fikifiki in prigione
Free
Giocata del 07/09/2020 dalle 21:33 alle 23:56 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Anche oggi noiosissimo turno come Anbu, ormai non ne può praticamente più dio questa monotona vita, è diventato Anbu per un'aspirazione più grande, per mostrare il suo potere e avere tutte le donzelle ai suoi piedi ma finché viene rinchiuso nelle prigioni a fare da balia ai prigionieri non potrà mai ottenere il suo scopo. Di sicuro è a causa di Izayoi o del generale troppo geloso, insomma non sa di chi ma sicuramente è colpa di qualcuno. Innegabile. Indossa la solita divisa con il solito equipaggiamento, nulla che lo possa differenziare davvero troppo dai colleghi se non quel fisico di marmo allenato, peccato solo che si vede costretto a tenerlo coperto, si intravedono bene però le chiappe e i bicipiti se può essere d’aiuto a qualcuno. I capelli bianchi sono raccolti come al solito in modo da venir nascosti sotto alla sua maschera, che nessuno possa mai avere alcun dettaglio su di lui. La maschera è invece una declinazione inquietante della tipica da volpe: i denti mostrati in un ringhio felino, i segni di artigli intorno alle fessure per gli occhi, fessure coperte da vetro scuro in modo da proteggerlo ma soprattutto mascherare il suo colore, le orecchie ben tese in alto, rosso e nero che si alternano sulla bianca porcellana che indossa e che lo identifica come Kiku, il giglio. La sua ninjato invece di essere poggiata al fianco destro come dovrebbe è retta nella mano sinistra, il fodero portato verso le sbarre delle carceri che ad ogni suo singolo passo quindi sbatte contro il metallo andando a produrre un fastidioso e al quanto chiaro suono, cammina lento il che permette di dilazionare quel suono nel tempo ma non è che lo renda meno fastidioso. Se deve annoiarsi lui tanto vale che soffrano tutti. Non gli resta che fantasticare sui culi delle sue ultime conquiste e su quelli di coloro che ancora devono cadere nella sua trappola Orgoglio e caparbietà di non cedere alla tentazione che la gola le sbatte in faccia, maledetto quel vassoio che ad ogni rintocco del mezzogiorno ed alla nascita dell'Astro notturno, vien infilato sotto le sbarre affinchè i detenuti non muoiano lentamente di fame. Eppure, neanche un muscolo vien mosso da quella bambola in porcellana visibilmente deperita, uno sciopero autoimposto nel non cibarsi d'altro che di pane ed acqua, non è una punizione la sua, ma la dimostrazione del rifiuto tramite un'azione piuttosto semplice seppur non abbia una grande rilevanza per chi, adesso, la tiene ancor prigioniera. Seduta al centro della cella, sulla nuda e fredda pietra le gambe s'incrociano sbucando all'esterno là dove i lebi di tessuto si dividono per coprir solo le grazie, sulle ginocchia gli avambracci poggiano con delicatezza lasciando penzolar verso il basso le punte delle dita. Schiena eretta, fiera, ma trema per l'indebolimento che la mancanza del sole sull'epidermide ha causato, di fatti, parrebbe diafano l'incarnato, irriconoscibili le labbra da sempre accese per il roseo colorito, come un petalo di ciliegio appassito sul terreno dopo essersi distaccato dal fiore. Palpebre calate a nasconder le iridi bianche che tanto simboleggiano un Clan del quale, al momento, non le importa nulla, troppe poche informazioni per attirar l'attenzione su origini celate alla memoria. Setoso il crine riversato in una cascata che termina sulle fosse di venere, sinuoso il corpo, da forme femminili appetibili, fasciate in un fine cheongsam nero in velluto privo di maniche e scollo, la gonna presenta sue spacchi laterali vertiginosi, mirati alla comodità di compirere qualsiasi azione senza esser intralciata. Nella mano sinistra vien stretto in un pugno l'arma fittizia ricavata dai ferri del reggiseno, finemente intrecciati per rafforzar l'asta dal quale vengono impugnati. Per ora tutto tace, una statua immobile che accusa i cambiamenti metereologici senza batter ciglio. Eppure, desiderava solo la Libertà Mentre si muove lui stesso osserva appena i volti dei prigioni che per un motivo o l’altro sono finiti in quel luogo che poco ha di redenzione e molto di punizione, non che facciano davvero qualcosa di attivo per torturare chi non possiede informazioni interessanti ovvio, ma non serve utilizzare le maniera forti quando il pavimento porta i segni dei traditori trascinati in quel posto. Guarda tutti senza esclusione da dietro la sua maschera, li compatisce lui che non riesce proprio a concepire come ci si possa far beccare ed essere così stupidi da farsi trascinare vivi in prigione, i suoi piani a lungo termine prevedono il controllo di quel posto non certo il soggiorno. Una ragazza, donna forse dalla bellezza avvenente prima di patire evidentemente la