Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

Brotherhood.

Free

0
0
con Furaya, Katsu

11:28 Furaya:
 Ha terminato gran parte dei propri lavori durante la notte, non essendo riuscita poi molto a chiudere gli occhi. Una volta svegliatasi dalle poche ore di sonno concessasi, si è subito adoperata per sistemare la propria armatura pesante, quella che, durante lo scontro con Hotsuma, è stata danneggiata al centro del petto. Non è molto il danno, ma potrebbe estendersi nel caso di una lotta futura e non ci tiene particolarmente a perdere una difesa come questa. Per il momento, si sta limitando a togliere la placca danneggiata per sostituirla con un'altra che va preparata. Ma andiamo per gradi. Innanzitutto, lei ha sistemato i suoi attrezzi all'esterno della propria tenda non potendo lavorare al suo interno. Ha un martello, un bancone da lavoro e la fedele armatura. C'è chi potrebbe chiedersi come fa un fabbro a lavorare senza una forgia, beh, per lei non è un problema. Calorifero umano vivente a parte, può creare da sé il calore del quale ha bisogno per fondere l'acciaio ed i materiali. Un bel duo dinamico. Veste per l'occasione con un paio di pantaloni neri elasticizzati, in cui ha infilato i lembi di una canotta grigio scuro che ne copre la zona superiore. Sono dunque scoperte le braccia assieme alla miriade di cicatrici che ne contraddistinguono specialmente gli avambracci; lì dove Ryota ha spesso colpito con foga. Son presenti anche diversi tatuaggi, quali la testa di drago su una spalla, un fiore di loto sul bicipite per nascondere il tatuaggio Anbu, non facendone più parte. I capelli son legati in una coda di cavallo alta, cosicché i ciuffi rosati non le diano alcun fastidio. Il coprifronte è posto tra di essi, ben visibile e lucente. Non ha alcuna arma con sé né altro di visibile, poiché si trova intenta proprio a lavorare. Dunque, non ha bisogno di alcunché. Jushan-san adempie ai propri doveri di guardia del corpo, ma quanto meno non è lì a tenerle gli occhi fissi addosso come fa nell'ultimo periodo. Gli occhi azzurri della Kage rivolgono dabbasso sul bancone, soffermandosi sulla scura armatura. Essa ha il simbolo di Konoha sul pettorale sinistro scheggiato e quello del Clan dietro la schiena, ora impossibile da vedere. <Mettiamoci a lavoro.> Si sprona a seguito di un lungo sospiro. [Chk On]

11:33 Katsu:
 Il turno notturno all’ospedale è finito con tanto di straordinari. L’assenza di personale qualificato dentro di essi costringe chi c’è al superlavoro. Ed il Seiun è rimasto lì ben più di quanto richiestogli, ma anche e soprattutto per cacciar via i pensieri. Pensieri che sono andati ad uno Yosai che aveva promesso di farsi sentire e, di fatto, ancora non l’ha minimamente fatto. Dal canto suo è sempre il solito pennellone di un metro e ottanta centimetri, la carnagione nivea e i capelli biondo platino sulla testa, simbolo di un albinismo che si rende completamente palese. Il volto affilato e gli occhi azzurro color del cielo sereno sono sporcati da vistose ombre. Ombre che sono posizionate sotto gli occhi, sopra gli zigomi. Occhiaie violacee e vistose, delle quali, però, non sembra né avvedersi, né risentire. Il vestiario e la pelle giocano un mix di luci ed ombre. Sandali ninja di colore nero, così come neri sono i pantaloni di fattura elastica e morbida che fasciano le leve inferiori. Una t-shirt, anch’essa nera a completare quel monocromo che cozza con i tratti albini. Al di sopra del vestiario vi è un camice bianco con dell’equipaggiamento medico dentro. Sulla fronte il coprifronte di Kusa che lo qualifica come genin dell’erba, mentre al fianco sinistro un portaoggetti con relativo equipaggiamento militare dentro. Alla coscia sinistra un portakunai. E’ uscito dall’ospedale per far ritorno al proprio accampamento, per godere del riposo. Il chakra non è attivo e non può esserlo, visto il grande dispendio e l’assunzione di tonici per il recupero dello stesso che stanno gradualmente facendo effetto. E neanche il riposo è stato trovato, visto e considerato che dopo la colazione si è trovato a girare qua e là per l’accampamento. I piedi, neanche fossero senzienti, l’hanno portato dove dicevano loro e il cervello si è semplicemente limitato ad assecondarli. Ed è un caso che la voce di Furaya lo faccia girare proprio verso di lei. La guarda con più attenzione. <… Voi siete Furaya-Sama, il decimo Hokage…> sicuro nel proprio dire, la voce arrochita dal poco sonno, ma perfettamente udibile. Sosta comunque a qualche metro di distanza da lei e l’occhio vira ben presto sulla guardia del corpo di lei. Resta in rispettosa attesa, mentre incuriosito va a dedicarsi all’armatura

