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Rosate senza rosei discorsi.

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con Furaya, Izayoi

13:55 Furaya:
 Ha richiesto un incontro con Izayoi Koshirae, colei che vuole essere una sua Allieva nonostante le avvertenze della Hokage in merito ad un ruolo simile. I campi d'addestramento sono ovviamente un ruolo propizio ed appropriato per svolgere adeguatamente il ruolo di Sensei. La donna ha dovuto optare per un abito più leggero e differente dal solito yukata che indossava. La parte superiore è formata da un tessuto rosso acceso simil kimono, con una chiusura a V sul petto che lascia sì intravedere la pelle e lo scorcio, ma evitando di sembrare provocante. Non ne trova il bisogno. I lembi sottostanti son infilati in una gonnella con una fascia elastica che ne copre la vita, d'una tonalità scura tendente al grigiastro. Le giunge sin ad altezza delle ginocchia, dotata di piccole frange che non ne limitano i movimenti. Sulle spalle, inoltre, di seta fine, v'è un haori bianco con delle maniche larghe e giungenti sin alla chiusura del gomito; dietro la schiena, ad altezza delle scapole, vi è raffigurato sia il simbolo del Villaggio della Foglia in rossiccio e quello del Clan Nara in nero subito sotto. I bordi delle maniche son circondate anch'esse di rosso, mentre è lasciato aperto sul davanti. Tramite un cinturone, vi son agganciate le due katane dalle quali difficilmente si separa, poste precisamente sul fianco sinistro. Attorno alla coscia destrorsa, v'è una tasca Porta Kunai e Shuriken con oggetti non dissimili da questi ultimi al suo interno. Sul gluteo sinistro, infine, porta anche una Tasca contenente degli oggetti utili quali tonici -sia di recupero chakra che coagulanti- e Fuda di differente genere. Avendo le braccia scoperte, sgombre persino dei vambracci metallici che solitamente userebbe nelle battaglie o nelle missioni alle quali prende parte, son visibili delle sottili cicatrici frastagliate e poste più o meno su gran parte di esse. Son talmente parte di sé che non se ne cruccia oltre. Attorno al collo, troviamo anche una fascia cremisi ed una collana recante il ventaglio degli Uchiha, sempre in bella mostra; tra i lunghi ciuffi rosei, tenuti sciolti, capeggia invece il coprifronte di Konoha. Son molti i pensieri che affollano la di lei mente, come al solito del resto, ma ciò non implica che debba riversarli sugli addestramenti da seguire o su chissà cos'altro. Focalizza il proprio pensiero altrove, nascondendo quelli che finora la tormentavano e non permettendo a questi di rovinarle l'umore. [Chakra ON]

14:11 Izayoi:
  [> Campi] Chiaramente, non avrebbe potuto rinunciare a quell'incontro per nulla al mondo. Onorata dall'essere convocata dalla Kage per probabilmente accentuare e gettar le basi di quel rapporto tra Sensei ed allieva che la stessa Izayoi aveva richiesto in quel lì di Kiri, senza indugiare ulteriormente riguardo a qualsiasi altra questione, tenendosi del tutto disponibile per quel trovarsi ai campi d'addestramento, lì dove si starebbe avvicinando con degli ultimi, precisi passi. Mai troppo di fretta e nemmeno troppo lenta, in perfetto orario, senza concedersi nemmeno per un'istante l'idea di potersi attardare nei confronti della Judai, non se lo perdonerebbe MAI ed oltre tutto che figura ci farebbe? Sarebbe li peggio dei modi per iniziare un rapporto di fiducia reciproca. Un profondo respiro, ed il petto poi si comprime in quell'espirare, andando a convincersi che è calma e che va tutto bene, è all'altezza di stare al fianco della Kage e non ha motivo di sentirsi in difetto, è solo che stare davanti a quella figura per lei tanto importante ed onorevole, una pura fonte di ispirazione vivente, la mette sempre più o meno in soggezione, nonostante il suo animo ferreo ed imperscrutabile. Tranne quando c'è di mezzo Saneatsu, quello è un'altro discorso però e non staremo certo a risollevarlo ora < Buongiorno, venerabile Kage. > direbbe lei presentandosi quindi in loco, con le mani in grembo giunte tra di loro, chinandosi in avanti per compiere quell'inchino relativamente profondo in direzione della Rosata, un sorriso sul viso che dimostra la purezza di quella ragazza, capace comunque di farsi valere nonostante l'aspetto sereno e pacifico. Indossa il solito, quella maglia di kimono, le maniche staccare rette su dai lunghi guanti neri, bianco e rosso è il colore principale di quella parte superiore del vestiario, mentre sotto vi è una solita gonnella rosso scuro a sfiorarle li ginocchia, lunghe calze bianche che coprono le ginocchia a spuntare da sotto gli stivali che si son soffermati qualche istante fà, piccoli cigolii della gomma delle suole ad annunciarla, Takemikazuchi chiaramente al suo fianco, il sinistro, con il fodero infilato nell'obi più spesso che sovrasta quello più sottile a cingerle il ventre < Vi trovo bene. > direbbe lei che più che vederla pensierosa, sena voler risultare impertinente o saccente, si concederebbe quella semplice affermazione che sarebbe un domandare come và, seppur chiaramente in maniera molto poco confidenziale. Più che la spada, ha poco altro con sè, un paio di tonici e qualche Kunai nei porta kunai sulle gambe. Il Chakra per ora rimane sopito, anche se è prontaa richiamarlo qual'ora ce ne fosse il bisogno. Non è carenza di zelo, è il suo fare le cose al momento opportuno, quando sono utili, senza perdersi in quisquilie come il richiamare il Chakra appena messo piede fuori di casa. Necessità, non è un gioco essere una Kunoichi.