fama, coglie il suo sguardo. Arresta il passo davanti a quella cella, arma che resta a poggiare tra le sbarre centrali con l’estremità della custodia mentre lui quindi si posizione ad un metro di distanza da essa, gomito appena flesso così da avere una postura comoda per quanto apparentemente rigida e militare, dopotutto è stato formato come un samurai, sa comportarsi <un tempo dovevi essere splendida bambolina> ammette senza alcuna remora, se di solito ci prova in maniera più delicata in quel luogo cambia, persino la maschera lo cambia. Davanti a lui solo carne, non una persona da rispettare né tantomeno una donna da ammaliare, anche se un certo pensiero non può far a meno di averlo notato gli spacchi vertiginosi del suo abito, fortuna che non traspare nulla attraverso il modulatore vocale e il resto della maschera <sai vero che ti lasceremo morire di fame?> continua poco dopo mentre lo sguardo cade su quel piatto ancora integro, sicuramente conosce quel luogo, sa a grandi linee l’andazzo di ognuno di loro, il temperamento e quello sciopero della fame non può essere passato inosservato <hai scelto di morire inutilmente o ti illudi che ci interessi qualcosa?> la incalza quasi, il tono è metallico ma anche se non venisse distorto risulterebbe quasi divertito, sadico a modo suo, non sta mentendo. Quando indossa la maschera di Kuki riesce finalmente ad esprimersi senza per forza dover mentire, eccolo il ragazzo bullizzato che cerca la rivalsa, eccolo l’infame che prima o poi la metterà in quel posto a chiunque [chk on][equip anbu][/zorry me ne ero dimenticata] Quiete che antecede la tempesta, ed allora, che ruggiscano i tuoni, facciano tremare il cielo oscuro e gli animi inginocchiati al suo cospetto. I mostri notturni non vengono temuti nell'immediato, essi si insinuano nelle membra lasciando appassire i sogni, tessuto canceroso che lascia ammalar il corpo all'apparenza sano per massacrarlo dall'interno, fin quando, una volta risalito in superficie, sarà troppo tardi per rimediare e sperare in una parvenza di redenzione. Così funziona anche con gli esseri umani, questi nascono, crescono, ma dall'esterno non verrà mai colto il dolore che ogni ferita raccimola nel profondo fino a temprarli saldamente e renderli bestie assetate di vendetta, sangue, purezza ed innocenza. L'imposizione delle regole poò essere accettata dai deboli, ma non da chi ha ripudiato le differenze sociali preferendo l'ugualianza nella diversità, il rispetto della Libertà ricevuta venendo al mondo, d'apprezzare le scelte che non influenzano intere popolazioni rendendole incosciamente schiave del volere indiscusso di coloro che s'affermano Capi, Leader, Dittatori. Vien raggiunto il timpano da quella voce metallica infilata tra le sbarre della cella, disturbano la meditazione, ma non a tal punto da irritare l'equilibrio raggiunto in queste settimane di prigionia. S'incurvano le labbra carnose, pallide, un sorriso così tenue da esser malapena colto <Alle bambole, basta una spolverata per riportarle alla Luce, seppur dopo averci giocato un paio di volte, vengono riposizionate sulla mensola in attesa del prossimo burattinaio> melodiose le corde vocali, il canto di una sirenza che t'accarezza il viso senza nemmeno sfiorarlo. L'arroganza è divertente, una maschera ancor più perfetta di quella che indossi quest'oggi, Saneatsu. Schiocca la lingua contro il palato, gesto coadiuviato allo scacciar fuori dalle narici il fiato inspirato qualche secondo prima, mai le bianche incrociano l'ipotetico sguardo altrui, preferendo il sipario chiuso di palpebre le cui ciglia ricordano un cerbiatto selvatico in procinto d'esser sparato da un cacciatore <Sei davvero sicuro che sarete voi a farmi morire di fame? Perchè..fin ora..il vassoio non è mai mancato> sottolinea tacitamente il rifiuto che ha donato come risposta, forse felice che sia stato notato, o forse, compiaciuta che evidentemente la stupidità di Konoha ha dei limiti nel quale risiede l'arguzia <non mi sono mai illusa di servirvi> sospira scuotendo appena il capo, nel mentre finalmente torna a visionar il circondario ignorando l'uomo per rigettar le iridi bianche qull'arma fittizia brandita <ci sono diversi modi di morire...> un sussurro flebile, ed il pensiero torna sull'oceano nel quale si perse, ma solo per un minuto appena <sei sicuro che io non sia...già un cadavere?