Bakeneko // Beto-san
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Giocata del 24/06/2020 dalle 20:45 alle 23:24 nella chat "Promontorio delle Vibrazioni"
[Colle più alto] Non c'è niente - incredibilmente. Non si sente neanche sfiorar da quell'aria che le si intreccia tra le ciocche aranciate tenute diligentemente lisce, rilegate dietro ai padiglioni auricolari. Ed è lo stesso vento a danzarle addosso - a farla divenire fiammella bianca e rossa sull'apice di uno di quei colli che costeggiano i piedi della montagna delle serpi. La baciano, la straziano - dilaniano contorni già poco definiti infilandosi tra le frasche d'un vestito pallido e trasparente che lascia vedere in realtà, tutto - e nulla al tempo stesso. E' struggente lo sguardo nelle plumbee, nasconde dietro filamenti screziati d'azzurro e nero, una caterba di domande che non potrebbe nemmeno porre a nessuno. Nella destra una maschera bianco latte, non dice niente - se non un enorme sorriso affilato come la lama d'un coltello, accompagnato da occhietti fallaci. Che non s'addicono per niente a quel broncio pitturato con assoluta minuzia su labbra macchiate d'un amabile rosso, molto più naturale di quello che vedremmo ai giorni d'oggi addosso alla mandria di ragazzine che cercano smaniosamente la moda. E' immobile. Sola. Alla fine del giorno, non è così per qualsiasi ninja? Solo a fare i conti con i propri spettri. Li stessi che Ren riesce a sentire, pregnar il suono, come se fosse un aroma inconfondibile. Un brivido le risale la schiena - tra le fossette di venere marcate da quelle trasparenze, fino alla nuca dove ora - quei lacci di corallo - sembrano propense ad inseguire un pigro levante. Maniche larghe del vestito che le coprono metà dei palmi - le dita affusolate a riposare, almeno quelle che non stringono la maschera di una personalità che solo ora, impara ad accarezzare. Ed è come se ci facesse l'amore ogni volta che ne scopre una facciata. /Lei/. Beto. Un informe e senza storia leggenda che si dice solo sghignazzando ai bambini. Sono passi ed occhi addosso. E' solo una sensazione che nessuno, ne io - ne voi - sappiamo abilmente descrivere. Esser inseguiti? L'ansia, di esser osservati? O di non avere abbastanza controllo, quando le vie si fanno strette e buie? Le ciglia ombreggiano sulle gote, una cresta tanto folta - da oscurar metà di quell'iride cristallina baciata dalle ultime luci rosate che si distendono sulla montagna. Gli occhi puntano ad uno spiazzo glabro della foresta della morte. E tra le labbra, c'è una sigaretta alla menta ancora spenta. Come se stesse aspettando. Come se fosse sul punto di gettarsi al di sotto di quel collo roccioso, sul promontorio. Come sulla vetta. O come se non importasse più niente, se non il superiore - maestoso - disegno stilato da dita nevrotiche e astiose. La sente ancora. Come se il Signore, non l'avesse mai trascinata via da questo luogo - destinata a rimanere con lui, ovunque egli sia. E le cosce si muovono - delicate. Trattiene il fiato in un pugno e ci gioca, malliflua, finendo per gettar l'ombra al di là del dirupo, su un altro colle. [ck on][Pomyu non in vista.] [bosco > lì] Senza particolari intoppi o scomodità, quella loro vita da traditori prosegue, chi più avvezzo al fatto chi meno, seppur entrambi del tutto noncuranti di aver un coprifronte dell'Erba marchiato da Eiji stesso. Un segno d'orgoglio ed onore, entrambi appartengono al Suono e per sempre gli apparterranno, non vi è bisogno di alcuna nota impressa su nessuna placca di metallo, è una realtà tangibile e nessuno gliela porterà via, ne ora, ne mai. Soliti abiti addosso, nero e bianco di un completo formale, il Fuda della Yugure giace all'interno della giacca in una tasca di modeste dimensioni, guanti neri a reggere una sigaretta ed un'accendino, passi ben precisi ed elitari che si muovono senza lasciar che nessun moto venga abbandonato al caso, uno schioccare metallico, l'illuminarsi della punta del palliativo di carta e tabacco, poi il silenzio che vien rotto soltanto dall'aspirare del primo tiro, un sibilo tra i denti. Ed è di nuovo silenzio. Uno scivolare tra le ombre degli alberi e le fronde fitte di quello della Morte, occhi socchiusi onde evitare il fastidio dei primi fili argentei, poi un proferire che spezzerebbe definitivamente quel vuoto intorno a loro < Sai, dovremmo trovare un nome, così come ci ha proposto l'Insonne. > un soprannome, un'altro modo di venire appellati piuttosto che con nome e cognome, per quanto importante sia il primo ed altisonanti quelli a venir subito dopo - condivisi da entrambi - un modo