14:33 Furaya:
 Il tempo a sua disposizione è relativamente poco, considerando il ruolo che ricopre e quanto importante sia per lei. Ha sempre qualcosa o qualcuno a cui proiettare il proprio pensiero, pur cercando di non soffermarcisi più del dovuto. Talvolta, persino per pensare ha bisogno di un numero di copie non inferiore a due. Gli occhi azzurro cielo della donna si posano sulla figura in arrivo di Izayoi, cercando di mostrarle un sorrisetto per quanto poco convincente possa apparire. Alla fin fine, addossarsi tutto quello che si può soltanto per trovare e ostentare la necessità della pace influisce anche sul suo carattere e su quel che prova. Lo ha voluto lei, del resto, dunque lamentarsi non è consentito né lo farebbe. <Chiamami Furaya.> Ribatte, ostentando la necessità d'esser chiamata per nome e non con altolocati appellativi. D'altronde, sono da sole, non sono neppure nell'ufficio alla Magione, quindi lo reputa ancor meno corretto. <Bentrovata, Izayoi.> La saluta anche lei, dopo poco, raddrizzando la postura e portando le mani ai lati dei fianchi, poggiandole su questi ultimi. Il cielo sopra di loro viene talvolta oscurato da qualche nube che copre i raggi solari, ma nulla che posso loro impedire d'allenarsi. <Non posso lamentarmi> Potrebbe eccome, tuttavia opta per non farlo soltanto perché non sarebbe giusto. Così come ha deciso d'accollarsi qualsiasi evento, qualunque misfatto legato a Konoha, allo stesso modo non pretende che tal peso scivoli sulle spalle d'altri. Soltanto Saisashi l'ha praticamente obbligata a farlo per prendersene carico anch'esso, concedendoglielo soltanto perché lei ha preteso lui facesse lo stesso con lei per quel problemuccio che ha nella testa. <ma tu come stai? Il ritorno a Konoha com'è andato?> La domanda è giustamente lecita, ma non sono lì per quel motivo, non l'ha convocata soltanto per chiederle il suo stato d'animo o fisico. Trattandosi d'un ruolo fondamentale per la crescita dell'allievo che ha di fronte, è altresì coerente che ne possano parlare. <Non ho dimenticato la richiesta alla quale ho acconsentito a Kiri> Ammette, mostrando un altro piccolo sorrisetto a fior di labbra nel tentativo di metterla a suo agio. <ma ho bisogno di conoscere meglio sia te che le tue capacità.> Comincia col dirle, lasciandole ovviamente il tempo per pensare alla risposta o a qualunque altra cosa voglia riferire alla sua Sensei. [Chakra On]

14:58 Izayoi:
  [> Campi] Se solo potesse effettivamente immaginare cosa voglia dire essere Hokage, forse non aspirerebbe a quel titolo in maniera così spensierata, ma d'altronde, è facile per una diciassettenne immergersi nel profondo dei propri sogni ed immaginare più fronzoli e rosee aspettative di quella che effettivamente sia la realtà. Quel sorrisetto, quell'apparire solare e pacata ma velata di un filo impercettibile di malinconia, è un qualcosa di più che giustificato dati i recenti avvenimenti, la Foglia con le porte chiuse, i suoi Lupi a tenere d'occhio le entrate, è una situazione tesa ma Konoha resiste, così ora come ha sempre fatto, guardando al futuro, e nel futuro di quel Viilagio lei sarà una stella che brillerà di luce propria. Annuisce, seppur appena restia a quel dover cedere ai suoi modi di fare infinitamente formali, l'aveva rimproverata persino Yosai riguardo il non usare quei suffissi, ma con Furaya non ce la farebbe proprio, può andar a levare aggettivi sfarzosi e nobili ma indubbiamente la confidenza è ben poca per concedersi di omettere anche quelle quattro lettere a seguire < D'accordo.. Furaya-sama.. > un breve pausa prima di poter forse concedersi un'altro corretto errore in quella sua personalità, scostando appena le iridi di lato durante il pronunciare del nome della Judai, tornano poi a guardarla, sorridendo al venir chiamata da lei, il pollice che si sfrega appena sull'altro, le dita affusolate intrecciate in grembo, volendo credere a quel suo non potersi lamentare, seppur sembra che si celino altre verità, al di sotto di quello sguardo azzurro che ha imparato a sostenere ogni male, a non lasciar trapelare debolezza alcuna, assieme al diventare una Kunoichi leggendaria < Abbiamo reso omaggio ai Kami e siamo tornati senza problemi, Saneatsu Senpai è stato al mio fianco per tutto il viaggio.. > e lo dice quasi arrossendo, facendo scivolare lo sguardo in un punto imprecisato del terreno, osservando ciuffetti d'erba, smuovendo appena la punta del piede destro, il tallone a sollevarsi ed un paio di gradi a destra ed a sinistra a mostrare quel lieve velo d'imbarazzo, nel pensare al Chunin, tornando poi a ricomporsi nel tono, che era andato a farsi più smielato dal nominare del Koshirae in poi, ed allo stesso modo ricomporsi nella figura, un lieve schiarire della voce in un paio di vocalizzi che suonano dolci pure in quel cercare di riprendere in mano se stessa, annuendo profondamente a quell'alludere alla richiesta della Nebbia, concedendosi un sorriso che ora snuda le bianche perle, un'inchino solo del capo, a ringraziare < Gliene sono infinitamente grata, vedrò di non deluderla. > e nel frattempo è anche diventata una Anbu, ma non ha certo bisogno di doversi vantare o fargli notare alla cosa, l'Hokage è al corrente di questo ed altro, nel suo Villaggio. Quindi, senza ulteriore indugio, vedrebbe di andare a chiudere gli occhi per conformare con le mani il sigillo della Capra, un'immaginarsi in un piano astratto dove alberi di ciliegio vengono smossi da una lieve brezza un paesaggio utopico nel quale si perderebbe immergendosi nel proprio essere per ricercare energia fisica e mentale, un ripercorrere di se stessa introspettivo che andrebbe prima in direzione di quell'energia che corrisponde alla trasposizione della mente, uno Yang bianco che si paleserebbe con quel suo solito puntino nero, una grande virgola dalla forma affusolata, candida, che verrebbe presa e messa da parte, a sinistra di un'ipotetica linea immaginaria orizzontale, mentre i Sakura continuano a fare di sfondo. Poi, senza troppi indugi, dovrebbe essere in grado di ritrovare dentro di sè anche l'energia fisica, lo Yin, quella contrapposta forza che andrebbe a palesarsi come una nera figura, una metà perfetta screziata solo dal bianco pallino, un chiaro segno dell'esistenza di uno grazie all'altro, l'impossibilità di venir separati e riconosciuti come a se stanti , simili ma allo stesso tempo diversi. A quel punto, posizionata sulla destra la nera metà, vedrebbe di andare a sospingere in un punto focale nel mezzo quei due emisferi, cercando di farli coadiuvare in quella curva linea di mezzo ad incastonarsi, nel mentre che quelle ruotano, figure che all'agganciarsi tra di loro, in quel toccarsi e combaciare, girerebbero più velocemente sino quasi a mescolarsi, esplodendo poi in un'onda d'urto violacea che smuoverebbe i petali di ciliegi, costringendoli a cadere come mossi da un'impetuoso vento, con il Chakra teoricamente pronto all'uso, qualche violacea lingua di energia a danzargli intorno mentre riapre gli occhi < Sono pronta, mi metta pure alla prova. > e poi niente, fiera e palese determinazione la mancina sul fodero e la destra lungo il fianco. {SE ck on}

