussata a piena di spigoli, forse perchè - come disse - non desidera più esser avvicinata. Esser debole. Lasciarsi andare a cose che, nel tempo, potrebbero indebolirla. O ritorcersi contro la figura che sta costuendo con difficoltà. < In un certo senso mi piace. Mi piace esser disprezzata da Eiji. Mi ricorda di aver fatto qualcosa di umano. D'aver preso egoisticamente di lui quello che volevo, e che il grande principe non ha mai voluto darmi. > Ripiega il capo come una gattina in procinto di far le fusa, agganciandosi il portaoggetti al fianco e lasciando andar la cenere a terra - a snudar la fiamma. E dal nero, il rosso le spacca a metà il viso. Come un tuono. < Avrei voluto dirgli che m'ero pentita. Avrei voluto chiedergli scusa, se solo fosse in grado di parlarmi faccia a faccia. > E si sfila la sigaretta da quel cuoricino velenoso, da quell'aspetto serafico con cui indolente - pugnala Eiji per il mero sfizio di farlo. < Ma ... > ... < Non mi va'. Sarebbe falso. Ed io, odio, le bugie. > Per lo meno è stata onesta. E nel dirlo si da' una scrollata di spalle, buttando la sigaretta oramai giunta al termine del suo corso - in quella brace mezza morta. Solo un fioco calore ne risale le gambe, mentre si sposta lentamente aggiustandosi i vestiti addosso. Si rialza l'haori, lascia che le spalle vengano coperte con la stessa diligenza che avrebbe avuto quando ancora vestiva i panni di una maiko. E nel silenzio di entrambi quel discorso nasce e, forse, muore. Mi piace che sia così. Mi piace l'idea di aver schiacciato Eiji. Di avergli rubato qualcosa. Perchè? Perchè dimostra d'esser umana anche lei - di aver delle debolezze. Di far dei passi falsi per puro egoismo. E si lecca le dita di quel miele rubato, scremando il sorriso sornione in un mansueto e caldo tendersi delle labbra. Le parole. Una supplica - e il capo si scuote lentamente. Feriscimi, ma non lasciarmi solo. Come puoi dirmi queste parole, quando sei il primo a rinnegarmi? < Itsuki... > Uno spifferar tra le labbra che muore dolcemente, l'allungar della dritta che prima l'aveva carezzato, ora punta alla sua nuca. Il dislivello d'altezza che la solleva sulle punte, obbligata - così com'è obbligata nel tentativo di trascinarlo in basso, accompagnarlo a se' con quella mano. Fronte a fronte. La punta del naso a sfiorarlo appena, mentre punta quel lembo di pelle, tra le sue sopracciglia. Rimane immobile - ferma. Quasi senza respirare. Come se affrontasse due persone differenti ogni volta. Eiji. E poi il suo, Itsuki. < Anche ora - anche con tutte le scelte che ho preso. > L'allontanar l'amore. Decidere di stare da sola. Decidere di non voler questo tipo di ferite, mai. < Non ti lascerò mai da solo, con il piede di guerra contro l'intero mondo. O nei guai. O ad impazzire. O a piangere. > ... < Hai capito? > ... < Tu mi avrai, sempre. Come farebbe una famiglia. > Non importa quanto sangue sputano. Non importa quanto si fanno, e faranno male. Torneremo sempre quì, a cercarci. A chiederci scusa in lacrime. O a denti stretti dietro battute ciniche. E la fronte contro la sua preme appena, colorandosi il viso del nero dei suoi capelli. Come se, in ogni caso - qualsiasi cosa accadrà in guerra - si sono salutati. [ck on]

21:36 Itsuki:
 In tutto ciò, nulla andrebbe mai dipingere più enfasi del dovuto su quei lineamenti, quel flebile e circostanziale sorriso che pallidamente riflette l'animo di lui, un fiaccola che riesce, nonostante il gelo, ad ardere con una certa enfasi. Non è amore, non è odio, è un po' di uno e un pizzico dell'altro, una ricetta diabolicamente adorabile della quale loro, ovviamente, sono gli ingredienti principali < Mmmh... Onesta, è lecito pensare a se stessi prima dei momenti decisivi. > è il suo semplice commento rivolto in direzione di quella di lei risposta, mentre la lascia fare con la ciocca, le vermiglie che si posano sulle dita candide di lei che giochicchiano in maniera placida e spensierata con il crine d'ebano. Certo, loro due mettono sempre per primi i loro interessi, sia Eiji che Itsuki sono menefreghisti verso quasi tutto ciò che li circonda, tranne quella ragazza dai capelli dalla tonalità corallina. Poi se i loro interessi coincidono, ben venga, ma gli alti e bassi esistono in ogni relazione, amorosa o meno che sia. E no, per quanto sembra grondi miele intorno a loro, è un miele amarognolo e dal colore bruno, non limpido e dorato come dovrebbe essere il più delle volte, l'atmosfera che li contorna esiste ed allo stesso tempo svanisce in quel loro non eccedere in effusioni, anzi, pochi semplici tocchi, gesti, per ritrovarsi in quel ritaglio di pace prima della guerra, quella loro, personale. La guerra del Crepuscolo. Le parole della ragazza scivolano fuori di bocca con una semplicità disarmante, un tonalità velatamente ruffiana in quell'agganciarsi l'equipaggiamento e lasciar cadere la cenere a terra <{ Tsk, il mero disprezzo non mi si addice, l'onta resta ma quel che è fatto e è fatto.. }> parla Eiji da dentro, che chiaramente non può lasciare che il dire di lei venga messo da parte con tanta semplicità, un greve sospiro per poi pronunciare ad occhi chiusi, non rassegnato, ma caparbio <{ Che sia vero o falso, non importa, dopotutto, chi non vorrebbe un pezzo del sottoscritto? }> egocentrico ed a tratti ninfomane, chiaramente quel suo ghigno in viso lo attesta con tanto di altezzosa superiorità, anche se questo rimane dentro di loro, almeno fino quando Itsuki, risollevando le rubine che intanto si erano posate sul petto come ad ascoltare l'altro, vedrebbe di riassumere < Non penso che ti odi, ma nemmeno ti vuole bene, hai avuto ciò che volevi, ma cio rimane nel passato. > piatto il tono così come l'espressione, inaspritasi nuovamente in quel tornar fredda e glaciale come l'inflessione della voce, spenta e priva di un qualsiasi barlume, nonostante il momento considerabile toccante dai più, probabilmente. La sigaretta rimane a lungo nella mano, fumante ad avvolgerli in grigi fili, e lui non si muove da lì così come lei non aumenta le distanze, anzi, rimangono in quello spazio privato come se fosse una dimensione a se stante, alienandosi da questo e quello, da passato e dal futuro, da bene e male < Ne sono lieto. > direbbe con un tocco di onesta semplicità che và sciogliendosi però in un che di rasserenante, come a togliersi un peso dalle spalle, in un certo senso una liberazione in quell'aprir appena la valvola di sfogo dei sentimenti repressi. Veramente, sembra poco, ma per lui, tra il riammorbidirsi dell'espressione e del tono di voce, quello è veramente tanto. Forse Kurona lo guarda da là in alto, forse è fiera di vederlo esser meno mostro di quanto era dopo la sua scomparsa, chissà, fatto sta che la mano libera si smuove andando a contrapporsi a quella che prima gli smuoveva le ciocche. Mancina che dunque si poserebbe come una carezza sul viso della Seimei per andar con il pollice a sfiorare il di lei zigomo, un tocco freddo e reso ruvido dal tessuto nero ma che, in quella vicinanza, con le punte dei nasi a sfiorarsi, potrebbe essere un tutto ed un niente < Ed io cercherò di esserci per te, sempre, nel bene e nel male. > già, dovranno essere su due fronti diversi, nemici, dovessero trovarsi messi alle strette con le spalle al muro, dovessero essere in pericolo o in difficoltà, in fin di vita.. Lui ci sarà per lei e lei ci sarà per lui. Che sia un inestimabile rispetto, un amore proibito o chissà che altro, beh, questo sta a voi deciderlo. Un bacio? Ah sì, ma forse in quel momento dove anche il respiro rimane in sospeso, ogni gesto di troppo, o troppo brusco, sembra possa rovinare quell'atmosfera idilliaca. { Ck on }

15:56 Ren:
  [Estemp.] E' come se non fosse passato nemmeno un istante da quel tacito addio tra i colli del suono; si sente come se vestisse ancora quel velo bianco addosso, tra le sfumature della pelle che ora - quella cappa bianca - nasconde maledettamente bene. Perchè questo? Perchè continuare ad inseguirsi per poi scoprire ogni volta di star mordendo l'altro capo di se'? Un capo che per altro si presenta aperto, purulento - infetto tanto come quelle ferite che solo soffiandoci sopra, riprendono a pizzicar e dar urto. E' come mantenere vivo un feticcio nefasto che volente o nolente, ti si presenta d'innanzi come un bicchiere d'idromele speziato in inverno: L'odore, il sapore e persino il ricordo vago d'un assaggio, tutto ti porta a voler berne pur solo un nuovo sorso per poter stare bene ancora. Pur nella consapevolezza di quanto nocivo sia. Lo sguardo, quell'iride che sa' trasmettere solo una freddezza disumana - diviene solo un soffio artico al di la di sipari che si presentano pallidamente bronzei per le sfumature della pelle. Una palette dorata che sfiora le palpebre, gli zigomi e quelle costellazioni che piano si distendono - come chi riconosce troppo lentamente che chi vestiva i panni del proprio nemico, non è niente di meno che il proprio candido amante. Ma, candido? Oh no, non c'è mai stato niente di candido. Non c'è stato mai niente di semplice. Ren per prima è solo un rebus senza alcuna soluzione accettabile. E questo calore, questo sollievo nello stare tra le sue braccia - non è altro che l'aspra risposta ad una serie di domande che s'è sempre negata; il mento sollevato mostra labbra a cuore, appena gonfie e più secche per via del vento notturno che infesta le colline. E' come se avesse ingollato quel fumo nell'inveire contro il fuoco - ed ora anela alle parole d'Eiji dette tramite le labbra di Itsuki. < Non è questo che gli piace? > Allude a quel fu un tempo il grande principe, il detentore del Matatabi, ed al tempo stesso - alle parole di Itsuki su quel che oramai è passato. Lo scimmiottare, forse, del detto: 'Non si piange sul latte versato.' E le labbra si richiudono come petali, reclinando il mento alla volta della spalla, mostrando il colletto perfetto e pallido scoperto su un epidermide mai intaccata in modo permanente. Si distoglie dal discorso solo per quel che ne viene. Per quelle parole che ha abbandonato all'aria in bilico tra l'esser una minaccia o una verità svelata. Itsuki - per quanti giri, per quanti passi e monti la vita debba affrontare, ci troveremo sempre quì. Sempre uno accanto all'altro. Sempre a cercar la mano opposta per poterla stringere o trainare. Per usarla per rialzarci, o per rimanere ritti. Sfiata piano contro la sua fronte - e ne esce un velo impercettibile di frustrazione. E quella mano che lascia scorrere sul viso, sugli zigomi decorati di pallide efelidi color del caramello - la obbligano a rialzare gli occhi verso di lui. E nella vicinanza appaiono così enormi, così comunicativi. Ti prego, ti prego. Sussurrano, scalpitano. E' il preludio d'un tremolio che la percorre e le pugnala lo stomaco, ripensando ad ogni attimo. Ogni dannato attimo, in cui si sono fatti la guerra. In cui l'ha voluto disperatamente, fino a commettere atti di peccato che non s'addicono ad un angelo liliale come lei. Da quella stanza, dalla sua incapacità di parlare - e affrontare l'emozione, a quella volta tra le mangrovie dove s'è aggrappato a lei. O forse al fantasma che si trascinava dietro? Ogni maledetto attimo in cui l'ha visto in qualcun'altro. In cui ha desiderato strapparsi il cuore e non esser così debole. Così miserabile da amare l'uomo che meno dovrebbe amare. E quello spiro tra le labbra si chiude, nel silenzio peggiore che abbia mai affrontato; Il calore delle sue dita viene meno mentre allunga piano il collo retrocedendo con il capo, volgendolo all'ombra degli alberi che vorrebbero divorarla. E le spalle si muovono in concomitanza andandole a chiudere la figura, a recidere una debolezza che non vorrebbe mostrare. < Non rendiamo tutto più difficile. > Alla fine Itsuki lo sa'. Lo ha giurato a lui, a Eiji. Per quanto affetto esista, per quanto desiderio. Oramai queste terre son tanto gravide di sale che nulla potrebbe fiorire. Nulla /dovrebbe/ fiorire, per quel che le riguarda. Ingolla l'acido del rimorso e i ricordi, l'aspro sapore dell'esser quella che fa' un passo indietro dopo averne fatti troppi in avanti. Lo lascia andare per tornare al suo fuoco. Ad un tono colloquiale, quasi amichevole - non come chi potrebbe non esserci più all'alba. < L'avete trovata, alla fine? Quella donna, la donna di Eiji? > [ stessi tag ]

