Entrata clan [Izayoi]
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Giocata di Clan
Giocata dal 18/05/2020 20:23 al 19/05/2020 00:59 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Non ha molto su cui riflettere ma al contempo ha molto da sfogare, per questo si trova ora ina stanza dal pegno liscio adibita agli allenamenti all’interno della sede del dojo Koshirae di Konoha. Sta ripetendo le forme base del kendo, gambe per questo appena divaricate così da poter tenere basso il baricentro, capelli legati nel solito chignon bianco, ciuffi ribelli che vanno ad attaccarsi alla nuca e ai lati del volto, si sta infatti allenando da un po’ e il sudore ha iniziato a coprire il suo corpo, lasciando che il bagliore della luce morente del tramonto si rifletta su quella pelle estremamente candida. Affondo, parata, affondo, schivata, affondo e posizione di guardia, un continuo di queste figure che vengono ripetute l’una dopo l’altra, i muscoli che bruciano e si tendono per quei movimenti, sotto l’impulso della fatica. Ad ogni movimento il solito urlo <AH!> nulla di atipico da sentire in quei luoghi, lui solo si allena. Parte fondamentale della sua abilità rientra proprio nei continui ed intensi allenamenti. I fogli di riso della porta che da sul giardino sono appena aperti così che la luce possa colpire non solo il volto ma anche petto e schiena, i muscoli sudati e metti in risalto dal gioco di ombre del tramonto. Indossa solo un paio di tipici pantaloni da allenamento, di pessima fattura, colore grigio, la parte superiore del Kimono che in teoria copriva prima il petto ora è rivoltata e penzola sopra alle sue natiche, pronto ad indossarlo non appena avrà finito. La sua katana è ancora infoderata, non ha liberato la lama mentre si allena. Instancabile ancora non si ferma, tende i muscoli, li sente bruciare e allora chiede di più, il chakra attivo nel suo corpo e lo sostiene in quei momenti, le cosce quasi si gonfiano tra uno scatto e l’altro, i muscoli dei pettorali e sulle scapole si gonfiano supportando così i bicipiti e i quadricipiti nei movimenti, lui è completamente concentrato, gli occhi sono chiusi, palpebre calate per aiutarsi a non perdere mai e nemmeno per un istante quello stato mentale idilliaco. Ascolta solo il suo corpo, completamente. La bocca è appena aperta a sopportare il respiro ormai affannato, goccioline cadono dalla sua fronte, scendono lungo il suo collo e sul suo petto, proseguono quella corsa fino al ventre, esitano sugli addominali scolpiti su quella tartaruga non eccessivamente sviluppata ma comunque ben visibile e poi proseguono verso il basso ventre, furbe si infilano sotto all’obi che tiene i suoi pantaloni. I piedi infine sono completamente nudi, si garantisce così una buona presa con il terreno, agile e preciso nulla pare poterlo distrarre [chk on] [> Dojo] Giunge infine, quella sera nella quale verrà messa alla prova per così ottenere la sua, personale ed unica, lama. Non un filo di nervosismo, nessuna eccitazione in più del dovuto, composta, precisa ed armata, forgiata nel tempo dagli allenamenti estenuanti, ai limiti dell'umanità, pronta a ricevere quel dono che gli permetterà di diventare più forte, quella spada che metterà al servizio della pace e della giustizia, una determinazione focosa che arde tanto quanto la volontà stessa del fuoco, gli occhi vispi ma dal taglio serio, un'ardore indomito, un passo deciso ed altrettanto fermo, impeccabile, suonano i geta indossati sotto alle lunghe calze bianche, mentre il resto del vestiario è il solito haori sopra, rosso e bianco, la gonna di un rosso scuro, dei guanti lunghi sovrastati da quelli placcati da ninja, capelli sciolti, un'obi rosso sottile adorno da uno dai colori neri intrecciati tra di loro, dondolano i lembi dietro di lei così come la chioma color ciliegio, mentre lo sguardo lilla permane ritto sul proprio cammino, il suono del legno a scandire il passo elegante. Le mani in grembo, braccia stese innanzi a lei, intrecciate tra di loro mentre svolta l'angolo, è tornata apposta alla Foglia dopo il coprifronte e cammina a memoria per il luogo, con le maniche large dell'haori che sfrusciano su due portakunai ai lati delle gambe, qualche shruiken e qualche kunai, il tanto sul fianco destro, poco più avanti il Doho di famiglia. Percorre il giardino, si avvia lungo il sentiero passando per un ponticello sopra ad un tipico laghetto, si concede un passionale sguardo in quel riquadro naturale circondato dal legno rigido del luogo, andando a salire lungo la scalinata principale, pochi passi e si ritroverebbe praticamente all'ingresso, lì dove sarebbe possibile scorgere la silhouette della diciassettenne, che togliendosi i sandali con garbo, lasciandoli di lato, al sentire di quell'allenarsi, domanderebbe educata < È permesso? > non riconosce la figura, non sbircia nemmeno dall'esterno nonostante lo spiraglio, attende paziente e solo quando riceverà una risposta positiva alla propria domanda, si concederà dunque la possibilità di far scorrere quella porta, di lato, un fruscio e poi, nel caso il Chunin non si fosse