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Diventa la perfetta arma contro te stesso

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con Azrael, Yosai

10:43 Azrael:
 Il Monte dei Volti. Da quanto tempo non vedeva Konoha da quel magnifico punto di vista. Sin da piccolo quello è il suo posto preferito, lo è sempre stato per riflettere, disegnare, stare da solo. Il motivo per cui si trova lì in quel momento, però, gli è piuttosto nuvo. Si trova seduto a gambe incociate sul volto del Settimo Hokage, suo padre. La brezza che spira sull’altura però non gli conferisce la solita sensazione di benessere, di straniamento dal resto del mondo, bensì quel che prova ora è un caleidoscopio di sensazioni negative, dolore, malinconia, tristezza. Non sta facendo abbastanza. Si è preso l’impegno di essere il maestro di Yosai, ma non è riuscito aseguirlo in prima persona come forse lui avrebbe voluto, ma ha fatto il possibile. Non se ne è assolutamente disinteressato, ha sempre tenuto fede alla sua iniziale promessa di seguirlo e di accomagarlo nei suoi passi, sebbene in un metodo menoconvenzionale da quello che ci si aspetterebbe da un sensei. Lo ha convocato in quel luogo perché ha diverse cose da dirgli, cose che ritiene davvero importanti per la cresita del ragazzo e di se stesso. Persino il fatto di trovarsi sulla testa di suo padre è tutto fuorché casuale, ma d’altronde quando mai Azrael Nara si è comportato in maniera casuale? Indosso non porta i soliti abiti eleganti, come se uno stile più informale volesse dare una minore importanza al suo ruolo ed una maggiore luce alla sua persona. Una semplice e aderente maglietta nera gli fascia il torace e le braccia fino a metà bicipite, dalla stoffa si intravedono le ultime strisce del bendaggio bianco che gli ricopre la parte superiore delle braccia, le spalle ed il petto, per nascondere il tatuaggio degli Anbu e il sigill maledetto che gli campeggia sul petto. La parte inferiore del corpo è abbigliata con un semplicissimo paio di jeans consunti ed un paio di scarpe nere. La schiena è ricurva in avanti, il viso rivolto verso il basso, sulla roccia che compone il volto di Khalux e tra le labbra stringe distrattamente una sigaretta quasi finita. Lo sta attendendo, non è particolarmente attento a quel che succede attorno a lui, per una volta è pronto a farsi sorprendere dalla presenza di qualcun altro. [ C on ]

11:04 Yosai:
 È difficile partire. Stai sperimentando sulla tua pelle il potere attrattivo di un villaggio come quello della foglia. Non è una caratteristica specifica, non è il bel tempo, né il buon cibo né tanto meno l’operosa giovialità di chi lo abita. Non è una questione di “lu sule lu mare lu jentu”, è quel profondo senso di pace e di sicurezza che qualsiasi cosa succeda, in qualsiasi condizione sia il villaggio, ti trasmette. A trattenerti a Konoha tuttavia non è stato certo questo. Non solo almeno. Hai ricevuto una convocazione che da tempo non ricevevi. Qualcosa che ti ha spinto ad abbandonare i bagagli a casa e risponder presente. Ci hai pensato tanto. Nemmeno per il tuo Kage rispondi così prontamente. Ma d’altronde tecnicamente non ne hai più uno e soprattutto, parliamo di un legame radicalmente diverso. Monte dei volti è il nostro odierno scenario. Lasciamo sia la sfera del suono ad annunciare il tuo giungere sulla scena. I tonfi sordi e graffiati dei tuoi calzari mentre calcano i gradini della scala di ferro che si inerpica sul fianco della montagna si fanno sempre più insistenti, come il ticchettio delle lancette di un orologio, maggiore è l’attenzione che ci si presta, maggiore è il suono. Non ti curi di far piano, di celare la tua presenza, non sei in missione, e tendenzialmente nemmeno in missione ti preoccupi troppo. Non agisci nell’ombra. Ninja atipico. Emergi sul vasto piazzale del monte dei volti, con gli scalpi dei dieci capi del paese del fuoco a far da decorazione silente a quel paesaggio che troverai sempre mozzafiato. Così nitido con il cielo terzo da non metter limiti al tuo sguardo. Sei decisamente monotono nell’abbigliamento Fasce da combattimento cremisi a cingere l’articolazione della caviglia infilandosi nei calzari ed arrivando fino al polpaccio squadrato, stringendo nelle loro spire la stoffa dell’ampio, nero pantaone del kimono che copre le gambe spesse e tornite. Un obi decisamente meno largo di quelli tradizionali, nero, cinge la vita che par stretta se paragonata all’ampiezza delle spalle stondate. Solita canotta nera di tessuto tecnico ad aderire come una seconda pelle alle forme dei muscoli che guizzano ad ogni movimento. Spalle e braccia scolpite son libere da tessuti, Lasciando la pelle completamente decorata dall’inchiostro, a godersi il sole che si diverte in sinuosi giochi di luci ed ombre, seguendo la muscolatura che par esplodere sotto la pelle tirata. Il collo taurino sostiene il volto affilato, dai lineamenti squadrati, decorato con le solite cicatrici ed impreziosito dallo sguardo, blu scuro, profondo. Capigliatura animale e decisamente poco elegante a contornare la tua figura. Così emergi dalla scala, scrutando in cerca di un’immagine che ben conosci. La trovi in un posto inusuale a dirla tutta. Ma questo è perché sei un’ignorante della storia di Konoha. T’avvicini dunque <Sei la prima persona che incontro che sceglie questo Kage> Stai imparando a riflettere sulle scelte altrui. D’altronde ogniuno di quei Kage ha portato avanti qualcosa di diverso. Su quale ti metteresti tu? Difficile da dire. Probabilmente a te starebbe bene guardare dal basso. Poco interessato alle responsabilità che finire su quella montagna si porta dietro. Cammineresti fino ad affiancarlo, infilando le mani nelle ampie tasche del chimono. Osservi il villaggio dall’alto, è ancora visibile il profondo segno lasciato dal Demone Rosso durante il suo attacco. La forma di un Kunai di distruzione che si infila nelle mura del villaggio arrivando con la punta a sventrare il quartiere Akimichi. Eppure col passare dei giorni sembra quasi di vedere quella ferita rimarginarsi, tra cantieri e lavori di ricostruzione. Come plasma che si coagula. <Come stai?> Il tono è sempre il tuo, basso e profondo al punto da far vibrare direttamente la cassa toracica di chi ascolta, eppure sul volto ti si dipinge un sorriso sottile. Quando mai tu sei stato capace di nascondere un’emozione, <Come state?> ti correggi. [Chaka on]

