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Volti cupi e scolopendre.

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con Koichi, Itsuki

14:23 Itsuki:
  [Foresta] Oramai, sono giorni che vaga senza più una meta ne un preciso obiettivo, non ha più particolari motivi per restare lì a Kiri, è decretato, ma la guerra pare alle sue battute finali ed è probabile che gli venga assegnata una qualsivoglia missione, un modo per fare un pò di movimento, un'esercitarsi prima che tutto, in quel lì di Oto, inizi a muoversi secondo i piani. Che poi, i piani di preciso quali sono? Lo sà e non lo sà, immagina e teorizza ma dopotutto avido è lui come egoista è l'altro, due entità in un solo corpo che bramano Caos e distruzione, il voler rivendicare i diritti di Eiji, l'agire come l'agente del Caos stesso che è Itsuki, tutto volge lentamente secondo i propri piani ed è quello che importa, il resto è di contorno. Hanno atteso a lungo e tutt'ora pazientano in maniera metodica in quel compiere i prossimi passi lungo quel cammino oscuro, mentre sembra si sia fermato a girare in tondo lungo quella stessa metaforica cupa strada, il Goryo, che appunto continua girovagando senza un preciso fermarsi, più che qualche ora di sonno o nella propria, abbandonata tenda o chissà dove in giro, dorme quanto basta e poco meno, il cibo è relativo ma almeno sembra si aver ripreso a bere, ringraziando comunque sempre le capacità del sangue di Clan. Ed intorno è nebbia ovunque, come al solito, un sospiro in direzione di quell'intramontabile ed inestinguibile fenomeno atmosferico che tanto li tedia, quel velo umido che si riflette su vestiti e capelli, completo e coda d'ebano come al solito, afflitti dalla condizione atmosferica in grado probabilmente di minare qualsiasi tolleranza o pazienza che si vuole. Non è più quel camminare privo di vita e spento, trasformatosi quasi poi in un'accenno di un passo forsennato e nervoso, tornato quasi poi quel composto camminare tinto nuovamente di quei tratti eleganti, seppur la malinconia ed il dolore non sono in grado di svanire da quella figura, oramai segnata a vita dalla perdita, una maschera che ancora a lungo verrà indossata ogni volta che si troverà da solo, come ora, solo in quella foresta assieme al fu Principe dentro di lui, si sofferma dopo un camminare nel quale avrebbe cercato di evitare il più possibile le mangrovia, si accosta ad un'albero e le mani in tasca andrebbero a tirar fuori un pacchetto di sigarette ed un'accendino, fruscio di carta e scattare metallico, un lieve clangore e poi ripone tutto in lì dov'era poco fà, lasciando la dritta comoda nei neri e la mancina sollevata a scostarsi dalle labbra per far sì che il primo tiro venga lasciato spirare tra le fitte fronde < Mh.. Vediamo.. > direbbe quindi tra sè e sè riferendosi all'altro, soffermandosi in quell'andare a socchiudere gli occhi, qualche istante nel quale il chakra verrebbe già smosso e veicolato lentamente verso il cerebro < Dovremmo quasi esserci.. > direbbe appena annuendo in quel riferirsi al fu Principe, il quale si appresta a prendere il controllo concedendosi un semplice e comprensivo <{ Riproviamo... }> un cenno di rassegnazione nel mentre che i capelli si tingono di bianco e gli occhi si destano con il colore di scura ametista, andando a render quei lineamenti più maturi ed affilati, precisi, più simile decisamente a quell'altro che ora è all'esterno, com'era, in quel continuo attivare dell'innata che andrebbe sempre di più cambiandolo nei tratti del volto, avvicinandolo ogni volta di più a quella figura specifica, risultato dell'ossessione di Itsuki e dell'influenza del loro sigillo. Una breve pausa, mentre la dritta verrebbe portata fuori dalla tasca e gli occhi vi si posano sopra per qualche istante, tergiversa per un'attimo, riflette. Silenzio. {Ck on | Goryo II - 2 CK }

