Sen..Pai..
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Giocata del 26/05/2020 dalle 14:10 alle 19:19 nella chat "Campi d'Addestramento"
[Campi D'adestramento] È una giornata come le altre in quel lì della Foglia, ma pungente fastidio dentro di lei permane, una nota distorta che però suona piacevolmente bene in quel suo animo fermo e composto, intaccato da quella che si potrebbe definire una cotta adolescenziale, una semplice scinitllà che potrebbe dar fuoco ad un'incendio e che, per quanto possa sentirsi combattuta e sciocca, quella bozza di sentimento coincide con il doversi informare riguardo all'eventuale aver deciso quando sarebbe il giorno nel quale dovrebbe rendere omaggio ai Kami con il rituale della loro Casata. Insomma, ha ribadito più volte a suo padre che sarebbe bastata un semplice missiva, ma alle orecchie del genitore suonava insensato dover attendere la risposta di una missiva quando sarebbe bastato recarsi al Dojo per incontrare il Chunin, sì, proprio lui, tra tutti. Quindi, dopo un deglutir nervoso di qualche minuto fà, si sarebbe trovata nuovamente lì all'ingresso del Dojo a mandar giù nuovamente un nodo che gli si serra in gola, il cuore accelerò di un paio di battiti il ritmo, inspirando profondamente in quel voler portare la mancina sul petto ad adagiarsi, come a volersi tenere a bada in quel'accenno di sconvolgimento interiore, cercando di darsii un contengo lei, andando a scacciar le fondamenta della sua ansia, seppellendole e sotterandole nel profondo del suo animo.Eppure, nonostante l'ifusione di coraggio, non trovò nessuno. Un sospiro di sollievo e poi avrebbe preferito dirigersi verso i campi di addestramento. Sembra una sfida, un dover resistere a quegli accenni di sentimenti ed emozioni che tingono di qualche flebile sfumatura quella sua ferrea volontà, un'automa che ha dovuto reprimere parte dei suoi sentimenti per diventare la lama affilata che è, andando addirittura oltre alla morte, ma ritrovandosi ironicamente e tristemente soggiogata da quel sentimento diametralmente opposto quale l'amore, un'eufemismo soltanto dentro di lei, greve però in quel non averlo mai sperimentato, temprata in quell'esser convinta di dover resistere, di essere in grado anzi, di resistere a qualsivoglia malizioso fare altrui. Ma scaccia i pensieri, scuote la testa così come ha fatto ben più volte in questi giorni nel ritrovarsi costretta a riportare a galla la figura del Koshirae, a tratti, rievocata anche dal dire dell'altro giorno di Yosai, che l'ha fatta vacillare, ha mosso i tizzoni di qualcosa che stava quasi chetandosi < Potrei anche allenarmi.. > direbbe lei pur avendo già dato oggi riguardo il perfezionarsi ed il migliorarsi, è solo un voler scacciare dei pensieri, dirà a suo padre che non l'ha trovato e tanto meglio così. Vestita come al solito, kimono dalle maniche staccate, gonna e stivali con sotto le lunghe calze, i passi piegano l'erba che costeggia la fine del sentiero verso il famigerato e solito campo con i tre tronchi, si sofferma osservando il panorama familiare e si lascia andare ad un sorriso, il braccio sinistro poggiato su Takemikazuchi al suo fianco infilata con tutto il fodero nell'obi. SIlenzio, tutto tace intorno a lei e sembra godersi la brezza del luogo, nulla di più e nulla di meno, per ora. [Campi D'addestramento] Oggi è finalmente al lavoro e per questo il chakra è già in circolo, non è una cosa così scontata considerando il tempo che perde a gironzolare semplicemente per Konoha e ad infastidire con garbo e fascino qualsiasi essere appena senziente del luogo. Eppure è di ronda, oggi viene costretto a quel lavoro segreto a quella parte del suo essere che terrà semplicemente nascosta a chiunque, persino a chi più lo conosce. Essere anbu per lui è ben più che una questione di fedeltà, una valvola di sfogo un modo come un altro per andare a prendersi una vendetta ed una rivincita, per arrivare un giorno ad abusare di quel potere che la corporazione può offrirgli, insegnamenti che non sono così facili da far propri ma che di certo saprà come sfruttare al meglio. Rimane comunque uno degli ultimi arrivati quindi a prescindere dal suo valore in questo momento sta semplicemente controllando che nessuno si avvicini ai colleghi sulla torretta, visto lo stato d’allerta lui sta passeggiando attorno a quel cratere enorme, sui campi d’addestramento. Indosso il classico vestiario anbu di Konoha, armatura abbastanza leggera nera sul petto, pantaloni aderenti e maglia a maniche lunghe dello stesso colore, sandalini ninja scuri, insomma nulla che possa davvero ricondurre qualcuno ad identificarlo, persino la sua amata arma divina oggi non è con lui al suo posto il ninjato portato sul fianco destro consapevole che anche senza poter contare sulla