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con Mekura, Yosai

10:50 Mekura:
 Sono ormai giorni che aspettava Yosai per risentirlo: aveva risolto con il problema degli Hyuga ma è evidente che qualcosa è andato storto comunque. S'aspettava che la stessa sera venisse a fare un resoconto per organizzare la prossima ricerca, ma non è mai ritornato. Intanto grazie a centonomi, il suo corvo, sta mandando delle lettere alla sua famiglia per chiedergli di tornare a casa, specificando ai due adulti la precaria situazione in cui si sta trovando ora la Hyuga e in generale le condizioni del clan e del villaggio. Non ha idea di cosa dirà sua madre ma già a distanza può senitre suo marito ridere di gusto. Probabilmente lui voleva più di lei che la suddetta, o suoi figli, prendessero il controllo del clan, al quale gli avrebbe garantito dei vantaggi non da poco a prescindere dalle richieste che le avrebbe fatto. Era anche una questione di onore ristabilito e molto altro ancora. Indosso la Hyuga porta una camicia bianca semplice e un paio di pantaloni a gonna, uno di quei pantaloni larghi con delle pieghe che riprendono molto lo stile dei samurai. Capelli corti, trucco solito sugli occhi di colore rosso, pelle pallida. L'unica cosa che ha aggiunto è le unghie smaltate di nero: erano rovinate e voleva coprire i difetti, ora che può, prima di partire di nuovo verso Kiri...a breve quanto meno, perché prima deve risolvere questo problema con Yosai. E se fosse stato rapito? non avrebbe senso, il padre non ci ha provato prima perché dovrebbe ora? e se lo avessero ucciso? no... con tutta quella sicurezza che c'è lo avrebbero già trovato. Ma è in ansia, indubbiamente. La casa è una casa tradizionale giapponese a villetta, tipica di chi ha i soldi senza ostentarli troppo dato che si mescola bene alle altre case presenti. In realtà il muretto che divide dalla strada aiuta molto a nascondere il lusso della casa in se e la adatta all'ambiente circostante. Non domina, ma si mescola. Per entrare all'interno vi è un cancelletto di metallo verniciato di verde, in realtà non sarebbe neppure chiuso ma solo poggiato e la vernicie inizia a scrostarsi un poco. Una volta superato il primo ostacolo, ad accogliere l'occhio del visitatore vi sarà un piccolo giardino diviso in due parti da un camminatoio di ciottolame che non è dritto ma curva seguendo il terreno: da una parte vi è un piccolo laghetto artificiale con tanto di piccole costruzioni in bamboo che raccolgono l'acqua e la versano durante i giorni di pioggia. Vi sono dei piccoli pesci rossi che si nascondono in mezzo a delle piante acquatiche ancora non sbocciate. In un angolo c'è anche una piccola rimessa, grande quanto un armadietto, di legno appoggiato al muro ove si trovano diversi strumenti per il giardinaggio ed accanto una intera parete è piena di rampicanti fioriti. QUesto nella parte sinistra, a destra invece a dominare la scena vi sono due elementi principali. Il primo sono i due alberi di ciliegio i cui rami sono così vicini da incrociarsi e quasi abbracciarsi, un regalo del marito di Mekura per il matrimonio con un non discreto aiuto da parte di una conoscenza Senju per farli crescere velocemente. In mezzo una amaca ondeggia leggermente al vento. Il secondo soggetto è apparentemente quello che ERA un giardino zen, ma che è stato conquistato da diversi giocattoli di bambini molto piccoli ancora: Una palla li, un rastrello la, i sassi zen pitturati nei modi più disparati e le varie piccole manate sulla superficie della sabbia. La casa in se dall'esterno è sviluppata in due piani: tetto rosso nello stile di Konoha e una camminata protetta da una tettoia con i vari colonnati che la sostengono mentre le pareti si alternano con il legno a vista e una stuccatura color crema. Andoss, il cane, intanto si sta penichellando sotto il porticato. [ch on][descrizione casa]

11:21 Yosai:
 Lasciamo che sia l’udito a condurci nella descrizione del tuo arrivo. Dapprima il cigolare lento del cancelletto di ferro esterno, che viene immediatamente seguito dal violento clangore metallico quando questo viene richiuso con violenza alle tue spalle. Passi vengono mossi all’interno. Calzari ninja graffiano il suolo del vialetto. Non è un’andatura frettolosa. Sono rumori cadenzati, eppure l’ampia falcata ti consente di giungere ben presto all’ingresso della casa che ti è stata indicata. Grosse dita vengono strette in pugno. Con violenza quest’ultimo viene scagliato contro l’uscio. Non utilizzi la forza necessaria per creare danno, ma potrai avvertire la struttura gemere sotto quei colpi. Tre volte bussi, se si può utilizzare questo termine Ma non aspetti li piantato alla porta. Ti prendi il tempo necessario a chiunque sia all’interno di aprire per voltarti verso il giardino, compiendo anche due passi di numero verso il vialetto. Chiunque dovesse aprirti ti troverà di spalle. Una figura imponente. Nelle tue formi ispiri una certa forma di austerità. Calzari ninja chiusi sulla punta dei piedi ti vestono, fasce da combattimento cremisi emergono da questi chiudendo in strette spire l’articolazione della caviglia ed arrivando fino al polpaccio squadrato. L’ampio, nero pantalone d’un chimono copre con le sue ampie volute di stoffa le gambe nerborute e spesse. Un obi stretto e nero avvolge la vita che pare stretta solo rispetto all’ampiezza delle spalle. La solita canotta copre il torso, in tessuto tecnico, aderente come una seconda pelle alle forme sinuose dei muscoli, lasciando le spalle stondate e le braccia scolpite libere dal tessuto. Il collo taurino sostiene il volto roccioso e affilato, impreziosito dalle cicatrici che ti sfregiano ma soprattutto da quello sguardo blu, scuro e profondo. La capigliatura selvaggia, bestiale, decora il tutto. Resti di spalle all’uscio, distanziato da quest’ultimo di un paio di metri, con lo sguardo che si muove, placido per ora, sul giardino, apprezzandone i dettagli. Un giardino che parla. Parla di bambini, parla di una vita felice. Parla di una madre. Che è esattamente l’idea che hai avuto della Hyuga quando l’hai vista la prima volta, al parco su Chumoku. Eppure lei con te ha iniziato ad alzare la crosta delle apparenze per scoperchiare la ferita sanguinolenta della figlia di un demone. Anche lei. Ma non è questa la sua storia. Sei qui per altro. E perché? Sei risorta, mia fenice. Dalle tue ceneri ti sei rigenerato ed ora devi sistemare le cose per ripartire. Primo passo: Mekura.[Chakra On]