11:47 Azrael:
 Presto nel silenzio della natura si odono chiari dei passi pesanti e ben udibili. Saprebbe riconoscerli ovunque, i passi di Yosai. Un sorriso gli si dipinge sul volto, spostando leggermente la sigaretta che viene raccolta dalla mancina e spenta nel posacenere tascabile che tiene nei pantaloni, per non inquinare il suolo della terra che ama e che protegge. Fin troppe minacce l’hanno minacciata, di certo i mozziconi consumati non sono dciò di cui la foglia ha bisogno. Si volta soltanto quando il ragazzo comincia a parlare, per guardarlo dal basso della sua posizione, oltre che della sua altezza minuta rispetto a quella del gigante. La prima frase che gli rivolge gli dà inconsapevolmente il via per il primo punto che aveva itenzione di toccare all’interno di quell’incontro così bramato da entrambi. < Voglio presentarti mio padre. > Principia, senza neanche realmente salutarlo. Torna a guardare verso il Villaggio, interrompendo per il momento il contatto visivo con il neo chuunin. < Yosai, Khalux Nara. Papà, lui è Yosai, il mio allievo. > Potrebbe sembrare crudele far presenti le proprie illustre origini ad un giovane il cui padre è responsabile di dolori e catastrofi e il cui padre adottivo ha lasciato questo mondo solo poco tempo prima, ma di certo il suo obiettivo pricipale non è quello di far pesare i propri natali a Yosai, di certo l’Akimichi potrà capirlo attingendo anche solo superficialmente alla conoscenza che ha del Tessai. < Spesso vengo qui per parlargli. Sembro pazzo, me ne rendo conto, ma non ho mai avuto l’occasione di parlargli in altri modi. > Non lo ha mai conosciuto, è chiaramente questo ciò che sta dicendo. La voce vibra, distorta leggermente da una malinconia troppo forte per esser trattenuta, non he sia di suo interesse provarci in maniera decisa. < Sai, sono passato dal pensare che i miei genitori fossero degli agricoltori di cui un ubriacone molesto e violento, per scoprire che mio padre in realtà è il compianto Settimo e una donna folle e traditrice che mi ha-- > Molestato? Ingannato per andare a letto insieme? Fatto nascere da un incesto un figlio che intendeva condannare ad una infelice vita con lei? < --fatto del male. > E’ una storia da raccontare un passo per volta, ecco. Anche se dal tono tremante e dalle esitazioni e dalle pause tra una frase e l’altra. < Ma la mia storia non è importante. La mia storia è il passato, scolpita nella roccia. La tua è il presente ed è di questo che ci dobbiamo occupare. > Le sue parole gli aleggiano innanzi, non si rivolgono direttamente all’interlocutore, ma di certo lui le starà ascoltando e le starà valutando. Il come lo scoprirà soltanto quando il chuunin gli risponderà. < Vorrei che tu raccontassi a me e mio padre come stai, vorrei che lui possa conoscerti, perché io sarei stato fiero di presentarti come mio allievo, se fosse ancora tra di noi. > Il capo si abbassa ulteriormente, gli occhi si stringono appena per cercare di contenere le forti emozioni che gli si agitano nel petto. E poi, silente, attende le reazioni di Yosai. [ C on ]

12:16 Yosai:
 Ti si allarga, quel sorriso sottile che taglia i lineamenti rocciosi. Non vi guardate perché non ne avete bisogno. Eppure le sue parole ti destano sorpresa, inarchi lentamente il sopracciglio destro, assistendo a quelle presentazioni. Abbassi lo sguardo portandolo sulla terra di quello scalpo. Non vedi altro, ma ti sale ardente la curiosità di scendere da quel monte e osservare meglio il volto del settimo. È tra l’altro la prima volta che ascolti le origini del tuo sensei, eppure non può non farti strano quella presentazione con il volto di roccia sul quale ti trovi. Inizialmente non rispondi, ma le sue successive parole ti tingono quel pacato sorriso di dolcezza, mentre senti il cuore venire avvolto dalle languide spire del dolore che iniziano a stringere. Dolore per cosa <Non sembri pazzo. Ho iniziato a farlo anche io con mio padre da quando sono qui.> commenti. Certo, tu non hai un volto con il quale parlare. Tu hai una lapide austera come tutte quelle dedicate ai ninja <E anche con mia madre, di recente> Non hai bisogno di spiegargli che parli dei tuoi genitori adottivi, che quell’atto che compi andando a visitarli e parlando con loro è il ripudio delle tue origini... eppure la tua natura fai molta più fatica a ripudiarla. Non ti accorgi che le due arcate dentali si serrano tra di loro lasciando sporgere il muscolo della mandibola <è una possibilità che è stata tolta anche a me> ammetti <e non riesco a smettere di provare rabbia per questo> Ti è stato portato via qualcosa. E la tua anima urla odio con tutta se stessa quando ci pensi. Ma taci, ascolti la sua storia. Spostando lo sguardo blu, pesante e luminoso, sul villaggio <Provi rabbia verso di lei, quando ci pensi?> Chiedi piano, senza guardarlo. Di nuovo sorridi. Non smetterà mai di essere interessante questo accavallamento tra generazioni, il modo in cui la precedente si occupa della successiva, e la successiva lotta per superare la precedente. Sarebbe interessante capire dove ti poni tu. Sorridi fino a snudare la dentatura <Addirittura fiero. Saresti l’unico> Nemmeno tu sei fiero di te stesso. Una cosa sulla quale sei già stato rimproverato dal Nara. Ti prendi qualche secondo gonfiando d’aria la grossa cassa toracica. Trattieni l’aria stirando i muscoli intercostali per poi espirare dal naso, come un toro. <Che dire, Khlaux. Sto…> Stavi per mentire, vero? Sarebbe tutto molto più facile se mentissi. <Potrei stare meglio> Ammetti semplicemente. <Porto sulla mia anima il peso delle mie azioni e delle morti che hanno causato. I miei desideri mi ossessionano al punto da storpiare il mio riflesso quando mi specchio, eppure altrettanto costante è in me la paura che la strada che ho intrapreso possa coinvolgere persone che non c’entrano niente> commenti e mentre parli, oltre alla mandibola, si stringono anche le mani, facendo emergere i dettagli dei muscoli dell’avambraccio e spingendo in fuori le vene <Sono ancora troppo debole sia per arrivare da solo al mio obbiettivo, sia per scrollarmi di dosso il peso delle morti che ho causato e sicuramente causerò ancora> Nudo davanti a quel volto di pietra dal quale hai deciso di farti guardare. Riveli le tue fratture e le tue cicatrici. E taci ora spostando lo sguardo sullo scalpo della persona al quale ti stai confidando, tramite il tuo sensei. [Chakra On]

