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Capire ed Essere capiti

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Giocata di Clan

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con Hanae, Ren

22:05 Hanae:
 Scruta oltre il nero abisso del lago e la sua intera figura si riempie della solita inavvicinabilità. C'è un'aura unica attorno a chi costantemente sta riflettendo su qualcosa, a chi passa ogni attimo del proprio tempo ad elevare le proprie facoltà emotive ed intellettuali. E' necessario più che coraggio per avvicinarsi e interromperli, con la supposizione onnipresente che il proprio intervento possa essere sgradito. Forse, serve passione. O abbandono ad un qualcosa di inarrestabile, o forse essere semplicemente stupidi. Nel caso di Ren la risposta giusta non è nessuna di queste. L'Insonne ha fatto sì che un clone creato con la moltiplicazione superiore la raggiungesse per sussurrarle la fatale necessità di un incontro di fronte al Lago, ed immediatamente è sparito, senza aggiungere nient'altro. Il capo è appena chino e gli occhi color oro tentano di trovare il proprio riflesso nella superficie scura ed immensa di quel lago. Da le spalle a qualsiasi cosa, e considerata la distanza alla quale si trova basterebbe una debole spinta per farlo precipitare nelle profonde acque che in più occasioni hanno assistito al proprio fiorire e sfiorire. C'è qualcosa di rinnovato, in lui. Aperto sul petto, un po' come fosse una giacca, indossa un Haori che oggi differisce dal classico violaceo tipico del Suono per abbracciare un rosso passionale che si rifà al colore della lycoris, il giglio rosso rappresentato persino dal kanji attaccato al suo viso, quel simbolo che inesorabilmente lega Hanako al proprio corpo, impedendogli d'essere mai distante. Sotto l'Haori porta una sottoveste bianca, incastrata sotto la fascia elegantemente ornata con bordi dorati che stringe i suoi fianchi, rendendoli appena più piccoli e ben più rigidi al tatto di quanto non siano realmente. In effetti, qualcosa in lui richiama il fiore che lo simboleggia da che ha ricordo. Il giglio dalle delicate forme misteriose, che si lega a più e più leggende del folklore delle terre ninja. Proiettata dal perfetto bagliore lunare, la sua ombra è ben più estesa della propria figura; ed il viso è illuminato da una luce forte e soffusa, che fa apparire persino L'Insonne come spirito. L'innata del clan è attiva, garantendogli la comunicazione istantanea col proprio spirito e specialmente l'accesso alle tecniche di clan. E' semplice, attivarla, basta che il chakra confluisca partendo dagli tsubo per raggiungere il sigillo al viso, destandone il potere nascosto e permettendogli d'accedere a lui e Hanako alle due sfere dell'Onmyodon, lo Yin e lo Yang. La mano destra è calata lungo il fianco, rivelando appena un pezzo di carta piegato elegantemente che Ren potrebbe già identificare nelle forme d'un testamento, probabilmente quello appartenuto alla sua padrona: Kurona Kokketsu. Ha altro con sè, più fuuda, più messaggi, ma per il momento son velati sotto le larghe maniche del vestito. "Capire ed essere capiti." La qualità di una vera amicizia. Qualcosa che ha sentito per un attimo appartenergli mentre la lama perforava il petto della trapassata. Qualcosa che sta coltivando assieme al demone, a cui in parte rivolge queste parole. E qualcosa che deve naturalmente sbocciare perché possa coesistere con la persona che sta per incontrare. Il suo tono non è basso nè alto, neutro nelle sfumature, quelle parole potranno già esser udite dalla distanza ad un sopraffino udito da shinobi. { Chakra on } { Seimei on} { Hanako affianco a lui}