sua innata lui resta comunque un temibile spadaccino, tutti gli allenamenti e la fatica patita in questi anni l’hanno portato a questa semplice conoscenza, non è facile aver a che fare con lui con o senza la Komukoten. Oltre a quell’arma, legata sempre sul fianco destro, una semplice shirasaya di legno bianco, a primo sguardo un bastone da passeggio qualsiasi, arma celata all’interno della custodia. Nella pettorina rinforzata ci sono una quantità non indifferente di kunai, shuriken e varie bombe sempre pronto a lui a dar battaglia e bloccare qualsiasi possibile intrusione. Ultimo dettaglio importante è la maschera calata perfettamente su quel bellissimo volto così mascherato, la forma è quella di un semplice viso ovale, scheletrico nell’evidenza di denti, naso e tempie, il colore è avorio, un bianco estremamente sporco come a volersi elevare oltre a chiunque altro persino alla povertà che circonda una parte di Konoha in quel preciso periodo di perdita e ricostruzione, un insulto quindi a chiunque non sia come lui o più semplicemente alla sua altezza. Argento invece l’intricato gioco di ricami metallici lì dove dovrebbero esserci le guance, un motivo quasi floreale a dare un tocco a tratti delicato e a tratti più spietato a quella maschera al cui intento è montato il solito modulatore vocale, persino gli occhi sono mascherati da un sottile strato di vetro colorato di nero, abbastanza scuro da nascondere l’azzurro delle sue iridi ma al contempo abbastanza velato da permettergli una completa visione. Una ragazzina ha quindi la sfortuna di puntare su un allenamento extra PROPRIO dopo aver avuto la fortuna di mancarlo. Insomma lui sta camminando di ronda, di base è anche disposto a farsi i fatti suoi eppure alla visione di quel kimono e quella figura una malsana idea nasce nella sua mente, i passi che andrebbero silenziosi a direzionarsi verso di lei, non fa nulla per nascondersi, consapevole del ruolo che ci si aspetti che interpreti, consapevole di quello che rappresenta in quel momento e forse proprio a causa di ciò stimolato ad avvicinare la ragazzina[equip anbu+roba][chk on] [Campi D'adestramento] Si concede quegli attimi di perdizione nell'ammirare il laghetto lì presente, il sole gioca con l'acqua mite in quei riflessi statici, assottiglia appena lo sguardo in quel venir colta da un raggio di troppo, tornano poi quindi alla realtà. Ce l'ha fatta, ha cacciato nel profondo della propria mente l'immagine che tanto la tormenta e può finamlente concedersi la possibilità di riallenarsi e di rinforzare il ferro che la compone, di divenir più affilata e perfetta ogni movimento in più, ad ogni passo ed ad ogni affondo. Chiude gli occhi del tutto dunque lasciandosi pervadere da una concentrazione insormontabile, sigillo caprino ed una distesa bianca si ricrea davanti a lei in quello spazio vuoto dove andrebbe ricercando l'energia mentale, uno yang bianco con quel suo puntino nero, la visualizza così in quel ritrovarla abbastanza rapido ed abitudinario, mettendola da parte nel voler ritrovare allo stesso modo lo yin, l'energia fisica necessario all'addizione, un processo metodico e ripetuto più volte in quel sospingere ed avvicinare le due metà tra di loro congiungendole e facendole roteare in quell'immaginare una rosata riproduzione della propria figura, all'altezza della bocca dello stomaco, impasta e fa collimare le due parti nella maniera migliore, per poi lasciar che quella tondeggiante figura composta dai colori neutri esploda di una luce violetta, inondando tutto il sistema circolatorio ed allo stesso tempo palesandosi visibilmente, scuotendole appena le ciocche di zucchero filato < Bene. > direbbe semplicemente al teorico percepire della coretta attivazione del chakra che dovrebbe tornar sopito ma pronto all'uso, annuendo in quel convincersi che è ora di iniziare, se ha intenzione di allenarsi sul serio. Però, e c'è sempre un però, a quanto pare viene notata da qualcuno, e non una persona a caso ma qualcuno in particolare. Lui. Non lo sà e non può saperlo, non lo capirà nemmeno quando se ne renderà conto visto che per ora si concede semplicemente di portare la dritta sull'elsa della spada e con un sibilo rapido ed acuto sguainarla < Avanti, Takemikazuchi. > direbbe lai chiamando per nome la spada che si rifà al Dio del tuono, andando a farsi pervadere da quel senso di giustizia ed onore al solo impugnarla, quasi andando a calarsi del tutto in quella modalità di pensiero atta all'azione, in quel calarsi e sopprimere le emozioni e le inutili effusioni, diventando una macchina da guerra. O almeno, ci proverebbe, ritrovandosi costretta ad abbandonare quel culmine della propria concentrazione nel tenere la spada verso destra con la punta verso terra, il braccio disteso e le orecchie