16:56 Itsuki:
  [EXTP] Attimi che si protraggono all'infinito, un susseguirsi di ripescare frammenti del passato per incastonarli in un mosaico nel quale deve essere considerato anche il futuro stesso da loro or citato, una figura irregolare e che sfuma da colori cupi ad altri più brillanti, un Caos vero e proprio l'affresco che dovrebbe dipingere quella loro situazione, l'ingarbugliarsi di emozioni e pensieri che rimangono in un limbo fatto di conflitto e tacita accettazione. Tutto ciò che ha a che fare con Itsuki, dopotutto, non può tradursi in maniera diversa dal Caos. È una semplice equazione che come risultato darà sempre un qualcosa di dedito a quest'irrefrenabile bisogno di avere una caotica equità tra le parti, qualsiasi esse siano, portando gioie e dispiaceri, ce ne è un pò per tutti, dipende soltanto dal punto di vista. Ma in questo macroscopico telaio che regge i fili intessuti dalla dama del destino che osserva da chissà dove, tra questi rossi intrecci, quello che brilla più di tutti - illuminato dal tepore di un lembo che oramai riluce in maniera fioca, debole - al fianco di quello meno vivido della sua Dea, è quel legame tossico che lo lega a Ren. Il che, di per se, non è un pensiero costante o una ricerca affettiva fissa e passiva insita in lui, no, ha rinunciato ai sentimenti da oramai mesi e non ha intenzione di ricascarci, di finir invischiato in quel pozzo senza fondo senza rischiare di veder più la luce, eppure, per resistere a qualcosa in maniera tanto viscerale, dovrai pur cedervi, ogni tanto, no? Insomma, ognuno a modo suo trova la propria valvola di sfogo, quel palliativo che gli permette di evitare di decadere del tutto in una debolezza, un vizio, una pecca. Ed è quel suo vederla prima che il sangue del Suono che fu verrà versato, quel poter sentire la sua voce, incrociare il suo sguardo e poterle star vicino - a tanto così - che potrà permettergli di andare avanti, di proseguire inflessibile e gelido come sempre, il risultato di aver ritrovato qualcosa solo per scoprire che poi ne sarebbe stato danneggiato, gettandola di nuovo nell'antro più oscuro e relegato del proprio animo. Dunque rimane lì, ridacchia appena pizzicando pigramente le corde vocali, labbra serrate che si inclinano appena in un sorriso vagamente percettibile riferito alla di lei allusione riguardo Eiji, seppur trascorrer qualche altro breve istante prima di rispondere, socchiude gli occhi, si culla in quel momento e lascia che il tocco della Seimei lo rincuori, lavi via il remoto timore di rimaner non tanto da solo, probabilmente, ma quanto più senza di lei < Può darsi. > tono relativamente scostante, ma primo di sgarbo, è solo un non voler più di tanto dedicarsi ad Eiji, che da dentro concede un semplice <{ Tsk. }> mentre Itsuki preferisce godersi personalmente il momento nonostante non ammetterà palesemente quel non volerla perdere. Sono taciti accordi, le parole non dette, gli sguardi silenti e i sospiri pacati o snervati a definire quella loro relazione, sono i lembi di una cornice che regge tutto quel marasma in maniera relativamente contenuta, quasi faticando, come se non ci fosse una degna decorazione atta a contenere quel quadro in continuo, muto cambiamento. Ma la magia sfuma, l'atmosfera va desaturandosi, si priva di quel loro contatto e lui schiude nuovamente le rosse, portando la sigaretta alle labbra, poco più di due tiri, ne ruba uno annuendo nei confronti della Special < Mh, tranquilla, questa volta non sono ubriaco. > Il Kagurakaza da dentro rotea lievemente gli occhi e se invece Itsuki fosse stato un'altro tipo di persona, probabilmente avrebbe riso, potrebbe essere una battuta ma un sorriso ancor più misero di quello di prima è quel che si dipinge sul volto del Chunin, che sdrammatizza con quel pizzico di sarcasmo lasciando che si perda nell'aria, mentre lei torna verso il falò di poco fa. La domande giunge come uno spiedo gelido, non tanto infida quanto improvvisa, lui si è ricomposto del tutto nel mentre, l'espressione è tornata nulla ed il viso è piatto così come il tono di voce privo di inflessione alcuna, lo sguardo cremisi dal taglio affilato risulta pigro ed annoiato come al solito < Hanabi.. Sì, l'abbiamo trovata. > direbbe pensando alla Uchiha ed al paio di incontri che hanno avuto, nulla di particolarmente lieto, per quanto intrigante < Ma anche no. Nel senso che per quanto l'abbiamo trovata, sembra che ci toccherà inseguirla ancora un po' > il resto lo si può facilmente intendere, ma vien lasciato da parte e si dirada nell'aria come il fumo della sigaretta che vien soffiato placidamente verso l'alto, sospinto dalle parole stesse più che da un vero e proprio soffio <{ Sarà di nuovo mia, dovessi mettermi contro i Kami, sarà di nuovo mia... Ma prima di tutto, il nostro piano. }> già, le parole ardenti di bruciante determinazione del Kagurakaza riecheggiano dentro la mente di entrambi, ma allo stesso tempo hanno bisogno di portare a termine altre cose, non possono dedicarsi solo ad Hanabi ed entrambi lo sanno più che bene < La rivuole, a tutti i costi, ma dobbiamo ancora recuperare Yukianesa ed /altro/. > direbbe Itsuki con un tono più amichevole e rilassato verso la Rossa, come se fossero lì a fare un picnic, sottolineando l'ultima parola con il tono, per quanto non sia complicato immaginare a cosa si riferisca il Corvetto. { CK on }

17:25 Ren:
  [Estemp.] Quei capelli solitamente così ordinati ora collidono tra loro come il divamparsi d'un incendio doloso. Accompagna ogni singolo movimento il tintinnio impercettibile dell'anticoagulante e del tonico che tiene solitamente nella taschina del portaoggetti perennemente mezza vuota. Come una sconsiderata che vuol far fronte ad una battaglia con le sue sole abilità. Come se bastassero. E quanto mai può bruciare negarsi un contatto che non hai fatto altro che ambire in tutto questo tempo? Lo sguardo plumbeo finisce per sgretolarsi dentro al fuoco, ove s'inginocchia unendo ambo le cosce e ripiegando le caviglie sotto le terga per crear una nicchia dove poggiarsi. Ebbra di tradizione - e pur non essendo più quella donna, finisce ogni volta per trascinarsi dentro l'usanza che le ha lasciato Kurona. Come una macchia indissolubile. Il fuoco che non è altro che oramai brace dentro ad un cerchio di massi ben compatto, finisce per ospitare una teiera in ghisa dall'ampio manico in legno trattato, reso appena più lucido e decorato con venature oro e nero; mentre la destra afferra il manico, la man sinistra s'accosta al polso della gemella sollevando la manica bianca e nera dell'haori che porta sulle spalle, riservandosi dallo spiacevole destino di veder la propria manica in fiamme. E la flemma che ci mette, la grazia con cui si muove a preparar del tè come se fosse un giorno come un altro - non è nulla che un granello di sabbia d'innanzi ad una spiaggia di piccole abitudini di una vita passata. E' sfrigolio, piccole scintille che si alzano - mentre in silenzio si crogiola in un malessere incomprensibile. Lo stesso ridere di Itsuki le fa' male. E piacere. Il prendere in giro Eiji in modo così puerile. L'aleggiare improvviso di un sorriso nostalgico che le tende le labbra lasciando andare la teiera sicchè possa trovar il tempo di bollire. La sua stessa battuta, in qualche modo, sembra un tizzone rovente puntato a bucarle un polmone. < Allora è vero che ci si pente delle cose che si fanno da ubriachi. > La risposta esce morbida, quasi sfilata da labbra che avrebbero preferito rimanere serrate. Ed è solo un commento campato in aria, scostando il capo dalla brace - alla penombra in cui si nasconde il viso pallido di Itsuki. Lo osserva, ascolta quel che ne viene dalla sua domanda. Ricorda ancora il sapore di quell'amore rubato a chi con lei, non ha mai avuto veramente a che fare. Non l'ha nemmeno mai osservata, ne tanto meno lei ha mai conosciuto lui - se non sui libri di storia. Lo sguardo di chi s'interessa, la verve rilassata di chi parla con un amico dell'ennesima giornata noiosa. < Yukianesa? > La domanda sorge spontanea, come a chiedersi di cosa esattamente si stia parlando. Ed il capino, con quelle ciocche corallo - si dirige alla volta della spalla con fare interrogativo. E per l'altro, beh - potrebbe fraintendere. Le sopracciglia s'aggrottano piano, e scivola nello stato meditativo di chi deve mettere ogni tassello al suo posto. < Vuole di nuovo detenere il Matatabi? > ... < E... > Incalza scuotendo appena il capo. < Fare gli stessi sbagli? > [ stessi tag ]