11:37 Mekura:
 Ha un sobbalzo, letteralmente un sobbalzo quando sente quei rintocchi, il cane che se ne stava dormendo in pace, anche lui salta scattando indietro di qualche metro iniziando a ringhiare. Andoss è un cane pastore, un pacifico cane pastore ma una cosa del genere stresserebbe chiunque. Mekura scatta alla porta per assicurarsi di capire chi ci fosse...e lo vede la, di spalle, in giardino, mentre la donna lo fissa con perplessità: Yosai. TIra un sospiro di sollievo e poi, prima che Andoss scattasse lo prende per la collottola per letteralmente infilarlo in casa prima che si mettesse nei guai <entra dentro> lo incentiva andando poi a chiudere la porta...la sua povera porta che non si chiude neppure più tanto bene. Sospira e si avvicina al gigante <Yosai, dove sei stato? ti stavo aspettando qui da giorni, cosa è successo?> ha un tono preoccupato ma serio e farebbe il giro per arrivargli davanti e capire che faccia avesse...già quel modo di bussare bon presagiva nulla di buono. Maledetto clan Hyuga, maledetto attendente e il mezzo infarto che le ha fatto venire, e maledetti sia Kaori e Azrael...ed ovviamente maledetta lei, che per questi motivi ha lasciato indietro il ragazzo. Non sa bene cosa è successo, ma l'aria che tira non è buona. [ch on]

12:15 Yosai:
  
Non passa troppo tempo prima che l’uscio si apra, fai per voltarti, indietreggi di mezzo passo con il piede destro aprendo la punta del piede e quindi l’anca, la spina dorsale e le spalle fino a roteare quel tanto che basta da portarti frontale. Lo sguardo subito s’abbassa. Imperscrutabile all’occhio umano, ma non a quello dell’animale che, essendo più intelligente e sensibile dell’uomo, avrà colto l’assenza di cattive intenzioni nel tuo animo. Non c’è paura in te, non c’è adrenalina ne bisogno di sangue. Non ora. Sei a tutti gli effetti un altro animale da conoscere più che un pericolo per la famiglia di quel cane. Resti fermo a guardarlo prima di lasciar scorrere lo sguardo sulla figura che lo trattiene, fino a cercarne gli occhi di madreperla <Mekura-sama> Un cenno del capo, in segno di rispettoso saluto. Solo dopo il suo invito compi i passi necessari ad entrare come da lei richiesto. Lasceresti spaziare quello sguardo blu anche all’ingresso <Hai una bella casa> niente a che vedere con la tua, ovviamente. Stendi piano le labbra sottili in un sorriso che ti taglia il volto roccioso mentre, se ti fosse consentito, cercheresti di avvicinarti di nuovo al cane, frontalmente a lui, in modo che ti possa ben guardare, da predatore qual è. Ti fermeresti a circa mezzo metro da lui distanza di sicurezza, per fargli capire che non sei intenzionato ad offendere. Allungheresti verso di lui la mano destra, chiusa in pugno. Un gesto lento e prevedibile che ha lo scopo di farsi annusare dal naso tartufato del cagnone, Non ti abbassi, lasci che sia lui a scegliere come avvicinarsi. Lo sguardo sposta di nuovo su Mekura. Solo quello <Dove sono stato?> Curiosa domanda che ti porta ad inarcare il sopracciglio destro <A completare la missione> Il tono della voce, basso e profondo, melodico a suo modo, è posato. Non c’è rabbia. Perché dovrebbe? Parli come se fosse ovvio. <Hai ragione, ma sono stato dimesso oggi dall’ospedale. Non potevo venire prima> Le poche uscite che ti hanno concesso per poterti allenare e recuperare il tono muscolare non contano. L’ultima domanda è la più interessante. Stendi le labbra in un sorriso sottile quando la senti <Sai, mentre ti allontanavi ho cercato di avvisarti che avevo trovato una pista oltre la trappola che abbiamo trovato e scavalcato> pieghi lentamente il braccio mancino, portando la mano nella tasca ed estraendo un drappo di stoffa violaceo, impolverato e macchiato di sangue <C’era questo tra gli alberi, e una scia di sangue che portava nel fitto della foresta> glie l’hai urlato. Te lo ricordi, ma lei se ne ricorderà? Porgi quel drappo a lei con la massima cura e delicatezza possibile, come se fosse un pezzo della tua anima. Perché? c’è ancora tanto da dire. <Non avevo ovviamente le conoscenze per continuare da solo. Così, sono andato a chiedere aiuto a chi poteva darmi una mano, mi sono recato al Dojo Inuzuka> Bisogna sapersi arrangiare d’altronde.[Chakra On]

12:31 Mekura:
 Yosai entra e l'interno della casa è quello che ci si aspetta da una casa di famiglia: i toni sono caldi e invitanti a rimanere all'interno, la parte del salotto in realtà è divisa solo dal un gradino che la pone più in basso rispetto al resto della stanza che è adibita a sala da pranzo rendendolo quindi uno spazio unico ma grande quasi quanto l'intera struttura una porta chiusa da l'idea di essere il bagno ed è vicino alla scala che da ai piani superiori, mentre un'altra stanza, senza porta ma solo con una arcata si palesa essere la cucina al momento i due si trovano nell'area della scarpiera ove si trovano diverse pantofole e scarpe da lasciare li sul posto per evitare che si entri dentro con le calzature, ma al momento alla Hyuga non importa più di tanto, sta tutto a Yosai fare questa cosa o no. <Grazie> la da per abitudine quella risposta e per gentilezza, ma al momento non le importa nulla della sua casa. Il cane intanto, vedendo le intenzioni di Yosai si avvicina per annusarlo facendosi un giro attorno all'omone per controllare che sia tutto a posto e poi, plaf, si sdraia di fronte a questo, pancia all'aria <si vede che non sei più un cane da guardia ah?> lo rimprovera un poco il cane vedendo la reazione e vedendo come questo alza la testa, lingua di fuori e la fissa sorridendo. <ok...sei tu l'uomo di casa ora> incrocia le braccia e rimane ad ascoltarlo e credetemi, ogni parola che il gigante le dice, con quella melodiosità non di meno è una martellata dolora alla sua anima. Era corsa via a causa di un trauma passato per proteggere il clan e ora ha causato una cosa molto simile a Yosai non stando vicino a lui. <cazzo> si porta una mano al volto e si copre gli occhi quando sente che è stato ANCHE ferito Mekura ha un gorgoglio interno e non di meno aveva chiamato uno Inuzuka. GUarda il drappo e annuisce afferrandolo con entrambe le mani, lo esamina <si mi ricordo dell'urlo ED è proprio per questo motivo che ti aspettavo qui se non il giorno dopo la stessa sera> il drappo di stoffa viola, insanguinato, <perfavore, vai avanti con la storia...> che cazzo hai fatto Mekura, MA perché ogni volta è sempre la scelta sbagliata? [ch on]

