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Giocata di Clan
Giocata dal 11/06/2020 21:46 al 12/06/2020 01:11 nella chat "Dojo Uchiha"
[Ingresso Dojo] E’ seduto a terra, all’ingresso del Dojo. La porta d’entrata direttamente alle sue spalle, di circa un metro defilata. Le gambe sono incrociate. Nessuna Armatura a proteggerlo. Una figura completamente vestita di nero. Un maglioncino di tessuto leggero ad aderire sul corpo esile, ma tonico. Un paio di pantaloni, ristretti da bianche fasciature, si infilano in dei calzari ninja chiusi. Il chiasso, i rumori dell’allenamento alle sue spalle. I passi del via vai nei corridoi che, all’altezza del viso, si alternano rapidi. Cloni indaffarati. Le porte che spesso si aprono, rivelandogli a tratti i suoni del Dojo non più ovattati, filtrati dalle mura. Il busto pigro cede su se stesso, inarcandosi leggermente in avanti, retto solamente da quel suo incrociare al petto entrambe le braccia. Il viso pallido a malapena si mostra, nascosto dal ciondolare del crine corvino, scalato. Esercizi, quelli del Dojo, che non gli appartengono. Non è mai stato un assiduo frequentatore di quel tipo di allenamenti. Il fisico, minuto rispetto agli standard ninja, a testimoniare quanto poca importanza da a ciò che forma il corpo. Un’arma che non gli appartiene. La Mente, le Arti Illusorie, in particolar modo gli occhi. Potesse, allenerebbe quei di poteri. Ma non può. Convinto di aver raggiunto forse l’apice di quel che quegli Occhi possono donargli, per ora. Nessuno sembra disturbarlo. Come un guardiano, completamente assente e chiuso nel suo mondo, rimane seduto all’uscio. Un esile sagoma nera, illuminata a malapena dalle luci violette ed arancio dei corridoi. Gli occhietti non si mostrano, nascosti dalle palpebre; solo profonde occhiaie, in netto contrasto con il pallido incarnato, a spiccare, fondendosi col nero dei capelli. Un ennesimo cigolio della porta alle sue spalle, un metro circa alla sua destra. Le palpebre, lente si sollevano. Le iridi bicrome, splendenti ed arrossate forse dal sonno, tornano a veder la luce. Di striscio, puntano l’anonimo Uchiha che, poverino, l’avrebbe destato. Le labbra appena si schiudono. < .. dì a quelli dentro di fare meno rumore.. > direbbe, impastando le parole, quasi sbiascicandole. Il Marchio è silente. [ Chakra: ON ]E’ seduto a terra, all’ingresso del Dojo. La porta d’entrata direttamente alle sue spalle, di circa un metro defilata. Le gambe sono incrociate. Nessuna Armatura a proteggerlo. Una figura completamente vestita di nero. Un maglioncino di tessuto leggero ad aderire sul corpo esile, ma tonico. Un paio di pantaloni, ristretti da bianche fasciature, si infilano in dei calzari ninja chiusi. Il chiasso, i rumori dell’allenamento alle sue spalle. I passi del via vai nei corridoi che, all’altezza del viso, si alternano rapidi. Cloni indaffarati. Le porte che spesso si aprono, rivelandogli a tratti i suoni del Dojo non più ovattati, filtrati dalle mura. Il busto pigro cede su se stesso, inarcandosi leggermente in avanti, retto solamente da quel suo incrociare al petto entrambe le braccia. Il viso pallido a malapena si mostra, nascosto dal ciondolare del crine corvino, scalato. Esercizi, quelli del Dojo, che non gli appartengono. Non è mai stato un assiduo frequentatore di quel tipo di allenamenti. Il fisico, minuto rispetto agli standard ninja, a testimoniare quanto poca importanza da a ciò che forma il corpo. Un’arma che non gli appartiene. La Mente, le Arti Illusorie, in particolar modo gli occhi. Potesse, allenerebbe quei di poteri. Ma non può. Convinto di aver raggiunto forse l’apice di quel che quegli Occhi possono donargli, per ora. Nessuno sembra disturbarlo. Come un guardiano, completamente assente e chiuso nel suo mondo, rimane seduto all’uscio. Un esile sagoma nera, illuminata a malapena dalle luci violette ed arancio dei corridoi. Gli occhietti non si mostrano, nascosti dalle palpebre; solo profonde occhiaie, in netto contrasto con il pallido incarnato, a spiccare, fondendosi col nero dei capelli. Un ennesimo cigolio della porta alle sue spalle, un metro circa alla sua destra. Le palpebre, lente si sollevano. Le iridi bicrome, splendenti ed arrossate forse dal sonno, tornano a veder la luce. Di striscio, puntano l’anonimo Uchiha che, poverino, l’avrebbe destato. Le labbra appena si schiudono. < .. dì a quelli dentro di fare meno rumore.. > direbbe, impastando le parole, quasi sbiascicandole. Il Marchio è silente. [ Chakra: ON ]22:05
Utente anonimo:
Il Dojo Uchiha, un luogo da poter chiamare casa. Un luogo dove si allenava, dove meditava, dove nonostante tutto quel casino che aveva in testa, ci stava bene, e forse uno dei luoghi che più lo rilassa rispetto a qualunque altro. Ed è proprio in quest'ultimo che si trova ora il giovane, in fondo a questo, vicino alla parete, con gambe incrociate e gli occhi chiusi. Fa un bel respiro, prima di portare entrambe le mani a formare il sigillo della capra, si muovono lentamente, in fondo non aveva alcuna fretta. Riesce poi a focalizzare la sua immagine con entrambi i puntini, quello bianco che rappresenta la forza psichica, che è posizionato sulla fronte, mentre quello rosso che rappresenta la forza fisica che è posizionato tra le due ginocchia. Si concentra in primis su quest'ultimo, lascia che possa assorbire energia e quindi ingrandirsi e rimpirsi tramite i propri muscoli, la propria energia. Più quest'energia viene concentrata nella sfera rossa più questa si espande. Man mano che questo avviene, i muscoli, si irrigidiranno sempre di più, come se avesse dei propri e veri crampi, con l'unica differenza che il dolore non è presente. Quando la sfera rossa sarà arrivata ad essersi espansa al punto massimo ed essere piena, i muscoli che fino a quel momento erano tesi, ritornano a scogliersi, dando una sensazione di forza ma al coltempo di benessere al giovane Shinuja, che ora sposta la concentrazione da questa sfera al pallino bianco, posizionato sulla fronte. Quest'ultimo va a prendere l'energia psichica, e quindi sfrutta le emozioni, i ricordi i pensieri, del giovane che come un turbinio, iniziano a passare nella sua mente e a fargli provare quelle sensazioni che sono decise e nette, anche se aumentano sempre di più il ritmo di come vengono percepite, fino ad una velocità elevata. Proprio inq uesto processo il pallino si trasforma in sfera e viene man mano riempita, finoa