22:24 Ren:
 Rispondere. Non è forse questo che Ren sa' fare meglio? E sebbene sembri una linea piatta, incapace di curvarsi, è tanto ligia al rispondere da non aver bisogno ulteriori verbi da quel riflesso di chakra mandato a chiamarla. S'è issata dalla sua scrivania, quel pezzo di legno marcio dove rimane ricurva notte e giorno - lasciando che Ekazu, da quando è entrato nella sua vita, possa vederla estraniarsi. Divenire aliena di questo mondo. E forse deve apparire così, da fuori. Così minuta e delicata da esser incapace di essere utile? Così fredda da risultare anaffettiva. Così bianca, come un foglio privo d'arte. Eppure il richiamo di /Lui/ le ha fatto abbandonare quell'antro sicuro, la nicchia dove si nasconde, alzandosi - e muovendosi esattamente come farebbe un automa. Ha lasciato il chakra fluire, come pigri torrenti, ricorrendo all'onmyoton tramite l'effige che ha vincolato Sen a lei in modo indissolubile. Mai sola. Mai davvero con quelcuno. "Che? Ora rispondi a qualcun'altro?" La voce rauca di Pomyu, come un graffio che ribolle, è il riflesso di quella della giovane Seimei. Rauca e densa, una voce piena e femminile, ma pur sempre sapida di elementi distintivi. Indossa un paio di pantaloni dal taglio dritto, i classici con pince che ricordano un completo gessato - con righe verticali pallide - d'un color caramello sbiadito dalla stoffa, molto simile al lino. La juban incastrata diligentemente sotto la cintola è giusto appena pinzata a livello del ventre a ricreare un pigro rigonfiamento - così come le spalline appena più larghe della misura che dovrebbe calzare alla perfezione a Ren, ogni tanto si scansano dal pallido promontorio lasciandolo e morendo candidamente contro la base della spalla. Una mise atipica. Androgina. Una mise che vuole con tutta se stessa richiamare quello yukata che ha smesso d'indossare da oramai quasi una settimana - come se la morte della madre fosse in qualche misterioso modo una violenta scissione tra quello che è, e quello che era per compiacerla. L'aspetto efebico, esangue, di chi rimane impassibile al mutare del mondo e degli eventi. Chiuso nella sua bolla. Nel suo essere niente e nessuno d'importante. Le dita della mancina si muovono addosso ad un libro dalla copertina in cuoio che tiene premuta contro il costato, muovendosi con una cadenza ritmica. Ne' nevrotica, ne veramente calma. La palpebra perennemente calata alla metà di quel medaglione in pietra che è l'iride, mostra l'effige Seimei: Un triangolo retto, sola linea nera come un orpello singolare che orna il centro perfetto della palpebra. Appena occultato dalle pieghe della palpebra. Lo stesso che paradossalmente porta, nell'occhio opposto, Pomyu. E se lei è ritta, come un soldato, lui riman moscio sulle spalle e la schiena - scremando il suo metro e novanta in un misero metro e ottanta. Il testone da pupazzo, sfregio al suo esser traditore, cucito alla base del collo da fili nero pece. Porta un kimono maschile privo di pieghe d'hakama, con un haori color vinaccia sulle spalle, appena sgualcito. Le braccia molli ai fianchi che piegano piano i polsi verso l'interno. Si trascina, a differenza di Ren, a rimaner di lei - solo l'ombra. E alle parole che lui le ha rivolto, per lunghissimi istanti non ci sono state risposte - ma ora, ora che supera la cresta levandosi di dosso l'ombra, schiude le labbra e senza neanche muoverle fiata. < Sempre, Pomyu.> Bastano poche parole, gravide d'estro, a lasciar intendere un punto stabile a chi già sapeva, dentro di se' la risposta. I passi alle spalle sono decisi, di chi sa' dove sta andando e dove deve arrivare. I passi di chi si veste di garbo e si fa' percepire volutamente, per semplice educazione. Il libro sotto al braccio premuto viene scostato appena nell'allacciar ambo le mani alla base dei lombi. Ciocche d'arancio che scivolano attorno al viso sebbene legate in un minimo codino alla base della nuca. E costellazioni sul viso, caffelatte, che s'esaltano nel riflesso distorto che incornicia Nemurimasen. O meglio. Il suo inconsapevole e deceduto involucro. Non una parola. Non una piega. Lo guarda dal riflesso muovendo lentamente le iridi ad affogar nell'oro delle sue. < E' quello che vuole, signore?> Capire, ed essere capiti. E forse l'imbarazzo d'origliare c'è, sebbene non si riflette in alcun modo sul viso niveo, ora illuminato dal plenilunio. [ck on - onmyoton III - Pomyu dietro di lei.]