12:55 Azrael:
 La situazione che si sta svolgendo in questo momento è profonda, intima, ricca di esperienze, confidenze ed emozioni contrastanti. Per il Nara è difficile tanto quanto lo è per lAkimichi. È arduo mostrarsi in momenti di tale fragilità, col capo chino, la voce bassa ed esitante, gli occhi velati dalla malinconia. Eppure questo è Azrael. Non il Tessai, non il sensei, non il ninja o l’eroe. Un giovane vicino alla trentina, figlio, padre, marito, fratello ed amico. Ed è lì per Yosai, perché possa prendere dall’uomo che ha scelto come maestro tutto il conforto e gli strumenti possibili per andare avanti, perché non sta riuscendo ad aiutarlo con le proprie azioni attive, ma può e vuole farlo in altri modi. Ha ua famiglia, una moglie che se ne prende cura, che ha momentaneamente lasciato i propri ruoli per dedicarsi ai figli, perché in questo momento non conta quanto si è sicuri della propria potenza, conta unicamente prendersi cura di ciò che resta in una vita, come quella del Nara, che fin troppe volte è stata falcidiata dagli eveti e dalle sventure. Lo ferisce non riuscire più ad essere in prima fila come un tempo, ma si rende perfettamente conto che fa parte della crescita, del lasciar andare la sua mania di controllo in favore di un bene più grande, oltre che cercare il più possibile di limitare i danni che comporterebbe una qualunque minaccia alla sua famiglia. Diventerebbe una minaccia per Konoha se per difenderla succedesse qualcosa ai suoi figli, lo sa perfettamente. E la domanda di Yosai lo scuote dal torpore dei suoi pensieri per riportarlo alla realtà. Prova rabbia per Jun? Diriflesso il sorriso gli si allarga, snudando la detatura curata, ma non coinvolgendo lo sguardo cupo. < Ogni giorno. Ogni giorno provo rabbia verso di lei perché mi ha deluso, perché è una traditrice, perché ha abusato della mia ingenuità per farmi del male… > Eppure c’è un contraltare a quella furente rabbia che può essere spiegato soltanto aggiungendo un tassello a questa storia. < Mio figlio, Ken… è anche suo figlio. > Chiosa mentamente, mentre il sorriso si fa più piccolo, colmo dell’affetto che solo un padre può provare verso suo figlio. < Non avevo idea di chi lei fosse quando è successo, ma dall’unione di una notte è nato lui. Quando l’ho scoperto, quando ho saputo non solo cosa aveva fatto a me, ma cosa ha generato la sua follia sono impazzito e l’ho uccisa. Poi ho abbandonato Ken in un orfanotrofio. > Si ferma, la mancina passa tra i capelli, disordinando la folta chioma corvina per dargli il tempo di espirare lungamente. < Ero convinto che mai sarei riuscito a prendermi cura di lui, perché mi ricordava mia madre. Adesso quella piccola peste è la più grande gioia della mia vita ed è stato in grado di farmi lasciar andare parte di quella rabbia. Non la perdonerò mai per quello che mi ha fatto, ma l’ho accettato. > Termina, poggiando la mancina al suolo per accarezzare la pietra di cui è composto lo scalpo del genitore che non ha mai conosciuto. < La pensavo come te, quando anch’io ero chuunin. Avevo la smania di diventare più forte a tutti i costi e in parte questo desiderio mi ha rovinato, perché ho cercato quel potere fuori da me, eppure come ti dissi quando mi scegliesti come sensei, la vita da ninja ti logora, ti fa pesare ogni vita spezzata perché tu non sei stato sufficientemente forte ed ogni morte è una ferita che non si rimarginerà mai. Dal giorno in cui accettiamo quel coprifronte viviamo ogni giorno il dolore del lutto, l’unico potere che abbiamo in merito è accettare quel dolore come parte del percorso che abbiamo scelto e pensare che ogni vita che salviamo sono punti di sutura per le troppe ferite che rechiamo dentro. > Un discorso certamente teorico, filosofico quasi, ma anche l’unico discorso funzionale in questa situazione. Ignorare questo fattore è un errore, dal punto di vista del Tessai, perché prima o poi chiunque ne resterebbe schiacciato o completamente pazzo. < Quelle persone non sono morte per colpa tua, Yosai… non più di quanto non siano morte per colpa mia o di ogni altro ninja che non sia riuscito ad intervenire. Il fatto che sia stata la mano del Demone Rosso a portarli alla fine non ha alcuna importanza nel definire di chi sia la maggiore o la minore colpa. > Termina così, facendo perno sui propri piedi e sulla mano ancora poggiata a terra per rialzarsi e sgranchirsi la schiena, arcuandola all’indietro e volgendo lo sguardo verso il cielo che sovrasta Konoha. [ C on ]

14:01 Yosai:
 È la consapevolezza dell’esclusività che ti è concessa a permetterti di vivere questo momento con il massimo della presenza e della coscienza di te. Sei consapevole che non è un uomo facile quello che hai di fianco e per questo l’apprezzamento di quell’intimità va oltre ogni commento. D’altronde tante persone hanno avuto la forza di aprirsi con te, e da queste intimità rivelate hai tratto più di quanto tu possa dire. Ma lui… lui è il tuo sensei, lui è Azrael Nara e vederlo in questa luce ti scuote. Come successe il giorno in cui lo scegliesti. Sgrani lo sguardo, senza ancora guardarlo quando lo senti dire quella frase su suo figlio, Ken. Di nuovo Ken. L’ultima volta che hai sentito il nome di quel bambino non sei stato informato delle sue origini. Origini che affondano nell’indicibile. Nel tabù. Resti in silenzio, scosso solo da un brivido che si scioglie in un sorriso quando senti la conclusione della storia <Non è la prima volta che sento parlare di tuo figlio> Ammetti. <Mekura me ne ha parlato> Abbassi lo sguardo. Non lo dici che è perché pensava fosse successo qualcosa a quel bambino che ti ha lasciato da solo a cercare tuo padre <Non conoscevo le sue origini… Suppongo che mai come in questo caso le colpe… delle madri non debbano ricadere sulle spalle dei figli> è un consiglio che dovresti rivolgere a te stesso, ma lo dici a lui con un sussurro. Forse è proprio questo il senso che il Tessai sta dando al discorso. Te ne rendi conto. Assottigli lo sguardo. Stai comprendendo. <Sono sicuro che sia un gran bel bambino. Mi piacerebbe conoscerlo, un giorno> Ammetti sorridendo, <Dal nonno al nipote, passando per il padre> Un’intera stirpe Nara davanti a te. Alle sue parole successive non rispondi subito, ti prendi qualche secondo per riflettere, poi con un cenno del capo indichi il villaggio <Guarda quella ferita> Non hai bisogno di spiegarla a lui con la posizione che ha. <Quando l’ho incontrato mi ha rivelato che quell’attacco è servito solo a chiamarmi qui, a convocarmi al suo cospetto per essere testato. Tutta quella morte, compresa mia madre, solo per questo> Ovviamente non è stato necessario che lo facesse a parole. <Ho capito a mie spese che il tentativo di isolarmi per non coinvolgere nessuno in questa storia finisco per fare il suo gioco e mi consegno direttamente al nemico senza poter maturare gli strumenti per contrastarlo.> Frustrazione nel tono, e rabbia. Ti concedi di essere te stesso <Se invece scelgo di fare il mio gioco e resto trasformo automaticamente il villaggio in uno scudo, e su quello sono sicuro che lui si accanirà, e non voglio> Si vede che inizi a tenerci a quel villaggio, il giovane dodicenne che lo abbandonava disgustato ormai è un ricordo lontano e ha lasciato posto ad un giovane uomo più maturo ma tanto bisognoso di crescere. <Mi sono reso conto che io desidero uno scontro definitivo con lui tanto quanto lui lo desidera con me, ma non ho la forza di essere egoista abbastanza da prendere una decisione che potrebbe ferire altri. Persone innocenti> Eccolo il dilemma. [Chakra On]