18:12 Itsuki:
  [EXTP] Nuovamente il fumo viene pigramente aspirato e con noia vien lasciato spirare dalle labbra sottili del Goryo, il quale allunga appena la mancina verso l'esterno per poi toccare appena la punta di quei due tiri che rimangono, facendo crollare quel tocco di cenere grigia che si perde tra i fili d'erba, lasciando posto al tizzone che arderà ancora per poco. Le rubine permangono sulla figura chinata della Seimei, la osservano in quei gesti tanto naturali quanto allo stesso tempo automatici, metodica e precisa, mentre dentro di lui alcuni rami di un'edera nostalgica si diramando, salgono dal profondo quasi nutrite dalla bile, lo sconforto lo sfiora per qualche istante in quel rivedere in maniera immancabile proprio Kurona, in quei gesti, in quell'essere posata, un pesante sospiro di rammarico, il lucido degli occhi che vien rapidamente messo da parte da un battito di ciglia. Non può, non deve, non ancora. Nemmeno in questi minuti dove ha deciso di abbassare temporaneamente le difese. Scuote lievemente la testa e le ciocche nero pece danzano meste dietro di lui, lo fa sia per armarsi nuovamente di contegno ed allo stesso tempo per risponde in maniera negativa alla frase di Beto < Non mi pare di aver mai espressamente detto di essermene pentito. > che abbia portato ad una consapevolezza diversa tra di loro e che abbia potuto far trascorrere qualche giorno in preda alle turbe, quello è un altro discorso, ma effettivamente non si è mai espresso in maniera negativa a riguardo. Dopotutto, sarebbe da ipocriti, per entrambi gli esseri che coesistono in quel corpo. Certo, che i primi passi siano stati smossi dal Sakè, è indubbio, ma dopotutto erano tutti e tre esattamente in grado di intendere e di volere, quindi insomma, i danni non si fanno mica da soli. Ma a ognuno le proprie colpe, i propri pensieri e le proprie preoccupazioni. Che poi, c'è stato anche di peggio dell'alcool come elemento in grado di variare la situazione, ma puntare il dito contro la Seimei non è di alcuna utilità, ognuno ci ha messo del proprio a modo suo. Eiji da dentro, tace e permane in maniera assolutamente distante, non ha intenzione di pronunciarsi riguardo all'episodio e rimane seduto in quel nero piano astrale, gomiti puntati sulle ginocchia ed il viso poggiato sulle mani intrecciate all'altezza del mento, lo sguardo serio perso nei propri pensieri, mentre fuori i secondi scorrono e proseguono incessanti e giunge chiaramente la domanda e la perplessità spontanea della Seimei nei confronti di quel che potrebbe semplicemente sembrare il nome di un'altra donna, ma no, non è questo il caso e fortunatamente non andremo a complicare nessuna figura geometrica amorosa < Ah.. È vero, la spada di Eiji, ci serve per farlo riaccettare a casa sua e per dichiararci a tutta Ota come Itsuki ed Eiji Kagurakaza.. > lo dice con naturalezza, con una semplicità disarmante che non si addice manco più di tanto all'epicità della cosa, a quanto le cose cambieranno una volta che il Principe si sarà riappropriato di ciò che che aveva e che gli spetta, ed a proposito di questo concetto, ecco che la seconda domanda della Rossa smuove appena l'ego del Kagurakaza, un pungerlo sul vivo che lo costringe a volgere l'attenzione in direzione della Special, digrigna appena i denti, quasi come se fosse stato ferito nell'orgoglio. Ironico come le frecciatine incalzanti della Seimei abbiano un'effetto così... Stimolante nei confronti di loro due. Un'altro tiro, più lungo, si prende quei pochi centimetri rimasti di quel tabacco avvolto nella carta sottile e poi ruota il polso per rivolgere quel mozzicone e poco di più verso dietro di sè, lo regge con il medio premendolo sul pollice, mentre da dentro Eiji, andando semplicemente a schiarirsi in maniera vistosa la voce, andrebbe a far capire al Moro che ha intenzione di aggiungere del suo, dato il continuo essere chiamato in causa, tanto più su di un argomento che gli sta particolarmente a cuore, visto che il Nibi era un compagno prima ancora che un'arma < Sì, sì, ho capito... Suppongo ti risponderà lui stesso. > e quindi, tutto ciò porterebbe Eiji oltre all'astio - comunque placatosi - nei confronti della Rossa, la sigaretta vien gettata indietro con quello schiocco, poco prima il chakra sarebbe stato smosso dal centro del sistema circolatorio in direzione della fenditura al centro dei due emisferi del cerebro, gli occhi socchiusi per qualche istante, i cappelli che si tingono di bianco partendo dall'attaccatura, quasi alla stessa rapidità di quel cadere del filtro fumante, una sottile scia di fumo che si perde nell'aria mentre l'ebano diventa neve e le scarlatte riappaiono d'ametista. I lineamenti più maturi ed affilati, la luce muta appena sul suo volto in quel perdere il tocco androgino per lasciar posto ai nobili tratti di Eiji < Ti sbagli, ragazza, ho intenzione di riprendermi ciò che mi spetta di diritto. > e poi, portando le mani dietro alla schiena, con quel tono ben più determinato e pungente, gelido ma non privo di una qualsiasi nota come quello di Itsuki < Il resto verrà da sè, per quanto il fallimento questa volta non è contemplato. > {ck on - goryo II}

19:03 Ren:
  [Estemp.] La prima notifica che la fa' distogliere lo sguardo è il ribollire dell'acqua nella teiera che sosta ancora sulla brace; la dritta persa nella manica dell'haori pesca dalla taschina occultata un sacchettino di foglie di tè nero essiccate, racchiuso in una velina trasparente dal color crema opaco, probabilmente in un tessuto naturale. Il ciondolar del polso sopra il capo scoperto della teiera la spinge ad immerger le foglie, racchiuse saggiamente, fino a lasciarlo andare completamente lì - ad affogare. Ed incastrate tra quelle movenze ci sono parole ascoltate e parole non dette, dove le labbra si stringono fino ad arrossar appena. Ed il colorito pallido, nascosto nei giochi d'ombra e luce del bracere, s'infiamma di un imbarazzo che rimane chiuso a chiave nella mente contorta di questa ragazzina color corallo. L'ombra delle ciglia sulle gote permane per tutto il tempo dovuto, tant'è che non lo osserva - schiva ogni qual risposta potrebbe voler rigirare il coltello in una piaga che lei stessa s'ostina a chiudere e riaprire, come chi non ha ancora fatto i conti con quello che vuole e quello che non vuole. Ma come puoi esser d'accordo con te stessa, quando hai così tanti dubbi? Così tanti piani. Così tante cose da dire che non vuole dire. E la lingua sfila sulle labbra donandogli un colorito vispo e lucido, appena umettate da un passaggio fugace; il collo allungato si torce ancora, ne cerca la figura - questo svanire pigro del suo corvetto, ed un apparire dell'anziana controparte di quello che è invece, un uomo vissuto. Tanto differente da Itsuki, quanto più ironicamente simile. < E' nobile cercare la via di casa. Quindi avete un obiettivo. E Itsuki avrà un posto da chiamare casa. > O almeno è quello che vorrebbe, lei. Nella più pura delle visioni può immaginarlo lontano da se', stare bene, in qualche luogo dove può considerarlo al sicuro, sebbene distante. Le palpebre si chiudono piano, screma la frustrazione dell'averlo davanti a se - con quel maledetto sguardo rosso che la carezza continuamente. Ed espira - uno di quei sospiri zuccherini ed infami al tempo stesso. La blusa negli hakama si stropiccia appena sotto l'ira del vento - issa le ciocche rosse, l'obi grigio chiuso in un enorme fiocco sul fianco. E la stoffa l'accarezza lentamente mentre si tende a recuperare due tazze di coccio. La sua e quella che solitamente userebbe Pomyu, quando è in viaggio. Le dita affusolate le sistemano d'innanzi a se, alle ginocchia perfettamente unite - facendole distanziare di appena qualche centimetro. < Anche io in un certo senso sto tornando a casa... > E dal silenzio rotto da sole tazze di coccio, sbuca la voce del fiore di loto. Rauca, femminile, solitamente sciapa di qualsiasi inclinazione al sentimento - come chi ha un controllo immane di se, o forse - a dire il vero - non ne ha affatto. L'accenno di una risata fiorisce come bucaneve, le muove il petto acerbo e le spalle minute chiuse nell'haori. Come se ci fosse qualcosa di divertente in quello che ha appena detto, o dichiarato. Sta tornando a casa? Forse per Ren è differente. Forse Ren, la casa, se la sta costruendo. < Quindi - ciò che ti spetta di diritto? > Incalza posando ambo i palmi sulle ginocchio. < Yukianesa, il Nibi, Hanabi, la tenuta dei Kagurakaza? > Un elenco incompleto probabilmente, alzando piano il mento verso di lui. Come se volesse capire esattamente cosa lui voglia riottenere. < E sei certo che riavere tutto quello che hai avuto in passato, sia una cosa buona? Non è tutto oro quel che luccica. > Allude, piegando appena il capo verso il tè - carpendone l'odore delicato - ad un passato disastroso e decadente. Ha avuto le sue rose, ha avuto le sue spine, ha avuto un buon profumo ed attimi di gioia immensi - ma anche follia, nemici, e chi lo ha voluto morto invece che vivo, a quanto pare. Ma scuote il capo, lasciando perdere lei per prima, la sua allusione. Si suppone che un morto abbia il solo desiderio di tornare in vita ed alla sua vita, e rimediare ai propri errori mettendo delle pezze lì dove aveva creato degli squarci. L'iride che si rispecchia nel fuoco, è lo specchietto per le allodole per eccellenza, riflettendo una falsa atarassia. Si muove, lenta. Versa il tè prima ad Eiji, poi a se' stessa. Così come vorrebbe l'usanza della cerimonia del tè per celebrare un'amicizia. E l'attimo che si desidera trascorrere assieme. Per questo Itsuki l'ha cercata, no? < Del resto non ti biasimo. Ma se dovessi fallire... Mi porteresti via Itsuki. Quindi non fare gli stessi errori. Io per prima, mi assicurerò di non divenire mai un errore, per voi. > E nonostante tutto, ha un adorabile sorriso serafico sul viso - cedendo verso di lui il coccio contenente il tè fumante. <Devo esserti sembrata un mostro egoista.> Ed è vero. < Ma come vedi, non lo sono. > O forse si?[ stessi tag ]