per potersi far riconoscere e lasciare che quelle precise lettere fungano da monito, un'etichettarli preciso e per nulla lasciato al caso, estetico ma con quel velo di Caos che mai li abbandona <{ Mh.. Ho avuto diversi soprannomi, quando ero in vita, ma tutto ciò appartiene al passato.. Vediamo.. }> direbbe da dentro il Kagurakaza riflettendo tramite quel loro legame mentale, il tono di entrambi è placido e distaccato, pacato sena alcuna particolare inflessioni, persi l'uno nelle parole dell'altro, mentre lo sguardo colo del sangue è pigramente tenuto verso il terreno, la mano destra in tasca e la mancina che mantiene la sigaretta lì, tra indice e pollice, puntata davanti a loro, come ad indicare la via, fumante. Il pensiero del Goryo volge verso le possibilità a loro disposizione, un volersi rifare ai demoni del folklore nipponico che in questo contesto di certo non sfigurano, tutt'altro anzi, seppur sceglierne uno tra le tante leggende, non è di certo qualcosa di così semplice < Ora che ci penso, non mi era dispiaciuto trasformarmi in un gatto quella volta.. Ricordi? > un vago ridacchiare pigro che vien smorzato lì sul nascere, solo un'accenno, che vien pezzato da quel fumar contiguo, mentre oramai poco mancherebbe in quell'affacciarsi verso la radura dove si troverebbe la Seimei, al limitare del Promontorio, con il Principe che ridacchia a sua volta, inconsapevole che tra qualche istante, vi sarà ben poco da ridere <{ Mh.. È inutile rimarcare quanto io mi senta affine ai gatti, sarebbe uno scadere nell'ovvio.. A questo punto che ne dici del Bakene- !! > la scelta sarebbe abbastanza ovvia e sarebbe condivisa anche più tardi, quello Yokai che può sia assumere una forma felina che eventualmente una umana, misteriosi ed infidi, giocosi e crudeli allo stesso tempo, un perfetto emblema per loro, già, se non fosse che quel fermarsi brusco ed improvviso di Eiji non potrebbe di certo passare inosservato ad Itsuki che in quel bloccarsi verrebbe seguito dal Chunin < Mh? > sposta le vermiglie in direzione del punto nel quale starebbe guardando il fu Jinchuuriki , oramai entrambi distanti all'incirca una decina di metri dalla figura della Rossa, che viene ora inquadrata dalle scarlatte. Arresta l'incedere, si stavano dirigendo lì per inerzia per ammirare il panorama, il Crepuscolo stesso che tinge di luci esotiche il Suono prima di lasciar posto alla Luna oramai prossima a palesarsi, lunghi istanti di silenzio, non può non averlo sentito < . . . > non dice niente, ne lui ne l'altro che stizzito s'è mutato all'improvviso, lasciando la possibilità al ventiduenne di rivolgersi, dopo lunghi istanti di vuoto, alla Special < Sei qui per l'Insonne? O Perchè hai ceduto per prima..? > lui, loro, non l'hanno cercata, la loro condizione è indubbiamente più delicata e precaria per andare in giro per le cinque Terre a cuor leggero, ma di certo non sono andati a cercarla. Così come non sono andati da altre, a cercare futili conferme. { Ck on } [Colle più alto] Come tutto potrebbe sembrare calmo, quando sotto l'epidermide c'è una guerra - uno vero e proprio genocidio. E con occhi che non vibrano di nessuna emozione, si perde nell'osservar gli ultimi ricordi di un tempo. Gli ultimi ricordi che aveva delle sue mosse, dei suoi sorrisi, dei palmi oramai resi ruvidi dalle molteplici cicatrici e del viso - oh - il viso di una meravigliosa dea che in un frangente di follia aveva deciso di sfregiarsi con quelle due parole peculiari. Giocattolo dell'Inferno. Quasi ci verrebbe un risolino nevrotico al solo pensiero di chi, tra i comuni mortali, l'aveva additata come creatura divina. Forse perchè serafica. Forse perchè apparentemente buona. Forse per come si muoveva? Le ciglia s'abbassano impercettibilmente, rapita - mentre una fiammella osa avvicinarsi alla punta della sigaretta, creando un piacevole bracere che possa illuminarle di rosso il viso. Come se non ce ne fosse già abbastanza. Dei pendenti a goccia, oro e giada, carezzano la linea affilata della mascella, quella curvetta adorabile appena sotto il lobo dell'orecchio. Il vento, sempre lui, li fa' tintinnare appena. Ogni tanto. Rumore di carta. Di brace. Uno sfrigolio debole, ma che nel silenzio, sembra voler fare un chaos assurdo. Lo stesso rumore che farebbero i passi del corvo, dietro le sue spalle. Non si muove, così - circondata da un vuoto che sembra metterla nella condizione di alienarsi. Così - strana. Così diversa che, ci risulta difficile l'idea di poter piacere a qualcuno che non sia Pomyu. La palpebra vibra, e senza muoversi, sembra volerlo cercar nel proprio campo