11:47 Furaya:
 Al momento, solo la donna è l'armatura sono all'esterno della propria tenda, in perfetta solitudine autoimposta. Ha tanto a cui pensare, come ad esempio la fine di tutto questo. Adopera una pinza metallica per cercare di sganciare la placca danneggiata. Una volta fatto ciò, premunendosi di non danneggiare il resto delle placche attorno, le occorre recuperare quella buona che, tuttavia, va martellata a dovere. Impugnerebbe proprio in questo momento l'attrezzo, ben stretto tra le falangi della dritta, saldando la presa per evitare che le sfugga di mano. Probabilmente, potrà persino fare a meno dello Yoton per sistemarla, qualora la mera forza fisica dovesse rivelarsi essere più che sufficiente. La muscolatura della fanciulla è ben delineata, niente è di eccessivo. È solamente tonica ed allenata, mantenendosi sempre in movimento per non perdere tono muscolare. D'altronde, un Ninja deve sempre essere pronto al peggio in qualunque situazione. Gli allenamenti non possono certo mancare nella routine quotidiana. Una voce poi ne interrompe il flusso di pensieri, costringendola a voltarsi verso la fonte del suono. Piega un sopracciglio, scrutando un viso mai visto prima e che, ad una prima occhiata, avrebbe davvero bisogno di qualche ora in più di sonno. <Salve?> Lo saluta con far interrogativo, cercando di capire chi sia e da dove provenga già solo dall'occhiata che gli rifila. <Sembri molto... Stanco.> Esternamente, sarebbe la prima cosa da poter notare anche da una distanza enorme. <Tutto okay?> Si premura di conoscerne lo status, qualora gli debba svenire lì da un momento all'altro od abbia bisogno di supporto, ecco. [Chk On]

12:00 Katsu:
 Osserva il fare di quella donna, ma si tiene a distanza, ora. Osserva anche l’armatura che questa si appresta a sistemare, in attesa che l’Hokage gli rivolga la debita attenzione. Ne osserva lo smontare la placca e poi lascia che questa lo osservi. La lascia fare, abituato ad occhiate torve dei pazienti in ospedale, tanto che non gli dà nemmeno fastidio. Di rimando la guarda Sente quelle domande e le corrisponde con un sorriso. E’ ben conscio di avere una cera schifosa e che i capelli siano ancora più disordinati che mai sulla testa. <Sì, Furaya-Sama, non dovete preoccuparvi…> china leggermente il capo, rispettoso e un po’ formale nel modo, il volto affilato e naturalmente neutro che non si scompone quando lei gli rivolge parole allarmate. <… Ho semplicemente fatto un doppio turno in ospedale ed usato un po’ troppo chakra. Niente che qualche ora di sonno non possa curare, l’ho già fatto infinite volte> un piccolo sospiro, mentre le mani, per pura deformazione professionale, vanno a cercare le tasche del camice. Qualche tempo prima di parlare nuovamente, la voce che non ha inflessioni, comunque. <Mi chiamo Katsu Seiun, signora, genin di Kusa, tirocinante medico ed allievo dell’Hasukage Yukio-Sama> si presenta, elencando tutte quelle cariche senza tuttavia darvi particolare importanza di sorta. Un ennesimo sospiro, l’occhio che viene brevemente riportato all’armatura della donna e quindi di nuovo verso di lei. <… Speravo di scambiare qualche parola con voi, Furaya-Sama. Non vi ruberò più del tempo necessario, lo giuro> è una richiesta ed effettivamente i piedi affondano nel terreno e per ora non accennano a muoversi, fino a che lei non prenderà parola.

12:17 Furaya:
 Il Genin le si presenta, oltre a spiegarle il motivo del suo essere trasandato. <Immagino tu sia molto stanco, allora. Ci sono stati molti feriti?> Le chiede, ovviamente preoccupandosi delle condizioni dei Ninja, che siano essi del proprio Villaggio o di quello di Kusa. <Potete contare anche sull'aiuto dei Ninja medici di Konoha, adesso.> Per chi ovviamente ha deciso di restare al Villaggio della Nebbia e non tornare a quello della Foglia. Ad ogni modo, intende dire che vi sarà supporto anche da questo punto di vista, in modo tale che non si affatichino in maniera eccessiva. È altresì naturale che vi sia da lavorare, non si può far a meno di medici con le battaglie e le missioni che imperversano in queste terre. <Oh, mi fa piacere. So anche di un altro ragazzo come allievo dell'Hasukage.> Ed ora ha appena scoperto anche il secondo. Quanti begli incontri si riescono a fare in una giornata qualunque? Lei, nel frattempo, per non perdere troppo tempo, solleverebbe il martello fin sopra il capo. Dopodiché, lo lascerebbe scendere dabbasso per abbattersi sulla placca metallica nuova da deformare. Deve renderla lievemente curva, poiché da apporre sul petto dove necessita anche d'una comodità particolare. Cerca di tenere sott'occhio quella rovinata e danneggiata dall'Oboro, in modo tale che possa ricopiarne le fattezze senza alcun problema. L'attrezzo del mestiere si abbatterebbe un paio di volte, mantenendo una forza equilibrata nel farlo e senza esagerare. È appena agli inizi del suo lavoro, deve essere accorta e sincerarsi che assuma la forma delineata mentalmente. Lo sguardo si riporta rapidamente sul Seiun, piegando appena il capo verso la spalla manca. <Non ruberesti comunque del tempo, quindi parla pure.> Lo incita con un mezzo sorrisetto a far capolino sul pallido ovale. <Sono tutta orecchi.> Aggiunge, pur non arrestando il proprio lavoro ma permettendo all'altro di esporsi e di venire ascoltato. [Chk On]