15:24 Furaya:
 Quando si è giovani e si guarda dal basso il Monte dei Volti, si desidera essere il prossimo il cui volto sia scolpito nella roccia. Nel momento in cui, crescendo, si raggiungono vette sempre più elevate, ci si accorge di quanto effettivamente si vorrebbe essere più in basso; tornare ad essere un allievo o un Genin che non è necessariamente invischiato in simili problemi. Izayoi stessa vede la figura dell'Hokage come una di quelle alte teste che sono sul monte, che hanno fatto la storia del Villaggio, che l'hanno sempre difeso e hanno fatto di tutto per la pace. Tuttavia, non prende in considerazione quanto hanno dovuto perdere per fare in modo che la pace proseguisse nel suo corso e non venisse minacciata. Lei stessa non osa piegarsi, così come non s'è permessa di farlo nei confronti di Hotsuma Oboro. Ma non son questi i discorsi da intraprendere con la diciassettenne, non adesso quanto meno. Così come non ha ritenuto idoneo avvertire Saisashi nell'immediato che ha deciso di seguire gli allenamenti di Fenrir, nonostante ciò voglia dire abbandonare Konoha per un imprecisato numero di giorni. <L'importante è che non sia accaduto niente di negativo> Replica al di lei dire secondo il quale Saneatsu -quello gnocco di Saneatsu, correggiamoci- le sia stata di fianco tutto il tempo. <e che siate tornate indietro sani e salvi.> S'è fidata di entrambi, tanto da acconsentire al loro viaggio senz'alcun problema purché tornassero nel breve tempo possibile in vista dell'affronto al finto Dio e del ruolo di entrambi all'interno delle Forze Speciali, le quali son ovviamente "costrette" a pattugliare il perimetro del Villaggio. Ella attiva il Chakra, mentre l'altra la osserva senza pronunciar ancor null'altro in sua direzione. <Da ciò che so a proposito del tuo clan, sei legata alla tua spada o lei è legata a te> Dubbiosa nell'esternare una frase del genere, ma non perché sia insicura. Non conosce benissimo i Koshirae, essendosi trasferiti sia a Kusa che a Konoha da relativamente poco tempo rispetto a molti altri Clan che invece son lì da anni e secoli. <tuttavia, non posso aiutarti nell'addestramento relativo a quest'ultima. Posso però insegnarti ed affinare maggiormente le tue doti nell'ambito della scherma.> A sua volta, usa le Katane in combattimento, due di queste Izayoi potrà vederle sul fianco sinistro della Kunoichi, portandole di fatto sempre con sé. <Ho bisogno di capire le tue basi: come impugni l'arma, la posizione assunta durante l'attacco e la guardia.> Non la sminuisce, comprende che buona parte della "base" sicuramente la conosca, tuttavia trova il bisogno di avere lei stessa una base dalla quale partire per un insegnamento, non potendo inventare né immaginare col rischio poi di sbagliare. Accompagna il tutto con un sorriso, ovviamente, volendo far sì che si senta a suo agio. <Prova a sferrare un colpo nel vuoto, immaginando un avversario davanti a te.> Semplice, lineare, qualcosa di veramente basic. [Chakra ON]

15:53 Izayoi:
  [> Campi] Già, lasciamo i problemi da parte e concediamoci la semplice naturalezza di questo incontro, accogliendo le parole che esprimono ciò che era importante per la Kage riguardo quel loro viaggio verso l'Erba < Lieta di non essere stata una preoccupazione di troppo. > direbbe lei per poi andare ad ascoltare silente e rispettosa il dire della Judai, mentre permane immobile in attesa di un qualsiasi dire di lei, riguardo il cosa fare e cosa doverle mostrare, permettendosi prima di rispondere riguardo la questione di Lei e la sua Arma Divina, annuendo con un singolo cenno della testolina di ciliegio per poi andar con un tono un pò più solenne ed onorevole a precisare la cosa < Esatto, io e Takemikazuchi siamo una cosa sola, veniamo scelti dalla Spada e siamo ad essa legati, per sempre. > e lo sguardo volge direttamente in direzione di quella al suo fianco, lilla che si posano sull'elsa a forma di croce e su quella particolare guardia alata, i due colori neutro a contrapporsi ed i decori che per ora giacciono sotto al fodero, sulla lama. Tornerebbe con la propria attenzione in direzione della Nara vedendo di scuotere appena la testa, un lieve cenno di diniego come a voler appena sminuire, seppur in maniera rispettosa, quelle parole da lei detta, andando a rimarcare il simbolo che è la figura della Kage ai suoi occhi, Kunoichi esperta atta alla difesa della pace e della giustizia, un qualcosa diquanto più riconducibile a ciò che vorrà essere la Koshirae da grande < Qualsiasi insegnamento potrà concedermi sarà oro per la sottoscritta. > direbbe con un cenno di ringraziamento che di nuovo si esprime con quel chinare posato del capo, la dritta che all'unisono si porta sul petto come a sottolineare se stessa e la saggezza che trarrebbe da qualsiasi lezione la donna vorrà impartirgli, mettendo da parte persino la sua convinta supremazia riguardo l'arte della spada, riuscendo ad adombrare quei suoi anni di doloroso addestramento, sicura del fatto che può solo che imparare da Furaya, qualsiasi cosa pur di perfezionarsi. Ogni evento è un battere su quella lama ancora rovente che ripiegandosi, come nel creare delle orientali spade, diventerebbe sempre più resistente ed affilata, rasente alla perfezione che sempre ricercherebbe. Un'ultimo annuire, questa volta più convinto e deciso, un solo mugolio che accompagna quell'acconsentire alla richiesta della donna senza battere ciglio, portando quindi la dritta in direzione dell'elsa della spada, stringendo forte sia su di quella che con la manca sul fodero, a tenerlo fermo per concedere un'estrazione perfetta < Svegliati, Takemikazuchi. > è quel suo tono marziale ed impeccabile, la venera andando riferirsi alla lama come se fosse un'essere a se stante, la tratta con sommo rispetto e mai se ne separa. Un sibilo metallico ed acuto in quel venir fuori della tagliente bicroma, portandola davanti a sè mentre gli occhi cadono sulle spade della lei dinnanzi alla Genin, pura curiosità in quell'averle adocchiate, amante delle armi bianche la diciassettenne che tornerebbe con la propria attenzione sul dorso della propria lama, il filo rivolto davanti a lei e la punta verso l'alto, dritta e precisa. Un profondo respiro, un socchiudersi degli occhi per qualche istante, deve dare il meglio di sè ed in quel concentrarsi porterebbe la mancina dietro al dorso stesso, tenendola distante di qualche buon centimetro, un ricercare della calma più estrema, quel colpo, per quanto sarà diretto verso il vuoto, ne và della sua immagine agli occhi della Judai. Il polso destro si ruota improvvisamente in senso orario di almeno un quarto, la lama andrebbe ruotando verso il basso e la punta a dirigersi verso l'esterno, da verticale ad orizzontale in un solo istante ; Ed andrebbe anche oltre quella Katana andando a portarsi obliqua e diagonale al terreno, mentre il gomito destro è distante di qualche centimetro dal ventre in quello scivolare ad accompagnare il gesto mentre la sinistra si appittisce ed il braccio ad esso collegata si porta con il gomito verso l'esterno, più o meno ad angolo retto, il busto che ruoterebbe appena in senso antiorario seguendo quindi l'ultima citata. Il piede destro si scosta andando appena più indietro ed è la punta a far da sostengno a quello spostarsi del peso, mentre tagliando l'ari come un rasoio, la lama si porterebbe verso l'alto a completare quella linea diagonale, dirigendosi verso l'alto in quello stendere del braccio destro che la porterebbe ad porre un fendente obliquo che terminerebbe con un'infilzare il cielo, il bicipite destro vicino al viso, lo sguardo fisso innanzi a sè e quella sorta di trance da battaglia che fortunatamente non la pervade < Come le è sembrato? > domanderebbe curiosa ma allo stesso tempo timorosa della risposta, tornando in posizione eretta in un vorticare appena della lama, piedi che si riuniscono e mancina sul fodero, spalle ritte e punta di Takemikazuchi a guardare verso terra, a malapena tiene le lilla su di lei. Non era permesso guardare il Maestros senza motivo durante quei duri allenamenti di clan, l'ha imparato a sue spese. Ma questi sono scorci di un lugubre passato al quale ora non deve cedere, seppur la guardi con la coda dell'occhio soltanto. { 1/4 estrazione + 2/4 fendente | ck on }

