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La sentenza e la vendetta

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con Yosai, Izayoi

22:31 Izayoi:
  [centro - panchina] Sono trascorsi alcuni giorni da quando è tornata a Konoha, ha ottenuto la sua arma divina ed è quindi effettivamente diventata una guerriera degna del proprio cognome, ma non è quello ora come ora a renderla felice, per quanto chiaramente dentro di sè l'entusiasmo è ancora restio dallo scemare. Quella placida felicità che si dipinge in maniera passiva sul suo viso è semplicemente derivata, ora come ora, dal trovarsi lì a casa alla Foglia, lontana da Kiri con quella sua fastidiosa nebbia e con quel grigio che attanaglia le strade ed ogni luogo possibile, un qualcosa che i suoi occhi non hanno ancora metabolizzato a dovere, aveva insistito per andare e diventare una Genin sul posto, ha potuto incontrare la Kage chiederle di prenderla come allieva, ha svolto qualche ronda e fatto quel poco che può fare, tra ronde e altre mansioni di relativo conto, complice anche il tempo, un paio di settimane lì al paese dell'Acqua per poi tornare al Fuoco proprio in virtù dello scegliere ( e venir allo stesso tempo scelta ) della spada. Quella stessa spada è già chiaramente un tesoro inestimabile per lei oltre che la sua personale arma, rinfoderata chiaramente nell'aposita custodia longilinea incastonata nell'obi più spesso, quello nero e bianco stesso su quella fascia rossa che decora una maglia a mo di Kimono, lì dove però le spalle son lasciate scoperte, lunghi guanti scuri e le maniche ad essi annesse. Tutto in ricami bianchi e rossi, decori di petali di ciliegio sulel larghe maniche ed una gonnella di un rosso scuro, stivali ninja scuri e calze bianche sino a poco sopra il ginocchio ed i capelli rosa che son lasciati liberi come il più delle volte, lembi di zucchero filato smossi appena dalla brezza di Konoha, una sera mite così come il suo passo che la muove lungo le strade del Villaggio, il bracio sinistro giace sul manico particolare della spada al suo fianco, la mano posata sul pomolo, la destra invece lungo il fianco, elegante e posata in quel fruscio di ciliegio che è il suo camminare. Posa lo sguardo sulla stessa spada, lilla che si distolgono dal panorama e la sua mente viaggia in rapidi istanti verso la serata nella quale l'ha ottenuta, ritrovando l'immagine di Sanetsu nella sua testa, un imprecettbile e breve sussulto, strizza gli occhi scuotendo con fare lento ed effimero il capo, soffermandosi poi per un brevissimo attimo, addocchiando una panchina poco distante da lei, qualche albero ad adornare quella su cui si siederebbe ed una più in là, un lampione e qualche lucciola sulla quale si sofferma sedendosi, mettendosi la spada in grembo, sfilandola con tutto il fodero, bianca e nera con quella sua guardia alata che spunta dall'apposito nella quale risiede. Riporta lo sguardo su di quell aper qualche istante sollevandolo poi verso i tetti ed il cielo di Konoha, inspirando per qualche istante l'aria placida del luogo, nonostante l'attacco recente, Konoha rimane un baluardo di pace, proprio come ha detto la Judai < È una bella serata, non trovi, Takemikazuchi? > direbbe rivolgendosi alla spada con quel parlare che si concede di rado da quando ha sentito quel nome riecheggiare nella sua mente al contatto con l'arma divina, gli parla ogni tanto, come a voler sviluppare un legame particolare con quella sua stessa lama, rimanendo in silenzio con le purpuree verso l'alto. Niente chakra, si sente abbastanza sicura e spensierata a casa da evitarlo, sempre nel suo sperar bene ed essere positiva.

23:01 Yosai:
 <Sembri innamorata di quella lama…> È la tua voce ad annunciare la tua presenza nel luogo. È la cui tonalità va oltre il basso profondo, una voce quindi tanto profonda da poter far vibrare direttamente lo sterno di chi la ode, una voce capace di parlare all’anima. Non sei una persona che passa inosservata, di solito, ma sai come nascondere i tuoi movimenti, e soprattutto, è più facile passare inosservato a chi ha tanti pensieri per la testa. Probabilmente fraintendi lo sguardo languido che hai colto da parte della Koshirae verso la sua lama, e quel pensiero a chi glie l’ha concessa che l’ha portata a deconcentrarsi. Altrettanto probabilmente il sentimento di quegli spadaccini verso le proprie lame è qualcosa che s’avvicina all’amore puro. Tutte cose che però non puoi capire ne sapere, sarà lei qualora volesse, a spiegarti. Emergi al fianco di lei, dall’ultimo chioschetto che lei ha superato prima di adocchiare la panchina. Devi piegare tutto il capo e la parte superiore del busto per non sbattere sulla tettoia, e quando ne esci, in tutta la tua stazza, la guardi dall’alto. Neri stivali ninja ti coprono i piedi fino a poco sopra la caviglia, pesanti, da viaggio. Da questi emergono fasciature da combattimento cremisi che ti stringono l’articolazione della caviglia dalle dita dei piedi fino al polpaccio squadrato, chiudendo nelle loro strette spirali la stoffa dei pantaloni neri del chimono che coprono le gambe spesse e tornite. Un obi sempre nero, molto meno spesso di quelli tradizionali, ti cinge la vita che sembra stretta solo rispetto alle ampie spalle. Una canotta in tessuto tecnico cinge il busto, aderente coma una seconda pelle alle forme dei muscoli che guizzano ad ogni movimento, le spalle stondate e le braccia scolpite son libere dalla stoffa, rivelando le sinuose forme dei muscoli evidenziate dagli spessi tratti d’inchiostro nero che compongono l’enorme tatuaggio che si infila sotto la canotta. Il collo taurino sostiene il volto affilato, dai lineamenti rocciosi, decorato con le due solite cicatrici, la prima che scende in verticale dalla fronte allo zigomo sinistro salvando l’occhio, la seconda che percorre la fronte in orizzontale, come il taglio di un mukenin ma sulla viva carne. Gli occhi blu, profondi e pesanti, sostano sui dettagli eleganti della genin. Capelli scuri come notte incorniciano tutto con quella capigliatura animalesca. Nessun coprifronte, nessun oggetto. L’unica cosa che ti caratterizza è il mastodontico zaino che ti porti dietro le spalle, tanto grande da aver perso le forme squadrate dello zaino per acquistare le sembianze di un’enorme palla appesa alle tue spalle. Così conciato compiresti i passi che ti necessitano per arrivare a due, tre metri da lei, non oltre. È pur sempre una sconosciuta <Scusa, non volevo spaventarti> l’espressione del tuo viso, che per naturalezza e nel contesto della tua corporatura viene spesso percepita come arcigna, tenterebbe di mutare, le labbra si stendono in un sorriso affilato che taglia in orizzontale i lineamenti squadrati. Non il più rassicurante dei sorrisi, forse, ma sincero. Osservi la lama oggetto della contemplazione e delle parole di lei, sei sempre naturalmente attratto dagli strumenti che portano morte, ma le sue parole d’istinto ti portano a sollevare il mento. Solo per il cielo sei costretto a guardare in alto, esponendo l’enorme giugulare che compare al fianco del collo. <Speriamo si tenga così il più possibile> Un mormorio profondo. C’è un lungo viaggio da fare [Chakra On]