che a loro volta si tendono in direzione di quei flebili passi < Mh? > volge lo sguardo di lato girandosi in direzione della figura che và avvicinandosi, passando per di là, un semplice Anbu di ronda che pare aver posato lo sguardo su di lei, nota la maschera e ne rimane affascinata per qualche istante, ignara di chi vi si nasconde sotto < Salve a lei. > direbbe con garbo chinandosi in avanti epr uno dei suoi soliti e formali inchini, rispettosa e mai in grado di toglier il saluto se necessario, volendo poi voltarsi nuovamente in quel cercar di tornare all'apice della propria forma mentale, portando la spada dritta davanti a sè portando la mancina sul dorso della lama, distante di qualche centimetro, cercando di inspirare profondamente e perdersi nella mentalità da automa, quella programmazione sanguinosa tanto sbagliata ed in conflitto con la sua dolce figura che sà di ciliegio. {SE ck on} [Campi D'addestramento] Sta lavorando, il che significa che potrebbe semplicemente tornare a farsi i fatti suoi, lasciar stare quella ragazzina caduta per caso e per sfortuna nelle sue grinfie eppure, lo sappiamo, non se ne andrà. Si avvicina quindi mentre l’altra pare tutta intenta ad allenarsi con la propria spada divina, elemento che a lui manca. Tace qualche istante lasciando che lo sguardo corra su di lei. Si avvicina silenzioso e fissandola attraverso quella maschera, il modo di muoversi è militare, serio e composto quasi rigido in quelle movenze che vanno anche a coprire invece quel che di solito è la sua camminata, seducente certo ma sempre in qualche modo tranquilla non dovrebbe trasmettere la stessa pressione che invece cerca di lasciar scorrere ora. La stuzzica, lui vuole solo giocare con quella ragazzina e proprio grazie alla divisa che indossa ora può esprimersi <identificati> a quel saluto ecco come replica lui, senza preamboli, senza saluti o gentilezze di certo non ci si aspetta che un anbu chieda per favore giusto? Le mani restano lungo i fianchi, abbandonate ma comunque ben tese, i muscoli in vista, il corpo intero sembra essere in un costante stato che potremmo definire di pre allerta, sempre conscio della situazione attuale, della maschera che porta e di quanto presto tutto potrebbe cambiare e costringerlo all’azione. Nascosti dietro a quelle due lenti nere i suoi occhi possono andare a strisciare maliziosi lungo il corpo dell’altra, risalire dalle caviglie, analizzarla ed immaginarsela in tanti altri momenti. Risale lungo le cosce fasciate in quel vestiario che però non gli impedisce di immaginarsi un poì quel che preferisce, arriva quindi alla vita e al seno decisamente non pronunciato, dettaglio che riesce ad apprezzare per via della figura che proprio grazie alle forme delicate risulta ben proporzionata, non che abbia mai rifiutato un seno abbandonante sia chiaro, semplicemente apprezza anche chi è piatto. Ad ogni modo dopo essersi praticamente mangiato con gli occhi tutto il suo corpo torna al volto andando ad apprezzarne i tratti delicati eppure decisi che non lasciano il posto a rotondità poco apprezzabili ai suoi occhi <l’allenamento qui potrebbe essere pericoloso per ora> aggiunge poco dopo, si comporta proprio come se non la conoscesse, giocando come il gatto fa con il topo, cercando nuove debolezze, aperture in lei, porte che potrà andare a sfruttare un giorno[equip anbu+roba][chk on] [Campi D'adestramento] Lei non sà, non immagina ed ovviamente non percepisce nemmno quella malizia nell'aria da lui letteralmente mascherata, la osserva in quel di lei salutare e si pone con la dovuta freddezza militare, lei risponderebbe quindi voltandosi nuovamente, interrompendo nuovamente quel suo volersi allenare, in maniera rispettosa verso chi è in servizio e molto probabilmente di grado maggiore. Quindi, nuovamente in direzione di lui, quello che la osserva morboso e la definisce in ogni centimetro passando i suoi occhi sulla figura di lei che permane in quel suo ignorare chi si nasconde dietro la copertura distintiva degli Anbu, sorridendo prima di rispondere con il proprio nome e cognome in maniera diligente e composta, superba in quel lasciar che le iridi si facciano cogliere da quel bagliore d'onore ogni volta che pronuncia il proprio Clan, tono fermo e composto, educata < Sono Izayoi Koshirae, Genin della Foglia. > e nuovamente si inchina col busto, flette in avanti la parte superiore e lascia che il capo segua quel vomento, andando larga nuovamente con il braccio destro, la lama verso terra, la sinistra sul fodero, immobile come una bellissima bambola che non si cura di esser così tanto piacente e di bell'aspetto, una ninfa o una musa guerriera, semplice e relativamente acerba ma con le proprie forme ben delineate e definite, gentile nelle proporzioni ma abbastanza