16:35 Furaya:
 Talvolta, rispondere a delle affermazioni diventa difficile anche per la Judai. Quest'ultima osserva e scruta i lineamenti oltre che le reazioni della fanciulla, muovendo appena il capo dabbasso per annuire alle sue parole. Non ha altro da aggiungere riguardante il contesto di Kusa ed il motivo che ha spinto i due Koshirae a recarsi lì. Allo stesso modo, non ha voluto ficcare il naso negli affari di cuore abbastanza evidenti, avendo già i propri dei quali tenere ovviamente conto. <Takemikazuchi.> Un nome particolare, il nome della sua spada. <Dunque, ha un nome.> Aggiunge dopo averlo ripetuto sol per memorizzarlo meglio, spostandosi appena il corpo all'indietro per lasciare ampio spazio di manovra ad Izayoi data la richiesta fattale. <Le mie spade non ne posseggono, ma d'altronde non hanno niente a che vedere con le vostre.> Che quasi hanno un'anima, che possono essere percepite e che hanno un effettivo legame con l'utilizzatore. Lei ha soltanto scelto quelle che reputava fossero migliori per lei, piuttosto semplici e dal differente colore dell'elsa per non confonderle. Una di quelle, rossa e nera, l'ha usata l'ultima volta contro Ryota Nara: dieci anni prima. Da allora, l'ha estratta dalla terra in cui l'aveva conficcata soltanto per ripararla, affilarla nuovamente e condurla sul proprio fianco. Non ha mai più avuto la necessità di tirarla fuori, se non per pulirla, com'è d'obbligo fare per il corretto uso e mantenimento delle stesse. <E' reciproco> Ammette, stringendosi appena nelle spalle, il capo che va a piegarsi verso la spalla manca senza spostar gli occhi dall'altrui figura. <nonostante tutto, non si smette mai d'imparare.> Lascia intendere che persino Izayoi, persino una Genin possa insegnare qualcosa alla Hokage, specialmente trattandosi d'una utilizzatrice d'armi bianche. Certo, la Nara è principalmente utilizzatrice delle Arti Magiche, ma non s'è mai posta limiti sull'apprendimento e s'è destreggiata anche nell'uso delle armi divenendo un'effettiva ibrida sia dalla lunga che dalla corta distanza. La donna piega le braccia sul petto, divaricando appena le gambe e lasciando che i piedi si trovino alla stessa altezza delle spalle. Ne segue i movimenti, ciascuno d'essi, senza lasciarsene scappare neppur mezzo. Quello delle braccia è esemplare, ben calcolato e sfruttato, ma ha qualcosa da aggiungere a proposito della posizione dei piedi. <Deduco tu usi la mandritta.> Abbastanza ovvio, avendola seguita passo dopo passo. <La posizione delle gambe e dei piedi è importante per la rotazione del busto durante l'attacco> Comincia col dire, spostandosi d'un paio di passi per camminare, non per avvicinarsi o allontanarsi, ma soltanto per non restar ferma sempre nello stesso punto. <quindi, sposta il piede sinistro avanti rispetto al destro, il quale resta indietro con la punta rivolta dal medesimo lato. Non devono essere troppo distanziati, ma neppure troppo vicini. Credo siano nozioni della scherma che conosci benissimo, tuttavia.> Lei ci prova a fare da Sensei, allo stesso modo prova a capire quali nozioni possa già conoscere. <Quest'oggi, è più un incontro volto a scoprire punti deboli e punti di forza. Dopodiché, potrai arrivare ad affrontare anche me.> E' l'ultimo step di norma. Norita dovette affrontare direttamente Shinryu, il Draghetto di Lava della Nara, ma soltanto dopo altri allenamenti estenuanti. Un rapido crescendo. <Posso porti una domanda, Izayoi?> Pronuncia, infine. [Chakra ON]

