Pathos
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Giocata del 20/05/2020 dalle 14:33 alle 18:52 nella chat "Isola Nera"
Sbarcato da poco in quel luogo. L’aria tetra e cupa di quell’attività vulcanica che così tanto rispecchia il suo animo. L’attività eruttiva viene percepita da rumori ottusi del terreno e piccole scosse. Il Kokketsu indossa un semplice vestiario, povero, scarno. Una maglia a maniche lunghe nera completamente priva di qualsivoglia decorazione. Le maniche permettono di mascherare gran parte delle cicatrici sugl’avambracci, mentre le mani sono ricoperte dai guanti ninja. I pantaloni, anch’essi neri, avvolgono le leve inferiori stringendosi all’esile vita con una cinta. Qui si aggancia la tasca porta oggetti posteriormente, mentre il coprifronte oggi è assente. Non vuol farsi riconoscere, o lasciare alcun indizio ad eventuali incontri fuori programma. Le due tasche porta kunai-shuriken avvolgono le cosce, una per lato, sorrette dal loro stesso cinturino. I sandali si poggiano sul terreno roccioso di quella che potrebbe essere la spiaggia. Si trova, infatti, poco distante dal suo punto di sbarco e pochi metri dalla scogliera ove l’ultima volta si è incontrato con Medusa. Lo sguardo, tramite l’interposizione degli occhiali, si punta verso l’alto alla ricerca di una Farfalla. Esatto, proprio di una Farfalla, utilizzata sempre dalla Doku per dare la possibilità al Genin di trovarla. La muscolatura cervicale conduce una piccola rotazione del capo permettendogli di osservare un più grande campo visivo, seppure la nebbia lì presente ne limita alquanto la possibilità.
Il Kokketsu è lì, fermo sul posto proprio perché necessita di richiamare il suo chakra, sarebbe folle aggirarsi per quel luogo senza un minimo di protezione. Le mani vengono portate al fronte del petto in quell’unione necessaria. La testa viene sgombera da ogni singolo pensiero superfluo formando, idealmente, una sfera nera, circolante. Questa sarebbe alimentata con i suoi voleri, da quella sua continua ricerca di potere sommatasi agl’ultimi avvenimenti. Quel suo infatuarsi non corrisposto, ecco perché quella tensione, quella rabbia, quel senso di ingiustizia verrebbe convogliato verso la sfera non potendo dare altro colore diverso dal nero. La stessa tinta del suo sangue e della sua anima. Formato l’agglomerato delle forze psichiche non gli resterebbe che richiamare le forze fisiche. Quest’ultime sarebbero formate dallo spremere, sempre idealmente, ogni singolo muscolo di quel loro succo, della loro essenza, producendo un liquido. Questo sarebbe direzionato verso il processo xifoideo, ove sopraggiunta anche la sfera nera poc’anzi formata ne creerebbe un’unione. Al loro contatto dovrebbe avvenire un’esplosione, generando qualora vi riuscisse, il Chakra. Sarebbe quindi pronto a muoversi alla ricerca della Doku. Necessita di un incontro così da aggiornarla sui nuovi avvenimenti, di quell'incontro fortuito con l'Hokage che ha portato nuovi possibilità. Di quella sua ricerca d'avvicinamento ed, ovviamente, di ulteriore tempo passato al fianco di colei che così tanto smuove dentro il cuore del Kokketsu. [SE Chakra: ON] x [Tentativo di Richiamo del Chakra] x [Equip. coscia SX: Kunai (x2); Fumogeno (x2); Carta bomba(x4); | Equip. coscia DX: Fuuda libero (x2); Tonico recupero Chakra (x1); Tonico curativo (x1); | Tasca portaoggetti:; Tonico recupero Chakra speciale (x1); Tonico curativo speciale (x1); | Avambraccio SX: Fuuda (x1) con tronchetto da sostituzione(x1) su cui incollate 2 carte bomba (x2) già attive;] [Mare > Riva] Un passo. Un'altro. Lento, distorto e non più preciso come giorni fà. Giorni, mesi, anni, il tempo. Chi se ne frega del tempo. Rotto, si è rotto il tempo per il Goryo così come si è rotto lui stesso. Prosegue, un fantasma, un'ombra che scivola, braccia stanche lungo i fianchi, sguardo perso nel nulla, rosso, rosso. Rosso come il sangue. Dov'è? Dov'è il sangue? No. No. Non vuole soffrire, non così, è successo tutto troppo in fretta, gliel'hanno portata via troppo presto. Scuote la testa, cerca di scacciare i pensieri, ma non ci riessce, lugubre, nero sul viso, no, non è tristezza, è piuttosto la faccia che avrebbe un vaso che si infrange. Frammenti, tanti frammenti, poco tempo, memorie di qualcosa che dovrebbe essere stato di più ma che forse non sarebbe nemmeno dovuto essere. Bianco, nero, è il solito vestire, guanti, scarpe e le solite cose, ebano sciolto, fluttua, danza dietro di lui come un manto lungo. Spalle appena indietro, guarda appena verso l'alto, vago, ciondola appena la testa ad ogni passo e danzano le ciocche, perso, oppresso dalla perdita, se ne è andata, l'unica persona più cara che aveva, morta, persa, non vuole pensarci, ci sta provando, ma non riesce. Impossibile, impossibile. Labbra appena schiuse, vuoto nello sguardo, sembra sia lontana ma è vicino, lo raggiunge, si fa sentire, chiara e severa come al solito. Cos'è? Ah, la voce, sì, è quell'altro, parla da dentro, risuona nella sua testa, riecheggia appena come di sottofondo, ironico dover essere uno spiraglio di luce nei confronti del Moro <{ Accettare d'amare, significa accettare di soffrire. }> saggio, ma non lo sente, o meglio non vuole sentirlo, non ancora, è lontano quel dire, remoto. Giunge qualche istante dopo, giunge male, uno sfarfallio quasi nella loro mente, solleva la dritta, ammantata di nero come la gemella, tessuto, nero, sul viso, stropiccia, la dita ad infilarsi appena con le punte nel crine, uno strofinare dei lineamenti, poco più maschio che femmina, amorfi, non si piegano, distesi, inespressivi. Il nulla. Sembra come tempo fà, sì, prima di tornar a soffrire di quella malattia, prima di riprovare i sentimenti repressi da giovane, roba da buttare, spazzatura, non ne aveva bisogno prima e non ne ha bisogno manco ora, ostacoli, impicci, debolezze < Sentimenti.. Emozioni.. Oh, è colpa loro, sì, è colpa loro.. > direbbe lui in quel mormorio freddo, roco, metallico. Freddo, suona freddo ed impuro, come un sommesso strider di unghie su di una lavagna, quasi un gorgoglio vagamente lamentoso. Lamentarsi, a che serve? Niente. Non poteva far nulla, non avrebbe potuto manco volendo, impotenza nei confronti della malattia, misero, inutile, incapace di starle affianco. Eppure la colpa non è ne sua ne di lei, o forse è di entrambi, non lo sà, ormai non riesce più a pensare lucidamente a niente, lucidità, lucidità, chi si cura oramai di esser lucido? Sì, va bene così, va bene concedersi di esser folli quanto basta per sfuggire alla