Uno Shamise scordato
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Giocata del 31/07/2020 dalle 21:35 alle 23:50 nella chat "Bosco dei Ciliegi Logoro"
[Ingresso Bosco dei ciliegi] Il suo incedere lento, ed un po' dinoccolato, spinge il suo corpo stanco verso quella che da distante sembra apparire come la già veduta entrata di quel grande parco dove il giovane Genin da un paio di notti si reca per pensare e cercare una nuova ispirazione per quella sua musica. Musica? Si.. musica. Un sottofondo calmo e rilassante.. accordi non troppo virtuosi ma neppure scadenti, ne ripetitivi. E' quella che il giovane suona in quel circolo privato dove facoltosi, e soprattutto non facoltosi, desiderano passare una serata particolare circondati da vizi e... beh.. vizi. Anche quella sera era stato scaricato dal suo capo e sgravato da compito di musicista.. perchè? Beh.. perchè gli andava così... e lui.. lo Yakushi.. s'era preso la serata. Voleva pensare, voleva concentrarsi su alcune cose della sua vita e.. sulla sua musica. Con questi pensieri va avanti sul suo tragitto, vestito dei suoi abiti, chiamiamoli "casual": un paio di comode scarpe da ginnastica oramai vintage, un paio di jeans strappati e di colore nero scolorito, una sorta di camicia indossata un po' alla rifusa sotto ad una felpa con cappuccio.. cappuccio che risiede sopra il suo capo ammantandone parzialmente il volto. Con se soltanto il suo Shamisen posto a tracolla e posizionato dietro la sua schiena lievemente incurvata visto che il suo sguardo si è perso a controllare la strada che sta calpestando.. un passo alla volta.. lento.. come se la sua meta fosse una incognita. [Ingresso Bosco dei ciliegi] Ombre e lui gli fanno compagnia.. a volte colorando la sua immagine e definendola in modo netto.. a volte oscurandolo e inghiottendolo per farlo loro.. ma una cosa rimarrebbe inconfondibile: quella sua postura leggermente in avanti come carica di fatica e di pensieri. Proprio quelli che la sua mente, sin dal tramontar del sole, lo stavano persino intorpidendo. <..Tsk..> sbotta all'improvviso così, dal nulla, mentre altre ombre e luci giocano con lui in quell'effetto alternato. La destrorsa s'alza verso l'alto andando a posarsi lenta ed incerta sul suo capo per arretrare il cappuccio e farlo scendere all'indietro mentre le sue dita scompigliano la corvina capigliatura. Si guarda attorno innalzando lievemente i suo sguardo per poter finalmente varcare così quell'ingresso d'accesso al grande bosco Kusano. Altra gente lo incrocia, altri sguardi notano la sua figura, ma il puro e vivido disinteresse del giovane verso costoro non gli permettono una vera e propria memorizzazione delle loro identità. Uomo, donna, vecchio, giovane.. non gli importa.. perchè in quel momento altre faccende sono di più alta priorità. Riabbassa il capo per continuare come se nulla fosse stato per dare sol ora l'input alla sua mano mossa precedentemente di rientrare nella tasca dei pantaloni, come la gemella e risiedere stancamente in semplice attesa. Solo a tratti va ad osservare i suoi paraggi, o quel che piano piano si dipana di volta in volta grazie a quell'illuminazione scenografica che fa risaltare il serpeggiar del sentiero fra quegli alberi maestosi e rigogliosi. [Bosco dei ciliegi] Osserva varie panchine lungo il tragitto.. certe già occupate e certe ancora libere.. ma nessuna di quelle lo stimolano mentalmente per fargli arrestare il passo e non rendergli più raminga quella sua passeggiata errante.. anche se il sentore ed il richiamo dell'estro musicale richiamano la sua attenzione per estromettere momentaneamente quei suoi pensieri. Con un semplice quanto rilassato movimento delle braccia, ed un inevitabile rallentamento del del suo passo sino al momentaneo arresto, il suo shamisen va ad essere mosso e portato innanzi a se da quegli abili movimenti delle mani che sol in quel frangente cominciarono a