17:01 Izayoi:
  [> Campi] Ognuno ha il proprio passato ed ognuno a sua volta decide di seppellirlo per poi accettarlo, oppure abbandonarlo senza più posarvi nuovamente neanche il minimo pensiero. Pochi istanti prima di quello sferrare del colpo, di concentrarsi in maniera abissale, calandosi dentro se stessa, avrebbe risposto con un sorriso onorato ed un muto cenno d'assenso nei confronti del ribadire del nome dell'arma divina della Genin da parte della Kage. Poi, avviene il fendente ed il colpo squarcia l'aria facendo sibilare la lama che descrive la propria traiettoria senza impedimento alcuno, concedendo poi alla Koshirae quindi la possibilità di porre quella domanda, permettendosi di rispondere però alle stesse parole della Hokage, senza lasciarle lì a perdersi nel vento, intrufolandosi in maniera riverente prima della risposta, probabilmente nel mentre che la Nara starebbe finendo di valutare ed analizzare i suoi movimenti < Non per questo le sue spade sono di valore inferiore, sembrano di fattura eccelsa e sono certa le rendiate onore ogni volta che decidete di usarle. > una conferma quella nella sua mente, che probabilmente darebbe oro se non il proprio stesso sangue per poter vedere la Kage imbracciare le armi e fare sul serio, osservarla abbandonarsi alla concezione dell'essere un tutt'uno con le proprie lame, perdendosi in qualche trasognante attimo nel posare gli occhi del tutto sulla figura della Judai, verso la quale poi si rivolgerebbe, con un breve istante immaginario a frapporsi prima di riprendere con il tono morbido < Se mai avrò modo di poterle insegnare qualcosa, ne sarò onorata, ma una semplice Genin come me ha poco da insegnare ad un'Hokage. > modesta solo davanti a lei, in grado di chinar la testa ed evitare la propria superbia che la distingue, quell'essere convinta di essere una spada perfetta, convinzione in grado di vacillare solo al cospetto di un'idolo come la Nara che ai suoi occhi rifulge di una luce unica e splendente, nonostante i fardelli che la donna porta sulle spalle. Forse, è proprio il sopportare quelle croci che gravano sulle sue spalle - per quanto lei non possa comprenderle - con un'aria così serena e pacifica, quei sorrisi malinconici che si sforzano di non apparire per quel che prova veramente, ad essere l'arma più forte ed ammirevole della donna d'innanzi a lei. Un mentore di vita, una maestra per sempre, imparerà qualsiasi insegnamento, duro o meno che sia, accetterà critiche e migliorerà, tutto pur di portare giustizia e difendere la pace della Foglia e delle cinque terre. Ed a proposito di critiche costruttive e commenti, schiude appena le labbra in quel venir carezzata dalle parole di lei, severe ma giuste, andando ad annuire con gli occhi che volgono per qualche istante verso il basso, lilla tra i fili d'erba < Mh.. Capisco, avrei dovuto spostare un pò più avanti la sinistra e fletterla di più per poter imprimere una maggior spinta verso l'alto.. > è rapida a comprendere ed elaborare per migliorarsi, perlopiù quando si tratta di avere a che fare con la spada, se dovesse per esempio aver da dire sulle arti magiche, non sarebbe la Ninja più indicata, poco ma sicuro. Ha intenzione di potersi fregiare anche di quelle, un giorno, ma non oggi, per ora si limita a posar nuovamente lo sguardo in direzione di lei, trasalendo quasi in un'improvviso contrarsi dell'addome e breve sussultare delle spalle, la spada stessa tremula appena quasi in riverbero di quel fare improvviso. '' Potrai arrivare ad affrontare anche me ''. E' un filo di rossore quello sul viso, lo sguardo che si scosta di lato in un'immaginarsi in grado di incrociare la propria lama con la Judai, sarebbe un'onore al quale non è pronta ne fisicamente ne mentalmente, tanto da concedersi quel breve farsi cogliere impreparata, tornando poi con le lilla su di lei < È indubbio dire che per me sarebbe uno degli onori più grandi della mia vita. > e porterebbe la mancina ancora sul petto per andare a sottolineare se stessa in quel dire che vien marcato dal tono stesso, sorridendo e socchiudendo lo sguardo, vedendo di darsi contengo facendo sparire quel rossore per poi permanere immobile, non rinfodera la spada, piega appena la testolina sul lato e rilassa di poco la posa, curiosa < Certamente, non ha che da chiedere, Furaya-sama > e poi attenerebbe trepidante quel suo questionare. {ck on}

17:37 Furaya:
 Il passato può essere seppellito o bruciato. Di questo, Furaya è abbastanza convinta. Fa sempre parte di sé, nonostante tutto, ma può essere ridotto nella sua importanza, divenendo un elemento di contorno e che ha reso la persona che lo ha vissuto quella che effettivamente è. <Non sono di fattura eccelsa, ma devo ammettere che hanno sempre adempiuto correttamente al loro dovere quando decidevo d'usarle.> Parla al passato per ovvi motivi, non imbracciandole ormai da qualche tempo, specialmente quella con cui ha posto fine alla vita del Traditore della Foglia, nonché suo padre. La mancina scivola sull'elsa d'entrambe, come le stesse accarezzando, poggiandovi poi l'avambraccio per una posa adeguata e rilassata per essa. Il discorso successivo verte sull'insegnamento che quest'ultima potrebbe darle, pur essendo soltanto una Genin ed è costretta a smuover il capo in un chiaro cenno di dissenso nei suoi confronti. Non è giusto quel che ha pronunciato, lei vuol farglielo capire con le buone. <Assolutamente errato.> Solleva addirittura l'indice della mandritta, come se dovesse insegnarle una nuova arte o un insegnamento diverso dal solito che necessita d'attenzione particolare. <Si impara tanto da chiunque, ancorché sia un bambino o un adulto, un cattivo o un buono. Chiunque è in grado d'insegnare all'altro, qualora questo voglia apprendere.> E la Nara è sempre aperta all'innovazione, allo scoprire ciò che il mondo ha da offrire tanto da non precludersi assolutamente niente durante la sua crescita come Ninja. E' altresì curiosa, pur evitando di ficcare il naso laddove non deve, assicurandosi comunque un apprendimento adeguato di quel che può conoscere. Inoltre, sperimenta spesso e volentieri l'animo umano più che scoprire nuovi metodi per far del male alla gente e l'utilizzo delle sue tecniche devastanti. Ha già provato, ha già sperimentato, ha riscontrato come queste ultime siano sì forti ma al tempo stesso deboli, tanto da spingersi a chiedere aiuto a Fenrir per avere... di più. Contare sulle proprie forze per la difesa del Villaggio è d'obbligo. <E se non avessi visto in te questo, così come le altre qualità che possiedi> In base agli argomenti trattati in quel di Kiri e il metodo di combattimento appena mostrato. <probabilmente, avrei dissentito e ti avrei indirizzato da qualcuno che fosse in grado rispetto a me di darti consigli utili.> Come per Rio. Non vi s'è sentita granché affine, tanto da proporgli di parlarne dapprima con Yukio-sama. Dopodiché, qualora lui non avesse acconsentito od altro, avrebbe cercato d'aiutarlo come possibile. Ma per l'innata che lui possiede, per esempio, s'è fin da subito tirata indietro non sapendone assolutamente nulla e non sapendo neppure da dove iniziare. Per Izayoi, invece, è diverso. Utilizza un'arma bianca che la stessa Nara saprebbe sfruttare. <Sì, esattamente.> Professa in sua direzione, compiaciuta -mostrando il tutto con un degno sorriso- del fatto che abbia appreso così facilmente. <Sei intelligente, Izayoi. Comprendi da te gli errori commessi e trovi fin da subito una soluzione, senza perderti attorno all'errore stesso.> Senza soffermarcisi troppo, cercando subito una via d'uscita ed un risolvimento del problema: lo apprezza. Qualcosa l'hanno scoperta senza dubbio, l'una dell'altra. <Lo sarebbe a mia volta.> Un onore, trattandola da pari e non da inferiore. Al termine di ciò, la questione che va a domandarle pone dapprima una spiegazione. <Tu vuoi portare la pace> Esattamente come vorrebbe la Judai. <ma c'è un detto: "La spada che salva la vita di un uomo uccide un altro uomo". Sei pronta a questo?> Lo sguardo si fa serio, l'attenzione viene totalmente donata alla Koshirae e alla sua ipotetica successiva risposta. [Chakra ON]