23:24 Izayoi:
  [centro -panchina] Vien colta di sorpresa in quell'osservare la volta stellata, ben visibile dalla Foglia e non offuscata dalla nebbia perenne come a Kiri, un battito di ciglia ed il suo sguardo è sulla figura imponente e massiccia, un'ombra enorme a proiettarsi sul terreno distendendosi alla luce di quel lampione, piega le testa di lato leggermente e più che un vago ed accennato strabuzzare dei lilla, si concede solo un filo di sorpresa e poco più. Nessuno spavento insomma < Mi è nuova, ma è già parte di me.. > direbbe semplicemente andando a posare la mancina libera per andar a carezzare delicatamente il fodero, la mano destra che reggere dal basso il manico, posando la propria attenzione per qualche istante su quella stessa spada, ritornando poi ad osservare l'Akimichi. Sbatte le palpebre un paio di volte e ci mette un pò per osservarlo in tutta la sua figura, è enorme rispetto a lei che nel suo misero metro e settanta, risulta piccina e ridotta, senza contare è seduta, ma nulla fà percepire un suo essere a disagio, anzi, gli occhi si puntano in direzione di quello zaino dalle dimensioni abnormi, un lieve sollevarsi del sopracciglio destro, curiosità e perplessità riguardo non tanto cosa ci sia dentro ma come faccia a starci tutta quella roba, rendendo la figura di lui vagamente buffa, una sorta di gigante girovago o chissà cosa di strano nell'innocente mente di lei, che appunto con un sorriso placido e sincero andrebbe dicendogli < Io mi faccio bastare una spada, tu però hai un mercato lì dentro. > un che che suona più o meno come una battuta anche se è un voler andar allo stesso tempo a cercar di capire il perchè di tutto quell'equipaggiamento, provando a pensare solo al fatto che il ragazzo possa effettivamente essere un mercante, altrimenti, avrà forse qualcosa di interessante da raccontare. Scuote lievemente la testa e và a rispondergli portando la mancina sul petto posando le dita all'altezza dello sterno < Nessun problema.. > direbbe con quel tono rilassato e dolce, socchiudendo gli occhi per poi andar chinando profondamente la testa in quello che sarebbe un'inchino che da seduta non può permettersi, anche a causa della stessa spada < Sono Izayoi Koshirae, lieta di conoscerti. > formale e garbata come sempre, impeccabile ed aristocratica, si rimette composta poggiando la schiena sullo schienale della panchina e riporta lo sguardo in direzione del cielo per qualche istante al suo dire riguardo il tempo, sembra tutto sereno e mite e lei annuisce soltanto a riguardo con un paio di mugolii che accompagnano quel gesto, andando poi ad immaginare un'altra possibile opzione, per quanto a quel punto considererebbe anche il fattore forza dell'individuo che ha davanti, insomma, possibile che debba affrontare un viaggio con tutta quella roba addosso? Quindi < Vai da qualche parte..? > domanda altrettanto curiosa, sempre con quella punta di dolce eleganza nel tono, attendendo risposte da parte del ragazzo riguardo a quel suo apparire vistoso e quindi in grado di passare decisamente meno inosservato del solito.

23:51 Yosai:
  
Torni con lo sguardo su di lei, con un gesto lento. Le pupille s’assottigliano nel sentire le prime parole di lei. Memorizzi e apprezzi le sfumature nel tono e quella nota di dolce eleganza nella voce. Associandola immediatamente al volto e ai dettagli che la caratterizzano. Interessante scelta di parole, quella utilizzata dalla Koshirae per definire la sua lama, per questo sposti di nuovo lo sguardo su quell’oggetto che ora acquisisce un carattere meno vago, diventando l’oggetto di lei. A quella battuta sbatti un paio di volte le palpebre. In alta quota l’ossigeno arriva a fatica, e anche le battute, ma quando arriva le labbra si tirano ancora fino a snudare le bianche zanne, emetti una risata sospirata, che nel tuo tipico tono di voce sempre così basso e greve, sembra più un ringhio sospirato <Giusto il cibo necessario> che poi quanto ci vorrà per arrivare a Kiri? Un giorno? Beh la domanda giusta sarebbe: di quante calorie al giorno hai bisogno tu? Mai abbastanza. Mentre lei si presenta, tu compi qualche altro ampio passo verso di lei, o meglio, verso la panchina. Giunto all’estremo opposto ti sfili prima la spalla sinistra dello zaino, poi la destra, facendolo piombare in terra con un tonfo sordo, mentre tu ti siedi sulla panchina, il problema è che con te seduto quella panchina perde la sua capienza normale di quattro sedute. Il risultato finale è che a tutti gli effetti ti sei seduto vicino a lei e puoi solo sperare che questo non le dia fastidio, oltre al fatto che il tuo peso ha leggermente imbarcato le assi della panca. Ma non sembri farci troppo caso. In fondo tu con te stesso ci vivi da oltre vent’anni. <è mio il piacere, sono Yosai Akimichi>, volti il capo completamente verso di lei per poterla guardare. Quella domanda è decisamente più sensata, soprattutto alla luce della tua risposta precedente, <Si.> Un’iniziale secca risposta, come sempre dai l’apparenza d’essere arcigno nei modi <Kiri è la mia meta> Completi la risposta. <Non mi abituerò mai a quella fottuta nebbia> Sempre fine. Tornando per un momento verso il cielo. Ti mancherà poterlo guardare con tanta chiarezza. Ma non ci metti troppo a tornare a cercare quegli occhi lillà <Dimmi, Izayoi Koshirae, questa nuova parte di te che hai ricevuto…> E sulla quale di nuovo poggi lo sguardo <Si mostra, o si tiene nascosta?> Parli come se effettivamente fosse un nuovo lato di lei appena scoperto, <e come l’hai ottenuta?> Questo vuol dire quando ti trovi a fare la conoscenza con usanze che non conosci. Fare domande. [Chakra On]

00:24 Izayoi:
  [centro -panchina] sente quella sua risata grezza e continua ad osservarlo il quel di lui sembrar burbero, ma è giusto un'apparenza agli occhi di lei, sembra una persona buona - per quanto lei sia sempre di fondo positiva riguardo gli animi altrui - e lei è una da non adagiarsi certamente sulle apparente, quindi si concede un semplice e breve ridacchiare argenteo, corde vocali che vengono pizzicate da uno sfiorare delicato, come una breve melodia in quel vocalizzo divertito e sincero nei confronti del Chunin, socchiude appena gli occhi in quell'esprimere un velo di simpatia che accompagna appunto il suo dire < Devi essere uno che fà una colazione abbondante, Yosai-san. > formale ed onorevole, riporta la mano sul fodero, rispondendo solo che dopo lui si è presentato e dopo che lo scricchiolio delle assi della panchina si è fatto spazio tra di loro in quel breve silenzio del di lui posarsi lì di fianco a lei, sfidando la resistenza di quella panchina, in quello sbatter due o tre volte le ciglia fissando verso il basso, lì sul terreno, dove gli sembra di essersi avvicinata di almeno uno o due centimetri. Per quanto ora sembri reggere senza troppi problemi, povera panchina. Lo sguardo torna su di lui dopo quell'enunciare riguardo la propria meta, deciso ed all'apparenza aspro nei modi, ma agli occhi di lei determinato e poco altro, una sorta di gigante buono forse in quel suo guardarlo dai trenta centimetri e passa di differenza, arrivando probabilmente nemmeno verso la spalla dell'altro < Io sono tornata da poco, ho preso lì il mio coprifronte ma quel villaggio.. > farebbe una pausa per andare a perdersi un pò con lo sguardo che si volge verso destra, in un punto impreciso, verso un chioschetto a caso lì presente che sta per chiudere, aggiungendo al dire di prima < È così grigio e cupo.. > un dire un pò più triste proprio riguardo quel posto, la nebbia è sicuramente un qualcosa di contorno che contribuisce a dare quell'aspetto spento un pò a qualsiasi luogo dell'Acqua, un'espressione di sconforto balena appena sul suo viso, andando poi a lasciar che il silenzio si frapponga di nuovo fra di loro, uno sguardo verso il cielo anche per lei, poi, gli sguardi, a distanza di qualche secondo l'un dall'altro, si ritroverebbero < Non ho ancora avuto modo di provare il suo vero potere, ma sarei lieta di mostrartela. > direbbe con un sorriso per poi andare ad afferrare con la mancina la parte più alta del fodero, reggendolo lì poco sotto l'insenatura per la particolare guardia, andando con la dritta invece ad afferrare l'elsa per così, con le braccia ben tese in avanti ad evitare di prender dentro lui nel mentre, seppur sfodera dal'altro lato, andando quindi con quel sibilo lento ad estrarre la spada che suona appena con un metallico riverbero, si presenta in quel suo aspetto bianca e nera, con i decori che la adornano, orizzontale al terreno e di lì a poco spostata in verticale, illuminata da quel quarto di luna che và a riflettersi sul nero della lama, puntando il fodro a terra a fianco al proprio ginocchio sinistro, ammirandola < È tradizione che nel mio Clan la spada scelga il proprio padrone, è un richiamo reciproco ed una volta instaurato il legame, non dobbiamo mai abbandonarla, anche a costo della vita. > poi il braccio che la tiene sollevata si sposta verso il basso roteando di nuovo per metterla in orizzontale, la punta rivolta verso l'esterno distante dal grosso uomo al suo fianco, perdendosi un'attimo nel dire onorevole sulla sua Casata, finendo poi per concedersi un'istante di imbarazzo, andando più nello specifico della di lui domanda, un lievissimo ed impercettibile rossore sugli zigomi < Un giorno si viene convocati ed un superiore presidia l'evento.. > direbbe senza andare nei dettagli, andando semplicemente a concedersi poi quel rinfoderare della stessa spada riportando il fodero in orizzontale accompagnandoci dentro la lama, un sibilo meno acuto e poi un secco scatto del fodero sulla guardia, silenzio, la spada viene riportata in grembo, curiosità < Tu invece, sei dunque un'utilizzatore dell'arte del gigantismo? > direbbe guardandolo con lo sguardo che si pone nuovamente sul ragazzo, anche se effettivamente lei ad immaginarselo già più gigante di così, farebbe quasi fatica, cioè insomma, è una montagna rispetto a lei ed effettivamente tra l'appetito e la stazza, è plausibile che sia un'Akimichi, ma è vagamente atipico anche per quella famiglia un'individuo simile, seppur ai suoi occhi appare come una sorta di gigante buono, come già accennato in precedenza, più o meno.