visivo, ma no, non ci arriva. La stoffa che s'assottiglia, s'allarga, mostra un barlume di pelle solo per poi strapparlo alla visione di chi - ora come ora - si fa' vanto di non averla cercata. L'ha trovata. O forse, ha sperato di vederla cedere un altra volta? Terra arsa. Con sale. Non gli aveva promesso questo, l'ultima volta? La maschera si solleva lentamente, s'attacca al fianco - verso il retro - ad una cintola in corda sottile, pallida, rilegata a ciondolare pigramente sui fianchi quando si muove. E' il busto a farlo per primo, volgendosi in tralice a lui - girata solo per metà. Lo osserva, senza quella montatura sottile che solitamente si porta dietro. Lo mette a fuoco, stringendo appena le palpebre per poterne risaltare i tratti. I capelli. Gli occhi. Le mani che, normalmente, sarebbero guantate. Ed il suo fare beffardo, e gli dei solo sanno, quanto fragile. <Avevo bisogno di pensare. > A cosa? Oh non avete idea. E' solo un momento d'attesa, alla fine; attesa, creazione, ponderare, le sembra di macinare come un mortaio ogni cosa che le passa per la mente, in dovere di dar una forma alla bellezza della verità che tutti, in qualche modo, sembrano ignorare. E c'è pure un ma, le aleggia vizioso sulle labbra schiuse - mentre lo osserva. Non collidono gli occhi, ma aleggiano addosso come un ombra di piombo. Espira, non esce un solo verbo - anzi, si preoccupa di girarsi nuovamente verso il dirupo. Ma sono contenta di vederti? Mhn. Si. Ma in un certo senso, nessuno lo ammetterebbe in questo caso. < Vieni vicino a me. > Ed il palmo, decorato con quello stelo bianco, coprendola di mentolo e gelsomino, fa un cenno allo spiazzo accanto a lei. Un colle stretto. Basterebbe una spinta, per cadere giù e probabilmente - smettere di esistere. Il petto trema mentre si solleva; è come sentirsi in bilico, ogni volta che /Lui/ compare. O loro? E come potrebbe non tentennare, nel chiedergli di avvicinarsi? E' stanca - gli occhi pigramente arrossati. E neanche il tempo passato con Ekazu sembra lenire certe ferite. Forse malattia e panacea sono la stessa cosa, nel suo caso. Basta lavorare, per sorpassare la stanchezza. < Eiji? > Una domanda che vibra nel silenzio, miele che le cola dalle labbra mentre sfila la sigaretta tenendola a mezz'aria. < Vorrei tanto parlargli. > ... < Non è il caso di tenermi il muso per una notte. Lo hai detto tu, alla fine - una notte non vale niente. E' stato solo sesso. > Giusto, Eiji? E il viso si china, sposta solamente il capo - come se volesse vedere una verità filtrata e rifiltrata, a modo suo. Scocca addirittura metà sorriso, affilato - rivolto al Kagurakaza. Come a volerlo, in qualche modo, istigar a uscire. [ck on][Pomyu non in vista.] [bosco > lì] Permane sul posto, distante quando basta per non sentire ne menta ne gelsomino, lo sguardo è piatto ed assottigliato, di tutte le persone che potevamo aspettarsi di incontrare, lei era probabilmente l'ultima, nonostante gli abbia detto Itsuki stesso dove si sarebbero rifugiati date le complicazioni recentemente insorte. Ma è ben più complicato il loro rapporto quello che inizialmente era un qualcosa a senso unico, un odio puro andato poi a mischiarsi con un'affetto contorto e perverso finendo poi per diventare lussuriosa rovina. Ed il profilo di lei vien adocchiato dalle vermiglie di lui, per poi concedere alle vermiglie di calare di nuovo e socchiudersi, il fumo viene esalato pigramente come al solito senza porre la minima veemenza nel modo di fare, un decomprimersi dei pomoni lento e prolisso quasi gli costasse fatica buttare fuori il vapore alla nicotina, il tono è una lama che allo stesso modo viene mossa con pigrizia e perizia allo stesso tempo, come un coltello che vien tenuto in mano da un giocoliere che appunto vi giochicchia prima di andare a scagliarlo contro chissà quale bersaglio. Seppur chiaramente, in questo caso, il bersaglio è la pallida Seimei. Quindi, come una delle lame più affilate di sempre, è poco più di un mormorio che si frega sempre dii quella virgola di astio nei suoi confronti, perlopiù sormontata da un'altro sentimento sopraggiunto impetuoso, nonostante sia stato favorito dal fare della personale trovata della Rossa < E sei venuta fin qui per pensare..? Tsk. > ma la lascia fare, la lascia espirare e trattenere quella verità che non esprime. E lui, o di nuovo, loro sono felici di vederla? Probabilmente l'uno più dell'altro, probabilmente non lo sà nessuno dei due con precisione. Perchè il dolore della perdita della sua Dea non è stato certo dimenticato ed ironicamente davanti a lui non vi sarebbe altro che la