21:43 Itsuki:
  [EXTP] In quel suo permaner statuario ed impeccabile nella posa, è solo la cravatta - assieme alle ciocche candide - a venir smossa dalla leggera brezza che danza per le colline facendo da sottofondo a quelle due figure che tanto si sforzano di stare distanti quanto allo stesso modo finiscono inevitabilmente per attrarsi. Ed ovviamente, come questo vale per Itsuki, non può che valere in maniera univoca anche per Eiji, che per quanto abbia avuto sempre e comunque meno a che fare con Ren, diciamo che è andato più per la qualità, che la quantità, del tempo trascorso assieme. Basta e avanza. Fosse stato per lui, non l'avrebbe manco mai sfiorata con un dito, ma si sa, non sempre si può fare come si vuole. Il nodo alla gola è tutt'ora lì, forse meno intricato e contorto, rispetto all'ultima volta che la vista e sicuramente meno oppressivo a differenza di quella volta che se ne sono andati dall'Okiya in preda a confusione ed astio con addosso l'onta del disonore per l'uno ed una - insolitamente - piacevole incertezza per l'altro. Ad ogni modo, le violacee permangono puntate sul di lei fare, sul calare delle erbe nell'acqua bollente che in fretta permette a fili di vapore di acquisire un'aroma speziato e appena affumicato, vien smosso dalla brezza che adorna il paesaggio ed il Principe chiude gli occhi inspirando profondamente, inebriandosi del profumo ed armandosi allo stesso tempo della dovuta serietà atta ad affrontare l'argomento, lo sguardo che si schiude e si punta in direzione del Suono < È il mio obiettivo ed Itsuki ha acconsentito a farlo diventare anche il suo, potrà definirla casa anche sua, se la cosa sarà di suo gradimento... > poi un breve sospiro, un pizzico di rassegnazione ed allo stesso tempo il preludio di una certa verità al quale non può sfuggire, considerando il fatto che altrimenti sarebbe un semplice guscio privo di contenuto < Volente o nolente, ho bisogno di recuperare i miei ricordi, ovunque essi giacciano, oggetti, persone, creature, posti.. > un gesto vago con la mancina ad elencare una lista ne troppo breve ne troppo corta che si perde nell'aria in quel suo tornare con le mani dietro la schiena, la dritta a reggere la gemella dal polso < Immagino tu stia pensando che avrei potuto ricominciare, è vero, ma tutto questo... > direbbe facendo scivolare lo sguardo superbo e felino, velato di un che di trasognante - per quanto tutto ciò che sta per accadere nel paese dell'Aria sia più che reale - smuove la dritta, stavolta, portandola con un gesto teatrale a disegnare un'arco che parte dalla distante Oto e termina a Keimusho < Tutto questo è molto meglio della redenzione. > un non voler alludere alla bieca vendetta? Chissà. Ridacchia, dondolano le note che scivolano fuori da quel sorriso mefistofelico, un carisma ed una teatralità che gli sono appartenuti da sempre e che lo contraddistinguono in maniera imprescindibile dalla controparte piatta ed atona. Nel mentre che lei versa il tè e che dunque l'aroma vada risalendo la gravità grazie all'aria calda, diffondendosi nella radura, lui volge lo sguardo verso le fiamme che hanno scaldato la teiera, si perde per qualche attimo tra quei guizzi ardenti e la dritta nel frattempo, ritrattasi più o meno all'altezza della spalla, si sporge appena avanti, al distaccarsi della di lui attenzione nei confronti del falò - che coincide con la seconda frase di Ren - lo sguardo si sposta sulla stessa mano destra verso la quale verrebbe convogliato chakra e sangue violaceo con naturalezza, la conformazione andrebbe a svilupparsi all'altezza del polso e tutto quel rapido processo verrebbe osservato con fare borioso, come se stesse tirando fuori un giocattolo, un'antistress, riprendendo il dire della Seimei < Credevo che casa tua fosse l'Okiya che ti ha lasciato la tua padrona... > e nel frattempo la lascia fare, lascia che lei porga le sue lecite domande e che vada argomentandole in maniera presumibilmente saggia, seppur a rigor di logica l'entità che ha più anni sulle spalle, tra loro tre, è sicuramente Eiji, nonostante i ricordi mancanti < Non ho bisogno di ritrovare quel che ho perso così com'era, mi basta riottenerlo, costi quel che costi, saprò sicuramente farne un "uso" migliore che nella mia vita precedente. > il tono è ferreo e pregno di convinzione, ne è certo, confida ciecamente in quest'obiettivo che lo riporterà agli antichi fasti. Da due entità contrapposte che erano, ad Eiji ed Itsuki, a due Kagurakaza in un corpo solo, sino al Bakeneko. Un passo dopo l'altro, lui riavrà quel che ha perso ed Itsuki sarà libero di ottenere ogni cosa grazie al potere cui entrambi anelano. Chi per vizio, chi per sfizio. Al versar del tè vedrebbe di avvicinarsi con passi eleganti in direzione della Seimei, per poi afferrare delicatamente la tazza e portarla all'altezza delle labbra, traendo soltanto il profumo del tè nero senza tutt'ora sorseggiare, mentre Itsuki da dentro tace placidamente, osservando in disparte. Ed ovviamente, così come le sente Eiji le parole della Special, allo stesso modo non potrebbe far a meno di sentirle anche il Corvetto, il quale per quanto non si esprima a riiguardo, sembra sorridere - seppur sia uno dei suoi soliti sorrisi impercettibili - date le parole di lei, sia nel bene e nel male del loro senso < Non falliremo, ci imporremo su questo mondo e sull'alleanza e vivremo come leggende così che ognuno potrà aspirare liberamente a ciò che più ambisce. > una breve pausa, un sentimento che allo stesso tempo è al pari di un'ideale, due facce della stessa medaglia atte a rispecchiare la motivazione stessa per la quale nasce il Crepuscolo < Così noi della Yugure come tutti. > parole altisonanti, espresse in quel guardare la propria immagine rflessa nel cerchio scuro del tè, illuminato dalla luce lunare e da quella delle stelle, per poi tornare ad una realtà più morbida e meno epica, che poi si fa per dire, visto che è il precedere del loro primo grande atto di rivoluzione < Mh? Strega, questo è il termine che meglio ti si addice, subdola e manipolatrice. Questo mi sei sembrata. > onesto e diretto, pungente verso il completarsi della frase, quando chiude seraficamente gli occhi per andare a trarre il primo, caldo e corroborante sorso di tè < Ma come vedi... Continuate a rincorrervi, ed io non posso che farmene una maledetta ragione. > conclude, mentre permane con la mano destra che dopo tutto ciò andrebbe infine a dar vita a quella che sarebbe una scolopendra, si anima e si smuove in maniera relativamente vivace sul dorso, inarcandosi sulle dita del Principe che rigirando la mano gli da un senso nel quale direzionarsi, sogghignando, mentre nella mancina mantiene la tazza >{ Un tempo ti faceva ribrezzo }> Itsuki che da dentro commenta almeno riguardo il jutsu <{ Diciamo che ci ho fatto l'abitudine. }> la risposta del tracotante Principe del Suono. { Ck on - Goryo II - scolopendra for fun }

22:34 Ren:
  [Estemp.] Ha una buona considerazione di se' - o magari, vuole immaginarsi così. Buona. Magnanima. E come abbandona il coccio nelle mani di Eiji - o sulla pietra lì accanto, proietta la propria figura a dedicarsi alla propria tazza, e quel riflesso distorto che all'interno appare come un fantoccio danzante. Ma alla fine della giornata, si potrebbe definire davvero cattiveria, quella di Ren? Si potrebbe definire malignità a cuor leggero? E' stata una ragazzina per così poco tempo, che può racchiuder in un solo sfilar di dita la sua adolescenza e la sua infanzia. La sua scoperta e l'ambizione che solo in Beto Beto ora trapela e strabocca, come un vaso riempito quella goccia di troppo. Un soffio a labbra strette abbandona la bocca e scosta il vapore acqueo dalla tazza, spargendolo d'innanzi al viso. E non può che sentirsi bene, dopo le parole del Kagurakaza; lasciano che queste le scorrano tra i timpani mantenendo un silenzio diligente e simbolico nei suoi confronti. L'idea di sapere Itsuki in un posto che potrà chiamare suo. In una sua fortezza, al sicuro. Lascia che solo l'immagine idilliaca di una cosa del genere le scaldi il cuore abbassando pigramente le spalle ed espirando taurina sulla propria tazza. I passi di Eiji lo portano a gettar ombra alle sue spalle, imponente - lo mette allo stesso tempo, sotto una traballante luce rossastra e scoppiettante che sembra uniformar un quadretto a dir poco ilare, pensando che entrambi non fanno altro che pungere lì dove potrebbe far più male. Una spasmodica ricerca di punti deboli e ferite ancora aperte. Le labbra chiuse hanno un fremito quando lui accenna all'Okiya eppure, eppure preferisce non parlare - non subito. Alza medio ed anulare, lì fa scorrere dietro il padiglione auricolare intercettando le ciocche rosse che solitamente le occultano il viso - mettendolo in mosta. Occhialetti tondi e dorati posati sul setto che riflettono la luce del bracere, a tratti nascondono le pumbee - a tratti donano un riflesso cangiante, quasi nero. Ed è un caleidoscopio di pensieri che le passa nella mente, abbandonando solo per un attimo il pensiero del crepuscolo - il pensiero della propria crescita e del Noctis. Ripiega il capo, gettando lo sguardo nel movimento pigro delle foglie sotto il vento. < Se solo sapessi dove riposa la tua anima, potrei aiutarti. > L'accenno che risale un silenzio mantenuto a lungo, reclinando piano la schiena in avanti per bilanciar il peso sulle ginocchia, trasferendolo alle punte dei piedi ancora ancorati a terra. S'isserebbe d'un colpo solo, con una morbidezza degna di una maiko - tenendo il tè fermo sul palmo sinitro e bloccato dal palmo destro. E non è una bugia, dal punto che Eiji stesso l'ha vista mangiar e rubare un frammento della sua anima. Ma quanto potrebbe esser disposto a spingersi in lì? < E la cosa più divertente è che questo conferma la tua teoria su di me. > L'esser una maledetta strega, subdola e manipolatrice - per l'appunto. E il sorriso sornione s'accentua piano, piegando quelle labbra come petali dolci in balia del vento. Come un maneki neko - pronto a far le fusa al proprio padrone. Il risolino che le muove il petto è astratto, morbido - quasi alieno per una donna come Ren. < Ma per farlo, dovrei divorarti. O meglio -- divorare quel che rimane della tua anima. A quel punto saprei tutto. Tutto quello che ora non ricordi vivrebbe dentro di me. > Come se fosse parte di lei, a livello effettivo, e dei suoi stessi ricordi. Lo vivrebbe - nel modo più intenso possibile - come ha vissuto quel piccolo ed innocente furto d'amore. Le ciglia che s'abbassano la presentano come una donna mansueta, così differente dal suo dipinto. Ma è vero anche ch'è un essere fallace, come lo era Kurona - piena di pieghe e nicchie dove qualcosa e qualche pensiero continua a nascondersi. Annidarsi. Ristagnare. Gli occhietti scivolano ad osservar la scolopendra - la sua creazione tra le dita del chuunin - quella vita che sboccia ed in modo raccapricciante, si contorce tra i nodi di quell'ulivo secolare. < Mh? > Il fiorire della curiosità che è donna, come tutti sappiamo. L'interrogativo che le disegna una rughetta impercettibile e pallida sulla fronte - e lì permane, ritirando appena il collo e spingendola ad allontanarsi appena inorridita dall'esser di per se. Un insetto. Le labbra colorano il disprezzo in una sfumatura ricurva che lì s'incastra e lì permane. Un passo, un altro - l'haori s'allarga e scivola piano lasciando le spalle nude - una ricurva come il plenilunio, pallido - piacevole. Oramai distante dalla beltà illibata - eppure, neanche troppo. E' come se, tutto sommato, non fosse ancora sbocciata dal tutto. E le ciocche che danzano, frustate dal vento notturno d'estate - la fanno sembrare niente più che uno spettro. Un ombra. < La mia signora mi ha lasciato un luogo e dei sottoposti, ma l'Okiya... La casa del tè. E' una cosa che apparteneva a lei. La detengo in una memoria, per farle onore. Ma io non sono una Signora. Io non sono Lei. > E c'è una ritrovata sicurezza in questo. Come se si fosse scoperta. Come se ogni piccola crepa lasciata da Itsuki, avesse scalfito qualcosa che nemmeno Ren sapeva di essere. Le labbra schiuse rimangono tali, affamate - ma non nel modo spasmodico che aveva tanto consumato il fiore nero che era Kurona. < Icaro è morta rinunciando al Chomei per far sfregio alla terra che non l'aveva meritata. Io -- invece. Sarò il suo piccolo tumore finchè avrò fiato nei polmoni, finchè la mia mano - seppur tremante - potrà ancora scrivere. E finchè chi è al mio fianco crederà ancora in me. > Come lame, le labbra mostrano i denti in un sorriso. Come un leader davanti agli ideali che l'hanno tirato su. Come un folle davanti al suo dipinto incomprensibile. E con quel sorriso, espira ancora sul tè spargendo l'ennesima nuvoletta. Uno spiro sarcastico, come se avesse vomitato qualcosa che le attanagliava lo stomaco. < E' divertente che io stia tornando a casa, proprio quì - proprio nel luogo in cui Kurona credeva d'avermi salvata. No? > Così come lui torna dal suo amore, il suo grande amore - lo stesso amore che lo aveva ucciso. E chiude le palpebre consolandosi nell'idea d'esser alle porte del suo grande ritorno tra le braccia di un padre che non ha fatto altro che massacrarla fino all'ultimo giorno. Lascia che il discorso muoia sulle sue labbra, così come un fiotto bollente di tè. Il calpestio delle foglie sotto i piedi mentre si allontana. Da lui, la scolopendra, il fuoco. Accosta il tè a quel baule, appoggiandocelo sopra per muover appena le spalle - liberandole dall'haori. <E cosa farai dopo? Come immagini il tuo futuro?> [ stessi tag ]