12:31 Katsu:
 Attende il dire di Furaya ed annuisce un paio di volte alla sua domanda. Ma il viso non si rabbuia affatto. Vive il mestiere del ninja medico con un certo distacco. Non vi è cenno alcuno di turbamento. <Sì, signora. Molti più di quanto il personale medico sia in grado di gestire. I medici veri e propri sono sempre nelle sale operatorie e quindi noi tirocinanti ci troviamo a sopperire alla loro mancanza tentando di salvare gente che dovrebbe essere al di sopra delle nostre capacità e possibilità> fa una specie di rapporto, benchè lei non sia il suo Kage, c’è estremo rispetto nel parlare ed una neutralità che ormai gli viene naturale. Ascolta anche il secondo dire della Kage ed annuisce, mentre gli angoli delle labbra si tirano un pochino verso l’alto. <Ne sono contento. Sono legato al villaggio della foglia. La mia formazione accademica all’Isola di Chumoku è stata seguita solo da ninja del vostro villaggio, ne provo molto rispetto> tira ancora un sospiro, andando a socchiudere stancamente gli occhi. Il dire successivo della Kage, poi, lo lascia interdetto. E ci impiega qualche secondo prima di realizzare. <… Dunque lo sapete> è un dire sorpreso, evidentemente. Un sospiro, prima che le mani vengano portate alla fronte e il volto si esibisca in un mutuo moto di disapprovazione. Scuote la testa un paio di volte. Alza di nuovo lo sguardo, quindi, beandosi del mattino su Kiri, mentre Furaya prende a martellate l’armatura. L’occhio viene curiosamente riportato su di lei. E quindi lei lo esorta e solo allora muove un paio di passi verso di lei, avvicinandosi. <… Mi chiedevo se conoscevate Yosai Akimichi, Furaya-Sama> snocciola in un sospiro, ma deciso, sicuro nel dire. Si bea di quel sorriso che gli mette una certa sicurezza. Il dire si condisce di una certa aria preoccupata. <E’ un ninja della foglia, alto più di due metri, di corporatura enorme, capelli lunghi e neri…> va a sentenziare. Il tono, benchè basso e sicuro, tradisce una certa preoccupazione, che riversa inconsapevolmente in quel dire. <… E mio fratello. Non di sangue, no. Ma abbiamo condiviso il campo di battaglia, il sangue. Insomma, per scelta> incerto, va a sondare il terreno, ma non dice di più, per ora.

11:05 Furaya:
 A proposito del lavoro altrui nella tenda ospedaliera, muove il capo per annuire alle sue spiegazioni. <Ti sono grata per il lavoro che stai svolgendo, tu come gli altri Ninja medici fermatisi qui a Kiri.> China la testolina dai capelli rosei innanzi per rispetto nei confronti del Genin che, già solo guardandolo in faccia, fa ben capire quanto stanco possa essere e quanto abbia lavorato già soltanto durante la notte. Oh, Chumoku. Ricorda quella breve sosta sull'altra isola prima di recarsi in quella attuale, ascoltando quanto vien pronunciato dalle di lui parole. <Non c'è bisogno di ringraziare, è soltanto il nostro dovere.> Gli rivolge un altro raggiante sorriso, poiché a sua volta ha preso parte a qualche lezione, quelle rare volte in cui ha trovato il tempo per recarsi in Accademia. Si sa, non possiede molto tempo libero, ma quello che ha lo sfrutta sempre nel migliore dei modi per garantire pace e prosperità al Villaggio. Tranne negli ultimi tempi, va bene, ma la guerra è opprimente. Nota del disappunto -può trattarsi di esso?- sul viso del giovane quando scopre che lei conosce gli allievi di Yukio e sa di questa faccenda. È portata a piegare un sopracciglio, non comprendendo fin da subito il problema dove sia. Sceglie di chiederglielo, come fa sempre, incapace di tenersi le cose per sé. <C'è qualcosa che non va?> Non risulta essere troppo invasiva poiché quel cruccio potrebbe anche essere per tutt'altra motivazione. Vuole soltanto togliersi il dente senza alcun dolore. L'ultima sua domanda la lascia per un attimo interdetta. Il cuore prende a battere più velocemente del normale. Ricordare Yosai non è mai una bella cosa. Non adesso, non da quando è andato via. Si sente fallita da quel punto di vista, non essendo riuscita a far rimanere il ragazzo. Tutt'altro. Ha scelto di andarsene per trovare morte certa contro il Demone Rosso. Sospira pesantemente, passandosi la mano sgombra dal martello sulla fronte, scostando una ciocca di capelli. <Certo, lo conosco anche molto bene.> Annuisce, inghiottendo saliva amara. È giustamente in pensiero per lui, avendovi persino mandato due Anbu a seguirlo per assicurarsi non rischiasse la vita. <Cos'è successo?> Anche quest'ultimo quesito sorge spontaneo e la donna non è molto sicura di voler conoscere la risposta. [Chk On]