> Sotto la maschera sorride, lo divertono quelle risposte, nessuno può notarlo certo ma quell’essere davvero sé stesso risulta quasi liberatorio per lui che dopo tante maschere portate di giorno di notte riesce a sfogarsi e ridere nel suo cuore delle illusioni di ina ragazzina. Non replica subito, la ascolta e la lascia parlare lasciando quell’arma ancora lì, poggiato sul metallo, le iridi chiare che attraverso le lenti si puntano su di lei ad analizzarla <oh sì vero ti stai uccidendo tu> il tono risulta accondiscendente, la sfumatura, il modo in cui va a cadenzare le parole lo rendono a dir poco palese <non che cambi il risultato, sarà comunque una morte inutile> replica semplicemente, non è l’orgoglio ciò che lo muove, quello l’ha perso quando a lui è stata tolta la libertà d’essere, quando anche solo uscire da casa significava venir pestato, preso in giro ed umiliato, il suo interessa verso la vita potremmo quasi definirlo più pragmatico che filosofico: farsi una donna a sera meglio se di qualcun altro e vendicarsi, facile no? Oh sì nel mezzo ovviamente apparire come il perfetto membro della società che tutti si aspettano, non dimentichiamocelo. Il sorriso comunque non scompare, nascosto sì ma ancora presente, la prende in giro, non che lei abbia altri metodi oltre alla cadenza per rendersene conto ma è quello che fa, così piccola ai suoi occhi, così insulsa nel voler affermare a tutti i costi d’essere lei stessa fautrice del suo destino da trovarla semplicemente un perfetto passatempo in quella noiosa notte di lavoro <sì sicuro che tu non sia morta, ancora almeno> ancora una volta la sua voce esce metallica da quel filtro, ancora una volta la schernisce risultando estremamente accondiscendente, come si farebbe palesemente con i pazzi. Incuriosito senza neanche rendersene davvero conto da quel suo voler tenere il punto, l’arma che ora va a staccarsi dalle sbarre e si sposta, torna al suo fianco, a posto con la mano che scivola quindi verso l’elsa poggiandosi su di essa, rilassata la sua muscolatura per quanto sempre ad una distanza di sicurezza, quello è un posto pericoloso comunque, ogni distrazione potrebbe corrispondere ad un errore e lei è sicuramente una grande distrazione al momento [chk on][equip anbu] S'accentua il sorriso sulle rosee, scatta finalmente lo sguardo per scivolare lungo l'interno corpo dell'Anbu sito dinanzi a se, un moto ascensionale che perdura diversi attimi, lenti, invadenti, sfacciati. Capta il tono canzonatorio che le vien rivolto, eppure, non s'accende l'ira poichè il dubbio d'errare è fin troppo radicato, la causa, è proprio quella maschera ingombrante, inutile quanto il camuffar la voce con il quale queste guardie di rivolgono al resto del villaggio durante il servizio. Vengono sciolte le gambe ed il busto sospinto in avanti, s'aiuta con le braccia per poter tornare alla posizione eretta, sfoggiando una scarsa altezza sostituita da curve che ondeggiano ad ogni falcata, mirata a macinar la distanza con le sbarre che, ora, accarezza con i polpastrelli mancini <Inutile è ciò che non riesce a farci trarre beneficio, a farci ottenere qualcosa. Ma se fossi un tuo reale nemico, o possedessi informazioni importanti per raggiungere il tuo obbiettivo, allora la mia morte sarebbe un bel dente dolente, non credi?> sfarfallano le ciglia, potrebbe risultare fastidiosa seppur, l'atteggiamento, inizi a colorarsi di tonalità maliziose, seducenti. Poggia la spalla sul ferro, ed il seno - involontariamente - vien pressato lateralmente causando un rigonfiamento notevole certo, ma celato dalla scollatura addente d'un abito che lasca molto all'immaginazione. Roteano le orbite, seccata, stringe le braccia al petto, conserte, meditabonde <Per ora..> sibila a denti stretti prima di lasciar schiuse le labbra per lasciar carezzare dalla lingua la punta del canino <ed allora, quanto durerà ancora questa pagliacciata? Non ho di certo ucciso qualcuno..> sporge l'inferiore prima di intrufolar il viso tra gli spazzi della cella <mi annoio a morte qui...in solitudine> Si lascia guardare, la sua sfacciataggine viene accettata di buon grado seppur non cambi minimamente la postura rigida delle spalle e le gambe appena divaricate, comodo ed eretto per quanto sempre e comunque con quei tratti militari. Ricambia quell’atteggiamento andando ad osservarla, non gli importa più di tanto del volto motivo per cui gli occhi corrono verso il seno, quelle forme che vengono ben impresse nelle sua memoria, uno sguardo che si può percepire anche attraverso quella maschera, i denti mostrati mai appropriati come in quel momento. Scorre successivamente sul ventre, scende poi verso le gambe, soffermandosi sulle cosce e su ciò che sta tra di loro, la tratta apertamente come un mero pezzo di carne, non c’è rispetto nel suo modo di fare <se solo tu non fossi così deperita una scopata me la farei per farti passare il tempo> che generoso <ma le preferisco sane e pulite> scuote appena le spalle, come a volersi ironicamente scusare delle condizioni altrui <sai com’è non amo le piattole> esplicito e senza alcuna pietà. Il sorriso torna sotto alla maschera <e che informazioni avresti semplice allieva?