preoccupato di rivestirsi di quella metà allo sbaraglio, qualcosa che potrebbe far male più di qualsiasi altra spada, magari ancor di più in quella ragazza dalla mente e dal cuore puro, pudica e più dedita ad essere un'automa da combattimento, una macchina instancabile che punta in alto, piuttosto che una semplice ragazza, trovandosi quindi per nulla abituata ad una vista simile, riconoscendolo, ma diventando allo stesso vagamente rossa in viso < Ah! Saneatsu Senpai! Io.. Non.. volevo.. > lo sguardo è andato su quel cugino di diversi rami lontani dal suo, è un ragazzo talentuoso e più abile di lei, qualche anno in più, ma non importa, visto che è forse l'unico che abbia visto in vita sua, con quello chignon, il sudore ad imperlarne il viso.. Insomma, non puoi dire che non volevi se gli stai ancora tenendo lo sguardo puntato addosso! Sì, ci ha provato all''inizio a distoglierlo, ma in quelle stesse ultime tre parole, insomma non se lo spiega neanche lei, è come una calamita. E resterebbe lì, se non fosse che chiude gli occhi scuotendo appena la testa, cercando di distogliere l'imbarazzo sperando che lui non abbia notato nulla, mentre si concentra per ricercare dentro di se le due energie fondamentali per ogni ninja, sigillo della capra, volendo portarsi avanti in quel cercare prima l'energia mentale, ritrovando uno ying calmo e posato, ma allo stesso tempo vibrante, risollevando anche poi lo yang di quel piano astratto, il primo la mente ed il secondo il corpo, li solleva e li avvicina tra di loro in quel cercar di far coadiuvare le forme, di ruotare quella figura ai suoi occhi introspettivi per poi lasciar che quello simbolo vada, se tutto andasse come dovuto, a sprigionare l'energia lì al centro del ventre, irrorando gli tsubo per poi sopirsi lì da dove è sorto. Dovrebbe essere pronta, ma tutt'ora permane lì sul posto, attendendo il permesso effettivo di entrare, gli occhi ora in disparte, verso i suoi sandali che lascerebbe lì fuori. {Se Chakra on - Eq: 8 Kunai 6 Shuriken 1 Tanto Guanti ninja } Una voce femminile ad interrompere parte del suo allenamento, si aspetta l’apparizione di quella ragazzina, non sa nemmeno da quanto i suoi occhi non la osservano ed effettivamente le è stata affidata ma ora come ora è nel pieno di quell’allenamento che presto giungerà al termine, infuocato nei muscoli e nell’animo si limiterebbe ad un <avanti!> al posto del solito urlo rituale mentre tira un affondo, la voce suona rotta. Un altro paio di colpi in parte per non interrompersi prima del necessario in parte perché oda che finalmente il suo fisico è diventato degno di nota gli piace anche farsi guardare. Non si volta in sua direzione per ora, impegnato in quelle due ultime figura previste dall’allenamento di oggi, ne ascolta le parole però, un sorriso divertito e abbastanza malizioso spunta sul suo volto, unico modo di sorridere sinceramente, sente lo sguardo dell’altra addosso e ne gode, lascia che lei possa osservare qui muscoli gonfiati dall’attività fisica che va ad interrompere solo ora, lascia che il sole si rifletta su quella pelle candida andando a fornirgli l’aspetto quasi di un benedetto, le goccioline di sudore che aiutano ad aumentare quell’idea andando a dare altra luce al corpo scolpito. La sua Katana viene riportata solo ora al fianco, incastrata nel suo obi come al solito. Raddrizza solo ora la schiena andando a voltarsi verso la genin, le sorride andando a spostare gli occhi azzurri, che ora si mostrano davvero, su di lei, dal basso verso l’altro accarezza con i suoi occhi la figura della diciasettenne, sa chi è per via della semplice appartenenza a quella famiglia, si ricorda di una bambina ma il suo passato è segnato da bullismo e introversione, pochi gli anni a separarli e lui all’epoca del loro ultimo incontro non era altro che un ragazzino abbastanza grassottello, pieno di brufoli, con profonde occhiali e anche una innaturale incapacità di muoversi in maniera coordinata ed elegante, eppure guardatelo ora! Il piede destro si sposta in avanti, iniziando una silenziosa camminata elegante ma comunque estremamente seria, imperioso quasi il modo di incedere mentre si avvicina a lei sempre di più, la ragazzina è cresciuta bene, non quanto lui ma comunque bene. Sarebbe orribile utilizzare la propria posizione per ottenere qualche vantaggio, sarebbe sicuramente sbagliato eppure a differenza della sua spada a lui pare piacere davvero tanto fare la cosa meno retta e più deprecabile possibile, almeno quando la sua apparente integrità non è in bilico, almeno fin quando si tratta di qualcuno che continuerebbe a vederlo come il sensei e per questo a rispettarlo. Non è il momento però! Lo sguardo si punta in quello di lei, esprimendo parte di quel desiderio, di quell’attrazione che vorremmo poter attribuire come rara e direzionata solo ad Izayoi ma che nella realtà si palesa per qualsiasi essere vivo, speriamo, di bell’aspetto. In ogni caso all’ultimo devia, non andando quindi ad incontrarsi con lei ma scostandosi quel tanto che basta per andare a prendere un asciugamano a terra <benvenuta> solo ora parla mentre