15:21 Koichi:
  [Foresta.] Riposto al di sopra d'un albero, tra i suoi rami possenti e numerosi, segnando una caratteristica vegetazione, rigogliosa al punto da nasconderlo, velarlo ad occhi indiscreti, con l'intento di distrarsi evidentemente dalla realtà in cui l'uomo ancora sfiora il terreno, contaminandolo ad ogni lurido passo. Un respiro debole e pacato, mentre risulterebbe porsi a circa [3 metri] dal terreno, con quella schiena che si pone sulla corteccia ruvida dell'albero e le gambe che sono distese, comodamente, per trovare un appiglio in cui può nascondersi, lasciarsi cullare dalla brezza dell'aria fresca che è presente. Sembrerebbe diverso, quasi come se il respiro fosse diventato differente, più elaborato da compiersi e metabolizzare: ogni cosa risulterebbe quasi nuova, dato il cambiamento estetico che è stato il punto terminale di un percorso formativo decisamente più lungo. Alla fine ha potuto accorpare anche parte di quella figura rimasta nei propri sogni, lo stesso che l'ha incatenato per lunghi anni, per poter dare un volto nuovo all'intero ecosistema. Sembrerebbe essere nato nuovamente, come un guscio che si è modellato per servire comodamente il contenuto, quell'essenza che oramai implementa nuove idee e nuovi progetti. Non è più uno spettro, oramai, ma bensì inizierebbe ad accarezzare quei lati della scacchiera, come se fossero tratti dopotutto invidiabili, qualcosa per cui varrebbe la pena tentare di mettersi in gioco, questa volta seriamente. <Uh?> Un debole accento, quando le proprie orecchie innanzitutto dovrebbero cogliere dei suoni, dei sussurri deboli ma presenti, sotto di sé, avvertendo la presenza di chiunque. Le palpebre che si rinchiudono, non totalmente, per affondare la distanza e comprendere chi sia, avvertendo quella metamorfosi che oramai dovrebbe riconoscere con una facilità incredibile. Le labbra che si allungano dunque, miste a quella nebbia che sembra veicolare l'intero incontro; fastidioso, ma pur sempre presente, al punto da farsi accettare con la forza. E' un movimento lento quello della gamba destra a distanziarsi dalla gemella, ad aprirsi maggiormente, incrementando il peso su un singolo lato, intenzionato a prendersi cura di quel prossimo movimento discendente, qualcosa di puramente semplice ma accorto, studiato nei minimi movimenti, aiutato potenzialmente da quella patina di chakra che si conforma in tutto l'organismo, pronto ad esser utilizzato come il proprio equipaggiamento; minimo ma presente: due sacche lungo la vita, posteriormente, ed una tasca sulla coscia destra, con delle armi al suo interno. <Fratello.> Proporrebbe, durante la caduta, ben controllata, per poi trovare ristoro con il suolo, ad [1 metro] dinanzi alla figura dell'albino, offrendo a quest'ultimo il [fianco destro], lasciando che il cranio possa ripiegare verso [ore tre] per poterlo adocchiare, mentre il tono di voce potrebbe risultare l'unico termine adeguato per distinguerlo, riconoscerlo, data la chioma corvina e quei rubini che mostrano fuoco. Il vestiario è un paio di jeans neri, debolmente scambiati sulle ginocchia, ed una maglia che aderisce all'esile fisico, longilineo, di un grigio chiaro che ostenta un piccolo scollo a v. Lo osserva, aspettandosi una reazione, in qualche modo: è decisamente mutato, se non per la volontà e coscienza. [Chakra On][Equip.Scheda]

16:00 Itsuki:
  [Foresta] Dovrebbero quasi esserci, oramai non manca molto e la creazione di quella tecnica è quasi all'apice della sua opera, puntiglioso, preciso e metodico in quel voler trovare un modo per dipingere la sofferenza dell'animo altrui sul loro stesso corpo, senza però rovinare la tela, senza lasciar segni antiestetici sui suoi soggetti di studio, trovando un che di estetico in quel desiderio di dolore rivolto verso il prossimo, per lenire se stesso, un coadiuvare dell'eleganza di uno e del sadismo dell'altro <{ È giusto che lo sappia fare anche tu. }> direbbe ora Itsuki da dentro all'altro, in quel rivolgersi in maniera ne severa ne troppo poco diligente, piatto in quell'esortare l'altro a sperimentare la creazione di quel preciso parassita. Per quanto , grazie alla loro sintonia, sviluppata a volte Itsuki può permettersi di emergere anche durante l'attivazione dell'hijutsu, non posso perdere tempo a scambiarsi per una quisquilia simile, quindi è rassegnato il tono del Kagurakaza che al solo pensiero andrebbe a concedersi appena una sensazione di lieve disgusto < D'accordo, d'accordo. > tenta quasi di riuscire in un convincersi a sua volta in quel ripeter sostenuto, sospirando appena in quell'andare ad iniziare a smuovere il Chakra misto al loro sangue, vedendo di veicolarlo verso gli tsubo della mano destra, il processo è relativamente semplice ma è da forma al tutto e mantenerlo consistente che comporta quel tocco in più di abilità della media, mentre la sigaretta vien portata alle labbra distrattamente in un tiro altrettanto vago, senza sostare le purpuree dalla propria dritta lì dove intorno al polo dovrebbe iniziare a crearsi un'alone violaceo. Un minimo di concentrazione in più, conosce il processo, il Corvino l'ha sperimentato più volte negli ultimi giorni e tutto sta ad attribuire a quel parassita le capacita di un'altro loro justu, per senza funzionare tramite una biotossina ma andando piuttosto ad accanirsi sui recettori cerebrali del dolore < Dovremmo esserci... > direbbe lui in quel veder appunto la tesa di una scolopendra comparire lì verso il dorso della mano, subito in movimento, violacea andrebbe macinando i centimetri della mano allungandosi e componendosi nel mentre grazie al sangue ed al chakra, girando sul palmo per poi avvolgerlo e ripresentarsi dunque sul dorso, facendo capolino. Sembra quasi un'esserino carino, se non fosse che è di un viola scuro, venature e rilucenze che hanno una parvenza di nero, e le innumerevoli zampe. Lo sguardo del Kagurakaza che osserva quel parassita muoverglisi sulla mano, è di certo non uno dei migliori, non è che ha disgusto o paura di insetti o robe simili, che fa un certo effetto, essendo dopotutto una tecnica mai vista prima concepita dalla mente del Chunin < Forse non è così disgustoso, potrei abituarmici. > direbbe andando dunque a cogliere un'altro tiro dalla sigaretta, il fu Principe, sentendo il dire di Itsuki che con un tono soddisfatto andrebbe rispondendo in maniera insolitamente euforica, mettendo da parte dolore e sofferenza <{ Eccellente, ora non ci resta che testarlo su qualche volontario. }> che poi, volontario o meno, per quanto sarà selettivo con il proprio far soffrire, con quel suo tingere il viso altrui di artistici crucci e tormenti, di certo le prime volte sarà meno puntiglioso e più morbido riguardo alle potenziali vittime. Cavie, volevamo dire cavie. No anzi, tele. < Mh? > è un fruscio di foglie e di rami a richiamarlo e finisce per voltarsi del tutto in direzione dell'altro, per nulla preoccupato, dopotutto è già armato sostanzialmente, anche se quello davanti a lui pare a tutti gli effetti uno sconosciuto, di primo acchito < Ko... Ichi? > direbbe lui con una breve pausa nell'inclinare il capo di lato, connotati diversi ma stessi lineamenti, vagamente incerto ma perlopiù convinto del fatto che sia lui, curioso a riguardo, mentre nella mancina permane la sigaretta e nella destra la scolopendra, che sembra andar a volgere la propria attenzione verso l'altro Goryo, seguendo chiaramente quelle dell'utilizzatore. Sembra relativamente flebile il parassita, non è al massimo della sua compostezza ma è tangibile e visibile. { Tentativo Jutsu personale Scolopendra }