triste e cruda realtà, non è un fuggire, no, non si scappa, non vuole scappare, codardo non lo è mai stato, ne lui ne l'altro, eppure basta soffrire, basta. Dolore, sofferenza ed il male in tutte le sue sfumature, un dipinto. Un'affresco. Guarda che colori, belli, belli, violenti ed aggressivi, ma meravigliosi. Ed il suo animo è spento, distrutto, ha bisogno di tingerlo nuovamente di quei colori, ha bisogno di lavar via la propria sofferenza vedendo soffire qualcun'altro, qualcuno che soffre al suo posto, dolore, dolore e ancora dolore, urla, lamenti, chi vuole soffrire? Aiutatelo, non vi costa nulla, state tranquilli, offre lui e non chiede niente indietro, promesso. In tutto ciò dove sarebbe arrivato nel suo vagar senza meta, cerca la pace, ma quella è sin troppo distante e utopica. Ah, nera, così vien colorata quell'isola della quale vede la costa, assurdo, un passo dopo l'altro, era alla Nebbia ed ora è lì, la ricomposizione avanzata svolta per semplice abitudine, un piede, poi l'altro sino a quella riva sulla quale metterebbe piede dopo ore, dopo aver distrutto la tenda, sì, quella precisa tenda, crollata, cimitero, ricordi che tentano di essere seppelliti, uno spiraglio di luce in quella coscienza tinta come l'isola, la sabbia < Uh.. > metallico e distante è quel vocalizzo, sente la diifferenza del cambio di superficie, fluida ma solida, ora morbida ma compatta, abbassa lo sguardo, rosse sulla spiaggia, realizza più o meno dov'è poi niente, distrutto così come prima, prosegue in quel suo ritrovarsi lì vicino al punto di sbarcoo solito, quello lì, a qualche metro di distanza, continuando con il passo spento lungo lo stesso bagnasciuga, le onde più remote di quando ci camminava sopra, miti, nebbia, sempre presente. Fame, sete, roba di poco conto, sangue e chakra, sì bastano quelli per evitare di soffrire di qualsivoglia carenza, l'appetito non esiste, la sete è relativa, mantenere le funzioni vitali altrettanto. Rio? Ah sì, lui è più in là e potrà vederlo arrivare, all'inizio una macchia nera in lontananza, poi più definito, nero bianco e rosso, rosso perso nel nulla che scontorna e rimuove l'immagine del Genin dalla sua concezione, per ora. { Ck On - EQ scheda + tonici } Il chakra pare venir richiamato correttamente. Quel brivido ormai consueto gli pervade la schiena, segnale della giusta mescolanza dell’energie psichiche e fisiche. Le mani si sciolgono da quell’abbraccio ch’era il sigillo caprino tornando a penzolare ai lati del busto. Le leve inferiori iniziano un nuovo intercedere azionandosi verso la scogliera in un moto obliquo rispetto al suo punto di partenza. Assente quel rumore metallico del coprifronte ad ogni passo, essendo assente proprio quell’oggetto. Già spiegato il motivo, poc’anzi. Si guarda intorno con il tipico aspetto di chi cerca qualcuno ed è proprio quello che sta facendo. Lo sguardo è diretto più verso l’alto alla ricerca di quegl’animali così possenti, di quelle Farfalle dell’Ade. Di Seika o di Umiko. Ma nulla captano le sue iridi marroni, neanche un rumore o una sagoma. Soltanto quel manto nero, che si somma al brontolare del terreno frutto dell’attività vulcanica. Un piccolo ghigno segna il volto del Kokketsu, uno di quei sorrisi di chi è felice. Quella felicità tipica di un appuntamento, o meglio, di quegl’attimi prima dell’appuntamento stesso. Il motivo preciso per cui si trova lì è incontrare la Doku e la mente viaggia fantasticando sull’attimo in cui la incrocerà simulando fisiologicamente le sensazioni nel suo corpo. Quel diaframma che si potrebbe bloccare a metà strada, bloccando a sua volta l’espansione polmonare e fermando per un attimo il respiro. Il cuore stesso che potrebbe saltare un battito, con le labbra che si schiuderebbero rimanendo a bocca aperta. < mh ? .. > tutto nella sua testa, tuttavia . Immaginari incontri, di cui è vittima ormai ogni giorno, rimanendo per più tempo nel mondo fittizio piuttosto di quello reale. Mugugna, sì, perché una sagoma di palesa non troppo distante da sé. Immediato l’arresto della marcia . Gl’occhi sgranano, portando le palpebre lievemente chiuse nel tentativo di focalizzarla meglio. In primo acchito la reazione sarebbe quella di mettersi in guardia, seppur l’aria di quella figura non pare pronta a sferrar un attacco o a voler creare rogne. < … > Allunga lievemente il collo in avanti notando ben presto le esatte fattezze dell’altro.. Moggio, afflitto esteticamente. Trasandato, quasi < Itsu .. ki .. ? > sibila con un tono di voce indeciso. Che sia proprio lui ? E’ quasi irriconoscibile in volto, nella sua stessa postura. Lo ha sempre visto eretto, sicuro, mentre adesso pare debba portare sulle spalle il peso del mondo intero. Comunicazione non verbale, il portamento inconscio di chi è ben lontano dalla felicità. Le leve inferiori si muoverebbero, solo ora, in sua direzione come a voler accertarsi che sia proprio lui. Incredulo, e ne ha ben donde.. < sono Rio .. che diavolo ci fai qui ? .. > domanda legittima. Tono secco, serio con la fronte aggrottata di chi cerca già una plausibile risposta nella testa. Lo squadrerebbe dal basso verso l'alto, tanto dubbioso quanto incuriosito. L'aria tetra di quel luogo farebbe ulteriore contorno al loro incontro, avvolgendoli in quella coltre oscura come le loro anime. [Chakra: ON] x [Equip: lo stesso] [Riva] Si sente la brezza del mare, è un qualcosa di impercettibile ma la sente vagamente sfiorargli la pelle, le braccia lungo i fianchi stanche e moribonde quasi sembra si possano smuovere al ritmo di quella stessa folata salmastra, mentre le rubine vanno posandosi sul mare in quel procedere incessante, lento e prolisso. La testa dondola appena, destra sinistra, pochi gradi in quel vago ciondolio, spento in viso, lascia sia il mare a rispecchiare, piatto, la sua non espressione, labbra dischiuse vagamente, distante dal come poteva definirsi impeccabile all'apparenza, noncurante, non gli interessa, l'unica cosa che ha in mente è purtroppo quel grande dolore, fa male, è insopportabile, spento appunto, sembra come se abbia staccato la corrente dalla vita per evitar di patire, nessuno, non ha ancora incontrato me ecco che qualcosa và pungendogli l'udito. Sembra quasi un fastidio, strizza appena gli occhi, un sibilo, un suono lungo e acuto, distante, cos'è? Una voce? Ah sì, le altre persone, è vero che esistono anche loro, ma se ne accorge dopo, sente di preciso solo quelle ultime tre lettere dell'altro, il resto è confuso, inchioda, quasi un frenar di colpo seppur in quealtà è l'affondare