01:02 Yosai:
 Effettivamente quello del gigante buono è uno dei lati che ami mostrare di più di te. Forse il principale. Un edificio mentale di facciata che hai impiegato così tanto tempo a costruire che ormai sono gli altri, e ben più naturali istinti a dover lottare per avere spazio. Quei lati del prisma che hai tenuto nascosti e combattuto al punto da non saperli più gestire. Come potresti gestire, per esempio, ciò che ti assale nel sentire quella melodica risata d’argento? Quell’immediata voglia di strapparle la gola a morsi quel tanto che basta per ammirare lo strumento che produce quella risata, quelle meravigliose corde vocali? È un istinto per te ingestibile, che quindi non balena nemmeno per un secondo alla luce della ragione, rimanendo dimenticato, ignorato. Seppellito dalla tua risata greve, ringhiante ma non sguaiata che quell’umorismo elegante <Diciamo che abbondante è la parola che meglio mi definisce> cosa? non sarà mica un bieco tentativo di umorismo basso e da quattro soldi, vero? <nell’alimentazione, s’intende> aggiungi tentando di metterci una pezza alla meno peggio, eppure ci mette poco quel sorriso a svanire <Evita la formalità, Izayoi.> In quest’ordine perentorio nel tono si nota la discrepanza tra ciò che intendi dire, e come inevitabilmente ti poni. <e soprattutto ricorda: io non mangio troppo> Questo è più un consiglio per sopravvivere al tuo cospetto. Odi quando ti dicono che mangi troppo. Inarchi un sopracciglio al dire di lei <Oh, Izayoi, Koshirae, Genin della foglia, suppongo quindi…> Stendi di nuovo le labbra a tagliare il volto in un sorriso. Annuisci al dire di lei <Non ti nego che una parte di me brama quel clima. Se ben ci pensi è il clima perfetto per i ninja consente di attaccare senza essere osservati. Non a caso i ninja di Kiri erano tanto temuti> Il ricordo dell’incontro con Zabuza e Haku ancora ti mette i brividi. <Ma a Konoha si sta meglio> Odi tessere le lodi di quel villaggio che ancora percepisci come straniero, ma se c’è una cosa su cui non si può sindacare è il tempo. E il ramen, ma quello a te non piace. Un bagliore d’interesse illumina lo sguardo blu, che di notte si fa nero come la pece. <Si dice che il vero potere di una lama possa essere testato solo scontrandosi con un’altra lama> Assaggeresti volentieri quel potere. Ma l’unica possibilità che avresti nel combattere contro di lei sarebbe strutturare una strategia che ti consenta di evitare la lama, non certo di consentirle di esprimere il suo potenziale. Non ti perdi un gesto, le tue iridi avide si spostano dalla figura di lei alla spada, così finemente evidenziata dalle movenze di lei, eleganti e sicure. Osservi il filo centimetro dopo centimetro, dalla punta della lama fino alla base dell’elsa, per poi dedicarti a quest’ultima, ai suoi ricami, finendo con la mano che la cinge, t’inclini leggermente verso quell’arma, movimento annunciato dal gemere delle assi sotto di te <Lei è dunque la tua compagna per la vita> Sposti lo sguardo a cercare il lilla di lei <E dimmi, verso quale obbiettivo punterai la tua compagna? Quali mete vorresti ti aiutasse a raggiungere?> Le chiedi assottigliando lo sguardo. L’ultima domanda, ti provoca un altro inarcamento di sopracciglio. Non ridi questa volta. Effettivamente alcuni tratti fanno di te un’Akimichi puro, ma basta uno sguardo alla pelle tirata all’inverosimile sui muscoli che paiono esplodere per capire che c’è un’importante differenza di… riserve di adipe, che ti rende assolutamente atipico per i membri della tua famiglia <Mi piace tenermi in forma.> Ammetti, per poi spostare lentamente lo sguardo in quello di lei <Perché? Sono troppo grosso?> Ti prego, Izayoi, rispondi bene.[Chakra On]