farsi vedere entrambe alla vista della notte. Una occhiata a destra.. una occhiata a sinistra.. e li, in lontananza, ecco risiedere una vuota e desolata panchina, non tanto illuminata e decisamente più decentrata rispetto a quelle già incontrate precedentemente, ma fu proprio quella a catturare la sua attenzione ed a fargli dirigere la sua figura dalla pensierosa cadenza. Ancora un paio di sguardi di circospetta fattezza fecero muovere il suo capo mentre l'avanzare verso il suo obiettivo lo porta in una zona leggermente più decentrata rispetto alla stradina principale. [Bosco dei ciliegi] Si volta, per fermarsi all'istante e con l'orecchio teso comincia a cercar di captare suoni oppure movimenti indice di presenza altrui nei paraggi. Ci mette solo pochi secondi lo Yakushi a determinare il suo momentaneo, e per lui speranzoso, isolamento dalle altre presenze per sciogliere come una magia la sua statica posizione e finalmente sedersi su quella panchina totalmente vuota. Il centro di tale panchina fu scelto per il suo stazionamento mentre la posizione del suo shamisen viene modificata di volta in volta per arrivare senza nessun problema a poggiarsi sulla sua coscia destra. La mano sinistra scivola lungo il Sao, il manico, delicatamente, con perizia e decisione facendo denotare un movimento meccanico fatto chissà quante volte ed oramai insito in lui come il suo brutto carattere, quasi a voler saggiare sensorialmente il grado d'umidità nell'aria sul legno di tale parte. La destra invece si muove adagio a frugare dentro la tasca della sua felpa per andare ad estrarre poco dopo il suo personale Bachi, uno strano plettro dalla grande stazza e dalla forma particolare. Appena estratto, il giovane va a posizionarlo contro la cassa di risonanza per mantenere in equilibrio l'intero strumento e dar così la possibilità alla mano gemella di poter accordare leggermente le corde pizzicate di volta in volta con il Bachi. Piccoli tocchi, vibrazioni appena percettibili per gli eventuali curiosi, ma per lui, dall'orecchio allenato suoni distinguibilissimi da altri rumoracci per più fastidiosi. Il capo si va ad inclinare verso il basso ed il respiro viene quasi azzerato. Le narici vanno ad allargarsi per permettere alla sua cassa toracica di espandersi in quella inspirazione lenta e calibrato... poi... l'immobilità. [Bosco dei ciliegi] Le sue palpebre si vanno a chiudere, poco per volta, come se stesse aspettando chissà cosa.. la sua mano mancina va a scorrere un'altra volta lungo il legnoso Sao per sfiorare con i polpastrelli le robuste e tese corde dello strumento. Un tocco.. una vibrazione della corda parti risuonando per mettersi in comunicazione con l'intero corpo dello Yakushi che, come richiamato da uno spirito invisibile, comincia a muovere verso l'alto e verso il basso, in un breve spazio, quel suo polpastrello designato per l'azione. Un suono vibrato, rotondo, pieno d'instabilità sonora ma al contempo definito e piacevole va a risuonare attorno a lui e ponendo così la base per quel suono e motivo che il ragazzo sta cercando quella sera. Un'altro tocco.. ed un'altro suono vibrato andò a esternare la sua nascita.. susseguito da un terzo un quarto... poi nulla. Il silenzio riprese con se ogni cosa in quella parte di bosco.. sino a quella inspirazione ed espirazione del giovane che va ad esternare prima di cominciare. La melodia così nacque.. poco per volta.. lenta.. impalpabile.. i suoni cominciarono a prendere un senso e quelle movenze esperte delle mani modellavano di volta in volta il loro essere. Una melodia come tante quella.. una di quelle che non ci fai molto caso se c'è o non c'è.. ma comunque piacevole per un ascolto breve e spensierato. Fu proprio quella melodia però a far vagare la sua mente.. ed a dar la possibilità ai suoi ricordi di aprire cassetti poco piacevoli di quel suo attuale presente a Kusa. Doveva far qualcosa? Già.. è una valutazione fatta molte, e molte altre, volte dal ragazzo e la questione si bloccava quasi sempre li.. ma un minuscolo quanto acerrimo pensieri gli stava serpeggiando già da un bel po' in quella testolina. Cercare una risposta. [Bosco dei ciliegi] A cosa? Beh.. ma a quel suo bizzarro stato di narcolessia che lo azzannava quando meno se lo aspettava! Infatti è per quello che il lavoro non andava bene ultimamente e quel suo già insopportabile carattere di certo non lo aiutava nel tenersi il lavoro. <..Fanculo..