22:53 Hanae:
 Ai propri spiccatissimi sensi giunge con lungo preavviso il passo altrui, distante, ma abbastanza dall'esser compreso come presenza umana e non animale. Non si cura di voltarsi, forte d'una certezza superiore per la quale è convinto sia impossibile che proprio adesso incontri un nemico. Non avrebbe alcun ruolo qualsiasi tipo di incontro possa avvenire adesso, se non quello con Ren. Un pensiero lo turba appena, l'idea che in tanti conoscano un segreto che ha fatto pagare caro alla capoclan Yakushi, senza davvero rivelarle niente. Se c'è una cosa per cui punirebbe Kurona, se solo ne fosse capace, sarebbe proprio d'essersi circondata di tante persone al momento finale, molte delle quali son troppo fragili per aver vita in questo mondo. Eppure, conoscendone pensieri e trasfigurazioni dell'animo non può realmente biasimarla. Come avrebbe potuto sapere che lui sarebbe giunto? Era la più bella fine che potesse causarsi da sola, circondata da persone che avrebbero pianto ma a cui è stato ordinato di non farlo. C'è però qualcosa di rinnovato, nel suo modo di fare. Dopo aver messo in chiaro la sua fatale menzogna, snudando non solo tolleranza ma anche goduria verso ciò che è doloroso in vita..Percepisce una leggerezza nuova. Sa di poter dire a gran voce al Rokubi che anche comprendendo le azioni della defunta, l'avrebbe comunque punita in qualche modo per averle commesse. Anche nella perfezione di quella logica e nella giustizia che da sola s'è fatta, l'avrebbe voluta ferire un'ultima volta, giustificando tutto come il prezzo per aver avuto ogni responsabilità su quel corpo e testamento. Istintivamente, la mano libera s'alza sugli occhi e l'indice scivola lungo il naso, come se stesse sollevandosi gli occhiali. Ma di occhiali non ne ha. Un tic istintivo che lo porta a sorridere e percepire contemporaneamente la mancanza di quello stiloso accessorio che fino al cambio corpo caratterizzava l'Insonne e Katsumi. Il proprio sguardo è capace di scrutare ad una distanza ancor più alta, le forme lontane non appaiono più dure ad esser sfocate ed ancora percepisce un vago fremito alla realizzazione che il suo attuale involucro manca di qualsiasi difetto. Raggiunta una valida distanza da sè, forse venti metri o poco più, ruota lentamente il busto e il collo, rivolgendo di sbieco uno sguardo a Ren per fissarne le forme dalla punta della testa fino ai piedi. Pomyu viene ignorato, forse perché non oggetto del proprio interesse, forse dando l'idea che non sia ben disposto ad ascoltare qualsiasi altra persona al momento. Gli giunge una domanda all'udito ed immediatamente si riporta con lo sguardo dritto sul lago Nero, osservando un po' più in fondo, non cercando più il proprio riflesso ma quello della splendida luna. Lentamente ed inesorabilmente alza il foglio su cui son state scritte le ultime volontà di Kurona, portandolo di fronte agli occhi per poi ripeterne un estratto. "Ran Seimei, erediti la gestione delle giovani Maiko. " Spezza il discorso, alzando il foglio sull'asse delle y per mettere di fronte al suo sguardo un'altra parte di quel testo, un po' più in basso rispetto alle ultime parole lette. "A Ren, lascio il dovere di rispondere alla tua parola, quando imperativa." Son parole aggiunte dalla stessa donna, che per quanto note forse la Seimei non aveva davvero avuto occasione di leggere. Dopo averle pronunciate, ripiega il foglio tenendolo fermo nello spazio tra indice e medio, facendolo scivolare lentamente nelle grandi maniche dell'Haori indossato. "E' quello che voglio. Hai visto che ho mangiato l'essenza della tua Maestra. E l'ho aiutata a spingere fatalmente la lama nel petto. " Finalmente, si volta, dando le spalle al Lago per fissare l'allieva della Kokketsu. Scruta più intensamente i tratti di quanto ha potuto fare poco fa. "Sei la più astuta delle allieve di Kurona. E certamente capisci il *perché*. Le tue emozioni saranno un ostacolo?" Inizia la vera valutazione, senza perder tempo. { Chakra on } { Seimei on} { Hanako affianco a lui}