01:38 Izayoi:
  [centro -panchina] Permane in quell'innocenza al fianco del Chunin, mentre lui mette da parte pensieri nefasti e lei lo osserva in quel suo ridere di rimando, un'incontro che ha un che di piacevole dopotutto, socievole la ragazza ed in grado di sviluppare una certa confidenza, col tempo, capace di andare oltre alle sue formali barriere che a volte la limitano. A differir del suo umorismo più velato giunge quello indomito dell'altro, un dire del quale lui si accorge soltanto più tardi della possibile allusione, per quanto la mente pura e casta - intaccata da qualcuno del quale non faremo nome - non andrebbe mai a pensare ad un qualsivoglia doppiosenso < Direi che lo zaino parla da solo. > gettando un'occhiata a quello che è stato da lui riposto poco più in là, andando poi a sentirlo intimare quello sciogliersi e lasciar perdere le formalità, ci proverà, ma è difficile per lei, un semplice mugolio ed un cenno d'assenso appunto a rispondere a quel suo evitare suffissi onorevoli e quant'altro, seppure siamo certi che ci cascherà altre volte, prima di abituarsi < Suppongo non sia mai troppo, fino a quando non si è pieni. > un tono onesto e sincero il quel risuonar nuovamente come una melodia, una brezza che porta con sè petali di ciliegio assieme a quelle sillabe che danzano per le corde vocali imbevendosi di quel suo miele roseo che accompagna il proprio garbato dire, ogni volta, mentre le lilla vanno poi scostandosi verso il cielo, qualche istante per riflettere riguardo quel dire riguardo Kiri e la nebbia. Indubbiamente è un'ostacolo che, una volta superato, offre un punto di forza nuovo ed utile, ma allo stesso tempo il prezzo da pagare, per anni di foschia e tristezza, per lei sarebbe troppo, senza contare il fatto che il suo sesto seno gli permette di vedere in qualsiasi condizione, tanto che andrebbe a dire in direzione altrui, portando la mancina sul petto, la destra permane a sorreggere la spada sempre dal manico, tornata lì in grembo da oramai minuti < Affinare la vista è un vantaggio utile, ma a noi Koshirae un pò di nebbia non ci spaventa affatto. > sorride di nuovo, come spesso fà in seguito al proprio dire, seppur questa volta il sorriso èè un pò più superbo, quell'espressione è appena più altezzosa ed onorevole ad andare ad accennare alla propria innata, per poi sottolineare il dire riguardo la Foglia con una semplice e concisa parola < Indubbiamente. > poi qualche attimo di silenzio, di nuovo la brezza notturna a spirare tra loro due, le luci notturne oramai tingono tutto il Villaggio. Un bagliore negli occhi altrui, un luccichio che lo porta a volgersi in onore delle spade e lei andrebbe annuendo prima di rispondere a quelle sue parole alle sue orecchie profonde anche più di quanto lui immagini, dedita all'arte della spada ed all'onore che concerne impugnare quell'arma per una giusta causa, ossessionata dalla giustizia < Io e Takemikazuchi spezzeremo qualsiasi lama si porrà sul nostro cammino, insieme, purificheremo il mondo dai suoi peccati. > arde e brucia il suo sguardo di una determinazione quasi folle ed ostentata, il lilla luminoso e scintillante che si posa sula spada durante le proprie parole, rispondendo poi con un'ulteriore cenno d'assenso < Esattamente, Yosai-san. Ah.. > direbbe poi lei in quel portare la mancina sbadatamente verso le labbra in quel non riuscir a non farsi scappare nuovamente l'onorifico, lasciando che poi un sorriso sciacqui via l'espressione rimasta a metà, con le labbra dischiuse < Combatteremo in onore della giustizia e della pace, voglio diventare un simbolo di speranza come Furaya-dono. > di nuovo arde di quelle stesse luci di prima il suo sguardo, talentuosa ed ambiziosa, una combinazione pericolosa che la spingerebbe a volersi elevare sempre di più, lasciando poi che la domanda venga rigirata verso all'Akimichi < E tu, a cosa aspiri? > e si trattiene dal voler aggiungere di nuovo nome ed onorifico soffermandosi per un'istante prima di dare del tutto quell'inflessione interrogatoria alla frase, seppur prima ci sarebbe da risponde ad una domanda ben più tediosa, anche se il di lei fare sincero e spensierato, incapace di mentire, andrebbe rispondendogli pacata e rispettosa, facendo un cenno scostante con la mancina come a voler levar di torno un fastidioso insetto, in questo caso dalle sembianze di un vago possibile fraintendimento < Ma no.. Sei un'Akimichi e pensavo usassi le arti magiche della tua famiglia.. > tutto qui, dice con un rinnovato sorriso, senza voler aggiungere altro, ritornando con lo sguardo verso il cielo in quegli istanti che sembrano eterni lì a Konoha.

02:18 Yosai:
 Ancora una volta l’eleganza, la spontaneità e la dialettica della Koshirae la salvano dalla tua psiche instabile. D’altronde non è stata tua la scelta di toccare i due argomenti a te più sensibili. Effettivamente quello zaino parla più di quanto dovrebbe di te e delle tue abitudini <Comunque non c’è solo il cibo, ci sono anche i pesi che mi servono per allenarmi> e perché te li porti? Perché li hai dovuti fabbricare su misura. Ma queste son domande non ancora poste. La risposta sul concetto di “troppo” che lei ti fornisce ti porta a contrarre il collo taurino per velocizzare lo scatto del volto affilato, lo sguardo blu, sgranato, si pianta in quello di lei inondandolo del tuo mare in tempesta, di colpo, con un gesto rapido, il tuo avambraccio si alza, e la mano spessa e solida si schianta sulla panchina che, poverina, cigola e sostiene <Ben detto!> Con un tono di voce più alto e baritonale del solito, che arriva diretto alla cassa toracica della genin <Bellissima risposta. Me la segno per evitare di tirare una testata a chi mi dice che mangio troppo. Invidiosi.> Di che, poi? Comunque bugiardissimo, non avrai mai modo di ragionare con chi ti prende di mira i tuoi argomenti più rischiosi. Ti limiti ad ascoltarla, ad osservarla, nei suoi lunghi richiami oculari verso il cielo, sorridi, annuendo piano, nessuno dovrebbe sentirsi spaventato da un po' di nebbia, è solo vapore, alla fine. Ti interessa molto di più la successiva risposta, e mentre lei la fornisce studi ogni dettaglio di quegli occhi lilla e di quel viso liscio. Solo una volta espressa la sua volontà, il suo desiderio ineluttabile, schiudi le labbra sottili per proferir parola <Dunque è questa la tua ambizione, il profondo desiderio che ti muove, diventare baluardo di giustizia e speranza…> sono parole importanti <Mi chiedo, però, quale giustizia? E speranza per chi?> Forse un po' criptico, ma chiunque abbia a cuori valori tanto alti deve sapere che ogniuno ha la propria versione di quel valore. Ti basta il nome di Furaya per distendere di nuovo le labbra in un sorriso. La tua alleata. <Diventare la speranza per qualcuno alle tue spalle implica diventare il terrore di qualcuno davanti a te… come deciderai chi merita di stare da una parte o dall’altra?> Le domande interessanti si susseguono. E lentamente la tua attenzione si è spostata da quell’oggetto dispensatore di morte alla sua proprietaria. La tua aspirazione? Stendi le labbra fino a snudare di nuovo le zanne in un sorriso animale <Io aspiro a diventare forte a sufficienza per uccidere mio padre> Pronunci questa frase con lo stesso tono con il quale hai pronunciato tutto il resto del discorso. Lasciando lunghi attimi di silenzio prima di rispondere all’ultima frase della genin, che di nuovo se la cava benissimo <Oh…> quasi ti lascia spiazzato, si vede che non sei un’utilizzatore delle tecniche del clan <Tecnicamente gli Akimichi sono specializzati nel Taijutsu in realtà. L’abilità innata non è legata ad alcuna arte magica ma a dei tonici che reagiscono con la particolare struttura del DNA e consentono di espandere parti del corpo> Spieghi semplicemente. Per poi tirare le grosse spalle stondate verso l’alto e scrollarle verso il basso <E mi dispiace, non sto ingigantendo nessuna parte di me… sono nato così> Certo, tua madre ha partorito due metri e dieci di uomo <cioè… non so com’ero quando sono nato, so che mi sono allenato molto> Si, e osservando tuo padre c’è da dire che la genetica ti ha aiutato <Comunque…> rotei parte del busto e della colonna vertebrale quel tanto che basta per avvicinare il capo a quello di lei, dall’alto, quasi piegato su di lei, a voce più bassa, un sibilo si ma comunque profondo, e perfettamente udibile <Se usi di nuovo quel suffisso ti tiro una schicchera> Una minaccia vera e propria stavolta, anche se il tono è l’ungi dall’essere minimamente arrabbiato o anche solo inquietato, ma questo lei non può saperlo. Dentro di te sorridi divertito, ripensando a quando anche tu li usavi. Sei stato letteralmente educato a contrastarli. Per quale motivo poi? Una semplice repulsione dell’etichetta. Piccoli cambiamenti che ti stanno portando verso grandi trasformazioni. Tempo al tempo. Hai posto delle domande che richiedono risposte ma osservi di nuovo quello sguardo di lei verso il cielo <Sembra che ti sia mancato…il cielo> commenti sorridendo.[Chakra On]