21:39 Izayoi:
  [> Campi] Lei invece, tutt'ora tiene in vita il proprio passato, un monito costante di quegli allenamenti allo stremo delle forze, il suo sangue a colare sul tatami, le infinite volte che ha pregato per smetterla, ma tutto ciò che riceveva erano due secche parole, ed il suo nome a dar forza a quell'ordine, per proseguire, andare avanti e subire altri tagli,affondi, ferite che di celano sotto quelle maniche e quella maglia. '' In guardia, Izayoi. ''. Le parole che la spingevano a rialzarsi di nuovo, a puntarel a spada per terra ed alzarsi boccheggiante, abbandonando la sensazione delle gambe cedevoli, lasciando dietro di sè il suo lato umano che inizialmente, da bambina, si traduceva in lacrime che si mischiavano al sangue, finendo poi per perdersi in favore di quel suo animo da automa, quel suo modo di essere in battaglia estremamente diverso da come si comporta di solito. il marchio a fuoco, l'ideogramma dei Koshirae tra le scapole, quello fu la ciliegina sulla torta, ma era talmente abituata a soffrire, oramai, che più che stringere i denti per soffocare un'urlo lì in gola, non avrebbe fatto altro. Ma sono altre storie, è un qualcosa che ogni volta torna a galla pur non volendolo spingere verso il basso, presente e costante nella mente della Genin, che si desta al risentire le parole della Kage, da quel perdersi nel passato ad occhi aperti < Ah.. Sì, certo.. Le Spade.. Come mai parla al passato? Non le sfodera da tempo? > tono vago che vàà poi ricomponendosi in un rifugiarsi in quella domanda, posando le lilla in quelle azzurre dell'Hokage, che potrà notare quel suo risalire da un perdersi nei ricordi nefasti, di quelle ferite, lo sanno solo Saneatsu e la collega con la maschera da Volpe, ma li primo lo conosce come Kiku mentre la seconda... Probabilmente non se ne è manco mai curata più di tanto. Il visino và poi a distendersi in una semplice espressione di sorpresa, non si finisce mai di imparare, è vero. Ma per quanto abbia sbagliato e nella sua vita non ci sia margine d'errore, non è un qualcosa per il quale si debba affliggere ora come ora dato che le parole di lei la rincuorano e lavano via dal viso della diciassettenne quell'espressione che si era tinta metà di sorpresa e metà di rammarico, prima di vederla sollevare l'indice < Ha ragione, forse dovrei allargare le mie vedute e maturare anche attraverso gli altri, vedrò di tenerlo a mente. > e di mettere da parte la propria superbia per la quale pecca ben poche volte, è vero, ma pecca, sino al giorno in cui non si troverà costretta a subire l'evidenza da qualcuno che la sconfiggerà. Se non altro, non è una attaccabrighe da gettarsi a capofitto contro chi è più forte di lei, commisura sempre le abilità di chi ha davanti e come nota un'effettivo distacco in termini di capacità ed abilità combattive, non ci si sforza manco a cadere nell'ovvietà della sconfitta stessa. Poi, giungono quelle parole d'elogio da parte della Kage che vanno abbozzando un rossore rinvigorito su quel visino di le, le iridi che roteano appena in quel poi dedicarsi nuovamente alla figura della Judai < Oh, così arrossisco sul serio, Furaya-sama, non pensavo mi avreste considerato degna ma ora che pensate ciò, non la deluderò di certo.. > e la punta del piede destro va appena ruotando con un filo di imbarazzo, di nuovo, mentre la dritta pare ammorbidirsi ancora di più così come la sua posa che perde nella propria rigidità, la spada rimane sguainata qual'ora dovrà dimostrare qualcos'altro, ma il proferire della Nara non farebbe altro che mandarla ancor più in visibilio, nonostante riesca a nascondere buona parte di quel tumulto di sentimenti <Io.. La ringrazio, sono parole che contano molto per me, dette da lei..> ed è una breve pausa nel quale nel frattempo lo sguardo si era posato a terra sui verdeggianti fili d'erba, insostenibile quell'elargirgli che comunque in buona parte se li merita, tanto che non sono i complimenti in sè a gettarla in quella adorabile soggezione, ritornando con le lilla sul viso della donna, rispettosa durante il dialogo < Sarò lieta di imparare da ogni sua possibile critica o correzione, rispettandole sempre. > ma il peggio, od in questo caso il meglio, verrebbe decisamente dopo. Aveva sentito più volte i racconti riguardo l'umiltà e la benevolenza della Kage, una figura rispettabile e degna del suo ruolo, che veramente incarna il ruolo nel migliore dei modi, considerandosi alla pari di tutti i membri di quella sua famiglia che è la Foglia, eppure, l'allieva non riuscirebbe a non perdersi in un'arrossire ancora più profondo, tanto da scostare la mano dal fodero e diventare quasi del tutto paonazza in viso, lo sguardo che và di lato e quasi può sentire il calore di se stessa divampare sotto al palmo che si posa sul lato sinistro di quel volto angelico < A-ah! Così mi lusinga, i-io.. Combattere con lei.. E dire che sarebbe un'onore anche a sua volta.. > la voce incespica un paio di volte, è quel semplice dimostrarsi un'ama e non meccanica come la si crede sia, cedere ad emozioni e sentimenti che per il bene del suo animo guerriero a volte non vengono espresse, prendendo sfogo con quello sfuggirle ogni tanto quando le situazioni si fanno troppo pungenti, in senso positivo si intende, per quanto tutto dipenda sempre dalla persona che ha davanti. E per ora, oltre a Saneatsu, l'unica altra che possa far tremare d'orgoglio la Koshirae, sarebbe proprio l'Hokage in persona. La mancina si stringe a pugno in quello scostarsi dal viso ma rimanere nei dintorni, scuote appena la testolina in quel rapido ma lieve ripetere il movimento tre volte, come a voler scuotere la propria psiche e riprendersi da quel rossore, che con il giusto fare impositivo, svanirebbe < Mi perdoni, ho perso il mio contegno. > direbbe poi portando le mani innanzi a se, la mano sinistra si posa sulla dritta che nel pugno regge l'elsa, un'inchino di scuse poi ritirandosi su, si farebbe più seria che mai, lo sguardo quasi velato di un velo di malizia, ma la determinazione sovrasta quella parvenza, quella sensazione, l'ardore di quei lilla è invidiabile a volte < So bene che per estirpare il male, bisognerà mietere qualche vittima.. > fà una breve pausa, portando lo sguardo a distaccarsi dal viso della decima, sollevando la propria Arma Divina davanti a sè con l'interno del polso rivolto verso se stessa, il sole a baciarne il profilo ed a giocare con il metallo bianco e nero < Ma almeno potranno presentarsi nel Samsara ed evitare di essere considerati peccatori, io e Takemikazuchi purificheremo le loro anime e gli regaleremo la più onorevole e pura delle morti.. > poi riporterebbe la spada in direzione del fodero, andando a distendere il braccio destro sino al massimo possibile, smuovendo con la mancina il fodero per accogliere la lama al meglio, che con un sordo e lento sibilo verrebbe rimessa al suo posto, un lieve scattare della guardia ad accompagnare le sue ultime parole < Nessun malvagio scamperà al nostro giudizio divino e se fallirò e morirò in nome dell Pace, allora vorrà dire che non avrò saputo giudicare a dovere. > intransigente giustiziere divino, un'agente che agisce in nome dei propri valori e di quel suo stesso animo che è stato alimentato dagli insegnamenti ed i voleri della propria casata, sostenendo quella sua natura per elevarla a quel che è ora.