grande da lasciar che sia lo sguardo del Chunin che quello di molti scivolino addosso alla sua immagine svariate volte, senza che lei stessa se ne sia mai preoccupata. La vuoi, non è vero? Guardala, è come un pasticcino con sopra una spumosa crema dolce, ripieno però con una lametta. Una guerriera dall'animo nobile, bella da mozzare il fiato e tagliente come un rasoio, altezzosa e nobile ma allo stesso tempo semplice ed affabile nei modi sempre velati di quel tocco regale e superiore, distaccata quasi dalla massa in quel distinguersi anche solo nel suo ridere fatato, corde di un'arpa d'argenti pizzicata da dita di cristallo, quando la concede ai più fortunati. Agli occhi di lui una qualunque, eppure, qualcuno in grado da distrarlo dal proprio dovere tanto quando basta da farlo soffermarsi lì a giocare, a concedersi qualche minuto di divertimento, a cedere al gentil sess < Sò badare a me stessa, ma se preferisce.. Posso tornare a casa. > dice lei con garbo senza mai volersi porre ostile o irrispettosa, nememno lontanamente irriverente, sincera ed onesta sempre e comunque in quel porsi all'apparente sconosciuto, andando nel mentre a rinfoderare la propria Arma Divina in quell'attendere una risposta, la testa che si scosta appena di lato, un paio di gradi più a sinistra, le palpebre si concedono un paio di perplessi battiti, c'è una virgola di familiriatà in lei, il tono però è offuscato chiaramente dalla maschera, non collega, non andrebbe mai manco lontanamente ad immaginare che ha davanti lui al quale è scampata, quindi, scuotendo lievemente il capo in quell'andare ad annegare quel senso di familiarità, torna ritta con il capo, dicendogli < Sà, voglio diventare un'Anbu anche io, non appena mi sarà possibile. > ha da poco conseguito il traguardo iniziale del mondo dei Ninja ed ha ottenuto la propria spada, un passo alla volta, è ambiziosa ma non frettolosa, il tono stesso lo andrebbe enunciando al posto suo, parole scandite bene e mai troppo rapide od imprecise, ligia e lungimirante, sempre. {ck on} [Campi D'addestramento] La ascolta e le presta attenzione mentre ancora una volta si pone con quel suo atteggiamento educato ed estremamente rispettoso, atteggiamento su cui ha già fatto leva. Non c’è sfumatura in lei che non cerchi di far sua, distratto, certo, per quella che è diventata da qualche giorno a questa parte una sfida, un’interessante sfida e un gioco fatto dal rincorrersi, donarle e toglierle. Ancora lascia che la maschera e l’atteggiamento gli forniscano la copertura necessaria mentre andrebbe finalmente a distogliere lo sguardo da lei così da poter controllare intorno <è altrettanto pericoloso rientrare soli> replica semplicemente, un cenno del capo verso il perimetro che stava controllando lui fino a qualche secondo fa. La mano destra che si alza, plateale ad andare a suggerirle di iniziare a camminare in quella direzione <ti riporto a casa io Koshirae> replica quindi, voce distorta e tono per questo di difficile interpretazione. Solo dopo aver visto l’altra camminare, quindi ammesso che lo faccia, lui andrebbe ad iniziare quella camminata, semplice lavoro di routine, una ronda consapevole che i colleghi nella torretta stanno tenendo d’occhio una porzione ben più ampia rispetto a quella che vede lui. Ad ogni modo non andrebbe lui a muovere i passi verso Konoha <tra poco mi daranno il cambio> replica lui o almeno puntualizza andando così a fornirle una rassicurante spiegazione. Il passo vorrebbe essere lento così da apparire commisurato a quello dell’altra che andrebbe come detto ad accompagnare in quel giro di ronda, si terrebbe ad ogni modo appena alle spalle della Koshirae, lui è uno sconosciuto, un anbu e sono dettagli che non può dimenticare, normalmente le camminerebbe al fianco se non addirittura avanti ma lì deve dimostrare d’essere pronto ai pericoli, di non fidarsi completamente di nessuno, essere pronto all’attacco persino da una che si è identificata come genin di Konoha, dettagli importanti che vengono tenuti a mente per evitare di commettere stupidi passi falsi che lo porterebbero ad essere riconosciuto o peggio: cacciato. Quindi ecco spiegato perché vorrebbe restare dietro alle spalle della ragazzina, spostato appena verso il lato interno così che lei possa tranquillamente scorgere la sua silenziosa presenza, così da non allertarla e perdersi <ponte Naruto> replica quindi lui dopo qualche istante dalla passeggiata. A lei ricordare e capire che quella è la parola d’ordine imposta dall’Hokage, la parola d’ordine ancora in vigore e da domandare proprio agli anbu per accertarsi della loro presenza, ancora una volta parla e si muove con il solo scopo di metterla a suo agio, alla ricerca di un lato che come suo “senpai” non gli è concesso conoscere. Piccole cose certo, gesti che possono essere semplicemente scambiati per attenzioni rivolte alla sua figura non solo come Konohana ma anche come probabile nemica della foglia, finge di indagare fingendo di non farlo, insomma una matassa di inganni non indifferenti ma nella quale pare proprio sguazzare tranquillo <uno di noi?