11:30 Katsu:
 Sta lì e la osserva, osserva quell’armatura con curiosità viva e vera, che si riflette negli occhi, che vengono ridotti a fessuri, in quel moto di concentrazione. Virano subito, però, sull’Hokage, che pronuncia quelle due frasi. <Oh, no, state su, Furaya-Sama, per carità…> è un dire sicuro, eppure di vero imbarazzo. <… Io ho una mia filosofia particolare. Mi sto occupando delle persone malate perché voglio strappare più persone possibile dalla falce mietitrice di quel bastardo che si fa chiamare Dio. Io stesso sono stato sulla soglia esatta che vi è tra la vita e la morte… Non so se continuerò ad esercitare finita la guerra> va ad elencare, quindi, quelle motivazioni. Motivazioni vere e sentite, che si riflettono negli occhi azzurri, che ora tremano di una fiamma vera e viva. Ancora frasi d’umiltà da parte dell’Hokage, che fanno ancora gonfiare il petto al genin. <Con un ninja non del vostro villaggio. E’ un impegno lodevole. A volte penso che i fili del mio destino siano intrecciati saldamente con il villaggio della foglia. E’ una sensazione sottopelle, non so come spiegarla…> si focalizza, tranquilo, ma lascia andare la frase, non trovando parole migliori con cui spiegarsi e con cui concludere. La perplessità di Furaya, quindi, lo costringe a tornare in sé e a pensare in maniera subitanea ad una giustificazione. <Beh, vedete… Sakir doveva tenere segreto il fatto che fosse allievo di Yukio-Sama. Infatti l’Hasukage pensava, cito, che “Furaya mi fa un culo così se scopre che sto allenando uno dei suoi”… eh, beh… Sakir non è stato discreto. Peraltro come non ho mancato di far notare a Yukio-Sama…> verità, nient’altro che verità nelle sue parole. Spiega quello strano intreccio di situazioni e si esibisce in un’imitazione di Yukio da manuale della recitazione. E poi la converazione verte sul punto dolente. Quel punto che gli scava nel profondo. Ma l’amicizia che ha con Yosai lo costringe a tacere a quelle domande, benchè un lumicino di speranza si accenda. <Ne sono lieto. Che sapete di lui, Furaya-Sama? Sapete perché è partito?> interrogativi che corrispondono ad altri interrogativi, discreto nei confronti del fratello. <E’ questo il punto, Furaya-Sama. Non lo so e speravo che lo sapeste voi. Lui è partito ed ha detto che si sarebbe fatto sentire, ma non l’ha fatto. E sono preoccupato…> riporta gli occhi stanchi a chiudersi all’aere di Kiri e tira un sospiro carico di tensione e preoccupazione. <… Posso andare a cercarlo, Furaya-Sama? Mi permettete di andare a cercarlo entro i confini del villaggio? Ve ne prego, è mio fratello, è importante per me…> ne ricerca gli occhi e si scioglie in un’espressione preoccupata, frontale, che non nasconde nulla. La neutralità che gli è naturale è sciolta definitivamente, è Katsu come poche persone l’hanno potuto vedere.

12:06 Furaya:
 Ascolta con interesse e piacere la conversazione tenuta in essere tra i due. Non distoglie l'attenzione dal viso altrui fintanto che le parla. L'armatura può attendere. Non ci vorrà molto per concluderla successivamente. Il martello stesso viene poggiato di fianco alla placca sulla quale stava lavorando, piegando infine le braccia sul petto. Sul candido viso, adornato da appena qualche ciocca sfuggita all'elastico, compare un debole sorriso. <Mi spiace che la guerra causi tutto ciò.> No, eh, non riattaccare col pippone sulla Pace che tanto lo conosce già tutta l'Alleanza e ti hanno anche fatto notare quanto egoista fosse imporla a chi non la vuole. <Anch'io ho avuto a che fare direttamente con quel Dio e ti assicuro che ha delle capacità sorprendenti. Sarà difficile batterlo, ma cos'altro possiamo fare? Conviverci? Non sarà mai una convivenza pacifica.> Si morde il labbro inferiore, abbassando lo sguardo verso il basso, qualche istante necessario a fare ordine nei propri pensieri. <Tuttavia, il tuo lavoro va ben oltre questo. Ma comprendo se esercitare non sarà più di tuo interesse successivamente a quest'aspra situazione.> Seria, riporta or le iridi azzurro ghiaccio alla di lui volta, cercando di abbozzare l'ennesimo sorrisetto di circostanza. Non va tutto bene. Mettersi a martellare le scarica l'adrenalina in corpo, ma i pensieri si affollano quando si è da soli e si è in silenzio. Katsu, in questo, ha davvero molto aiutato. <Sì tratta ancora di una Alleanza> Parole che non vengono scelte con leggerezza ma con cognizione. <ed è naturale che ci si aiuti a vicenda, basti vedere l'accampamento.> Allarga il braccio manco come a voler abbracciare quegli ettari di terreno occupati da entrambi i Villaggi, per quanto i Konohani siano rimasti in minima parte a Kiri. <...> Una piccola vena prende a gonfiarsi sulla fronte della Kage, cercando di tenere sotto di essa un sorrisetto convinto, ma nervoso. <La sottoscritta gli farà ciò che credeva ora che ha scoperto che voleva tenerglielo nascosto.> Ride nervosamente, volendo far trapelare almeno parte della sua ironia nell'asserire qualcosa del genere. <Ad ogni modo, preferisco venire a sapere le cose per quanto spiacevoli possano essere. Che Yukio alleni Sakir non è un problema a mio avviso. Ci sono stati altri Allievi che si sono fatti allenare da membri di un altro Villaggio. Io stessa l'arte del fabbro non l'ho appresa da un Konohano. Dell'Hasukage mi fido.> Mai completamente, ma c'è una buona percentuale dato che Yukio ha spesso sbalzi di umore e cambia di idee improvvise. Denota comunque una certa affinità ed una confidenza tra i due. Inspira profondamente e torna ad essere seria quando Katsu le fa presente di Yosai e di quel che è accaduto di recente. È ancora una ferita aperta nella Kage. <Yosai> E si zittisce dopo aver pronunciato siffatto nome. <voleva partire, questo lo sai, ma se lui non ha voluto dirti il motivo, allora non mi sento neanch'io di farlo. Gli ho promesso che mi sarei fidata di lui.> Dunque, ha motivo per agire in questo modo e non vuole tradirlo. Allo stesso modo, è sincera con il Seiun e non inventa giri di parole inutili, sperando sia apprezzato dall'altro. <Non sono io a poterti permettere ciò, ma il tuo Kage. So per certo che vuole portare avanti una battaglia da solo.> E non crede più nella autorità del Kage o del Villaggio di Ninja di appartenenza. Non si è mai sentito parte integrante di esso. <Per quel che sono riuscita a capire di Yosai, so per certo che si farà vivo. Non temere. È a Konoha, adesso.> Ha le sue fonti, conscia anche del fatto che ben presto dovrà andare a trovarlo. Non vuole allarmare il Genin. <Puoi avvicinarti ai confini del Paese del Fuoco, ma l'ingresso al Villaggio è momentaneamente bloccato.> Per membri di altri Villaggi ovviamente, a meno che non sia strettamente necessario. Spera di averlo soddisfatto, per ora. [Chk On]