15:19 Azrael:
 L’altura su cui si trovano favorisce la brezza che li accarezza e par quasi coccolarli come una madre amorevole e caritatevole che culla i suoi bambini. Una metafora piuttosto calzante considerato che nei passati di entrambi i protagonisti di questa storia la mancanza di affetto genitoriale giocaun ruolo più che fondamentale. Il silenzio qasi religioso in cui il Nara si cala mentre l’Akimichi gli risponde esprime il rispetto che nota anche quando è l’altro a tacere durante il proprio eloquio. È poetico, meraviglioso, quasi sublime il modo in cui, scevri da ruoli e gradi, stanno esponendosi a vicenda e nutrendosi l’un l’altro di ogni singolo gesto, espressione e parola. È incredibile pensare e vedere come dei semplici costrutti verbali, che di per loro hanno unicamente forma e contenuto legato alla loro semantica, si trasformino in stimoli in grado di generare risposte così tanto profonde ed intense. Dritto sulla propria schiena, con il fronte rivolto ancora a Konoha, viee improvvisamente bloccato da ciò che l’altro sta dicendo. La tensione muscolare aumenta, il sangue affluisce ai capillari più esterni e la mascella si serra in una tacita, ma evidentissima, reazione d’ira. L’altro potrà certaente notarla e notare anche gli istanti che seguono e che occorrono al Nara per esorcizzare quella rabbia e quella tensione nervosa, un’impresa di certo non facile. Lasciati scorrere gli ultimi strascichi di frustrazione i muscoli abbandonano il loro stato di contrazione e le labra sono libere di schiudersi nuovamente per parlare riguardo un argomento molto delicato. < Mekura prese Ken dall’orfanotrofio in cui lo avevo lasciato senza che io potessi in alcun modo saperlo, in quel periodo ero in stato di coma, nessuno sapeva dove mi trovassi e ho avuto unicamente me stesso per salvarmi dall’eternità di quella condizione. Al mio ritorno scoprii che aveva assunto il ruolo di tutrice di mio figlio. > Il racconto è privo di giudizi personali per il momento, risulta sia nel contenuto che nel tono nulla più che una fredda cronaca di quanto accaduto. Ha volutamente tralasciato la natura della loro relazione sentimentale, la sua seconda relazione sentimentale con Akendo di cui ha avuto coscienza solo quando, proprio come con Ken, si è svegliato da quel lungo periodo di coma. Sono questioni personali che non aggiungono assolutamente nulla al discorso e sa che le direbbe soltanto per sfogare personalissimi giudizi negativi al riguardo con cui non sente di voler influenzare il rapporto di Yosai con la Hyuga. < Inizialmente, dopo aver preso atto del fatto che sarei stato costretto giocoforza a rapportarmi con Ken e a soffrirne, ho compiuto molti piccoli passi verso di lui, non ponendomi immediatamente come padre, ma prima di tutto come insegnante di tecniche Nara, pian piano sono giunto ad una sorta di custodia condivisa con Mekura che ho deciso di cessare, prendendomi tutte le responsabilità di mio figlio, a seguito di una valutazione personale degli effetti che quel periodo stava avendo su Mekura, che non mi hanno più reso possibile fidarmi del suo ruolo di madre. > Non gli dirà il perché, qualora non sia lui ad interessarsene, poiché ancora una volta sarebbe una visione troppo parziale della realtà, anche se non sa quanli altri possano essere i punti di vista su avvenimenti quali il tentare di farsi uccidere dallo stesso Nara. Esaurite le motivazioni per cui il suo atteggiamento è mutato in quel modo quando è venuto a conoscenza del fatto che proprio Mekura gli ha parlato di Ken è il momento di spendere qualche parola proprio sul bambino. < Non sono in molti a sapere delle sue origini. Kaori quando l’ha saputo si è impegnata ancor di più per fargli da madre, lo ha curato da diversi deficit sensoriali e se ne prende cura come ha poi fatto con i nostri bambini. È un ragazzino sveglio, sarcastico, tagliente ed estremamente pigro, sarò felicissimo di fartelo conoscere il prima possibile. > Il sorriso sul volto del Tessai si allarga ed il volto si illumina di una gioia incontrollabile, di un affetto profondo che soltanto i suoi figli e sua moglie potrebbero fargli scaturire, un affetto che, in scala, prova anche per lo stesso Yosai e per Tenshi in quanto suoi allievi. Nel momento in cui l’Akimichi, poi, sussurra quello che altro non è se non il punto a cui voleva farlo giungere, si volta verso di lui, senza aggiungere altro, ma semplicemente fissando le iridi scure in quelle cerulee dell’allievo. “Se è vero che mio figlio non ha le colpe di sua madre, non dare a te quelle di tuo padre.”, ecco cosa non gli sta dicendo, ma che crede sia assolutamente recepibile anche solo da quello sguardo severo e per nulla accusatorio. < L’errore che stai facendo è proprio quello di valutare la tua prossima mossa in funzione di lui. Qui non si tratta di giocare secondo le sue regole o il contrario delle sue regole. Si tratta di te. tu davvero credi che se non fosse stato tuo padre non avrebbe attaccato il Villaggio? Avrebbe avuto meno peso se invece che il quartiere Akimichi fosse stato attaccato quello Inuzuka o quello Aburame? > La domanda è chiaramente retorica ed il tono concitato con cui Azrael sta parlando lascia intendere che non necessita di una risposta, ma semplicemente di riprendere brevemente fiato per proseguire il proprio discorso. < un uomo ha ucciso delle persone e distrutto un quartiere all’interno del Villaggio, Yosai. Il tuo isolamento o mancato isolamento in quale modo avrebbe cambiato questa realtà? È un uomo violento che ha un conto in sospeso con Konoha come tanti ne sono passati nella storia. Tu *devi* prendere quella decisione egoista, perché non prenderla non cambierebbe assolutamente nulla. > A questo punto si placa, fa una breve pausa in cui i tratti del viso si ammorbidiscono notevolmente ed un sospiro si libera dalle labbra sottili appena schiuse. < Quando sarà arrivato quel dannato scontro e lo avrai cancellato da questo mondo sarai diventato una macchina da guerra e le vite che salverai da quel momento in poi prima o poi raggiungeranno il numero delle morti di cui ti stai attribuendo la colpa. La rabbia non svanirà mai, Yosai, ma guarderai ad ogni persona a cui sarai stato utile con la stessa consapevolezza con cui guardo il mio piccolo Ken. > Dovrebbe dargli soltanto felicità quell’assunto, ma il pungo del senso di colpa che gli pizzica il retro della testa non gli consente di sorridere genuinament come ha fatto sino a quel momento ogni volta che ha parlato di suo figlio. D’altronde il Nara sa che, oltre alla rabbia, non smetterà mai di sentirsi colpevole nei riguardi del ragazzino, sia per non avergli ancoora rivelato la verità sulle sue origini, sia per averlo abbandonato e non aver avuto la fora di prendersi cura di lui sin da subito. Tutto ciò che può fare, come ha fatto per tutto il resto, è esorcizzare quelle colpe offrendosi, anche in quel momento, come fosse una figura paterna anche per Yosai, che ritiene averne decisamente bisogno. [ C on ]