12:59 Yosai:
 Tieni d’occhio il bestione intorno a te, e le labbra ti si stendono quando lo osservi sdraiarsi, chiedendo attenzioni da te, si stendono tanto da snudare le zanne bianche in un sorriso divertito. Lentamente pieghi il ginocchio mancino indietreggiando di mezzo passo, fino a toccare il suolo con l’articolazione. Sul destro invece appoggi il gomito, sporgendoti in avanti per affondare la mancina nella pelliccia e tirare una profonda grattata all’addome della bestia. Usi la vigoria necessaria infondendo in quel gesto la forza che ci vuole per non fargli il solletico, non intendi fargli male <è un bravo cane> commenti le parole di lei voltando il capo verso l’alto ad osservarla. È raro che tu sia costretto a guardare dall’alto, ma tu sei inginocchiato con la tua mastodontica mole, è anche normale. Non intendi tuttavia stare troppo a cincischiare. le labbra tornano a ricoprire la dentatura e il sorriso svanisce quando senti quell’imprecazione. <Mi sono recato al Dojo Inuzuka nella speranza che ci fosse qualcuno del branco disposto quanto meno ad indicarmi la via. Li ho incontrato Kawaki Inuzuka, che si è reso disponibile a cacciare con me> Torni con lo sguardo su quel cane, alzando la mano dal suo stomaco fino a farla riemergere dal pelo la allungheresti verso il muso afferrandolo con la manona e scuotendolo con vigoria. Ci giochi. <Abbiamo seguito la pista insieme fino a notte fonda, finché…> di colpo interrompi anche quel contatto con il cane, fai leva sul ginocchio sul quale ti appoggi per rialzarti, tornando frontale a lei in tutta la sua altezza a guardarla dall’alto. Grave è l’espressione mentre lo sguardo blu intenso si pianta nel perlaceo di lei, davanti a te tuttavia c’è lo specchio dei ricordi. La tua anima ribolle non più calma e pacata, come il mare nei tuoi occhi. <…Finché non si è reso conto che l’odore del Demone Rosso era tutto intorno a noi. Mi ha invitato ad andarcene. Gli ho detto che se quelle erano le sue intenzione non lo avrei trattenuto, come non ho trattenuto te> La pupilla si restringe il quel mare. Due volte abbandonato nella stessa missione. <Era lì, Mekura. L’ho trovato in una radura poco più avanti a smembrare i corpi degli Anbu che Furaya mi ha messo dietro> Davanti a te ora c’è il suo ghigno. Chiudi le palpebre ascoltandone il suono della voce, serri le mani in pugni e le mascelle, abbandonandoti a un brivido che ti scuote. Ogni volta che ci pensi un’ondata di furore omicida si sprigiona dalla tua anima, ondata che ti pervade e agita il tuo chakra che chiede di uscire, d’esser liberato <Mi ha rivelato che quello> alzi l’avambraccio mancino, il pugno chiuso, l’indice puntato contro di lei, ma non contro di lei, verso ciò che ha in mano <è un pezzo…> come andare avanti? Ti si blocca la voce, <…di ciò che indossava mia madre. Mi ha lasciato le briciole, dall’omicidio di mio padre a Kiri all’attacco al villaggio all’omicidio di mia madre alla pista. Tutti indizi lasciati da lui per farsi trovare> C’è altro da dire? <L’ho affrontato> Le labbra ti si stendono di nuovo all’ammassarsi delle sensazioni rievocate da quel combattimento, si stendono fino a snudare le zanne di nuovo ma non è un sorriso normale, è un ringhio che ti deforma il volto <E l’ho visto. Ho potuto vederlo, schivarlo, colpirlo> Non è una notizia fantastica questa? Il sol pensiero del volto del padre deformato dai suoi pugni ti scalderà l’anima per sempre. Malato. <Mi ha sconfitto> lo dici quasi con naturalezza <Ma non mi ha ucciso. Mi ha lasciato promesse>.[Chakra On]

13:37 Mekura:
 E vuoi che Andoss non capisca che è un bravo cane? rantola per poi girarsi su se stesso e poi mostrare il ventre alle coccole che gli vengono date. <è uno spudorato> sospira riuscendole a strappare un mezzo sorriso prima di tornare sul discorso di Yosai. Andoss continua a giocare con un "grrrr" giocoso agitando la testa ed il corpo mentre la vaporosa coda continua a scodinzolare fino a quando Yosai non si rialza e non troppo contento se ne va in un angolo, nel suo cuscino che è la sua cuccia per poi mettersi sdraiato a terra, dopo, ovviamente due giri rituali attorno al cuscino. La Hyuga prende un lungo respiro è tesa da morire, non sa se essere arrabbiata con lui, con lei, con la situazione, sta cercando disperatamente qualcosa o qualcuno a cui dare questa colpa d'aver permesso una tale idiozia FOTONICA, esattamente come era idiota in passato andarsene da soli in mezzo al villaggio quando sai perfettamente che qualcuno vuole il tuo utero per metterci dentro uno Hyuga puro. E chi è la colpevole ogni volta? LEI, lei perché ha dato per scontato cose che non doveva dare per scontate e Yosai era stato anche chiaro: non deve nulla a Mekura per quanto riguarda il suo grado, non può ordinargli nulla, anche se, in quanto civile sarebbe comunque tenuto a seguire le sue direttive sopratutto in caso di vita o di morte e per Yosai questa cosa era importantissima, non era tenuto ad aspettare. Ha fatto lei l'errore, è innegabile questo, che poi Yosai sia vittima della sua stessa violenza è palese anche adesso per come sta agendo. Punta il pezzo che ha tra le sue mani, lo fissa la donna, seriamente come se stesse pensando a cosa fare adesso con questo giovane mentre sente l'eco di questo racconto ancora non concluso. Non è spaventata la Hyuga, ma solo profondamente turbata dai propri pensieri...pensieri che le fanno ricordare il suo passato con il cappuccio rosso. Lo guarda di nuovo e fa delle nuove domande <che promesse ti hai lasciato?> le chiede fissandolo direttamente. in quel momento vorrebbe ammazzarlo lei stessa il padre di Yosai, ma sa BENE di chi è la preda anche se il ragazzo non è pronto. SI avvicina e gli riconsegna il pezzo di tessuto <e c'è altro che mi vuoi dire?> si aspettava una crisi di nervi da un momento all'alltro o un'altro tipo di scatto, non sarebbe scontato. [ch on]

14:45 Yosai:
 No, non è il racconto sconclusionato, tremolante, terrorizzato, disperato di qualcuno che ha perso tutto in quell’attacco. Il tuo è il resoconto dell’accaduto fornito da chi ha un piano da seguire. Hai avuto tempo di disperarti. Eri da solo in una stanza d’ospedale con un ginocchio spezzato e la mandibola fratturata e hai pianto fino a non avere più lacrime. Non è quello il momento delle scenate. Ascolti le domande che lei ti pone. Il ghigno sul tuo volto, innaturale, ferale, demoniaco, lentamente muore lasciando spazio alla tua solita espressione. Allunghi piano la mancina per riprendere delicatamente il lembo di stoffa e riporlo nella tasca <mi ha promesso altri morti sul cammino che lega lui a me e me a lui> il tono, basso profondo, è gelido <e mi ha promesso uno scontro mortale, quando sarà il momento, in uno “scenario adeguato”> citi le sue parole. Tirando un sorriso amaro e riportando lo sguardo blu su di lei, nei suoi occhi perlacei. Cerchi di comprendere le sue reazioni. L’ultima domanda che ti pone ti fa assottigliare ancor più le labbra, premendole l’una contro l’altra arrivando quasi a sbiancarle prima di schiuderle di nuovo, e questa volta il tono è quasi piccato, stranito da quell’ultima domanda che percepisci come un modo per chiudere la conversazione il prima possibile. Una percezione sbagliata sicuramente, ma non puoi saperlo <No. Non c’è altro. Volevo solo farti un resoconto di quello che è successo e scusarmi> rispondi senza distogliere lo sguardo <Mi scuso per essere finito in mezzo alle tue questioni. Mi scuso per non averti fatto rapporto subito. Mi scuso per essere venuto qui oggi a disturbarti> Abbassi lo sguardo, cerchi di nuovo il cane. Forte è l’impulso di tornare bestia. Quello stesso impulso alla caccia che hai sentito quella notte. Sarebbe tutto più facile <Non sentirai più parlare del Demone Rosso per un po'. Si è reso conto che sono ancora troppo debole per lui, si è divertito a spezzarmi le ossa e l’anima e se ne è andato. Passerà del tempo prima che si rifaccia vivo. Ne sono sicuro.> Concludi nello stesso tono, assottigliando le pupille e tenendo lo sguardo basso. [Chakra On]