> come per tutti gli altri prigionieri conosce nome, grado e crimine per quanto debba ammettere anche lui che non gli è fin troppo chiaro la causa della presenza della donna in cella, specie dopo tutto questo tempo. Chiaro lei non è una che si fa piegare dal sistema, almeno non dalle semplici prigioni pare <stai forse contrattando per uscire?> domanda ancora, la incalza. Peccato non avere la possibilità di fumarsi una bella sigaretta, riflettere su come e quando portarsela a letto, ammesso che riprenda a mangiare ed esca viva da quel posto ovviamente <non avevi qualcosa da dimostrare fino a poco fa?> lo sguardo torna sul seno, la analizza e ne memorizza le forme, probabilmente la compara con altre donne, forse più semplicemente se la immagina nuda e ai suoi ordini, insomma sicuramente per la testa non ha qualcosa di lusinghiero al momento. Solo adesso raddrizza lo sguardo, i suoi muscoli sempre in vista quando possibile, un fisico snello ed allenato, muscoloso e forgiato per brandire una katana, non è un combattente a mani nude, si vede, troppo longilineo eppure non è messo così male di spalle [chk on][equip anbu] Risata sommessa è quella che sguscia fuori dalla gola, che seppur all'apparenza possano essere meri scherni verso la propria persona, nel profondo nulla viene smosso. Apatica, insipida, diversa dalla ragazza che un tempo passeggiava lungo la riva della spiaggia, sotto quella maledetta Luna <piattole...> ripete quella parola come a volerla quasi assaporare, lo si evince dalla lingua che, fugace, vien passata sulle labbra pallide per inumidirle appena <strano, se non ti piacciono, per quale motivo allora continui a servire un'inutile Hokage> esatto, non nasconde il paragone che vede intaccato il sistema che egli dovrebbe rappresentare tramite quell'uniforme <devoti al buonismo, mangiatori di Ramen che rincorrono una Femmina piazzata al comando senza magari neanche averla scelta. Perchè è giusto. Perchè la società te lo ha imposto> lancia le bianche per squadrarlo nuovamente da capo a piedi, ma questa volta, non permane più di un secondo, distratta <O forse...serviva per raggiungere uno scopo> tira ad indovinare, in fondo, ogni uomo è uguale. Superficiali, inutili all'ecosistema stesso se non fosse per lo sperma giacente nei gioielli genetici. Buoni solo alla riproduzione della specie <Scopare. Non sarò al momento appetibile, ma precedentemente il Nono Hokage ha apprezzato così tanto da macchiare le famose statue incise su quei monti> non si dovrebbe portar rispetto in certi luoghi? Diffamazione che ha cancellato per sempre quel sentimento puro nato da un'intesa che, probabilmente, non era molto ricambiata. Solo a nominar quell'appellativo, s'infiamma l'espressione per donar vigore alle gote, da prima diafane, si stringe la dentatura in un impeto di nervosismo, questo è il mondo ninjia, prostituzione, maschilismo e falsità. Stomachevole. Inspira profondamente per riacquisire la calma fin ora dimostrata <contrattare cosa? Sono solo una semplice allieva, come potrei anche solo pensare di poter elargire a voi branco di idioti che il mio cammino s'è incrociato con un terrorista> perdonami Eryk, ma la fredda pietra inzia ad esser fin troppo stretta come gabbia <com'è che si chiamavano i reietti?> le sfugge il termine specifico, o almeno, così preferisce far credere <quelli che si stanno riunendo per radere al suolo tutto ciò che conoscete...far bruciare ogni chiosco, ogni tetto, ogni innocente che come i miglior cani hanno voluto seguirvi nel baratro> un sibilo s'espande nell'etere, coadiuviato a ruotar del corpo per aderir le spalle alla cella ed inclinar il capo indietro <io non devo dimostrare nulla...tuttavia una domanda vorrei porla, gradirei una risposta> tace per alcuni minuti, pensierosa <per quale motivo sono ancora qui dentro, e perchè non vengo cacciata da Konoha> in fondo, se ad un abitante non piace vivere nel luogo in cui è nata, non è meglio, semplicemente, farlo andare via? Non smette d’ascoltarla e non smette di mostrarsi così come semplicemente è davvero: opportunista e convinto d’essere meglio di chiunque altro. Un sorriso a metà tra l’amaro e il divertito ora, se solo si potesse osservare la sua espressione si potrebbe capire molto di lui, quegli occhi così chiari da risultare a volte delle profonde pozze ristagnanti di dolore e odio per un’infanzia passata tra le sofferenze e le umiliazioni, profondità marine che mostrano solo come tutto quello lo abbia corrotto nel profondo, convinto che la giustizia passi attraverso l’espiazione, eppure muta nel segreto, celato da quello che alla fine non è altro che un simbolo <superba> risponde semplicemente, così la categorizza nella sua mente <così tanto d’essersi illusa di sapere e conoscere eppure qui a morire da sola> annuisce poi andando semplicemente a fare un passo indietro <un vero peccato, mi sarebbe piaciuto portarti a letto ma temo mi toccherà farlo con il tuo cadavere> macabro ma alla fine non è questo che rappresenta lui? Non è questo che ha voluto comunicare scegliendo quella maschera e diventando un anbu? La giustizia, la sua, è ciò che insegue senza alcun freno se non quello delle circostanze, deve avere più potere prima di ottenere il suo obiettivo, senza nemmeno saperlo ha in mente lo stesso fine di molti che invece hanno scelto la via più bellicosa <e vorrei davvero credere a voi, com’è che li hai chiamati?