nella sabbia che definisce meglio quel movimento, dondolano appena in avanti, le braccia < Mh.. > di gira, piatto in viso, la mente sembra staccarsi da quel ciclo infinito di dolori e pensieri negativi, ci pprova, torna alla realtà, sembra tutto così semplice da notare, lì, eppure la realtà non la vuole, no, non per ora, non vuole una realtà senza Lei, non dopo tutta la sofferenza patita da giovane, non dopo l'essere rimasto solo. Tace dentro di lui l'altro, teso in quel notare dell'interazione a venire, inconsapevole di cosa possa effettivamente fare o non fare l'altro al di fuori, il Moro, rogne, attacchi, non preoccupatevi più di tanto, sappiate solo che è come trovarsi all'improvviso sul filo del rasoio, sì, annuisce come a dar conferma a quella situazione, a quella convinzione, non per rispondere all'altro riguardo al suo nome, voltatosi oramai del tutto, distante poco più di un metro dalla figura del Kokketsu < Ah.. Sei tu.. > voce spenta e distante, rotta, un trascinare di catene, un clangore che suona ben poco espressivo, non è un rantolo ma poco ci mancherebbe, conserva quel tono appena più morbido la sua voce, così come i lineamenti che non sanno poco più di uno che dell'altro, inamovibili, gli occhi poco più che due fessure, pesano, sembrano impossibili da tenere aperte le palpebre, inspira, sospira, affranto, come se si aspettasse di trovare qualcun'altro, anche se non gli interesserebbe effettivamente incontrare nessuno < ... > silenzio, lo osserva mentre il kagurakaza all'interno va rievocando le immagini nella tenda con Ren, sarebbe potuta andare peggio ma non ha idea di cosa possa o non possa succedere ora, osserva, con un velo di imprevedibilità che pervade l'aria < Qui.? Qui cosa c'è..? CI siamo io te e le a mia sofferenza... Mh.. Non va bene.. Non mi và.. > di soffrire, di rispondere in maniera sensata a quel suo dire del quale ha sentito quell'ultimo pezzetto, solleva le braccia, indolenzite in quel rimaner lungo i fianchi da ore, incrociate davanti al petto, ora, s'inclina appena di lato la testa, un mezzo schiocco del collo lo guarda, sembra rifletta veramente, ci pensi, a quello che sta per dire, ma in realtà non gli passa nemmeno per un'istante dalla testa, ragionare, ora, chi ne ha bisogno? Quindi, questo non suona decisamente come una domanda <Ti va soffrire. > e poi niente, lo osserva, a tratti cono fare morboso, a tratti sembra vagamente una persona normale. No, scherzavo, togliete dal morboso in poi. { Ck on stesso eq } Sosta lì a poco più d’un metro dal Goryo. O ciò che ne resta, insomma. Spesso la postura lascia capire così tanto. L’essere umano stesso s’è evoluto con la capacità di mostrare smorfia, la capacità di muovere così accuratamente i muscoli mimici facciali. Ecco perché basta così poco al Kokketsu per capire lo stato d’animo dell’altro. Inclina il capo verso la spalla destra con la fronte ancora aggrottata. Stranito, quasi, dalla possibilità di vedere un Nobile come il Kagurazaka in quel modo.. Lo sente rispondere, secco, non curante della risposta data, fuori dal mondo. Le rughe della fronte si fanno ancor più accentuate .. non dice nulla ancora, lo ascolta in quel suo dire criptico e così dispotico. La sua sofferenza ? Pare chiaro, che le cose non gli vadano troppo bene, però il Kokketsu non è uomo di tatto. Il collo si tira indietro e un piccolo ghigno si palesa in volto < quante Sbrilluccica hai preso per stare così ? .. > sembra ‘fattissimo’ .. fuori dal mondo.. < HIHIHI .. > se la sghignazza in quella stridente ed acuta risata, ridendo delle sue stesse parole. Tipico dell’Akari. Le leve inferiori s’azionano facendo un singolo passo, come a voler accorciare ulteriormente le distanze .. cerca, per quanto possa riuscirci, di sopprimere il prima possibile quel suo ridere recuperando un tono più serio e caldo < la tua sofferenza ?? .. cosa è successo Itsuki ? .. > sibila, cercando di avere ulteriori spiegazioni. Inizia, nel mentre, una sorta di analisi mentale. Ricorda nel loro ultimo incontro come l’altro gli aveva parlato dell’amore, di aver conosciuto una donna però non può sapere come quel suo essere afflitto sia legato proprio a quell’argomento. Lo affianca adesso, sostando alla sua destra e volgendosi verso il mare. In quel tumulto di moto ondo che così tanto s’avvicina all’animo del Goryo in questo momento. Il Kokketsu ha un’aria visibilmente preoccupata. Non sono amici i due, bensì semplici conoscenti però ha come il sentore, una sorta di sesto senso che la cosa sia abbastanza grave. < .. la sofferenza siamo noi Itsuki .. > proferisce, legandosi alle parole dell’altro < .. ma per gl’altri .. > secco, serio. Non spezza la voce con quella sua tipica risata. Prova a legarsi a quel poco che sa sull’altro, ma come può entrare nella sua testa, nel suo cuore, senza conoscerlo poi così tanto bene ? Una fugace occhiata viene lanciata poco più in là, come a volersi accertare che non vi sia Medusa nel posto del loro ultimo incontro. Rapida, quasi impercettibile all’altra, passerebbe a rassegna la scogliera e il cielo. Tutto entro i limiti di visibilità consentiti da quella coltre oscura di nebbia mischiata al fumo vulcanico di quell’Isola chiamata appunto, Nera. [Chakra: ON] x [Equip: lo stesso] [Riva] Intorno a loro, tutto è più cupo di quel che sembra, lugubre come il loro parlare. Voce rotta in direzione di un'altra distorta da quelle risate acute che ogni tanto sfuggono all'altro, non percepisce, non recepisce la questione dell'accostare il suo stato d'animo alla droga di Rasetsu, no, magari fosse fatto, magari potesse abbandonarsi a qualcosa di così futile come la droga per far sì che tutto venga portato via in maniera rapida ed insofferente < No.. > risponde semplicemente, dopo il suo ridere, rimanendo lì in quella via di mezzo tra il vaneggiare ed essere sin troppo serio, tanto da sembrar tetro. Sono passi mossi sulla cartapesta quelli di Rio, qualcosa di estremamente fragile e instabile l'umore dell'altro, per quanto tutt'ora sia solo da qualche giorno, non si è mai soffermato a parlare con nessuno, ha continuato a vagare senza meta sino ad arrivare lì, vuole comprendere meglio questa personale filosofia del voler far soffrire gli altri per guarire la propria stessa sofferenza, vuole interpretare meglio il senso, intento a far diventare quel che prima era solo un piacere, anche un'effettivo bisogno fisico, un toccasana, se così vorremmo definirlo, nel suo contorto caso < Ngh.. > una mano alla testa, i neri d'ebano avvolgono le dita, capo appena chino