17:41 Itsuki:
  [EXTP] Buono, cattivo, sono soltanto le concezioni delle nostre azioni attribuite da chi ci circonda, che siano individui cari o semplicemente la società, cosa importa in fondo del giudizio altrui, benevolo o malevolo che sia, se tanto nel mentre che si stava compiendo quel fatto, evento, o episodio che sia, ci si credeva nel giusto? Sì, l'importante è avere dentro di se quella convinzione, sempre, poi le conseguenze delle proprie scelte verranno da se, litigi, discussioni, scontri, persino le guerre e le disfatte delle più grandi leggende soffrono della convinzione personale che determina cosa è giusto e cosa sbagliato, in ognuno di noi, non tanto cosa è bene e cosa è male. Ed in un mondo di Ninja, dove la propria vita è ogni giorno in bilico sul filo del rasoio - specialmente nel loro caso, da stanotte in poi - chi ha tempo di curarsi di queste minuzie? Sopravvivere e prevalere è giusto, soccombere e sottostare è sbagliato. Egoismo, ipocrisia, avarizia, gelosia, potranno citarne quante vorranno ma basterà non dargli ascolto, bada bene però, perchè la peggior campana da sentire qual'ora ci sarà voglia di riflettere sulle proprie scelte, se degli altri non deve importare a nessuno, allora sarai proprio tu. Gli occhi di Eiji si perdono nel cielo riflettendo vagamente quei bianchi punti luminosi che adornano la pallida signora nel cielo, mentre lascia sfumare il ragionamento di quel personale punto di vista, indubbiamente condiviso da entrambe le entità di quel corpo, portando nuovamente l'attenzione sulla mano destra, stende il braccio e apre la mano sollevano il dorso verso se stesso, traendo un sorso di tè per poi piegare lievemente il capo, la coda innevata che si smuove accompagnata dalla gravità < Dovremmo migliorarla, evolverla... Mh? > stava riferendosi ad Itsuki con qualcosa che era poco di più che un mormorio, ma un'attimo dopo quel breve ragionare del Moro all'interno riguardo le parole di Eiji <{ Mmhhh.. }> il Kagurakaza starebbe già lasciando da parte la questione per passare alle parole della Seimei, ritraendo appena il braccio nel mentre che sposta lo sguardo proprio sulla ragazza non troppo distante da lui < Interessante... > e la lascia proseguire, assottigliando il taglio degli occhi in quell'andar però a comprendere infine che la cosa non sarebbe poi così remunerativa, visto che il prezzo da pagare per quella scorciatoia che lei potrebbe offrirgli è sin troppo alto, oltre al fatto che di base non sia un individuo intento a facilitarsi questa sua riconquista < Passo, preferisco preservare questa seconda opportunità e sforzarmi personalmente. > scuote lievemente il capo nel mentre che la dritta si agita pacatamente come a scacciare l'idea, la scolopendra che continua ad arrovellarsi in maniera più o meno vispa, puntandosi ed allungandosi appena anche verso Ren, per quanto vi siano minimo un paio di metri tra di loro, la creatura sembra incuriosita dall'unica altra forma di vita lì presente, a parte eventuali insetti o cose più alla sua presunta portata. L'ironia riguardo la conferma della propria teoria la lascia chiaramente da parte, è già tanto che non si stiano scannando per l'onta subita, figuriamoci se possa addirittura simpatizzare, sarebbe troppo tutto in una volta, decisamente troppo. Un mezzo scivolare dell'haori di lei, un fruscio nel mentre che lui trae un'altro caldo sorso, ascoltando poi le di lei parole che vengono sospinte da un brezza estiva che a tratti li aliena dalla realtà che li aspetta < Mh.. Puoi sempre scegliere di diventarlo se è ciò che vuoi, le fondamenta sembra che non ti manchino. > già, ma non è un complimento quanto più un constatare l'ovvio, il tono è freddo ed altezzoso come di suo solito, due o tre passi vengono smossi in direzione di un albero e le spalle vengono poggiate sul tronco, occhi socchiusi, braccio sinistro piegato e la dritta che raggiunge il bordo della tazza, la scolopendra per un paio di istanti sembra quasi attratta dal rimanente tè, o forse è il calore in sè < No. > direbbe semplicemente Eiji sollevando indice e medio per distanziarla appena e ricacciarla più indietro, verso il polso, mentre da dentro Itsuki tace, molto probabilmente in memoria della sua Dea la quale tutt'ora è simbolo di sofferenza, per lui, ogni qualvolta viene nominata < Un tumore dici? Mh, che cosa indelicata e di poco gusto... > direbbe il Principe, chiaramente con il sangue blu che vien trasposto nella stessa voce con la quale disdegna appena il termine utilizzato da Ren, allegando il sollevare scostante delle spalle a quel suo stesso dire, schiudendo poi di nuovo le ametiste per posarle sulla ragazza < Perchè non una maledizione, o una reliquia... Qualcosa di più affascinante ed intrigante. > che possa in un qualche modo considerarsi un complimento nei confronti della Rossa? Ah, questo non è assolutamente dato saperlo, ne ora ne mai, lo sguardo di lui non dice assolutamente nulla a riguardo così come l'espressione che permane severa tornando poi a rivolgersi allo scuro cielo stellato, lasciando che il sarcasmo vada tirando fuori quelle parole dalla bocca di Beto, probabilmente un meccanismo atto a sdrammatizzare l'evento in sè, anche ironizzare a volte aiuta ma in fondo ciò che conta è essere in grado di affrontare la realtà < Se nasci ad Oto, non sarai mai salvo da nessuna parte... Il suono è troppo rigido e crudele per concederti di troncare con il tuo passato... > e questa frase può applicarsi a tanti, molti, infiniti abitanti di quella terra maledetta che presenta un malevolo e pericoloso fascino a se stante. Parole sagge di chi ha imparato per forza di cose dalle proprie esperienze, di ha sperimentato sulla propria pelle l'unicità del Suono, luogo verso il quale verrebbe volto lo sguardo, posandolo sul panorama distante che risulta oscurato da quella distanza, poco più che una sagoma < Il mio futuro? Dovresti dire nostro... > il tono realista in risposta alla Seimei, verso la quale tutt'ora non torna con i propri occhi rimanendo sul Villaggio in lontananza < Dopo che avremo di nuovo il Nibi al nostro fianco, oltre al fungere da profeti del Caos... Uhm, vediamo... > passano un paio di istanti, è lungimirante sì, ma allo stesso tempo non è andato così avanti da andare a prevedere in maniera specifica cosa verrà dopo, sicuramente gli eventi faranno il loro corso e nuove necessità sorgeranno ma ora che c'è, lì così a cuor leggero, la risposta del momento sarebbe la seguente < Credo che non sarebbe male riottenere un corpo, se non il mio, ciò che più si avvicini.. > ma allo stesso tempo la questione è delicata, non ha idea di come fare di preciso, non ha le conoscenze necessarie ne ora ne nella vita precedente, dovrebbe affidarsi a qualcuno ma allo stesso tempo, quanto gli costerebbe? Quanto sarebbe rischioso? Dopotutto si sono quasi abituati a quella coesistenza, tanto che per un'istante, Itsuki stesso rimane appena sorpreso dall'affermazione, un'ipotesi già sentita almeno una o due volte, ma considerata quasi sempre la più implausibile tra tutte < ... Mh. > direbbe semplicemente, senza voler stare a dire nulla di particolare, non ha idea di cosa potrebbe esserne di loro ma allo stesso tempo, gli è mai interessato fino in fondo essere un ''loro'' piuttosto che essere di nuovo semplicemente ''lui''. È vero, deve molto ad Eiji, la sua stessa vita, ma se solo potesse essere possibile... Chissà. {stessi tag}