> la imita andando ora a darle il fianco, volto ancora su di lei ma corpo in procinto di allontanarsi <i reietti> terroristi? Fino a quando non avrà nomi non se ne interesserà, alla fine non è il bene del paese che gli preme davvero, o almeno non finché potrà far finta e voltarsi dall’altra parte <abbiano avuto qualche contatto con te ma nessuno con un po’ di cervello ti vorrebbe come alleata> duro, schietto e apparentemente pronto ad andarsene, è quello che comunica il corpo, è quello che vuol far credere ma è ancora lì <rispondere è cortesia ed io non sono educato> adesso anche il volto prende la stessa direzione del busto, è pronto ad andarsene eppure lo lascia intendere se solo dovesse ascoltare qualcosa di interessante, utile per lui allora forse qualcosa potrebbe cambiare, rimane statico in attesa delle ultime parole o dell’inizio di qualcosa. [chk on][equip anbu]
Giocata dal 08/09/2020 21:27 al 09/09/2020 00:23 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Una sola occhiata in tralice viene rilanciata verso Saneatsu, mirata a soppesarlo con flemma tale da risultare fastidiosa, non vi è alcuna espressione in viso, bambola di porcellana vuota, insapore, un grigio perenne che mai muta in colori decisi e delineati <...> scaccia l'aria dalle narici, coadiuviando un sibilo fugace del restante, rigettato attraverso la dentatura stretta. Cosa è la superbia se non uno dei molteplici peccati con il quale l'animo umano ama macchiarsi, la tua perversione, invece, non è forse Lussuria ? <dimmi...Anbu, non siamo soli anche durante il percorso di vita? Ed allora, che differenza c'è se non vi è alcuno sguardo a piangere un freddo ed inutile cadavere. Sono cresciuta senza aver qualcuno accanto, ed il termine del cammino, avverrà in perfetta coerenza con gli anni alle mie spalle> rimbecca con sufficenza, incrociando le braccia strette al petto. Il seno - di per se prospero - ancora si rigonfia sotto la pressione laterale dei bicipiti, non vi è traccia di malizia, semplice posa assunta per ricercar una comodità irragiungibile date le sbarre gelate dove la schiena poggia. Inarca un sopracciglio, dovrebbe provare ripudio per tale affermazione, eppure, nel petto ciò che riesce a sentire è solo il battito del muscolo portante, come se i sentimenti e le emozioni fossero assopite, anestetizzate <Credo che non riuscirai a portarmi a letto nè in vita, nè in morte> sussegue una macabra risata, sommessa, per dei pensieri passati tra le membra, segreti, racchiusi affinchè nessuno possa mai raggiungerli e scovarli. Schiocca la lingua contro il palato, ragionamenti son quelli che iniziano a collegarsi tra le sinapsi, potrebbe udirsi il rintocco di un orologio nell'esatto momento in cui, l'uomo, finge l'intenzione di andar via, concludendo il discorso. Cosa dovrebbe fare, adesso? Che cosa farebbero queste persone al suo posto, pur di non marcire nelle celle di un Villaggio nauseante come Konoha? <Eryk...> replica all'ultimo, stringendo i palmi in pugni saldi con forza tale da conficcar le unghie nella propria carne. Rivoli di liquido scarlatto macchiano l'epidermide diafana fino a gocciolar sulla pietra del pavimento, ma questa volta, le bianche son ferme dinanzi a se, senza mai desiderare di incrociare quella maschera anonima ch'egli indossa <Erik Doku, Genin di Kusa giunto al villaggio prima della mia prigionia. Non era l'unico da ciò che ricordo, erano in due a gironzolare da queste parti in cerca di informazioni su questi ribelli> sospira profondamente <mi ha mostrato un giornale specifico...vuole unirsi ai Mukenin, aveva già una pista seppur non credo che l'Hasukage Yukio centri qualcosa con questo nuovo movimento> ruota infine blandamente il capo verso l'interlocutore, sbattono le ciglia, fingendo sorpresa <ma dovresti già saper tutto no? Era presente Stumure...da quel che ho capito, dovrebbe essere un tuo collega, ma non ha fatto nulla per arrestare un estraneo non solo proveniente da un' altro Villaggio, ma che ha esplicitamente dimostrato avversione verso Konoha ed il governo attualmente operativo, volendo aggregarsi ad un gruppo di cani capitanati da qualcuno certamente più folle di loro> si tagliano le labbra carnose in un sorriso più aplio, tanto da svelar la dentatura perfetta dal quale svettano i canini leggermente più appuntiti <ed il popolo dovrebbe affidarsi a voi?