> domanda quindi cercando di farla parlare, la voce giunge alle orecchie dell’altra solo quando estremamente necessario, solo quando costretto e risuona sempre metallica quanto distaccata, impossibile esprimere sentimenti attraverso quella maschera o almeno questo è ciò in cui confida lui[equip anbu+roba][chk on] [Campi D'adestramento] È bello essere ambiziose, ma allo stesso modo sarebbe più saggio misurare le proprie parole ed il proprio ego, per quanto questo rispettoso sia. La risposta di lui sembra che non vada a lasciare molte vie di scampo dalla situazione e quel rinfoderare della spada sembra quindi più azzeccato che mai visto che lei par comprendere l'andamento di quel discorso e della propria posizione nei confronti di quell'Anbu che pare voler semplicemente essere zelante e protettivo nei confronti di quella che alla fine è soltanto una semplice Genin, quella stessa che annuirebbe al suo dire concedendogli due semplici parole, obbediente < Ho capito. > direbbe per poi tornar nella stessa posa di prima, con la mancina posata sull'elsa della spada e la dritta lungo il fianco, preparandosi a ridirigersi verso casa, senza obiettare ne contestare riguardo quell'ordine che gli viene intimato anche in maniera gentile, un breve e semplice respiro in quel voltarsi nuovamente in direzione del laghetto e compiere come un'ultimo cenno di saluto a quel luogo quasi sacro per le nuove leve della Foglia, tornando in direzione si Saneatsu stesso, incominciando ad incamminarsi sulla strada di ritorno < Non vorrei arrecarle disturbo. > il tono è quasi mortificato e dispiaciuto ma comunque permane di quella dolcezza di fondo che la accompagna sempre, muovendosi con quell'incedere lungo lo stesso sentiero che avrebbe fatto all'andata, sentendo da dietro di lei quei passi, quella presenza che la tiene perennemente sott'occhio in quel tornare verso casa, addirittura scortata, con un vaghissimo filo di imbarazzo, immaginando il padre adirarsi al solo vederla accompagnata dalla figura di un'Anbu, stizzendosi e lasciandosi percorre da un piccolo brivido, abbandonandosi però al suo dire che quasi sembra perfetto, riguardo a quell'impegnarlo oltre al dovuto < D'accordo. > una semplice parola in direzione di lui che permane silente ed incessante come un'ombra di se stessa, volge appena lo sguardo di lato in quel volerlo adocchiare e quasi si sente più in imbarazzo di prima, scosta la mano istintivamente dal manico della spada ed entrambe le porta a congiungersi in grembo intrecciando le dita tra di loro, come a non voler apparire per nulla scomoda o minacciosa nemmeno per scherzo. Ponte Naruto. Non comprende, lì per lì, si acciglia e rimane sulle sue ad ipotizzare e teorizzare soffiando quelle parole tra le labbra che appena le mimano, un sussurro flebile, come a volerle imprimere nella propria memoria, forse l'inizio di un protocollo di scorta effettivo? Una parola in codice per comunicare tramite qualche particolare tecnica? Il sancire la fine del proprio turno? Non ne ha idea, scuote semplicemente la testa memorizzando quelle due parole senza dargli più di tanto peso ora come ora, abbandonando tutto al caso rilassandosi in quel passeggiare costretto, osservato < Certamente, sarei lieta di mettere le mie abilità al servizio della Foglia, oltre all'essere già una Kunoichi. > dice voltando quando basta il capo verso sinistra, pochi gradi stretti, giusto per concedersi con la coda dell'occhio il visualizzare della sua figura, quasi potesse carpirne un'espressione o qualcosa nel suo sguardo, ricordandosi un'istante dopo della presenza della maschera, tornando con le labbra schiuse innanzi a sè, con le lilla lungo il selciato. {ck on} [Campi D'addestramento] Camminano loro, dirigendosi ora verso casa un posto che di cui lui dovrebbe avere in mente, seppur in maniera generica, l’ubicazione che però finge di non conoscere, ovviamente non è davvero quello il suo piano ma avremo modo di spiegarlo. Averla al suo fianco anche con quella maschera è un pensiero che in qualche modo lo stuzzica, infondo lei ha espresso quel desiderio non ci stava proprio pensando fino a poco fa, non ci sarebbe mai arrivato da sola e mai l’avrebbe esposta al pericolo di torture che a lui sono state fortunatamente risparmiate <la parola d’ordine> sussurra in sua direzione come a volersi spiegare <ricordati di chiederla a noi anbu è l’ordine dell’Hokage > continua con la voce bassa, hey anche lui ha dei