quando quel vortice, non andrà man mano a rallentare, sempre di più, sino a quando tuto non torna come prima, e nella mente del giovane ritorna la calma. Ora che ha le due sfere pronte, va a spostarle entrambe, nel centro del corpo, e più esattamente all'altezza della bocca dello stomaco. Una volta che le due sfere andranno in collissione, per un momento si respingeranno a poi andranno a dare il via ad unprocesso di amalgamatura, dove vedrà queste due sfere, incorporarsi l'una con l'altra, fino a quando non ve ne sarà solamente una, ed è quella che andrà a sprigionare il chakra in tutto il corpo del giovane, dandogli una sensazione di potenza e di benessere, che apprezzava sempre. Fa un sospiro, e scioglie il sigillo della capra, andando a poggiare le braccia sopra le ginocchia, mettendole nella loro classica posa di meditazione: Le punta della dita rivolte in alto, mentre quest'ultime si toccano con i palmi rivolti all'insù e i due pollici che si toccano con entrambi i polpastrelli. Cerca calma e tranquillità. Come tutte le sere, cerca di rilassarsi e di contemplare se stesso, per potersi migliorare, sotto tutti i punti di vista. Per chi entrasse il giovane figlio del Clan Uchiha, si presenta così vestito: Abiti di colore nero, che sono però avvolti da una tunica a maniche corte di loro bianco e con un collo alto alto ed un apertura a "V" molto grande, quest'ultima viene tenuta chiusa da una fascia di colore nero, dove ci sono legati sia il coprifronte del giovane, che reca il simbolo del paese dell'erba, sia la tasca porta oggetti dietro la propria scheina, mentre all'altezza della coscia destra vi è il porta Kunai. I capelli neri, sono tenuti legati da una coda bassa, formata da un laccio di stoffa pregiata a tener stretti i capelli dietro, o almeno una parte di quest'ultimi, mentre altre due lacci tengono in ordine due ciuffi ai lati della testa, così che non possano dargli fastidio [Chakra On} [Ingresso Dojo] Le luci, seppur soffuse, pizzicano gli occhi. Il petto che inizierebbe nuovamente a prender vita, gonfiandosi e sgonfiandosi in un respiro rilassato. Un debole sospiro a sfuggire dalle labbra ancora schiuse. Questa mezz’ora di sonno è saltata. Il busto che ancor di più si piegherebbe in avanti, i palmi nudi delle braccia che si poggiano a terra, le gambe che si districano da quel loro incrociarsi, così da poterlo riportare quanto meno in posizione eretta. Il minimo. L’anonimo Uchiha che, ancora con la porta del Dojo, avrebbe assistito a quel suo alzarsi forse goffo per un Uchiha del suo livello. Poco gli importa. La testolina che ruoterebbe proprio verso di lui. La porta del Dojo, forse per rispetto o forse semplicemente passata in secondo piano rispetto all’incontro con 404, rimane aperta. < .. l’hai aperta e non entri > domanda, seppur in voce è completamente piatto, atono in ogni singola parola. Frettoloso, forse impaurito, entrerebbe. E il 404 lo seguirebbe a ruota. Dinnanzi a lui, Cloni e non più tali ad allenarsi. Occhi rossi ovunque che, imponenti nel loro richiamo al Potere, si specchiano con i bicromi di lui. Un Dojo basilare. Un enorme spiazzo centrale libero, occupato da diverse coppie e Uchiha solitari, e quattro mura su cui facilmente si potrebbero ritrovare appese armi, armature, pergamene, ed ogni sorta di utensili da battaglia. Ad eccezione della Sua Armatura, non è roba per lui. Dunque lo sguardo ancora assonnato, pigro, andrebbe a posarsi sui volti dei conclannati. Nessun Alto Gerarca, a quanto pare. Così come nessun volto a lui noto, fatta eccezione per Shinuja, in fondo alla sala. Qualche passo verso di lui. Gli Uchiha in allenamento che paiono fermarsi al suo passare, a dirla tutta per nulla discreto o defilato. Il tappeto centrale che verrebbe tagliato per intero, ignorando le passerelle ai lati. Intento forse al richiamo del Chakra, lo vede concentrarsi. Il Capra sul petto. Con le manine nascoste nelle tasche dei lunghi pantaloni neri, oramai le distanze tra i due risulterebbero a poco più di un metro e mezzo. < .. dovevi uccidermi no > la testolina appena si abbassa, gli occhi che fermi, completamente immobili, puntano sull’altro. Le parole, nel loro ultimo incontro, ancora risuonano nella sua mente. Non vi sono reali intenzioni offensive, al momento. Intenzioni che verrebbero tuttavia mascherate dalla sua più totale incapacità di esprimere in volto qualsivoglia emozione. Rimane in piedi, dinnanzi a lui. [ Chakra: ON ]22:41
Utente anonimo:
I cloni si allenano, gli occhi rossi addobbano quella sala, rumori vari e bisbigli che però non disturbano il giovane Genin, che ora è preso a meditare, e quindi quello che vi è attorno a lui non sembra infastidirlo, anche se sembra che possa percepirlo molto meglio. Non gli sfugge l'aprirsi della porta del dojo, come non glis fugge il fatto che qualcuno sia entrato, ma questa è anche una logica conseguenza, ma non del tutto scontata. Il respiro è regolare e non fa rumore, il volto stanco ma rilassato, la posa in cui è risulta essere elegante, gli abiti non sono per nulla spiegazzati o sporchi, danno un senso di pregiato e di purezza al giovane. I capelli che contrastano quella veste bianca, fanno capire che si tratti di un Uchiha, visto che sono neri e lunghi, edEkazu può ancora vederlo con i capelli lasciati sciolti, che assomigliano in toto a quelli del suo idolo Madara Uchiha. <tu mi avevi strappato un occhio> risponde con tono cortese, pacata, calmo il giovane, rimanendo nella posizione nella quale si era messo, continuando a rimanere con gli occhi chiusi. <Non hai L'Ama Mabushi addosso> Afferma, nona vendo sentito i soliti rumori metallici, delle placche che tra loro cozzano e delle attaccature che si muovno a loro volta, ogni volta che chi la indossa si sposta, o fa un qualsiasi movimento. <Non dovresti lasciarla incustodita..è una sua replica, lui non l'avrebbe mai fatto> Puntualizza il giovane, con tono basso, e gentile. In fondo lui ha sempre il tono della voce basso, non perchè abbia qualche problema, ma perchè non vede la necessità di alzarlo. <Siedi con me Ekazu> Va a dire, non è un ordine, è una semplice richiesta, di chi farebbe piacere avere una compagnia, nel mentre che medita. {Forse anche questa sera, mi farà viaggiare tra i laboratori, oppure vuole soltanto rompere?} Si domanda, visto come era partito la possibile scelta ricadeva più sulla seconda opzione che il giovane aveva pensato, ma non da mai nulla per sconta Shinuja. <Come ti sembra sia andata, la riunione?