> tace per alcuni secondi prima di scoppiare in una risata fragorosa Bisogna ammettere che non sia proprio in grado di seguire pienamente quei discorsi, troppo articolati nel loro rivolgersi alla filosofia ed al pensiero puro, disegni di fumo per qualcuno che potremmo definire decisamente più pragmatico. Razionale a suo modo, analizza e decide quale via seguire tralasciando futili discorsi riguardanti morale o psiche, la solitudine o l’amore non hanno differenze ai suoi occhi, due facce della stessa medaglia. Non esiste l’una senza l’altro, coesistono simbioticamente e nello stesso modo si pongono lontano da lui. Sentimenti, questi ma come molti altri dello spettro delle emozioni, a cui non si è mai particolarmente interessato pur avendoli sperimentati entrambi in tempi ormai così lontani da essere stati seppelliti sotto la grande cicatrice del bullismo. Ad oggi sono solo emozioni nulla di più, sensazioni in grado di far vacillare un uomo e far perdere di vista non solo la sanità mentale ma anche i propri obiettivi, perdere la strada addentrandosi in un fitto e scuro bosco senza uscita, un fanciullo può credere e vivere di essi ma un uomo si rende conto senza grossa tristezza di quanto non esistano sogni ma solo ed esclusivamente obiettivi da raggiungere <la morte non ha mai senso, ma ne ha ancora meno quando tutto è incompiuto> ribatte semplicemente, lasciando trapelare ciò che di lui è appena stato espresso, quella assoluta incapacità di ragionare attorno a qualcosa di intangibile come la solitudine. Sorride sotto alla maschera apprezzando per la prima volta la risposta pronta di lei, divertito da quel sorriso in volto, scrutando adesso oltre a quella bambolina consapevole che forse delle informazioni le ha davvero. Il silenzio però segue quella piccola battuta e lui lentamente alza la gamba destra, il ginocchio che si flette a novanta gradi mentre la coscia si tende così’ da sollevare l’0arto, l’incipit di una camminata a rallentatore. Nomina Eryk Doku, l’interrogato come testimone per l’esplosione ai volti, nomina anche un giornale e i suoi pensieri corrono a quella rivista apparsa da poco piena di insinuazioni e possibili scandali ma nulla di tutto ciò basta davvero a risparmiarla, informazioni che userà a suo favore certo ma che non lo convincono a prendersi la responsabilità di liberarla. Il ginocchio quindi inizia a lavorare sulla lenta discesa della destra, la gamba che vuole porsi un passo esatto più avanti della sinistra, il rallenty che prosegue beffardo della situazione della ragazzina e poi ECCOLE le parole. Stumure, il suo nome civile e quell’associazione agli anbu, maledetta. Come sia possibile non lo sa lui ma la gamba scende ancora, si ferma a terra e sotto la maschera sorride. Non ha nulla di personale contro la Yoton ma questo sì che potrebbe risultare molto succoso per lui. La testa si volta appena verso di lei, torna a mostrare la sua maschera e blocca il corpo in quella assurda posizione <non sto chiedendo al popolo di affidarsi a me> puntualizza lui, serio ora, non più semplicemente in vena di risate <chiedo a te di affidarmi la tua libertà> è ben chiaro cosa sta per accadere no? <continua> non ordina, ha già capito quanto sia testarda lei da quello sciopero della fame, non si farebbe sfuggire una ghiotta occasione per qualcosa di stupido come l’orgoglio o il desiderio di mostrare il proprio potere, non quando ne ha così poco, No la voce è melliflua, suadente e atta solo a compiacerla ad illudere la ragazza di avere potere ora [chk on][equip anbu] Scuote il capo lentamente, un metronomo pronto a dettar il tempo sul quale dovranno danzare uniti verso l'oscurità. <Corrono come se avessero il fuoco sotto il culo in cerca di qualcosa che non si trova> si distacca la schiena per volgere il fianco sinistro alle sbarre, negando dunque all'altro la possibilità di visualizzare il volto, un simular di quel gesto effettuato dall'uomo nel far credere un'abbandono di postazione <Si tratta fondamentalmente della paura di affrontare se stessi, la paura di essere soli> schiocca la lingua contro il palato, prima di sospirare <Invece a me fa paura la folla. Giudicano, puntano il dito senza possedere reali motivazioni, per emarginare ciò che non comprendono e ritengono diverso> ride <perciò...di sicuro nella morte c'è più senso della vita, specie se passata tra un branco di idioti>. E a cosa importa se le orecchie donano più attenzione alla propria filosofia piuttosto del fango rigettato su Eryk e Stumure, daltronde, non può aspettarsi nulla di più elevato da chi, adesso, s'è dimostrato