12:41 Katsu:
 E se la ragazza Hokage parla del dio con evidente dispiacere, lo sguardo del Seiun si condisce, sopra le occhiaie di una fiamma. Una fiamma sinistra, in cui brucia la vendetta più pura. Una fiamma distruttrice. Ed anche il sorriso che gli si increspa sulla bocca è sinistro, un ghigno, quasi. <Cancellarlo dall’esistenza> tre parole, ma in cui viene impressa tutta quella carica vendicativa di cui si sta man mano saturando, una carica che gli ridà un po’ di forza residua. <Io stesso ne ho carbonizzate già tre copie, Furaya-Sama. Dobbiamo distruggerlo e non lasciarne neanche il ricordo> digrigna i denti nel dirlo, ma il ghigno permane, intonso, sulla faccia. Ancora una volta si lascia permeare dal senso di vendetta, dalle ombre, dalla morte. Ancora una volta la vendetta prende il sopravvento. Un senso di vendetta che passa però in secondo piano quando la questione di Yukio maestro di Sakir prende una piega spiacevole. Un sospiro, quindi. <Suvvia, Furaya-Sama, magari Yukio-Sama voleva solo dare aiuto a Sakir, ha agito per buon cuore. A volte è un burlone, ma ha buon cuore…> ribadisce, sicuro. <… Sono sicuro che ha agito in buona fede e che non voleva in alcun modo farvi danno o ferirvi, insomma> il dire è sicuro, il volto torna a nascondersi dietro la naturale neutralità e quindi dietro la serietà. Sospira, quindi. Un sospiro più di sollievo, adesso, in cui sorride. <Il nostro legame è forte, Furaya-Sama. Io so perché è partito. So chi sta cercando e so perché. Io so cose su di lui che nessun altro sa. Forse cose che, con tutto il rispetto, signora, neanche voi sapete. Nessuno lo conosce più di me. E vi dirò di più…> un sospiro, il petto che s’è gonfiato d’orgoglio nel parlare dell’amicizia che vige tra lui e Yosai. <… E’ un legame forgiato dai tempi dell’accademia dalla guerra, dal sangue, dal campo di battaglia. Sono uno dei pochi che riesce a farlo ragionare> gonfia e sgonfia il petto, quindi, sentendo anche l’ultima frase. <Sì, signora. Non chiedo di meglio. E vi ringrazio per la concessione. Mi dispiace per l’attacco che avete subito> va a scandire, pur sicuro, ma visibilmente più felice, ora.

13:31 Furaya:
 Vi risponde con la medesima tonalità di poc'anzi, cheta e con lo sguardo ad egli rivolto. <Credi non vi possa essere un'altra soluzione diversa da questa?> Differente dal doverlo cancellare. Si pone questo quesito da quando Fumie le ha fatto notare che con la guerra non otterranno nient'altro che quella, ancora ed ancora. <E se potesse venire sigillato?> Ha abbastanza maestria nel Fuuinjutsu, potrebbe essere una valida soluzione da proporre anche a Yukio. Non la esclude. Gli lancia il sasso, ma non nasconde la mano. Vuole sentire il suo parere in merito ad una possibile soluzione che sia differente dal farlo esplodere per sempre. Mette subito le mani avanti con un sorriso ben più radioso quando si torna a parlare del Kokketsu. <No no> Si affretta a correggere il tiro <non sono arrabbiata, davvero!> Cercava di fare dello spirito, probabilmente non ben intuito dall'altro. Beh, come dargli torto. Lei è perfettamente incapace nel far battute, anche sol il provarci è imbarazzante. <Ne sono sicura anch'io, ma sono contenta che Sakir possa apprendere da un Ninja leggendario come lui.> Non è preoccupata affatto, conscia che Sakir ha già avuto una bella ramanzina da parte sua sul come comportarsi. Va bene essere allievo dell'Hasukage, ma deve rispettare con dovere le regole che vengono imposte dal suo Hokage. Fino a prova contraria, del resto, è ancora un membro della Foglia. Non ha null'altro da aggiungere al discorso riguardante l'Arufa, preoccupandosi e incupendosi di colpo tornando al discorso di Yosai. <Allora, Katsu, perché mi hai chiesto il motivo della sua partenza se già ne sei a conoscenza?> Assottiglia lo sguardo, ma nuovamente non appare veramente arrabbiata. E' difficile vedere la Nara perdere le staffe e non sarà certo questo il caso. Però arriccia il naso come se non capisse effettivamente il motivo d'una mezza bugia, lei abituata così tanto alla sincerità da farne un vanto e moto d'orgoglio. <Se sei uno dei pochi che riesce a farlo ragionare> Deglutisce e non è sicura di affermare quanto sta per dire, per cui risulta titubante. <per favore> Aggiunge lentamente, senza però distogliere gli occhi azzurri da quelli altrui. E' evidente il martirio che prova, mascherato nell'orgoglio forgiato in questi lunghi anni dalle dure battaglie e da ciò che mentalmente ha dovuto affrontare pur di non rompersi dentro. <fa in modo che non si faccia ammazzare. Non così. Non per colpa della vendetta. Io ho fallito e me ne pento ogni giorno.> China il capo, piega addirittura il busto e fa scivolare le mani lungo i fianchi, stringendo saldamente i pugni, serra le nocche, sbiancano. Il corpo resta chinato, una richiesta per un'altra nei confronti del Genin. Lo lascia andare, ma vuole che le venga promesso questo. <Non importa. Konoha risorge sempre dalle ceneri e non verrà mai abbattuta.> Il baluardo della Pace va difeso. Sol dopo qualche istante, s'ergerà di nuovo in piedi, mascherando quella malinconia dannata dietro la consueta maschera di cristallo che per anni ha portato con sé. [Chk ON]