la schiena va a flettersi in avanti, i muscoli si tirano e lui andrebbe a raccogliere così l’asciugamano. Chissà se lei è sorpresa di quel cambiamento, chissà se ha saputo qualcosa di lui. Domande che soffoca in sé stesso. Si raddrizza mentre con l’asciugamano andrebbe a tamponarsi il petto ed il volto, sempre tornando a voltarsi nella di lei direzione[chk on] [Dojo] L'imbarazzo è palpabile in lei, non sapeva chi aspettarsi in termini di apparenza fisica, cioè sì, è confusa, sa chi è ma allo stesso tempo non ci avrebbe mai creduto se glielo avessero detto, senza poter veder di persona visto che se lo ricordava come un ragazzino non propriamente appetibile, se così vogliamo metterla, pur non avendo lei mai avuto quasi alcuna pulsione nella sua vita, ed ora invece quel ragazzetto bruttino e grassoccio, è lì, ora, con - quel viso - e metà del corpo scoperto. Chiamateli ormoni, chiamateli come volete perchè lei non sà manco se le è permesso accendersi tanto, ma è successo, così come si è acceso il chakra dentro di lei, che mantiene lo sguardo lilla puntato di lato, rubina in faccia in quelle goti di vinaccia, nel realizzare quella che secondo lei sarebbe una disonorevole figuraccia, mentre a quanto pare, pur essendo educato e garbato, quel Chunin, la cosa non gli preme così tanto. Anzi, sembra piacergli. Lei sì, è cresciuta ma era deliziosa già da piccola, una bambolina, mentre ora è semplicemente la trasposizione di anni fà, ma lui, beh.. L'abbiamo già detto. Si avvicina, un passo dopo l'altro, lei si concede un paio di passi e nota solo con la coda dell'occhio lo svanire di quel sorriso di gusto, avanza con la braccia distese innanzi a sè, le dita intrecciate tra di loro, vorrebbe inchinarsi subito, ma quel suo vederlo avvicinarsi, così, con muscoli di contorno sottolineati dall'ardore dell'allenamento, un'accenno di vertigini, scosta lo sguardo di lato in quel voler incontrare il suo, è più difficile di quanto pensasse, è stato abbastanza complicato già impastare il chakra levando dalla sua mente l'immagine del Senpai, ma ora, in quello schiudersi delle labbra, perchè si sente come se fosse un preda in balia del predatore? Predatore che la sorpassa, lei si distende e lascia andare il fiato, libera i polmoni da quella morsa e dopo un paio di istanti, riprendendosi da quell'interdizione del momento, si volta verso di lui andando a porre finalmente quell'inchino formale della quale a volte addirittura abusa < La ringrazio Senpai, è un piacere essere qui, sono passati.. Anni, da quando la vidi l'ultima volta. > anni e acqua, tanta acqua sotto i ponti, mentre si rialza in quel concludere la frasi a nominare quel periodo di tempo, ancora stordita da quel cambiamento, incredula, con una vocina dentro di lei che non vuole udire che riconferma l'effettivo piacere di trovarsi lì. Non la sente, la lascia da parte, cerca di resta il più seria e composta possibile ma quel rossore, oramai lieve ed impercettibile, sugli zigomi, non vuole andarsene e le ilo guarderebbe, chiaramente, per rispetto. Sì, per rispetto, si perderebbe sulla schiena allenata, schiudendo di nuovo le labbra, strizzando poi gli occhi in quel doversi liberare da quella ipnosi < Da dove inizio, Senpai? > direbbe lei, cercando di mantenere il tono più dignitoso possibile, capace di estranearsi laddove si debba applicare per qualcosa di concreto, piuttosto che cincischiare in quel combattere con se stessa. {Chakra on - stesso eq} La osserva in tutte le sue reazioni, quello schiudere appena delle labbra, si atteggia come se si stesse comportando nel modo più naturale possibile ma la verità è che lui è ben conscio di quello che sta facend, del potere che quel corpo gli dona, quella bellezza improvvisa ed inaspettata <è un piacere anche per me> replica lui. Sentirci chiamare senpai è a dir poco idilliaco sia per il suo ego che per le sue orecchie, vorrebbe chiederle di ripeterlo, ancora e ancora. La domanda della ragazza giunge improvvisa per lui, quasi inaspettata tanto che le labbra si curvano in un malizioso sorriso e si schiudono appena, ciò che gli è passato per la mente è tutto tranne che onorevole per questo la frase muore nello stesso istante in cui andrebbe a volerla comporre, sa lui da dove gli piacerebbe farla iniziare <vai subito al sodo eh?> si limita a replicare andando quindi ad abbandonare l’asciugamano a terra, lo getta alle sue spalle, proprio lì dove poco prima lo aveva raccolto, ovviamente non ha assolutamente intenzione di coprirsi. Lo sguardo della ragazza è abbastanza eloquente <oh, spero non ti spaccia> gli occhi azzurri adesso si spostano sul suo stesso petto, andando a far in modo d’essere seguito, esitando sugli addominali, scendendo poi vero il basso ventre e quella “v” scolpita tra i fianchi <sono piuttosto accaldato dopo l’allenamento> lentamente ora tornerebbe a fissare lei, per poi avvicinarsi nuovamente, pochi i passi che li separano e che lui va a compiere, la voce ora andrebbe ad abbassarsi appena <ma se ti spiace mi rivesto> un sussurro il suo quasi, un soffio caldo verso il collo della ragazza, parole che