23:21 Ren:
 E quell'immagine, che butta acqua in una figura già non totalmente definita. O forse così volutamente onirica? S'osserva senza vanesia, anzi, con un indifferenza tale da esulare quasi chi non riconosce se stesso nel proprio riflesso. Ma solo un ombra. Un viso sconosciuto. Un viso che sembra essersi raccontata essere il suo - ma senza averne certezza alcuna, in realtà. Da quando s'è persa nel riecheggiare della propria figura, dietro a quella di Hanae - rialza il mento solamente quando è questo a muoversi. A donarle il primo di quegli sguardi vispi, gli sguardi che di sicuro non appartenevano alla figura raccontata nei diari della Kokketsu. Ed il quesito sporge spontaneo, forse furibondo addirittura - cercando un appiglio concreto tra quello che vede e quello che le è stato raccontato da /lei/. Non mette in dubbio la parola, eppure, sul fondo delle meningi, quei quesiti emergono tempestosi. Perchè lui? Che importanza può avere, per lei, tanto da volerlo lì. Volersi far trovare dal Jinchuurichi? Perchè, Nemurimasen? Eppure non emette verbo, nelle sue spalle strette da cui la canottiera pallida che prima era l'intimo del suo kimono da maiko - ed ora è orpello di un passato che passato non sarà mai. L'haori sulle spalle, morbida seta d'ame, porta l'effige del clan senza sede e senza nucleo - dove il vento l'accarezza ai lembi facendo si che questi le frustino le cosce. Eretta, come una statua greca. Con il mento affilato che va' abbassandosi, inevitabilmente, per poter scorgere quel pezzo di carta a cui fa' riferimento. E pensare che di lui, può sapere solo sprazzi di pura follia. Eppure non le importa. Le maiko invece lo temono. Da quando hanno dovuto seguirlo, per seguire la salma della Donna Bianca - hanno travisato ogni incontro con il figuro, trovando centinaia e centinaia di scuse. Ren, invece, ha risposto. Forse non è la più astuta delle allieve di Kurona. Forse, semplicemente, è quella di cui è andata più fiera. Quella che ha tirato su dal pozzo sacro, come un dono - o un martirio verso gli Dei che di lei, hanno rifuggito lo sguardo; ora sposta le iridi, opali artici, addossandole sul capo d'Hanae. Incapace di contatto visivo diretto, come una bestia alla quale è stato insegnato stare al suo posto. Parole che non conosce, a dire il vero. Non è dato ad una semplice Maiko, sapere il volere della padrona, se non dal suo diretto successore decretato. Nemurimasen. Quindi lo sguardo vaga, lo osserva per prestargli l'attenzione che merita, ma mai senza infilarsi nei suoi occhi davvero. Abile schivatrice di sguardi. < ... > A dire il vero il perchè non lo sa'. Non le è stato detto. Forse l'enigmatico essere pallido, ha voluto lasciarle l'ultimo enigma? Le ciglia battono finalmente, come se prendesse fiato dalle movenze del minuscolo gigante che le sta seduto d'innanzi. E sebbene non abbia parlato, fino ad ora, la voce sfila dalle labbra come un semplice sussurro. La voce di chi non parla spesso. E fuma, per annegare i pensieri in nubi dense. < Non sono un abile analizzatrice d'emozioni, Shujin. > Le labbra si muovono impercettibilmente, pallide come fiori di ciliegio. Ed il passo che s'arresta, finisce con lasciar indietro Pomyu - che osserva con occhio torvo e disappunto la situazione. Probabilmente non gli piace l'essenza di Ren. Il suo esser incapace, a trecentosessanta gradi, d'avere un proprio volere. O forse, il proprio volere c'è - ma non è veramente comprensibile. Gli occhi si abbassano appena, calano le palpebre a nascondere per qualche frangente quei proiettili d'argento sul viso di Hanae. Il ginocchio sinistro si china per primo, andando a posarsi a terra. E sebbene abbia bruciato la divisa da maiko, le movenze le sono rimaste addosso. Come un tatuaggio. Ginocchia strette. Glutei sui polpacci. I tabi si stortano verso l'interno, punta contro punta, creando un sostegno per la schiena drammaticamente dritta. < Ne' sono in grado di comandare. Temo Hanabutsuji-sama abbia voluto affidare il ruolo a Tsuki. Lei. > Il soffio di voce si spegne, per qualche istante, per poi riaccendersi. < Lei, è sempre stata la sua favorita. La miglior kunoichi dell'Okiya del Crepuscolo. > Forse sì, forse Tsuki merita l'importanza. Ren è sempre stata quella all'angolo. Al buio. Quella che sussurra all'orecchio e poi tace, rispondendo della parola di chi comanda su di lei. Oggetto. Mezzo. Mai, veramente, una persona. Il capo si decora di ciocche corallo mentre s'abbassa. Come se lui avesse fatto un errore e lei, ora, volesse chiedergli scusa. [ck on - onmyoton III - Pomyu dietro di lei.]