16:18 Koichi:
  [Foresta.] Il torace che andrebbe ad ingrandirsi, per poter assorbire una piccola dose di ossigeno, e trattenerla nei propri polmoni, non preoccupandosi di ostentare quel corpo che non mostra evidenti segni di muscolatura, affatto, ma non per questo totalmente privo di quella resistenza minima e sufficiente, soprattutto se alimentata dalla fonte di chakra che ancora dentro sé divamperebbe, correttamente. Dopo aver piegato adeguatamente le gambe, dato il movimento discendente, andrebbe a rialzarsi, totalmente eretto in busto, per potersi permettere di adocchiare l'altro che, intanto, sembrerebbe impegnato a confabulare qualcosa di nuovo, di interessante, potendolo probabilmente intravedere solo lontanamente. <Avrei ammesso che potessi sentirti minacciato, dal nuovo volto o dalla mia parola.> Quel rapporto di sangue che non viene definito come un contatto puro e limpido, sotto nessun grado di parentela, ma lo sentirebbe adeguatamente vicino da definirlo come parte integrante di un nucleo, di una cellula che non potrebbe affatto trascurare, non dopo gli ultimi incontri con quest'ultimo. Le labbra che dunque s'allungherebbe, maggiormente, nel formulare un sorrisetto quasi divertito, soddisfatto e compiaciuto, lasciando che quel tocco di sorpresa possa essere recuperato come un'operazione del tutto riuscita, una missione approvata e completata nella prima fazione di secondo, in cui lo sguardo altrui ha intersecato quelle iridi nuove, dotate di una coppia di lenti a contatto capace di alterare il colore di questi. <Ho pensato che oramai lo spettro è tornato in vita.> Le spalle che si innalzano, in un fremito leggero e rapido, ove la nuca si incasserebbe momentaneamente. <Avrei dovuto scegliere un nuovo aspetto da mostrare all'esterno, dopotutto.> Le braccia che dunque si allargano, mentre il corpo viene rivolto totalmente in sua direzione: frontalmente, si lascerebbe gustare dalla vista altrui, evidenziando quegli arti superiori che si disperdono, uno per lato, in sensi opposti, come se volesse rendere più massiccia la presentazione di quel corpo, di quell'aspetto nuovo. <Non credi che possa addirmi?> Domanderebbe, seppur si avverte come invero abbia già deciso, abbia già definito che quell'aspetto lo rende esaltato al punto tale da permettersi un debole crogiolare, silenzioso ed appena percettibile, da quei lineamenti facciali del genetista, il quale sembrerebbe più in linea con la propria esistenza. <E quello...> Abbasserebbe il braccio mancino, piegando invece il destro dinanzi a sé, appena angolato verso il basso, in diagonale, per poter evidenziare quel segno sul dorso della mano, come se quel simbolo, quel tatuaggio, potesse essere talmente vivo da muoversi. Allargherebbe appena le palpebre per poter ammettere la curiosità in quel punto, in quel frangente: <Cosa sarebbe, invero?> Una questione neanche troppo vaga, una domanda che andrebbe a porre, come un bambino dinanzi ad una confezione ancora incartata, di un magnifico giocattolo. <Sembra qualcosa di interessante.> Proverebbe dunque a ritrarre il braccio, affinché entrambe si ripiegano verso il basso, attorno ai corrispettivi fianchi maschili. Un profilo nuovo, che ancora sembrerebbe bagnarsi di quella determinazione e di quella curiosità; non è morto soltanto, ma è tornato in vita nei migliori dei modi, con le migliori aspettative sul prossimo futuro. Attento, ad ogni singolo dettaglio. [Chakra On][Equip.Scheda]