vorrebbero accarezzarla e forse farle anche provare qualche inaspettato brivido. Qualche istante di silenzio mentre attende una reazione, una risposta, insomma qualcosa che lo convinca a muoversi da lì, ad allontanarsi da lei. Forse sì lei è proprio una preda per quel samurai che al momento di onore e cose simili ha poco in faccia, anzi sembra quasi volerla invitare a toccare, ad osservare e vedere come potrebbe mai andare a finire, la tenta, attende una sua mossa senza davvero fare altro se non starsene lì dannatamente scolpito e perfetto come ha lavorato sodo per essere. Davanti una bambolina, una di quelle bambina che tutti sapevano sarebbe diventata bellissima, diciasettenne ora nel pieno della giovinetta e per lui così candida da fargli desiderare ardentemente di macchiarla, sporcarla con le sue mani forti e decisi, con mani ormai esperte, vuole mostrarle il mondo, un mondo tutto suo e che sicuramente le piacerà o almeno: a lui sì. Un mondo in cui sentirsi chiamare senpai con un sussurro, con il tono di chi ti chiede di continuare ad insegnarle a vivere, una vita diversa da quella che chiunque in quel clan ha scelto per loro. Esita lì quindi, dannatamente vicino al corpo dell’altra, sorridendo malizioso, la fissa senza alcun imbarazzo dal canto suo anzi negli occhi si può quasi leggere quanto apprezzi quello di lei, quanto brami vederle quell’espressione negli occhi e quanto voglia le gote rosse[chk on] [Dojo] Scorre l'energia azurea dentro di lei ma il problema è un'altro, è il palpitare del cuore che rimbomba quasi nella sua testa, si era quasi placata, quasi, ma non c'è niente da fare, non riesce a resistere e glissa riguardo al piacere anche da parte sua, quel di lui rincarare la dose riguardo all'essere ligia e al non voler perdere tempo, riguardo quel voler andar dritto al sodo, la smontano di nuovo, lei non ci vede alcuna allusione maliziosa di sfondo ma l'espressione di lui la mette in un certo senso in una situazione di piacevole disagio, non riuscendo a sostenere quello sguardo a lungo, andando ad incrociare le braccia sotto al seno, ne troppo acerbo ne esageratamente prosperoso, il giusto, sottolineando appena le forme, mossa sbagliata, ma il suo è un voler tentar di ostentar sicurezza, un piccolo sbuffo dal naso, il viso è di lato e gli occhi socchiusi < Non sono una che perde tempo. > attenta, le parole a volte sono più pericolose delle armi stesse, fanno danni se le si usa in maniera disattenta e con poca parsimonia, sopratutto quando possono essere interpretate in maniera diversa, dipende tutto dai punti di vista. Se gli spiace? Oh, certo che no, glielo domanda quando si osserva lui stesso lasciando che gli occhi scendano descrivendo il busto, l'addome d il basso ventre, lei avrebbe voltato nuovamente lo sguardo e si fermerebbe lì proprio sugli addominali, di nuovo le labbra schiuse, passa la lingua ad inumidire quelle inasprite, sembra quasi un voler percepire un sapore, ma è solo un cedere ad un qualcosa mai provato, alla libido, al delirio ormonale che si propaga negli adolescenti, specie per una che è considerabile sostanzialmente una monaca, se così vogliamo metterla, per rimanere in ambiti orientali < N-no.. > risponde tradita appena dal tono dedita alla Spada, alla pace ed alla loro Casata, nient'altro. Ma lui cosa fà? Insiste. Lo fa apposta? Sì, ma lei non lo sà e finisce solo per divenire ancora più preda di prima, si ritrae vagamente, un paio di centimetro indietro con il busto, le mani che si portano in alto all'altezza del mento, entrambe a cercar come di frapporre una sottile barriera, un qualcosa di fittizio che lui potrebbe valicare come e quando vuole, ed i suoi lilla che di nuovo vanno di lato, cede, ma lui si avvicina e rimane lì, la tenta, ne sente quasi la virilità, la percepisce, il fiato si fà appena più rapido, il cuore oramai è uno scalpitare senza senso, tutto rimbomba nella sua testa, si sta sciogliendo, e non è arte della fusione. In faccia, più rossa delle nuvole dell'Alba, quasi sembra fumare come una ciotola di ramen bollente, lo sguardo è un misto tra imbarazzo e tentazione, il labbro inferiore si morde, le ginocchia si toccano appena tra di loro < S-saneatsu Senpai.. Così vicino.. Viene caldo anche a me. > ed è semplicemente onesta, non sà come esprimere la cosa ma allo stesso tempo con la destra andrebbe come a coprirsi la bocca, trasalendo in quel realizzare cosa ha appena detto, mischiando quel suo non saper mentire a quell'essere naturalmente umana, una ragazza, mantenendo la sinistra lìì nei dintorni, volgendo la testolina di lato con i rosei che la seguono, la mancina va a vanti come a volerlo mantenere ad una pudica distanza, ma è una scusa nei propri confronti, no nè una spinta quella, è un'istinto malcelato e da lei nemmeno compreso, mascherato con quel gesto a metà tra il voluto e il non voluto, che porterebbe la sinistra a posarsi sui pettorali altrui, nel mezzo. Un contatto, i polpastrelli della si lei mano e poco più sul corpo di lui, sono brividi quelli lungo la schiena, perchè si sente così? Dovrebbe smetterla di chiamarlo così, peggio le