> Domanda poi in fine, lasciando questa volta la parola all'altro, rifugiandosi in quel silenzio che tanto sentiva suo, da sembrargli un qualcosa che gli appartenesse da sempre. [Chakra On} [Ingresso Dojo] Assorto nella meditazione, attende che nell’altro inizi a fluire il Chakra. Un rito a cui tutti, almeno nei primi passi della carriera da Shinobi, si sono piegati. Un azione a cui non darebbe più di tanto peso, visto il luogo di allenamento. Ancora con la testolina abbassata, ne osserva la figura; figura che lentamente sembrerebbe distaccarsi sempre più, almeno in apparenza, dal Genin conosciuto alla riunione del Clan. Una lunga e folta chioma corvina, abiti bianchi e pregiati. Un aspetto che ricorderebbe molto di più i canoni di un Clan vittima, in questi tempi più che mai, della debolezza tra le fila. < .. non dire bugie > la destra lentamente sguiscia via dalla tasca. L’indice che punta l’altro in viso < .. io di occhi ne vedo due > le labbra ancora sono appena schiuse, le parole quasi risultano inudibili se non fosse per la loro minima distanza. < è in stanza, sanno che è mia.. > risponde all’altro, mentre nuovamente tenterebbe di poggiar il sedere a terra, di fianco all’altro. Col capo che lento si abbassa, accompagnando così il corpo in quel lento avvicinarsi al suolo, di striscio lo osserva. Il crine a coprirne parzialmente i tratti aguzzi. < non c’è alcun pericolo.. > per l’Armatura, riguardo un possibile furto o che. Pericoli potrebbero nascere se però dovesse esser rubata. I Kami solo sanno quel che potrebbe succedere. La schiena, pienamente rilassata, si poggia sulla parete. Le gambe si incrociano, e le braccia tornano ad incrociarsi al petto. Una contraddizione tra i due piuttosto evidente. Lui bianco, elegante, in meditazione. 404 completamente nero, in equilibrio solamente grazie al muro alle sue spalle. < volevo giusto chiedertelo.. > la testolina che segue l’esempio della schiena, e con la nuca va a poggiarsi alla parete. Il mento che, inevitabilmente, si solleva leggermente. Il Marchio è ancora ben nascosto dal lato opposto, difatti il profilo destro sarà quello che Shinuja potrà vedere. Non risponde direttamente. < .. che ne pensi, ti sembra fattibile > chiede, sempre in totale assenza di qualsiasi cadenza.[ Chakra: ON ]23:16
Utente anonimo:
Continua a meditare ad occhi chiusi, mentre attorno a lui tutti si muovono lui è fermo, immobile, una contraddizione anche quest'ultima, ma forse qesto è anche un bene, ma anche un male poichè tutto ha un rovescio della medaglia, ma per ora non sembra preoccuparsene Shinuja, che ascolta il dire dell'altro <Non darmi del bugiardo, per me era reale> Afferma <e potremmos tare qui a parlarne per ore, Abbiamo sia ragione che torto entrambi, non trovi sia un connubio perfetto, questa strana cosa?> Domanda, mentre sente l'altro sedersi. Los guardo rimane fisso davanti a lui, gli occhi chiusi non vengono mostrati. <L'Ama Mabushi deve essere parte di te, non basta esserne gelosi, bisogna viverla, contemplarla quando se ne ha bisogno> Asserisce <Ti domandi mai cosa fare Madara Uchiha, se fosse al posto nostro in determinate occasioni?> Una domanda che viene portata con il massimo rispetto, lo può benissimo notare, questo tono reverenziale verso quella figura leggendaria, in fondo lo venere, per lui è l'Esempio, il miglior Uchiha di tutti i tempi, è l'uomo, il simbolo, l'aspirazione da raggiungere. <La riunione, mi è sembrata una classica riunione dove, non si detto molto, ma tutti hanno comunque capito, perchè già sapevano> Asserisce, rimanendo serio {Una masnada di pagliacci, ma forse questo è meglio non dirlo} pensa tra se e se <Gli unici in risalto eravamo noi Uchiha, gli altri sembrano essere per quanto validi Shinobi ma solo una nostra pallida e brutta imitazione> Di sicuro qui, l'orgoglio e l'amore per il suo clan si fanno ben sentire <anche se non ne sottovaluterei nessuno, io non posso ancora nulla contro tutti coloro che erano li dentro...> ci stava anche Usagi <Di quelli che contano> Ah ecco, adesso è meglio. <Usagi andava uccisa, non capisco perchè ancora respiri, oltre a non voler avere nulla a che fare con il clan, ci ha messo in ridicolo davanti a tutti> Il parlare ora si fa anche più lento, per quanto si possa percepire il fastidio che abbia dato tutto ciò al giovane, il tono rimane pur sempre tranquillo e pacato <Non è una cosa che il nostra clan si può permettere> Asserisce <ne ora, ne mai> puntualizza. <Kioshi ès tato clemente, ha sbagliato> Secca, questa sua sentenza sul capo Clan, non ha paura di dire ciò che pensa in questo momento, riguardo questa cosa, in fondo, tutti in coscenza loro sapevano che quello che ha fatto non è stato quello che davvero andava fatto, o almeno questo pensa Shinuja. Un sospiro, leggero e delicato anche questo a modo suo, va a prendere tempo e da modo di rifiatare per qualche istante al giovane <Ad ogni modo, la riunione, sembra aver dato i propri frutti. Non so se sia la mossa giusta prendere Oto, ma io sono l'ultima ruota del carro per il momento, e più che limitarmi ad ascoltare, non sarebbe stato giusto fare> Un Genin, seduto in un tavolo, attorno a tutti gradi molto più alti di lui, perchè non era così stupido da pensare che fossero Shinobi alle prime armi, gli altri presenti. <Se ne sarà valsa la pena, lo vedremo a cosa fatte, sicuramente avrà delle ripercussioni sul mondo Ninja.> altro non si spinge a dire, anche perchè non ne sa molto, e la cosa lo infastidisce <Tu invece cosa ne pensi?