17:10 Itsuki:
  [Foresta] Permane sul guanto l'insetto dai modesti centimetri, lo sguardo violaceo del Kagurakaza permane tutt'ora perplesso su quell'altro in un'esitare riguardo al dare effettiva fiducia nei confronti di quella figura, vagamente confuso da quel cambio di colori che necessita uno sforzo ulteriore al solito in quel riconoscerlo, facendo affidamento nel risentire il tono di voce, un pizzico di diffidenza non fà mai male, ma sembra non aver motivo di preoccuparsi ulteriormente. Riadrizza dunque la testa per far sì che il viso si porti ad un'espressione più neutra dove vi è un sorriso velato che permane, pervaso da quella sottile malvagità innata, intramontabile < Denoto una differenza improvvisa, ammetto di essermi concesso il dubbio per un paio di istanti. > dice rivolgendosi al Goryo con un tono regale ed altezzoso in quel suo essere sempre e comunque superbo e distaccato, mentre altri fili di fumo vengono intrappolati tra le labbra per venir poi gettati al vento con un che di pigro < Mh.. Concordo, è un pò più.. Cupo. > direbbe nell'andare ad attribuire un'aggettivo che si acuisce appena nel tono nell'andare ad esprimersi, mentre le violacee tornano in direzione ora della propria mano destra, indice e medio si stendono andando a permettere al parassita di muoversi attorno a quelle, camminando sul tessuto dei neri guanti. Itsuki dal suo punto di vista non andrebbe a concedersi particolari commenti, è concentrato sulla tecnica ed a parte l'aver ritrovato connotati riconducibili ai suoi nel nuovo apparire di Koichi, in questo momento la sua attenzione è dedita al perfezionare quel veicolo di dolore, una mano sotto al mento in quel piano astrale dal quale osserva il violaceo contorcersi, ragionando <{Mh, ci serve più Chakra, deve essere flessibile ma resistente abbastanza da infilarsi nel cranio tramite il padiglione uditivo. }> perso nel suo ragionare mentre Eiji non può far altro che sentire e concedersi un'espressione di sufiicienza, convinto che così potesse pure andar bene, ma sembra avere quella virgola di fragilità, la scolopendra, da farlo titubare in quel voler avere un mezzo preciso e ben studiato, perfetto per la sua esigenza, uno strumento personale per nuove opere < Ah, è un parassita, una truce idea di Itsuki, ma sembra debba essere definito meglio. > solleva appena la mano stendendo i poco il braccio in sua direzione, facendo vedere quello che si contorce e quasi sembra reagire alla vicinanza di un'altro essere, un possibile obiettivo, smuovendosi sinuoso ed infido quasi a volersi elevare e dirigere verso Koichi, controllabile, ma allo stesso tempo inutile in quel permanere tangibile se tanto non è perfetto. Quindi un gesto della dritta che và come muovendo le dita a ventaglio, andrebbe a far sparire quello stesso insidioso essere che si disperde come sangue nero ad evaporare, concedendo alla dritta di lui di tornare dietro alla vita, fumando nuovamente < Dovremo testarlo, sarà doloroso, ma sicuramente troveremo qualche candidato ideale. > direbbe con un sorrisetto malizioso e per nulla propenso a qualcosa di positivo, coinvolto a volte da quel sadismo dell'altro, che tutt'ora riflette da dentro a quel corpo, mentre un paio di note di una delicata risata lugubre si perdono in gola, a labbra serrate, dopo che una nuvola di fumo sia andata a perdersi nell'aria. { goryo II }

17:31 Koichi:
  [Foresta.] Un paio di cenni del capo, nell'atto di calibrare un duplice movimento verso il basso, dapprima, e poi verso l'alto: consensi semplici e lineari che si pongono come risposta alla prima affermazione altrui, al quale seguirebbe fedelmente con la propria voce: <Se tu hai avuto qualche istante di tentennamento, allora sarà sicuramente una soluzione adatta.> Confiderebbe in quello, prima di avvertire mediante i propri padiglioni auricolari quell'attributo che non si sarebbe mai atteso, minimamente, al quale le palpebre si socchiudono, non totalmente, come se si stesse affogando nel compiacere di quel significato, in quell'intenzione maledettamente riuscita. Le labbra dunque si allungano maggiormente, ad ostentare un maggior sorriso, che approva delle piccole note sadiche e malvagie, in concomitanza all'opposto. <Credo che non potessi scegliere aggettivo migliore.> Confermerebbe, complice del vociare altrui, quando l'attenzione decade totalmente verso l'animale che è sospeso nel dorso della mano altrui. Viene posto, innalzato al di sopra di un piedistallio invisibile, notando come il verme sembrerebbe vibrare, potenzialmente vivacizzato dal fatto che un altro organismo vivente, oltre il suo creatore, venga a presentarsi al suo cospetto. <Il nostro sangue permette dopotutto innumerevoli spunti sotto questo punto di vista.> Dunque potrebbe immaginarsi che l'altro stia perseguendo nel sentiero giusto, adeguato alla loro dinastia. <E come potrebbe mai funzionare?> Si spingerebbe nel domandare e nel chiedere, probabilmente aiutato dal fatto che abbia comunque una discreta conoscenza sia dei rudimenti basilari che quelli comportati dalla medicina. <Oh.> Un vocalizzo, improvviso e decisamente breve. <Son un genetista.> Ammetterebbe, così di punto in bianco, dato che l'argomento della struttura animale sembra avergli ricordato quella misera richiesta. <Dunque se dovessi trovare dei corpi particolari o delle innate interessanti, cerca di portarmi i corpi o gli occhi.> Implementerebbe, cosciente di poter tracciare la fiducia dell'altro senza alcun problema, senza sbavatura. <Non credo che sia necessario introdurti maggiormente nello specifico, ma sappiamo entrambi che delle risorse oggi possono diventare strumenti affini al Chaos domani.> Un mettersi a disposizione, per l'obiettivo altrui, non può far altro che indurire, maggiormente, quella relazione. Quel contatto che sembrerebbe abbastanza da far circolare adrenalina nel proprio corpo, al sol pensiero di poter instaurare un esercito incredibile di cloni, di marionette, al servizio del consanguineo. Un brivido che sembrerebbe pervenire, dalla zona lombare fino alle spalle, scrollando debolmente la schiena in quel momento, percepibile dall'altro, senza alcun problema. <Hai adocchiato la voce secondo cui alcuni torneranno nei propri Villaggi?> Ha dubbi sul fatto che non sia Kusano, dato che non era a conoscenza dell'Anteiku, ma non per questo preclude la possibilità di far ritorno nella loro effettiva casa: la loro Oto. [Chakra On][Equip.Scheda]