cose, ma perchè non riesce a soprassedere a questi tumulti interiori? Cosè questo torcersi nello stomaco. Ah, ragazza, sei giovane e hai ancora tante cose da imparare, non solo il risvegliare la tua Innata. {Chakra on - stesso eq} Lei è sempre più rossa, sempre più imbarazzata. Una mano si allunga come a volerlo allontanare e se un tempo si sarebbe fatto piccolo piccolo, insicuro di un corpo acerbo e bruttino ora con la sua ritrovata autostima resta immobile, quasi gonfia il pettorale così che le dita di lei possano andare affettivamente a tastarlo, sentendo il battito di quel cuore che pompa velocemente il sangue, sia per la fatica appena finita che per quella che già immagina di godersi tra poco. Le labbra si socchiudono appena, sorride andando a mostrare il canino destro, una specie di ghigno che ora viene velocemente coperto dalla punta della sua lingua che andrebbe a leccare il labbro superiore fissandola <spogliati> replica diretto, sicuro e deciso come se non stesse dicendo chissà che cosa <se hai caldo spogliati, il tuo sensei non si farà problemi> maledetto quel suono così piacevole, quella parola così odiosamente sussurrante nelle sue orecchie che gli stanno facendo dimenticare completamente cosa debba davvero fare con la ragazzina dai capelli rosa. A proposito di quei capelli ora la sua mano destra vorrebbe alzarsi, lenta per poi andare delicatamente a sfiorare il ciuffo della ragazza, scostarlo dietro alle sue stesse orecchie, quasi dolcemente in un accenno di gentilezza nei suoi confronti, lui si che è affidabile, grande idea quella di far fare a lui il primo richiamo ad Izayoi, geniale potremmo dire. Il silenzio resta tra loro, è lui a volerlo e farlo dominare in questo momento, il volto della ragazza da molti più indizi di quanti probabilmente lei stessa vorrebbe, la tensione si avverte chiaramente, persino il suo respiro si fa appena appena più veloce. Un’occhiata veloce però verso il giardino, quella porta aperta, la brezza fresca della sera che corre all’interno raffreddando quel corpo che di calmarsi però non ne vuole sapere, anzi quel soffio d’aria che coglie la pelle sudata lo stimola ulteriormente, occhi languidi in questi momenti, nella sua mente si susseguono molte immagini e nessuna di queste potrebbe essere definita onorevole <vuoi la tua spada?> domanda solo alla fine. Fraintendibile signori, maledettamente e volutamente fraintendibile ora, quello è un gioco per lui, un gioco di cui conosce perfettamente le regole. Vorrebbe farla sua oggi, prenderla e poi limitarsi ad andarsene ma non sarebbe nel suo stile, vuole essere desiderato come un tempo era invece fonte di disgusto, come una vendetta divina lui vuole che la ragazzina impazzisca nel desiderio a questo la sta spingendo se la prendesse ora in quel dojo tutto finirebbe e la sua sete non verrebbe saziata, no meglio provocare, vedere fino a che punto riuscirà a legarla a sé prima di farla sua, fino a che punto lei riuscirà a resistere a quel desiderio. Tace comunque non continuando, insomma magari la genin deciderà di cedere ora e chi sarebbe lui per impedirle di prendersi almeno un assaggio? Le labbra restano quindi socchiuse, la fissa invitandola ancora una volta, la lingua che si intravede appena, un guizzo della stessa come a volerle suggerire qualcosa, lui è lì ed è come se si stesse offrendo su un piatto d’oro, pronto a ritrarsi certo ma non per questo lo dà a vedere, no lui sembra solo chiederle di togliersi quei vestiti e rendere quella stanza la meno retta di tutto il dojo, beh dopo le altre stanze in cui si è divertito ma evitiamo di sottolinearlo[chk on] [Dojo] Se tutto non sembrerebbe già abbastanza equivoco e fraintendibile, insomma, siamo lì lì dal disastro, o dal miracolo, dipende un pò il gusto libero dell'interpretazione personale, in casi come questi dove poco è lasciato al caso e tutto allude in una sola e singola direzione. Fà caldo, fa sempre più caldo e a lei sembra quasi che il cuore possa esplodere e venirle fuori dal petto, cos'è tutta questa dolce ansia? Non avrebbe mai pensato di trovarsi tanto in difficoltà ed in una situazione simile, non disdegna, ma allo stesso tempo non capisce e tutto gli appare confuso < ... > sono cose represse dentro di lei, voci alle quali non ha mai dato ascolto ed ora il diavolo tentatore sussura davanti a lei con quel miele velenoso che quasi la fa pendere dalle sua labbra, se non fosse che l'inspirare vocale classico di un breve spavento, la coglie, alla di lui prima parola, sembra un'ordine ma per lei è come se fosse giunto qualcuno di soppiatto alle spalle, spaventandola di colpo, in quella vocale aspirata che la porterebbe poi a lasciarlo proseguire, ancora la mano davanti alla bocca, si chiude appena avvicinando le dita tra di loro, l'altra è sul petto di lui, lo sguardo che ci prova, prova veramente a sostenere il suo ma è troppo, per essere la sua prima volta, per essere la sua prima cotta, non va bene, è un colpo basso, sembra quasi un'approfittarsi involontario che poi tanto involontario non è, mentre nella testa della ragazza risuonano quel pronome possessivo