trasposizione mentale e gestuale della stessa Kokketsu che il Corvetto ha perso per sempre, un reale e tangibile ricordo in carne ed ossa di un qualcosa che non vuole ricordare, qualcuno nel quale si è rifugiato pur macchiando la memoria della Geisha. Il punto è che, una è morta, l'altra invece, dal canto di Eiji, tutt'altro. Eppure, nonostante l'iniziale risultar contrariato, un sospiro fumoso sarebbe il preludio di quei passi che lo smuoverebbero accanto a lei, non uno sguardo di più, gli occhi puntati lì sul panorama che il promontorio offre, oramai testimone delle ultime luci calde di questo giorno, volte oramai a lasciar del tutto posto al pallore della luna ed allo scuro della sera <{ Non deve neanche nominarmi. }> forse oramai capace di odiare la Seimei più di quanto faceva Itsuki, indubbiamente più innervosito dal solo star distante di poco più di un metro dal corpo candido della Special al quale ora vien rivolta la coda dell'occhio, gli angoli delle scarlatte a lambirne l'esile figura < Non ha intenzione di parlarti. > nulla di più, nulla di meno, traspone semplicemente le parole brucianti del Principe che riecheggiano nella sua testa, fino a quel sentire quello sbeffeggiante vocalizzo, sprezzante nei confronti dell'oltraggiosa ragazza <{ Ne abbiamo già parlato, io e te, e non ricadremo sull'argomento. }> direbbe il fu Jinchuuriki al Moro, lasciando che Itsuki torni con lo sguardo lungo l'orizzonte entrambi pericolosamente vicini al ciglio, basta un passo falso per cadere in un'acuminato baratro che perfettamente si addice al paesaggio del Suono < Ren.. Kurona potrà anche essere morta ed io ho fatto quel che ho fatto, ma lui non c'entrava niente, /Lei/ è ancora viva e Lui, invece, non te lo perdonerà mai. > mortificato nell'incominciare quella frase, quasi sente gli occhi ardenti della sua Dea trafiggerlo da dovunque ella si trovi, sporco nell'anima, una macchia indelebile che non può essere lavata via, ma della quale ha deciso - perlomeno inizialmente - di insozzarsi volontariamente. Silenzio, solo il suono del respiro e delle boccate di nicotina si frappongono tra di loro. [Colle più alto] Come si muovono le fronde, come il vento tira tra le foglie rapendole lo sguardo che sembra lanciato sul fondo di un paesaggio che da oramai molto tempo - sembra nascondere segreti di cui nessuno realmente ama parlare. Dal lago, ai monti, le nicchie più scure ed umide, le ombre che ora s'allungano come dita verso il promontorio. Sembrano cercarli. Sembrano volerli soffocare ed ingoiare. E lei, nonostante stia vibrando, rimane distante da tutto l'amore e l'odio che queste terre hanno viste. Bianca tanto, da confonder la pelle rosea con il vestito. Ed il petto che fragile si solleva, sospira - lasciando che i segreti rimangono tra le righe non lette di questo romanzo. Deve davvero ragionarci? La obbliga, pur senza dire niente. Le labbra chiuse attorno al filtro ivi rimangono per il tempo in cui lui parla - esplica la situazione, Eiji, Kurona. Cos'hai fatto? Bieco riflesso quello di guardarsi la mano con cui ha strappato quel frammento d'anima. Potrebbe rifarlo. Potrebbe riprenderli ancora. Eppure ora, le dita della manca oramai nude - si muovono tremanti verso la luce, alzate e volte con il palmo verso il dirupo, osservando le nocche pizzicate da un naturale rossore vibrare in modo impercettibile. E' stato eccitante. E' stato diverso - da come è stato con Ekazu. Eppure, nel fondo della sua anima, sa' di esser in qualche modo destinata al fianco dell'Uchiha. O forse, lo sono entrambi? La mano si chiude, afferra il nulla, sfilandosi la sigaretta dalle labbra con la mano opposta. < hn. > Un verso secco, riecheggia dalla gola; egoista tanto da non sentir nessun senso di colpa pungerle lo stomaco - o forse, Kimi, l'aveva additata come pura vanesia vedendo sul fondale della sua anima, frammenti che neanche lei aveva mai visto? Baciata da un rivolo di vento che le costeggia le guance, ciocche che le coprono la bocca, spenta in un broncio perennemente malinconico. Anche le lentiggini, quella via lattea bloccata su un viso tanto apatico, sembrano entrare in subbuglio nel suo mantenuto silenzio. E non riesce a sbilanciarsi neanche tra felicità, per la scoperta di Eiji - e l'infelicità - di aver perso qualcosa di meraviglioso. Di suo. Si muove solo con la coda degli occhi, ad osservarlo. Osservar il crine nero muoversi dolcemente per il vento. Ed i tratti illuminati per metà, da quell'ultima linea di luce rosata che va', man mano, morendo al di là del bosco. < Non sono brava a lasciar andare quello che mi piace. > Di cosa