23:52 Hanae:
 Si sofferma per un momento sulla propria figura. Interagendo con qualcuno che non sia il demone, si rende conto di come stia mettendo di fronte alla curiosità verso la qualità della tazza di fronte a sè qualcosa di diverso. Non giudica Ren in quanto persona che possa dargli qualcosa con cui arricchirsi, per un istante ne valuta soltanto il potenziale. Tenta di comprendere se l'eredità d'un defunto possa in qualche modo vivere con chissà quale compromesso oppure no. Diventando onesto con sè stesso, sarebbe meglio che in questa nottata il Crepuscolo annientasse completamente chiunque Kurona avesse trascinato con lei verso la morte. Far cadere la scure sulla testa altrui e spaccarla con brutalità esteticamente poco caratteristica ma interiormente abituale. Eppure lo sguardo si porta al proprio lato sinistra, osservando qualcosa poco più alto di 160 centimetri, di invisibile perché non reale. Ed improvvisamente ha la sensazione di parlare alla s u a ombra sospesa nella polvere. Le pupille si dilatano con un fare completamente impercettibile a sensi comuni, ma appena notabile da chi ha affilato i propri sensi oltre l'umano. La domanda sorge spontanea: si può prendere la follia di un'altra persona? E lo sguardo si fa improvvisamente cupo, realizzando che la scure invisibile tenuta sulla mancina è stata arrestata nel suo moto dai sentimenti della Kokketsu che ha assorbito. Folie à deux. Un termine che indica la psicosi condivisa. Eccola, la conseguenza del divorare un'anima. Dopo aver metabolizzato i ricordi adesso si scontra con gli impeti vani di chi non esiste più, nè nella terra nè in qualsiasi mondo ultraterreno. In quel momento che quasi è sogno si chiede se possa vivere con se stesso sapendo ciò che ha fatto e che farà. Ma le parole di Ren spezzano quella fittizia tensione, riportandolo alla realtà, dove è ben conscio che sa di poter vivere con ogni cosa e che si abituerà ad ogni propria ambizione. Vede le sue intenzioni, una scintilla profonda che spiega con certezza perché Kurona abbia scritto il suo nome nel testamento e non quello di un'altra figura. Eccola, Ren. Lei che osa mettersi al cospetto come fece il grande Drago dinnanzi al 666 nell'apocalisse. Improvvisamente, osservando quella scena di completo abbandono, sente di volerle mostrare tante cose. Un guscio non vuoto ma estremamente vacuo, che può essere riempito con ogni cosa. Chissà, se Hanabutsuji ha visto tanto lontano, nel suo testamento. "Hai ragione, Seimei. Non sei un'abile analizzatrice d'emozioni." Non lo sarai mai, forse; ma a lui non importa, fa parte della fragile bellezza altrui. Sottolinea con una sfumatura che va colta come un suggerimento; La kunoichi sottomessa a lui potrebbe aver interpretato male i sentimenti di Kurona e la sua vera opinione delle sue potenzialità. "Sei disposta a sacrificare la tua vita?" Convinto di ciò che fa, inizia quel formale rito. "Sei disposta a uccidere?" Sa già queste risposte, ma più s'addentra in quel formal discorso e più s'infervora. "Sei disposta a commettere atti di sabotaggio che potrebbero causare la morte di migliaia di persone innocenti?" Ancora, continua a martellare. "Sei disposta ad abbandonare la tua identità e sacrificare ogni cosa del tuo passato? Accetteresti il suicidio se fosse un mio diretto ordine?" Tutto questo dire impersonale lo porta finalmente a puntare gli occhi su di lui, muovendo qualche passo per ridurre le distanze fintanto che non si riducono a pochi metri. "Voglio che la risposta sia sì." Questa volta parla per destare lo spirito altrui le dà un ordine, con la possibilità che sia davvero il metodo migliore per toccarla. { Chakra on } { Seimei on} { Hanako affianco a lui}