22:06 Izayoi:
  [Centro] Ritorna a far danzar lo sguardo sullo zaino al di lui dire immaginandosi pure i pesi e tutto quello che effettivamente potrebbe esserci oltre al cibo, una tenda, strumenti di sopravvivenza, possibili armi, lei è forte, ma davanti a lui la sua forza è nulla e lo realizza anche solo dal fatto che, per quanto sia ostinata e ci proverebbe sino all'ultimo, non riuscirebbe ad alzare tutta quella roba a più di un centimetro da terra < Capisco, dopotutto, la tua spada è il tuo fisico. > allude al fatto che è relativamente semplice dedurre che si affidi alla forza bruta, non sembra una persona dedita ad armi sfarzose o particolari ninnoli, ha un'aria diretta in grado di investirti e quindi nonsembra così difficile per lei immaginarlo come un'utilizzatore delle arti marziali. Poi all'improvviso, è come un tuono che scuote la panchina, una vibrazioen che si ripercuote sulle assi di legno e lei sembra sobbalzare, non tanto d'animo, spaventandosi, rimane vagamente allarmata in viso e e sorpresa, da quell'apparente sollevarsi di mezzo centimetro dalla superficie sulla quale è seduta, sbattendo le palpebre un paio di volte, perplessa. Sì, è decisamente forte. Ma lei si concede semplicemente una risata andando poi a rispondergli, una volta che sarebbe atterrata di nuovo, volendo essere ironici ed esagerati < Lieta di poter risparmiare una testata a qualche povero malcapitato. > e poi ritorna seria, osservandolo in viso per perdersi nuovamente nel cielo, come se stesse leggendo il copione del suo animo, del proprio intento che vien descritot tra gli altri luminosi < Una giustizia ineluttabile, divina ed assoluta, che mieterà ogni male da queste terre, donando speranza ai chiunque sia oppresso dalle tenebre. > sembra il dire di una profetessa, un'invasata, ed invece è la sua verità, quella fiamma che arde dentro di lei che la anima e gli da la forza di andare avanti, risoluta anche riguardo al rispondere nei confronti delle proprio dover scegliere chi è bene e chi invece è male, quasi già pronta a rispondere, come un'automa, come se fosse stata programmata appositamente < Io e la mia spada saremo Giudici imparziali e corretti, il nostro giudizio sarà sacro. > dice tutto ciò lasciando che poi un sorriso gli vada a conferire una morbidezza sul visto che si era persa, lo sguardo si era fatto appunto più vacuo e privo di espressione, veramente sembrava ripetere degli insegnamenti che non sono oramai solo parole, tutto è inciso nel suo animo che rispecchia alla perfezione quella volontà, quei desideri e quella convinzione. Poi, un velo di tristezza, amara in viso, ritorna in direzione del viso di quel Chunin gargantuesco, con il tono che si fà più rispettoso e timoroso, non vuole indagare più di quanto gli è concesso, non oltre la confidenza che può permettersi soltanto ora, finendo solo per rispondere, affranta < Sembra un'aspirazione.. dolorosa. > direbbe senza poter comprendere ne immaginare, non andando ad interrogarlo ulteriormente, lasciando che tutto sfumi concedendo a lui la possibilità di approfondire o meno il discorso, sentendo poi quella spiegazione riguardo il suo Clan e le abilità delle quali si fregiano, illuminandoso appena di più in quell'apprendere qualcosa di nuovo, sapeva poco e niente, a grandi linee, riguardo quella Casata, quindi annuisce con rispetto < Ho capito, grazie per la delucidazione. > e nuovamente un'inchino del capo, garbata, niente nome al quale far seguire un suffisso, piuttosto uno scivolare oltre < Non devi mica dispiacerti e.. Beh, sicuramente non eri due metri e passa alla nascita Hahaha! > ed è un ridere che sfocia più conciso del solito, un pò più libero ed acuto, una bella risata spensierata che di rado si sente provenir da lei, solitamente più composta, ma sin troppo divertita dal suo stesso dire che le da da immaginare, una semplice battuta di secondo ordine, se non fosse che ne ha fatte talmente poche ed in così poche occasioni, nella sua vita, da divertirsi anche per poco. Povera adolescente privata della naturalezza delle cose, impostata e forgiata severamente come una spada perfettamente imperfetta. Poi, cala la notte, ancor più di prima, buio su di lei si ripiega arcigno l'Akimichi, la mancina che si porta innanzi al visoo, di profilo la mano, le dita allineate all'altezza delle labbra, un pò più avanti < Ahn.. Mi dispiace Yosai-.. È più forte di me. > direbbe lei per come è abituata, quasi cascandosi di nuovo, inchinandosi nuovamente in avanti con quella mano davanti al volto per esprimere ulteriore sostengo in quello scusarsi, la voce vagamente imbarazzata ma non esageratamente dispiaciuta, non è afflitta o affranta, prende quella divertente e flebile minaccia e cerca di sforzarsi, tornando poi in direzione del cielo < Quello della Foglia è unico. > e poi silenzio, di nuovo, e brezza notturna a frusciare.

22:51 Yosai:
 Ben due volte hai rubato a quella notte per te sempre troppo calda la risata della genin, balsamo nelle orecchie che va a condire le parole di lei, poche, ben mirate, dal tono melodioso e mai fuori posto, persino quando si lascia andare percepisci quella risata come mai fastidiosa, socchiudi le iridi osservandola mentre la ascolti in silenzio dal faceto al serio e poi al contrario dal serio al faceto, un coacervo di emozioni che ti permettono di studiare meglio la gamma cromatica dell’anima della Koshirae. Si parte con un sorriso sottile anche da parte tua <Più o meno, si, diciamo che chi mi conosce sa che le mie armi sono appese alle spalle. Anche se in realtà è più corretta la tua frase. Qualsiasi centimetro del corpo può ferire o uccidere, se lo si sa usare> commenti. Lo sguardo tuttavia si assottiglia quando lei approfondisce il suo credo. È importante che un ninja sappia spiegare la propria volontà. Ti lasci pervadere dal fuoco mostrato da lei e la osservi in quelle fiamme ergersi a giudice, portatrice di una volontà superiore, stendi le labbra in un sorriso lasciandola finire e annuendo <La convinzione non ti manca Izayoi Koshirae, giudice della foglia. Quindi per te la giustizia divina consiste nel fatto che chi crede nei tuoi ideali e in ciò che tu consideri giusto sia degno, mentre chi non possiede i tuoi stessi valori sia da considerare indegno… ho capito bene?> Chiedi per sicurezza, ma non ti è sfuggito il modo assoluto con cui lei ha definito la sua giustizia <Se ho capito bene mi chiedo… vuole veramente la pace chi lotta per imporre i propri valori e la propria giustizia?> domande che vagano, nella notte di Konoha, forse legna per permettere a quella volontà di divampare ancor più alta, forse mero dubbio che si insinua. Chissà. Ascolti quel tono rispettoso, diverso sicuramente da quello ineluttabile con cui ha parlato poco prima. La premura ti strappa un sorriso. <Credo che tutte le aspirazioni siano dolorose.> Ammetti semplicemente <Per quanto riguarda la mia… mi fa molta più paura pensare a cosa c’è dopo. Del resto, cos’è un ninja senza un obbiettivo? Sarebbe troppo diverso dalla tua spada senza nessuno che la sguaini e la adoperi per qualcosa?> Discorso valido soprattutto per te che, come detto, ti sei forgiato come arma umana. Un cenno del capo sottolinea che hai ricevuto quel ringraziamento ma tutto sommato non c’è molto altro da dire, a meno che non sia lei ad esser curiosa. Quella risata ti porta a stendere le labbra fino a sguainare le zanne, divertito. Te la godi, semplicemente, sarebbe un po' squallido sottolineare quanto di buonumore ti metta quella risata, sarà già visibile ad occhio. Sorriso che rimane anche nel sentirla dispiacersi <Ci saranno cose molto più forti di te che dovrai affrontare, pagando le conseguenze dei tuoi fallimenti> commenti semplicemente Tornando a guardare il cielo con lei. ti prendi quell’ultima frase <mh> rispondi. Un mugugno. Sei d’accordo. <Fa volare i pensieri> Commenti semplicemente per poi sorridere. Perché sorridi? Perché pregusti <E dimmi, Izayoi, volano dal tuo sempai, i pensieri che spingi così spesso verso il cielo?> Con naturalezza, spostando lo sguardo per osservarla con la coda dell’occhio. Non ti è sfuggito il rossore e il cambiamento di tono che lei ha dedicato a quella figura avvolta nel mistero [Chakra on]