un cane in cerca di richezza e potere. Solleva la mancina affinchè l'indice inizi ad accarezzare il ferro, delicata quanto un petalo di ciliegio distaccato dal nucleo e sospinto dal vento, eppure si blocca. Affidare a Lui la propria Libertà. Stringe la mascella in un impeto di nervosismo, come osa proferire una simile idiozia, Lei che in un'unica volta, ha perso fiducia nel genere umano proprio per un Uomo che per i soli suoi comodi l'ha usata e gettata via come un condom usato. Perciò non risponde, proseguendo il discorso dopo aver ricevuto l'invito a continuar quanto sta appena riferendo <In fondo, il mio odio verso l'Hokage potrebbe essere perfettamente giustificato dall'enorme mancanza di rispetto dimostrata da un suo collega> sfarfallano le ciglia, rintocca l'unghia sbattuta contro la ruggine che si sgretola sul pavimento <della tentata aggressione ad un cittadino palesemente innocente, attivando il Chakra nonostante non abbia ricevuto alcun attacco da parte della mia persona, se non semplici e puri pensieri personali espressi come risposta al celato inculcamento di ideali da parte di Eryk stesso> abile il verbo utilizzato, tenta di tirar a se quanta più acqua possibile affinchè possa essere finalmente scagionata e tornar a rimirare l'astro Notturno, musa ispiratrice al quale le bianche sempre rivolgeranno i migliori elogi <dovreste proteggere il popolo, non aggredirlo verbalmente, se non ci fosse stato lo straniero al mio fianco, cosa sarebbe accaduto? Ci si può realmente fidare dell'esercito devoto alla Decima Hokage? Sarebbe sicuramente uno scandalo...> angoli delle labbra tirati verso il basso nel mentre ruota il viso in sua direzione, un'espressione canzonatoria, fintamente rattristita e caricaturale <non è cosi, Anbu?...Ed è poi ovvia la rivolta> ricordi che si susseguono <usiamo la forza per rovesciare tutto, anche in numero se necessario> ripete l'idendica frase proferita dal ninja di Kusa <questo è ciò che vogliono i Mukenin, questo è ciò che faranno se non vi muovete> una formica, da sola, è inutile, pronta ad essere schiacciata sotto il polpastrello d'un dito qualsiasi, ma cosa accade quando ci si ritrova dinanzi l'intero sciame capitanato da chi brama il villaggio in fiamme? S'afferra una ciocca corvina con il quale inizia a giocare distrattamente <ma si, dai, sicuramente la conosci a quella stronza> annuisce energicamente <capelli neri...con poca voglia di vivere no?> in pochi possiedono tale espressione, ne è sicura <con gli occhi che paiono due fessure> solleva entrambe le mani per poggiar le dita sugli angoli delle tempie e tirar l'epidermide Sospira appena come rassegnato mentre torna a voltarsi in direzione della cella, il busto che va semplicemente a rivolgersi verso di lei così come la testa, ora nuovamente predisposto all’ascolto <ho detto di trovarla insensata non di averne paura> puntualizza lui, no non è certo che la morte che teme, la vede una possibilità nonostante tutto così remota, ha lavorato così tanto per essere la perfetta macchina da guerra che crede da non farsi minimamente sfiorare la testa all’idea di crepare, forse quando ci si confronterà meglio qualcosa cambierà <E così vendi Eryk ed una ninja che ti ha quasi attaccato corretto?> Stumure, la descrizione è chiara per quello che dovrebbe essere un suo superiore, sa di chi si tratta per quanto non la conosca molto bene, farsi beccare così non è qualcosa che però può essere, non in quel momento almeno, non fintanto che anche lei conosce la sua stessa identità, qualcosa che tiene ben segreto e protetto, qualcosa per cui ogni giorno si sforza di indossare un personaggio e comportarsi come ci si aspetterebbe <mi chiedo tu da che parte stia> replica pensieroso <scegli te stessa questo è ovvio ma poi?> prosegue con quello che a tutti gli effetti vuole suonare più come un discorso fatto a sé stesso che alla donna <cambierai un sistema scorretto dall’interno o ti schiererai contro qualcosa che potrebbe schiacciarti senza nemmeno accorgersene?> oh sì parliamoci chiaro, si tratta anche di questo: di forza. La forza che a lui manca per portare a termine la sua vendetta e che a lei invece viene meno per tenersi quella libertà per cui ha deciso di non mangiare più, di lasciarsi morire senza appello e senza che nessuno se ne preoccupi in realtà. Nessuno si cura di lei proprio per la forza che manca <ti affiderai a me Anbu che destesti per il semplice fatto di vestire una maschera o a chi fingerà solo di tenerti in considerazione ma poi proprio come me sarà sempre pronto a sacrificarti?