parla? Di Eiji? Di Itsuki? Di Ekazu. A conti fatti Ren, è come una bambina che ha appena assaggiato la cioccolata. Perchè privarsene? E non parliamo dell'amore, in se per se' - ma tutto quell'adorabile contorno che è l'infatuazione. Serotonina che le inebria il cervello. E con chi starebbe parlando, ora? Con chi dei due? Il bianco - o il nero? Le palpebre nascondono nel tetro quei proiettili che lui ha tanto amato - o odiato - per un po' di tempo. E le labbra, come vino, si schiudono a lasciar andare il respiro. Come se sentisse, scheggia dopo scheggia, la ragione venire meno. Esser uno stupido orpello. "Non sono brava". Ecco tutto. O forse suonano come delle scuse che ad Eiji, non interesseranno mai. O forse ad Itsuki, per averlo spinto a tanto. A quella mezza frase rimasta lì, nell'engawa, gettata fuori dalle labbra - prima d'esser abbandonata. E di abbandonare a sua volta. E la mancina s'allunga verso uno spiazzale del bosco, lì dove una macchietta di ruggine sembra macchiar gli steli d'erba, rendendoli secchi, morenti. E' il sangue Kokketsu ad infettar la vegetazione, uccidendola. < Lì. > Poche parole. Indicando con l'indice, risalendo la radura, un vecchio e maestoso albero. Come se fosse il film di una vecchia pellicola ritornata in voga. Addita un luogo senza alcuna base. E' tornata quì, alla fine, sia per nascere. Che per morire. < A volte mi sento indistruttibile. Lavoro fino a sentirmi mancare. A volte sono pronta a farmi sfregiare il coprifronte. > Come se ci fosse l'inferno dentro e lei - nelle macerie ardenti - fosse capace di danzare. Di muovere quei maledetti fianchi e veder crollare il mondo. < Altri giorni, invece, torno quì. > Uno filo d'aria che abbandona i polmoni. La rende gracile. La rende, niente più che umana. Una ragazza che non conosce il mondo vero, ma solo quello che la sua testa ha disegnato per rimanere in vita. La libertà, allora - è un dono o una condanna? L'ultima luce le batte sugli occhi, rendendoli - per qualche istante - dorati; come filigrana in quelle iridi di piombo che gli si versano contro, gli accarezzano il profilo - le rubine, finendo per caderci dentro a capofitto. Annegando. Strangolandolo, nei suoi occhi. < E guardo quella radura. Come se potessi ancora vederla camminare, con quel kimono. Bianco e oro. E nonostante il dolore, il sorriso beffardo in faccia di chi è pronto a muover per l'ultima volta la propria regina. > Le labbra si chiudono, la sigaretta - oh quella - s'è fumata per un po' da sola. Ed ora ritrova il proprio spazio tra le labbra rossastre. Inspira, aspira - ed il petto fa danzar quei promontori di carne così fragilmente. In modo delicato. E pallida, come un giglio, lascia che le narici creino quella condensa a separarlo da se. Nonostante così vicino. Fianco fianco - ad un passo dal vuoto. <Ho vissuto la sua vita. Eppure.> ... <Ho il terrore di cedere. A lei.> Al suo dolore. Al suo amore. A chi l'ha abbandonata. A chi ha abusato di lei. A chi l'ha usata - torturata - venduta - marchiato. E a tutte le vite che la bianca ha spezzato. E tutte le vite che ha amato. S'addolcisce, estremamente intima. 'Temo, Itsuki, di ricordare qualcosa'. No - a nessuno interessa Ren. Sei sola. Sola. Itsuki è solo un lascito. E nessuno capirebbe davvero, cosa vuol dire esser un cane senza padrone. O fuggi, o mordi. [ck on][sametag]
Giocata del 29/06/2020 dalle 17:43 alle 21:31 nella chat "Promontorio delle Vibrazioni"
[Promontorio] Nonostante le parole della Seimei, tutto si ridurrebbe semplicemente a quel di lei indicare la direzione dove la sua Dea è morta, ed è un voltarsi in quella direzione, un tendere semplicemente la mano destra con un fare istintivo, uno scatto, il voler raggiungere qualcosa di irraggiungibile, oramai distante dalla realtà. Fiato mozzo, delle parole si fermano lì in gola assieme alle proprie emozioni, sguardo sgranato colore del sangue e le labbra che si schiudono, vorrebbe poter rispondere e mantenersi lucido, ma inevitabilmente, il pensiero di essere distante da dove la sua lei è morta lo affligge, costringerlo a crogiolarsi di nuovo nella sofferenza < ... > ma non ora, non adesso, stringe la mano sentendo anche uno schiarirsi della voce di Eiji che da dentro si concentra su Itsuki stesso, non vuole più vederlo cadere nel baratro del dolore e lo stesso Moro stringe quelle dita ed assume un'espressione ben più arcigna in quel voler mandar giù i sentimenti, ricacciarli a fondo in quel loro venire a galla che non glie è stato per nulla concesso < Era così vicino.. Ed ora è così lontano.. Tu almeno hai avuto modo di vederla l'ultima volta, io