00:29 Ren:
 Oh Hanae, che dispotica creatura che sei divenuto. La verità ha tante facce e tante sfacettature - e l'ultimo drammatico canto di Kurona, ha voluto lasciare nozioni definite che forse, con il tempo, capirai meglio di mere immagini ed emozioni. Da persona estremamente incline al cambiamento che era, alla fine della sua vita ha desiderato lasciar orme innevate delle sue volontà. Lasciando ai poveri terreni la libertà di interpretarle nel modo corretto, o nell'esatto opposto. E nonostante il vento carezzi le spalle di Ren, lei rimane con il mento eretto all'apice di un collo affusolato, perennemente teso in avanti. Probabilmente il suo non parlare, il suo non emettere alcuna vibrazione di sorta - probabilmente è proprio questo quello che amava Kurona. Esser bianca. Da piegare e malleare. Solo solo fossimo capaci di vedere sotto lo strato di questo soldato di terracotta, si scorgerebbe la realtà di ricordi involontariamente cambiati. Il riflesso di sopravvivenza è tanto alto, da essersi spinta a tanto. Da dirsi delle bugie. Il capo si scosta, ne insegue le parole, e quando il silenzio si rompe lei è capace di mantenerlo come chi, si getterebbe nel fuoco con l'ambizione dell'onore. Ma attenzione, la verità è ben differente da quel che sembra - e le plumbee, brancolano nella luce onirica della propria ottemperanza. Finalmente issa le ciglia, mostra l'iride - dove la pupilla lentamente dilaga. Fino a creare una corona di ferro. < Sì, Shujin. > Canta come un usignolo, sebbene non sia così dolce la sua voce. Nivea tanto da esser impensabile, cosa ci sia dietro a quel viso. E in un attimo, sfiorando il viso di Hanae con le pupille - una piccola crepa nell'idilliaca bugia che è la sua vita si forma. Un nodo allo stomaco. E sente quei sussurri, nell'orecchio, che la spingono a realizzare qualcosa che non sembra conoscere. Il desiderio di vivere. Come quando posi i piedi su un cornicione e un vuoto d'attanaglia lo stomaco. Eppure il viso non è capace di rifletterlo. Come se fosse un manichino rotto ed abbandonato. C'è - quella voce - c'è. E inesorabilmente cerca di riportare a galla ricordi che non le appartengono, o che invece le appartengono più di quanto pensa? < L'accoglierò, la morte, mio signore. > Il sussurro che viene dopo è mosso da mani che sembrano non appartenerle, marionetta spenta e vuota. O ti sei fatto un idea sbagliata. E la verità esce da quel musino delicato, come baci alla cicuta, mentre issa il mento lievemente a lasciar che la luna le si specchi addosso. Le efelidi come pigre macchioline rimangono distese, senza reazioni. Come se qualcosa nella nervatura delle rughe mimiche - non le permettesse di mostrarsi. Innamorata. Triste. Felice. Non ha neanche gli occhi rossi per la morte di quella che è, legalmente almeno, sua madre. Di quel pallore che ricorda nitidamente. Il primo, ed ultimo, ricordo. < Ma prima, ho molto da dire. > ... < Ho bisogno di parlare. E poi morirò. > ... < O morirà chi, dal canto suo, non riuscirà a sopportare la verità che esce dalla mia bocca. > I deboli. Chi ignora. Questa leggerezza che vige nel mondo. Come se tutto fosse dovuto - come se tutto fosse sempre stato così. Lei, che beffe, la regina delle menzogne. Il suo intero aspetto è una bugia. Morirà, se lui lo domanda, ma solo dopo aver compiuto il suo dovere in questo mondo. Il tomo che stringeva sotto il costato viene abbassato sulle ginocchia, privo d'effigi e significati - ma c'è un simbolo disegnato a fuoco sulla pelle. Un palmo che sorregge una luna. Lo lascia, come se avesse poco significato - scostando i palmi sulla punta delle ginocchia ed abbassando il capo in sua direzione. Scopre la nuca, come se volesse dimostrargli di essere pronta. Che peso ha uccidere chi non sta vivendo? Uno spettro. Un ombra. Chi è nessuno e ne è consapevole. Se solo Ekazu la vedesse, ora - si vergognerebbe di lei? Probabilmente sì. Ma è conscia di non esser capace. Di esser solo il mezzo, per un fine più grande. E con il capo basso, il ventre schiacciato fino a sentir i muscoli tirare sui lombi. < Non provo pietà. > Non provo niente. Questa è la verità. Non provo nemmeno dolore. Non provo felicità. Non so cosa sia l'ansia, il desiderio. C'è solo una macchia nera e nefasta in questa tela, che va ingrandendosi - disegnando dita oblunghe. E lei rimane ferma, dopo quelle parole, guardando la terra pestata dalle ginocchia. < Usatemi. Ma lasciatemi la libertà di fare il mio dovere, per questa terra. Solo questo, Shujin. > [ck on - onmyoton III - Pomyu dietro di lei.]