sentimenti! Non vorrebbe finire per condurla in errore, il rivelarle la parola era proprio con il solo scopo di comprendere se fosse preparata ed ora si espone quel tanto che gli basta per andare a coprile le spalle, l’hanno chiesta a lui, l’hanno detta a lui come può credere che con lei sarebbe differente. Continua con quella camminata restandole sempre alle spalle. Riflette su quella decisione che sembra aver preso eppure lei non sembra pronta, davvero è disposto a buttarla nella bocca di quella corporazione? Per quanto lei sia sempre stata solo una preda, per quanto volesse farla cadere ai suoi piedi per una sorta di rivalsa verso il destino, quella bambina da sempre così bella rispetto a lui: il brutto anatroccolo, insomma gli era sembrato così giusto farla sua e poi abbandonarla semplicemente ma ora sta parlando di altro, si tratta della difesa di Konoha, di combattere e rischiare d’essere torturati o addirittura peggio se non dovesse dimostrarsi all’altezza, non sa fino a che punto di spinge il generale, ha avuto la fortuna di non incontrarlo eppure gli sono bastati i racconti. La segue con quel solito passo militare senza dire altro, senza aggiungere nulla chiudendosi in un riflessivo silenzio, osserva attraverso la maschera il collo e la schiena di quella ragazzina, non dovrebbe essere difficile farle perdere i senti e poi semplicemente andare a caricarsela in spalla, dovrebbe poterci riuscire senza troppi ostacoli ma non ha ancora capito se è davvero disposto a farlo. Al di là del gioco che ha instaurato, di quel momento e di quella relazione che lo vede come predatore c’è tutta la questione di affetto e amicizia con i suoi genitori, il rispetto del clan, la fiducia nelle capacità di una combattente esperta come potrebbe rivelarsi, tante varianti a cui semplicemente deve prestare attenzione e che non può tralasciare [equip anbu+roba][chk on] [Campi D'adestramento] Continua il loro camminare, un passo ne troppo svelto nel troppo a rilento, colta lei impreparata in quell'accenno di messa alla prova, sprovvista della memoria necessaria per quella parola d'ordine che avrebbe dovuto porre lei stessa per prima teoricamente, qual'ora avesse voluto effettivamente sentirsi al sicuro, a volte sin troppo spensierata in quel concedersi umanità, abbandonandosi alla tranquillità che infonde il paesaggio di Konoha, nonostante il recente attacco,, lei dentro ed intorno a quelle mura si sente protetta, forse fin troppo, tanto da concedersi leggerezze simili. Non gli è mai capitato in questi giorni tornata da Kiri di aver a che fare con un'Anbu, ma non è una scusa adatta, non ci sono scusanti che tengono in una situazione simile, ha dimenticato, ha sbagliato ed omesso il proprio dovere. Le sue parole, appunto, la fanno crollare, ispira in quel venir colta come da uno spavento improvviso, realizzando il proprio errore, lei che è perfetta ed affilata come la migliore delle spade, ha commesso un'errore, indegna di quella sua perfezione, stringe le dita in quel volersi ricomporre e cercare di rifarsi, non può sbagliare, non può permetterselo, non c'è margine per nessun errore, così le hanno insegnato e con quella convinzione è dovuta crescere, quindi, seppur sia una semplice parola d'ordine, ai suoi occhi quella dimenticanza è al pari di un vero e proprio disonore, si nei confronti di se stessa che per quel Ninja li presente, che nella di lei testa la starà considerando come una Genin stupida e buona a nulla, esagerando in quell'attribuirsi colpe, distorta in quell'ingigantire i propri sbagli, sgranando gli occhi nel mezzo di quel vocalizzo, come se stesse per aspettarsi una pugnalata alle spalle da parte di un traditore, quasi meritandosela, dal suo punto di vista, dato lo sbaglio commesso < Io.. Mi dispiace. > direbbe semplicemente, non riuscendo ad ammettersi l'aver sbagliato in maniera verbale, essendone però chiaramente al corrente, ringraziando che suo Padre non venga a sapere di quell'errore, lì per lì, altrimenti l'attenderebbe un giorno d'inferno, come minimo. Quasi l'astio gli rende gli occhi lucidi, il rimproverarsi ed il ripromettersi che non ometterà più quella parola d'ordine con tanta leggerezza e meno male che lui da dietro non la vede, ma intanto riflette, pensa e sembra preoccuparsi nei confronti della ragazza, pura e dedita alla pace ed alla giustizia, allenata e torturata a sua volta in maniera atroce sin da quando ne ha memoria, pur di forgiare quello spirito al pari del forgiare una Katana, piegandolo più volte, bruciandolo, piegandolo di nuovo battendo il ferro caldo,o e poi un'altra piega, ed un'altra ancora, senza mai spezzarsi. Eppure, non ha di certo idea dell'eventuale cerimonia d'ingresso tra le fila militari mascherate, non immagina il dolore che il nemico potrà