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con Ren, Eryk

00:00 Eryk:
  [Interno Dojo d'allenamento] come spesso succede il Doku si trova di sera ad allenarsi, sarà che fa più fresco, sarà che invece non ha rotture di scatole che lo possano interrompere nel bel mezzo dei suoi allenamenti come ragazzini che utilizzano il dojo pubblico all'accademia. Per non parlare poi del dojo al magione doku, con tutti i preparativi in corso buona fortuna a potersi concentrare anche solo minimamente, il necessario per poter impastare il chakra. È proprio quello che sta facendo in questo momento tra l'altro, in una delle sue sessioni di auto allenamento in solitaria ha scoperto che il semplice avere il chakra impastato e in circolo attraverso il suo corpo causa un drastico miglioramento delle proprie abilità naturali, le quali sono già di loro migliori rispetto a una persona media che non ha ricevuito nessun tipo di allenamento. Morirebbe per una sigaretta in questo momento, sopratutto per la serata così pacifica: il cielo era particolarmente aperto con giusto qualche nuvola sporadica a coprire il manto stellato, mentre la luna piena eguaglia l'inquinamento visivo delle più tecnologiche metropoli, rendendo il tutto estremamente chiaro per quegli occhi ambrati. Il parquet del dojo non è esattamente limpido e immacolato: ci sono diverse impronte del doku con pure diverse gocce di sudore, risultato della routine di allenamento a corpo libero che segue per poter mantenere quel fisico tonico ed allenato che ha, dopotutto, passati i primi sessanta giorni, si entra nel reame della routine e tutto ciò viene naturale. Sta seduto in mezzo all'aula con le gambe incrociate e i le mani sulle rispettive ginocchia, Indice e pollice vanno a formare un cerchio mentre le restanti falangi sono tese, come a formnare un tomoe in quella posizione classica dello yoga per concentrarsi. Gli occhi per il momento sono chiusi, non ne ha bisogno dato che si sta proiettando all'interno del proprio corpo a immaginare appunto i suoi due flussi, mentale e fisico unirsi in quell'unica sorgente, la quale irradia calore all'interno del suo corpo. Il respiro leggermente affannato si calma e stabilizza in uno molto più lento, mantenendo il livello di concentrazione alto affinchè quel mix possa avvenire senza problemi. Se fosse riuscito a impastare correttamente il chakra la prossima mossa non sarebbe nient'altro che quello di diramarlo verso i propri punti di controllo del chakra, sbloccandolo in tutto il corpo e facendolo circolare, come se fosse il suo sangue, cercando di avere quel rapporto automatico e indipendente di quella sua parte del corpo, come il cuore che mette in moto la linfa vitale, anche se velenosa, del ventiseienne. Per terra sul parquet è presente una bottiglia d'acqua, una maglietta, un asciugamano e le scarpe, già perchè Eryk in questo momento è solo in pantaloncini, scalzo e a petto nudo. La pelle leggermente bronzea è più lucida grazie al sudore per l'allenamento fisico effettuato poco fa,rendendo quei tatuaggi più visibili grazie alla lucidità e quel gioco di luci e sfumature dell'inchiostro colorato. I capelli corvini sono sciolti per il momento anche se al polso destro ha un elastico per più tardi. [Chakra on]

00:13 Ren:
  [Interno Dojo] Odore di pioggia. Un cielo in tumulto. Il dojo, dai colori del frassino - è illuminato da una luce calda e soffusa, sicchè da non disturbare le abitazioni che nei dintorni a quest'ora, sono solite riposare dopo una giornata di lavoro. Passi sordi che percorrono il legno, più e meno veloci. Colpi che tagliano l'aria, o forse la carne - seguiti da gemiti spifferati a denti stretti. /Cosa c'è che non va, in te?/ La palpebra calata per metà su corone d'acciaio che sfiorano il corpo pallido di Tsuki, di ritorno da Keimusho con le informazioni da lei richieste. I pantaloni d'hakama a vita alta portano le pieghe, ma non quelle del bushido, piuttosto quelle dei precetti buddhisti; pietà è solo il primo di molti. Otto. Sedici. Dodici. Tante le virtù, tante le sue regole e le minime sfacettature che dovresti perseguire, adorante, al fine di poter ambire al nirvana. Ma perchè anelar tanto in alto, quando alla fine sappiamo già come finirà quest'arco narrativo? E niente la tocca. Niente riesce a sfiorarla con la punta delle dita. E per quanto stia tentando, non riesce a flettersi verso niente d'umano che non sia /lui/. Un uomo. Kurona riderebbe nel saperla anche vagamente innamorata, o anche solo /piacevolmente presa/ da qualcuno. Ironico, vero? E mentre la pioggia scende, furibonda - e mentre i sakura dal dojo sembrano perder la loro bellezza divenendo solo marciume dedicato al terreno - la schiena s'incorda piano, schiacciando tra bicipite e brachioradiale l'esile collo della ragazza, sua coetanea. La tiene a terra, di schiena, con il costato incastrato sotto la coscia di Ren, premuta alla volta del pavimento. Una mossa atta a bloccare, più che far male - e da cosa lo si capisce? Per quanto stringa quella presa, la man mancina avviluppata al polso della gemella non sembra far cenno ad una chiusura tra i muscoli - quindi nessun vero tentativo di soffocarla. Solo di tenerla lì. In sua balia. A terra. < E' molto buono. > Uno spiffero affannato, mentre chiude la posizione - e la schiena di Tsuki è l'ultimo, inesorabile, tonfo. Si dimena. Cerca di scivolar prima che il bicipite si chiuda effettivamente ma no - finisce lì, bloccata. " Kurona non avrebbe voluto. E' pericoloso. E sei sola. " Nessuna delle maiko verrà a Keimusho. E nonostante lei abbia ereditato l'Okiya, e nonostante sia stata elevata a capo delle maiko - sembra non voler trascinarsi dietro il fardello della morte altrui. Ed i capelli legati da un laccetto color ruggine le carezzano la gota pigramente arrossata, costellata da lentiggini - come galassie. < Sottovaluti quanto questo mi ecciti. > Nessuna flessione, automa. Eppure pizzica il suo ego. Quale ego? Oh ne ha, o meglio - inizia ad aver il sentore di qualcosa che le solletica la gola, ogni volta che non si sente