01:02 Hanae:
 Eccolo il passo avanti, per l'Insonne. Un'onestà intellettuale che finalmente pulisce la macchia che sentiva d'avere fino a pochi giorni fa. Dover far finta di non godere delle sue azioni l'ha portato in un vortice di pensieri, ed esprimere ad alta voce che le sue azioni avrebbero compreso la distruzione - qualsiasi sia il fine superiore a cui anela - fa da rivelazione completa al Sei Code. Il Demone ha iniziato recentemente ad ascoltarlo davvero e lui ha deciso di conseguenza di esprimersi, cercare di dar una nuova prospettiva ad entrambe quelle antiche e rare anime. Ha deciso di capire ed essere capito, come auspica a poter fare con ogni membro della Yugure; ma forse, questo è un evento puramente verosimile. Soltanto divorandolo uno spirito può essere compreso, vale per gli altri e per sè. Il proprio chakra inizia ad esser violentemente mosso come se volesse esser svegliato da un profondo sonno, silenziosamente e rifacendosi alla propria coscienza andrebbe ad afferrare un frammento del potere del Demone per espellerlo da ogni tsubo e circondarlo come una flebile aura rossastra. Con potere e chakra rinnovato, sarà certamente capace di dare ogni cosa alla figura di Ren. "Non ti dò la libertà di fare il tuo dovere. Ti ordino di farlo. Vivrai fedele a te stessa e lo farai nel Crepuscolo. Questo è il prezzo che Hanabutsuji ha imposto." Commenta, avvolgendosi di quell'energia superiore e sfruttandola per farne un ago di chakra reso appena visibile per volontà propria. Un'energia ovvia e superiore che avvicina con estrema gentilezza all'altra, invitandola implicitamente ad abbandonare ogni forma di resistenza mentale per concedersi completamente alle proprie intenzioni. Il sacrificio è importante, Ren, lo scoprirai presto. Donandoti quei ricordi non sta semplicemente offrendo a Kurona un frammento d'immortalità cercata, ma sta dando a te la sua essenza, ti sta offrendo la possibilità di innalzarti a giudice e contemporaneamente di completarti usando quell'essenza aulica. A lui non basta l'obbedienza negativa, nè la più avvilente delle sottomissioni. Ti arrenderai completamente all'Insonne e la tua sarà una scelta fatta con piena coscienziosità e libero arbitrio. Nemurimasen non distruggerebbe mai un eretico perché gli resiste; preferisce convertirlo, depurarlo da ogni male ed illusione, conquistando la sua identità mentale per riplasmarlo. Ma ovviamente, questo si applica agli altri suoi simili. Creature rare ed elevate. Nessuna figura comune meriterebbe il suo sguardo tanto a lungo, e quando Ren lo comprenderà allora potrà anche capire quanto valore è stato dato al rapporto con la defunta Kokketsu. "In quanto a me, ti imporrò un prezzo diverso." Commenta seriamente, e adesso il chakra dovrebbe sfiorarla, insinuarsi nella mente di lei e dare avvio ad un istantaneo e complesso processo nel quale le manipolerà la memoria, inserendo veri e propri ricordi appartenuti alla donna cui anima è stata divorata. "Dormi." Il sogno ti preparerà alla vita da sveglia. { manipolazione della memoria } { possessione parziale } { bla bla }