15:23 Mekura:
 Mekura dalla espressione neutra che ha, aggrotta le sopracciglia sentendo le sue scuse si agita letteralmente sollevando la testa al suo livello e si piantonerebbe a a pochi centimetri dal petto, perché con la sua altezza arriverà più o meno li u sullo sterno, sguardo rivolto verso l'alto, severa anche se in quel confronto, sembra tanto un topo con del carattere che se la prende con un mastino. <per quale stradiavolo di motivo ti stai scusando Yosai?> mani sui fianchi mentre il tono si fa squillante, non urla ma è abbastanza incisivo <tra noi due quella che si deve scusare sono io, indubbiamente. SI, ho sperato che non seguissi il tuo istinto, ma io ti ho offerto il mio aiuto ed è venuto a mancare> sbotta non infastidita da lui ma da come è successo questo disastro. Il cane dorme in un angolo intanto ma appena lo vai a cercare c'è Mekura che si placcherebbe di fronte <e non stai disturbando...per gli dei sono le mie questioni che LETTERALMENTE si sono infilate in mezzo alle tue> e non ne valevano neppure la pena. <ora ti devo io delle spiegazioni riguardo a quello che è successo quel giorno> Prende un lunghissimo sospiro e procede velocemente a raccontare quel resoconto <poco più di tre anni fa il mio clan ha subito una gravissima minaccia da un mukenin chiamato il cappuccio rosso, il quale voleva lo sterminio del clan attuale per sostituirlo con quelli che lui considerava "puri" ovvero un ceppo Hyuga che ha ricostruito dopo anni di esperimenti su cavie del clan. SI tratta di famiglie spezzate, figli strappati ai genitori, madri sopratutto rapite e molti di questi controllati sotto un marchio di dominio> La sta prendendo lunga ma vuole far capire la gravità ed il motivo per la quale è scattata con tanto ardore <quel marchio lo creò mia madre prima di diventare il braccio destro del cappuccio rosso e poi prenderne il nome e con quel marchio piantato nel padre di Kaori riuscirono a rapirla> il tono diventa sempre più amaro <quando era mia responsabilità proteggerla: un bel giorno si è allontanata da sola ed è stata presa, aveva la ricetrasmittente ed ho sentito tutto quello che accadeva mentre organizzavo un gruppo di recupero, non ci sarebbero voluti più di un paio di giorni, massimo una settimana> a quel punto si allontana dandogli le spalle <ci misero UN MESE> non sa neppure lei come fosse possibile: Hiashi aveva le evocazioni dei lupi, avevamo il clan degli Inozuka ma era come se fossero abbandonati a loro stessi <mi accusarono di aver ascoltato senza fare nulla, da allora e per altri motivi avevo una infamia, una vergogna che mi trascino ancora oggi: non solo sono la figlia del cappuccio rosso, ma sembrava che neppure tenessi a quelli del mio stesso sangue, rischiai anche la decapitazione...perché lei si era allontanata e messa in pericolo da sola> gonfia i polmoni, le mani si stringono...si rilassa rilasciando tutto. <quindi, ogni volta che sento che c'è qualcosa che non va nel clan, che Kaori scompaia ad esempio, sento il bisogno di proteggerli. Non di meno per un'altro importante motivo> La donna cammina diretta verso una mensola piena, strapiena di foto: dei figli, del marito, del fratello, insomma li ci sono tutti, vivi e morti e qualcuno in più come l'immagine di Yukio. Ne afferra uno rappresentante un bambino di allora 7 anni, capelli scuri, sguardo intenso con una benda sull'occhio sinistro, ti risulterà familiare Yosai perché assomiglia ad Azrael <io condivido con Kaori e Azrae, Ken, il mio figlio adottivo> una storia lunga e tragica, gli porge la foto <non voglio scendere nei dettagli, ma quando Azrael è tornato da una situazione in cui tutti lo hanno dato per morto, ha rivendicato la paternità e con il matrimonio Kaori è diventato la sua mamma. M-ma io non ho smesso di essere la sua> ha quasi il tono di voce rotto mentre ci pensa <Kaori e Azrael sanno difendersi, ovviamente non doveva essere nulla di grave, e ovviamente avrebbero protetto tutto e tutti, non c'era motivo di pensare qualcosa di orribile che fosse capitato a Ken...ma, non potevo saperlo finchè non lo avrei visto con i miei occhi> ha gli occhi lucidi mentre lo dice e si porta una mano al volto mentre cerca di contenersi...è una persona profondamente toccata dalla sofferenza e dalla perdita di contatto con un figlio che per anni ha cresciuto da sola. Si riprende dopo un lungo silenzio, sgranchendosi la gola e buttando giù il groppone di saliva incastrato dentro la bocca, poi scoppia in una risata bassa e amara <e ci crederai o no, ma quel deficiente ha dato delle informazioni esagerate: io sono corsa pensando chissà cosa senza che mi dicesse altro se non "è scomparsa! aiuto aiuto" e poi sai cosa è venuto fuori? si è ritirata a vita privata> lo dice con profonda amarezza <e morale della favola, quello che ho fatto a lei, l'ho fatto a te, sono una completa ed ineluttabile IMBECILLE> sbotta e con un tono così forte che il cane solleva la testa di scatto e guaisce. SI porta una mano alla testa e cerca di calmarsi un'altro po' <ma almeno adesso come capo clan, queste stronzate non si ripeteranno...anche se è successo ormai una volta di troppo, non ti biasimo se tu non ti fidi di me> nei confronti del demone rosso la donna può solo dire questo <significa che avremmo più tempo per agire e prepararti, tanto meglio>

17:01 Yosai:
 Stupore: 20 pv (dimezzato per eccesso) 10 pv
Morte: 25 pv (dimezzato per eccesso) 13 pv