23:47 Izayoi:
  [Centro] Si scioglie di una virgola, qualche accenno di confidenza in più, la risata ed il modo di fare che si pone meno rigido, sempre delicato come petali di ciliegio ma un poco più morbido ed affabile, andando ad immaginare il Chunin in battaglia, capace di sferrare colpi in grado probabilmente di spaccare un cranio tanto facilmente quando lei possa recidere una testa, ritrovando un che di non troppo dissimile appunto in quel suo dire, un corpo forgiato, una spada affilata, le similitudini sono molteplici ed entrambi possono definirsi armi, sotto il controllo di una mente abile ed astuta, osserva quel sorriso e gli risponde < Sembri sicuro di te stesso, tu hai mai.. Ucciso? > domanderebbe soffermandosi sulla domanda, manda giù un nodo alla gola come se fosse sciroppo amaro, dei ricordi, immagini offuscate e crudeli giungono alla sua mente e strizza gli occhi in quello scacciarle, allenamenti ai limiti dell'umano che l'hanno ridotta quel che è, una bambola letale che non si farebbe alcuno scrupolo ad uccidere in nome della giustizia. Ed è la sua stessa giustizia che vien ridefinita, riproposta da lui in quel voler comprendere meglio, lei che lascia perdere quel suo accigliarsi ed incupirsi, non parlerà di /quelle/ cose, non ora, non ancora, annuisce con più condizione e fervore in direzione di lui, un cenno lento di quel fare che si fa nuovamente serio, sentendo un brivido nel venir definita Giudice della Foglia < Sono dedita al bene e so riconoscere il male, non costringerò nessuno a schierarsi dalla mia parte ma non avrò pietà per chi deciderà di ostacolare il mio cammino. > secca e tagliente, intransigente ed inamovibile in quel suo non volersi e non potersi ricredere, perennemente nel giusto in quelle sue vesti di difensore della pace e della giustizia. Poi, lo sguardo inevitabilmente scivola di lato, si distoglie dal di lui viso e si punta verso una staccionata di là, alla base del legno, senza guardarla di preciso rimanendo semplicemente lì ad accusare appena, sentendo riecheggiare nella sua mente quell'etichettare il Kyudai e la Judai come 'tiranni della pace', lui ha ragione dopotutto ed è palese che il voler perseguire la propria ideologia di pace, per quanto benevola e positiva possa essere, comporterà indubbiamente a dei conflitti, ogni operazione di epurazione, ogni fendente in onore della speranza, comporterà un peso e delle responsabilità da rispettare, ne è consapevole e non teme, per ora, convinta di essere forte abbastanza da resistere, di flettersi e fluttuare come stormi di petali di ciliegio al vento < La via della pace richiede necessariamente il dover mietere qualche vita, uccidere chi si oppone, ma sono pronta, non ho paura di bagnarmi del sangue dei peccatori. > di nuovo è una voce distante a parlare, è una voce che sarebbe potuta appartenere comunque al suo essere, anzi, era già parte di lei così come lo è sempre stata dalla nascita, ma loro l'hanno alimentata, l'hanno istigata ed aizzata, riducendo la giovane Koshirae a quella macchina assassina convinta di agir per un bene superiore, di purificare l'anima altrui attraverso la morte da lei donata, un'onore venir assolti dalla di lei lama, in punto di morte, rendere ogni peccato vano ed ottenere così la redenzione divina. Ma si era persa sin troppo, gli occhi quasi sembravano essere diventati opachi e privi di spirito in quel parlare, ed è soltanto quando lui sorride nuovamente e va a parlar di dolore, che lei si distoglie da quella fissazione, mette da parte il passato e torna al presente < La vendetta è sbagliata Yosai.. > ce la fà, evita l'onorifico e lo osserva, scuotendo appena il capo, nominando uno dei peccati più grandi delle vie del male < Non restituisce altro che vendetta e così il ciclo non si spezzerà mai. > eppure un semplice sospiro andrebbe subito a lasciar spazio ad altro, rispettosa e comprensiva, dopotutto, convinta del fatto che nonostante il dover esprimere il proprio monito, ci possano essere motivi tanto grandi da spingerci a compiere quell'atto impuro, anche se appunto, poi cosa rimarrà? A che costo, ci si potrà abbeverare alla fonte della tanto agognata? < Ma non sono in grado di giudicarti, avrai sicuramente le tue motivazioni.. > direbbe lei come a voler accettare un'eventuale spiegazione da parte sua, tentando di conoscerlo un pò meglio senza mai prendersi più confidenza del dovuto < No, è una similitudine assolutamente azzeccata, direi. > commenta alla fine, immaginandolo riverso sul corpo del padre, ricoperto di sangue, vittorioso ma incapace di trovare un qualcosa per cui andare avanti, senza voler sperare il peggio in uno svilupparsi degli eventi più cupo ed oscuro < Sopporterò, fino a quando non fallirò più. > dopotutto, è nata per sopportare, soffrire, cadere a terra e rialzarsi, o forse all'inizio era solo talento e determinazione, tutto coltivato in maniera puntigliosa e perfetta, metodi al limite dell'umano, un buio illuminare di un'anima che già brillava di luce propria, rendendola tanto luminosa da bruciare. Ma si rilassa, aveva staccato gli occhi da lui, le lilla verso il terreno in quel dover annunciare verità velate ma sempre e comunque scomode, andando a schiudere le labbra a quel suo dire distendendo anche un poco do più la rigidità delle spalle, una muta vocale tonda tra quei boccioli schiusi, chiude gli occhi ed inspira cercando appunto di far volare i pensieri, così come lui stesso gli ha detto, se non fosse che poi è una vocale più dritta e lineare ad uscire, un vocalizzo classico di quando praticamente si vien colti da un breve e fugace spavento, si palesa il volto del Senpai in quel suo immaginare, chiaramente senza ma glia così come lo ricorda, apre gli occhi e scaccia via quella fotografia mentale ritornando alla realtà, arrossisce in un paio di istanti, lo sguardo ora più che mai puntato verso il terreno con le loro ombre, la mancina che si porta al lato sinistro di quelle ciocche di zucchero filato, ne prende una spessa e comincia a giochicchiarci, la annoda e la arrotola, mentre la dritta tamburella sul manico di Takemikazuchi, le labbra schiuse ma non esce neanche un suono, strozzate dentro di sè quelle parole al quale vorrebbe sottrarsi < Ahn.. Ehm, ecco, io non.. È solo il mio Senpai.. Non è che penso sempre a lui.. > direbbe in quell'impappinarsi, in quel sentirsi colta in flagrante come se l'Akimichi fosse stato lì a spiare QUELLA sera e lei fosse lì, costretta a negare tutto, a rinnegare persino quel suo svilupparsi di un sentimento, quell'accenno, la scintilla di un qualcosa, del maleficio che quell'altro gli ha fatto, stregandola. Ah, Yosai, pessima domanda.