16:40 Furaya:
 Piega appena le sopracciglia e le aggrotta nel veder il viso altrui, gli occhi perdersi in chissà quale pensiero che probabilmente non vorrebbe neppure venire a galla. La Nara ne sa qualcosa in merito, avendo dovuto passare notti insonni per evitare di sognare, per evitare che il pensiero fisso si tramutasse in un incubo che, a priori, non le avrebbe concesso un adeguato riposo. Conosce quello sguardo, allo stesso tempo è riluttante a chiederle cos'abbia. Ma talvolta gli stessi pensieri che facciamo sfuggono alla nostra concezione, così come al nostro umano desiderio di restare in silenzio di fronte a ciò che sappiamo non sarà bello conoscere. <Cosa succede?> E porta immediatamente la mandritta a sollevarsi, sfiorare le labbra, quasi a volersele coprire per via della domanda espressa e che avrebbe preferito non uscisse affatto fuori. <Perdonami, non voglio essere indiscreta.> Professa alla di lei volta, abbassando per un attimo lo sguardo e martoriandosi il labbro inferiore con l'ausilio degli incisivi, torturandolo per qualche istante ancora prima di lasciarlo andare e concentrarsi sulle domande che provengono dall'altra, in merito alle spade e al mancato utilizzo di queste ultime. Si limita dapprima ad annuir con un lento gesto del capo, un paio di volte appena. <E' parecchio, sì.> Non per questo non ricorda come si faccia. <Ho estratto soltanto una di esse per allenamento, ma mai per affrontare un nemico.> O per ledere qualcuno in particolare, dettaglio che non reputa abbastanza fondamentale da essere pronunciato. <L'ultima volta che ho impugnato lei> La mancina scivola sull'elsa rossa e nera, su quella famosa katana che ha messo fine alla vita di un traditore. <invece, è stato per uccidere qualcuno. La abbandonai a se stessa sulla tomba di chi trafisse. Tuttavia, decisi di riprenderla per darle una seconda chance. Decisi io d'usarla per un gesto tanto vile, non meritava di essere lasciata ad arrugginirsi per le intemperie vicino ad un corpo che non poteva ottenere la redenzione.> La mancina scivola nuovamente dabbasso, la gemella risale a spostare una ciocca di capelli dalla fronte, infilando le dita tra di essi. E' un argomento spinoso, ma non per questo non può o non vuol parlarne. Lo fa soltanto raramente e con quelle persone che reputa capaci di comprendere un discorso tanto ampio. <Il mio è soltanto un consiglio, ovviamente> Le sue parole non devono venir prese per oro colato, dal momento che anche la donna in questione è carica di errori e sbagli sul groppone, pertanto non vuole che le stesse sorti ricadano anche sugli allievi che ha deciso di prendere sotto la propria ala. <sei libera di seguirlo o meno, ma devi crescere anche commettendo degli sbagli fatti con le tue mani.> Solo così una persona è solita maturare, rendendosi conto di quanto compiuto con la propria coscienza e le proprie mani. E' inevitabile. Le sue parole le fanno sbarrare gli occhi per la sorpresa, non riuscendo a quantificare ciò che ha fatto e neppure il motivo per il quale agisca poi in quel modo nei suoi confronti. Davvero le sue parole valgono tanto nei confronti di qualcun altro? <Sono> Comincia col dire, lo sguardo or abbassatosi non sapendo come rispondere alle parole della fanciulla. <sono contenta> Ci riprova, trova maggiore compostezza e sicurezza nel tono. <che le mie parole abbiano sortito un simile effetto.> Non lo credeva possibile, poco avvezza a simili avvenimenti per quanto sia quasi innaturale. D'altronde, ricopre un ruolo importante da parecchio. Davvero non si è mai resa conto di quanto possa essere diventata leggendaria e di quanti occhi addosso possiede? E poi la vede diventare praticamente paonazza, non sapendo che pesci pigliare -forse quello di Sane- NOOOO!- piegando appena il capo di lato con un sorrisetto, il quale lentamente s'allarga per mostrar parte della bianca dentatura. <Mi dispiace, non volevo accadesse.> Averle fatto perdere il contegno non era ciò a cui auspicava, tuttavia non vi reputa niente di sbagliato in quel che è appena accaduto. Non cessa di sorriderle difatti, portando le braccia a piegarsi sul petto e le mani ad accarezzar le carni delle nude braccia. <Non importa, mi è piaciuta la tua reazione!> Si lascia sfuggire una risata genuina, una di quelle che non ti prende in giro neppure volendo, ma che lascia trasparire la spontaneità della Hokage in quelle rare volte in cui riesce a far capolino senza che venga bloccata da qualche senso di colpa, magari qualcuno legato al fatidico passato che le bussa alla spalla e le ricorda che la felicità è effimera e che, appunto, proprio per questo, non se la merita né ora né mai. Alle ultime parole di Izayoi, annuisce nuovamente, questa volta assumendo un'espressione ben più seria e convincente. <Io vorrei non dover più far del male a nessuno per proteggere il mio Villaggio e voi konohani. Lo vorrei davvero. Ma è un discorso utopistico. Per la pace, dovremo fare la guerra. La guerra ci sarà sempre finché ci sarà sempre qualcuno che vuole sovvertire il mondo.> E non è qualcosa che dipende da loro. Ci vorrà molto tempo ancora prima che si possa davvero parlare di pace senza le guerre, prima che si possa effettivamente evitare di brandire un'arma per permettere a quest'ultima d'esistere, prima che si possano utilizzare soltanto le parole. Ne attenderà le risposte, poi, prima di poter lasciare il campo d'addestramento e tornare ai propri doveri, magari accompagnando anche Izayoi sin al Villaggio oppure raggiungendolo in solitaria. [ END ]