14:15 Katsu:
 Sente ancora quei discorsi da parte dell’Hokage, sente la domanda. Una domanda che, benchè possa far riflettere la maggior parte delle persone, no. Non lui. <Potrebbe essere una soluzione…> ammette in maniera tranquilla, stringendo appena gli occhi. <… Non che sia un maestro in questo, ma…> assottiglia gli occhi all’indirizzo della Kage. <… Sarebbe definitivo? Come sigillare qualcosa di così infinitamente potente? Ciò che può essere sigillato può essere anche riportato indietro. E saremmo in una situazione ancora peggiore di questa, Furaya-Sama. Con la differenza che ce lo ritroveremmo ancora più arrabbiato e sanguinario di prima> sono parole che vengono diapanate all’indirizzo della Kage senza remora alcuna, dritte e schiette. <… Quindi… sì, farlo fuori è l’unica soluzione, secondo me. Riuscire ad attirarlo in un posto dove non ci sono civili e scaricargli addosso tutto ciò che possediamo fino a che non fa un tonfo talmente grande, da tornarsene all’inferno dal quale è venuto> ancora schietto, memore dell’attentato alla propria vita che il Dio dalle corna e la carnagione nivea ha perpetrato. Rancore, rabbia, ma anche lucidità nell’esprimersi. Sente quindi il dire su Sakir ed annuisce. <Anche perché abbiamo un’ottima intesa di squadra> va a snocciolare tranquillamente, memore dei momenti in cui i due si sono trovati a condividere il campo di battaglia. Liquida la questione, ad ogni modo, perché verta ancora su Yosai. Un sorriso ombroso è ciò che riesce a metter su. Sospira, dunque. <Perché le informazioni che entrambi abbiamo devono restare segrete, Furaya-Sama. Avevo bisogno di sapere quanto sapevate prima di poter parlare apertamente. Non tradirò mai la fiducia che Yosai ha riposto in me, non tradirò mai i suoi segreti, perché significherebbe tradire la sua amicizia. Ecco perché vi ho posto la domanda prima, Furaya-Sama> e glielo dice tranquillamente, senza farsi remora alcuna. E poi tace, perché le altre parole della Kage arrivano come un pugno in faccia. Un sospiro. <Ve lo prometto. A costo della mia vita gli impedirò di ammazzarsi. E’ anche per questo che devo partire e trovarlo, Furaya-Sama. Ma l’ideale che persegue è giusto. Ed è una delle tante cose che condividiamo> un sospiro, dunque, va a far silenzio. Sente il dire su Konoha ed annuisce, ordinatamente.

14:41 Furaya:
 Pensierosa, annuisce alle di lui parole prima di porvi le proprie di contro. <Sarebbe come sigillare un demone codato.> Chiosa piano. <Lo si potrebbe sigillare all'interno di qualcosa o di qualcuno.> Esattamente come per i Jinchuuriki. Avrebbe le capacità per attuare un sigillo pentastico, così come la quantità di Chakra necessaria. Sarebbe da trovare un corpo. Ma la sua entità funziona come quella delle bestie demoniache? Non può saperlo, bisogna indagare e spera che Mekura possa trovare delle informazioni utili. Le parole altrui le ricordano la scelta che dovette prendere con Ryota: lasciarlo in vita, rinchiuso da qualche parte con un'alta percentuale di possibilità che potesse fuggire, oppure dargli una degna fine in battaglia ed ovviare al rischio. La situazione è inverosimilmente la stessa. Da un lato, v'è il buonsenso che la spingerebbe a provare il tutto e per tutto per mantenere la pace, evitando di uccidere chiunque si metti contro la stessa. Ma quando mai hanno funzionato i discorsetti da buona samaritana della Hokage o di chiunque altro al posto suo? Dall'altro, invece, v'è l'effettiva ricomparsa del Dio -come successo per i Demoni codati, appunto- che potrebbe ritornare rompendo il suo sigillo. <Non hai tutti i torti. Troveremo una soluzione.> Qualsiasi sia, in qualunque modo, è sicura troveranno una soluzione utile per il contesto. <Comprendo le tue motivazioni.> Aggiunge, consapevole che la sua idea non è da scartare e che potrebbe essere l'effettiva soluzione ad ogni cosa. L'argomento Yosai è spinoso tanto quanto quello del Dio, in virtù del fatto che la Nara si ritrova a portarne un peso enorme. Il suo coprifronte è ancora nelle proprie mani, non potendoglielo ridare indietro fintanto che non vorrà riprenderselo da solo. L'unico legame che ha ancora con l'Akimichi è proprio quello. <Allo stesso modo, io non li avrei traditi.> E tutt'ora non lo ha fatto, non pronunciandoli apertamente e lasciando che fosse Katsu ad esporli in minima parte, tra le righe anch'esso. <Sono felice che abbia qualcuno come te al suo fianco. E ti ringrazio, davvero.> Un sorrisetto sincero le vien or facile mostrarlo. <Ovviamente, per recarti fin lì, parlane anche con il tuo Hasukage. E' giusto che sappia.> O lo farà lei, anche se quasi sicuramente lo avviserà delle ultime novità a sua volta. Sol al termine, quindi, tornerebbe ad occuparsi della sua armatura, qualora non vi sia nient'altro da aggiungere. [END?]