16:36 Yosai:
 Socchiudi un po' gli occhi, beandoti di quella brezza. Inconsciamente ti stai godendo tanto della compagnia quanto del contesto. Sai bene che, nonostante quello che hai passato tempi sempre più duri ti aspettano. Ed è per questo che, nudo, ascolti un uomo snudarsi. Con la coda dell’occhio osservi quella reazione. La sospettavi. Se è vero che nemmeno con Mekura hai approfondito i dettagli del loro legame, è vero anche che non ci vuole un genio per capire che una donna non si permetterebbe un atto simile senza che vi sia o vi sia stato qualcosa di profondo ad unirla con l’uomo che hai di fronte. Ascolti la storia in rispettoso silenzio. Stendi le labbra in un sorriso. Quanto vorresti poter raccontare anche tu di qualcosa dalla quale sei potuto uscire con le tue sole forze. Ma non lo dici. Sai che verresti rimproverato per non essere in grado di prenderti i tuoi meriti, e questa consapevolezza ti porta a stendere ancor più il sorriso, fino a snudare le zanne <A quanto pare le tattiche per cui voi Nara siete famosi sono state utili anche per fare il padre…> Il sorriso si tinge anche di un pizzico di malizia, mentre sposti solo gli occhi in modo da poterlo osservare con la coda dell’occhio. <…e scommetto anche per fare il marito> Kaori non ti è di certo sembrata proprio la prima trovatella disponibile. Deve averlo fatto penare… o almeno è divertente pensarlo. La malizia scema ben presto. Lasciando solo il posto alla dolcezza che l’immagine di quella famiglia ti dona. Inizi a farti un’idea abbastanza precisa di quanto abbiano sofferto tutti per conquistare il loro status quo attuale. Sono lezioni tanto intime e profonde che si meritano il suono del silenzio. Annuisci semplicemente. Prima o poi, quando riterrai di esserne degno, lascerai che ti presentino a quel bambino, ma non prima. Non con tutto l’odio che porti nel cuore. L’attenzione non scema quando si passa a parlare di te, anche se in realtà trai spunti di riflessione da entrambi gli argomenti. Schiudi le labbra sottili prima di proferir parola <Non è il fatto che sia mio padre a crearmi problemi. Non riconosco legami di sangue con lui, se non alcune…doti…che sto imparando a sfruttare. Ciò che mi da problemi è che il Demone Rosso è ritornato a calcare le terre ninja per me. Ha fatto quello che ha fatto per me, non penso abbia conti in sospeso con Konoha e in ogni caso non penso sia per quel motivo che ha attaccato. Sento la responsabilità di quelle morti perché sento di dover essere io a fermarlo e non ci sto riuscendo> Quanto peso hai assunto sulle tue spalle. Chi non ti conosce potrebbe dirti che ti stai dando delle arie. Ma l’espressione greve sul volto testimonia quanto tu in realtà stia accusando la situazione. <In ogni caso hai ragione. *Devo* fare una scelta e scegliere la strada che possa portarmi al mio obbiettivo, e in questo momento isolandomi sarei solo di ostacolo a me stesso. Posso solo sperare che quello che dici sia vero, e che prima o poi potrò ripagare questo villaggio dei danni che la mia presenza causerà.> Sincero e onesto, come lo sei sempre stato con il tuo sensei. Lunghi momenti di riflessione, quasi stessi assaporando la pesantezza di quella scelta <Sai… sto pensando di sfruttare di nuovo l’insegnamento che Kaori-sama mi ha dato durante l’esame Genin…*pensa fuori dagli schemi*> Si vede che la tua mente si sta inerpicando su sentieri non tracciati, i tuoi occhi saettano lungo il paesaggio come se li stessero seguendo, lunghi e tortuosi. Stai pensando e ti prendi lunghi secondi per farlo <Non ho intenzione di chiedere ad altri ninja di combattere con me… per me… ma di sicuro avrò bisogno di un aiuto fidato…> Sono sussurri, come se stessi seguendo dei ragionamenti mentali. <Qualcuno con cui io abbia un’affinità, che mi sia complementare> Socchiudi un attimo lo sguardo, prima di riportare di nuovo la coda dell’occhio sul tuo sensei <hai mai avuto a che fare con i contratti di evocazione?> Chiedi, non sei preoccupato di dover ritornare un po' nel tuo ruolo di allievo, alla fine si sta parlando di strategia, e l’idea di affiancarti a degli animali ti alletta molto più che affidarti all’essere umano, il tuo problema è che stai parlando di qualcosa che non conosci [Chakra on]

17:33 Azrael:
 Esaurito il discorso riguardo Mekura la rabbia si dissipa velocemente. C’è da dire che le motivazioni per cui serba un certo astio verso di lei sono molto personali e hanno relativamente a che fare con Ken, ma sono cose che, in effetti, non vale la pensa di raccontare a chi non ha nulla a che fare con quanto successo a Kaori o quanto è accaduto tra di loro. Non ha intenzione di mettere bocca sul modo in cui gli altri vedono la donna, d’altronde è convinto che chiunque sia in grado di formulare un’opinione intelligente su qualunque cosa ed è altrettanto convinto del fatto che le persone possono mutare i loro comportamenti col tempo quindi magari chissà, i suoi vecchi e nocivi comportamenti non sussistono più. Quel che sussiste, però, è il discorso tra il maestro eml’allievo, che principia con quella battuta riguardo le sue doti di stratega applicate alla vita di tutti i giorni, anche con qualche sottinteso malizioso che il Nara coglie con espressione altrettanto lasciva. < Diciamo solo che Kaori mi mette alla prova tutti i giorni e che non si è mai lamentata del mio operato, ecco. > Ed ecco che i toni della discussione hanno raggiunto un livello piuttosto infimo, ma andiamo avanti. Tornando al merito della questione, la strategia che l’altro dice di voler attuare porta il Tessai ad essere particolarmente interessato alla questione. < Riguardo le questioni morali, rimandiamole a quando la situazione sarà risolta. Mia moglie tenta di convincermi che uccidere il proprio nemico non dia nessuna catarsi, ma io non sono particolarmente d’accordo. Quando avrai raggiunto il tuo scopo mi dirai se ti è servito, mettiamola così. > Liquida la questione etica in questo modo, forse troppo complessa e astratta per essere affrontata e risolta in maniera concreta. Molto più concreto e reale è il quesito che l’altro gli pone e quel che mostra di avere imente. Lo ascolra, ne resta piuttosto soddisfatto a dire il vero. Smette di volgersi a Konoha per darsi totalmente a Yosai e a quanto sta dicendo. < Sì, conosco la tecnica delle evocazioni, ho avuto anche contatti con alcune di loro, sebbene io non le usi. > Il legame soltanto accennato con le Farfalle dell’Ade, su cui non ha ancora avuto tempo e modo di indagare non ha alcuna valenza e utilità per l’Akimichi al momento. < Cosa hai intenzione di fare? non voglio mettermi tra te e il tuo obiettivo, ma se posso esserti utile in qualunque altro modo non mi sottrarrò. > [ C on ]