abbastanza per gli altri. E la morsa si scioglie - scivolando con la schiena contro il tatami. Occhi chiusi. Il corpo fragile di Tsuki che si solleva, borbottando qualcosa mentre s'affaccia alla stanza adiacente alla sua. Passi nudi, lenti. " Smettila. Avrai ereditato tutto, ma sei ancora quella ragazzina che abbiamo raccolto dalla merda. Prima o poi dovrai smetterla - di navigarci dentr - ! " La voce della ragazza s'interrompe e la special, gomito dopo gomito, si solleva piano dal pavimento. Il cheongsam velato nero è solo un fruscio sulla pelle imperlata di sudore, mostra sotto delle culotte dello stesso identico colore - così come un top aderente, comodo. Il colletto rialzato, chiuso con alamari d'oro e decorato su una spallina da catenelle abbinate. Due spacchi laterali mostrano la pelle pallida, finalmente, sull'uscio della porta. Tsuki, vedendo Eryk, si posa una mano sulla bocca - pendendo con il capo verso la rossa che, di tutta risposta, le lancia un occhiata priva d'ogni sapore. Studia? Oh, si spera di si. Il silenzio rimarcato spezzato solo dai passi di Ren oltre la porta, finendo per posare la schiena sull'uscio - guardandolo. < Ti sei portato avanti? > [Ck on][Pomyu nel bagno delle donne, probabilmente]

00:30 Eryk:
  [Interno Dojo d'allenamento] continua con quel flusso di chakra, semplicemente concentrandosi su quel moto circolare, quella sensazione che deve padroneggiare e rendere sua anche sotto meno attenzione per renderla utilizzabile in futuro quando la sua attenzione sarà portata su altri fattori come reazioni ad attacchi o al proprio cervello e le proprie sinapsi per escogitare la migliore e più efficiente strategia di attacco e guidare i propri legamenti e fibre muscolose affinchè la mettano in atto nella maniera corretta. Inspira rumorosamente dal naso, emettendo poi l'aria priva di ossigeno fuori dalla bocca, consumandolo interamente. Con ogni respiro i propri globuli rossi vengono incaricati di portare proprio quell'ossigeno ai muscoli per renderli esplosivi così come li ha allenati. La sensazione si fa stabile al punto che può aprire gli occhi per tornare al presente, a ciò che c'è di reale come il legno davanti a se e quella persona all'uscio della porta.. aspetta.. non aspettava nessuno Eryk ne tanto meno si aspettava che qualcuno ci potesse essere in giro a quest'ora di notte, di sicuro non sensei o deshi, i quali a quest'ora spesso sono già belli che addormentati da un ora o due data la loro età. Eryk non può permetterselo invece, se loro hanno dalla loro gli anni ancora ad avvenire, lui ne ha già buttati abbastanza, dopotutto chi è che è allievo a quell'età tranne lui... beh c'è il suo amico Junpei ma non sa ancora certi dettagli e forse è meglio così, dopotutto non sa come reagirebbe se con rinnovato rispetto verso l'uomo più anziato per aver continuato a cercare il proprio sogno anche a quell'età, oppure invece se riderne sopra. La riconosce prima ancora che dal timbro vocale dal profumo che le narici vanno ad associare a quell'armadietto che nel cervello conteneva i dati relativi alla ragazzina dai capelli rossi. Le mani sulle ginocchia vengono capovolte in modo che i palmi si appoggino e facciano pressione, andandosi ad alzare in piedi. Cammina in sua direzione e nel mentre accorcia quella distanza, un altro tipo di distanza si palesa fra i due in maniera molto più netta ora che sono in piedi, l'altezza: Eryk è oltre il metro novanta e con quel corpo allenato e più scuro di carnagione torreggia con così tanta facilità sul corpo minuto e pallido della Seimei, come lo yin e lo yang, due poli opposti, dato che i due hanno differenze praticamente in tutto. <" Ciao Ren. "> esordisce come prima cosa, salutando la donna che comunque ha un ruolo più alto rispetto al suo e, nonostante sia più anziano, le deve il rispetto che merita. Torna poi alla sua domanda sui suoi progressi svolti fino ad allora <" Non so quanto si può considerare progresso, riesco per il momento a manipolare il chakra e a mantenerlo in circolo abbastanza naturalmente. "> le spiega mentre tutt'ora il chakra continua a circolare all'interno del doku nel suo flusso continuo. <" per quanto riguarda invece i rotoli che mi hai consegnato, per quelli temo invece di non aver fatto eccessivi progressi se non con la trasformazione. "> continua con la sua dichiarazione, avendo masterato solo una delle tecniche che gli ha dato da apprendere fin ora. Si leva quell'elastico dei capelli dal polso mentre se li lega nuovamente in quella coda di cavallo tipica, con qualche frangia che scappa e cade sul viso dai tratti virili del doku. <" Diciamo che sono stato impegnato a lamentarmi con il Kusagakare per questioni personali... lo sapevi che non posso più venire a trovarti al Tanzaku? Non mi fanno uscire."> le spiega con un tono che lascia trapelare un leggero fastidio per la proibizione, ma queste sono storie per un altro momento [chakra on]

00:52 Ren:
  [Interno Dojo] E il respiro vien ancora fuori sfuggente, le sfiora le labbra affaticato dall'allenamento mentre s'osa mezzo passo. E' sempre così maledettamente composta. Con le spalle dalla curvatura dolce che se ne stanno sovente chiuse giusto appena verso l'interno. Di tanto in tanto muovendosi, il cheongsam mostra dalla velatura qualche alone arrossato, qualche botta fresca, o anche solo il passaggio di una mano nel tentativo di stringerla - o di liberarsi da una stretta. E' il malus della pelle diafana, non mente mai. Su niente. Ciglia che adombrano gli occhi, ed un vorticare imperativo tra l'esser serafini e l'esser insofferenti a qualsiasi cosa ci si stagli d'innanzi. < Eryk > Accoglie il saluto in modo informale, come se si volesse levar di dosso l'armatura del proprio insulso ruolo in un mondo che a conti fatti, da questo è categorizzato. Avevamo detto di guardarci negli occhi, oltre quello che siamo - no? E mentre la voce lievemente rauca di chi di solito sta zitta fa' la sua comparsa, schiude le labbra accompagnando quel nome con un muoversi flemmatico del collo, scansando piano il capo verso