in avanti, la fronte viene accolta dal palmo nero, il tessuto sulla pelle pallida, i ricordi della sera con la Seimei, del dolore provato, sono ancora vividi dentro di lui tanto da arrecargli quasi un vero e proprio fastidio fisico, nel rievocarli < Se ne è andata.. Se ne è andata e non ho potuto fare niente.. > può bastare come risposta per il Genin, per quanto quella non vuole essere una risposta effettiva quanto un dire tra se e se, affranto e distrutto, rimanendo con il viso coperto dl braccio e dal palmo ancora per qualche istante, andando poi a percepire quella risposta da parte di lui che cerca di comprendere, di interpretare e quindi, per quanto siano poco più che conoscenti, ad interessarsi in maniera curiosa al Goryo, che lasciando cadere il braccio in avanti, il gomito poggiato ancora sull'altro ancora sull'addome, solleva lo sguardo andando ad analizzare le parole dell'altro, sembra l'unica tipologia di discorsi che gli possa interessare, mentre da dentro il fu Principe si meraviglia di come ancora non sia successo nulla di allarmante, simile quel pallido ragazzo, forse da scamparla quanto basta per rischiarare quel barlume di ragione rimasto nel Chunin. Forse. Sguardo rosso che và su di lui, l'espressione non esiste e non ci sono manco più l'acrime da piangere, per quanto la tristezza ed un senso come di smarrimento pervade il viso < Mh.. Sì, voglio che siano gli altri a soffrire per me, è giusto così.. > e lascia poi decadere il discorso appoggiandolo semplicemente con un paio di cenni d'assenso, lenti e pigri, piegando ancora la testa di lato, le braccia di nuovo conserte < Tu.. Sei qui per soffrire? Soffri già abbastanza? > direbbe lui, quasi in quel discorso che ha come argomento oramai solo il dolore e le ferite che possono essere lasciate nell'animo dagli avvenimenti nefasti, quasi come se fosse diventato un profeta o un qualcuno in preda ad un qualche esperimento sociale contorto, insomma, nulla di considerabile positivo, poco ma sicuro, per quanto sembra una virgola più normale, vagamente più dritto, minimamente più composto, ma è solo un voler cercar di riavere un contegno che non c'è più, è solo un tentativo misero, che termina con uno sbuffo annoiato e sofferente, le braccia tornano lungo i fianchi, smorte. {ck on stesso eq} Lo osserva con quello sguardo che torna posato su di lui. Infatti a seguito di quella celere ricerca di Farfalle o della stessa Medusa, pare che i suoi occhi non abbiano captato altre figure. Posa le iridi sul Goryo, ancor afflitto e con l’animo a pezzi. Non versa lacrime, probabilmente poiché le ha finite. La stessa ghiandola si sarà atrofizzata, perdendo ogni capacità secretoria. Risponde secco alla battuta del Genin, lasciandogli intendere quanto queste siano poche accette. Sarà una gran bella sfida per il Kokketsu, non lasciar andare quella sua risata ormai divenuta un tic così da non sembrare irrispettoso verso l’altro. Non intende farlo innervosire ultiormente. < mh ? . > mugugna all’udire la spiegazione. Poche parole, criptiche, però abbastanza per far capire la motivazione quello stado d’animo. Recepisce come sia collegato a quella stessa ragazza di cui gli aveva già parlato tempo fa. Non replica, non può comprendere a pieno quel suo dolore. Il Kokketsu è semplicemente infatuato e l’unico dolore che prova è quello di un amore non corrisposto. Ma mai di abbandono . Abbandono ? Oh sì, questo però lo conosce così bene. Lui che è stato abbandonato dal primo giorno di vita. Quella rabbia, storia ormai, lo pervade in ogni muscolo portando la tensione negli stessi ad aumentare. Al solo pensiero sul suo passato reagisce sempre allo stesso modo. Collera, ira, ODIO. ! Queste, forse , sensazioni ben vicine a quelle che sta provando il Kagurazaka .. < e allora non distrarti dall’obiettivo .. canalizza questa sofferenza e rendila un’arma in più .. > un consiglio .. sincero, viene dal cuore stesso < io ho fatto così .. tutt’ora faccio così .. > si rifa a quell’abbandono. A quell’omicidio commesso della madre adottiva di cui tutti sanno, ma nessuno ne parla. Di quella collera che lo pervade al solo pensiero di essere stato ripudiato come figlio. E la risposta sarà sempre e solo uno !! Ripudierà il mondo stesso .. Ridarà indietro tutta quella sofferenza subita. Tutto ciò che si è tenuto dentro dal giorno zero. < Io sono qui per FAR soffrire .. > .. di colpo si porterebbe al fronte del Goryo. Un solo passo gli dovrebbe bastare per fronteggiarlo. Qualora lui glielo permettesse gli poserebbe le mani sulle spalle . Nella zona deltoidea. La mano sinistra sulla sua spalla destra, e viceversa. Lo stringerebbe come a richiamar ulteriormente la sua attenzione verso gl’occhi del Kokketsu. < e ti giuro che un po’ capisco come stai .. ma se intendi restare uno straccio, un piagnucolone dimmelo e vedrò di porre fine alle tua sofferenza .. > il collo si allungherebbe avvicinando le labbra al suo orecchio destro .. < basta chiedermelo .. > la voce è calda. Decisa, suadente diretta proprio all’interno del padiglione auricolare dell’altro. Eccola di nuovo quell’adrenalina provata con Yami qualche giorno fa. Quell’energia oscura di chi parla della morte .. di chi ripudia la vita .. di chi crede di avere il potere decisionale neanche fosse un dio . Il tutto sarebbe consequenziale alla reazione del Goryo. Intende smuoverlo dentro, cercando di toccare un qualche suo tasto interno che riaccenda quella fiamma. Sempre sia possibile. [Chakra: ON] x [Equip: lo stesso]
Giocata del 21/05/2020 dalle 14:56 alle 18:54 nella chat "Isola Nera"