La prima domanda che ti pone ti porta, come unica reazione, ad inarcare il sopracciglio sinistro. Sguardi aggrottati e toni incisivi in quel modo non ti piacciono, ma sei in casa di lei, convinto di essere fonte di fastidio per lei, ci può stare che ti parli male, eppure ben presto è lei a sconfessare le tue convinzioni. Si apre. Torna ad essere quello per cui l’hai sempre vista. Una donna. Una figlia di qualcuno, madre di qualcuno, moglie o amante di qualcun altro, con una famiglia. Ti rendi ben presto conto, in quel racconto, che ninja, innate, battaglie, sono solo una lontanissima Eco. Sono un lontano sfondo sul quale la storia in primo piano si manifesta, e la storia parla di famiglia, di rapporti, di amicizia, di sentimenti. E non è forse questo la vita? Lei ti racconta la sua, e tu assottigli le pupille senza lasciarla mai andare con quel tuo sguardo blu, insistente e profondo, dall’alto, ascolti la sua voce, osservi e assapori tutte le sue emozioni. Ti immergi in esse come in un fiume, stando bene attento a come lei le manifesta, mentre immagazzini le informazioni che la Hyuga ti dà. Le pupille s’assottigliano o si dilatano a seconda del tono che lei usa. E sono l’unica reazione che hai visibile all’esterno. Non per mancanza di empatia, ma perché non puoi reagire ad una storia simile se non biasimandola, e sei sicuro che lei non vorrebbe essere biasimata. Puoi solo notare quello che avevi notato anche quando vi siete parlati al quartiere Akimichi. Siete figli del rosso, figli di demoni. Maledetti alla nascita, e dovrete conviverci. La segui con lo sguardo blu intenso dirigersi verso l’insieme delle foto sul mobile e muovi due passi lenti e cadenzati dopo di lei. Tonfi cadenzati accompagnano il tuo movimento. Quando ti porge la foto tu la prendi e sembra piccola nelle tue mani, ma la sostieni per la cornice con la mano sinistra, mentre la destra passa le pesanti, grosse dita sul vetro, accarezzando quel volto di bambino, in maniera indelicata forse, ma quell’irruenza ti permette un’intimità che ti coinvolge. <Tu sei la madre del figlio di Azrael-sensei…> ovvia considerazione proferita dalla voce bassa e profonda, una fitta d’affetto t’assale verso quel volto. Ti manca il tuo sensei. Le porgi la foto scostando la destra dal vetro e dal volto di Ken <è un bel bambino> ti limiti a dire accennando un sorriso affilato sul volto roccioso. La ascolti continuare la sua storia e di nuovo cerchi il contatto visivo con lei, con le sue emozioni. La ascolti giustificarsi, incolpare l’attendente che l’ha convocata, la ascolti promettere che non succederà più, sperare nel meglio. Distogli lo sguardo <è una storia terribile, quella che mi hai raccontato> commenti lasciando tornare ancora un attimo lo sguardo alle foto, prima di riportarlo su di lei <Perché ti senti in colpa per quello che mi è successo?> le chiedi assottigliando lo sguardo. È la prima di una serie di curiosità che ti sono venute in mente. Una domanda sottile, mente inclini il volto roccioso di lato, un velo di sincera curiosità condisce il tono basso e profondo che ti contraddistingue.
[Chakra on]

17:24 Mekura:
 Sospira <sono solo la madre addottiva> commenta la donna guardando l'immagine con tristezza <si..è un bel bambino ed è un bambino intelligente e cauto e bravo e..> e lei può vederlo solo in presenza di altre persone come se fosse una criminale. <c'è stato un tempo in cui io e Azrael eravamo molto intimi, al tempo potrei dire che lo amassi, ma non so quanto questo fosse solo una emozione infantile o meno> piega la testa di lato e si porta indietro una ciocca di capelli <so solo che, quando è scomparso l'ho cercato nell'ultimo posto ove è stato visto, sperando e temendo allo stesso tempo di trovare il suo corpo, qualcosa di suo...ma nulla, non c'era, era scomparso nel nulla> scuote la testa mentre quel tono intenerito si abbassa un'altro po' <allora ho raccolto le sue cose, le ho conservate per tenerle da parte nella speranza che tornasse, poi mi sono ricordata del figlio che aveva lasciato in orfanotrofio...per ingenuità ho pensato che fosse una cosa che mi riguardasse: gli volevo bene e volevo proteggere quella parte di lui, al tempo non voleva figli e sapere che ne aveva uno...non volevo lasciarlo li, volevo dargli una casa, una vita serena> cosa che alla fine c'è riuscita solo in parte dato che veniva attaccata costantemente. <volevo che una parte di lui che era rimasta sulla terra non fosse perduta ecco tutto, ma non sono la sua madre di sangue, non conosco neppure chi sia> in realtà si, ma questa storia è meglio che venga dimenticata per il bene di tutti. <te l'ho detto: ti ho lasciato li, per una incomprensione per il mio clan, non ho agito con freddezza e mi sono fatta trascinare dall'istinto. Avevi bisogno del mio aiuto più di quanto il clan avesse avuto bisogno del mio aiuto, se fossi stata presente ...> si ferma, che cosa sarebbe successo? avrebbe fermato il demone rosso? no, sarebbe scappato e sarebbe scappato via mettendo lei e la sua famiglia in pericolo come minimo, non che non fosse calcolato ma,in ogni caso il rischio c'era. <anche se non sei più un ninja di Konoha rimani un cittadino di Konoha e se non fosse neanche questo, sei una persona alla quale ho fatto delle promesse, inoltre, sono comunque quella con più esperienza e lasciarti così, dando per scontato che saresti venuto in serata da me ha portato a questa conseguenza, quindi Yosai sono io che ti devo delle scuse, non certo tu, lo avevi detto che non sei legato al villaggio proprio per non perdere altro tempo> [ch on]

17:53 Yosai:
 La ascolti di nuovo, mentre ti racconta di quel bambino. Nel mondo ninja non si salvano nemmeno i bambini. Le colpe dei padri ricadono sempre sulle spalle dei figli anche non volendo. Quelle dei padri e delle madri, e dei padri adottivi e delle madri addottivi, è un mondo che ti prende, ti distrugge, ti divora e ti digerisce, ciò che rimane alla fine è il nulla con una gigantesca corazza. Quel bambino probabilmente ne ha già vissute più di quante potrebbe viverne una persona normale in dieci vite. Eppure è ancora lì, cresce in lui la vita e la forza. Tieni lo sguardo su di lei annuendo due volte, profondamente <Le emozioni non sono mai infantili, Mekura-sama. Le definiamo così solo perché i bambini sanno viverle più a fondo e meglio di noi> Commenti <Non c’è da vergognarsi per ciò che si prova. Al massimo c’è da vergognarsi per ciò che *non* si prova>Ti limiti a condividere con lei le tue idee. Probabilmente non serviranno a nulla. In fondo cosa ne sai tu della sua situazione? Niente, solo ciò che lei ha da dirti. Potresti risultare addirittura inopportuno. Forse non avresti dovuto parlarle in quel modo, forse non dovresti intrometterti. Perché allora, se sei conscio che sia inopportuno intrometterci, ti avvicini azzerando praticamente ogni distanza con lei? Perché la guardi dall’alto assottigliando le labbra? Perché tenti di alzare la mancina, spessa e ruvida, per poggiarla sull’avambraccio di lei? È un tentativo lento e prevedibile che provocherà, qualora andasse in porto, un tocco ruvido e forse meno delicato del previsto, ma d’altronde un uomo di quella stazza è l’incarnazione dell’irruenza. Un tocco si ruvido, ma solido come la pietra e rovente al punto che una persona normale avrebbe la febbre a quella temperatura. <Sono sicuro che darai il massimo come capoclan> commenti con voce bassa e profonda, cercando il suo sguardo perlato di nuovo, da lì sopra. <Mekura-sama, hai paragonato la storia di una tua parente in una situazione di difficoltà, rapita da un altro membro della tua famiglia. Un membro del tuo stesso clan, sangue del tuo sangue, che non sei riuscita a proteggere pur dando tutta te stessa, con me che sono un tizio qualunque che hai conosciuto tutto sommato di recente, praticamente uno straniero per il villaggio. Uno che ha riconsegnato il proprio coprifronte per combattere le sue battaglie da solo. Uno verso il quale, per questo motivo, non nutrivi nessun tipo di obbligo ne morale ne effettivo, che hai deciso di non proteggere perché avevi delle altre priorità che mi hai spiegato…> Stendi le labbra in un sorriso, cercando il contatto visivo che costringe te ad abbassare il capo e lei, qualora decidesse di non guardarti il petto tutto il tempo, ad alzarlo <Io non sono niente per te, Mekura-Sama. Sono l’ultimo dei tuoi pensieri, soprattutto se messo in confronto alla tua famiglia o al tuo villaggio.> rimane il tuo sorriso affilato a segnare il volto roccioso, mentre il tocco, se precedentemente consentito, solo adesso s’allontana, smettendo di scaldare la pelle dell’altra, fai un passo indietro, quasi ti accorgessi adesso, con timore, di averla invasa <Non ti devi scusare di niente. Hai le tue cose importanti, ed è giusto così. Ogniuno di noi le ha.> Tu stesso avresti fatto lo stesso a parti inverse sapendo che qualcosa inerente a tuo padre stava accadendo.