da lui pronunciato e la parola subito di seguito, lo sguardo di nuovo di lato, deve far fede all'onore e al motivo per cui è lì, non può cedere, non ora, non ancora, non adesso, testarda ed orgogliosa tanto che se lui vorrà vederla resistere per poi cedere, la Genin gli darà allora pane per i suoi denti < Io non.. Non credo che così vada bene.. N-non dovremmo.. > sono parole a metà tra l'essere precise e farfugliate, stordita in quel non saper nemmeno lei cosa dire, tentando di resistere con tutte le sue forze. Un'istante solo in cui lui getta lo sguardo indietro e lei andrebbe lambendo altri scorci di quel viso, posando nuovamente le purpuree sui di lui lineamenti, avida ma allo stesso tempo debole, visto che come lui torna ad osservarla lei svanisce nuovamente in quel presunto contatto, la mano non si toglie ancora dal petto di lui, la domanda giunge chiara ma velata di un'enorme e palese doppio senso, se non fosse che lei è effettivamente troppo pura e casta, troppo severa con se stessa e ligia, tanto che è solo una voce di fondo campo remota che gli andrebbe ad urlare il significato intrinseco di quelle parole, ma lei non la sente, è troppo distante e dalla sua concezione mentale e dunque resiste, seppur il modo nel quale risponde, risulterebbe allo stesso modo fraintendibile, per quanto sì, lei intende la spada, sul serio, quella di clan < Sono qui per questo. > e lasciando calare il sipario si questa scena in particolare, si andrebbe proseguendo verso quella dopo, verso una rottura quasi definitiva, il crollo della prima crepa di un vaso nuovo di zecca, intonso, meraviglioso, che incontra un mazzo di candidi fiori sin troppo belli, così da cedere, fine e delicato, sotto a quel loro fascino. Si volta verso di lui, percepisce il silenzio he sembra interminabile in quegli attimi e lo nota appena avvicinarsi con la coda dell'occhio, è quasi del tutto di lato il suo viso ma, di nuovo, magnetico è il fare e l'essere del Chunin, tanto che quei gradi che la separano dal ritrovarsi faccia a faccia con lui si annullano, quasi automaticamente, è inconscio ma è appena tremula, un brivido lungo la schiena, polo negativo e polo negativo le labbra dei due che sembrerebbero avvicinarsi, un'attrazione fatale, qualche millimetro a separarli, le starebbe socchiudendo gli occhi in quell'ipnotizzarsi, ma giusto in tempo, come un repentino estrarre di una lama, prende in mano la propria risolutezza, o forse semplicemente cede e non riesce ad andare oltre, non si sà di preciso, è un'insieme di entrambe le cose, la mano si ritrae dal contatto con lui e la destra libera, andrebbe flettendosi col polso, un'andare prima all'esterno dei loro visi, per poi piegarsi al contrario in quell'andare con un filo di veemenza, giusto per sentire il rintocco sulla pelle, poco più di un buffetto, ma percepibile. Uno schiaffo, un qualcosa che suona poco come adirato, un voler cercar di tracciar una linea di mezzo tra di loro, vuole resistere, deve resistere < Stupido, Saneatsu Senpai.. > sì, l'ha fatto, quel gesto specifico e poi l'ha chiamato di nuovo così, ora, vediamo di fare un bel respiro ed osservarla in quel compiere un mezzo passo indietro, portar le braccia ad incrociarsi tra di loro sotto al seno, per voltar nuovamente il viso di lato, una guancia appena gonfia, l'espressione che cerca di essere indignata ma è tradita da quel rossore sugli zigomi che se ne andrà solo tra qualche minuto < Umpf.. > e fissa una parete a caso del Dojo, in quello sperare di andare avanti, in quel non dover più cader preda di quel casino, non stasera, non di nuovo, è ancora troppo fragile. {Chakra on - stesso eq} La tenta continua in quel gioco, continua a provocarla fino al punto di rottura, la mano della ragazza si alza repentina e lui semplicemente si prende quello schiaffo, accomoda il gesto di lei voltando il capo di lato come seguendo la spinta di quella forza portata sulla sua candida pelle, lo sente il dolore e coglie il segnale, non che questo lo possa in qualche modo far demordere. La mano sinistra si alza andando quindi a poggiarsi sulla pelle come ad accarezzarla, gli occhi di lui vanno prima sul volto della ragazza e poi ad analizzare palesemente il corpo, continua a sorridere <oh se è solo quella che vuoi> ammette lui andando a fare un piccolo passo indietro. Insomma persino quello schiaffo nella sua mente è il pezzo in un puzzle ben definito, sì è stato rifiutato ma basta osservarla per capire che in realtà lo desidera almeno quanto lui desidera mostrarsi ed averla. La sua mano lascia i capelli della ragazza, la sinistra scivola dal su stesso volto <dimostrami di esserne degna> e con queste parole andrebbe verso uno dei muri di legno, immettendo un po’ di chakra dovrebbe sbloccare la serratura e far scorrere quell’apertura segreta così da mostrare molteplici armi divine, ognuna di diversa forma e fattura. La voce suona appena più distaccata come se si fosse giunti ad un punto di rottura, nuovamente nel mondo reale, la tensione nell’aria per lui svanisce. Arriverà il momento in cui la farà cadere ai suoi piedi, il rossore sul