> una pedina, sa di esserlo persino lui ma è ciò che tutti siamo e che tutti dobbiamo accettare d’essere, solo chi sta in cima comanda gli altri vengono mossi senza attenzione ed eccoci nuovamente al punto cruciale: deve avere più potere. Ghermisce il mento tra l'indice ed il pollice, pensierosa <aveva anche una voce fastidiosa, come se le parole non fossero perfettamente suddivise tra di loro, un continuo biascicare> continua quasi a voler riflettere a voce altra piuttosto che elargire ultieriori informazioni <...?> scattano le bianche nell'udir il suono di passi direzionati verso la propria persona <infatti ho parolato della paura di rimaner soli. La morte non bisogna temerla, è veloce, indolore. La vita è più difficile> successivamente lascia cadere il discorso così com'è giunto, concentrandosi su quella velata contrattualità che inizia a prendere piede man mano che snocciola il sapere <Te li regalo su un piatto d'argento, ma attenzione, Eryk non era solo, e per come ha iniziato a parlamente, sembrava stesse assoldando affinchè il numero di Mukenin salisse a dismisura, e di quella stronza...ripeto, dato il ruolo ricoperto, la tentata aggressione dovrebbe essere indice di insubordinazione, no?> così dovrebbe funzionare in un esercito, vi sono delle regole da seguire <ascoltare discorsi complottistici da parte di uno straniero e richiedere il solo nome di una cittadina il cui unico sbaglio è stato quello di dar corda al discorso sulla ribellione> cerca di calcare su questo punto, come quando evidenzi una frase su di un libro così tante volte da bucarne la carta. Si spalancano impercettibilmente le palpebre nell'udir le domande rivoltale, il silenzio cala tra i corridoi, qualche colpo di tosse in lontananza spezza il ronzare delle orecchie fin a quel momento in sosta dalle troppe chiacchiere. Dinanzi ad un bivio, che cosa è giusto scegliere, quale strada bisogna imboccare se, entrambe, non sono di proprio gradimento, ma l'esistenza si basa sui compromessi, ed è vero che senza forza si è solo vermi striscianti speranzosi di non essere schiacciati con crudeltà ed indifferenza. Passi cadenzati mirati a fronteggiar Saneatsu, infila le braccia tra le sbarre, poggiando sul rinforso gli avambracci, viso che si infila quanto più possibile nel buco tra la ferraglia, come se la vista di quell'ostacolo volesse essere per un solo momento dimenticata <Non vorrai farmi credere che tu stesso, se potessi, non mi utilizzeresti come bestia sacrificale qualora io serva a raggiungere il tuo scopo, Anbu> vorrebbe eliminargli quella maschera per potersi specchiare nelle sue iridi, per questo, le bianche, fissano quelle fessure seppur non si possa cogliere neanche l'ombra della vera identità di un perfetto soldatino <sono dalla parte di chi non mi farà inginocchiare obbligatoriamente solo per il ruolo rivestito, da chi lascia la Libertà di seguirlo senza legare il guinzaglio borchiato attorno al collo. Perciò, ti lascio il beneficio del dubbio. In fin dei conti, che io mi affida a te o a qualcun'altro non fa alcuna differenza. Ero, sono e sarò un pezzo di carne...fin quando, finalmente, smetterò d'esser debole ed insignificante> una guida da seguire degna di tale appellativo, ciò che per anni le è mancato come l'ossigeno nei polmoni Continua a rivangare l’accaduto, ad aggiungere dettagli sulla collega anbu e qualcosina anche su Eryk e i suoi piani, la ascolta senza mai smettere di annotare quei dettagli preziosi nella sua mente. Non si muove più ora, si limita ad osservarla famelico attraverso quella maschera <oh sì che lo farei ma almeno non ti mento in proposito> replica quindi <sai cosa aspettarti da me> ecco la differenza tra lui e chiunque altro, almeno ora, almeno finchè potrà essere sé stesso. Chiunque cerchi di convincere qualcuno per averlo alleato probabilmente mentirebbe in tal proposito ma non lui perché è importante che lei capisca quanto la fiducia sia futile se priva di conoscenza ed è questo che le offre: la capacità di prevedere il suo comportamento in determinati momenti, qualsiasi cosa succeda se dovrà sacrificarla non si farà problemi a compiere quel gesto, come altri al posto suo la grossa differenza è che glielo sta confessando <la libertà è futile senza il potere per conservarla bambolina> e rieccolo con quel termine <ma non ti legherò, io ti starò con il fiato sul collo, sarò la tua ombra per proteggerti finchè sarai utile ed annientarti se dovessi conficcarmi una lama nella schiena> chiaro, semplice, coinciso. Un passo quindi ora nella direzione dell’ingresso, quella da cui è venuta <ti farò uscire di qui Fumie> ne pronuncia il nome, lo conosce sin da quando è entrata in quel luogo di detenzione e per molti anche torture <quindi mangia e aspetta che ti faccia rilasciare> ed eccolo quindi andare a distogliere lo sguardo, effettuare il primo passo, non rivela il suo nome in codice, non ancora almeno, prima deve potersi vedere con quella sexy genjuster del capitano [chk on][equip anbu][end]