> Domanda. <Di tutto> si, di tutto quello che ha detto, specifica. [Chakra On} [Ingresso Dojo] Nuovamente quel lato del carattere del Novizio a spiccar su tutto il resto. Il profondo rispetto, pura e semplice reverenza nei confronti dell’Uchiha Supremo. Un trattarlo come Dio che lo stesso 404 capisce, comprende, forse più di chiunque altro. Ascolta ogni sua parola; non lo interrompe. Il dire è ben chiaro, scandito, seppur nella sua mente risulterebbe quasi ovattato. Gli occhietti ancora lucidi si perdono, socchiusi dalle palpebre mezze calate. Perse nei movimenti degli Uchiha di fronte a loro, ipnotizzato quasi. Lascerebbe che solamente le labbra, seppur impercettibilmente, si muovano nel risponderlo. L’Armatura è un qualcosa che oramai è parte di se. Difficile da spiegare il suo rapporto con la stessa, specialmente ad un qualcuno che il Clan l’ha vissuto relativamente poco. < ah, non ti sfugge proprio niente eh.. > e se solo ne fosse capace, qui abbozzerebbe un leggero sorrisino, ironico forse. Ma no, in volto è zero. < .. è un’Armatura, Shinuja. Chi ti ha detto che ne sono geloso.. > rimane criptico. A differenza dell’altro, fermo e inamovibile nelle sue convinzioni ben dichiarate, lui rimane sulle sue. Non dice niente che possa esporlo direttamente, anche solo lontanamente. < .. Secondo me Madara non approverebbe, sai > gioca ora con la sua domanda, seppur un fondo di verità è ben celato. < .. è una semplice armatura, un mezzo per raggiungere un fine. Placche messe insieme per proteggerti.. > ancora gli occhietti quasi risultano vuoti, fissi su un duello tra due Uchiha a qualche metro di distanza dai due < Per la riunione poi… mmmh > inconsapevolmente, il nome Yugure gli è ora noto. Un qualcosa che solo ai pochi ninja accuratamente selezionati per quel giorno è concesso sapere. E’ forse un fardello troppo pesante da sopportare per un Genin? Forse si. Ma stiamo parlando di un Uchiha. E lui, forse più di chiunque altro, è convinto della supremazia del loro gene sugli altri delle Terre Ninja. < Non so chi sia Usagi.. > un breve ripasso mentale a cercar forse la figura minuta della genin albina tra i ricordi. Una presenza così effimera e poco utile ai fini della riunione che sarebbe stata inevitabilmente rimossa < .. ma da ciò che mi stai dicendo, deve essere anche lei un Uchiha..> ancora sbiascica appena, mentre ancora nei ricordi tenterebbe di ricollegare quel nome alla bimba mandata al tappeto dal Genjutsu di Kioshi < ah si.. beh, Kioshi ha rischiato di mandarla in coma sai > la pupilla si restringe, gli occhi prendono nuovamente vita, lenti tornano su quelli chiusi del Novizio.. < oh si..> si limita ad aggiungere, non dilungandosi troppo sulla questione ‘’equilibrio mondiale’’. E’ una qualcosa che Shinuja vedrà con i suoi occhi, se sopravviverà. E proprio sulla sopravvivenza tornerebbe il discorso, collegandosi all’opinione di Shinuja nei riguardi dell’altra < .. il nostro Clan, non si può permettere di fare cosa > la testolina che ora ruoterebbe verso di lui < Kioshi l’ha mandata a terra, tu l’avresti uccisa, ma per cosa. Devi scioglierti un po’ di più, Shinuja.. > ancora, falsamente non mostra realmente ciò che sono i suoi pensieri, le sue convinzioni. Fosse stato per Ekazu stesso, probabilmente la giovane mai avrebbe visto più la luce del Sole. Ma no, questo lato, il suo vero essere, non ancora si mostrerebbe agli occhi del Genin. [ Chakra: ON ]00:09
Utente anonimo:
Dentro il Dojo gli altri cloni Uchiha continuavano ad adoperarsi nei loro allenamenti, che siano in singolo o in coppia, ma a Shinuja questo per ora non importava, o meglio, importava certamente, ma stava dando attenzione a qualcosa che potrebbe rivelarsi importante per il futuro: La fiducia di Ekazu, uno dei suoi punti aggiunti alla lunga lista di cose che gli serviranno per raggiungere i suoi obbiettivi e per avere alleati validi. <Non posso permettermi di farmi sfuggire qualcosa, Ekazu, sono un genin, quello che colgooggi, potremme salvarmi domani> Afferma con tono tranquillo, andando a fare un altro sospiro, sentendo il dire di lui <Sei geloso della tua Ama Mabushi, giustamente anche, aggiungerei.> Un elggero sorris, che dura un breve, brevissimo istante <L'ho capito la prima volta che ci siamo visti. Da come ne hai parlato, dall'attenzione che ne riservavi nei movimenti, da come la indossavi.> Sono particolari, non tutti li notano, o li sanno notare, lui si, e deve farlo perchè è il particolare a fare la differenza. <L'Ama Mabushi non è un semplice mezzo per raggiungere un fine, l'Ama Mabushi è stata la sua Armatura, ha un signifato storico, filosofico, generazionale, di potere e un significato all'interno di questo clan, che è a dir poco importante> Asserisce, sempre con tale reverenza, e tale devozioni che si potrebbe rimanere colpiti, da cotanta cosa. <Quinid non dire che sia solamente un mezzo per un fine, non sei un cialtrone, non diventarlo con le tue stesse parole, quando parli di lui o di qualcosa che lo rappresenta> Inflessibile su questo punto il giovane, le conseguenze potrebbero esserci, al più botte o un gengustu, non gli mettono paura, saranno solamente il collante che lo faranno diventare più forte, se servirà. <Ecco, queste parole suonano bene, ma una volta che l'avremo eliminata del tutto> Va a dire, con una brutale tranquillità da poter lasciar spiazzato anche il più brutale degli shinobi. <Aver rischiato di mandarla in coma, non è sufficente, ha fatto si che il clan apparisse debole davanti ad altri, e ha dato loro un modo per poterci deridere e definire deboli, ciò è intollerabile> Fermo nel suo dire, irreprensibile, stoico, ebbro di quel senso di clan che ha sempre avuto e che ancora oggi sta maturando e crescendo assieme a lui <La punizione giusta, per un comportamento del genere, sarebbe stato ucciderla davanti a tutti, così da togliere l'onta che ci ha versato addosso.> Si ferma un momento con il suo dire, lascia che alcuni istanti scorrano inesorabili <Il nostro Clan, deve essere d'esempio a tutti gli altri, queste sono le cose basi, se non possiamo permetterci questo, allora quanto ci metteranno gli altri a permettersi di definirci deboli ed insulsi?> Domanda verso quest'ultimo, non vi è venatura di rabbia o di ironia nel suo dire, ma ferma serietà. <Io non posso sciogliermi, io non posso essere debole.> Fa un sospiro, profondo, senza far rumore <Io devo essere sempre giusto, devo essere gentile quando la situazione lo richiede, quanto spietato, allo stesso modo.> Spiega <Devo ergermi a baluardo del clan, devo essere stoico, devo ESSERE Madara Uchiha.> Afferma, e non ha paura nel farlo, ne nel dirlo <Non ho tempo, per una str*****a come Usagi.> prende un respiro <Come i cloni venivano uccisi se difettosi, anche Usagi deve essere uccisa inquanto inutile e dannosa.