impartirgli qual'ora qualcosa andrà storto, se mai guadagnerà il diritto di mascherarsi a sua volta, convinta solo e soltanto di essere in grado di resistere e tutto ed a tutti, pronta a morire, se è per la pace e la giustizia della Foglia. {ck on} [Campi D'addestramento] Non può però evitare che la ragazza finisca per esporsi e correre quello stesso rischio, forse è addirittura meglio che ci pensi lui. Così mentre lei nel segreto si maledice e si lascia sopraffare dai sensi di colpa lui si limita a sospirare nel segreto della sua maschera, ha deciso e sa quello che deve fare sia per il bene di Konoha che quello della ragazzina, insomma non sarebbe carino se venisse rapita in asciugamano come successo a lui. Per questo motivo si limiterebbe a scuotere il capo <non fa nulla> la voce risuona sempre metallica <ricordatelo però> un sussurro questo perché ora si sarebbe lievemente avvicinato, quel tanto che basta per andare semplicemente a provare a cingerla in qualcosa che dovrebbe suonare come un dolce e rassicurante abbraccio. La sinistra che vorrebbe andare a cingerle il petto, il braccio che la cinge da spalla a spalla, quasi teneramente, non vuole spaventarla infondo. Arresterebbe quindi il passo, la maschera che vorrebbe andare a toccare, in corrispondenza dei denti disegnati, la testa e i capelli della Koshirae, velocemente ora la destra andrebbe verso la ninjato che verrebbe semplicemente staccata dalla sua cintura senza venir estratta davvero. A questo punto andrebbe semplicemente a colpire con la dura fodera il collo della ragazzina, la forza che serve per farla svenire. Un colpo netto e secco che spera la porterà semplicemente a perdere i sensi <andrà tutto bene se te la ricorderai> un ultimo sussurro quello che vorrebbe lasciarle, preoccupato in parte per il dovere che comunque sente nei suoi confronti. Un mormorio metallico che passa dalla sua maschera ancora poggiata alla testa della ragazzina. Se fosse riuscito quindi in quel suo tentativo ora andrebbe veloce ad infilare il braccio destro sotto l’ascella dell’altra così da aiutarsi a sorreggerla, mentre la sinistra al suo petto andrebbe a sospingerla delicatamente verso il suo stesso corpo così da permettere al corpo dell’altra di non cadere a terra ma rimanere semplicemente accasciato a terra, spera davvero di non dover combattere, non vorrebbe ferirla solo per portarla a quartier generale, non pensa verrebbe perdonato per un simile agire, già non sa se verrà gradita quella sua iniziativa ma è disosto a correre il rischio nella stessa misura in cui sta osando farlo correre a lei. Sotto sotto non è un vero stronzo, ci si convince a volte, cerca di eliminare ogni remora dal suo agire ma anche grazie alla sua spada la verità è che di quel ragazzino bersagliato e preso in giro, di quell’anatroccolo brutto e che credeva in una giustizia più grande di tutto loro è rimasta traccia nel corpo di quell’uomo adulto e decisamente molto bello, un corpo usato per rivalsa e una sua personale giustizia ma che ancora sotto sotto crede nelle buone azioni [equip anbu+roba][chk on][tentativo svenimento primi 2/4-] [Campi D'adestramento] Sminuisce lui, in quel proseguire che sembra rallentare un pò più di prima in quel crucciarsi e crogiolarsi nel dolore dell'errore, dell'aver sbagliato che tanto la tormenta, bambola perfetta cresciuta sotto stereotipi rigidissimi e delle convinzioni inflessibili, un'indottrinamento che quasi la corrode dentro, sporcando quel suo animo puro in quel tentativo di elevarlo quasi artificialmente al massimo del suo splendore. Poi le altre due parole giungono più vicine ma allo stesso tempo flebili, sussurrate, un monito al quale ha appena il tempo di rispondere con un breve sussulto delle spalle nel quel percepire quella vicinanza che si palesa improvvisa, uno scivolar di lui verso la di lei schiena < C-certamente.. > direbbe lei in quel tentativo di rispetto e fiducia quasi estrema nella divisa, non vuole pensar male ma è sussulta appena anche la voce in quel breve ripetersi del primo cenno di quella sola parola. La mano sinistra, però, mossa da quel suo istinto e spirito guerriero, vorrebbe andare a porsi in direzione dell'elsa della spada. Perchè si è avvicinato così tanto? Quali sono le sue intenzioni? È forse un nemico sin troppo informato e bravo a recitare? Questi sarebbero i pensieri che rapidamente si susseguono nella sua mente come biglie sparate in un flipper che impazziscono cozzando contro le pareti della sua stessa testa, lì dove se non era confusa e tutt'ora restia ad estrarre la spada, cercando di resistere a quell'istinto, giunge infine l'abbraccio che và andando a farla sobbalzare bel più di prima, un fremito lungo il corpo in quel concedersi ancor più perplessità ed un che di allarmante, visto