17:53 Ren:
  [Extemp.] I polpastrelli pizzicano - un rossore debole e passeggero fa' la sua comparsa in modo timido dipingendo allo stesso modo dita e gote. Dove le lentiggini divengono crema di fragole e gli occhialetti dalla montatura delicata permangono fermi, nascondendo a tratti quello sguardo dietro a dei riflessi cangianti. Ora ferro, ora brace e poi pece, poi ancora argento liquido. C'è talmente tanto spessore in ogni parola che descriverne una reazione risulterebbe ad ogni modo superfluo. E allora non può fare altro che rimanere in silenzio mentre l'altro parla, dei suoi - dei loro progetti. Di quello che farà dopo, stupendosi scioccamente in parte di come ogni passo per Eiji sia tanto limpido da non aver onta di dubbi o tentennamenti. Così differente da lei. Un grande piano, certo. Un grande, immenso obbiettivo. Però ogni passo è costellato di 'se' e di 'ma'. Il suo complimento, o il suo constatare che sia - si trascina dietro il calore di un sorriso sciapo. Uno spettro danzante su labbra sanguigne che si schiudono docili lasciando andar un sospiro e quella che sembra una risata molto delicata. < Si? Tu pensi? > Chiede conferma con un tono modulato, ciondolando con le dita attorno al bordo, al manico, al bordo ancora. Una domanda retorica che sottolinea un dubbio, l'ennesimo - ma questa volta è messo a tacere da una scossa del capo, come a lavarsi di dosso quell'immagine. L'immagine della geiko, della nuova madre di quell'Okiya. < Non sono una brava amante. Ne sono mai stata brava a danzare. Kurona odiava vedermi danzare con i ventagli. > È come esser amanti del disegno eppur non esser per nulla bravi a disegnare. Una realtà distorta eppure talmente attuale e realistica, da poter esser compresa da chiunque. Un umettarsi delle labbra fugace, abbandonando il bordo della terza per tornare verso di lui. E lo osserva, per quel che ne vale - considerando il resto del discorso con un po' più di attenzione. L'haori che sorvola i fianchi, le linee laterali dello sterno - tanto pallido da esser un ossimoro nei panni di un vessillo da guerra; le ciocche coralline come seta liquida l'accarezzano adempiendo lì dove loro, son arrivati solo di sfuggita - in uno di quegli altalenanti scenari tra quiete e tempesta. E nonostante tutto, tenta. Le dita ancora arrossate dalla tazza di tè, ancora intorpidite da quel calore - s'allungherebbero verso la sua spalla, provando ad appoggiarcisi pigramente. Come a volerne chiamare l'attenzione o voler reclamare una vicinanza, o qualcosa di molto simile. Premerebbe solo con i polpastrelli. < Dubito sia più di una perdita di tempo, Eiji. > S'impiastriccia le labbra con il suo nome, denso come miele - e i fianchetti si spostano veementi, in vestiti che non sottolineano ne occultano niente. Le dita s'aprirebbero appena sulla stoffa della giacca, le unghiette laccate di nero sfiorerebbero appena il tessuto scivolando in una carezza proiettata giù, oltre il bicipite. Nulla di calcolato, anzi - rimane un'aposteofo vibrante, in aria. < Ho passato la maggior parte della mia vita ad osservare, e posso dire con certezza di non esser una sciocca. > La mano si staccherebbe piano, dal palmo, alle falangi che rimangono morbide - ancora pigramente protratte. < Siete destinati ad esser un unico essere, un unica coscienza con differenti facce. Esattamente come quella notte. > Una creatura sola, l'essenza più densa del chaos - e di tutti i suoi orridi figli. Le ciglia ramate s'abbassano, e morbidamente lasciano che le gote s'adombrino. Del resto, pur facendo male confessarlo - Eiji e Itsuki, cosa sono l'uno senza l'altro? Differenti, certo - e per questo dovrebbero coesistere. Mescolarsi. Creare una forma migliore d'entrambi. < Che senso avrebbe ricomporre la tua anima e cercare un altro luogo, se è stato Itsuki ad accoglierti. A farti camminare di nuovo su questa terra? > E guardandolo cosi, con il capo appena reclinato - mostra nel pallore lunare i tendini tesi del collo. Un fusto affusolato, morbido - coperto da ciocchette lisce del colore delle fiamme. Pendono nel vuoto e di nuovo, come onde sugli scogli, tornano alla deriva. E nel ritirarsi s'accorge, con quella mano con cui aveva tentato di accarezzarlo - di stargli sfiorando il metacarpo con i polpastrelli. È un istante. Accorgersi di cercarli. Vergognarsi. E ritirare bruscamente la mano verso il petto. Verso la tazza da tè. Verso il luogo più lontano che potrebbe trovare e in cui potrebbe nascondersi. Eppure è lì, vicino a lui. Scusami. Scusami. Non dovevo. <Non avrei dovuto, vero?> E dal nulla, come è stato un po' tutto quello che riguarda entrambi; la voce come una fiammella in balia del vento per la prima volta tentenna. La stessa sensazione che avrebbe qualcuno posando le propria fondamenta in un terreno instabile, melmoso. A giochi di luce i lineamenti di una volpe tanto spaventata quanto attratta sembra nascondersi agli occhi del principe ed il suo involucro. Si lascia ingoiare dalle tenebre che limitano la luce emanata da quel piccolo focolaio - consolandosi con quel tè bollente tra le mani. La terrá occupata, con i piedi per terra. La terrá lì a pensare a quanto sia caldo, più di quanto quella figura fondamentalmente la scombussoli - anche se non lo da' a vedere. <Non avrei dovuto dire di amarvi.> Ed è sempre un parlare al plurale. Non esistono singoli, non esistono sfaccettature. Non esiste, e non è mai esistito un: O Itsuki, o Eiji. E in un certo senso lo trova ilare, come se fosse opzionabile amare di lei solo una faccia del proprio carattere, solo uno spicchio della sua personalità. E mentre parla scansa appena il viso, quel mento affilato cerca l'ombra che tanto l'ha protetta fino ad ora - ci si getta all'interno come se fosse un animale sanguinante e pronto ad accogliere la morte in solitudine. Uno scivolone di ciocche come seta, l'amano a tal punto da carezzarle la pelle nuda del collo, delle clavicole, delle guance. Ed è convinta, dalla voce, dai gesti - che l'errore commesso non sia stato il sesso di per sé - bensí l'amore provato e dichiarato in un modo così sciocco. Un amore così vivido da esserlesi infilato sottopelle. E che la tormenta, ancora, e ancora, e ancora. Ad ogni incontro che potrebbe avvicinarsi a loro, in qualche modo. Filtra l'aria da uno spiraglio tra labbra gonfie, appena arrossate. È ancora qui l'amore provato per voi, come una malattia. Come una dipendenza di cui sei consapevole, e a cui cerchi e prometti di far meno. Eppure sei puntualmente lì, a scavare con le unghie per averne un pezzo, solo un pezzo. Ingolla l'amaro nascondendo quelle corone di ferro fuso dietro le palpebre ed un sorriso amaro che inganna l'interlocutore - o che almeno spera di farlo. Non sto male. Non sono gelosa. Sono consapevole dell'amore che provate per altre donne. [chk on]

17:13 Itsuki:
 Loro due con il percorso ben definito, chiaro e preciso davanti a gli occhi, lei che invece non ha ancora trovato una strada da percorrere, probabilmente adattandosi fino ad ora. Se non altro, qualora l'uno dei due - tre - vacillasse, ci sarebbe qualcuno pronto a sostenere l'altro e per quanto le interazioni tra quelle tre figure siano effettivamente di scarsa prevedibilità oramai sembra che se lo siano promessi, dunque, volente o nolente Eiji dovrà sottostare a quel patto a sua volta, per quanto chiaramente non sia tenuto a far nulla nei confronti di Ren contro la propria volontà. Ecco, appunto, coesistere in un corpo solo può avere i propri svantaggi, così questo come tanti altri. Le ametiste si perdono riflesse nel cerchio scuro, rasente al fondo, dove il tè nemmeno si muove, riflette il Kagurakaza così come il Goryo, finendo per venir destati entrambi dalla voce d lei, retorica ed affranta in quel domandare preceduto da un lieve sospiro e da una risata soltanto abbozzata < Mh mh. > sono solo due cenni del capo, un mugolio delle corde vocali ed una convinzione che non ha nemmeno più di tanti motivi per essere ostentata,, visto che di lì a poco verrebbe sminuita dalle stesse parole della Seimei, la quale si è ben inquadrata in quel modo, senza avere particolari motivazioni per vedersi diversamente. Il Principe, però, sospira con un misto tra l'essere annoiato ed affranto, più la prima che la seconda espressione, il tono impigrito andrebbe a rivelare una verità ovvia oltre la quale lui è riuscito ad andare, probabilmente grazie a quegli anni in più rispetto la Special, mentre Itsuki dentro sente come una fitta, il solito ago di ghiaccio che tenta di bucare quel cuore gonfio di oscurità, il nome della sua Dea riecheggia nell'aria e si perde così come la sua stessa figura, svanita nel nulla. Almeno per quanto ne sappia il Corvetto. Ma questa è un'altra storia, dettagli per ora irrilevanti che ci distraggono dalla risposta che il fu Jinchuuriki dedica alla Rossa, mentre la scolopendra tutt'ora cammina avviluppandosi attorno all'avambraccio < E tu pensi che io sia stato un bravo principe? Un capo corretto? Un bravo amante? Tsk.. Per favore... Se dovessimo sprecarci ad accontentarci di 'essere' in questa vita, piuttosto che sforzarci di diventare quello che vogliamo veramente, allora non avrebbe senso vivere. > e chiudendo gli occhi, vedrebbe di andare a sollevare la mancina per trarre quell'ultimo sorso di tè, scostando poi le violacee in direzione di quella stessa creazione conformata mediante sangue e chakra, tono secco ed imperioso, sguardo che si assottiglia in maniera truce ma elegante < Guai a te se mi sporchi i vestiti. > chiaramente, ci tiene a quella fattura pregiata dei propri abiti, i tessuti migliori così come ha insegnato nel corso del tempo ad Itsuki che si accontentava di poco, l'esserino infido pare quasi capirlo e tornerebbe sconsolato verso la mano avvolta di nero, ridistendendosi lentamente lì attorno alla stoffa della giacca, mentre il tocco di Ren, per quanto leggero, lo riporta con l'attenzione su di ella, li dove quelle viola si incrocerebbero con le plumbee della Seimei. E pensare che un tempo avrebbe dovuto forzarla, per quel contatto visivo, per quanto fosse un cavillo più avvezzo ad un maniacale Itsuki, piuttosto che appartenente ad Eiji. Quell'aria melensa con la quale lei pronuncia il suo nome non passa inosservata, quasi si tende lui, come una corda di violino o come la trama di un telaio, s'irrigidisce contraendo i muscoli in maniera involontaria quando quel tocco si fà appena più presente, scendendo lungo il braccio. Cos'è. Principe, hai paura di cascarci di nuovo? Lievemente impercettibile quel velo di nervosismo, svanisce con la stessa fretta con la quale è giunto, la presa intorno alla tazza si ammorbidisce e la scolopendra stessa - che si era immobilizzata con la testa verso l'alto - riprende a muoversi sul dorso della mano, la quale assieme alla gemella reggono la tazza oramai pressochè vuota. Un ulteriore sussulto in quell'alludere a quella notte, l'espressione si fa lievemente più arcigna, quella di chi viene punto sul vivo, o quando si sfiora un tasto dolente al quale non ha ancora del tutto fatto il callo, eppure non cede ed anzi, sollevando il mento appena in un ricomporsi altezzoso eccolo che risponderebbe in maniera quanto più consona possibile < Quella è una forma scomoda, imprecisa e bellicamente inutile, non giova a nessuno di noi tre e tu stessa sai che non ha diritto di essere. > che non giovi a nessuno di loro tre è tutto un dire (...) ma il fatto che il Principe non abbia intenzione di parlarne è palese, Itsuki da dentro si concede il semplice tendersi di un sorriso, appena più gentile del solito in quel far stendere le labbra, lì dove nessuno possa vederlo, malizioso tanto quanto allo stesso tempo realista come Eiji nei confronti di quella dualità. L'avvicinarsi, il tendere appena il collo per poi tornare indietro, lui imperscrutabile permane lucido e continua ad osservarla, non si fa scalfire in nessun modo, per quanto uno o due battiti in più del solito vanno a decorare il ritmo cardiaco. È come quando si è infinitamente certi di non potere cedere a qualcosa o a qualcuno, talmente certi che qualora accada che si ceda probabilmente preferireste morire piuttosto che accettarlo < Per permettere ad ognuno di noi di essere se stesso, lui può bastarti, io appartengo ad un'altra e lo hai sempre saputo. > cruda e triste verità, un fascino che comunque ha un che da non sottovalutare quello di lui, carismatico e di bell'aspetto anche in quel corpo, non scadrà in questioni come il non poterla biasimare di essersi infatuata anche di lui, piuttosto che soltanto del Moro, no, rimarrebbe del tutto realista e con i piedi per terra, saldo riguardo il proprio amore per Hanabi e convinto del fatto che quell'accaduto sia stato uno scivolone non calcolato lungo il proprio percorso, uno scivolone involontario, per di più. Si scansa, si scosta e si rifugia in un'angolo di buio, in un ritaglio di oscurità che la separi dalla figura del Principe, il quale in tutto ciò rimane appoggiato a quell'albero, di nuovo a chiudere gli occhi, di nuovo in quella serietà regale che lo distingue anche nei semplici respiri che trae prima di rispondere con precisione e diplomazia < Te l'ho già detto una volta e non sono solito ripetermi, ma no, non avresti dovuto. > ma riaprendo lo sguardo, nemmeno lui si sente oramai in dovere di trattare quella ragazza in maniera così distaccata e fredda, ha ammesso le sue colpe e ha domandato scusa, ha realizzato la gravità di ciò che ha commesso e dopo i mesi passati a distanziarli da quell'evento Eiji ha avuto modo di sedare il proprio rancore, tanto che aggiunge, guardando un punto impreciso di quella radura, allo schiudersi dello sguardo < Ma dopotutto, chi sono io per dirti cosa puoi fare e cosa no? Sarei un ipocrita, considerate le mie parole riguardo essere o non essere, se mi imponessi sul tuo volere. > sì, è così, chiamatela misericordia, pena, chiamatela come volete ma dal proprio punto di vista quella è una semplice e pura dimostrazione di rispetto. Vorrà provarci? Vorrà osare di conquistare due cuori invece che uno solo imponendosi sopra all'amore segnato negli annali del Kagurakaza? Potrà farlo, potrà provarci, non glielo negherà se solo lei lo desidera, ma è certo che non sarà una conquista facile. Solleva le spalle, lo fà lentamente inspirando ed espirando poi con un rinnovato sospiro che è più un pacato sbuffo taurino, le parole di lei risultano tanto più severe nei confronti di se stessa che lui vedrebbe di sminuire, un realismo cinico e semplicistico con il quale convive dalla nascita, o rinascita che sia < Non avremmo dovuto darti la possibilità per farlo, ma... Qualcuno qui a quanto pare non regge l'alcool. > e ridacchia, un ridere che è un breve arpeggiare su quelle argentee corde vocali, un'arpa che concede poche note e si ripete di rado, sdrammatizzando tirando in causa l'alcool, attribuendogli appunto la colpa, mentre da dentro Itsuki tace, dopo un semplice e secco <{ Tsk. }> un filo di sdegno, ma nulla di serio, come se le volte prima, quando il Corvetto e la Rossa si sono incontrati, sotto a quell'odio che si proclamavano, non ci fosse già del tenero. Lì, sopito, inarrivabile, da cercare come un diamante in mezzo ad infiniti chili di detriti ed immondizia. { ck on }