[Riva] Sconnesso, disarticolato ed impreciso sembra il dire del Goryo che permane in quel soffrire in maniera passiva ed attiva, un qualcosa che permea il suo essere e la sua figura, in quell'apparire tetro e scomposto, solo un'ombra di quel che era giorni fà, un ricordo distante e ben differente, un qualcosa che deve riottenere. Un mugolio interrogatorio, quello da parte del pallido Genin, un qualcosa di breve ed effimero, non vi farebbe nemmeno caso lui che si abbandona ancora per qualche istante a quel manto di dolore, crogiolandosi nei propri pensieri, nei suoi dolci ricordi che oramai non sono altro che nera fiele, insopportabili, qualcosa che gli darebbe sin troppo fastidio in quel venir trascinato costantemente nel baratro della perdita, scuote la testa con un che di vagamente vigoroso, per quanto ogni movimento appaia spento e privo di forza < Basta.. Basta.. > mormora tra se e se in quello strizzar deglio occhi, quasi duole la mente in quel sibilo acuto che accompagna un susseguirsi di immagini, un progredire sempre più fastidioso e doloroso che reprimerebbe con la forza, un volersi imporre sul proprio stesso essere, riuscendo in un qualche modo a concedersi qualche secondo di buio in quello scacciare di quei frammenti amari, quel che basta per andar a percepire le parole dell'altro. Riapre gli occhi, rubine su di lui che lo osservano in quel dire un qualcosa che non risulta di certo nuovo alle sue orecchie, un discorso simile era stato intrapreso dallo stesso Kagurakaza quella notte specifica, quella notte dove cambiò tutto, un'evento profondo che avrebbe segnato il Chunin con quello stesso conversar fondamentale, portandolo a riprovare nuovamente sentimenti, repressi nel tempo, ed infine qui, oggi, in quell'isola in disparte, assieme al Kokketsu verso il quale annuisce un paio di volte, con un fare pigro ma comunque concordante < Un nuova forza, si, ma a che prezzo..? > ma deve colmare quel vuoto, deve andar a risanare quel tono che cerca di rusltare appena più composto, seppur sempre rotto ed affranto, in quel finire con quel che sembra un interrogare sia se stesso, sia il fu Principe e sia il Genin, seppur per ora è solo il secondo a rispondere <{ Il potere ha sempre un prezzo da pagare.. Questa debolezza di adesso, ti renderà forte più avanti.. }> sono parole onorevoli e solenni dal punto di vista di Eiji, che in questi giorni non aveva avuto particolarmente a che fare con il Goryo in quel suo estranearsi e perdersi dentro se stesso, a volte nemmeno raggiungibile da lui che aveva desistito da quel voler utilizzare un canale mentale senza risposta alcuna, lasciandolo in pace nel suo dolore, dopo vani tentativi di mettere una nobile pezza iniziati sin troppo presto, con un che di severo ed intransigente. Dopotutto, sono simili ma molto diversi tra di loro, vanno d'accordo, ma non è sempre rose e fiori. Vorrebbe andare a domandare qualcos'altro, il perchè quel ragazzo soffre, guardandolo lì negli occhi ietro le lenti, soffermandosi però semplicemente a labbra dischiuse in quel sentire il di lui precisare di volersi trovare dall'altro lato della sofferenza, di non voler subire ma infliggere, inifierire se serve, dal punto di vista macabro e cruento di Itsuki che quasi andrebbe rilucendo per qualche istante dentro di lui, un baglio negli occhi che si trasforma poi in un sorriso amaro e sanguinario, lo sguardo si perde nella dolcezza del ricordo nel versare il sangue altrui, si inebria per qualche istante di ciò andando a chiudere gli occhi, sempre vividi gli istanti di quella notte, il tono vagamente più rasserenato, < Mh, sì, far soffrire per non dover soffrire.. È giusto, non trovi? > e la sua è una domanda retorica che andrebbe perdendosi nel vento in quel suo annuire dopo un paio di volte in maniera più concisa del solito < Mh, mh.. > le braccia conserte che danno solidità in quel convincersi da solo della sua nuova dottrina, di quel mantra che altro non farà che alimentre la fiamma dell'odio che deve tenere a bada, ritrovandosi poi a stretto contatto con Rio, andando a puntar gli occhi che si eran persi nella sabbia in quelli suoi, rosso riflesso sulle lenti, sguardo piatto che non fà una piega, un dire ardito che effettivamente andrebbe riaccendendo come una scintilla dentro il Chunin che vien percorso da un vago brivido, in quella sorta di minaccia che vuol suonare come un favore, ma è solo un travestimento per mascherare un voler risollevare l'animo del Goryo. Una sferzata, sia quella del suo essere sia quella del bracio sinistro che si solleva in quell'andar a togliere con poco più di un colpetto il braccio di lui, toccandolo sull'avambraccio, smuovendo la spalla destra per liberarsi dall'altro lato < Tsk, potrei farti perdere un braccio e neanche te ne accorgeresti.. > un vago ghigno che si tira a malapena su quel viso, uno sbuffo dalle narici che ha il tono di una risata lugubre e dispersa, abbandonata dentro di sè, mentre poi si volterebbe verso l'isola stessa, osservando la fauna della selva che inizia più in là, volendo riprendere in mano le redini di una presunta lucidità, domandando in quel cercar di rimaner se stesso, di metter da parte sentimenti e tristezza < Qui c'è poco far soffrire, come mai qui..? > il tono interrogativo è minimo, si sforza quasi verso la fine della frase di utilizzarlo, mentre Eiji stesso osserva intorno a sè foresta e umidità, ritrovandosi costretto ad un suono di sdegno, un vocalizzo infido nei confronti dell'isoletta dell'Acqua, ai suoi occhi sciapa e triste, fastidiosa. {ck on } Le braccia sono parzialmente flesse, alte così da permettergli di posare i palmi delle mani sulle spalle altrui. Nella loro faccia laterale. Lo richiama, sibilando diverse parole. Inevitabile il riportar il pensiero a quel giorno al Faro, con quella Yami ove i due hanno letteralmente giocato con la vita altrui proprio per il gusto di farlo. Perché è quando sei ad un passo dalla morte, ad un passo dal baratro, che ci si sente più vivi che mai . E’ soltanto quando sei avvolto nell’oscurità che puoi scorgere un barlume di luce. E questo ormai dovrebbe esser chiaro al Goryo. Con l’ennesima batosta di questa infame vita, deve aver senza dubbio avuto conferma come bisogna combattere l’oscurità . I due sono simili, lo hanno capito fin dal primo giorno in cui si sono incontrati nel quartiere povero, ed è probabilmente per questo che il Kokketsu si impegna così tanto a spronare l’altro a tornare in sé. A riprendere le redini della sua stessa vita. Il Genin lo ascolta sibilare parole, quesiti al vento, delirare quasi in domande reciproche forse rivolte a quel suo essere interiore . Le lascia andare, via con il vento, oltre quella tetra nebbia facendole disperdere così come proferite dal Goryo. Gli stringe le spalle, seppure c’è un attimo in cui gli occhi dei due s’incrociano. Un momento in cui le iridi rosse dell’altro si rispecchiano sulle lenti del Kokketsu. Deve esser stato quello il momento in cui dopo diversi giorni il Kagurazawa ha visto la sua stessa immagine, la sua stessa smorfia, la sua stessa apparenze. Ed ecco la reazione. Scuote la spalle, mentre con il braccio sinistro scosta l’opposizione del Kokketsu < mh ? ! > una smorfia, trovandosi dopo un attimo con le braccia larghe e ben discostate dalle figura altrui. Lo fissa, dietro le trasparenti lenti e lo ascolta proferire quella sorta di minaccia susseguita da quel flebile ghigno .. < HIHI .. > ne ride, spezzando di nuovo l’eteree con quell’acutissimo verso. La mano destra si alza portandosi sul centro della montatura dell’occhiale, spingendolo indietro e riposizionandolo a cavallo della radice del naso. Nel mentre il braccio sinistro torna a penzolare lungo il fianco < allora sei vivo .. > proferisce con un tono ancora divertito dopo quella risata. D’altronde ha avuto una reazione, dopo quel suo continuo delirare. E’ forse riuscito a smuovere qualcosa dentro di lui? Ha avuto così tanto potere? .. Di solito manipola le persone per il semplice ottenimento di informazioni, ma mai per pure ‘ compassione ‘ ..