01:15 Yosai:
 La osservi di sottecchi, quasi a volerle lasciare spazio, eppure quella domanda ti porta a voltare il capo verso di lei, con un bagliore di interesse a ravvivare quel blu così profondo. Qualcosa di viscerale e intenso, ma subito dopo il sorriso torna a tagliarti i lineamenti del volto, più affilato questa volta <Ci assomigliamo in qualcosa dunque> commenti cercando le sue iridi lillà per annegarle nel tuo mare in tempesta di nuovo. Avete mostrato entrambi la vostra sicurezza, l’una nel proprio ideale, l’altro nei propri mezzi. <Sono sicuro di me stesso, è vero. Sicuro dei miei punti di forza e dei miei punti di debolezza> Conosci te stesso, direbbero i socratici. Una chiava importante per leggere il mondo. Una delle tante probabilmente, la tua sicuramente. <Si, ho ucciso> Una domanda, quella di lei, che non può non evocare ricordi. Sulla piacevolezza poi, ogniuno è libero di scaldarsi nel proprio torpore. Le rispondi in maniera sincera, lasciando scivolare la risposta come se non ti fosse di gran peso. Mentre aspetti gli istanti che ti separano dalla successiva risposta di lei per ascoltarla interessato. Assapori parola dopo parola, concetto dopo concetto. D’altronde quello è un concetto così puro che non può non risultare tirannico. È un’idea, e le idee sono sempre tiranniche. Bisognerà vedere come lei sopporterà le difficoltà che la vita le porrà davanti <Una risposta interessante, Izayoi “La sentenza” Koshirae.> La osservi, quasi studiandola per qualche istante rimanendo in silenzio <Sono inevitabile schiavo della gentilezza e delicatezza che i miei occhi vedono, me ne rendo conto, eppure mi chiedo. Tu che non hai paura di bagnarti le mani nel sangue altrui, tu ineluttabile come solo la giustizia sa essere, tu hai mai ucciso?> La tratti come una domanda importante, come è giusto che sia. Nonostante questo nulla toglie che il tempo le darà modo di mettere alla prova le proprie convinzioni. Ti arriva anche il consiglio, detto con quella delicatezza e quello sforzo nel non usare i pronomi, le sorridi di nuovo, con una vena in più di dolcezza. <Mh, difficile darti torto> Ammetti annuendo lentamente <ma se ti dicessi che la vendetta che intendo portare a termine non è contro un nemico solo mio, ma contro un nemico del villaggio? Qualcuno che si è macchiato di orribili delitti contro Konoha e che anche il Kage ha giurato di uccidere? Sbaglierei in ogni caso nel portare avanti il mio scopo?> La vena di curiosità che anima le domande che poni è sincera e autentica. Nonostante la maggior esperienza sia in merito all’età sia in merito al grado, sei sinceramente interessato alla sua opinioni. Ascolti anche le parole successive, sorridi <Non hai altra scelta> sopportare <se non perire nel tentativo> il mondo ninja è decisamente più spietato rispetto a chi decide di non intraprendere quella strada lastricata di sangue. La sua ultima osservazione ti porta ad un sorriso, vorresti ridere con fragore, ma te lo impedisci per evitare che lei fraintenda e pensi ad una presa in giro <Ma come… colei che non vacilla davanti all’idea di prendere vite umane per il suo ideale, si trova poi, tremolante, a confermare negandolo un desiderio così carnale?> Una negazione di questo tipo non potrebbe essere creduta neanche da un bambino <E dimmi, Izayoi, hai intenzione di fare qualcosa per impedire che lui continui ad essere *solo* il tuo senpai? O continuerai ad inviargli desiderosi pensieri sperando che un giorno lui riesca a vederli?> Divertito si, ma non dalle sue reazioni, quanto dal fatto che si perde nella notte dei tempi il momento in cui hai provato un desiderio per qualcuno tale da farti balbettare a quel modo. Il mondo necessita di una spintarella ogni tanto.[chakra on]

02:03 Izayoi:
  [Centro > ?] Sono sorrisi che lasciano spazio al silenzio quelli che si frappongono insieme a loro di parola in parola cenni di cortesia e simpatia che vanno diluendo la conversazione che comunque si fà sempre più seria e pregna di filosofie personali, di ideali, di convinzioni con le quali si tira avanti ogni giorno, quelle che ci si ripete ogni giorno che ci si guarda allo specchio, convincendosi assieme all'entità motivante più importante di tutte, ovvero se stessi, in quel progredire e voler arrivare sempre più in là, sempre più avanti, fino al proprio scopo ed oltre. Si, si somigliano ed effettivamente quell'assonanza è vagamente insolita, lei dedita all'arte della spada e lui probabilmente in grado di spezzare alberi a mani nude, lui gentile ed apparentemente rude, lei elegante ma dopotutto umana, si ritrovano, un'assecondarsi di sguardi, domande e risposte < È importante essere consci dei proprio limiti quanto delle proprie capacità. > direbbe lei andando ad aggiungere un'altro figurativo ciocco di legna lì alla pila di quel falò che arde delle loro parole onorevoli e pregne di importanza, alimentando quella stessa fiamma che andrebbe divampando ed allungando nuove ombre, lì a circondare le loro figure racchiuse in quel raccontarsi, scoprirsi poco alla volta, conoscersi < Mh, capisco. > ma non vuole chiedere ne perchè, non oggi, non si sente in condizione di farlo, non vuole risollevare indubbi dolorosi ricordi perchè per quanto al pari di una fonte di salvezza possa essere ai suoi occhi uccidere, è pur sempre una sofferenza, porta comunque un male dentro di sè, qualcosa che la sua famiglia ha cercato di sedare, di sradicarlo dal suo essere, trasformandolo solo in una vaga stilla di remora, un sentimento remoto ed oppresso nel profondo, in maniere del tutto disdicevoli. Riporta lo sguardo su di lui in quel perdersi di nuovo in qualche ricordo, non vuole, non in questi istanti, è certa che di lì a poco si ritroverà costretta pur non volendosi svelare, a ricordare quelle spiacevoli memorie, dissotterrarle e ripercorrerle, povera anima straziata sin dalla tenera età, seppur prima è quel guardarlo con aria trasognante ed allo stesso tempo con un'altra luce in viso, lei ripete in un sibilo quelle sillabe 'Sentenza' vien scandito dalle di lei affusolate labbra per poi andar a porre un sorriso dove snuda anche le perle bianche, un velo di euforia a dar sostegno al tono di voce < Mi piace, potrebbe esserei l mio soprannome, se un giorno sarò degna. > direbbe per poi voler provare a rispondere in maniera più profonda al suo dire poetico a quel suo andare a considerarla ineluttabile facendola anche ardere di un vigoroso onore, che quasi andrebbe scorrendogli nelle vene assieme al suo stesso sangue, vorrebbe ribadire con un'impeto adeguato a quelle parole ,a china il capo, la frangia rosa và incupendogli il viso, un ciliegio smorto ripiegato su se stesso, impallidito , le iridi lilla si stringono sotto a quello zucchero filato che improvvisamente sembra quasi sciogliersi come se vi stesse piovendo sopra < Sì.. L'ho fatto.. > direbbe non volendo ricordare le facce di chi ha dovuto uccidere per crescere, sotto ordine, per progredire nel suo addestramento ,a volte rinnegati del clan ed a volte ladri sorpresi a tentare di rubare le Spade Divine, mentre altre volte ancora erano asceti al pari di lei, compagni, contro i quali ha dovuto levare la spada annegando le perplessità ed le domande nelle lacrime, per tenersi stretta la vita, per scagliarsi con una dedizione folle ed assassina verso il prossimo bersaglio, e così mieterne la vita, e così recidere il filo rosso che ci rappresenta nella trama del destino. Una lunga pausa, non vuole dire le cose come stanno e quel ricordare è già abbastanza, la mancina si porta in direzione della tempia sinistra e sembra massaggiarla appena con due dita, scomparso anche l'imbarazzo di poco fà, solo un cupo ed un tristo voler lasciare di un'unico indizio < Sai, dicono che quando una lama si imbeve di sangue, diventa più forte e resistente.. > e lei oramai, è più che robusta, può dirlo la sua reazione, lo attesta il suo reagire a tutto ciò, un qualcosa che svanisce lentamente, con un'infinita calma, al di lui proferire riguardo il proprio scopo, riconcedendogli lo sguardo violaceo, risollevando la testa del tutto e guardandolo di nuovo nei suoi marini < No, a quel punto non sarebbe solo vendetta, ma il giustiziare un peccatore. > direbbe, senza però riuscire ancora a sorridere, solo con l'espressione più mesta, aggiungendo poi, con la mancina che dal fodero sul quale era tornata, va sul petto, a convincersi < Sapevo che per quanto potesse sembra banale, è invece uno scopo nobile il tuo, Yosai.. > e poi annuisce, va a concedersi un paio di mugolii d'assenso quando ancora lui gli sorride e lei fa danzare quel paio di note sulle corde vocali, labbra serrate, ci proverà, e se morirà, allora vuol dire che non era all'altezza, nonostante le fatiche, dopo tutta quella aristocratica ed elitaria follia nella quale era cresciuta. Poi, ecco che torna l'imbarazzo, e lo lascia parlare, vorrebbe rispondere in maniera più autoritaria e fiduciosa nei confronti di se stessa ma quel suo aggettivo fisico, quell'andare ad accostare la parola 'desiderio' all'aggettivo sessuale e malizioso come 'carnale' insomma, la sconvolge, la fa sentire come se fosse appena stata messa a testa in giù e scossa, le viscere si contorcono e le farfalle prendono il volo, diventa di un rossore che è come quello delle facce provate di quando si prendere il Rame piccante da Ichiraku, scatta in piedi, fa un bel respiro ed incanala una buona dose d'aria dei polmoni, ma rimane lì fissa verso di lui, a bocca aperta, neanche un suono, nessun fiato per qualche attimo < Pensi che una donna come me si lasci pervadere da certi pensieri?! Tsk! > che poi è solo una ragazzina, non ti atteggiare a persona tanto grande, non aver fretta di crescere piccola, che poi non si torna più indietro, lascia che la tua umanità ti colga nell'imbarazzo e nella debolezza ed abbraccia quell'essere qualcuno piuttosto che agire come un'automa < I-io.. Lui.. N-non.. INSOMMA! > stringe le mani a pugno stendendo le braccia lungo i fianchi esclama come farebbe di rado sempre più paonazza in viso, quasi pesta pure un piedino, la spada retta poco oltre il centro del fodero, è deliziosa quando si arrabbia < È lui che è un pervertito, e tu, sei come lui! Ah, voi uomini! Allora è vero che avete in mente solo /quello/! > e le ultime parole di quell'esclamazione sono più concitate e rapide tra di loro, ma non è arrabbiata, no lo sembra manco perchè non riesce ad esserlo, ha perso la sua compostezza in pochi attimi ed ha iniziato a parlare a sproloquio, cerca di mascherare l'imbarazzo con le parole ma oramai è vinaccia in viso, posa nuovamente la spada infilandola nell''obi con tutto il fodero e poi porta le braccia conserte sotto al seno < Spero che la prossima volta tu ti sia ravveduto.. Umpf! > e sarebbe una sorta di saluto, si volta sui tacchi e senza dargli il tempo di più che un saluto, a parte tutte le possibili risposte di lui prima, lei si dilegua così,, in preda a quel bollore ed al ribollire, bofonchiando e mormorando chissà cosa, non particolarmente offesa, anzi, di che si dovrebbe offendere visto che lui è stato anche garbato e formale? No, la parola giusta è sconfitta, più avvezza ad uccidere che ad amare, a provare qualcosa di positivo oltre pace giustizia e speranza, troppo pesanti da decifrare emozioni simili, anche se l'incontro con l'Akimichi gli è servito indubbiamente ad esprimere nuovamente il proprio essere, a levigarlo e rimetterlo nuovamente a luce, sfoggiarlo al pubblico, far vedere a chiunque incontri chi è e dove arriverà un giorno, tralasciando ovviamente, imbarazzanti teatrini simili. { End }