invece.. Dovrei vivere solo dei ricordi rimasti.. > ma il suo tono si fà più rabbioso e snervato, le sopracciglia si inclinano e i denti digrignano appena, rabbioso nei confronti di lei così come È sofferente < Ma non ho intenzione di perdermi nei ricordi, cedi pure se vuoi, io non cadrò più nel baratro. > poi nulla, silenzio e fumo per aria. [Promontorio] Nonostante sia immobile - gli occhi scivolano verso il lato che costeggia il chuunin; si perde qualche istante, nel silenzio mantenuto - per ricalcarne parole e gesta. Forse per la prima volta, con enorme sorpresa - s'accorge che non sempre Itsuki risulta un arcana creatura. Fino ad ora, in verità, non s'era mai mostrato ne sciatto, ne sciapo, ne tanto meno scontato. Il vento che muove le ciocche coralline si ritira appena, tirandosi dietro quei filamenti lisci come seta. Carezza la nuca. Carezza le gote. Libera la fronte. La sigaretta sfrigola tra le labbra, manda un lampo rosso a spezzar il viso efebico. Il tipico dipinto annebbiato, un monet in piena regola. Ed il vestito bianco non nient'altro che un alone che si trascina dietro, scostando quelle corone grezze da lui - al baratro. No, certo, non quello di cui stiamo parlando. < . . . > Che stupido, a pensare che quella di Ren sia stata una fortuna, o che lo sia tutt'ora. Che sciocco a presupporre che l'abbia vista un ultima volta, quella notte. Eppure non risponde, anzi - mantiene un silenzio religioso lasciando vibrare piano la punta della lingua contro il palato. Labbra di pigro rossore che si schiudono - lasciano scivolar fuori il filtro della sigaretta - ed il tintinnio impercettibile della montatura tonda sul setto nasale si perde tra efelidi che rimangono immobili su una tela rosea. E non s'inclina di dispiaceri, gioia, nostalgia, amore. Non veste tali orpelli perchè, a conti fatti, sarebbero riduttivi su una statua tanto minuziosamente scolpita da palmi paradossalmente innamorati. < Non penso neanche ne valga la pena. > Cadere nel baratro? E probabilmente, nella mente contorta di Itsuki - è anche convinto di esserne uscito. Di essersi ripreso. E forse, a modo suo, è anche vero. E gli occhi come tagliole ferine, scivolano via dal panorama - si scansano dalla sua vecchia signora, cercando sulla vetta della montagna - Hanae. Come se potesse sentir la sua presenza da qui. Siamo ciclici. E Ren, con le dovute difficoltà, sta cercando di lavarsi i panni dalla caduta della sua signora - volgendo lo sguardo da un altro lato. Passi di legno, schiena che disegna una curvatura - nel danzar di veli che scopre e mostra. Scopre. E mostra. Il fumo profumato che le esce dalle labbra che circonda un lato e si staglia, come una nota cadente, contro il capo d'Itsuki. < Se Eiji ha tanto buon senso come io penso che abbia, ti spiegherà a tempo debito che la differenza tra amore e ossessione - è separata da una linea tanto sottile. Quasi impercettibile. > Uno. Due. Tre. Quattro passi la distanziano - riposando la sigaretta tra le labbra. La lascia pendere, fino a gonfiar e storcere appena il labbro inferiore. E' così adorabile. Maledettamente. Le folte ciglia, quella coltre che sa' di crepuscolo su lune di piombo - lo infilzano e trapassano da parte a parte, caino. < Ad ogni modo, hai scelto il tuo pseudonimo? > [ck on] [Promontorio] Il fumo che si esala verso l'alto senza scopo alcuno verrebbe racchiuso tra le labbra ed imprigionato tra le guance per qualche istante prima di venir processato dai polmoni per uscire più vaporoso ed effimero, un modo in più, fisico, per offuscare quei sentimenti che tanto si sforza di reprimere, incapace di gestirli ma perlomeno intento a provare con tutto se stesso per sopprimerli, tenerli a bada ed evitare di lasciarsi sormontare da tali ostacoli, tornare quello di un tempo, in preda ad atarassia ed alessitimia < Amare, per poi finire inevitabilmente per soffrire, probabilmente non vale la pena nemmeno in quel caso. > tono basso e greve, una tristezza che è solo di sottofondo e che non vuole riconoscere, andando a concedersi un soprassedere a quello stesso pensiero scuotendo lievemente il capo per andare a far sì che tutto ciò gli scivoli di dosso, scrollandoselo solo con quel placido movimento della testa, la coda d'ebano che dondola dietro di lui. Un tocco singolo e secco in quel far cascare la cenere a terra, si perde lì tra i ciuffi verdi d'erba ed allo stesso tempo si perdono per qualche istante le parole della Seimei, amore ed ossessione, entrami facce di una medaglia oramai futile e di poco conto, non è qualcosa che vuole provare più in nessuno dei due casi, è stato quel