06:45 Hanae:
 Osservando la figura che ha appena fatto un voto di fede all'ideale del Crepuscolo rimane inizialmente immobile, persino un po' stupito. Gli eventi a partire da Kurona fino ad ora si son susseguiti con una violenza e rapidità tale dal poter essere definiti a tutti gli effetti disarmanti. Le mani s'alzano al petto e le dita s'incrociano per formare il sigillo della scimmia; immediatamente, muove un passo avanti, ed allunga entrambe le piccole mani all'altezza del capo altrui per poi posizionare le dita ai lati della fronte. Dando per scontato che l'altra sia semi immobile, il proprio chakra e quello del Sei Code andrebbero confluendo nel corpo della Seimei con lo scopo di raggiungere il cervello e dare un improvviso segnale di blackout. Riuscendo, Ren si ritroverà effettiva dormiente nella posizione in cui era rimasta, e lo rimarrà per abbastanza tempo dal permettergli di continuare a donarle il chakra necessario ad alterare i suoi ricordi. Terminata l'attivazione del jutsu si scosta, lasciando semplicemente un filo di chakra a malapena visibile che mantiene attivo il secondo genjutsu che gli permette di inserire passo dopo passo alcuni dei ricordi che ha afferrato cibandosi dell'essenza di Hanabutsuji. Si ritrova empatico e contemporaneamente distaccato da ogni cosa, una forma di 'bipensiero' come viene chiamata in qualche forma arcaica e superata di linguaggio. Il suo è un processo psicologico che gli consente di convincersi e credere fermamente che ogni cosa possa esser fatta e disfatta; possiede la volontà di sostenere contemporaneamente un'idea ed il suo opposto. Questa adozione lo rende colpevole e innocente allo stesso momento, dandogli piena consapevolezza di esser convinto di una veridicità falsa ed essendo contemporaneamente capace di difenderla e crederci. Se lo volesse, potrebbe credere di volare e sarebbe in grado di farlo senza far ausilio di alcun genjutsu o chakra. E' molto più di potere ciò che l'Insonne possiede, è molto più che la possibilità d'opprimere le grandi forze del mondo ninja facendo uso del bijuu: possiede la capacità d'essere completamente trasparente. Può assorbire infinita luce e diventare lui stesso portatore di quella virtuosa emanazione di energia, privando gli altri. Con il chakra del demone che ancora scorre al di fuori del suo corpo, come non può sentirsi portatore e contemporaneamente annientatore di virtù? In quella scena di solitudine, di fronte ad una Seimei svenuta e al suo spirito che poco distante lo osserva, rimane fermo, udendo la voce superiore del Rokubi, cui nome è ancora incognita. "Inizio a vedere oltre la tua maschera, Insonne." Quelle parole, soltanto da lui udibili, segnano un enorme cambiamento.

06:45 Hanae:
 Le pupille si sgranano percettibilmente quando viene chiamato con un appellativo che si rifà al proprio effettivo nome. L'insonne, un modo di definirlo quasi identico a Nemurimasen. La Lumaca gli dà un segnale alquanto profondo e nascosto di come le cose siano evolute. Dopo aver discusso in lungo e in largo, dopo aver portato via da quella terribile caverna il Bijuu, dopo aver giocato più e più partite negli intermezzi del suo pellegrinare...Ha conquistato la possibilità d'essere riconosciuto come l'entità che è e non semplicemente come un contenitore capace di sopravvivere all'immenso chakra altrui. E' ancora lontano dal suo romantico sogno di poter capire ed essere capito da quella formazione naturale di chakra, ma adesso lo sguardo che a lungo le ha offerto sta venendo ricambiato. Forse il passo definitivo era accettare di non potersi fingere qualcuno che non è. Non sta semplicemente effettuando un martirio per il mondo ninja, è una prospettiva potenzialmente accurata ma non corretta. Il suo non è un sacrificio della vita accettato in nome della fede, perché elevandosi ad entità superiore ha abbandonato l'astrattezza del termine 'fede' per abbracciare qualcosa di reale. Non sta più sfiorando il Divino, lui è diventato parte del Divino. Salvare vite è eccitante quanto stroncarle. "Rimettetevi alla mia passione, venerabile Rokubi." Le labbra si schiudono in un debole sussurro, con un tono che par quasi festeggiare questo evento; la passione è un bene, Sei Code. Permette che il sangue pompi. E non è forse la sicurezza una delle ricerche più curiose che qualsiasi Bijuu potrebbe fare? Lui l'ha cercata e lei lo ha osservato a lungo prima di permettergli d'esser trovata. Questo non li rende in qualche modo cospiratori? Sorride al pensiero, sbruffando con fare udibile e avvicinandosi nella propria coscienza al complesso sigillo che lo protegge dal violento chakra demoniaco. Muove qualche passo per avvicinarsi e allunga appena la mano sinistra, piegando le ginocchia e chinandosi come un uomo farebbe nel nobile atto di ricevere il cavalierato. Allo stesso modo un nuovo frammento dell'essenza di Saiken dovrebbe essergli donato, un'energia tanto violenta dall'emettersi attorno al corpo e prender la forma di un concreto manto di chakra con due code. Non più tiepido ma bollente, al punto dal bruciargli e rigenerargli costantemente la pelle. Eccola, la possessione a due code. Continuerà ovviamente a prendersi cura di Ren, per poi andarsene lasciandole le invisibili manette del dovere addosso. Il giuramento è avvenuto, dopotutto. { se la role è valutabile per affinità: da possessione parziale a > possessione a due code }


Incontro tra Ren e Hanae.

Ren non è valutabile, causa 4 azioni.

Lascio la valutazione ad Hitomu in quanto il fine è alzare l'affinità col Demone v.v


L’amicizia deve essere immortale.