il basso. Un movimento fluido, spontaneo, atto a risollevar il mento per sopperire a plateali mancanze. Dall'alto del suo metro e sessanta. Lo ascolta, così come ascolta le scuse per non aver studiato abbastanza alla volta dell'esser genin; non è così stupida da non capire di cosa stia parlando, e se Tsuki dall'altra stanza scoppia a ridere (...) lei sta zitta per qualche istante, sbatacchiando le lunghe ciglia alla ricerca di un significato da appioppare ad una parola totalmente nuova. < Kusagakare? > La domanda sorge spontanea quì, dal punto che la parola - in ogni caso - non s'avvicinerebbe mai al ruolo di Yukio, il kage di Kusa. I piedi sul tatami si muovono, gli vanno in contro, spostando gli occhi da un punto poco nitido del suo volto, verso il basso. O meglio, verso il vestiario. L'osserva, pensa. < Parli dell'Hasukage? > Che dovrebbero tornare in voga le lezioni di storia? Non è facile ignorare la posizione di Yukio ma alla fine, molti di loro - dei nuovi allievi - quasi ignora le vecchie guerre. La carestia di Kusa. La morte sotto forma di cataste di corpi in rogo. Si lascia andare però, in uno sbuffo di narici, piuttosto ilare. La spalle che s'abbassano annuendo piano. < Si, è la prassi. Gli ... Allievi. Gli allievi non potrebbero uscire dal villaggio. Anche se sono oramai adulti. > Tutela, probabilmente. E per quanto abbia senso per dei bambini, neanche lei comprende il senso di tutelare una persona che fino al giorno prima, non era certamente così strettamente tutelata. Però, insomma, voleva andarla a trovare? No, non è da Ren incastrarsi nelle piccolezze che gli uomini si lasciano alle spalle. E mentre solleva di nuovo il viso verso di lui, piega appena le sopracciglia in un cruccio che dura ben poco. La destra scivola sotto il bordo del cheongsam, sfilando dall'elastico un paio di fuda, quattro in totale, contenenti i classici tronchetti necessari per la sostituzione. Li solleva. Li sventola con un movimento del polso, esattamente sotto il suo naso. < Hai visto. Alla fine ho trovato io, te. Se ti insegno ancora, mi chiamerai 'maestra'? > E mentre parla, con lo spettro d'un sorriso che mostra la dentatura pallida, gli cederebbe di buongrado i fuda, con annessi tronchetti all'interno. [Ck on][Pomyu nel bagno delle donne, probabilmente][passaggio: 4 tronchetti - 4 fuda]

01:11 Eryk:
  [Interno Dojo d'allenamento] finito di raccogliere i capelli all'interno di quella coda di cavallo lascia che le braccia ricardano lungo i fianchi, pendendo a peso morto sul lato mancino, appoggiando la propria spalla al muro mentre la guarda. Gli occhi ambrati dell'uomo si abbassano dal volto pallido della Seimei, variopinto da quelle graziosi lentiggini lungo tutta la lunghezza del naso e degli zigomi, passando poi al collo esposto per finire su quel corpo minuto e il modo in cui era vestita, decisamente atipico per andare in giro, non che sia corretto fare giudizi da lui che in questo momento è mezzo nudo con solo quei pantaloncini addosso. Più la osserva e più si rende conto che la sua abilità descrittiva fa assolutamente schifo, nota dettagli che gli erano sfuggiti quella sera da lei, e che non è minimamente riuscito a trascrivere nella sua descrizione che ha fornito all'amico. <"Si scusa, avevo un lapsus e questo mio amico mi ha suggerito Kusagakare, da allora lo assoccio al nome Hasukage.. sarà che mi ricorda 'Kusa fa cagare' per questa politica proibizionistica.. non so. "> le spiega senza troppi giri di parole con quella sua solita voce profonda e leggermente roca che è esattamente quella che ti aspetteresti da un individuo come Eryk. <" Speravo ti potertelo far conoscere pure. Sai, non ti conosco benissimo Ren ma hai proprio la faccia di una che avrebbe bisogno di una sana risata ogni tanto. "> parla onestamente come al solito, senza peli sulla lingua, senza riguardo per il ruolo che ricopre o quanto possa essere forte anche se non lo sa. Già con Kimi questa cosa per poco non gli costava l'osso del collo, tuttavia il suo senso di libertà coinsiste pure nell'esprimersi così come pensa che sia corretto, senza restrizioni, dopotutto il suo è un pensiero personale e se le persone si offendono per esso, possono benissimo ignorarlo dato che è semplicemente soggettivo. Vede quei quattro fuda mentre estende la mano sinistra. Apre il palmo in modo che quando la minuta mano di Ren facesse cadere quei rotoli, il doku li possa raccogliere con facilità. Li ispeziona un attimo e grazie anche alla conoscenza che ha su cosa siano i fuda e le tecniche che deve ancora apprendere, riesce a capire che molto probabilmente sono quello di cui ha bisogno per praticare la tecnica della sostituzione. In effetit non ha ancora avuto il mopdo e il tempo necessario per fermarsi a fare compere di qualsiasi tipo e quei quattro tronchetti arrivano come una manna dal cielo per poter progredire ulteriormente nelle proprie tecniche e nel proprio apprendimento. La guarda dal muro mentre gli si avvicina e lo sorpassa, seguendola all'interno verso il dojo. Quella domanda è strana che gli ha posto e prima di risponderle ci riflette per un attimo. <"Perchè non è già così, non sei la mia maestra?"> esordisce un attimo con quel tono che ha note di perplessità. Non sa come sia esattamente il rapporto tra studente e maestro e magari è qualcosa di legato di più a una classe da seguire piuttosto che a lui che in accademia non si presenta in classe ma che sta seguendo un percorso accademico da solista, proprio per recuperare il tempo, anche se ultimamente non è che si è esattamente applicato come dovrebbe. Porta la mano destra sul coppino mentre piega il collo a destra prima e poi a sinistra, scrocchiandolo appena. <" Per me sei Ren..."> le risponde, prendendosi una breve pausa per poi riprendere il discorso quando si fosse voltata a guardarlo, con il vento carico di pioggia che gli smuove la chioma nera così come quei lobi alterati da quei dilatatori neri. <"... se vuoi che ti chiami semplicemente 'maestra' posso farlo, non c'è problema. Tuttavia non voglio dare un rapporto o mettere su un binario la relazione che ho con te."> finisce di dirle per poi risuperarla nuovamente, riportandosi verso i propri indumenti a prendere la bottiglia d'acqua e sorseggiarla un pò, allungandola poi a Ren per offrirgliela ed eventualmente, nel caso la rifiutasse, riappoggiarla giù. <" Dopotutto non voglio solo essere il tuo allievo. Vorrei diventare tuo amico. "> fa quel discorso corny in una maniera talmente semplice, sfacciata e senza imbarazzo che probabilmente lascierebbe tutti di stucco, tuttavia Ren è una delle prime persone a sapere delle sue circostanze ed è una persona che sembra abbastanza valida per ottenere la fiducia del doku. [Chakra on]