> sbottò quasi inconsapevolmente verso il nulla per ritornar in quel medesimo istante alla realtà ed a quella melodia più cupa e triste del solito che senza farci troppo caso stava suonando. Scuote il capo un paio di volte, come a voler allontanare quei pensieri, prima di riabbassare la testa e continuare a suonare accordi e passi più rilassanti e pacati. Sicuri e perfetti quei suoi polpastrelli scivolano ora sulle corde vibranti e frizzantine grazie ai tocchi calibrati del suo plettro, usato sapientemente dalla sua mano destra. Va avanti perdendosi sempre più in quella melodia che di volta in volta muta, cambia, s'insinua in strade diverse per cercare nuove vie, nuove direzioni.. e proprio loro mettono in condizione il giovane di riversare ancora una volta la sua attenzione verso i suoi pensieri. Così si ritrova poco dopo a ripensar ancora una volta a se stesso. Andare in ospedale? Chiedere aiuto a qualche medico? Suvvia.. perchè farlo.. infondo lui è sempre stato così no? che cazzo gli frega agli altri se si fa vedere o meno da uno strizza cervelli? Mmm.. già.. è questo il punto.. comincia a dar importanza a ciò che potrebbero.. e si sofferma su quel pensiero più di un secondo.. potrebbero pensar gli altri? Decisamente qualcosa non andava.. senza contare che quelle nausee e quel senso di malessere.. esternato proprio fisicamente con quel appariscente tatuaggio a dipingere il suo intero braccio destro.. cominciava a farsi sentire sempre più. Anche in quel momento, a tratti, quel serpeggiar malefico dentro di lui lo sta dilaniando lentamente.. sempre più pretenzioso.. con sempre più fame della sua anima. [Bosco dei ciliegi] Suono dai risvolti malinconici comincia a farsi sentire sempre più presente in quell'area.. attirando più di un curioso che con passo indeciso s'è fermato ad ascoltare quell'improvvisazione musicale. Sino a quel momento, assorto forse nei suoi pensieri, non se n'è accorto lo Yakushi, continuando così imperterrito la sua performance grazie a quelle sue palpebre serrate ed intente a visualizzare non più note e la melodia in se, ma quelle possibili risposte che sapeva essere dentro di lui per affrontare il problema, ma che non voleva ammettere. Infondo è stato scartato ed allontanato persino dall'accademia per questo.. no? Ed allora perchè doveva essere lui a preoccuparsi di tale cosa visto che erano stati i medici a dirgli di stare tranquillo e che lo avrebbero contattato quand'era il momento? Si.. il momento. Che fosse quello il momento per lui? Che fosse giunta l'ora di andare davvero da quei medici e sottoporgli la questione? Doveva abbassarsi a chiedere delle cure però.. a chiedere un aiuto.. ad elemosinare un po' di quella attenzione che in tutto quel tempo nessuno gli aveva prestato... <..fanculo..> bisbiglia a denti stretti mettendo così in funzione persino la muscolatura della mascella ora evidente in quel suo volto rivolto verso lo strumento. Proprio in quel momento la melodia va a mutare in un suono più nervoso.. in uno dai risvolti ruvidi.. dai connotati scolpiti.. ed in tutto questo le sue dita vanno a muoversi da sole.. senza che pensiero o impostazioni vanno a determinare le fattezze dei movimenti. Il suo corpo comincia a muoversi leggermente in avanti ed indietro.. quasi ipnotizzato dalla melodia.. melodia che al contempo va a richiamare fisicamente più vicino quel gruppetto di occasionali