> altro non aggiunge, avendo voluto ricorrere a quello che gli ès tato anche fatto vedere da Ekazu stesso, l'ultima volta, alla visita dei laboratori. [Chakra On} [Ingresso Dojo] Parole del 404 che non sembrano impressionarlo. Il Genin nuovamente risponde a modo, incurante forse un po’ troppo di una libertà di parola che, di situazione in situazione, si limita sempre più. In quel Clan non vi è Democrazia, Libertà di pensiero, possibilità di esprimere ciò che si pensa. Andare contro tutto questo, vuol dire andare contro al Capo Clan, al Clone Perfetto, meraviglia dei Laboratori dove lui stesso è nato. Si limita a sospira, lasciando che parole di Shinuja risuonino calme ma decise nel Dojo. Gli occhietti che lenti andrebbero a girarsi attorno, a volersi quasi accertare che nessun clone stia sentendo le parole dell’altro. Lo interessa; quasi, lo diverte. In alcuni modi di fare, si rivede. Ricorda quando anni fa, si proclamava ‘’clone del Grande Sasuke Uchiha’’. Quando il suo semplice risveglio dell’innata lo fece rinascere sotto sigla 404. Quando quell’Armatura stessa, per la prima volta, andò a posarsi sul corpicino acerbo di un Ekazu adolescente. < aaah Shinuja.. > la testolina si abbassa, rinchiudendosi tra le spalle. Il mento che poggia sullo sterno, a cercar riparo e sostegno. L’occhio destro, fuso con le ciocche nere, punta sul di lui viso. Un minimo contatto oculare che non prometterebbe nulla di buono. < perché mi tratti così.. > le palpebre che lentamente snudano le iridi < .. Shinuja > nuovamente, il nome scandito a malapena. Il Chakra intanto ribolle. < dici di Usagi.. > come dargli torto < di quanto è inutile, di quanto è dannosa.. ammazzala, no > il chakra che viene deviato verso entrambi i bulbi. Le iridi bicrome affogano nel Sangue. I Tre tomoee si assestano attorno ad una minuscola, ed immobile pupilla nera. Se è tra Uchiha, meglio guardarsi negli occhi. < pure tu sei inutile > schietto; questa volta pura e semplice verità. < .. l’unica pecca che ha avuto questo Clan è stata quella di forgiare elementi come voi.. > ogni parola ora scandita perfettamente. Nessun offesa; sono parole quelle che verrebbero dette nel più totale e assoluto distacco. Un qualcosa che Kioshi in primis starebbe cercando di evitare. Una dinastia di innate Sharingan che devono poter tornare nuovamente nei Laboratori. Lì, dove quegli Occhi hanno raggiunto un potere incontrastato nel Mondo. < parlavi, quando ci siamo incontrati, di coesione.. > lo cita testualmente < hai studiato? > lo Sharingan inizia a ruotare furiosamente, eccitato inconsapevolmente dai pensieri che ora, uno dopo l’altro, affiorerebbero nella mente di 404. Un senso di coesione, un individualismo da Shinuja tanto condannato nel loro primo incontro ma che adesso sembrebbe quasi prendere il sopravvento. Non tanto nei confronti del Clan, ma nei confronti di un membro secondo lui debole. Aveva promesso di studiare Madara, per poi riparlarne. < io ero difettoso, anzi lo sono > conclude, attendendo ora le parole dell’altro. [ Chakra: ON ]01:00
Utente anonimo:
Parole forti quelle dell'altro, che sicuramente lo colpiscono, ma non lo danneggiano. Sono parole dette in totale schiettezza, che qualunque forma di tensione si possa creare e percepire, forse crollerebbe, per quella semplice e spiazzante semplicità. <Io sono per la coesione del clan> Asserisce <Il clan Uchiha è anche un clan maledetto, non possiamo sottrarci all'odio che abbiamo, altrimenti nons aremmo Uchiha> Va a dire verso quest'ultimo, con tono calmo e riflessivo questa volta. <Non posso ammazzarla, ci vorrebbe troppo, e rischierei di non fare un buon lavoro> cosa che odia profondamente <Se ricapiterà dovrà essere uccisa per come al vedo io, ma nel farlo dovrà essere anche una dimostrazione di forza, un monito per tutti coloro che vogliano soltato sfidare questo clan> Insomma, tutto ruotava attorno a questo clan, il clan, il clan il clan, Shinuja viveva per il clan, e per quest'ultimo voleva e doveva diventare Madara Uchiha. <L'unica pecca che ha avuto questo Clan, è stata quella di forgiare elementi come noi, che ora come ora, non valiamo nemmeno la polvere alzata dalla suola di una scarpa di Madara Uchiha> va a dire <Forse la frase giusta è questa> Un dio, impossibile raggiungerlo eppure lui deve farcela <Non hoa vuto tempo di studiare, quello che cerco per studiarlo si trova a Konoha, ed ora non credo di potermi muovere> Perchè se voleva studiarlo, doveva farlo bene e non con poche informazioni e amgari errate. <La coesione di Clan è un qualcosa che dobbiamo avere assolutamente, deve essere al primo posto se vogliamo dominare e riprenderci il posto che ci spetta in questo mondo, e non credere che ho cambiato idea su questo> quasi lo redarguisce, quasi, perchè anche se tremante solo per un istante il tono, risulta sempre tranquillo, e pacato <Usaghi oltre che essere un elemento debole, è anche fuoriluogo per i suoi comportamenti che indeboliscono e ridicolizzano il nostro Clan, se a te e a tutti glia ltri sta bene è un vostro problema, io non posso tollerarlo, e lo farò presente a Kioshi.> Convinto, fermo, stoico su questa cosa, inamovibile, come l'oblio dopo la morte. <Tu eri difettoso, dici di esserlo ancora oggi, ma ha il mangekyo Sharingan, sei arrivato in una posizione invidiabile all'interno del Clan, se lo hai fatto, è perchè te lo sei guadagnato> Si capisce che quello che dice lo pensa, e gli viene da dentro, in fondo è un membro del caln è come se fosse suo fratello. <Non sei difettoso, sei un Uchiha, e sei un buon sensei..> Non avaro di complimenti in questa occasione, ma nemmeno esagera <Sei solo, troppo silenzioso, e ti esponi sempre poco..> Sorride leggermente <Ti sembra che non me ne sia accorto?> Non gli è sfuggito nemmeno questo, ma gli sfugge molto altro, ma imparerà come coglierlo e usarlo a proprio vantaggio. <Hai molto da insegnarmi, hai molto da farmi rivivere Ekazu> e lo trovo qualcosa di meraviglioso poter rivivere quel passato che non ha potuto viver ein prima persona, capire, vedere, assimilare dentro di se, e trarne insegnamento. <Se mai diverrò Madara, tu siederai alla mia destra, e allora nons arai più difettoso, perchè entrambi avremo raggiunto ciò che più vogliamo.> Altro per il momento nondice, lasciando all'Uchiha anziano la parola. [Chakra On}
Giocata del 12/06/2020 dalle 14:24 alle 17:19 nella chat "Dojo Uchiha"