14:59 Katsu:
 Ascolta le parole e passa al vaglio quella possibilità. Digrigna i denti e si trova a scuotere le spalle. <Non ho le conoscenze adatte per darvi consiglio, mi dispiace, Furaya-Sama. Ma credo che un’entità senziente di questo tipo… non lo so, potrebbe essere un pericolo lasciarlo in vita. E poi.. perché fargli questo favore? Insomma, lui ci ha ammazzati tutti. Tutti piangiamo qualcuno ed immagino che per un Kage il peso sia quantomeno decuplicato> la sua visione delle cose non cambia, in altre parole e così i suoi consigli donati dall’Hokage. Annuisce, dunque, alle successive parole di Furaya, gli angoli delle labbra che si slargano leggermente e che mostrano un sorriso appena accennato, ma diverso dal ghigno di perfida vendetta mostrato poc’anzi. Ancora sente, dunque le raccomandazioni dovute anche all’inchino, l’ennesimo che gli ha dedicato. Gonfia e sgonfia il petto in un sospiro. <Sono io che ringrazio voi. Non siete solo l’Hokage per Yosai. Se vi ha affidato le stesse informazioni che ha affidato a me, siete un’amica, una confidente, una sorella. Parlerò con Yukio-Sama o lo avviserò, ma vorrei che fosse chiara una cosa… questo, insomma, ve lo devo> ancora un sospiro, mentre andrebbe a cercare gli occhi di lei. Digrigna i denti, sbuffando leggermente, infilando di nuovo le mani nel camice bianco. <… Partirò anche se l’ordine del mio maestro e Hasukage dovesse impormi il contrario. Partirò alla ricerca del mio amico e tornerò con lui. Qui. Dovessi anche passare per traditore, dovessi anche affrontare le conseguenze di ciò. Non come genin del villaggio dell’erba, no. Come Katsu Seiun. Come fratello di Yosai> il parlare si fa lento e sicuro man mano che parla. E’ un parlare impositivo, granitico. E’ un dire cadenzato e fiero. Una fierezza che gli brucia negli occhi, una fierezza che Yosai solo ha potuto scorgere prima d’ora. <… Io… Furaya-Sama, vorrei chiedervi ancora una cosa. Una cosa che non sono riuscito a chiedere al mio maestro, l’hasukage e che magari voi potete sapere. Che cosa sapete della tecnica del richiamo? Ho scorto un ninja del mio villaggio utilizzarla e dopodichè si è materializzata una tigre enorme che poteva parlare ed era senziente, in qualche modo. E vorrei capire, se avete la pazienza di spiegarmi> va a scandire. D’altronde ne voleva parlare con Yukio, ma non c’era, non lo ha più trovato.

15:36 Furaya:
 Muove la testa per annuire, dopo un lungo e pesante sospiro, alle parole poste da Katsu. <Mi hanno fatta ragionare a proposito dei miei obblighi morali e del desiderio a cui anelo in quanto capo Villaggio della Foglia.> Inizia col raccontare, lasciando or totalmente da parte il proprio lavoro, presa dai discorsi generati da e col Genin. <Uccidere perché ha ucciso, ostentandola come una punizione, non condurrà mai ad un'epoca di Pace. Alimenterà soltanto altre battaglie perché non si conosce altro per farle terminare.> La testolina va piegandosi di lato, apparendo nuovamente in viso un'espressione pensierosa. Valuta bene le parole da dirle, evitando di pronunciarne di sbagliate. <Vorrei che si cambiasse metodo d'approccio, ma sei libero di ignorare qualsiasi mia parola o pensiero, d'altro canto non sono il tuo Kage.> Quindi, pur volendo, non ha alcuna giurisdizione su di lui, non potrebbe punirlo né instillargli il proprio desiderio. Qualora facesse breccia, tuttavia, non potrebbe che ritenersi fortunata oltre che compiaciuta, ma non lo dà per certo tanto meno per scontato. All'ammissione secondo la quale la Nara possa essere per Yosai ben altro d'una semplice conoscente, al pari d'una amica o d'una sorella, sgrana appena gli occhi e schiude le rosee carni. <Io-> Come potrebbe mai venire definita tale da Yosai dopo ciò che è accaduto? <non credo sia possibile.> Ammette con sincerità, mostrando un sorriso malinconico ed un'espressione triste quando si tratta di discutere a proposito dell'Akimichi. E' difficile nascondere tutte queste emozioni, specialmente ora che ha scoperto il vado di Pandora ed è tornata a provarle dopo così tanto e lungo tempo. <L'ho talmente deluso da cedermi il coprifronte.> Da urlarle addosso che non ha fatto bene il suo dovere, da gridarle che non si sente parte del Villaggio né suo Ninja. <Per questa ragione, non reputo possibile che lui mi veda di buon occhio- adesso.> Sospira ancor una volta pesantemente, consapevole delle parole dette ed avendo già a lungo fatto a pugni con esse. Parlare di Yosai ha comunque messo da parte pensieri nefasti a proposito di Saisashi, che in confronto al massiccio Akimichi ne tormenta la mente in maniera più forte e picchiante. Per questi brevi istanti, riesce a tenerlo alla larga assieme alla preoccupazione e all'abbandono che prova senza la sua presenza. Sentimenti, vero bambina? Era meglio non provarne affatto se ti causano tanto dolore. Indossare i panni di Gekido non è mai stato così utile quanto adesso. Tornare ad essere l'insensibile Generale Anbu. Eppure... è storia antica, non sei più quella persona. <L'importante è che Yukio ne sia al corrente.> Dall'alto del proprio potere, non può fare nient'altro né scegliere di bloccarlo se è l'unica chance per l'Akimichi di capire come comportarsi nei confronti della vendetta. L'ultima domanda la lascia un poco perplessa. Cerca di dargli una spiegazione sommaria, alquanto esaustiva. <Come spiegano anche all'Accademia, è un patto di sangue che viene tramutato sotto forma di richiamo, dunque di Contratto. Si tratta della possibilità di legare e firmare con delle bestie un patto per poterle richiamare in caso di necessità. Dipende da bestia a bestia. Attorno all'accampamento, qualora tu abbia avuto modo di notarli, gironzolano tre lupi. Anch'essi sono parte di una Tecnica del Richiamo.> Non potrebbe dirgli nient'altro, anche perché dipende da bestia a bestia il legame così come i motivi che spingerebbero quest'ultima ad accettare l'Evocatore. [Chk On]