18:59 Ren:
 Ha lo sguardo attento di un gatto, per quanto rimanga tra le linee della placidità guardandolo. Infilandosi tra grinze, insenature, ombre. Così come lo vede muoversi e parlare- è di gran lunga più reattiva di quanto lui sia agile. Eppure non si muove e non parla. Non respira neanche godendosi ogni sua sfaccettatura perché alla fine- sono tutti come libri dalle tematiche e storie differenti. Itsuki é uno psicologico raccapricciante. E lei- lo osserva da dietro il suo spiraglio di indolente dolcezza. Quando lo carezza- con quella dolcezza- serra le labbra - le chiude a non emulare nessuna reazione di sorta, se non lo stesso presupposto di non reagire più alle sue parole. Come se si disattivasse davanti a loro- e diventasse solo un corpo. Un corpo con il suo viso, ed una voce. Abbassa il viso- il mento, < cosa ti fa pensare che sia quello che voglio? > Brusio tra le labbra, fanciullesco e mieloso- abbassando le palpebre dove il grigio lentamente affoga nel cremisi più vivo. Nella penombra disegnata dal fuoco, li dove s'è raccolta - ascolta ogni sillaba come se fosse il nuovo testamento. Mentre lui s'appella come cattivo amante, cattivo principe - s'arrampica sulle parole ponendosi la fatidica domanda; cosa voglio? È una domanda retorica, con una risposta pronta. Cubitale. Sbaglia a pensare che la via di Ren non sia già scritta e disegnata - oh, ogni passo è incerto, tanto calcolato da farla sembrare una donna sociopatica e maniacale. Ma la via è quella, e volendo o non volendo - è sempre li, imbattuta, ad attenderla. Fiori come sangue umettati dalla saliva al passaggio della lingua, mentre tra le dita il tè le annebbia la vista, gli occhialetti. Questione di pochissimi attimi, prima di ritornar a far luce su occhi. Lame che percorrono il collo del Kagurakaza, lo amano - lo pungolano - lo puniscono, per il semplice aver dedotto qualcosa che non è. Che non le è mai appartenuto. < Esser la madre non è una cosa che potrei mai vestire bene. Sarebbe come metter un sacco dell'immondizia addosso ad un Re. > Fuori luogo, totalmente. Totalmente inadatto a chi è e chi sarà, in futuro. Indice e medio scivolano docili, spostano una di quelle ciocche di corallo dietro il padiglione auricolare, ed il collo teso protratto in avanti rimane a far capolino. Un balsamo per le labbra, quel tè. Ed arsura per una gola che inizia a pizzicare di nervosismo. Non dovrebbe. Dovrebbe lasciar andare ogni cosa e disconoscerla, così come fece tanto tempo fa' - e per certi versi ci prova, imperterrita - e più lui parla, più decanta il suo amore tradito, più uno spiraglio tra le labbra s'apre in un sorriso acre. Eppure tace a riguardo, vedendo tutta la storia come farebbe lo spettatore di teatro. Conosce già il finale, o uno dei possibili. Conosce già il seguito - eppure decide di non dirlo a nessuno, di tenerselo ancorato alla lingua. Il rumore dei cocci che ha in mano si fa più grave quando appoggia la tazza a terra, accanto alla brace. La lascia andare e la toglie dallo scenario come un oggetto superfluo, proiettando ogni sfumatura di quel grigio, nel denso purpureo di Eiji - nei pallidi capelli rilegati in modo ordinato. Dopotutto, il grande mostro dell'Akatsuki è un gran sognatore. Chi lo avrebbe mai detto? Chi lo avrebbe mai riconosciuto come un romantico? Ancora più del suo corvetto. Ed ogni parola detta, entra nella calotta cranica a creare una gran confusione, un immenso conflitto. Ragione ed impulso non vanno mai d'accordo, sono i due figli deformi di una mente contorta che vede oltre a quel che invece sarebbe palese. < Quello che ho visto io era grezzo. Anche i diamanti inizialmente sono sporchi sassi. > parla per quel che riguarda quell'essere, quell'unione. E per il resto lascia che le scorra addosso come un fiume, incapace di gestirlo. S'issa appena - tra le dita la banda bianca dell'haori sembra combattere contro il desiderio di rimanere al suo posto. I fianchetti si spostano, lo sterno ha un breve fremito - mobilitato da un sospiro che le schiude le labbra. Un brancolare nel rossiccio incandescente che li circonda, come un fuoco fatuo - e con lo sbuffo di una risata tenuta nella cassa toracica, che trema flebilmente. < E tu pensi che io sia il tipo di donna che si accontenta, davvero? > lo dovrebbe sapere meglio di chiunque altro - che non sarà mai abbastanza. Che nonostante tutto, paradossalmente, é sempre stata come il fuoco. Prende tutto, tutto quello che le possono concedere. L'intercedere delle parole solo il preludio dell'abbandono - del lascito dolce che vorrebbe regalargli. Ambo le mani scivolerebbero delicatamente verso i lati del viso di Eiji, come se volesse obbligarlo a guardarlo. E mentre si sposta, le grinze nella stoffa leggera della blusa divengono tese tanto da far scivolare l'haori a metà spalla. Un morbidezza immane - irreale. Il passato è sotto pelle e li rimane, maledetto, come una condanna. Nonostante non sia una maiko - nonostante abbia già esclamato di non appartenere più a quel mondo, a quella figura. Nonostante tutto, lo toccherebbe con la stessa delicatezza di un artista con la sua amatissima opera. I polpastrelli lo accarezzerebbero, scosterebbero le poche ciocche pallide accanto al viso, facendosi spazio con una fallace arroganza mascherata d'amore. Fino a sfiorar appena i lobi, il mento - con i soli pollici. Hai paura di me, Eiji? E al tempo stesso, sei capace di aprir uno spiraglio dove sai benissimo - non dovrebbe esserci nulla. < Mi rattrista. Anche solo il pensiero che tu abbia il coraggio d'offrirmi una metà. Come se potessi farmi bastare solo un pezzo, di tutto quello che ho avuto. Come se tu tornassi a casa, ma ti dessero d'essa solo una stanza. Non ti sentiresti preso in giro? > Lo paragona - come se l'estremismo fosse scontato. Davvero? Non è più quella ragazzina. È in marcia per la guerra, per l'assalto. Varca le strade pronta a morire - pronta a stringer le redini di qualcosa che non si sarebbe mai messa in mano un anno fa'. Spira zucchero, solo fosse riuscita. E quel viso tra le mani diviene il suo intoccabile tesoro. I capelli scivolano, sangue denso. Bagnano le spalle, si gettano nel vuoto - tendendosi con la punta dei piedi per rigirar il coltello in una piaga putrefatta. C'è qualcosa in tutto questo, che non può far a meno di adorare. Dargli fastidio. Farsi odiare. E ci riesce maledettamente bene. Il sorriso luciferino sulle labbra è una nota mielosa, mentre tenta di sfiorargli il naso con la punta del proprio - mentre s'avvicina come il demonio. Attento all'anima, Kagurakaza. Non sarai talmente sciocco da fartela mangiare due volte, dalla stessa strega. Non si sposta giusto per fargli grattare un po il fondo. Il biscotto dolce che si da ad una brava bestia quando ha fatto tutti i suoi compiti. E nonostante sia li, ad anelar al suo respiro - nonostante quelle labbra, come sciroppo di ciliegia, siano servite su un piatto d'argento - grattando l'anima di Itsuki tanto quanto quella di Eiji. Le schiude, le richiude - e la presa scivola alla nuca senza obbligarlo alla stretta, o a quella posizione. La destra che si scosta piano - sfiora del petto quel punto, quello da cui ha strappato un frammento d'anima. Ma ora nelle sue dita non c'è nulla. Ne bianco. Ne nero. < sta tranquillo. > E lo lascia cadere. Quel tono serafico a sporcar un muso adorabile, come un accondiscendente gattino. Come a volerlo minacciare, volerlo veder sputar sangue - e poi dichiarare che è tutto okay. < Io, te, Itsuki. Abbiamo chiuso dopo quella notte. Avevamo deciso così, non ti ricordi? > Niente corte, mio principe. Ren è troppo razionale, troppo materiale - per perdersi in questi vicoli. Forse nelle parentesi della mostra storia dimentichiamo di esser membri di un organizzazione terroristica. Vedere Ren fare la corte ad un uomo, sarebbe quanto più ilare. Come una barzelletta uscita male. Si ricompone, sirena bastarda - come se nulla. Nemmeno Eiji. Potesse davvero toccarla. Etere allo stato puro. Le ciocche di capelli rimesse in riga dietro le orecchie - se solo potesse liberarsi, chiaramente. Farebbe per andarsene. Tieniti le tue metà, principe. Non ho bisogno degli avanzi. < È meglio che vada. Le danze le apro io, paradossalmente. > ... [ Se End ]