01:53 Ren:
  [Interno Dojo] Ed il vento, quella bava umida che le bacia il viso - muove le poche ciocchette sfuggite al laccio che le raccoglie i capelli in modo disordinato, nonostante solitamente si presenti decisamente all'opposto del disordine. E mentre cammina lo sente, lo ascolta - lascia che sia il tintinnio degli orecchini -delle staffette rosse su un fermo d'oro- a parlare per lei. E con immenso stupore Eryk, sembra voler suonar sempre le sue corde più tese, andandole a dar una stonatura che non ha nulla a che invidiare con delle unghie sulla lavagna. E' come se trovasse le sue falle. Le buche dove inevitabilmente, dall'alto o meno della sua posizione, inizia a zoppicare in imbarazzo. Una volta ceduti i fuda, a mani vuote, finiscono per scivolare lungo i fianchi andando a tastare il nulla assoluto. Le dita affusolate che si chiudono piano, divertita anche - per quella adorabile parentesi. < Non esser così duro. > Un sussurro, sporco d'ironia, lasciando cadere un argomento da bacchettona, che riconosce esser da bacchettona, appunto. Lo sguardo sfila, sporco di malinconia, andando ad accarezzargli il viso. Maestra. Conosce questa parola, e conosce l'importanza che c'è dietro. L'importanza ed il peso che lei, ci darebbe. Ed al tempo stesso la consapevolezza di non poter esser come la bianca geiko, le attanaglia le costole rigirandole le viscere come farebbe un coltello dentellato. /Non è vero, Ren, stai seguendo le sue orme?/ No. Non lo sta facendo. Si sta limitando a spingere, o meglio, ad accompagnare un uomo alla ricerca della propria libertà. Sapendo, bene o male, che ci sarà sempre un prezzo da pagare. Che sia questo più o meno caro. Rimane zitta, ferma - una volta macinati i passi, lo sguardo si scansa dal vuoto per inseguirlo, maniacale. Il collo affusolato che si tende, lo segue, si perde nella muscolatura della schiena come se ci potesse leggere una risposta. Un suggerimento. < Lo sono? Pensi - Pensi che io sia una persona triste? > S'accavallano le risposte, scuotendo appena il capino per rimettere in sesto i pensieri. Il fatto che lui pensi che abbia bisogno di una sana risata, la costringe a rivalutar il proprio atteggiamento. Forse questo musetto imbronciato perennemente, è fastidioso da vedersi? E mentre ci pensa, solleva la mancina a sfiorar il labbro inferiore. Gonfio. Pigramente arrossato dallo sforzo e dall'allenamento. Si prende degli attimi di silenzio, ricollegandosi alla fine del discorso. E quegli occhi che si sollevano, mostrando l'iride di ghiaccio. Solo filamenti dorati e azzurrini, bagliori che si mostrano con il batter della luce ocra che le bagna il corpo. I fianchi scivolano, carezzano il velato del qipao, finendo per inseguirlo anche lì, dove lui ha la sua roba. < Ed io dopotutto non penso d'aver la stoffa per darti grandi lezioni se non - quelle accademiche. Però mi piaci. > La destra protratta verso di lui, verso la borraccia che - ohinoi - prende di buon grado. Mai che si sbilanci sul verdetto. Ed alla fine cos'è un amico? Itsuki? No - Itsuki è già andato oltre. E forse, l'amicizia, s'è sformata fino ad esser qualcosa di nuovo. Qualcosa di strano. E la stessa cosa con Ekazu. Titubante sul significato - non in se per se - ma come ci si comporta effettivamente tra amici. Meglio non andar oltre. Meglio non pensarci troppo. Le palpebre calano mansuete, allontanandosi con la sua borraccetta in mano, fino all'altro lato della stanza. Che lui la segua o meno. < Diamoci da fare. Non sono brava con -- queste cose. > Sentimenti. Amicizia. Ridere e scherzare. E' troppo umano. E lei è solo un soldato. <Iniziamo con delle tecniche di difesa: la sostituzione di tipo uno e la sostituzione di tipo due.> Prende una pausa, portando le labbra alla borraccia e bagnandosi appena la bocca, rigirandosi tra le dita l'aggeggio - senza ritornarglielo. Ovviamente. <Quella di tipo uno consiste nell'utilizzo d'un diversivo-> Facendo un cenno con l'indice verso il foglietto, ovvero il fuuda. Lui ne ha quattro, ma ne basta uno, in questo caso. < Come saprai già, per desigillare un oggetto da un fuda è necessario semplicemente imprimere nello stesso una minima quantità di chakra, sicchè questo compaia di nuovo. Ecco, nel caso della sostituzione - s'imprimerà il chakra necessario dopo l'utilizzo dei sigilli: Serpente, drago, cinghiale e cavallo - ed uscirà una nuvoletta di fumo, assieme al tronchetto.> ... < Dopodichè sarà necessario spingere il flusso di chakra verso gli arti inferiori, la muscolatura per esser precisi, permettendosi di schivare il colpo con: Punto primo, un diversivo e punto secondo, con una velocità notevolmente aumentata. > Inutile dire che, ora come ora - di spalle - ciondolano i fianchi ubriachi. E nelle culotte nere la carne morbida, tonica. Il corpo di chi è allenato, ma non ancora deforme alla vita del combattente fisico. Semplicemente in forma. E la pelle pallida dal velo del cheongsam sembrano lembi di luna tra le nuvole. Smuove il peso da un fianco all'altro, rubando un altro piccolo sorso, e chiudendo la borraccia di nuovo. < Mentre quella di secondo tipo - è usata prevalentemente davanti a pericoli incombenti. S'avvale dell'adrenalina, che è sempre un ottimo amico per chi adora mettersi nelle peggiori situazioni in combattimento. E' sempre l'istinto. La voglia di sopravvivere. A farci riemergere dalle fiamme illesi, o quasi. > Si ferma, voltandosi