15:53 Katsu:
 E’ lui a scuotere la testa, ora, nel sentire le parole della Hokage. <No, Furaya-Sama, mi avete frainteso. Non una punizione. Un atto dovuto. Insomma, siamo ninja. Se qualcosa o qualcuno ci minaccia o minaccia i nostri villaggi, si elimina la minaccia. Che poi se potessi mandarlo all’inferno io personalmente godrei oltremodo, è un'altra questione. Se posso permettermi di essere schietto, Furaya-Sama…> la guarda e aspetta anche un momento. <… Io penso che essere migliori di lui, mostrare bontà e pietà al suo indirizzo, non eliminerà un possibile pericolo per tutti noi ninja dell’alleanza. E parlo da ninja, ora. Da genin. Da avanguardia. Perché noi genin siamo l’avanguardia, il primo baluardo e come tutte le avanguardie le pedine sacrificabili di questa guerra, i meno preziosi, insomma> si spiega ordinatamente. Il tono viene tenuto basso ed è sicuro, non è affatto piccato da ciò che dice la donna dai capelli rosa. <Se poi Yukio-Sama deciderà per una linea diversa e si troverà concorde con voi, allora tutti ci premureremo di agire come lui e tutti voi Kage riterrete saggio. A costo della vita come abbiamo giurato su questo coprifronte> insomma, distinguere il lavoro dal piacere e distaccarlo dalle proprie opionioni, una delle basilari arti ninja più sottovalutate. E quindi il discorso di nuovo vira su Yosai. Nota la difficoltà della donna. <Io non posso tradire i suoi segreti. Ma… vi inviterei a mettervi nei suoi panni e ripercorrere la sua storia a ritroso in base a ciò che ha scelto di dirvi, se vorrete capire meglio. Vi inviterei a considerare la figura del Demone rosso. Capirete che è forse è così solo in parte, Furaya-Sama> non dice altro, dispensa indizi. Il genin che si erge a guida. E quindi tace e l’occhio, come le orecchie si fanno avide di informazioni, ora. Ode le parole sulla tecnica del richiamo. <Non ho udito niente di simile all’accademia. Forse ero distratto. E ad ogni modo vi ringrazio, Furaya-Sama. Mi sembra un buon punto dal quale partire. Ora… se non vi dispiace, io andrei a radunare le mie cose e ad avvisare l’Hasukage. Vi ringrazio molto e spero di rivedervi presto> si congeda, quindi, ma non effettua inchini. Lascerà che lei possa riflettere su quanto detto. Lui farà lo stesso. [END]

16:11 Furaya:
 Gli occhi color del ghiaccio restano focalizzati sul Seiun. Non ne distoglie l'attenzione né si perde parola alcuna. <Lo so bene.> Proprio in virtù di questa regola, ha dovuto proteggere il Villaggio togliendo la vita a chi voleva colpirlo. Non v'era altro modo. Ed è questo che causa conflitti interiori alla Kage. Vi annuisce alla richiesta d'essere schietto, adora chi lo è senza perdersi in mezzi termini o girare attorno ad una questione. <Hai perfettamente ragione.> Cede al dargliene, non potendo far altrimenti e restando con le braccia ancor arcuate, incrociate sul petto. Lavorare alla sua armatura è oramai divenuto molto secondario, riprenderà quando avrà nuovamente voglia di farlo. <Certo, chiaramente.> Ne conviene a proposito della possibile scelta futura, ma non è questo il momento per parlarne. Assieme a Yukio, hanno stabilito un certo modus operandi, ma tutto dipende da come verrà svolto. E' ancora tutto molto incerto, al momento, non può sbilanciarsi né da un lato né dall'altro. <Mi sono messa nei suoi panni. Abbiamo passati molto simili.> Chi più di lei potrebbe capirlo e, al tempo stesso, ha fallito nel farlo? Ambedue figli d'un genitore aggressivo, d'un padre traditore che adopera le sue conoscenze per causare dolore e per prendersi con la forza ciò che vuole. Entrambi hanno subito l'uccisione della madre per mano del consorte. E nessuno ha fatto niente per fermarli. Ciò che le manca sapere è che Yosai, beh, qualcosa dal padre l'ha presa eccome e non si tratta solamente della capacità di tirare cazzotti fuori dal normale. Alle ultime parole altrui, si limita ad annuirvi ancora una volta. <Felice d'esserti stata d'aiuto, Katsu Seiun.> E lo saluterebbe, dunque, tornando ai propri doveri qualsiasi essi siano. [END]

Di ritorno da una nottataccia in ospedale, Katsu incontra Furaya intenta a riparare la sua armatura. Discutono a proposito degli ultimi avvenimenti, soffermandosi su Yosai. Katsu chiede se sia possibile raggiungerlo per aiutarlo e la Kage gli strappa la promessa di farlo redimere dalla vendetta dalla quale è stato impossessato. In ultimo, le chiede informazioni sulle Evocazioni.

Richiederei personalmente anche un Up del lavoro. Sono Fabbro da prima degli ultimi due time skip ♥