15:28 Azrael:
 Una volta messe da parte le quetioni morali e le battute riguardanti la relazione del Nara e della Hyuga, non restao altro che due ninja, un maestro e un allievo, posti uno di fronte all’altro per concentrarsi su dei ragionamenti pratici. Yosai, si nota, ha pensato molto a quanto sta dicendo, prima ancra che di parlare delle evocazioni gli comunica nuovamente la dicotomia che divde la sua volontà di isolarsi con la funzionalità di rimanere a Konoha, ma il senso di colpa per la sicurezza degli altri abitanti del Villaggio. Il Tessai si prende qualche istante, l’indice e il medio della mancina si alzano ad accarezzarne il mento definito, l’accenno dij barba perfettamente curato posto sotto il labbro. < Mi domando cosa si aspetterebbe da te. lui non ti conosce, pensa di conoscerti. In effetti potresti sfruttare questo a tuo vantaggio. Se si dovesse aspettare una tua impulsività quel che devi fare è un piano assolutamente razionale e freddo. > Un ragionamento piuttosto semplice e lineare, ma che probabilmente necessitava di essere esplicato dal tono profondo e roco del Nara. < Non si trattasse di una questione prettamente personale ti consiglierei di tendergli una trappola, di proporgli un incontro e di farlo assaltare da chiunque sia disposto a farlo, me compreso, ma mi rendo conto che non chiederai mai a qualcun altro di fare le cose al posto tuo. > Tuttavia l’idea che il ragazzo ha di chiedere aiuto alle evocazioni diciamo che rappresenta il giusto mezzo tra la cosa più pratica ed intelligente da fare e la più illogica e pericolosa. < Da un punto di vista puramente strategico… > Principia, portando inconsciamente le mani innanzi al petto, congiunte per i polpastrelli con le dita rivolte verso il basso ed i pollici verso l’esterno. Una posizione che Yosai gli ha già visto adotare, che il Nara adotta ogniqualvolta si ritrova sovrappensiero, benché solitamente preferisca abbassare il proprio baricentro ed assumere quella posizione mentre si trova raccolto, abbassato e retto solo dalle punte dei piedi come unico punto di appoggio. Si limita a porre le mani a quel modo restando comunque in piedi perché, si nota, non lo sta neanche facendo consapevolmente. < Il Demone Rosso è un taijutser, uno dei punti deboli di questo stile è la necessità di restare in corpo a corpo e di essere efficace solo su un bersaglio alla volta. > Discorre senza neanche tanto badare all’Akimichi, che certamente queste cose già le sa, ma limitandosi a far scorrere le proprie linee di pensiero liberamente, lasciandole fluire direttamente fuori dalle labbra rosee < Ragion per cui lo spiazzeresti se fossi in grado di dargli più bersagli a cui pensare e da cui doversi difendere. Il problema, chiaramete, sta nel fatto che tutte le evocazioni di cui ho avuto esperienza erano portate a termine da chi conosceva l’arte del ninjutsu e non sono sicuro che sia un caso. Dovresti documentarti sull’effettiva possibilità di stipulare un contratto anche senza conoscere le arti magiche. > D’altronde il più vicino contatto con un’evocazione lo ha avuto coin Manda, la cui evocatrice è poi divenuta Kouki, che se la cavava piuttosto bene con le tecniche di manipolazione del chakra. < In tal senso, per quanto ironico che sia, potresti anche chiedere consiglio a Mekura. è evocatrice dei serpenti bianchi. Oppure a Furaya, che ho visto varie volte accompagnarsi alla sua evocazione. > Lupi? Tigri? Non ricorda bene. < Il mio sensei era in grado di evocare i rospi. > Il flusso di pensieri si interrompe per un breve istante, prima di accenare un sorriso ricordando Sho Nara, l’unico uomo che sarebbe in grado di far comportare Azrael in maniera assolutamente umile, arrivando a farlo inchinare con un semplice cenno del capo. Il riferimento all’uomo, oramai eremita e presenza praticamente introvabile, non è casuale, ma atto a giungere al punto finale del discorso riguardo il Kuchyose o Jutsu < Serpenti bianchi, giganti e rane non sono intercambiabili. In caso ti fosse possibili affidart ad u animale, dovresti essere in grado di scegliere quale potrebbe essere il migliore in questok senso, sia che possa essere un animale in grado di attaccare dalla distanza o qualcosa in grado di fiancheggiarti nel cobattimento corpo a corpo. > Termina, tornando solo in quel mokmento ad alzare lo sguardo sul gigante, come se si fosse improvvisamente scosso dalla frenesia che gli ha causato il pensare in maniera logica alla situazione che gli è stata proposta. [ C on ]

16:16 Yosai:
 Dall’atteggiamento del tuo sensei, ora, hai solo da imparare. Lui è probabilmente l’unico di cui ti fidi al punto da percorrere con lui i tuoi pensieri. O meglio, lasci che sia lui a farlo, immedesimandosi nella tua situazione ed analizzandola con la pura logica, tipica dei Nara e perfezionata nella figura del Tessai stesso. Perché ti fidi tanto? Perché ti ha mostrato le sue debolezze e la sua comprensione. Assottigli lo sguardo quando senti il suono della sua voce arrivare alle tue orecchie. Non visto, lo osservi percorrere da solo il tuo ragionamento, senza parlare. Hai bisogno di capire se avresti potuto scegliere altro. E così ascolti mentre lui stesso ragiona. Sorprendere il tuo avversario, diventare imprevedibile ai suoi occhi, coglierlo di sorpresa. L’idea di chiedere aiuto a qualcuno per un’imboscata subito scartata. Dall’impossibilità morale di affidare ad altri i tuoi compiti. Cosa fare quindi se nemmeno attaccarlo da solo è un’opzione? È a questo punto che lo osservi percorrere la terza via, ed approfondire il livello del ragionamento al punto da cambiare la postura. Sorridi mentre lo ascolti analizzare logicamente l’aiuto che potrebbe arrivare dalle evocazioni, partendo dall’analisi del tuo nemico. Analisi che hai compiuto anche tu, ma che l’altro anticipa nei punti salienti. Stendi il sorriso fino a snudare le zanne. Osservare un ninja tanto esperto analizzare con quella lucidità la situazione ti mette una voglia matta di seguirlo in missione, di osservarlo in azione, tessere piani. Forse saresti dovuto tornare a Konoha qualche anno fa. Ma sono pensieri che tieni per te per ora, mentre immagazzini in silenzio le informazioni che ti da sugli evocatori che conosci. L’ultima frase ti porta ad annuire in silenzio, prima che il Nara riporti lo sguardo scuro su di te, ancora immerso in quel tuo vago sorriso. Sta a te rispondere ora <Come ti dicevo, stipulare un contratto con una stirpe animale mi è sembrato l’unico compromesso accettabile. In realtà purtroppo o per fortuna non sarò del tutto solo in questa lotta> Cosa buona o negativa a seconda che si consideri il fardello di vite appese alle tue scelte o l’aiuto di compagni di viaggio, ovviamente <Furaya mi ha proposto il suo aiuto, e io ho accettato. Non sapevo avesse anche lei un contratto con una stirpe animale> L’unica cosa che potresti ricollegare è la conoscenza che hai fatto di Fenrir, il capobranco dei lupi. Ma non puoi immaginare che sia proprio Furaya l’evocatrice <mentre invece ho avuto modo di vedere Mekura alle prese con i suoi serpenti.> Commenti brevemente <Anche Katsu Seiun, un genin di Kusa al quale sono molto legato, non mi lascerebbe mai da solo ad affrontare le mie battaglie, e la cosa è reciproca. Nonostante questo permetterò loro di aiutarmi finchè non lo avrò stanato e attirato dove voglio. Non permetterò a nessuno di loro di esser coinvolto nel combattimento> è forse la prima volta che parli di quel momento in termini preoccupati per qualcun altro invece che irosi e desiderosi di essere l’esclusivo protagonista dell’evento. Tieni a loro, si vede. <Per lo stesso motivo non sceglierei una stirpe animale che mi affianchi in combattimento…> Sorridi di nuovo, spostando le iridi sul villaggio. Sta a te esporre il tuo ragionamento <Io nell’analisi del mio nemico sono arrivato ad individuare un altro punto debole di chi usa il Taijutsu> Ammetti, il tono rivela una leggera titubanza. Non sei sicuro di te come al solito. Ti stai muovendo in un inesplorato, per quanto si veda che ti piace parlare di tattica <Az, sono stato in missione con praticamente ogni tipo di Ninja, e credo di aver capito che il mio compagno ideale è qualcuno che utilizzi le arti illusorie> Ancora ricordi la missione con Yuukino Uchiha, come i suoi genjutsu ti hanno permesso di avvicinarti al nemico non visto e di far scempio di lui. Attendi a parlare. Sei sicuro che anche solo la proiezione nella sua mente dell’immagine di un puro utilizzatore delle arti marziali come te che lotta contro un nemico distratto da un genjutsu possa bastare senza dare altre spiegazioni. <I genjutsu, oltre ad integrarsi molto bene con le arti marziali nelle offensive, sono anche l’altro punto debole di chi usa il Taijutsu, come il Demone rosso. E permetterebbero agli animali di restare ad una debita distanza> Ancora una volta nel tuo parlare sembri concentrato a capire cosa ti è sfuggito più che sui punti di forza del tuo ragionamento. Hai capito che solo così si generano delle buone tattiche. L’esperienza ti ha aiutato. Solo una volta terminato sposti di nuovo lo sguardo sul Nara con fare interrogativo, ansioso prima di tutto di conoscere il suo parere, prima di fare altre domande. [Chakra On]