[Dojo Uchiha] Concezione di quella coesione del Clan ed odio nei confronti di Usagi che suonano in netta contraddizione nella mente del 404. Non capisce come l’essere coesi, l’essere uniti, cercar di portare il Clan nella sua interezza in situazioni migliori comporti poi la morte di semplici Genin. In particolar modo se queste parole verrebbero dette da un Genin. Così poco tempo è passato da quando entrambi hanno potuto risvegliare l’innata che sarebbe semplicemente superfluo constatare ogni possibile scenario. Anche il solo risveglio dell’Innata, ai tempi dei Laboratori, era considerato un traguardo non da poco. E fin quando lo Sharingan pulserà negli occhi di qualcuno, il legame tra coesione e il voler punire con la morte un altro acerbo ma promettente genin non reggerebbe in alcun modo. Solamente il futuro dirà se saranno degni di potersi fregiare del titolo di Uchiha e dell’occhio Cremisi. < allora, parleremo di nuovo del Clan quando avrai studiato.. > secco, cercando di far morire lì quel discorso forse troppo complicato da intraprendere ora. Una mente giovane è sì plasmabile, ma nella sua debolezza risulterebbe terribilmente dura da scalfire, o in qualche modo mutare. Lo Sharingan ancora lo punta. Solo i Tre tomoee, in micromovimenti, rimbalzano sul viso di lui. Scattanti, improvvisi. Parla del Mangekyou, del suo essere Sensei.. Cosa. Del suo esser solo. < aaah.. > la testolina appena si inclina, quasi a cercar di intercettare al meglio il sorrisino appena accennato dall’altro. Le braccia si sciolgono dal petto; le manine nude vanno a stringersi attorno le fasciature delle gambe. Il viso pallido malcelato dal penzolare del crine pece. < .. Sensei.. > sbiascica appena. I Tomoee ruotano. Il Chakra verrebbe reindirizzato verso l’altro. Un’onda di pura Energia colpirebbe l’inerme Genin istantaneamente. < .. non sono il tuo Sensei, ma in quanto tuo superiore devo dirtelo.. > Il Potere Illusorio del III Tomoee inizierebbe ad intaccare la mente del Genin. Lui probabilmente non potrà muoversi. Sentirà ogni sorta di movimento, dal muovere un arto al semplice respirare completamente bloccato. Una paralisi totale che lo costringerebbe ad assistere, impotente. < .. prima lezione, non ho il Mangekyou.. > il terzo Stadio dello Sharingan, richiamato quasi al potere di quel solo nome, impazza nell’iride rossa. < .. seconda lezione.. > il Genjutsu ancora attivo. Gli occhietti che lentamente scendono sulla gola di lui. Qualche attimo a morire li, e Shinuja potrà percepire la carotide, l’intera gola piegarsi sotto una fittizia, ma disumana, pressione. < .. io non sono il tuo Sensei.. > lui per primo, non ne ha mai avuti. Ad eccezione del Primo ed Unico, Traditore della sua fiducia. < terza ed ultima.. non sopravvalutarti.. > una non più di tanto velata minaccia, in netto contrasto con la totale atarassia in volto e nella voce < .. io non siedo alla destra di nessuno. Quell’unico posto disponibile è mio.. > gli occhi mai si distaccano dalla figura dell’altro, seguendolo in ogni minima smorfia causata dal dolore dell’Illusione, quanto più simile e accostabile al dolore reale. A quella reale mancanza di ossigeno, di respiro, ad una claustrofobia accentuata dall’impossibilità di muoversi. [ Chakra: 72/80 ] [ Potere Illusorio III Stadio : Attivazione ] [ Sharingan III Tomoee ]15:24
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[Dojo Uchiha] Aveva sbagliato, non aveva il Mangekyo, eppure per qualche istante ne era convinto, ma è solo un genin, può ancora sbagliare, oppur eno? La risposta giusta da dare sarebbe un secco no, ma forse a suo vantaggio, un po in modo ipocrita, quello spiraglio di morbidezza che ora vige sul clan potrebbe anche salvarlo inqualche modo. Sorride appena, andando a riapre gli occhi, neri, nona ttiva lo Sharingan, non ora almno, lo sguardo dell'altro è fisso su quello di lui, già sa quello che vuol dire, l'ha già provato <Che sia, ma tu siederai alla mia destra.> dice solo questo, e poi più niente, il respiro sembra bloccarsi, forse è flebile l'aria che entra ed esce nei polmoni, la gola gli viene stretta, il dolore che prova per lui è reale, ma non riesce a muoversi, rimane in quella posizione, di meditazione di calma, accettando quello che sta succedendo, in fondo non potrebbe ribellarsi nemmeno se lo volesse. {E questo è a dimostrazione di quanto io sia ancora debole} Questo pensa, perchè è l'unico modo che trova ora di rimanere almeno vigile in tutto questo. le parole di Ekazu, si perdono in quel Dojo dove molti altri sis tanno allenando, dove tutti gli altri hanno una paura forse giusta, dei ranghi alti di quel Clan, mentre lui che è solo un Genin, si msotra loro senza paura, ma con riguardo e rispetto. {Ekazu alla mia destra, Hanabi alla mia sinistra, Kioshi sarà davanti ai miei occhi, e il Clan tornerà a dominare, a svettare tra tut..} Quella stretta sembra farsi sempre più forte, la gola che si comprime, si stringe, pian piano lo lascia senza fiato quasi, ovviamente il dolore che prova non è poco, e quell'immobilità non lo aiuta di certo. Ma lui vuole essere stoico, vuole essere fermo nelle sue convinzioni e nella sua volontà, nel suo essere, nel suo volore, nel suo voler raggiungere Madara Uchiha, e tutto questo potrà servirgli solamente per rafforzarlo, per renderlo migliore, per far capire a tutti che SHinuja Uchiha, diventerà perfetto, diventerà degno, più degno di tutti gli altri, al pari di Hanabi e della sua purezza. <...> Respiri vuoti, accaniti, ma il volto mantiene uno sguardo dignitoso, gli occhi sono fermi a guardare davanti a lui, non da segni di cedimento, ha un orgoglio da difendere, deve essere forte per se stesso e per il Clan, il dolore deve essere tenuto dentro, il dolore deve imparare a controllarlo a plasmarlo a piegarlo al suo volere, assieme all'odio e tutto questo glis ta dando la maniera per apprendere come fare, per capire quale sia il segreto, che si rivela da sempre essere benedizione e maledizioni di questo clan e dei loro occhi. {Se dovessi cedere o morire finirebbe tut..to} Ormai nemmeno i pensieri riescono ad essere ordinati bene o detti in maniera lineare, quel poco ossigeno che circolava non bastava a tutto il corpo e sembrava inziare a perdere qualche colpo, a dare segni di un inevitabile arrendersi alle conseguenze.. {Non ho paura delle conseguenze..io..porterò..il pes..