< come tu stesso mi hai detto Itsuki .. arriverà il momento, bisogna pazientare ancora .. no ? > domanda rifacendosi alle stesse parole utilizzate da lui poco tempo fa < .. spesso incontro lei, qui .. > sentenzia , senza far nomi. Sa bene che l’altro capirà a chi si riferisce .. < l’ho vista pochi giorni fa e mi aveva lasciato un compito, sono qui per aggiornarla su alcuni sviluppi .. > sempre criptico. Non intende utilizzare tramiti per portare quelle informazioni. Non è così stupido da privarsi di quei pochi attimi in compagnia di Medusa. Ormai l’unico fuoco che gl’arde dentro, il solo pensiero di rivederla lo smuove e lo motiva .. Osserva l’altro voltarsi l’isola stessa. Lo sguardo del Genin viene lanciato nella stessa direzione non posando più, dopo molto, sul Goryo .. < in che rapporti sei con l’Hasukage .. ? .. > domanda secco. La sua ricerca di potere non si ferma mai. Affamato come sempre. Necessita di informazioni e un suo superiore nella scala gerarchica Ninja potrebbe essergli d’aiuto. [Chakra: ON] x [Equip: lo stesso] [Riva] Già, un colpo in più al cuore, una frustata in più all'animo, uno sparo in pieno petto o tutte queste tre cose assieme, paragoni miseri per quel dolore che dentro di lui si smuove in maniera insidiosa e che lo corrode, in quel ricordargli quanto la vita sia ingiusta e costellata di dolori, un qualcosa che sembrava distante, o meglio, inesistente nel rifugio che in Lei aveva trovato. Un sospiro, un semplice sforzarsi di continuare a mettere da parte il tutto mentre quel ridacchiare isterico dell'altro andrebbe a risuonar come qualcosa in più in quel pizzicar le corde dell'animo del Goryo che dopotutto è riuscito a lasciarsi intaccare da quelle parole dell'altro, un minimo, un soffiar su delle braci oramai prossime ad uno spegnimento irreversibile, un'innaffiare con pece nera l'animo di qualcuno che si era forse addolcito sin troppo, in quel sentimento che tanto ci offusca la mente e la psiche <{ Me lo chiedevo anche io.. }> direbbe con un che di sfacciato, il fu jinchuuriki, che dall'interno sbuffa in quella che sembra una risata, se non fosse soltanto un paio di rintocchi che suonano pungenti, fissi lì in gola, con l'altro che gli risponde semplicemente con uno scrollar delle spalle, che è rivolto sia a quello all'interno, invisibile, sia allo stesso Kokketsu, verso il quale risponderebbe con una sincerità che lascerebbe poco spazio ad altro < A tratti.. > e scuote appena la testa con un fare però vago, una sorta di dondolio pigro per poi andar a lasciar spazio al silenzio, ci prova, vuole riprendere in mano la propria vita ma la difficoltà è palpabile e la sofferenza è sempre lì dietro l'angolo, a sussurrargli di lasciarsi andare all'odio e di ferire chiunque, di cedere e lasciar perdere la ragione, pronto a ghermirlo al primo passo falso che farà, facendo leva già su quell'animo traviato del Goryo. Sì, è vero, bisognerebbe aspettare e attendere ancora un pò, pazientemente, per andare a far sì che tutto inizi a girare ed incastrarsi in maniera sensata, che i fili rossi del destino si intreccino ammantandosi di nero, così come le mani guantate di nero del Chunin, che porta la mancina a stropicciare entrambi gli occhi per poi passar dando una passata sulla tempia stessa andando a concedersi uno sbuffare un pò più sonoro del solito, ma comunque impostato sull'affranto andante, spostando lo sguardo verso la sabbia davanti a loro, lì, a limitare tra la spiaggia e quello che pare un largo sentiero battuto, che si introduce nella flora, perdendosi con le rubine < Sì, ma sono stufo di aspettare.. > o meglio, avrebbe potuto aspettare chissà quanto, finchè Lei era in vita, ma ora, solo ed abbandonato, non può far altro che desiderare che il piano dell'Uchiha si attui, il poter tonare al Suono, il perseguire il proprio scopo e far sì che tutto si compia, assieme all'Insonne e Kimi, assieme a chi recluteranno, tingendo tutto dei colori del crepuscolo che senza remora alcuna calerà impietoso su tutte le cinque terre. Ora, ogni giorno, è un'agonia. Eppure, riesce in un qualche modo a sopraffare quel senso che in fretta stava andando ad invaderlo nuovamente, a pervadere ogni fibra del suo essere, resiste e semplicemente si abbandona sulle parole dell'altro sino a quando sente riguardo il compito e gli sviluppi, ricollegando a quel pronome che per un'attimo gli torce l'intestino e gli pressa il cuore, quelle tre lettere con le quali chiama la Kokketsu oramai quasi innominabile per lui, che glissa e semplicemente chiude gli occhi per qualche istante, concedendosi un profondo respiro, prima di continuare. Calma, sta calmo, tu sei più forte dei sentimenti, puoi farcela, anzi, ce la farai di sicuro. E non è Eiji, che tace, è tutto un convincersi tutto con se stesso, che riverbera nella sua mente ripetendoselo un paio di volte in quel dirlo ad alta voce, in un certo senso, visto che rimane lì nella sua mente, quel pensiero, con il Kagurakaza che altro non si concede se non un soddisfatto sorriso, al percepire di quella volontà, tutt'ora però sbilanciata e flebile, ricollegando piuttosto i tasselli di lui in quel rispondergli < Kimi? Ah, sembra tu ci tenga a vederla.. Mi chiedo dove sia, quella ragazza ha l'abitudine di cacciarsi nei guai.. > un paio di note rotte che dovrebbero essere un ridacchiare, flebile ed infinitamente distante, mentre lo sguardo nel frattempo è tornato su di Rio e finisce per incupirsi in quel ritornare a fissare verso il basso. Il sentir nominare di Yukio, per quanto non gli abbia mai dato problemi, ora è un diretto ricollegare a Kurona, un pugno gelido ed allo stesso tempo rovente che gli colpisce l'addome, gli mozza il fiato e finisce inevitabilmente per far prevalere la sofferenza, per lunghi istanti, prima di deglutire sonoramente, non con nervosismo, ma in un voler mandare giù come se fosse la medicina più amara di tutte, avvalendosi prima di qualche istante di silenzio, per poi rispondere, guardandolo < Lo conosco