17:56 Itsuki:
  [Foresta] A sua volta, risponderebbe con due cenni d'assenso al consanguineo, nel mentre che mantiene quella sigaretta lì all'altezza del petto, retta tra indice e pollice, concedendosi un'altra occhiata dell'aspetto dell'altro nella sua totalità, squadrandolo dalla testa ai piedi per poi andar a far spallucce, dedicando all'altro un'espressione soave e leggera < Sarà che hai scelto bene. > e poi nulla di più tralascia la questione del suo aspetto rinnovato e prosegue oltre in quell'andar ogni tanto a consumare la sigaretta. Dunque, in quel suo osservare del parassita, non potrebbe che trovarsi in netto accordo con il dire di Koichi che vien susseguito dal confermare del Kagurakza che con un con un mugolio compiaciuto andrebbe ad aspirare da quel tiro poc'anzi concessosi, sibila appena l'aria tra le labbra per poi andar a ritornar all'esterno portandosi dietro il vapore grigio < Versatile, non c'è dubbio.. A quanto ho capito, attacca i recettori nervosi del dolore del cervello dopo essersi insinuato nel cranio.. > direbbe ricevendo un mugolio d'assenso che risuona nella mente in quel ritrovar lo stesso Itsuki, l'ideatore effettivo, in accordo con quanto detto, seppur ci tiene a precisare effettivamente, con un paio di minuziose parole, riguardo al Jutsu ed all'ideazione del tutto, ma non ha voglia di soffermarvisi Eiji e dopo un sollevar gli occhi al cielo ed un vago roteare, l'altro Moro lì sospira, tornando al silenzio di prima, ritrovando quella pigra carenza d'attenzione felina nel borioso Kagurakaza < Un genetista? Oh, è un qualcosa di affascinante.. > e poi giunge in fretta la proposta riguardo eventuali cavie da laboratorio, qualcuno sul quale a loro potrebbe capitare di esagerare, ma sarà quel che sarà, si appuntano la cosa i due che coabitano in quel corpo e quello al'esterno và quindi a rispondere < Lo terrò a mente, sarà divertente. > chi sà quali benefici potrà trarre dall'operato come genetista dell'altro o di quali particolari innate rischierà di fargli dono, è un esser coscienti che l'uno è quello che sperimento e l'altro un probabile collezionista di soggetti sul quale sperimentare, un tacito accordo che potrebbe portare a sviluppi interessanti e di una certa rilevanza < Dopotutto, non so è mai disposti di abbastanza risorse. > direbbe lui, avido ed assetato di potere ben più di Itsuki stesso, quella droga alla quale non ha mai resistito e mai probabilmente resisterà, più saggio a caparbio ma indubbiamente succube del potere stesso. Poi una lunga pausa, un brivido lungo la schiena dell'altro Goryo ed un'arrivare a metà della sigaretta da parte del fu Jinchuuriki, assottiglia lo sguardo e fà cadere un tocco di cenere ad un deciso sfiorar della della suddetta a metà < Sì, qualcosa ho sentito, ma sinceramente a noi basta tornare ad Oto, ognuno sarà probabilmente libero di tornare a casa dopo questa guerra, ma c'è anche chi ha intenzione di farlo prima. > e loro stessi non avrebbero più alcun interesse nello star a Kiri, se non fosse piuttosto per quella presunzione del dover cercare riguardo Hanabi, anche se è un voler forzare una casistica troppo ottimista in quell'immaginarla vicina. { Goryo II }

