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~ 'Till the end

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con Yosai, Katsu

11:02 Katsu:
  [Foresta] Di ritorno dalla missione, ha scaricato il prigioniero di guerra a due ninja con tanto di lettera e poi non s’è più visto per la notte. Una notte che ha passato in tenda a riposare, prima del riposo nel giorno concessogli dopo la missione. Il sonno ha tardato ad arrivare e mille pensieri si diapanano nella testa del Seiun. Pensieri che volano ancora a quella notte, i fantasmi delle risposte che tarda a trovare, ma che piano piano e con l’esperienza gli si stanno parando davanti. Una sorta di bruciante soddisfazione gli squassa il petto. Una soddisfazione che gli si può benissimo leggere negli occhi color del cielo terso. Un volto affilato quello di Katsu, la carnagione albina e un fisico longilineo ma estremamente tonico ed allenato, affatto trascurato. I capelli biondi sono lisci e sempre spettinati sul volto. E’ sempre il solito gioco di luci ed ombre, di vita e di morte: sui tratti albini e lucenti indossa dei sandali ninja di colore nero ai piedi, così come neri sono i pantaloni neri e dalla fattura elastica. Il monocromo è terminato da una semplice t-shirt, anch’essa del medesimo colore. Nero e bianco, luce ed ombra, vita e morte. Ha in fronte il copricapo di Kusa, il portaoggetti legato al fianco sinistro, il portakunai sulla gamba destra, con relativo equipaggiamento. E’ lì, sotto gli alberi di Mangrovie, in un quadro che ha dello spettrale, che muove ormai in maniera totalmente sapiente e consapevole dei rischi che si corre e delle persone che si possono incontrare in un posto come quello. Consapevole di star rompendo un divieto proveniente dall’Hasukage in persona. E’ un posto che aiuta a sciogliere le briglie e i nodi di pensieri ingarbugliati e confusi, ma che provocano una soddisfazione riflessa in una fiamma sinistra di vendetta accesa negli occhi. Ma vuole l’aiuto di un’altra forza. Ed ecco perché va ad incrociare le mani all’altezza del petto per formare il sigillo caprino. Ecco che va a figurarsi le due forze solite: la spirituale all’altezza del centro della fronte, la fisica al centro del ventre. E hop! Con un moto di volontà comanderebbe loro di virare sul loro asse con un vigore sempre crescente fino a massimizzarlo. Solo fatto ciò un altro sapiente moto della propria volontà va a comandar alle due compagini due moti contemporanei e opposti. La spirituale è comandata in giù, attraverso occhi, naso e bocca e quindi la gola e lo sterno, per raggiungere il centro del petto, dove vorrebbe incontrare la controparte, comandata all’insù attraverso il ventre e lo stomaco e dunque nel medesimo punto. Incontratesi, ecco che va a comandar loro di mescolarsi, atomo per atomo, a dar vita al proprio chakra. [Attivazione chakra][Chakra 30/30]

11:11 Yosai:
 Eccoti di nuovo lì, immerso nella nebbia di quel posto infernale nel quale mai saresti ritornato di tua sponte. Purtroppo la consegna di messaggi importanti ti ha spinto di nuovo su quelle sponde, distraendoti dalla tua missione. Ma non tutto il male viene per nuocere, ed ecco che oggi il destino ti ha concesso una visita speciale. Le leve inferiori, massicce e tornite, sono coperte dal nero, largo pantalone di un chimono. La stoffa è stata chiusa all’altezza del polpaccio in rosse fasciature cremisi, che ti avvolgono l’arto fino ad infilarsi nei calzari ninja. Il torso, più simile al tronco d’un albero che a quello di un’umana persona, è avvolto nella solita canotta senza maniche, tanto aderente da esser come una seconda pelle per i muscoli che paiono esplodere, emergendo ad ogni movimento. Le spalle stondate sono libere dal tessuto. La pelle delle braccia scolpite, crea deliziosi e sinuosi giochi di luce con le forme dei muscoli e quelle scure dell’inchiostro sulla tua pelle. Il collo taurino sostiene il volto affilato, dai lineamenti marcati, decorato dalle solite cicatrici La prima in verticale dalla parte sinistra della fronte scende fino a segnare lo zigomo sotto di essa, salvando l’occhio, la seconda corre in orizzontale sulla fronte. Gli occhi blu, profondi come un’oceno, violenti divorano ciò che osservano. I capelli scuri con riflessi rosso sangue, cortissimi ai lati del capo, d’una lunghezza media sulla parte superiore e lasciati lunghi fino ad arrivare tra le scapole nella parte inferiore, incorniciano il viso. Qualche ciuffo noncurante che s’incurva sul viso, senza tuttavia arrivare agli occhi. Solo dietro hai lasciato la lunghezza di sempre, con i capelli che arrivano fin quasi alle scapole. Una capigliatura che dà una sfumatura più selvatica e ferale al volto roccioso. Ovviamente non saresti mai rimasto fuori dall’accampamento senza il chakra impastato, ricercando, dopo aver compiuto il sigillo della mezza capra con la mano sinistra davanti al plesso solare, per prima l’energia alla base dei tuoi pensieri, delle tue emozioni, tanto turbolente in questo momento, dei tuoi sentimenti. Avendola trovata, avresti quindi portato l’energia psichica al plesso solare per concentrarti su ciò che ti permette di muoverti, che permette al tuo sangue di scorrere e al tuo cuore di battere, trovando, in fondo a te stesso, l’energia fisica, che avresti portato ad affiancare la prima per innescare subito un moto circolare dell’una nell’altra, dell’altra nell’una, fino ad ottenere la tua energia, il tuo chakra, che avresti spinto, violento come te, nel suo sistema circolatorio. Ma veniamo al dunque, quale incontro lieto ti è dunque stato concesso? Beh, quello col Seiun, ovviamente. Entra nel tuo campo visivo dopo l’ennesima svolta del sentiero. Istintivamente ti rallenti fin quasi a fermarti, ma non ti ci vuole poi molto a riconoscere la figura dell’amico fraterno. Le labbra si distendono tagliando il volto roccioso con un sorriso sottile che si incunea negli zigomi <Ma tu guarda chi si piò incontrare in un postaccio del genere> commenti identificandoti mentre avanzi verso di lui. Non hai il coprifronte addosso, ma questo ormai sembra non destare più tanta sorpresa. Ci sei abituato. <Yo, bro> stendi le labbra fino a snudare le labbra in un sorriso animale, mentre alzi l’avambraccio destro porgendo all’altro la mano chiusa in pugno, il loro saluto <è passato troppo tempo> quante cose non hai potuto dirgli? Quante non ne hai potute ascoltare? Occorre rimediare. [Impasto del chakra][Chakra on]