che è stato con la Rosa ma oltre a quello non ha la minima intenzione di doversi costringere ancora a qualcuno, legarsi e diventar succube di un sentimento che non conosce a fondo, deve dare la priorità al Caos e solo nel caso troverà qualcuno di particolarmente affine al suo ideale, che potrà vivere e bramare il Caos così come lui stesso anela alla distruzione ed alla rovina, allo scompiglio. Solo allora, potrà definirsi completo, non tra le braccia di una falsa Dea e nemmeno in un inseguirsi, volersi e non volersi infantile con una Strega che gioca con i sentimenti altrui. Un breve cenno scostante, uno sbuffo che divide le labbra in maniera appena sprezzante mentre Eiji da dentro ringhia quasi al sentire pronunciare il proprio nome dalle labbra della pallida ragazza, concedendo ad Itsuki di trasporre quell'astio aggiungendo prima del suo, ovviamente < Non ho intenzione di avere a che fare ne con una ne con l'altra, mi sforzerò per non aver sentimenti da gestire, non essendo in grado di farlo a dovere.. Ah... E gradirebbe che non lo nomini neanche, lui per tè non esiste. > parole secche e che possono risultare anche cattive o crudeli, ma le dice con una semplicità disarmante che semplicemente potrebbe far decadere un qualsivoglia intento insito nelle sue parole, benevolo o malevolo che sia. Fortunatamente, il discorso scivola poi andando a volgere in un'altra direzione, un'altro tiro dalla sigaretta ed un'aspirare con un sibilo, lo sguardo che torna verso l'orizzonte, le spalle si sollevano appena < Mh, sì, ne stavamo parlando proprio prima, suppongo che Bakeneko sia perfetto.. Tu invece? Il demone con i sandali di legno, giusto..? > domanderebbe avendo letto quel nome nelle missive, il consolidare di una teoria per nulla fondata, solo un'appellarsi ad un'indizio in quei caratteri. [Promontorio] Oramai arrivata alle battute finali - quegli ultimi tiri, finiscono per esser schiacciati a terra da uno slancio dato tra medio e pollice. Scoppia in una cacofonia di scintille incandescenti che sembrano illuminare il crepuscolo per qualche breve istante. L'ultimo sputo di drago che le esce dalle narici, la obbliga a socchiudere le palpebre, a farsi ombra sulle gote con le ciglia che si son abilmente rigettate altrove, all'arrivo del suo sguardo. Distoglie. Danza nel buio tra le frasche non troppo distanti, rivolgendosi al viale in discesa che dovrebbe portare alla montagna. Il ciondolare della maschera bianca sul fianco, il tintinnio degli orecchini dorati ad accompagnarla. Passo dopo passo. La posa oscilla pericolosamente tra quella di un milita e quella di una donna che ha finalmente una vaga comprensione di se' - del suo posto - delle sue azioni. Ma le proprie azioni, se ci pensiamo, son sempre viste in modo distorto. Fa' fede alla propria visione del mondo. 'Lo peudonimo' - riflettendoci, dovrebbe semplicemente farli riconoscere come un gruppo coeso e non un ammasso di scapestrati con teorie terroristiche - anche se. . . Le sopracciglia rossastre s'arricciano, la fronte corrugata, alla fine Beto deve caderle a pennello, anche in quel caso. Quale altro nome, altrimenti? Le parole di Itsuki sono un eco di sfondo nella testa sdoppiata, triplicata, ed osservandolo collega le sue parole alle emozioni citate - amore ed ossessione, non certo a due persone. E allora il capo annuisce, concorde. Come potrebbe non esserlo, effettivamente? Aveva già detto che ci sarebbe stato solo sale, nelle sue terre, no? < E' la cosa migliore.> Enuncia, come a voler raccogliere e chiudere un discorso dimostrandogli l'appoggio necessario, lei - che dal suo canto, ha già deciso, come detto nelle lettere. Per quanto parentesi rosea, amore e ossessione - quel bilico pericolante - non la sfiorano ancora. Le conosce, come saggio esterno, ma non le ha vissute. Non come Itsuki fece con Kurona. La linguetta slitta sulle labbra, finendo per estender le falangi appena, sgranchiendosi le dita. < Scendi dal trono, re decaduto. > Rauca, bassa - sfiora con gli occhi il pavimento risalendo il pantalone dal taglio elegante di Itsuki. O di Eiji. Cerca bianco e viola - e trova solo una coltre nera che oscilla in balia del vento. La schiena finisce per appoggiarsi contro un albero con un lato della scapola. /Non vali niente./ Un modo come un altro per decretare la poca importanza della cosa - o della personalità alternativa che vive nel corpo d'Itsuki. Ed il tono non verte da nessun lato - modulato e carezzevole, blandi filamenti da serafino che non si lascia intaccar da ira, o fastidi. Una maschera. O forse, a dirla tutta, è solamente la sua vera faccia. < Bakeneko, nh.