a guardarlo - lasciando che ci sia abbastanza spazio tra un discorso e l'altro per far si che lui capisca, prima di tutto. < Ed avvalendosi dell'adrenalina, e del chakra, potrai irrorar gli arti inferiori dandoti in relativamente poco tempo - una botta di velocità di /MOLTO/ superiore alla norma. Bene o male, tre volte la tua velocità. Tanta che il tuo nemico, dall'occhio molto più lento delle tue gambe, vedrà solo un immagine residua di te. > Si ferma, fianchetti che sostano da quel ciondolare ubriaco. Le gambe, quei maledetti steli affusolati, si divaricano appena cercando una posizione stabile. D'attacco, come di difesa. < Ricordati che da grandi sforzi, derivano grandi accuse. E' sempre meglio dar il minimo, per il massimo risultato. > Sì, ma ora basta parlare. Tiene la borraccia per il collo, issando la destra fino a levar il gomito accanto al capo, lasciando ciondolare oltre il livello della spalla la borraccia. < Fammi vedere cosa sai fare. Scegli quella che vuoi. > E il braccio in carica, funziona da molla. Tira piano il braccio, con flemma, puntandolo alla testa. Un tiro normale, non certo da giocoliere. [Ck on][Pomyu nel bagno delle donne, probabilmente][passaggio: 4 tronchetti - 4 fuda]

02:23 Eryk:
  [Interno Dojo d'allenamento] Lascia cadere tre dei quattro fuda che gli ha appena passato Ren sopra il piccolo cumulo di vestiti, i quali attutiscono la caduta e fanno in modo che non cominci, come suggerisce per l'appunto il nome dell'oggetto, a rotolare in giro per il dojo, costringendolo a rincorrerli o a raccoglierli dopo quando avrà finito di allenarsi. Con il restante ci gioca tra le dita, facendolo passare da nocca a nocca, manco fosse un illusionista con delle carte o una monetina. LA ascolta per bene e ignora di per se il commento sull'essere duro, dopotutto è solo un opinione che ha da esterno in quella città, non ne sa storia ne nulla, non l'ha vissuta sulla sua pelle e non se ne è mai interessato dato che, per la storia che ha il doku, lui non ha un posto che chiama casa o che è tenuto a proteggere, di conseguenza ha sempre vissuto con una gamba al presente e una al futuro, pronto a fuggire.. tuttavia quel blocco ai non ninja lo rende a tutti gli effetti un topo in trappola e questo non gli piace. La osserva come ride e gli mostra quei denti, forse per la prima volta tuttavia si spera non l'ultima. <" Non so se sei solo triste o semplicemente troppo severa con te stessa, sta di fatto che un sorriso in volto ti si addice di più che la faccia lunga a muso di cavallo. "> le risponde per poi alzare quelle spalle spaziose in una scrollatina di esse. Cambia argomento come nulla fosse ma non deve pensare per mezzo secondo che abbia finito con lei, oh se ce ne ha di dirle di cose! Ascolta per bene le nozioni che in questo momento Ren gli ripete, la teoria è già chiara dal momento che ha studiato i rotoli che gli diede giorni fa, semplicemente non li ha ancora applicati a situazioni realistiche, come quella che in questo momento la seimei va a dissimulare. Quella borraccia potrebbe benissimo essere un kunai, uno shuriken o una tecnica di piccole dimensione diretta alla sua volta. L'instinto bellico sarebbe quello di schivarlo semplicemente con le abilità del proprio corpo e dei propri riflessi, tuttavia lo stanno facendo per un motivo e quindi è giusto che prosegui così, mettendo in atto una delle due tecniche. La mente viaggia proprio a ripetere quei simboli necessari a richiamare il chakra nel fuda attualmente in suo possesso. Si è allenato parecchio con i segni ed è ormai in grado di farli ad alta velocità in maniera automatica. Ecco che quindi rapidamente le mani vanno a comporre quei sigilli necessari, mischiando le dita tra di loro, componendo in ordine il serpente, traslando poi nel drago. Prosegue da lì con il cinghiale per poi al cavallo, non esattamente il simbolo più comodo tra i dodici data la posizione delle dita interlacciate tra di loro e gli indici stesi a formare quei due lati di triangolo. Dal chakra infuso nelle mani durante l'esecuzione dei sigilli, andrebbe a trasferirne parte in un primo momento al foglio ricevuto, proprio a richiamare il contenuto, ovvero quel tronchetto di legno. Se il richiamo dal fuuda fosse avvenuto correttamente dunque, il chakra verrebbe rediretto verso gli arti inferiori, andando a potenziare la prestanza muscolare quando basta per poter levarsi dalla traiettoria della borraccia, sostituendosi con quel tronchetto richiamato. China quel che basta i quadricipiti, affondando per quanto può le dita dei piedi nel parquet, scattando alla sua destra in diagonale, a ore due per essere chiari, cercando quindi di levarsi dalla traiettoreia in questione, anche se la sua conoscienza non gli permette di allontanarsi di così tanto dall'area di impatto. [2/4] Se la sostituzione fosse avvenuta correttamente, con il chakra ridirezionato proprio verso gli arti posteriori, cercherebbe di approfittarne dell'effetto sorpresa e della cortina di fumo che si viene naturalmente a creare data la tecnica che ha utilizzato. Il profilo del corpo è basso in una posizione aerodinamica, mentre scatta al di fuori di quel fumo alla volta di Ren, proprio per chiudere la distanza di 10 metri che separa i due. È un allenamento e porprio come farebbe in un vero combattimento, si porterebbe a distanza di ingaggio in una situazione del genere, approfittando dell'effetto sorpresa e del fatto che l'eventuale nemico abbia appena finito la propria azione offensiva. [2/4][Chakra 7/10][Tentativo Tecnica della Sostituzione]

02:50 Ren:
  [Interno Dojo] Quando le spiegazioni giungono veramente al loro termine, che possiamo iniziare a divertirci veramente. Lo guarda tramite quelle fessure, il mento si muove piano di lato andando ad accostarsi pigramente ai suoi movimenti, a come mette le mani durante i sigilli ed i piedi prima di muoversi. E dal basso risale quella nuvola, dove il tronchetto verrebbe [Stoc!] colpito dalla borraccia per poi ruzzolare assieme ad essa sul pavimento. Ed è la mente di Ren a permetterle la chiarovisione di tutto [men 100] - con una nitidità disarmante. La postura rilassata viene contratta quando l'uomo sbuca, in sua direzione, dalla nuvoletta. Le labbra distruggono letteralmente il broncio, finendo per regalargli un sorriso tiepido. < L'altra. > E' nella frenesia dell'ingaggio che lo dice, spostando di qualche grado il busto in avanti in sua direzione, come se volesse scornacisi. E la velocità aumentata vien captata come una virgola, centellinata in un corpo che ancora non è forgiato e scolpito per sopportare tecniche eccessive, o cambiamenti radicali - come lo sarebbe nel suo caso, se dovesse attuare una delle due tecniche. Braccia che arretrano di qualche centimetro rispetto al corpo, compiendo forse due, tre passi alla sua volta, arrestando la corsa per slittar con le piante dei piedi contro il tatami. Assetto dinamico, dove il busto fragile costeggia il suo lato destro -sinistro per Eryk- sfiorandolo a malapena con lo sterno. Le ginocchia ritrovano una stabilità, anzi - le gambe rigide nello slittare - si rilassano solo dopo aver superato la sua spalla, tentando di portar la destra ad affarrare quella coda d'ebano. Li vorrebbe soffocar nel palmo, tra le dita smaltata di rosso, tirando appena - quel che basta per recidere la sua schivata successiva. Un divario troppo ampio da compensare. Ma gli lascia il tentativo. Il beneficio del dubbio. Fosse riuscita, e solo in quel caso, sarebbe a conti fatti alle sue spalle. Un ombra minuta, arancio e bianca - con uno scettro di capelli in mano. Lo farebbe abbassare, dalla nuca, fino a sussurrargli all'orecchio; < Con troppi giorni di sole, ti dimentichi com'è fatta una bella giornata. > Lo prende in giro? Probabilmente sì. Probabilmente si collega al suo dire di prima, sull'avere il muso lungo. Ed il sorriso tra quelle efelidi, rimane tiepido - ma presente. Insicuro. Le danza addosso come il migliore degli abiti dandole un aria serafica, ma al tempo stesso, così maledettamente luciferina. [Ck on][Pomyu nel bagno delle donne, probabilmente][agi 100][1/4 movimento 2/4 presa]

03:16 Eryk:
  [Interno Dojo d'allenamento] Ed ecco che ha la prova che quegli stuzzicadenti che ha Ren al posto delle gambe funzionano e anche bene! Non si aspettava una reazione così veloce da parte della kunoichi che di controbalzo, gelosa della chioma corvina del Doku, vorrebbe afferrarlo per la coda dei capelli in tutto e per tutto. <" Oh cazzo.."> gli sfugge dalle labbra, abbastanza spaventato per quel colpo dato che non aveva mai visto nessuno muoversi così velocemente, non fa neanche in tempo a ripensare a ciò che gli ha detto Ren sul secondo tipo di sostituzione e, con il chakra già impastato e concentrato già da prima nei piedi, non fa nient'altro che quello che l'istinto gli dice di fare: schivare più veloce che può. La velocità di Ren dopotutto è troppo maggiore rispetto a quella di Eryk e l'unica cosa sulla quale FORSE può fare affidamento è la maggior esperienza avuta in corpo a corpo giudicando da quel corpo che si ritrova la ragazza.. si ma a che livello? Le sue a confronto del mondo ninja non sono state altro che baruffe da bar. Il prompt sarebbe mandato dal cervello lungo la spina dorsale, per arrivare ai quadricipiti e ai polpacci solo dopo che quel ginocchio arriverebbe all'altezza dell'uomo, con quella mano già protresa verso il codino. L'adrenalina entra in circolo per la prima volta, dato che il suo cervello registra quella presa come un attacco vero e proprio a differenza del lancio di quella borraccia poco fa. Enzima che va ad unirsi al battito cardiaco accelerato e chakra infuso nei muscoli delle gambe. Cercherebbe quindi di abbassarsi quanto può per mandare a vuoto proprio quella mano, chinando il busto in avanti anche per mandarla fuori tempo rispetto a magari indietreggiare. Il peso del corpo viene portato interamente sulle dita dei piedi che scalcerebbero il parquet al di sotto proprio per scappare nella direzione in cui Ren ha deciso di attaccarlo. Se questa sostituzione fosse avvenuta con successo, una specie di after image dovrebbe essere al posto del moro mentre, senza riuscire a capire perchè, il doku si ritroverebbe estremamente vicino all'ingresso del salone del dojo che stavano occupando, avendo percorso in una frazione di secondo trenta metri ma senza capirne ancora il motivo o capacitarsi su come abbia fatto, dato ovviamente l'alto dislivello tra l'agilità mostrata e i riflessi e l'abilità cognitiva che attualmente possiede, incapace di compensare quello squilibrio. Si volterebbe semplicemente, in teoria alle spalle proprio di Ren, in una distanza che comunque non è sicura per lui con quello che Ren gli ha appena mostrato. L'unico pensiero dunque è quello di prendere più spazio, metterne più che può tra loro due, scattando indietro ulteriormente[Chakra 3/10][Tentativo Kawarimi no Jutsu][2/4 tecnica. 2/4 movimento][40 metri]

19:20 Ren:
  [Est. Dojo] Le sue dita. Si perde nelle nocche strette attorno alla coda di Eryk - finendo per osservare le ciocche chiedere pietà, asfissiate dal suo palmo. Ha già vissuto questa scena, a dire il vero, ed è un pessimo ricordo. Uno di quelli che vorresti levarti di dosso il prima possibile, per poter vivere meglio. D'ignoranza, o di leggerezza. E man mano che apre il palmo, abbassando il mento verso il punto d'attrattiva - lo lascia scivolare in una carezza di nocche contro la spina dorsale. Dalla nuca, alle scapole. E lo sfiora, delicata, virando la testa alla volta della spalla. Il tintinnare degli orecchini è solo un debole ricordo ovattato dallo scendere furioso della pioggia, ed il respiro accelerato cerca di calmarsi muovendole il petto ad un ritmo elevato, anche se non eccessivamente. < Devi imparare a giocare di più con l'effetto sorpresa. Per ora mettiti in una posizione di difesa, sempre. > Proprio adesso doveva pensarci? Proprio adesso doveva cadere nella spirale d'errori? Lo lascia andare, passando le dita tra i capelli con una delicatezza tale, da quasi non esser percepibile. E forse l'attenzione dovrebbe tornare su Eryk - e tant'è. Analitica, sistematica. E' uno schema vivente ed è probabilmente, tanto noiosa quanto lo dovrebbe esser effettivamente una come lei, per non attirare troppe occhiate indiscrete. E chissà se il doku ha letto il Noctis? Dalla furia, e la foga - in un pugno di respiri eccitati - sembra riaquisire il controllo necessario per portare avanti un vero e proprio discorso, passando pigramente la linguetta sulle labbra arrossate. E quello che gli ha detto, è volto a proteggerlo - tra le righe di discorsi che non verranno mai intavolati probabilmente. Passi leggeri la portano a dargli le spalle, muovendosi piano verso la borraccia che prima gli ha lanciato per poterlo mettere alla prova. La linea pallida della schiena tra le grinze del velo nero, più o meno scure, si curva fino a portarla chinata verso il pavimento. Afferra, si rialza. < Sei stato bravo. > Lo sciabordio dell'acqua nella borraccia, del vento contro le finestre che fischia. Ulula addosso agli infissi obbligandola a volger il viso alla volta delle stesse, concentrandosi su quel rumore. Unica veste di un silenzio ad ogni modo piacevole. Una parentesi in quella camminare per appoggiare di nuovo la borraccia al suo posto, in modo che torni al legittimo proprietario. Sono movimenti sterili, in netto contrasto con chi era giusto un attimo fa'. Sotto attacco. Gli occhi che brancolano in una patina di dubbio e domande, sostano sul palmo con cui gli ha stretto i capelli, come se potesse leggerci dentro qualcosa. E la pelle pallida non dice niente, divertente. Vede solo grinze e fessure, i polpastrelli docili e rilassati. Le unghiette laccate di rosso, come sempre. Sorvola, sedendosi sulla panca con un tonfo secco. < Se superi gli esami dell'accademia, rendendomi fiera dei tuoi voti d'uscita - prometto di premiarti in qualche modo. > [Ck on][Pomyu nel bagno delle donne]

19:34 Eryk:
  [Dojo d'allenamento] Sente quella mano delicata stringersi attorno ai capelli, troppo tardi per il doku per poter scappare da quella presa, troppa la differenza tra la velocità e i tempi di reazione che i due posseggono, anche con l'aiuto della adrenalina, non può farci nulla, dopotutto il divarico è enorme, più di quello che lui si immagina anche se a guardare la rossa, se dovesse sfidarla a braccio di ferro, ha come l'impressione che forse lì avrebbe una chance, ma anche lì è da vedere, pensava di avere davanti una lumacona col fatto che è sempre chiusa all'okiya e invece ne è rimasto sorpreso, un pò come contro Kimi dove ancora una volta, Eryk è stato portato alla cruda verità: è un pirletto qualsiasi per ora. Quando lascia il crine corvino, la mano della Seimei si porta con se l'elastico, facendo in modo che quei lunghi capelli cadano sul volto spigoloso e virile del Doku. Si gira a guardarla con quegl'occhi ambrati che la fissano da dietro le ciocche nere, neanche fosse un giaguaro che fissa il suo obiettivo, sì perchè Ren sostanzialmente è un obiettivo che si deve porre a livello di abilità personali oltre a livello di interazione sociale con quasi quel voto, quella promessa che le ha fatto della quale ignora se sia solo una rottura di scatole per lei o forse qualcosa della quale può avere effettivamente bisogno nella sua vita così diversa da quella dell'ex yakuza. <"CAZZO!"> si lascia andare in un urlo liberatorio, non tanto con la ragazzina quanto più verso se stesso, oh se è indietro con il programma. <"No, ti ringrazio per le parole di incoraggiamento ma non è vero. "> le risponde mentre porta le mani nuovamente ai capelli solo per tirarli indietro e scoprire il volto mentre le parla e riprendere il discorso <" Avessi imparato ciò che mi hai dato da studiare probabilmente avrei potuto fare molto di più rispetto a farti perdere tempo. "> per quanto lei pensi che sia stato bravo, quella sera per lui viene marchiata come un fallimento epocale su tutta la linea, dopotutto la rossa non sembra essere una persona così imponente come può essere l'hasukage e sicuramente quante persone come lei ci sono da dove sta scappando? È adirato con se stesso per quanto è stato ingenuo in questi anni e questo nessuno può negarglielo. La osserva come si distacca da lui e si va a sedere su una panchina, guardandosi la mano con la quale lo aveva afferrato, probabilmente pensierosa, solo per sentire poi quella frase. <"uff"> sbuffa, incamminandosi verso di lei proprio per azzerare le distanze. Si china sulle ginocchia dato che lei è piccolina di suo e in più sta seduta, non c'è modo che un gigante come lui riesca a guardarla in viso altrimenti, tanto non deve aver paura di possibili genjutsu, dato che è una sega in materia. Le mani callose le vanno a chiudere quella aperta che stava fissando in un pugno per poi andarle ad afferrare le guancie, poco prima che le lentiggini le macchino la pelle, andandogliele a tirare molto delicatamente, giusto per distorcerle in viso quanto basta per farsi guardare e levarle quel muso lungo <" Sì certo, mi immagino che premio puoi darmi con questo musone lungo. Che ne dici di esercitarti un pò con il sorriso, così come io mi esercito con le tecniche, eh? Mi sembra un ottimo inizio "> irriverente, onesto e schietto come al solito, il tono di voce non è giuviale, dopotutto può leggergli in volto quanto gli stanno girando le palle per essersi imbarazzato così tanto davanti a lei. <" Grazie Ren, mi serviva perdere così malamente. "> ammette poi, lasciandole le guance [chakra on]

21:46 Ren:
 Sentimenti; il discorso proibito riapre ferite che forse abbiamo sempre sottovalutato. In quel palmo. Nel torpore di un bicchiere di latte in cui inesorabilmente affoga, riaprendo punto dopo punto, una ferita che ha sempre cauterizzato molto male, molto a tratti. E allora rimane torva a guardare quelle grinze pallide - ascoltando la sfuriata come se qualcuno le parlasse dalla cima di quel bicchiere. Itsuki e Eryk alla fine, non hanno niente a che fare. È che quando qualcosa ti manca, la trovi inevitabilmente in ogni cosa. In capelli lunghi. Nel modo di fare sfacciato. Nei colori, quell'ebano. E sembra che abbia lasciato qualcosa di mieloso tra le dita che non riesce proprio a scrostarsi di dosso. Allora lascia calare il sipario su quelle costanti mezze lune, andando a ricoprir d'ombra gote con galassie color caffè latte. Le brucia nel petto. Come brucia terribilmente questo avvicinarsi del Doku verso di lei - ineluttabile - a passo serrato. Fastidio? Oh, no. È una parola così orribile da associare a Ren. Lei si veste di confusione, di quell'infantile curiosità - ed un malcelato strato di mancanze. Un groviera. È forse la paura la sua peggior nemica, dovuta al non sapere esattamente cosa la aspetta al di la di un sentiero che non ha mai percorso, se non ultimamente. Forse l'Okiya. Forse l'ombra di Kurona. Forse tutto quello che ha sempre giudicato come una gabbia, in realtà, l'ha sempre tenuta al sicuro da tutto quello che in realtà non capisce. O non vuole capire. Il caldo della mano, avvolta con una facilità disarmante, la spinge ad alzare gli occhi - due fessure strette che mostrano l'effige triangolare sulla palpebra sinistra ancora piacevolmente distesa. È bello. O meglio, è meravigliosa questa vicinanza - tant'è che l'iride brancola tra quelle nocche, nevrotica, ingollata e ridotta ad un semplice anello dalla pupilla che via via, va' distendendosi dalla capocchia di spillo che era divenuta ricordando il suo /no, non suo/ corvetto. Il filino di vento dalla tempesta, muove le ciocche contro le guance. La consolano per l'ennesima negazione arrivata l'attimo dopo aver compreso di provare piacere. Troppo lenta, Ren, rimane a guardarsi - a guardarlo. A guardarsi di nuovo. Con quell'elastico in mano. < Hai molto tempo, per esser l'ultimo dei tocchi di carne da lasciare a morire. > Cerca di consolarlo? < Del resto, ci hai messo trent'anni ad arrivare qui. Un giorno in più non cambierà. > E le labbra, quel cuoricino pallido, si muove a stento mostrando gli incisivi solamente dal labbro inferiore - e del resto, come darle torto? Davvero hai fretta, arrivato a questo punto? O forse semplicemente, la salamandra, ha premura d'avere quel che vuole. Di arrivare al suo obbiettivo. E quelle dorate non le incontra nemmeno per errore, divagando su tratti secondari. La mandibola. Il collo. Il naso. L fronte. Danza tra i connotati, li dove dicono si nasconda il diavolo. E respira piano, riprende possesso del suo corpo, goccia dopo goccia del sudore buttato con Tsuki fino a poco prima. Addirittura c'è dell'ilare nel suo essersi inginocchiato davanti a lei, che piano unisce le ginocchia e si curva in avanti, come se ci fosse bisogno d'altra intimità in un luogo fondamentalmente vuoto. In piena notte. < . . . > Pelle morbida, rughe espressive inesistenti - che ora distruggono una maschera in pel d'albicocca, mostrando per forza di cose un sorriso irrazionale. Lo lascia giocare però, come se fosse niente di più che una genin - o peggio - una deshi. Ma forse queste convenzioni non esistono più da quando ha varcato la porta dell'Okiya. È un batter di ciglia, come se fosse allibita. Ma la verità è che sta pensando. Se non sorrido mai è un problema? Lo è per le persone che tengono a te, stupida. < Io sorrido... > Cerca di giustificarsi, per chissà quale motivo, pizzicandosi tra incisivo e canino il lato del labbro inferiore. Si prende una piccola pausa - e il busto scivola in avanti. Il colletto stretto del cheongsam. Il tintinnio debole degli orecchini che carezzano quel collo da cigno, lievemente ricurvo a mostrare la gola. E la mano, la stessa torturata dai pensieri lascia prima scivolare il suo cordino lungo il polso, minuto, finendo per carezzar il lato basso dello zigomo sinistro di Eryk. Passerebbe sotto l'occhio con il profilo del pollice. Fino a morire verso la tempia. < È che ho altre priorità. E spesso penso troppo a lungo. Ammetto di esser una persona noiosa, non mi so' divertire come sai fare tu. O come sanno fare molte ragazze della mia età. Tsuki dice spesso che arrivando dalla merda, probabilmente, io mi ci senta appartenente. La verità è che, non guardo a queste cose. Non penso mai /dovrei sorridere, sarei più carina/ - semplicemente perché non mi interesso di piacere. O di stare simpatica. > E screma quel discorso tra le labbra, come se volesse presentargli il peggiore dei biglietti da visita. È disinteressata ad esser più sorridente. O più carina. O più divertente. Però quella carezza sulla tempia si sarebbe fatta spazio, muovendo quelle dita come serpi albine a scansare con medio ed anulare le ciocche nere - dietro il padiglione auricolare. Ma non è quello - non sono le dita il problema. È come lo guarda. Con una dolcezza immane, quasi empatica, così discordante dal suo essere usuale. Glaciale. E le ciocchette aranciate che le scivolano sul viso, ora - tesa di poco in avanti - ciondolano a mezz'aria, quasi a solleticarlo. < La verità, Eryk. > Incalza piano, nel tono modulato con cui si direbbe un segreto. E il broncio perenne rimane lì, a colorarle le labbra. Le ciglia che si alzano nascondendo il triangolo nella palpebra mobile. Lo lascia andare - lascia andare quelle ciocche, sempre che abbia potuto prenderle, alzando il busto e tentando di spingerlo a terra, all'indietro, con il ginocchio. Cerca di fargli perdere l'equilibrio. Di farlo perdere miseramente. Ancora. Ed ancora. Ed ancora. Finché lui per primo, si sentirà in dovere di esser più forte. O no - non forte. Più capace. E le antiche che si staccano dalla panchinetta, nel tentativo di spingerlo a terra, sedendosi sul suo petto per bloccarlo lì, in balia. < È che se vuoi vedere i miei sorrisi. E - la mia felicità. Dovrai esser in grado di starmi accanto. E come novellino...> Un attimo, guardandolo - con ciocche lisce come seta che le coprono metà viso. Solo un occhio, di quelle lune di piombo - scivola denso in quell'ambra. Ci affoga. O forse, semplicemente, affoga lui in se stessa. < Credimi. Non ti conviene. > Come sai, giovane Doku - la strada della libertà é impervia. [ck on] [end lezione]

Lezione per Eryk.
Abusi per Ren.
E basta sto cutie mi fa arrabbiare, lo menerei.