02:32 Yosai:
 Socchiudi un poco lo sguardo lasciandoti cullare dalla brezza che rinfresca le vie di Konoha nella notte. Ha ragione. Non c’è un cielo come quello di Konoha. Ci immergi lo sguardo alzando il mento ed esponendo il collo taurino. Verso chi o verso cosa spingi i tuoi pensieri, gigante? Annuisci semplicemente senza emetter suono alle sue parole. È una spadaccina. È abituata a confrontarsi con gli avversari faccia a faccia. Chiunque sia avvezzo a questa pratica sa che le debolezze sono importanti tanto quanto i punti di forza, e senza l’uno viene meno l’altro. Assottigli lo sguardo quando noti che lei decide di non indagare sul contesto in cui tu hai ucciso. Segno che non deve piacerle poi molto parlarne. Comprensibile, non tutti hanno i tuoi stessi gusti. Le sorridi nel sentire la risposta al soprannome che lei stessa ti ha ispirato <Il mio sensei direbbe che ne sei già degna e che devi imparare a prenderti i tuoi meriti. In effetti sei il primo genin che incontro con questa consapevolezza e questa capacità di… esporre il proprio disegno> Un complimento, se lo merita. L’unico così convinto da genin sei stato tu, che tu abbia memoria. Ma tu sei un tardone in fondo. Non ti sfugge la nota euforica nel tono. Ne sorridi. Si sta svelando esattamente come stai facendo tu, eppure percepisci ogni passo che compi per approfondire la sua conoscenza come una vittoria, mentre ti concedi con molta più naturalezza. Un’impressione tua, sicuramente. Un bagliore sinistro e profondo ti illumina lo sguardo alle parole successive della genin <è un detto interessante, fa venire voglia di testare la tua lama, quando sarà un po' più imbevuta> Un sorriso animale che però questa volta è privo di note rassicuranti. Quel bagliore e quel sorriso possono voler dire una sola cosa: promessa. Ma questo non è detto che lei lo capisca. Ascolti la sua risposta in merito alla vendetta, e ancora una volta le sorridi ma scuoti il capo <è un concetto che rispetto, Izayoi, ma per me quello scontro vorrà dire semplicemente ammazzare mio padre, indipendentemente da quante altre persone lo considerino un nemico, e non lo farò per il bene del villaggio, ma per mia volontà. Posso solo sperare che la vendetta porti qualcosa in più di altra vendetta e che quindi tu ti sbagli> Speranza. Sei sincero, solo quella ti rimane. Ma adesso il problema morale della vendetta e le sue considerazioni postume non ti tangono. Sei ancora lontano dall’obbiettivo. Un obbiettivo che non percepirai mai come nobile. Ma la parte più interessante della chiacchierata arriva ora, perché a quanto pare hai trovato il punto debole della sua armatura e hai colpito nel segno. Ti godi ogni cosa di questa reazione con un sorriso sempre crescente che presto diventa una sonora, profonda risata ringhiata. Il modo in cui lei si sforza di negare non può suscitarti altro se non l’ilarità. Non ti indigna nemmeno l’accusa di pensare solo alla carnalità. Magari fosse vero, o meglio lo è, ma la carne alla quale aspiri è da dilaniare, non certo da possedere. E perché ridi? Ridi perché <finalmente ti vedo> una ragazza nuova, tremendamente viva, colorata, sonora, mai sguaiata ma pigolante. Una bellezza da osservare <Spero che la prossima volta tu sia sotto braccio con il tuo senpai> Spingi quel desiderio dritto nelle sue meningi prima che lei si allontani. Che faccia quel che vuole di quel seme che lasci cadere nella sua mente. Tu sei contento così. Questa nuova generazione è tutta da scoprire, te compreso. [END]

Per le vie del centro, Izayoi incontra Yosai in partenza per Kiri.

Il dialogo che ne segue porta entrambi a rivelare reciprocamente parti di se. Ideali, personalità, stili e ambizioni si confrontano finchè Yosai non riesce a trovare il punto debole di lei e a farla...arrossire.


/Riflessioni e spunti per entrambi. Ringrazio Izayoi per la pazienza e la disponibilità :3