15:59 Itsuki:
 Se lei ha lo sguardo di un gatto, il Kagurakaza non può che restituirgli un che di felino, lo sguardo tagliente che tutto dice ed allo stesso tempo tutto tace, l'espressione pigra ma allo stesso tempo sull'attenti, quasi come se uno aspetti il passo falso dell'altro, mentre da dentro Itsuki osserva ed ascolta con cura ed attenzione, pur sempre interessato alla questione che da un'errato loro due li ha portato ad un proibitivo loro tre. Quel di lei tenue vociare vien colto con la spensieratezza e la leggerezza che da sempre sono appartenuti a quella personalità, solleva le spalle e la mano con la tazza vuota si solleva in un classico cenno vago che sottolinea la scrollata apparentemente indifferente, tradita da un pizzico di interesse malcelato che è forse più intrinseco alla conversazione in generale che alla Seimei in se < Nulla, è semplicemente un possibilità come tante, sta a te decidere chi o cosa tu voglia essere. > sincero ed obiettivo, forse capace di vedere il tutto in maniera semplicista, il tono è calmo e rilassato e danza su quelle parole con una pigra destrezza, l'espressione mutata in un che di noncurante ritorna elegantemente serena come prima, mentre le ametiste si mantengono su di ella, viola e grigio racchiusi in quel continuo perdersi e ritrovarsi, tra silenzi e pensieri. Quei suoi proiettili che gli saggiano il collo, quasi sembrasse il punto debole puntato da una predatrice, vengono di nuovo smarriti dal Principe, che chiudendo gli occhi va perdendosi a sua volta per brevi istanti in quelle immagini del passato recuperate, parte di quel che erano, seppur abbastanza da far risalire quel rimasuglio di nostalgia che vien tradotta con un ridacchiare secco e che sfiora un suono roco, appena meno elegante del solito, fascinoso anche in quel suo velato affliggersi < Una lodevole ambizione, non c'è che dire, un tempo anche io ero così.. > ma poi, venne il Caos. E se i fini rimangono ben precisi, finchè verranno definiti in maniera ben precisa e solida, tutto quello che avverrà di mezzo sarà accolto in maniera lieta ed in via assolutamente dedita allo sperimentare voluto dalla casualità, la ricerca perfetta mediante l'imperfezione degli eventi, un modo di vivere quanto più poetico per il rinnovato Eiji, risalito a galla da quel pozzo d'Odio nel quale era sprofondato miseramente. Se lui risulta risoluto e determinato, preciso e puntiglioso nelle proprie frasi, lei invece lascia che alcune parole delle suddette la turbino, la confondano appena, attimi di interdizione e riflessione che si susseguono in maniera rapida e sagace, risultando poi in affermazioni che sono al limite tra la verità e la frecciatina, danzano tral a possibilità di ottenere un muto silenzio o un'orgoglioso dire come risposta, ed ovviamente, potrebbe mai ridursi al silenzio il fu Jinchuuriki? No, il taciturno giace sopito ad osservare in disparte, ora c'è l'orgoglioso ed egocentrico Eiji al timone ed ovviamente non si risparmierà da quella possibilità di avere da ridire riguardo quel presunto diamante < E tale rimarrà, senza contare che sono già fin troppo ricco per preoccuparmi dei diamanti. > un serio ed intransigente sarcasmo, a malapena tende quel suo solito sorriso malizioso nell'accompagnare quella frase, imperturbabile davanti a quel tentennare, più occultato che palese, della Rossa che con risolutezza và comunque a fendere con la propria voce. E quella risata tenuta a bada la sente a malapena, lascia che quella frase gli venga elargita come l'ennesima daga lanciata sul bersaglio immaginario che sarebbe quell'albero al quale è poggiato, ne sfiora la figura e si conficca lì di fianco a lui, poco prima che lei vada ad avvicinarsi languidamente, fredda severità espressa con nobile galanteria prima di qualsiasi vicinanza < No, ma penso proprio che questa volta dovrai fare un'eccezione. > uno scoglio, una montagna che non ha intenzione di batter ciglio davanti alla più funesta delle intemperie, non è certo debole o incapace come Itsuki riguardo al gestire i sentimenti e, per quanto quella volta non poté far nulla data l'infida tecnica, è intenzionato a rimanere sulle sue senza poter concedere un'altra possibilità di perdono alla Seimei, qualora il proibito, passionale disastro, avvenisse di nuovo. Il tocco della Special non lo smuove in maniera evidente, è un lievissimo sussulto nel quale coglie l'occasione per trattenere appena il respiro, guardarla negli occhi con fierezza nonostante si potrebbe pensare che la tentazione è lì dietro l'angolo, nonostante chiunque potrebbe presumere che cedere sarebbe più facile che resiste, ma il pensiero della Uchiha, vivo dentro di lui, lo fà desistere da qualsiasi possibilità di peccare, senza pensarci due volte < Con la differenza che io torno a reclamare ciò che è mio, tu, hai rubato qualcosa che appartiene a qualcun'altra e fidati, per quanto probabilmente preferirebbe fossi ancora sotto terra, non sarebbe lieta di venirlo a sapere. > si arma anzi di quel sentimento nei confronti della Pura, facendosi scudo con l'orgoglio sia suo che quello della Mora, la conosce abbastanza da poter dire che per quanto effettivamente la cosa potrebbe risultare come una sorta di affronto ai suoi occhi, per quanto nulla effettivamente leghi - ora come ora - il Principe e la Uchiha. Ah, che poi ci finirebbe di mezzo pure lui, quello è ovvio, ma probabilmente siamo tutti abbastanza certi che non sarebbe un risvolto particolarmente divertente. Oh beh, se la si vede dal punto del vista del Caos allora sì, ma non è questo il caso, ci sono micce alle quali è meglio non dar fuoco e che vanno seppellite, chiuse negli armadi come gli scheletri che si porta dietro nel corso della vita, dimenticandole < Potresti avere Itsuki, ma deduco che la cupidigia sia un peccato del quale chiunque si macchia, a modo suo. > sì, potrebbe, per quanto la questione risulterebbe in un certo senso complicata visto il suo intento di riconquistare Hanabi, ora come ora non importa, ha promesso ad Itsuki di poter essere chiunque avrebbe voluto, quella notte, e di certo non essendo un qualcuno che si rimangia la parola data, troverebbe un modo per permettere ad una situazione simile di esistere, anche se la Seimei non sembra d'accordo <{ Potrebbe... Ma va bene così, forse è meglio per tutti e tre... }> riflessivo, onesto ed allo stesso tempo rammaricato quanto razionale in quel pensiero che solo Eiji può sentire, un Itsuki che dopotutto considera il proprio rapporto con Ren un qualcosa di indefinibile. Sà che c'è, sa che esiste e che ne ha bisogno, ma che forma abbia di preciso non importa. Che cambi, che muti di continuo in quel loro volersi e non volersi, mettere paletti e rischiare di farli crollare con qualche parola o vicinanza di troppo. La vicinanza con le labbra di lei è tangibile, una distanza irrisoria li separa ma lui non si smuove, la guarda negli occhi e muove impercettibilmente indietro la testa, un millimetro in più, così può bastare, non fuggirà ma ridefinirà ancora il proprio pensiero, così ora come probabilmente sempre, a meno che qualcosa non cambi, dopotutto non si sa mai gli eventi cosa abbiano in serbo per queste anime dannate. Lo rasserena, lo rassicura dicendogli di star tranquillo e la presa che istintivamente si era stretta attorno alla tazza, come una morsa fedele al quale aggrapparsi, si allenta, il respiro più lento e scandito torna regolare dopo essersi spezzato un paio di volte, distante dalle proprie parole ,così come si distanzia ora Ren, che miagolando sancisce il proprio punto riguardo da questione, così come avevano deciso < Questo ragazzo non ti lascerà andare tanto facilmente, lo sai com'è. > e sospira, la cosa effettivamente è un problema ma non può farci molto, Itsuki da dentro tace e si stringe nelle spalle, non commenta minimamente e forse in quel rimaner silente dice più di qualsiasi altra cosa potesse esprimere, dopotutto il problema di quel che è successo è stato tanto più per Eiji, che per Itsuki, quindi non sta dicendo nulla di particolarmente nuovo, il Kagurakaza. Poggia la testa sul tronco, solleva lo sguardo in cielo e permane a braccia conserte, un movimento vago della dritta fa sparire la scolopendra che in tutto quel rimane a braccia incrociate era salita fino alla spalla, praticamente, fortunatamente senza sporcare nulla < Che l'esordio sia dei migliori, sarebbe scomodo se morissi, magari fai morire l'orso, sarebbe divertente sentirlo poi lamentarsi. > e questa volta ridacchia con più gusto di prima, distaccandosi dagli scambi seri e pungenti di parole, immaginandosi un Pomyu - che per grazia di dio non era presente questa sera - colpito da chissà cosa, pronto a svanire per poi tornare a raccontare furente dell'accaduto. { end. }

EXTP

Risalente a poco prima dell'attacco a Keimusho, Itsuki e Ren si incontrano perchè Itsu sa fare il cutie se vuole (?)

Poi arriva Eiji e tutto si fà più edgy ma alla fine siamo stati bravi uwu

Buona tonnellata di feels e caratteri <3