16:44 Azrael:
 Non era particolarmente di interesse per il Nara compierfe un discorso che vertessesu tattiche e bataglia, ma Yosai è giovaned ed impulsivo e sta provando as rifarsi al suo maestro per nsmussare questi suoi lati, il minimo che il Tessai può dargli sono proprio quei piccoli consigli. Il genjutsu era proprio il punto in cui voleva condurlo tramite la sua maieutica, l'arte di portare le persone a partorire un determinato tipo di idea, ma è anche l'argomento che lo spaventa maggiormente. Anche le farfalle, con cui crede di aver avuto un contatto decisamente ravvicinato e che prima o poi dovrà affrontare, sono animali basati sulle arti illusorie, almeno questo è quanto ha potuto capire dal fatto che gli sono comparse in sogno e dal fatto che le farfalle non rappresentano proprio la perfetta rappresentazione delle arti marziali. < Anche tu sei un taijutser e affrontare una stirpe che a delle illusioni il suo cavallo di battagliapotrebbe richiederti un grande sforzo. Quel che devi diventare è la perfetta arma contro te stesso, altrimenti i genjutsu ti indeboliranno soltanto e lui ti colpirà più forte. > La migliore arma contro questo tipo di illusiopni, si sa, è conoscere bene quel che potrebbero farti vedere, conoscere te stesso per non dover affrontare i propri demoni davanti all'illusionista, i danni fisici che poi le illusioni sono in grado di conferire al corpo dovrebbero essere affrontabili. < Finché sarai così arrabbiato e dubbioso ti sconsiglio di andare da chiunque sia in grado di entrare nella tua mente. Credimi, io ci ho provato. > E' proprio questo il motivo per cui il Tessai non apprezza molto le arti illusorie, per quanto ne conosca la grandezza e la potenza e per quanto non gli spiacerebbe saperle usare, per quanto le aqrti magiche gli siano molto più affini. < Io non mi sono offerto di aiutarti e non lo farò. Spero tu capisca la mia scelta di restare dietro le quinte, ma non lo faccio soltaqnto per la mia famiglia, lòo faccio perché ho la testa molto più calda della tua, se gli altri sarebbero in grado di rispettare la tua ascelta di combattere il demone rosso da solo io potrei non esserne in grado. Per quanto riguarda i genjutsu, però, sai che hoi un'amica co9n cui poterti far parlare. > Il sorriso gli sfiora le labbra al pensiero che l'Akimichi sa perfettamente che la donna a cui si sta riferendo è Anaka, di cui sa non esserci nella testa del ragazzo un ricordo particolarmente radioso. Lei fu in grado per la prima volta di far4gli assaggiare la potenza di ciò che non è reale, ma che fa molto più male della realtà ed è soltanto la minima parte di quello che un illusionista che abbia davvero intenzione di farbgli del male potrebbe fare. Lo sguardco del Nasra ora va al Villaggio, la stessa direzione in cui stava guardand Yosai solo poco prima. < Non ne sarò mai realmente sicuro, ma credo che fu mia madre ad aprire le porte all'uomo che all'epoca uccise il Settimo. Io avevo soltanto pochi giorni e lei mi usò come scusa per fuggire dalle mura, per poi abbandonarmi nella foresta della morte. Mi chiedo ancora in che misura la mia nascita abbia poi dato vita a tutti gli eventi che sono seguiti, sai? > Alla fine, l'insegnamento che più tiene a dargli, è che non è da solo nei suoi dubbi e nelle sue sofferenze, ma che anche un uomo considerato Dio, un Tessai cvhe ha sulle spalle la responsabilità di tutti gli abitanti del Villaggio, lo accompagna nella sua fragilità e ne prova il medesimo inguaribile dolore. [ C on ]