volto della genin non è che un indizio di quante possibilità abbia lui di farcela. Fa scorrere quindi il legno lasciando che le armi vadano a mostrarsi, loro le protagoniste ore <concentrati piccola> e con quelle parole la lingua torna semplicemente a bagnare il labbro superiore, un gesto che viene compiuto lentamente così che lei possa godersi interamente quel passaggio un po’ come…beh non è il luogo per approfondire il significato di quel gesto. Per quanto la tensione sia quasi scomparsa lui continua ad essere sfacciatamente malizioso di tanto in tanto, come per non perdere mai la sua attenzione, così da restarle in mente, da apparire nei suoi sogni fino al momento in cui non tronerà a cercarlo. Ma passiamo ora al vero motivo di quell’incontro <concentra il tuo chakra verso il terzo occhio e poi avvicinati alle spade, lascia che siano loro a ritenerti degna> e tace facendo un passo indietro, ora spetta solo a lei dimostrarsi una ver Koshirae. Certo potrebbe anche andare a perdere tempo con il rituale ma in merito quello ha giusto una piccola idea, il fuoco visto in lei si contrappone con il ghiaccio intravisto a Kiri in un altro genin, non sarebbe male vederli esibirsi uno contro l’altro, nell’ovvia speranza di vedere lei splendere e far fare una brutta figura invece all’altro, di cui per inciso si è pure dimenticato il nome. Tace comunque attendendo solo di capire se verrà scelta, se verrà chiamata e potrà effettivamente rendere il clan orgoglioso di lei [chk on] [Dojo] Lo osserva in quell'accogliere quel gesto, in quel rimaner con la mano sollevata per un paio di istante, lei, prima di incrociare le braccia, paonazza in viso in quel risultare terribilmente imbarazzata ma allo stesso tempo voler ostentare una serietà tradita, una tempra della quale di solito si forgia e va fiera, che oggi è venuta meno in quell'incontro tanto pesante ed oppressivo, seppur allo stesso tempo, spiacevole solo per metà. Ronza ancora in testa la confusione, mentre il contatto tra di loro si è sciolto, lei sembra acquisire di nuovo una temperatura consona, quasi avrebbe sudato di lì a poco senza muovere neanche un muscolo, rispondendo a lui ora con un tono più serio, più tagliente, riuscendo a guardarlo negli occhi in quegli istanti di pura, focosa determinazione, mettendo da parte la lussuria ed il piacere, lo sconvolgimento creatogli da lui, fregiandosi nuovamente di quel suo carattere indomito, il tono affilato come una lama anch'esso, le corde vocali a suonar note di pura ambizione < Lo sono da quando sono nata. > e finire lì, quel teatrino in rosa che stava volgendo oltre al limite del pudore, vertiginosamente, rimane salda nei propri confronti, lei, seppur con somma fatica, mentre lui l'ha già marchiata come preda, gli lascerà soltanto credere di aver vinto, questa volta, ma la prossima volta andrà diversamente, seppur un solo sperimentare, non aiuta più di tanto a diventar padroni di simili situazioni tentatrici . Ma basta così, bando alle ciance come si suol dire, lo sguardo si pone in direzione della famosa parete di legno decantata da diversi anni, la parete di quel luogo che cela quei tesori, unici ed inimitabili, svariati ma ognuno distinguibile e particolare, gli occhi si illuminano, quel lilla si tinge di una passione profonda per le armi e per le spade nello specifico, somma ammirazione e fervore che dona un nuovo senso ai suoi occhi che rifulgono di una tonalità diversa da prima, mentre annuendo, andrebbe a scostare dalla propria mente la presenza del Chunin < D'accordo. > direbbe con un fare più pacato e composto di qualche minuto fà, chiudendo gli occhi per andar dunque a concentrarsi e veder di muovere il proprio chakra, andando a farsi più seria e diligente che mai, al cospetto di quelle spade, di quegli emissari divini che la valuteranno e giudicheranno per così conferirgli quel nuovo, rinomato potere. Smuove il Chakra attraverso tutti gli tsubo e lo muove verticalmente verso la fronte, lo raccoglierebbe lì al centro sopra ai propri occhi, per poi lasciar che lo sguardo si schiuda nuovamente, in direzione del muro di spade, con l'Innata che dovrebbe teoricamente essere ora attiva, una sensazione che gli hanno descritto più volte, ma comunque unica, seppur è solo la metà dell'interezza raggiungibile con l'arma che la farà sua prescelta. Senza ulteriore indugio, solo con un'altro accenno che determinerebbe il suo essere pronta, in direzione di Saneatsu, vedrebbe quindi di muoversi in direzione del muro, passi ben precisi e contati, si avvicinerebbe al muro e solleverebbe una mano, senza toccare nessuna spada, sentendosi come attratta da tutte quelle forme e colori, lasciando le dita sospese nell'aria, incominciando a camminare parallela a quella parete, spensierata, di nuovo pura, pronta a ricevere il giudizio divino. { Se Koshirae I ck -1 - Chakra on - stesso eq} Osserva la ragazza andare ad avvicinarsi alle spade, tace lui fino a quando non la vedrà fermarsi, essere semplicemente richiamata e scelta da una di esse. Tace ora senza più parole da esprimere. Nel momento in cui la ragazza ci riuscirà si