> Lo ripete, testa sulle sue labbra il sapore della parola - e la mancina porta l'indice ad accarezzar l'angolo del labbro inferiore. Ci pensa, lo ricama addosso a lui - e sollevando la schiena dal tronchetto, muove qualche passo al centro del vialetto sterrato. < Sì. > ... < Credo che mi si addica. Mi piace l'idea che suoni simpatico, come un vecchio signore sulla settantina ed i baffi bianchi. > Ed invece, insomma, si rivela esser tutt'altro. Esala un sospiro, guardando il sole scremar lentamente al di la del bosco della morte. Di quella radura che saluta, semplicemente, con uno sguardo. < E' meglio che io vada dall'Insonne ora. Fammi sapere se hai bisogno di qualcosa dal paese. > Un congedo? Probabilmente. Alla fine hanno tirato le fila dell'essenziale da sapere - tra nomi e conclusioni - e sarebbe meglio rimanere così. In modo abbastanza pacifico. Un cenno della mano, con le dita che si sollevano -indice, medio- a scrollarsi da un lato. [ck on] [Promontorio] Lui si concede a sua volta quell'ultimo tiro e dopo quel trarre la dose di nicotina che rimaneva aggrappata a quel filtro di cotone andrebbe a posar sulla punta del medio quel poco che ne rimane, tenendolo appena premuto con il pollice in quel volgere la mano verso il ciglio del promontorio, lanciandola con uno schiocco frusciante del tessuto dei guanti che và appena frizionando, lasciando poi che i polmoni si comprimano in quell'esalare l'ultima nuvoletta che si perde nell'aria mentre le luci del tramonto oramai vanno a tingere tutto di arancione < Mh. > non dice nulla di più e nulla di meno, basta quel muto monosillabo a labbra serrate per decretare che va bene così, che continuare oltre a quel punto farebbe soltanto male ad entrambi. Il fatto però, è che quello che giunge dopo, fortunatamente, lo potrebbe udire solo Itsuki nella sua testa <{ Pffft.. HAHAHAHAHAHA!! }> ed in quello sbottare di EIji in una risata di puro malevolo scherno, altezzosa e sprezzante, il Moro verrebbe come colto di sorpresa ed andrebbe appena a strizzare gli occhi, come se un rumore frastornante ma allo stesso tempo elegante si fosse presentato senza il minimo preavviso da parte del Principe. Già, Principe. E sarebbe potuto essere stato un Re, molte volte, ad Oto e nell'Alba così come in molte altre situazioni e contesti, ma non gli è mai interessato, è sempre voluto rimanere un Principe proprio per il fatto che bastava quello, il troppo storpia in ogni caso e lui, quello all'interno, ripudia ora così come ha sempre ripudiato responsabilità, troni e inutili titoli onorevoli che possano porlo al di sopra di un chiunque. Dunque, mai termine più sbagliato ci sarebbe in quell'etichettare il Kagurakaza, che pare riprendersi da quello sbottare comico con un'espirare ironicamente esasperato, quella classica via di mezzo tra un sospiro ed uno sfogar il fiato che resta <{ L'avessi mai voluto un trono, ah.. Questa ragazza non ha idea di quanto deve ringraziare che non abbia più il mio corpo. }> o non avrebbe di certo perdonato un'insolenza simile, ma per ora l'indice di quel figurativo essere all'interno passa sotto all'occhio destro dal quale stava per colare una piccola lacrima di quello sbellicarsi, mentre in tutto ciò Itsuki, da fuori, si concede un piccolo, lievissimo ghigno < Trono? Si vede che non lo conosci. > è un riassuntivo mettere insieme quelle parole senza voler andare nello specifico, il trasporre di nuovo del dire dell'altro, di quei due che non possono che darsi manforte a vicenda in quel loro avvicinarsi sempre di più, esser sempre più simili. Già, tutto decade e non è una questione del non meritarlo quanto di non volerlo effettivamente, preferire la libertà ai doveri sempre e comunque, rimanendo all'altezza necessaria della scala gerarchica per potersi concedere il Caos, giungendo un giorno, quando saranno stufi, alla conclusione di voler essere di più, di voler saggiare il limite nonostante quel limite sia ancora molto distante e remoto < Beto-san, ordunque, sì, direi che ti si addice. > e detto ciò la seguirebbe con lo sguardo in quel che pare l'accenno di un congedarsi, scuotendo lievemente la testa in quell'andare a negare il fatto che effettivamente non dovrebbe avere bisogno di nulla di particolare, per le cose importanti ci starebbe già pensando la Doku < No, non penso ci sia alcun impellente bisogno se non quello di togliersi di dosso la taglia, ma ho già una donna che mi aiuterà, ti ringrazio.. > e detto ciò, potrebbe anche lasciarla semplicemente andare. Così oggi, come probabilmente per sempre. Di nuovo: per il bene di entrambi.