18:48 Mekura:
 é un bene che le generazioni future siano così sagge, non è la prima volta che vede qualcuno con una tale profondità di pensiero e non si tratta solo di bei pensierini, si tratta di cose sentire, la Hyuga questo lo può percepire dall'intensità con il quale le sta parlando. E poi la tocca, certo non è molto aggrazziato ma Yosai non è una ballerina ed è facile aspettarselo, tuttavia la stranisce il fatto che sia così caldo...è la felicità dei freddolosi questo uomo. Lo lascia fare, non vede perché non dovrebbe e poi sente quel commento: dare il massimo come capo clan <ci puoi scommettere> afferma con determinazione guardandolo direttamente per poi rispondere a quello che il gigante le sta dicendo <tutto quello che hai detto è vero: sei uno sconosciuto, praticamente uno straniero, non hai fiducia nella istituzione del villaggio ed hai riconsegnato per questo il coprifronte, non dovrei avere nessun obbligo morale o affettivo, le mie priorità sarebbero altre> breve pausa, quasi ad effetto <in pratica sei come se io stessi guardando lo specchio di un passato lontano> ci sono fin troppe similitudini con questo Yosai, questo sconosciuto, non sono uguali è evidente, ma riconosce quelle similitudini, similare ad un riconoscimento come pari o che presto lo diventerà, ha rispetto per questo genin. <lo faccio per questo: perché io non vorrei essere lasciata indietro se dovessi affrontare una minaccia del genere, non trovo giusto che tu debba affrontarla da solo e altrettanto importante, ha attaccato il villaggio, è obbiettivamente una minaccia a prescindere da chi ha colpito più duramente, come ninja, come capo clan sarebbe un comportamento superficiale pensare che il problema sia limitato ad una sola persona: oggi è toccato a te, domani toccherà a me> è molto semplice come discorso. <per questo è una cosa che sento molto, può sembrare stupido oppure che ho una strana sindrome che mi obbliga a combattere per battaglie non mie, combattere costantemente e cercare nuovo terreno per battermi...> o la sindrome da crocerossina <o forse è solo la percezione della mia inutilità, ad ogni modo, quali sono le tue prossime intenzioni e mosse?> chiede vers questo interessata [ch on]

19:46 Yosai:
 Di nuovo ascolti le sue parole, ti arrivano come un torrente, più musicale rispetto al tuo, tanto profondo da poter far vibrare direttamente l’anima. Annuisci alle sue prime tre parole, per poi ascoltare la sua spiegazione con lo stesso sguardo pesante, profondo, quasi austero per chi non lo conosce. Ascolti le emozioni che ti generano quelle parole tanto quanto osservi cosa il tuo tocco e le tue parole generano in lei. <Sei la seconda persona che in me vede lo specchio di un passato lontano…> una riflessione con tono quasi mormorato mentre assottigli le pupille. Prendendo un profondo respiro e gonfiando il torace spesso e voluminoso. Schiudi di nuovo le labbra, aprendo il taglio che queste formano sui tuoi lineamenti <C’è tutta via una crepa che ci divide…> La osservi perdendoti nei lineamenti del viso di lei <…affrontandolo ho capito che io invece voglio essere lasciato solo in questa battaglia. Il Demone Rosso sarà il mio nemico finché non riuscirò ad eliminarlo o lui non eliminerà me. Questa è la sua volontà, ma è anche la mia> Il tono è ponderato. Non c’è odio nella voce, si sente invece un profondo senso di responsabilità. In ciò che dice <Ho capito tuttavia anche altre cose> ammetti tornando a inondare di blu la madreperla degli occhi di lei <Ho capito che sto seguendo le sue regole, facendo esattamente quello che vuole. E questo non può più andare avanti. Romperò le regole del gioco e lo costringerò a seguire le mie> indurisci appena i muscoli della mandibola, che sporgono ai lati del viso affilato <La seconda cosa che ho capito è che… sono ancora troppo debole> le ultime quattro parole sono spinte tra i denti senza aprire le arcate dentali, ringhiando sommessamente. Un tono che, per quanto basso e greve, rivela un lampo di completo furore, rabbia e dedizione alla causa, che lo porta ad ammettere i tuoi limiti <Non posso prepararmi a questa battaglia da solo> più pacato, senza distogliere lo sguardo da lei. Ti prendi un paio di momenti per assaporare il silenzio con lei, con la Hyuga che tanto ti è simile <Non conosco le mie mosse, Mekura-…> Cadi nella mancanza di rispetto. Non riesci a tenere quel nomignolo di rispetto… Troppo intimi i discorsi, troppo stanca la mente <Domani incontrerò Furaya-Sama. La decisione spetta a lei, non posso lasciarla fuori da tutto questo. Con lei, decideremo> Lo sguardo s’abbassa, deviando da lei e puntando il vuoto <Ho fallito, Mekura… Ho portato morte quando non volevo, ho stroncato vite quando mi ero isolato per essere un bersaglio più evidente. Ora dovrò decidere da solo come rompere le regole che fino ad ora sono stato costretto a seguire> Quello sguardo blu, pesante e profondo, prende vita, diventando lucente, ma non cadono le lacrime. [chakra On]