ascoltatori. [Bosco dei ciliegi] Orgoglio... solo questo impressionante colosso da superare si frappone fra l'aiuto cercato e quel suo stato agitato e malmostoso d'esistenza. A denti stretti lo riconosce, certo, la ammetterlo fino infondo è un'altra storia.. storia che si riflette in quel suono ipnotico creato dal nulla. Deve far qualcosa.. e lo sa bene. Alcuni pensieri riaffiorano ora inconsapevolmente.. facendogli rivedere piccoli sprazzi di una infanzia del tutto ancora misteriosa per lui e dal significato indecifrabile. Lui sa che è figlio di due genitori di Kusa.. due artigiani.. che lo hanno mandato in un ospedale per delle cure importati e che gli hanno permesso di vivere.. questo conosce lo Yakushi.. ma molte cose non gli tornano.. non gli sono mai tornate.. ed esse sono proprio loro che stanno tormentando la sua anima. Andare dai medici? Di nuovo? Perchè fin da piccolo aveva sopportato tutto quel dolore se non era riuscito a guarire? Ed era per quella narcolessia che lo avevano curato. I due genitori artigiani gli hanno sempre detto di si.. almeno.. ma chissà perchè più avanza lo scandire del tempo e più Yokai non crede ad una parola di tutto ciò che ha fin'ora sentito. Nervosi i suoi movimenti e sempre più repentini forgiano una nuova tetra melodia sino a quando i suoi sensi vengono improvvisamente agguantati proprio da quel suono. Riapre le palpebre osservando le corde e ponendo attenzione a quella strana quanto particolare accozzaglia di note che si susseguono con repentini cambi d'intonazione e dalle vibranti sfumatura. La testa s'inclina ad osservare la mano sinistra.. in alternanza con la destra per cercar di capire come avesse raggiunto quel punto della melodia.. ma.. con la sua vista periferica altre figure furono quelle vedute in quell'istante: i vari curiosi che di scatto arretrarono quasi d'un passo vedendo lo sguardo serio del giovane. [Bosco dei ciliegi] Le sue abili dita vanno a modificare repentinamente l'andamento ed il corpo del suo motivo creato per focalizzarsi sempre più sulle presenze ora innanzi a lui. Delicato ora il suo tocco sulle corde e sempre più desolante l'intensità del proseguo. Un suono distorto.. poi un altro.. ancora uno.. e la melodia terminò in breve tempo. Alcune persone cominciarono persino in un accenno di battito di mani.. ma la sua reazione bloccò tutti i presenti. Si alza di scatto il narcolettico per brandire ferocemente il suo shamisen con la destra in un modo del tutto sconsiderato per un musicista. <..Che cazzo volete.. fatevi gli affari vostri!..> verbia con voce ferina mentre il suo strumento va ad innalzarsi leggermente e, seguito da un suo repentino innalzamento della postura, sbattuto contro la panchina in modo alquanto grezzo. Lo sguardo del genin inferocito va su presenti passandoli uno ad uno.. anche se realmente egli non va a focalizzarsi sull'identità loro.. ma sui suoi problemi e su tutti quei ragionamenti che sino a quel punto aveva valutato e pensato. <..Via!!..> grida contro i presenti che, inaspettatamente, si guardano attorno e cominciano a scemare dalla zona.. come a voler allontanarsi da una zona non molto gradita. Il digrignar di denti è palese in quel suo volto, sin quando il suo sguardo va a calare verso lo strumento constatando proprio ora una leggera ammaccatura e graffio lungo tutta la cassa di risonanza.. o Kawa. La respirazione leggermente accelerata va a riprendere un controllato ritmo e le rosse iridi vanno a muoversi verso il desolato, ora, luogo. C'era qualcosa che non andava in lui.. già.. e quella situazione doveva terminare. <..Mhhh..> sospira scocciato il giovane Yakushi mentre la sua figura nervosa riprende il passo ora però più frettoloso di prima per raggiungere così la strada principale e la via del ritorno con però, dentro se, forse una convinzione in più verso quella richiesta di aiuto.. o per meglio dire.. richiesta di conoscenza. [End]