} e non riesce a finire nemmeno questo pensiero, ancora una volta il corpo gli chiedere di cedere, la gola viene stretta, le parole di Ekazu scivolano via senza essere udite, senza essere minimamente calcolate, ormai, era una lotta interna con se stesso. L'ovvietà di un corpo che risponde a sintomi che crede veri e la volontà di non arrendersi e di dimostrare la sua stoicità, la sua fermezza, il suo voler diventare Madara UChiha a qualunque costo, solo per il bene del suo amato Clan. [Chakra On} [Dojo Uchiha] Le sue ultime parole certamente non avrebbero aiutato la situazione. A prescindere da ciò che dici Ekazu, siederai alla mia destra. Il suo elevarsi, seppur in futuro, al di sopra di tutti. Le palpebre che si serrano leggermente. La pupilla a restringersi a cercar di mettere a fuoco i sintomi di una sofferenza oramai palese in volto, nel linguaggio del corpo. < non ti arrendi.. > parole che ora potrà sentir risuonare nella mente vittima del Genjutsu. La voce, la totale assenza di qualsivoglia tonalità; ogni cosa pari ed identica a ciò che è il corrispettivo reale. Un picco di dolore ad acuirsi in Shinuja. La quantità di ossigeno nel sangue che oramai rasenterebbe lo zero assoluto. Basterebbero, ora come ora, pochissimi secondi per farlo svenire e concludere lì il loro incontro. Ma sarebbe stata un inutile perdita di tempo. Un semplice deliziarlo in quella serata nel Dojo. Ma no. A quell’improvvisa ondata, seguirebbe la più totale oscurità. Pochi attimi. Il vuoto totale attorno a lui, quando all’improvviso urla in lontananza. Un leggero, debolissimo venticello a baciargli il viso. L’oscurità che lenta sfumerebbe in un violetto corrotto da un sadico arancio. Ancora quelle pareti tutte attorno a lui. Roccia nuda macchiata e impregnata del Sangue di numerosissimi cloni. Un sapore ferroso che sempre più insistente contaminerebbe ogni sua percezione del gusto. Lì, presente ad ogni respiro affannato, a causa della tanto bramata aria. Un mondo parallelo. In tutto e per tutto, persino negli umori nell’aere, identico a ciò che sono i Laboratori di Oto. Se non fosse che, dinnanzi ai suoi occhi, lui stesso. Uno Shinuja mal nutrito. Accovacciato in un angolo, appena visibile tra gli spiragli dei numerosi cloni, tra loro più o meno simili. < [ ALZATI ] > la voce di uno scienziato provenire dalle spalle dello Shinuja reale a richiamare il giovane Genin da terra. I piedini del malnutrito Uchiha a scalzare rapidi passettini in direzione dello Scienziato. Addosso un semplice tunica, improvvisata da un sacco di patate. Ruvida, terribilmente provante. I due Shinuja, in quel rispondere alla chiamata, oramai si trovano l’uno di fronte all’altro. Non possono interagire. Il Clone che passa attraverso il Novizio, per poi sfilarlo alle spalle ed entrare nella Stanza indicata dallo Scienziato. < [[ quel bastardo ora morirà ]] > i ghigni sadici dei piccoli cloni in lontananza. { Chakra: 67/80 } { Genjutsu: 125 } [ Potere Illusorio III Stadio] [ Sharingan III Tomoee ]16:13
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[Dojo Uchiha] Se voleva essere, doveva prima averne la volontà, prima dia verne la volontà doveva avere un obbiettivo e renderlo solido, prima ancora difare questo doveva conoscere se stesso, sono tutti i passi che fino ad ora ha fatto e che gli hanno permesso di arrivare fino a qui. 'è solo un Genin', quante volte l'ha sentito dire quante volte ès tato paragonato a molti altri, daglis tessi cloni che altro non sono che nati da una misera provetta, mentre lui no, era figlio di parto naturale come tutti dovrebbero essere. Tranne pochi eletti. Ma queste filosofie, questi concetti, ormai sono poco importanti, la gola viene stretta ancor di più, un inevitabile processo che ora arriva al limitare della sua fine, l'ossigeno che può passare è praticamento a soglia zero, il corpo reagisce a questa mancanza, la vista si offusca e tutto sembra perdere colore e forma. La volontà glia rde dentro, si scatena indomita dentro di lui, forse per la prima volta, arde come los tesso fuoco che ha visto su Hanabi, ed è ad un punto di stallo, il suo corpo cede, la sua volontà no, lui è in quel limbo, da solo, ancora per qualche istante los guardo vede in lontanaza l'entrata del Dojo, e poi l'oscurità {Infine ho ceduto?} Si domanda {No, forse ancora no, posso pensare, posso ancora resistere..} un pensiero flebile, che scorre via come acqua in un torrente in piena, mentre l'oscurità lo culla, come se quest'ultima rappresentasse la culla che deve riuscire ad avvolgerlo e calmarlo, forse per sempre, forse per un solo momento. Il volto ora però si rilassa, dopo quel dolore, sembra che tutto si sia assopito, sia stato dimenticato, scivolato via, in un mare di ombre e tenebre, in un oblio senza inizio e senza fine.. {Io ti plasmerò al mio volere..Io plasmerà tutto ciò che saà in mio potere..} arrogante ora, tira fuori glia rtigli, quella parte dormiente di lui, nascosta nel più prfondo esce fuori, senza che se ne sia accorto. {Io avrò qualcunque cosa, io avrò anche te...Shinuja..} Una minaccia, una sadica minaccia, strisciante..{Avrò anche gli U-c-h-i-h-a} Arrogante, odiosa, impertinete, maledettamente seria, questa voce che è presente nella sua testa, che immagina nella sua testa, che è dentro di lui, che è stata sempre repressa, perchè è l'esatto opposto a quello che shinuja è, che vuole essere, che vuoel rappresentare. Tutto questo però viene spazzato di nuovo via, come un fulmine a ciel sereno, di nuovo l'aria fresca sembra accarezzargli il viso, avidamente fa grandi respiro, riempiendosi i polmoni, cercando di colamre quella mancanza d'ossigeno che aveva poco prima. Pian pian gli occhi sembrano riprendere la vista, sembrano rimettere a fuoco qualsiasi cosa abbiano davanti. Un momento ancora, e i suoi occhi, vedono se stesso. Magro, vestito male, quasi per ridicolizzarlo,., los guarod si posa sullo scienziato, e poi sull'altro lui. Lo guarda negli occhi, l'odio e la consapevolezza del fatto che sarebbe potuta effettivamente andare così, lo destabilizzano dentro, ma non così tanto da far cedere quella volontà, perchè anche queste visioni, erano parte, della sua volontà, della sua richiesta, di poter conoscere e capire, non solo quello che fu, e quello che è ora il suo tempo ma anche se stesso, se fosse e se non fosse stato. {Sei un Uchiha, muori a testa alta} Lo dice cons erenità, perchè per quanto odio possa provare, per quanto quelle visioni che per lui sono reali, gli facciano male gli scatenino dentro un odio immenso, sa pure che in quel caso, in quelle condizioni, si, nona vrebbe potuto far altro, l'ultimo briciolo di dignità, nel morire con fare fiero e dignitoso, di un Uchiha, un ultimo urlo dimostrativo e disperato, di chi sta per giungere alla sua fine, senza che però questa sia stata miserabile o vuota. [Chakra On} [Dojo Uchiha] Quale morte a testa alta verrebbe concessa ad un misero clone? Nessuna pietà; semplici essere che come fogli di carta consumata cessano di esistere in un