18:20 Izayoi:
  [Campi > Konoha] Sarebbe impossibile non notare quell'assumere di un'espressione lugubre che involontariamente è andata a tingere i lineamenti della Koshirae resi graziosamente tristi, in quel cadere nei ricordi del proprio passato, salvata probabilmente dalla voce della Judai come in un riportarla alla realtà < Ah.. Non è niente.. > è il tono che si fà appena pesante e trascinato in quel breve prendersi una pausa tra quel vocalizzo e le parole atte a metter da parte il pensiero di quei segni e quelle cicatrici, della marchiatura a fuoco e tutti gli annessi che l'hanno portata a diventare quella meccanica bambola atta a servire l'ideologia della pace e della giustizia, con l'animo spezzato e riforgiato infinite volte L'ordine di mettersi in guarda, quel riecheggiare, svanisce dalla sua mente e sono le parole della Kage a portarla a compiere un lieve sorriso che accompagnerebbe un'ammorbidirsi dell'espressione, gli occhi si socchiudo e rivolge un sorriso di scuse alla Leggendaria < Si figuri, dopotutto, ognuno ha i propri demoni da seppellire.. > la pace nel mondo è tanto difficile da ottenere tanto quanto quella dentro se stessi, dopotutto. Gli infausti discorsi di passati altrettanto nefasti si amalgamano a quei secondi che rimangono in dietro, diventando un passato ben prossimo lasciando posto al parlare riguardo quelle spade della Nara, sulle quali si poserebbe nuovamente lo sguardo lilla della Genin < Sono sicura che quel gesto vile sia stato dedito alla Pace cui tanto aneliamo, ed una spada è sempre più onorata di servire il bene piuttosto che colpire per merito di mani malvagie ed infami. > una filosofia a se stante nel ritrovarsi forgiata dagli insegnamenti di clan e dagli eventi che l'hanno cresciuta permettendogli di andare a considerare le Katana come qualcosa di effettivamente simbolico ed importante per la lei con la chioma di ciliegio, che dopo questo profondo e serio asserire andrebbe a riflettere riguardo al fatto che qual'ora avrà modo di incrociare le lame con la Sensei avrà modo di sentirsi ancor più onorata visto la rarità con la quale la Kage si concede di estrarle. Ma è un piccolo pensiero che così come gli balena in mente viene portato via dal precisare riguardo quel proprio consiglio nei confronti della più piccola ed inesperta, il suo fantasticare vien messo da parte e si sommerà semplicemente al divenir paonazza che giungerà a breve, prima avrebbe annuito in quel tener lo sguardo violaceo in direzione di quello azureo della donna < Ne farò indubbiamente tesoro. > direbbe con la mancina a posarsi sul petto ed un profondo cenno del capo che si china in quel ringraziarla, per poi riportar il collo dritto così come la chioma che gli si era adagiata sulle spalle, lo sguardo che invece che innanzi a sè, punterebbe verso terra, un tono appena più malinconico e tinto di una severità verso se stessa alla quale non può sfuggire < Vorrei soltanto potermi permettere di sbagliare a cuor leggero.. > è un mormorio che la Judai potrà sentire e sulla quale potrà aver modo di indagare con quel suo delicato porsi, magari in futuro, riguardo a quella spada perfetta che è stata cresciuta con l'imposizione mentale e morale di non concedersi l'errore, che lo sbaglio è inammissibile e non può esserci giustizia per chi non è in grado di agire in maniera perfetta ed impeccabile. Il risultato, è stato l'opprimere di quell'animo umano che è dentro ognuno di voi, quello che si palesa soltanto a volte quando vi sarebbero particolari emozioni, incapace di gestirle nel migliori dei modi quando si presentano impetuose, così come succederebbe con quell'arrossire palese e tangibile, i lineamenti che si tingono in maniera vistosa e vivace mentre si impone di mantenere un certo contegno e la Kage addirittura si dispiace dell'accaduto, portando solo il tutto a peggiore in maniera tragicomica, la mano che si era stretta a pugno a porgersi in avanti a schiudersi con il palmo verso di lei < N-no! Non deve certo dispiacersi Furaya-sama.. > ma ovviamente non è passato inosservato il dire di lei di esser contenta riguardo all'effetto sortito dalle proprie parole, quindi vi è un sorriso sul volto della Genin che nonostante l'imbarazzo si pone in maniera naturale in quell'onorare la figura della Nara, vedendo come un vero proprio simbolo di pace ed un mentore straordinario. < Sono contenta di averla fatto ridere, dovrebbe farlo più spesso. > direbbe lei dopo quel rinfoderare della spada con gli occhi che si son scostati dal viso della Judai per portarsi a seguire per un solo brevissimo istante il sibilante riposarsi della lama, tornando s di lei proprio dopo quella genuina risata che non farebbe percepire nulla di offensivo alla diciassettenne, anzi, la allieta, mettendo da parte la questione dei pesci da pigliare. A ogni modo, la questione si farebbe più seria volgendo nuovamente verso dei toni più severi e profondi, parole di grande spessore quelle di lei per la Genin che pende dalle labbra della Kage in quel metabolizzare ed analizzare il suo dire per poter trarre le proprie conclusioni e rispondere a dovere dopo qualche istante, gli occhi che vanno vero il cielo che si tinge oramai delle luci del Crepuscolo (...) ed il tono che si pone allo stesso modo più maturo < Purtroppo sono due facce della stessa medaglia, la guerra non esisterebbe senza la pace e viceversa.. Dobbiamo solo sforzarsi per far pendere l'ago della bilancia in favore della Pace e della giustizia offrendo tutto quello che possiamo in onore della causa, anche a costo della vita.. > costi quel che costi insomma, risoluta e piena di determinazione quella giovane che poi dimostrerebbe di essere ben più matura ed adulta di quanto in realtà possa dare a vedere. Oramai però, l'Hokage deve tornare ai propri doveri e lei senza volerla trattenere oltre si incamminerebbe al suo fianco con un breve cenno d'assenso per potersi permettere qualche altra parola con la Rosata, come se fosse positivamente magnetizzata da quella figura, gentilmente avida di sapere e del desiderio di diventar un giorno come lei. { END :o }

Ai campi di addestramento, Izayoi e Furaya si incontrano come allieva e Sensei per quella che può considerarsi il loro primo incontro sotto queste veci.

La lezione risulta più una lezione di vita che un qualcosa di effettivamente pratico e le due si perdono in cupi ricordi del passato per poi concedersi un breve lieto momento prima di tornar sull'argomento della Pace e poi ritornare verso Konoha.

// La role was very nice e mi ha permesso di sviluppare ed avvicinare il pg a quello di Furaya che penso si sia in un qualche modo avvicinato ad Izayoi. Role mucho importante ma vedete voi come giudicarla <3