20:03 Mekura:
 Lo ascolta con pazienza e azzarda anche una leggera ironia <e diversi centimetri di altezza aggiungerei> una battuta breve, forse se la poteva risparmiare, ma comunque qualcosa per allegerire la tensione. <qualcuno, non più di tanto> ad ogni modo adesso per quanto non sappia cosa fare è chiarissimo almeno una parte di quello che deve fare: prepararsi, allenarsi. <faresti comunque il suo gioco isolandoti> una preda non deve mai stare da sola, la forza del gruppo è la vita. <ma se proprio vuoi intraprendere questa via...si, hai bisogno di diventare molto più forte di quello che sei ora> ha visto la sua quantità di chakra e gli servirà di più per combattere un individuo come Akuma, almeno da come viene descritto e dalla sua capacità di uccidere. <devi diventare anche più furbo di lui, più concentrato> non vuole addolcire la pillola: è una persona cosciente e sa per certo che deve pensare a questi passaggi. Solleva un sopracciglio quando vede quello scatto di furore come le è sembrato poco prima nel discorso <ti voglio fare una domanda? tu come combatti?> chiede la donna <intendo cosa ti spinge? che impulso ti provoca il combattimento?> è una domanda seria, sincera e seguita da un lungo silenzio prima di rispondere al successivo discorso <perché non vieni con me allora? dovrò tornare a breve a Kiri ma pensavo di partire entro domani mattina sul presto. trovo saggio parlare con Furaya-sama, come trovo saggio indagare anche sul passato di tuo padre e cosa lo ha spinto a diventare un mukenin, credo che ti sarà utile anche per scoprire te stesso> povero ragazzo, essere sballottato dalle decisioni di uno con più esperienza di lui senza che potesse davvero cercare un rifugio. <succede quando si è un ninja, fallire fa parte di questo lavoro, la morte fa parte di questo lavoro, anche le vite innocenti. Guardati bene da chi è sempre riuscito in tutto nella vita significa che non sarà mai in grado di gestire le cose quando si faranno tetre, ora, seguimi perfavore> afferma la donna facendo un cenno al ragazzo in modo che potesse seguirla verso la porta vicino alla scala: non è il bagno ma apre su un corridoio che porta ad un'altra parte della struttura. Se Yosai l'avesse seguita entrerebbero all'interno di una officina con dentro i vari studi e lavori di cuoio, tra le quali anche una "armatura Kimi" che ancora non è stata completata e progetti vari impilati insieme. Poi ci sono pelli arrotolate, scarti dentro dei contenitori appositi ed un manichino al centro. Diverse maschere sono poggiate sul tavolo. Se l'avesse seguita La donna afferrerebbe una sedia e si metterebbe a sedere di fronte al manichino, dando la schiena al ragazzo <tu sai cosa sia questo posto?> [ch on]

20:25 Yosai:
 Le battute di le ti consentono di distendere un poco le labbra in un sorriso sottile, più genuino e spontaneo. Eppure quei consigli arrivano spietati, come è giusto che sia. Altri consigli. Quanto vorresti poterli ignorare. E invece sai che ne hai bisogno. Sai che sono verità. La sua domanda arriva alle tue orecchie, e tu schiudi le labbra. Non ci pensi troppo. Sei istintivo <Dipende.> Cerchi il suo sguardo <Non sono sempre le stesse sensazioni. Tendenzialmente però è qualcosa di viscerale. Che non riesco a controllare.> Inspiri profondamente <Combattere mi fa sentire me stesso. Mi sento libero, vivo davvero> Sorridi solo al pensiero <Mi piace combattere. Avvolte arrivo a percepirlo come un bisogno fisico. Combattere, cacciare, sono bisogni che fatico a controllare, persino… quello di uccidere> Lei si è aperta con te, perché non aprirti tu con lei? Di nuovo quel bagliore rosso nei tuoi occhi blu. Attendi la sua reazione. <Mi farebbe piacere seguirti a Kiri, ma ad oggi non posso darti la certezza del mio spostamento. Ti aggiornerò dopo il mio colloquio con l’Hokage> Non puoi dare la certezza, ma è ovvio che ti farebbe piacere. Percepisci il villaggio come straniero a te. Ti guardano tutti male, soprattutto nel quartiere Akimichi, e ormai ti sei inimicato anche il quartiere Inuzuka. Inizia ad essere complicata la permanenza nel villaggio. Ascolti il suo dire sul lavoro del Ninja. Magari è così. Fatto sta che non riesci ancora a trovare un senso al dover lavorare per un villaggio a cui non tieni, se non per alcuni elementi. Quando lei ti fa cenno di seguirla ovviamente obbedisci. Non per altro, sei a casa sua, sarebbe scortese. Ti ritrovi ben presto nel suo laboratorio e a quella domanda non puoi che scuotere la testa < No, posso solo tirare a indovinare, ma non ho mai visto un posto simile> ci vuole poco ad indovinare. Pelli ovunque e un manichino… Sei un tonto nella vita ma tutto sommato un po' di intelligenza ti rimane <è qui che crei?> le chiedi iniziando a girovagare per la stanza sperando di non urtare niente e toccando ogni tipo di pelle. [Chakra On]

21:08 Mekura:
 Lo guarda <si è qui che creo> riguarda il manichino in silenzio rimanendo seduta <mi siedo qui, guardo i miei manichini, penso con una tisana in mano mi faccio trasportare dai ricordi> si umetta le labbra <uno in particolare in questa stanza...vedi il manichino di fronte a me?> lo guarda questa volta e poi quasi cadenzato, come se fosse una canzone d'amore afferma queste parole <è qui che ho scuoiato da vivo un criminale> lo sa solo Raido, si sta aprendo un po' troppo forse, ma, ad ogni modo si sente più leggera nel parlarne con qualcuno, si sta togliendo un sacco di sassolini ultimamente. <appartenenva al gruppo del cappuccio rosso, Kaori era ancora sotto mano loro, ero così arrabbiata..si fingeva un medico comune sai?> chissà quante volte le ha messo le mani addosso. <questo...è stato il mio primo momento di furia cieca. Ho ascoltato con piacere il suo disgustoso rantolo quando moriva, le sue parole quando lo spellavo, tutta la paura che gli entrava nel corpo quando gli ho assicuranto una lenta, lenta morte> sogghigna ancora ripensandoci <è stato il mio primo attacco di furia cieca ed è stato...una completa perdita di tempo, mi ha fatto ricavare solo una pelle che poi ho regalato e delle saponette carine che ho dato alla vicina> si solleva in piedi facendo ul saltino in modo da staccare i reni dalla sedia e poggiare subito i piedi. <ma una perdita di tempo comunque, tranne per una cosa: ho avuto qui l'epifania che a me piace visceralmente uccidere> scuote la testa ripensandoci <credevo che fosse solo perché ogni volta che combatto sento che io vivrò, se loro muoiono io posso vivere...ma non puoi sopravvivere se non lo fai con un certo piacere. Mi sarebbe piaciuto essere una Kunoichi guidata solo da istinti positivi, che fosse costretta perché questa è la guerra, ma ho capito che anche il più nobile dei ninja sente questo impulso. Siamo cani tra i lupi, cani tra le pecore. Esiste sia la colpa delle morti che causiamo sia il piacere è il paradosso e la follia delle guerra, della quale tu sei figlio predestinato, tutti coloro che fanno questo lavoro lo sono> si gira guardandolo direttamente portando le mani dietro la schiena piegando la testa di lato <in questo momento tu sei, il vento che soffia: tempestoso, innarrestabile trascini tutto quello che ti porti dietro, ti scarichi e alla fine passi fino a quando non soffierai ancora> fa una breve pausa <invece tu devi diventare come una montagna...perché dico questo Yosai, ragionaci su> [ch on]