18:22 Koichi:
  [Foresta.] Le braccia dunque andrebbero ad innalzarsi nuovamente, a dirigersi verso l'alto, per poi ripiegare su se stesse, permettendo alle dita di incontrarsi, di incastrarsi l'una negli spazi dell'altra, dietro la propria nuca, la quale potrà trovare saggiamente supporto fisico in quell'intreccio semplice e naturale, mentre potrà adocchiare maggiormente l'altrui presenza, in quel modo di presentarsi decisamente regale, in un portamento vagamente altezzoso: questa volta non ha permesso al proprio albino di sconfinare, quasi desideroso di mostrare la novità, quel cambiamento così radicale, affinché l'altro si abitui. <Sistema nervoso, parassita.> Le labbra che andrebbero ad incastrarsi maggiormente, in una piccola smorfia in cui potrebbe dipingere la propria riflessione, il proprio tentativo di trovare vagamente indizi che possono aiutare concretamente l'altro nel porre adeguatamente un risvolto positivo a quella tecnica. <Noi abbiamo anche la possibilità di spingere del chakra nei contatti, affinché la nostra vittima abbia delle inibizioni tattile.> Ammetterebbe quella conoscenza, che può essere applicata anche nei Jutsu del clan. <Probabilmente questo concetto potrebbe aiutare a migliorare la tua concezione, di cosa vuoi migliorare effettivamente.> Per poi slittare rapidamente ad un discorso decisamente più interessante, qualcosa che possa ambire principalmente la propria sete. <Sicuramente è qualcosa di poco comune.> Ammetterebbe, tornando poco più serio: <Posso effettuare dei trapianti, per puro esempio.> Includerebbe, a primo tocco. <O comporre degli arti meccanici.> Vaghe idee sull'estensione del proprio dominio: <Non sarebbe magnifico riuscire a comporre una grandissima moltitudine di marionette antropomorfe...> Ovverosia decisamente simili al corpo umano. <Impiantando in essi delle capacità uniche e permettere così di poterle utilizzare come un esercito in un ipotetica guerra?> Le palpebre che si ingrandiscono, con quel fuoco che improvvisamente brucerebbe con forza e senza limiti, con un sorriso che si definisce più perfido e subdolo. <Una tua parola e poter avere cento pedine ad esaudire un tuo semplice capriccio.> Sembrerebbe quasi comprarlo, fargli stuzzicare l'idea, come la scia di un profumo invitante, ma che non sazia minimamente. <Ho smesso di fantasticare e non concretizzare, Eiji.> Lo richiama per nome, in quella constatazione, spegnendo l'entusiasmo, ma effettuando sicuramente una confessione di maggior peso. <Oto è...> Si bloccherebbe, inibito a quella notizia: <E' possibile tornare già lì?> Oramai la ricordava chiusa e sigillata, non avvezza a ricevere neanche suoi abitanti, invero. <Hai novità su quando dovrò esser pronto?> Spezza il tutto, ricordandosi di qualche misero accenno dell'altro, nel loro ultimo incontro. Dunque scioglierebbe la postura, per tornare decisamente più serio, più concentrato su quell'argomento, quasi delicato. <Cosa davvero sai a riguardo?> Perché oramai i convenevoli si possono trascurare parzialmente, per potersi dedicare su un succo che ora sembra assaggiare e se ne vuole cibare, anche soltanto con la conoscenza. <Ah.> Un altro vocalizzo, provando ad inseguirlo con lo sguardo. <C'era qualcuna che ti cercava.> Non ammetterebbe il nome, non ancora. <Ti ha trovato?> Ignaro totalmente delle vicende, beandosi soltanto della vista di quel volto, per comprendere dalla sua deformazione un messaggio in più, un significato che può esser colto solo nel silenzio e nella forma. In quegli specchi dell'anima, lì dentro, ancora più simili, riverserebbe la propria brace. [Chakra On][Equip.Scheda]

18:52 Itsuki:
  [Foresta] Un consiglio che non verrebbe di certo lasciato al caso, ragiona lui stesso per qualche istante mentre il concetto viene elaborato da Itsuki stesso, più istintivo e capace di abbandonarsi al sadismo, in maniera indubbia, ma allo stesso tempo intento a risultar studiato e meticoloso in quel suo andar a concentrarsi ulteriormente, nel perdersi in quel riflettere riguardo ad un'eventuale migliorare della tecnica, teorie ed idee, mentre Eiji all'esterno andrebbe a concedergli un solo profondo cenno come a ringraziarlo di quel consiglio in più, ne erano al corrente ma probabilmente no nera stato contemplato nel processo di creazione della tecnica, essendo dedita ad altro, nel suo principale scopo, ma pure sempre in grado di subire possibili lievi variazioni o miglioramenti < Può darsi. > dice semplicemente alla volta del Chunin per lasciarlo poi discorrere, scivolando verso un contesto più utopico ed immaginario, ma non irrealizzabile. Sogghigna, un lieve concedersi un ragionar amaro riguardo all'imaginar il suo corpo come riesumato e smosso contro la sua stessa volontà, insomma, sarebbe indubbiamente affascinante ma per quanto sia sfuggito per metà alla morte, insomma, non può che domandarsi se sia giusto o sbagliato, disturbar chi oramai è nell'oblio del sonno eterno, seppur la morale in un mondo di Ninja è solamente un'elemento necessariamente di contorno, anzi, potrebbe anche essere utile un giorno per quel suo stesso corpo del quale immagina, quel ragazzo, chissà cosa potrebbe venirne fuori da un ragionare più accurato ed assennato, ma per ora < Sarebbe uno scopo che richiederebbe uno sforzo non da poco, diverso lavoro, ma indubbiamente sarebbe altamente remunerativo. > comodo, avere innate pronte sotto lo schiocco delle proprie dita, ma non è un pensiero che gli passa ora come ora per la testa oltre a quelle parole, forse uno scopo più adatto per Koichi, visto l'essere attratto dalla genetica in sè, nel suo appunto essersi dichiarato come genetista. Un'espressione poi più spenta e sufficiente si pone sul suo volto, sdegno sul suo viso ed un sospiro deluso, andando a rispondere riguardo a quel verrebbe riguardo ad Oto < Se ti va bene sottostare alal Serpe, fai pure.. Noi attenderemo pazientemente ancora quanto basta. > e la mente va verso l'UChiha e la Doku, verso l'Insonne, gli aggiornamenti ricevuti per missive e quant'altro, tutto si muove e si mette in moto ma la fretta è cattiva consigliera dunque è giusto risultar impassibili in quel volersi gustare un freddo piatto al sapor di vendetta < Sò che la finta quiete, che ci sarà dopo la fine di questa guerra, è tentatrice. > direbbe, rimanendo enigmatico in quel non poter immaginare chi possa esserci o meno ad ascoltarli, nonostante non avverta presenze la Nebbia ha occhi ed orecchie ovunque e quindi lascia all'altro alludere quello che preferisce, per pi andare verso il dire direttamente seguente, quel suo ricordarsi di qualcosa, qualcuno < Mh? > andrebbe appena accigliandosi, nessun lo avrebbe cercato più di tanto negli ultimi tempi, probabilmente non si sarebbe nemmeno fatto trovare in quel suo esser distante ed annegato nel proprio dolore, dunque, non potrebbe far altro che andrebbe a ritroso per poi finire con il proprio pensiero in direzione dell'aranciastra ragazza dagli occhi di piombo < La Seimei..? > direbbe quel nome riportando lo sguardo su di lui, dopo un tiro di sigaretta che volge verso quell'ultimo paio, per guardare di sottecchi lui, mentre Itsuki da dentro pare sentir un guizzo di nervosismo a sentire quel nome, non è affetto, non è un sentimento positivo, è come il cader nel ricordo del non avere quel suo giocattolino sottomano, l'antistress per eccellenza, qualcuno su cui riversare il proprio odio così come erano rimasti d'accordo. { Goryo II }