che tutto volgerebbe verso una sensazione di pericolo e paura, se solo quell'abbraccio non fosse tinto di una dolcezza che quasi la disarma, che la rende ancora più confusa riguardo al dover combattere o meno, intaccata nel cuore che rapidamente caccia qualche battito in più del solito, intorbidita nella sua risolutezza dall'incontro con quello stesso individuo specifico sotto la maschera < Cosa- ?! > ha il tempo a malapena di dir quello però e di sentirsi ancor più inerme in quel percepire come una sorta di familiarità alla vicinanza di quel corpo, una sensazione che non comprende affatto del suo corpo che, come lei stessa d'istinto voleva sfoderare la spada, và istintivamente a fargli percepire che è proprio come se si trovasse precisamente dove vorrebbe essere, lì, tra le sua braccia, seppur possibilmente senza il dover poi svenire ed in un contesto possibilmente più romantico, ma questi sono dettagli. Giunge la botta, sgrana gli occhi al percepire dell'impatto, sente quel dolore alla parte bassa del cranio ed è tutto così inatteso da stordirla, un suono acuto gli risuona in testa e và prolungandosi sempre di più, un calore ed un pulsare che vanno incominciando a fargli perdere i sensi, offuscandoglieli < Nggh- !! > cerca di stringere i denti e li digrigna concentrandosi, voleva la sua punizione, sì, ma così è troppo, ha abbassato la guardia in quel suo fidarsi troppo ed essere positiva nel proprio metodo di pensare, ma ora le forze stanno venendo meno, cede, lascia che sia proprio lui a prenderla e tutt'ora non, capisce, potrebbe sforzarsi quanto vuole ma tutto è dolore adesso, lascia che il suo peso vada rovinando verso terra per venir quindi presa tra le braccia del koshirae, finisce lì sdraiata come una fanciulla ferita tra le braccia di un Principe, ritrovandosi per quei brevi istanti combattuta dalla brutale dolcezza di quel susseguirsi di gesti, andando a soffermarsi sui dettagli offuscati e distanti di quella maschera. Non riesce però a riprendersi, ci sta provando ma il colpo è stato preciso e netto, non riesce nemmeno a convincersi soltanto di quella parvenza relativamente palese di affetto in quel modo di fare, è convinta di trovarsi probabilmente tra le mani di uno nemico ricco di fascino e probabilmente altrettanto potente, la paura è l'ultimo sentimento ad insinuarsi dentro di lei rendendo il suo animo schiavo e preda di quel timore che la accompagna verso il buio, mentre il suo pensiero andrebbe - ed aggiungerei ovviamente - in direzione di quella figura, quell'unica figura che vorrebbe avere lì a salvarla e che ironicamente è lo stesso che la sta gettando tra le braccia di Morfeo < Sen.. Pai.. > dono le ultime sillabe che si concede, in quell'ultimo tremolio delle braccia che tentano di resistere all'annerirsi di tutto, a quel calare della notte, quello spegnersi di tutte le luci che vengono meno così come i colori e le forze, abbandonando il proprio corpo tra le mani di quello stesso Senpai chiamato in quelle sillabe amorevoli e timorose, spezzate dal dolore. Ah, se solo lei sapesse. {ck on} [Campi D'addestramento] La ragazza si accascia tra le sue braccia e il senso di colpa va scemando abbastanza velocemente specie visto cosa lei va a mormorare mentre chiude le palpebre. Sorride sotto alla maschera e poi si morte le labbra <gh> gli sfugge mentre andrebbe semplicemente a piegare le gambe e accovacciarsi davanti al suo corpo <ragazzina> ridacchia appena, quella parola che lo colpisce sempre con forza e risveglia in lui il lato che tutti ormai conoscono, la giustizia, l’attenzione e il dovere svaniscono al sentire semplicemente quella parola. Andrebbe solo adesso a caricarsela in spalla, con il ginocchio destro poggiato al terreno per permettergli un appoggio stabile. Il corpo al momento svenuto andrebbe a venir caricato sulla spalla, dallo stesso lato, la testa chiara sulla sua schiena mentre il sedere è proprio accanto al suo volto. Con fatica andrebbe infine ad issarsi così da potersi rialzare semplicemente con il corpo di lei che pesa. La mano destra si sposta dietro le di lei ginocchia così da reggerla ed evitare che cada. Inizierebbe quindi a camminare piano per le strade, un anbu con una ragazza sulla spalla non dovrebbe destare troppi sospetti no? E anche se fosse non ha alcuna intenzione di fare il brillante e cadere da qualche tetto. Una piccola passeggiata e poi a svolta per i vicoli più scuri così da cercare di non attirare troppe attenzioni, diretto alle prigioni così che lei venga eventualmente reclutata. Ovviamente credete sia finito qui? No poco dopo essersi incamminato andrebbe delicatamente a lasciare che la sua mano destra impatti con la natica della Koshirae inerme così da gustarsi suono e tocco, insomma è tornato il solito [end]