angolino, accartocciati. Chiusi in loro stessi, nel più lieto e soave dei finali. Il corridoio lo abbandona. Dinnanzi, le pareti dei Laboratori si trasformano. Mutano in piastrelle bianche, sfumate da un verdino asettico, clinico quasi. Come sempre, quattro pareti nessuna finestra. Al centro, un lettino malmesso, metallico. Il materassino inesistente a malapena separa il corpo sdraiato del malnutrito Shinuja dall’acuminata rete di sostegno metallica. Di forza, verrebbe messo a conoscenza. Gli scienziati, attorno a lui, procedono con quelli che sono abusi, vere e proprie torture sul corpo del giovane. Forse in cerca di capire come quell’organismo, ospite del gene di Sasuke, è ancora solo parzialmente sviluppato. <[ BISTURI ]> la mano non guantata dello scienziato a reclamare l’utensile. L’assistente, immediatamente, esegue. La lama tagliente, visibilmente contaminata da grumi di sangue secco, affonda nel visino sciupato. Due tagli, profondi a precisi, appena sotto gli occhi. Il sangue nero, malato, morto, scende come fiume in piena. Una quantità spropositata. Troppo sangue. Gli occhi dei presenti si fanno neri. Nessun riflesso di luce a specchiarsi in quell’oramai totale oscurità. Un gocciolare intanto catturerebbe la sua attenzione. Un picchiettare di gocce insistente, mai muto. I vestiti bianchi che ha indosso si macchiano. Sul viso di Shinuja, qualche secondo dopo dai tagli originali, un bisturi fittizio ne lacera la pelle. Il dolore. La lama seghettata e incrostata che affonda nelle carni. Ogni cosa è reale. Il sangue nero raggiunge oramai le caviglie. Esponenzialmente, in pochi attimi arriva al viso. Le pareti della stanza collassano. La finta asetticità della stanza crolla come il più fragile dei rami. Un battito di ciglia, e di nuovo il buio. Il suo stesso sangue morto a penetrare nei polmoni. Un oceano a sormontarlo in una totale impotenza. Ancora una fitta. Una pressione dall’alto che lo schiaccerebbe. L’incapacità nel muoversi. Alla sua destra, lì dove sarebbe il posto di Ekazu, un bussargli sulla spalla. Quasi estraneo, distaccato da quella sensazione di oppressione. Ben distinto nonostante il mare di sangue in cui si troverebbe sommerso. Un rapido tocco a voler richiamare l’attenzione. < alla tua destra.. > una voce metallica ad annunciarlo. Dovesse girarsi, il volto di Ekazu sarà probabilmente l’ultima cosa che vedrà, per poi svenire. Dovesse invece decidere di chiudersi, riflettere ed ignorare ogni cosa, potrà assistere impotente alla sua disfatta. La bocca a spalancarsi Le ossa del cranio a slogarsi. Una mano guantata di nero (.) si infila irruenta. Affonda. Affonda all’inverosimile. Il braccio, senza un corpo da cui partirebbe, sembrerebbe coprire l’intera lunghezza del suo corpo. Le viscere, le interiora che inevitabilmente si dilaniano. Il dolore inimmaginabile. Breakdown. Lo Sharingan scompare. Ekazu, forse sotto gli sguardi degli altri, ad allontanarsi. Shinuja, ancora una volta, lì. Vittima forse delle sue stesse parole. { Chakra: 62/80 } { Genjutsu: 125 } [ Potere Illusorio III Stadio] [ Sharingan III Tomoee ] // END17:14
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[Dojo Uchiha] Lo sguardo fermo va a scontrarsi con los guardo perso e debole di chi ha davanti, se stesso, in altre vesti, in altre circostanze, due piatti di una bilancia diversa ora piena ora vuota. spettatore indisturbato e impotente mentre gli eventi scorrono, nella sua mente, ed ora tutto ciò lo porta ad essere dentro una stanza, scarna, visibilmente asettica, un elttino e l'altro lui che viene portato li sopra. Dentro di se ancora quella volontà che continua e continua a lottare, senza voler cedere, rafforzandosi ma allos tesso indebolendosi grazie a quello scontro, a quei traumi che sta subendo, ma che per orgoglio e per suo stesso volere, non vuole far vedere, non può far vedere. I bisturi solcano un taglio profondo il sangue sgorga, nero, la luce non riflette su di esso {Un sangue imperfetto..un me imperfetto e debole..sarei potuto essere davvero questo?} Si domanda, cercando una risposta, che però non arriva, non in questo momento almeno, dove di nuovo per l'ennesima volta, il dolore e l'oscurità l'avvolgono {Voi siete come il silenzio..Compagni inseparabili, di un viaggio che può avere una sola destinazione} Asserisce, accogliendo quel dolore, quella paura quell'odio dentro di se, e lo contaminano, sempre più profondamente, andando sempre più a fondo, rompendo quell'armatura di purezza e candidità che ancora resisteva, anche se flebile, ins egno di una spensieratezza e dell'ingenuità che però ora stanno venendo spazzate vie, senza alcun ritegno, senza che sia qualcosa di discutibile, e forse è proprio questo che il giovane sta cercando al momento, da colui che tutto questo, ora, lo sta rendendo possibile. Ancora dolore, più accentuato, ancora più reale, lo pervade, una voce che però non viene ascoltata, quell'allucinazione continua, e continua, nell'oscurità un braccio, glis trappa tutto quello che ha dentro, organi, ossa, qualunque cosa, facendogli provare un dolore immenso, che lo lascia indifeso e impossibilitato anche solo di poter dire o pensare qualcosa. In questo momento nella realtà ekazu se ne sta andando, lasciandolo li da solo, forse pensando che sia la giusta punizione per chi ora, guarda troppo in alto, o per chi forse ha paura e che li in alto possa arrivarci sul serio. Dalla posizione di meditazione, andrà solamente a sbilanciarsi all'indietro, leggermente, il muro gli darà modo di poggiarsi, e di far rimanere la sua posizione invariata, dandogli anche quando è svenuto una parvenza di eleganza e di importanza, invidiabili forse. Dentro al sua testa però, quel dolore pian piano va scomparendo, come nebbia, che vene lentamente soffiata via da una dolce brezza estiva. Si ritrova ancora una volta da solo, con se stesso, con il vero se stesso, in un oblio di oscurità {Allo ho resistito..Oppure ho perso?} Si domanda, non ricevendo nessuna risposta, se non il rimbomb di quelle parole, che pian piano scompaiono, si allontanano da lui, lasciandolo veramente riflettere, finoa quando anche tutto questo nons comparirà, e non sarà altro, che un giovane Genin, svenuto, stremato, nel dojo del suo Clan. Stremato, qualcuno direbbe finito, bruciato, ma con una volontà, che sta venendo forgiata, dal più arduo dei fuochi, e dalle più dure convinzioni e obbiettivi che forse nessuno mai ha visto. [Chakra On}[END}