17:39 Yosai:
 Ascolti di nuovo, la sua obbiezione è esattamente ciò che volevi ascoltare. State completando insieme un discorso molto complesso, ma si parla del tuo futuro, sta a te metterlo in atto. Annuisci vigorosamente al primo dire di lui <Lo sai che prenderò queste parole come uno stimolo e uno sprone a proseguire su questa strada più che come un monito. Odio le illusioni con tutto me stesso, ma se riuscissi ad imparare a gestirle e a guadagnarmi la fiducia di una stirpe animale in grado di usarle potrei, con il tempo e l’allenamento, riuscire a metterlo in difficoltà come lui non si aspetta.> Eppure non sorridi. Per quanto tu tenda a considerare quelle parole un incentivo, non ti ci vuole molto ad immaginare ciò che lui ha descritto. Tu che cadi preda del tuo stesso genjutsu e vieni finito da tuo padre. Che triste fine sarebbe. Ci devi riflettere. Annuisci alle sue parole. Il tuo animo è ancora ferito e tormentato. Non sei stabile. Per questo hai difficoltà. <Ti credo> ammetti con voce più cupa. Mordi il freno, ma quello scenario serve solo a fare in modo che tu non ti faccia ammazzare, questo lo capisci bene. Sposti lo sguardo sul villaggio anche tu. Ascoltando le sue successive parole. Suoni che ti strappano un altro sorriso <Non ti devi preoccupare. Lo capisco bene> Ammetti spostando la coda dell’occhio su di lui <Io non ti ho chiesto il mio aiuto e non intendo farlo. Se dovessi riuscire nel mio intento voglio che sia la testimonianza che non ti sei sbagliato quando hai scelto di proposti come mio sensei> Commenti per poi ritornare con gli occhi sulle case in lontananza. Occhi che si sgranano a sentire quell’allusione alla Uchiha <NO> ad alta voce, subito e senza neanche pensarci, è ancora vivo quel ricordo nella tua testa <no… non penso di essere ancora pronto per relazionarmi con lei come si deve> ammetti sorridendo <E poi sono in partenza per Kiri… dimmi, chi è il più forte genjutser dell’alleanza? Da chi mi manderesti per rafforzarmi da questo punto di vista senza rischiare di essere trasformato in un’ameba? L’unico che conosco e di cui ho assaggiato in maniera minima l’arte illusoria è Yukio Kokketsu… l’Hasukage, ma non so se è affidabile e soprattutto mi ha già detto che non fa niente per niente… non ho moneta di scambio con lui> Ascolti le sue ultime parole, abbassi lo sguardo. Lasci passare lunghi attimi prima di rispondere <Ti senti responsabile della tua nascita e delle sue conseguenze?> Gli chiedi in tono basso, senza guardarlo. Non è una domanda retorica <Sai, io delle conseguenze della tua nascita non ho ne notizie ne certezze se non una. Quel giorno è nato un ninja che si è battuto per le persone che abitano sotto questi volti fino a diventare un Dio in terra, fiore all’occhiello di questo prosperoso villaggio.> Commenti semplicemente <Se non devo preoccuparmi io delle conseguenze delle mie scelte future, perchè tu pensi alle conseguenze di scelte passate fatte da altri?> Non un rimprovero, non potresti mai permetterti. Taci ora, pronto ad ascoltare [Chakra on]

18:11 Azrael:
 I genjutsu sono una classe di ninjaq soportati male anche dal Nara, in questo senso non ha molti consigli da dare a Yosai. Ne conosce diversi, prima ancora che lui nomnasse proprio Yukio come scelta da escludere stava per consigliarglielo, quindi in effetti cosa dire di più? Non conosce qualcuno di cui è possibile fidarsi, specie per un'anma non stabile come quella dell'Akimichi. < Non affidarti a nessun genjutser in particolare. Soprattutto non a chi è molto più forte di te. Non mi sentirei di dare la tua mente a nessuno di loro, che io li conosca personalmente o meno. > Per quant possa provare del sincero affetto per alcuni utilizzatori di illusioni o provare rispetto per loro, sa semplicemente che non sono affidabili, stabili o in grado di aiutare. Di molti di loro l'egoismo è la prima e unica dote che sarebbe in grado di nominare e non è ciò che serve al neo chuunin. < non credo tu debba conoscerele illusiopni, le basi teoriche le puoi reperire in una biblioteca, devi conoscere te bstessoe assicurarti che non ci sia nulla nella tua psiche che possa essere utilizzato per farti del male, tutto qui. > Termina il proprio discorso riguardo un'arte che nessuno dei due interlocutori usa direttamente e di cui ha solo sentito parlare. Anaka viene rigfettata immediatamente come possibile aiutante e questa cosa fa sorridere in maniera abbastanza vistosa il Tessai. < Anche questo è un punto debole, mio piccolo allievo. È solo una genjutser, non darle tutta qusta importanza. > Il capo si scuote deblmente e il sorriso diventa unaq flebile risata, accompagnata dal tono paleswemente ironico di quelle parole. In fondo è vero che Anaka non ha fatto poi così tanti danni. < Ti porto io a Kiri, almeno questo posso farlo. > Con la dislocazion e non ci mettà più di qwualche istante. Comunque prima di farlo gli darà la possibilità di prendere le sue cose e fare eventualmente qualcvhe altra ricerca riguardo le nuove cose di cui hanno discusso. Ance la riflessione finale del giovane gli scatena un acenno di sorriso, per quanto molto più malinconico del primo. Ha ragione e sa che è così, ma come gli ha detto in precedenza ci sono dei solori che nn passano mai del tutto e tutto qwuel che si può fare è accettasrli, razionalizzarli ed andare avanti. < In effetti hai ragione. Se c'è un luogo dove mio padre è in grado di ascoltarmi spero la penserà anche lui così. Adesso torniamo a casa, ti porto a Kiri e quando avrai finito quel che devi are sarò felicissimo di presentarti il mio piccolo Ken, Seto e Shiori. > E quindi, se l'altro non avesse null'altro da dire, scenderebbe dal monte con lui per tener fede alla parola data. [ if end ]

20:11 Yosai:
 Lo ascolti, e mentre lo ascolti un tarlo inizia a morderti il cervello. Quel tarlo che ti ha sempre portato a non rispettare gli ordini. Risetti il tuo maestro più di chiunque altro, eppure percepisci che la sei sulla strada giusta. Effettivamente sei più allarmato ora. Quanto a fondo in te stesso dovrai andare prima di riuscirne più forte? Potresti perderti, questo lo sai, soprattutto in mano a persone di cui non puoi fidarti. Eppure di Yukio si fida Katsu, che è tuo fratello… che si sia messo nelle mani sbagliate? Chi può dirlo. In ogni caso Azrael ha ragione, non è questione di fiducia nel prossimo quanto di scarsa fiducia in te stesso. Questo è il problema. Lanci al Nara uno sguardo torvo quando lui ti rimprovera per non riuscire a tollerare la sua Uchiha. Scuoti il capo <Un giorno la sconfiggerò> provochi? O è un tuo reale desiderio? Sicuramente devi puntare in alto per poterti migliorare. Questo l’hai capito da tempo. Annuisci alla proposta di lui <Grazie, ho tardato sin troppo la mia partenza. Sto imparando ad apprezzare questo villaggio> ammetti. Per apprestarti a seguirlo giù da quella parete piena di occhi che osservano. Mentre lo fai lo ascolti <Nel dubbio io continuerei a raccontarmi a lui> commenti. Tiri fuori un sorriso solare nel sentire le sue ultime parole, annuisci <sarà un piacere> dai tutto come fatto, quando in realtà il tuo momento più difficile deve ancora arrivare. Vedremo come ne uscirai, Akimichi, per adesso si torna al fronte. [END]

A seguito dell'incontro con Furaya, prima di partire Yosai viene convocato dal suo sensei.
Tra confidenze e consigli, con Azrael l'Akimichi perfeziona il suo piano per diventare la perfetta arma contro suo padre, ovvero contro se stesso.
Al termine viene portato a Kiri dal Nara.

Questa giocata potrebbe essere l'inizio dell'avvicinamento di Yosai alle evocazioni