19:18 Koichi:
  [Foresta.] Sorvolerebbe oltre, abbandonando nel silenzio più oscuro quei consigli, suggerimenti per poter costruire al meglio quella torre di informazioni, quella capacità che potrebbe risultare davvero utile, seppur non sembrerebbe interessato nell'apprenderla, in quanto avrebbe qualcosa di molto simile, tra le proprie scelte. Andrà invero a sfiorare nuovamente quanto può concepire da quell'ostico progetto, nel tentativo di poter comporre tutte quelle forme ed insediare in ognuna di esse un nucleo decisamente interessante. <Sicuramente sarà un lavoro decisamente complesso e non da pochi dettagli, ma sicuramente è qualcosa che sarà meglio esordire nel breve tempo, in modo tale da preparare doverosamente le basi.> Decisamente convinto di quella cosa, avvertendo come la maggior parte del peso venga giustamente inoltrato sulla propria persona, data la predisposizione professionale del moro. <Per ora, mi impegno nello specializzarmi maggiormente in questo ambito e poter ricavare quante più innate possibili.> Un vago silenzio a riguardo: <Forse potremo trovare anche dei volti interessante e porre su di loro delle taglie vantaggiose.> Una possibilità che non può affatto dimenticare, in quanto sia cosciente che vi siano persone capaci di perdere la propria coscienza, le proprie decisioni, in cambio di un guadagno sostanzioso di Ryo. Ed il denaro per lui non è mai risultato un problema, invero, ma ogni cosa a proprio tempo, non volendo veicolare troppo tutto quel pensiero, in quanto ancora irrealizzato. Poi sente il sussurro a riguardo della Koukage e lì sembra che il viso maschile si spegnerebbe, come una spugna che avvolgerebbe interamente i lineamenti facciali e pronta ad assorbire ogni sua sfaccettatura. Ha necessità di vicinanza ed è per questo che proverebbe a porre passo verso di lui, nel voler ridurre drasticamente la differenza, in un compiersi di un paio di passi, non oltre, per stanziarsi poi a qualcosa di simile a [mezzo metro], di fronte all'altro. Potrà sussurrare, a questo punto, con maggior premura che sarà difficile avvertire i suoi fonemi. <Lei è ancora viva?> Neanche concepiva quell'idea. <Credevo che la lama nera l'avesse già richiamata al suo appello.> Cercherebbe di affondare le iridi dentro quelle altrui, in un contatto probabilmente rude e deciso. <E' ancora una seccatura, come un tempo?> Immagini che riemergono a sprazzi, fin quando non avverte l'allontanamento della propria vita militare, a causa dell'incidente in cui s'è incastrato. Un fastidio che logora la mente, al punto tale da creare una piccola smorfia di fastidio, in quanto delle immagini rapidamente scorrono nella proprie mente, fotogrammi sbiaditi e qualcuno distorto. <La calma prima della tempesta?> Domanderebbe, volendo comprendere maggiormente lo spartito che l'altro sembrerebbe elevare. <Spero che il fragore del tuono sia abbastanza forte da far sì che possa sentire.> Se l'altro volge il registro in uno schema enigmatico, lui si adeguerebbe, con naturalezza, come se percepisse l'altro per osmosi, influenzandolo con semplicità. <Si, esattamente lei.> L'altro riconoscerebbe, dunque può intuire che abbia raggiunto il suo scopo. <Conosci informazioni su di lei?> Sembrerebbe una richiesta piuttosto esplicita, effettivamente: <Non vorrei che possa essere d'intralcio.> Anche perché ha alettato l'interesse del Chuunin, dunque vorrebbe comprendere maggiormente le prossime mosse della donna citata. L'Alfiere che permane fermo ed immobile in quella posa, dopo aver rubato lo spazio, anche quello più confidenziale, al Re albino. Una stretta di confidenza che si prende la presunzione di poter esercitare, senza perire. [Chakra On][Equip.Scheda]