poco, l'ho incontrato nel suo bar.. > ed i ricordi è meglio non rievocarli, la giornata non sarebbe da ripetere, quindi sono i rossi a puntarsi su di lui con un che di inquisitorio, come a voler domandare semplicemente con lo sguardo il perchè di quella domanda. {ck on} Il Goryo dà segnali di vita, seppur è sono entrambi consci di quale sia l’unica soluzione a quel suo dolore. Il tempo, unica vera medicina dei cuori infranti. Ma è proprio quando si arriva alla concezione di quest’ultima soluzione che si comprende quanto futile sia. Attendere che il dolore passi vivendo ogni giorno come la semplice conseguenza del precedente e come l’attesa del successivo. Attendere il trascorrere del tempo cercando di scandire il meno possibile il suo passare. La vita è un ossimoro continuo, questa è la sentenza a cui il giovane Kokketsu è sopraggiunto ormai. Saggio, in fondo, molto di più di quanto dia a vedere. Poi se ci pensate cos’è il tempo per un Kokketsu ? Per un essere Immortale, la cui età è fissa al giorno della trasformazione e del contatto con quel sangue nero ? E’ esattamente il NIENTE. E’ per questo che si augura di non trovarsi mai nella situazione del Goryo, nel dover appoggiarsi al trascorrere delle ore per far si che le ferite si rimarginino . Quando il tempo è intangibile, ancor più per chi ha quel sangue tetro nelle sue vene. Lo comprende, nel suo piccolo, lo stato d’animo e il suo vacillare tra la conversazione e auto affliggersi continuo. < .. e allora agiamo Itsuki .. > sibila secco, lasciando palesare in volto una smorfia simile a quel ghigno sadico tipico. Prova a cogliere al balzo la situazione. Rio stesso non ne può più di stare con le mani in mano, ha voglia di tenere in pugno la vita altrui. Essere colui che deve decidere tra la vita e la morte altrui. Essere un giustiziere, ed inoltre ha così tanto bisogno di sangue. Di aumentare il suo potere in quella folle fissa che ha. Convinto che sorseggiare sangue altrui aumenti le sue capacità di Shinobi. Mente bacata quella del Kokketsu, ma che affronta tale aspetto come una sorta di Religione. Come un dono di sangue, appunto, agl’inferi che gli hanno donato l’abilità di governare l’arte Kokketsu. < .. si . Kimi .. beh .. > in un riflesso il collo si conficca tra le spalle, mostrando la difficoltà a replicare. Possibile che siano così palesi i suoi sentimenti ? Ha cercato sempre di nasconderli, senza mai esporsi < dovrebbe essere qui o a Kiri . Mi ha detto di cercarla qui .. ma credo sappia badare a se stessa, no ? > domanda, come a preoccuparsi di quell’affermazione dell’altra. Che sia nei guai? Lei ? No, improbabile, però il cuore del Kokketsu palpita per un attimo, in una fisiologica risposta di chi ha quei sentimenti. Lo capisci no, Itsuki ? .. < maledizione .. > sbotta secco. < .. sono quasi entrato nelle grazie dell’Hokage. Potrei acquistare una posizione di vantaggio per l’acquisizione di informazioni, però ho bisogno di capire prima che tipo sia l’Hasukage… > il tono è basso. Senza troppe alterazioni. E’ la prima volta che parla di ‘affari’ al Goryo. Un modo quasi di distrarlo da quel dolore, rendendolo partecipe degl’ultimi avvenimenti. Ed inoltre potrebbe aiutarlo con la maggiore esperienza .. no ? < ti spiego .. > un groviglio di saliva verrebbe butta giù nella faringe inumidendo il percorso < Potrei diventare allievo di Furaya così da raggiungere una posizione di vantaggio per la raccolta di informazioni, ma prima lei mi ha chiesto di chiedere all’Hasukage se vuole essere il mio sensei .. > lo sguardo viene volto verso il cielo, fissandone i banchi di nebbia più alti < però sono sicuro lui accetterà, essendo il mio Capoclan .. devo fare in modo di fargli la proposta, ma assicurami che non accetti , così tornerò da Furaya e avrò il privilegio .. HIHIHI> scoppia nell’ennesima tipica risata, all’idea della possibilità di avere tra le mani informazioni utili a Medusa .. < .. di essere al suo fianco .. > conclude. Riportando con un flessione del capo lo sguardo verso il Goryo .. come ad accertarsi che l’abbia seguito in quel suo dire .. < hai consigli .. ? > domanda inclinando di poco la testa verso la spalla sinistra. [Chakra: ON] x [Equip: lo stesso] [Riva] Concetti simili ed assonanze in quel ritrovarsi in sintonia, due animi che riflettono l'un l'altro con sfumature differenti, un conoscere e scoprire sempre di più quel Genin che a sua volta potrebbe concedersi quel poco in più di confidenza che il Chunin può dargli, un qualcosa che sostanzialmente lo avrebbe salvato da un'eventuale degenerare della situazione iniziale, qualcosa che sembra solo un ricordo distante, ma che a tratti ritorna in quei cedimenti improvvisi e saltuari. È una continua lotta insita, è un dover combattere contro la mente che tende ad associare qualsiasi cosa a Lei tramite un processo mentale rapido e ben scandito che si svolge infinite volte nella sua testa, un qualcosa di logorante che sembra sforzarsi con tutto se stesso per far venire a galla il dolore, per riaprire quelle ferite che hanno solo l'illusione, ora come ora, di risanarsi, un convinzione debole e per nulla ferrea, un qualcosa che gli fà percepire tutto in maniera diversa, con una prospettiva più cupa e nera del solito < Credo che distrarmi non mi farebbe affatto male.. > và con quella stessa frase a rimettere al proprio posto quelle emozioni che tanto detesta, rispondendo a quel dire per poi lasciar lui per qualche istante in preda alle sue convinzioni, mentre l'altro da dentro risponde un'istante dopo il parlato del Goryo con un tagliente ed insidioso <{ Decisamente. }> ricevendo un paio di mugolii mentali d'assenso in risposta al fu Principe, che lascia spazio al Moro all'esterno di trarre le parole di Rio, soffermandosi in quel suo breve imprecare. Un taglio severo dello sguardo, torna spento, quasi sembra di guardarlo con dispiacere e rammarico, quel suo esprimersi gli ha dato un dubbio abbastanza grande per far sì di costringere quasi il Chunin a mettere in guardia l'altro, un tono solenne e che pare un rimprovero, seppur velato e privo di qualsiasi effettivo cenno di forza, così come il resto di se stesso, vagamente riconducibile a quel che era ma ancora in un certo senso incompleto < Ti consiglio di definire per quale motivi il tuo cuore batte più forte.. Potresti finire per romperti come il sottoscritto.. > direbbe con la voce che và scemando in un mormorio, un cenno con il mento in direzione praticamente del petto di lui lì dove si trova l'organo in questione, per poi andar a sospirare