21:56 Yosai:
 Sembra andare tutto bene, si. Hai indovinato, e fin qui non ci voleva tanto, ma per la prima volta hai una reazione non posata quando lei ti rivela il suo macabro segreto. Quale reazione? Volti di scatto la testa per prima e tutto il corpo a seguire, con lo sguardo sgranato e le pupille dilatate, cercandola. Ne ascolti la tranquillità della descrizione, schiudi anche leggermente le labbra tornando sui tuoi passi verso il manichino ma rimanendo con lo sguardo su di lei finchè non ha concluso la sua descrizione, prima di posare lo sguardo profondo, blu come l’oceano, su quel manichino, che improvvisamente nella tua mente prende le sembianze di un uomo. Le spalle strette rispetto a te, basso per te. Normale, ma completamente privo della pelle, osservi i fasci muscolari rossi e sanguinolenti congiungersi alla bianca cartilagine, osservi i suoi occhi privi di palpebre, la bocca priva di labbra, solo muscoli e ossa. Un brivido ti piacere ti sale lungo la schiena mentre pieghi il bracco sinistro all’altezza del gomito, per portare una mano sul petto del manichino, che nella tua mente però è il petto vivo e pulsante del tuo uomo. Quanto deve far male un tocco direttamente sulla carne dei muscoli senza la pelle? Non lo sai ma il tuo uomo urla senza urlare. Chiudi le palpebre reprimendo il piacere. La ascolti parlare dandole le spalle, concentrato su quella tua creazione mentale <Dev’essere stato bellissimo farlo> si sente la brama nella tua voce profonda e sussurrata. Quasi un segreto sconcio da tenere per te. <Perché, se senti questo impulso, hai deciso di reprimerlo, di controllarlo sempre e di lasciarlo andare solo quando combatti?> Le chiedi ancora di spalle, per poi voltarsi lentamente, <E se io costruissi la mia montagna sui miei impulsi, invece che sulla loro repressione?> Vi state lasciando andare su crine pericolose, ma se lei ha provato quell’istinto, può capire di cosa parli. Lei può <Sono molto più simile al Demone Rosso di quanto chiunque pensi. A volte credo che il mio problema sia non voler accettare la mia natura. Io non voglio essere pura violenza senza scopo. Voglio coltivare gli impulsi che mi compongono senza reprimerli, ma con uno scopo. In questo voglio essere migliore di lui.> Ti taciti a questo punto. Saranno domande legittime? Hai smesso di chiederlo. Forse è permanente in te la voglia di migliorare, ma di sicuro hai smesso di sentirti in colpa per i tuoi istinti.[Chakra On]

22:36 Mekura:
 <già, lo è stato> sente la brama nella voce del gigante ma Mekura, al contrario non sembra per niente, lo osserva senza particolari emozioni sono con un mezzo sorriso vacuo. <perché?> domanda la donna <perché io sono molto di più oltre ai miei istinti, ho deciso di dedicarli e convogliarli in ogni mio colpo> allarga le mani mostrando le dita <lo capisci vero? io controllo la mia rabbia, la accumulo e la incanalo come chakra ad ogni mio colpo, io piego la mia rabbia, la mia furia i miei istinti per il mio combattimento> spiega questa cercando di far interende cosa voesse dire lei. <nessuno ti dice di reprimere, il controllo è una cosa ben diversa: tu sei il vento, il vento soffia e passa, la montagna non può piegarsi per quanto il vento soffi. Qui sta la tua differenza, tu ti fai sopraffare dai piacere del combattimento, è una perdita di tempo, non guadagni nessun tipo di precisione e porta solo frustrazione quando incontri una persona che conosce da più tempo il combattimento> sospira sentendo quel commento riguardo al demone rosso <forse, qualcosa lo prendiamo dai nostri genitori, ma tu puoi essere meglio di lui. Sai un'altro motivo per la quale ho deciso di controllare le mie emozioni? perché posso dare spazio anche ad altre emozioni, diverse da queste, belle come quelle della furia che provo, perché posso così condividerle con i miei figli e gli altri. per questo non vorrei che tu fossi solo, se sei solo verrai peggiorato da tuo padre, devi riuscire a costruire e mentanere dei legami per quanto possa essere doloroso, la tua furia quindi sarà anche giusta e non sono per pura frenesia> e con questo la donna si avvicina e con un tono accorato afferma <punta sempre a crescere sia la tua furia sia la tua gentilezza, sia il tuo lato peggiore che il lato migliore, non devi sentirti in colpa per quello che senti, ma non devi lasciare che siano loro a controllare te, tu sei al comando> da un breve sospiro <e io ho fame, sei invitato a cena> e con questo la donna uscirebbe dalla sala, lasciando a pensare se vuole mentre intanto prepara qualcosa da mangiare. [end]

22:52 Yosai:
 Siamo arrivati al clou della discussione, or dunque. Ai motivi di fondo. E tu assottigli lo sguardo per goderti quelle risposte. Ascolti senza intervenire. Non potresti d’altronde e non ha neanche senso che tu lo faccia, sarebbe scortese interrompere un discorso organico come quello della Hyuga, Rispondi tuttavia subito dopo che venga posto l’invito, prima di rispondere <Non sono sicuro di essere d’accordo. Descrivi la montagna come tale solo perché resiste agli impulsi e alle emozioni… Ma gli uomini non mai come le montagne e sono sempre mossi dai propri impulsi e dalle proprie emozioni. Al massimo possono scegliere a quale dar peso, ma in nessun caso è possibile rimanere immobili, penso> Sospiri. <Le emozioni sono sempre emozioni> questo l’avevi già detto poco fa nella conversazione ma a maggior ragione è importante adesso <Tu stessa l’hai dimostrato. Mi parli di emozioni belle e giuste da sostituire all’impulso del combattimento, ma sono quelle emozioni che ti hanno portato a lasciarmi con il Demone Rosso…> Rifletti <Emozioni Giuste o sbagliate lo decide il contesto in cui cresciamo, il sistema di leggi e di valori che decidiamo di interiorizzare, non esiste il giusto o lo sbagliato in assoluto.> Schiudi le labbra di nuovo, osservandola <e in ogni caso, la mia è furia nel momento in cui combatto forse, e non è neanche del tutto giusto perché uso le mie tattiche, forse un po' semplici, basate sui miei punti di forza e di debolezza, ma non combatto mai alla ceca, ma in ogni caso non è la furia che mi spinge a voler combattere… Ciò che mi spinge alla battaglia è un bisogno fisico, come quello di mangiare, di far sesso, di procreare, di dormire o di andare al bagno e tutti gli altri stimoli corporei che invece decidiamo di accettare e di assecondare come naturali. Io ne sento uno in più> commenti riportando lo sguardo sul manichino <E quando l’avversario è il Demone Rosso è qualcosa di più profondo ancora. Un richiamo che coinvolge anche la mia anima, oltre al mio corpo, come tu sei stata coinvolta dal richiamo della possibilità di tuo figlio adottivo in pericolo> Due facce della stessa medaglia <Ma mi rendo conto, che ti ho annoiato fin troppo, e in ogni caso è indubbio che io abbia bisogno di crescere e di diventare migliore> Tagli corto, o non se ne esce mai <Accetto con piacere> Come se niente fosse. Un vero Akimichi non rifiuta mai il cibo. Mangerai con lei, fermandoti più del dovuto per qualche coccola al cane pastore, sul presto la lascerai libera nella sua casa per tornare nella tua, hai ancora bisogno di riposare, e di pensare. [Chakra On]

Yosai parla di quello che è successo con il demone rosso a Mekura, ne nasce un lunghissimo discorso.