limiterà ad incoraggiarla a prenderla, sa che ci riuscirà non dubita certo di una simile bella donna, o almeno una bella adolescente. Come se le spade divine scegliessero in base all’aspetto. Ad ogni modo lui tace ancora e lo farà anche dopo che la ragazzina riuscirò a recuperare la propria arma, chiuderà quindi quella parete con un semplice gesto, senza altro da dire <organizzeremo presto il rituale, le divinità vanno onorate> solo questo, schietto e diretto sa perfettamente contro chi la farà esibire, nella sua testa la decisione è presa deve solo incontrare chi di dovere ed organizzare formalmente quel rituale di passaggio, sì la guerra sta imperversando sulle loro teste e anche se si sono mossi con fretta ora sente che finalmente è giunto il momento di sistemare e quindi archiviare la questione. Solo queste parole mentre tornerebbe a guadagnarsi l’uscita non prima però di fermarsi a recuperare il suo asciugamano. Non la guarda più, la serata è ancora lunga e basta farsi un bagno prima di uscire e godersi un po’ la gioventù. Semplicemente andrebbe lui ad uscire lungo il corridoio, esita appena voltandosi verso di lei, la fissa ancora una volta analizzandone il corpo <confido che saprai come e dove trovare il tuo senpai> sorride, malizioso ancora lasciando che possa immaginare lei in cosa potrebbe esserle utile, cosa potrebbe insegnarle e come potrebbero divertirsi quei due. Non ha altro da aggiungere, si limiterebbe ad andarsene a questo punto, silenzioso e ancora a petto nudo, l’asciugamano poggiato intorno al suo collo [end] [Dojo > ?] Inspira ed espira, l'energia scorre dentro di lei e la muove, la chiama come un sussurro ancora più intenso di quello del Senpai di prima, un richiamo divino che la muove in quell'andar in maniera apparentemente casuale a muoversi, facendo danzare le dita su un paio di pomoli, su dei manici, scuotendo lievemente la testa, no, non è quella, ancora più avanti, poco più in là, poi sarebbe come un sussulto, una conferma, un tremore delle mano stessa che esita solo per un'istante, afferrando il manico, ed è subito sintonia. Stringe le dita, quelle affusolate cingono il particolare manico e la spada vien sollevata dai propri punti d'appoggio, è una Komokuten e ha entrambi i colori neutri classici oltre che dei decori ad impreziosirne il profilo, una guardia insolita per una Katana che si protrae con una sorta di ala, sembra un simbolo d'equilibrio e pace allo stesso tempo, ai suoi occhi, l'arma perfetta < Lei. > dice semplicemente andando quindi a posare la lama sull'altra mano, dopo averla sollevata per farla bagnare della luce del sole, osservandola, con l'occhio sinistro che dovrebbe mutare dal viola scarico solito a diventare la riproduzione dello ying e dello yang, lasciando così quella figura particolare a render lo sguardo più che eterocromo, particolare ed affascinante, mentre con un sorriso soddisfatto, si volterebbe quindi verso il Chunin. Una breve pausa, piega metà del busto in avanti reggendo la spada un mezzo inchino < Ed io stessa sarò onorata di rendergli omaggio. > poi si risolleva pacata e la guarda con uno sguardo amorevole e rispettoso, tra sè e sè, persa nella bellezza di quella reliquia < Ha detto di chiamarsi Takemikazuchi. > l'ha sentito, che sia stata immaginazione o l'innata in sè, non lo sà nemmeno lei ma semplicemente si immerge in quella consapevolezza sentendo quasi la spada vibrare in risposta a quel nome del dio del tuono e della spada. Un fulmine come il suo elemento, una spada per giustiziare gli impuri. Lui incomincerebbe allontanandosi e lei lo osserva, distoglie lo sguardo da quella spada per andar quindi a posarlo di nuovo su di lui, non immune al suo corpo ma ora più forte con quella stessa lama tra le mani, ancor più risoluta, lo osserva e delinea i lineamenti del viso ed i rilievi tonici del corpo, stuzzicata in quel voler resistere e persistere nel guardarlo, una sfida che supererebbe in quel guardarlo allontanarsi, soffermarsi e poi quindi proferir quelle parole, trovando in risposta lo sguardo della Genin che si fà di nuovo tagliente, piega appena la testa in avanti di qualche grado tingendosi anche di un velo di malizia che non gli appartiene, i rosati a cingerle il viso con un che di languido, seppur pare quasi un'accettare di un'altra sfida ancora < Vedrà.. Sarò una degna allieva. > esordisce in quel modo e si fregia di quel dire, di quelle parole che risuonano come un desiderio di dimostrarsi sì una degna combattente, ligia e rispettosa, ma allo stesso tempo è un qualcosa di impreciso che si cela dietro quelle parole, un voler esser probabilmente qualcosa di più,, un'aver subito una prima crepa in quell'animo così affilato e resistente, ma fragile sotto alcuni punti di vista. Un'inchino, dopo averi posto la spada di lato nell'obi, tutto il busto in quel prostrarsi nei confronti della figura di lui che svanisce lungo il corridoio, un vago rossore ancora su quel viso, allontanandosi poi dopo aver rimesso i sandali, accompagnato da quel rimo scandito dal legno, forte di un nuovo potere, ma debole di un nuovo peccato. { end }