e scuotere le spalle così come il capo nel mentre, le nere ciocche che dondolano appena in quell'impercettibile cenno di veemenza, come a fargli capire che può far quel che vuole, il Kokketsu, lui l'ha avvertito, e non è solito dare consigli. Dopodichè, passando a cose più pratiche e concrete, andrebbe facendosi percorrere da un vago brivido, un percepire di parole interessanti ed un definire del presunto compito che gli abbia dato Kimi, evolutosi poi dunque in quel duplice scopo che potrebbe andare a rivelarsi ancor più utile di quanto si sarebbe immaginato a priori, andando a portare una mano al mento per posarvi il viso, e lasciare che indice e pollice della dritta vadano lì ai lati delle labbra, poco sotto di qualche centimetro, valutando le informazioni in proprio possesso a riguardo valutando anche la situazione globale < Mh.. > qualche istante ed Eiji stesso sembra interessato a quella svolta che ha acquisito il discorso, per quanto sembra che si ritrovi costretto a ricordare all'altro che dovrebbe bere e mangiare, se così si può dire, se ha intenzione di star in piedi, per quanto sia un Jutsu a tenerlo appunto sulle sue gambe <{ Itsuki, è quasi ora.. }> e lo stesso moro andrebbe sentendo le labbra seccarsi vagamente, la fame è un vago ricordo ma qualcosa sembra che possa pizzicare il suo stomaco, lasciando lì in disparte poco dopo, un falso allarme, nulla di che, basterà usare effusio come ha fatto in questi giorni, da solo da qualche parte nel bosco, già che c'è, ma prima < Da quel che si sà dai rapporti, l'occhio del Mizukage defunto apparteneva ad un'allievo dell'Hokage, prova a far leva sulla cosa e a giocare con i suoi sentimenti.. È una donna autoritaria ma ha il sangue che bolle. > direbbe con un vago ghigno che si dipinge appena in volto, rivolgendosi al controllar la lava di lei, famosa come una leggenda in tutto il mondo con quella sua peculiarità, visto che oramai di Yoton non se ne parla più, grazie a quello stesso Hasukage che vien nominato, anche se prima di rispondere si concedere un lungo sospiro, come se gli fosse costata fatica già il dire di prima < Per quanto riguarda l'Hasukage, non sò dirti molto, è un tizio bizzarro e và d'accordo con Rasetsu se lo conosci.. > direbbe andando poi a porre un'espressione di sufficienza, lui non sà che l'altro è un Kokketsu e forse per ora è meglio così o gli verrebbe in mente Lei, quindi tralascia riguardo eventuali dettagli andando semplicemente a citare l'amicizia di quei due soggetti, per poi dire prima di congedarsi < Accennerò a Kimi che la cerchi, così potrai riferirgli i tuoi progressi.. > e si sofferma, come a volergli concedere l'opportunità di vederla e redimersi dai suoi sentimenti, ma la vede dura e semplicemente prosegue < Noi ci rivedremo, e sarò curioso anche io sugli sviluppi, a presto.. > direbbe poi andando poi a porre un cenno scostante con la mano destra volgendosi verso il bosco in questione per andar a concedersi una pausa, ragionando sul fatto che dovrebbe provare a dormire, ma magari non in una mezza giungla o quel che è, si farà bastare un pochino di breve riposo, che poi si fa per dire, fato quel continuo dover combattere contro se stesso. {end} Sostano l’uno al fronte dell’altro con quel discorso che s’evolve in direzioni mai aspettate. Il Goryo sembra per un attimo dimenticar tutto il dolore in sé, mentre il Genin per la prima volta espone i suoi progetti. Lo fa per la necessità di un consiglio. Si trova in una fase stazionaria di quel piano attuato con Medusa. L’Hokage, infatti, non ha rifiutato il ruolo di sensei del Kokketsu ma gli ha apertamente chiesto di chiederlo prima all’Hasukage. Un piccolo intoppo che lo porta a dover escogitare una strategia per presentarsi da Yukio, fargli la proposta però fare anche in modo che la rifiuti. Altrimenti tutti gli sforzi d’avvicinamento a Furaya-sama saranno stati inutili. Un piccolo tormento di questi giorni che ha voluto condividerlo con il Goryo, un po’ per distrarlo ed un po’ per la necessità di un semplice parere più esperto. < escogiteremo qualcosa Itsuki .. io voglio passare all’azione .. già te l’ ho detto .. > un brivido gli scorre lungo la parete lombare ad elettrizzarlo al solo pensiero del sangue che potranno far scorrere < HIHI .. > ne ride, sadico e pazzo com’è. Ed ecco però le parole più sagge proferite quest’oggi dal Chunin. Quel suo avvertire la possibilità di ritrovarsi proprio come lui, nel caso in cui non si decida a creare le distanze con Kimi. Una cosa banale, però riesce a dare per la prima volta ad un pensiero inconscio che da così tanto lo affligge. Quell’amore corrisposto non s’evolverà mai, lo sa bene il Kokketsu , ma al cuor non si comanda. Finchè ci sarà speranza lui agirà al fianco di Medusa < tzk .. > digrigna i denti in un gesto di stizza. Cosa si permette di toccare quell’argomento. Non gli risponde, lo lascia morire lì portato via dal vento e con sola risposta quel verso. < mmm l’occhio del Mizukage .. > la mandritta si alza posandosi sul mento ragionando su quell’informazione. Importante, indubbiamente e che crea risvolti alquanto interessanti nella stipulazione di una nuova strategia. Si sofferma per un attimo, abbassando lo sguardo come a voler ragionare ancora su ciò che dice l’altro. L’occhio apparteneva ad un allievo e il cuore fragile, come ogni donna. La possibilità di far leva su questo in un nuovo incontro gli apre notevoli possibilità di approccio. Indubbiamente. < Rasetsu ? Oh sisi lo conosco .. HIHI .. > lo zio ? Certo che lo conosce. E il fatto che vada così d’accordo con l’Hasukage complica ulteriormente l’assunto. Insomma, i Kokketsu sono particolari ed anche Rio non scherza. Per niente. Potrebbe essere un punto troppo in comune per farsi rifiutare come allievo. Ancora ragiona.. con quella mano sotto il mento e lo sguardo che si dissolve nel nulla contrassegnandosi il perdersi nei suoi pensieri .. < mh ? .. > lo richiama ancora la voce del Goryo .. < oh sì grazie . ci rivedremo sisisi .. > lo saluta con ben poca enfasi, tornando a volger l’attenzione alle nozioni importanti acquisiti . Su quei rapporti consanguinei e le debolezze dell’Hokage. Ora che ha tutte queste informazioni, non gli resta che pensare un nuovo approccio .. ed è ciò che farebbe. Il Kokketsu resterebbe ancora lì, in quella spiaggia, avvolto nella penombra della nebbia oscura di quell’insolita isola ragionando, fingendosi uno stratega. Ma qualcosa di decente uscirà prima o poi da quella mente bacata, no ? [Chakra: ON] x [Equip: lo stesso] x [End]