19:38 Itsuki:
  [Foresta] La mano con quegli ultimi tiri di sigaretta andrebbe a portarsi vicina al viso ma sono ora mignolo ed anulare a passar rasenti alle labbra in quel ragionare tenendole dischiuse, immaginando le complessità alla base di un compito simile ed il tempo che richiederebbe preparare un vero e proprio esercito, non disdegna l'utilità, ma è qualcosa al quale potrà dedicarsi solo più in là, una volta riconquistata la sua Spada, casa sua e dunque dopo aver reclamato la propria esistenza < Non penso di poterti essere d'aiuto nell'immediato... Tu intanto migliorati, tutto verrà da sè. > lui per ora, assieme ad Itsuki, ha altro a cui adempire anche se quel dire riguardo alle taglie utilizzabili come effettivo diritto d'uccidere mirato, si rivela un'altro consiglio da appuntarsi e da tenere in considerazione, qual'ora in futuro si abbia in mente bersagli specifici < E' un'espediente degno di nota e potrebbe evitare quisquilie scomode. > poi nulla, il penultimo tiro nel mentre che lui si avvicina, per sussurrare. Ed il sussurro è un qualcosa di chiaramente udibile a quella distanza seppur privato, lo sguardo volge in direzione del Suono ora, seppur distante chilometri e chilometri da dove loro si trovano, guardando verso ovest in quel rispondere a lui < Sfortunatamente sì, ma mi chiedo ancora per quanto... > il tono è enigmatico anche questa volta ma lascia spazio ad un che di immaginabile, una diretta conseguenza non tralasciabile da parte di Kioshi in quel suo piano di riprendersi Oto < Indubbiamente. > in quel considerarla una seccatura se non di peggio, potendo ricordare soltanto che la Yakushi gli dava la caccia ai tempi, a lui e a Matatabi, disdegnando quella figura non poco al solo pensarci, lurida serpe timorosa delle fiamme del demoniaco felino. Un'ultimo tiro, poi quella sigaretta vien fatta cadere a terra tra un che di fangoso ed erba, la punta della sinistra che và premendo sul filtro ritorto su se stesso che vien soffocato, spegnendosi lì mentre lui continua, scivolando in direzione di Ren < sì, la conosciamo. > direbbe in quel considerare il fatto che è indubbiamente Itsuki ad aver avuto più a che fare con lei, rispetto al Principe, che scuotendo le spalle andrebbe a porre un che di sufficiente sul proprio viso, scuotendo appena la testa con un fare distratto e vago < Lo è stata, per lui ed in maniera direttamente conseguenziale anche per me ma... Questa è una storia per un'altra volta. > direbbe per quindi riportare le mani dietro alla schiena, con lo sguardo che è tornato sul Goryo da tempo, in quel congedarsi ora con un cenno relativamente profondo del capo < Ora devo andare, a presto Koichi, sono certo che la tempesta non passerà di certo inosservato. > e le ultime parole seguono quel suo incamminarsi dandogli le spalle, regale e composto in quella sua falcata elegante ed aristocratica, impeccabile in quello scivolare tra le mangrovie e svanire così un nobile fantasma. { End }

20:03 Koichi:
  [Foresta.] Apprezzerebbe comunque quel ritardare dell'intervento altrui: dopotutto non ha disdegnato totalmente il proprio pensiero, anzi avrebbe avuto la possibilità quanto l'onore di poter percepire trame ancora nascoste, velate, aspettando un momento più propizio per poterle attuare. Bisogna aspettare che il germoglio possa fiorire, per poi curarlo e trattarlo al punto da farlo divenire un fusto da cui potrà sbocciare nobili frutti, a suo tempo. Ancora acerbo quel seme, ma non per questo si aspettano delle considerazioni fastidiose. <Allora continuerò a studiare.> Perché non potrebbe far altro al momento che concentrarsi in quel punto, aspettandosi di sollevare il proprio capo, per raggiungere invero la stessa direzione che l'altro osanna. Dovrebbe ricondurre con facilità che in quel punto, a svariati chilometri, possa ritrovare la presenza del villaggio che ha dato vita al duo ora formulatosi in quella zona verdeggiante, selvaggia, quasi come se fosse un saluto rispettoso verso quel villaggio tanto adorato, radice delle loro essenze, culla dei ricordi più dolci e utili della propria crescita. <Voglio sentire il tuono, affinché io possa esserci.> Ammetterebbe, con serietà. <Non per guardare l'arcobaleno, ma per deliziarmi sotto il flusso della pioggia cremisi.> Proclama l'interesse, avanza l'intenzione, che l'altro dovrà farsi carico, come emissario, come tramite a chi vuole volgere i fili in quel particolare punto. L'alfiere è pronto a condurre il proprio corpo, nella posizione richiesta, per potersi godere ancora una volta l'adrenalina di quell'immensa scacchiera, saltandosi eventuali ostacoli, raggirarli, per trovare ed ambire al proprio obiettivo. <Aspetterò di sapere questa storia, la prossima volta.> Una promessa quasi, un impegno per lo più, che vorrebbe per sfamare il suo appetito, permettendo all'altro di muovere appena qualche passo, sfilare via dalla vicinanza del consanguineo, per compiere i primi movimenti, elusivi e prossimi alla dipartita. <Se qualcuno dovesse chiederti un nominativo per quella tempesta...> Un respiro leggero, permettendosi di offrire le spalle all'altro, così come viceversa compierebbe. Può affidare quell'incertezza, quel lato cieco, in una fiducia che gradualmente andrebbe ad intensificarsi. <Che sia Kawaakari.> Un nominativo, un nome che nel codice non sembra avere particolari traduzioni, se non l'unica, quella che potrebbe avvicinarsi maggiormente alla concezione soave e poetica, dietro cui si nasconderebbe: L’ultimo bagliore di luce, che riflette sulla superficie di un fiume al tramonto. Quel momento in cui la realtà si consuma, per dare vita al sogno, ove il tutto si mescola al vuoto e crea il varco, il confine tra la vita e la morte. Su quella linea in cui il Goryo ha slittato molte volte ed ora sembra aver deciso di sconfinare, per potersi permettere una nuova prova, una nuova vita. La moneta è stata inserita, buon tentativo! [Chakra On][Equip.Scheda][EXIT]

Itsuki incontra Koichi nella foresta.

Il primo sta sviluppando una tecnica personale e l'altro sembra sempicemente godersi la giornata.

Itsuki viene a conoscenza dell'essere un genetista del consanguineo mentre le parole viaggiano poi in direzione del Suono

// A parte la tecnica personale, direi che già per la questione dei genetisti e contorno, lo spunto c'è, ma vedete voi <3