11:25 Katsu:
  [Foresta] Cammina, muove passi e le percezioni si concedono, forse erroneamente, di star appena più rilassate. I pensieri vagano alle prima fase di ciò che ha in mente, una fase che è per tre quarti completa, la soddisfazione gli si riflette nel volto. Cammina, pensieroso e soddisfatto, soffermando lo sguardo su questa o quella pianta, la nebbia che oggi non sortisce alcun effetto. E come se non bastasse, oltre al chakra che fa rilassare ulteriormente le spalle del ragazzo, alle proprie percezioni giunge qualcos’altro. Una voce. Una voce che non fatica affatto a collegare all’enorme proprietario. E se il sorriso, flebile, era già presente prima, questo è destinato ad inarcarsi ulteriormente, mentre una sensazione di calore si spande dal cuore. La sensazione di avere un fratello vicino, così bella eppure così lontana nei tempi passati. E punta i piedi a terra, frusta il terreno fangoso coi sandali, volta proprio in direzione del corrispettivo. E ciò che accoglierà Yosai sarà un Katsu allenato, tonico, ma visibilmente più sciupato. E’ un sorriso, quello che ha sul volto, che solo Yosai può vantarsi d’aver visto. Un sorriso genuino, senza maschere, senza doppie strutture o doppi fini. Avvicina il passo all’omone enorme che gli si para davanti e va a schiudere la mancina, che si chiude nuovamente in un pugno, che va ad impattare piano su quella del corrispettivo. Il saluto del guerriero, di chi si rispetta, di chi ha condiviso tantissimo. Non dice una parola. <Ciao, bro> lo appella solo alla fine, godendosi quel mix di sensazioni che la presenza dal ragazzo gli provoca. Lo sguardo percepisce qualcosa di strano nella figura del corrispettivo, sebbene non si capaciti esattamente di cosa, non ancora. C’è qualcosa di diverso in Yosai, indubbiamente. <Come stai, fratello mio?> va a scandire in maniera tranquilla, il tono basso che mantiene una nota gentile e non di fredda neutralità come al solito. <Non t’ho visto più, dove sei stato?> delle domande, poste con le opportune pause, il sorriso aperto che corrisponde a quello belluino dell’altro. [Chakra ON]

11:46 Yosai:
 Lo segui con lo sguardo, attento ai dettagli come sempre. Ti godi quel sorriso e quel pugno corrisposto. Il saluto dei guerrieri. Ascolti il suo saluto e le sue domande, che non potevano essere diverse effettivamente. L’ultima volta che si son visti si sono scontrati in allenamento e hanno finito più amici di prima. Sembra già passata un’eternità. Persino la tua espressione naturalmente arcigna e scontrosa anche quando è neutra par sciogliersi, oppure è semplicemente il Seiun che è più bravo ad andare oltre le apparenze. Chi può dirlo. <ho tanto da raccontardi> ammetti osservandolo mentre rinfoderi le zanne tra le labbra <più di quanto vorrei, onestamente> te ne son capitate di ogni e sinceramente poter incontrare qualcuno e non aver niente da raccontare sarebbe meglio. Ma questo è <Sono di ritorno da Konoha e ci ritornerò stanotte. Devo consegnare scartoffie> Gonfi il grosso torace sbuffando. No che non ti va. Si vede, ma dovrai raccontargli anche cosa hai provato ad entrare nel tuo villaggio per la prima volta da otto anni e passa. Un’emozione strana.<Hai da fare? Mi accompagni?> Lo chiedi, e non ti muoveresti senza la sicurezza che l’altro sa effettivamente libero da impegni. Non lo vedi da troppo tempo e ad una risposta negativa semplicemente ti fermerai con lui <ho saputo che l’alleanza adesso ha un accampamento unico…> proprio adesso che tu hai deciso di allontanarti loro si uniscono. Quanto sarebbe più facile vedere il Seiun o la tua Uchiha? Un altro dei tuoi proverbiali colpi di fortuna. Tieni lo sguardo sul Seiun. Neanche lui sembra passarsela un gran che bene. Ma avrai modo di chiedere. Effettivamente neanche tu l’hai visto molto in giro. Ma si potrebbe dire che la colpa non è certo sua, sei tu che sei sparito. < Sto cercando di riparare i cocci di un periodo infame> commenti facendoti più serio. Con un tono greve nella voce <non saprei neanche da dove cominciare> ammetti mantenendo il tono ma distogliendo lo sguardo e lasciandolo spaziare sugli albei in alto <hai sentito dell’attacco di giorni fa a Konoha? Sai qualcosa dell’accaduto?> cominci a sondare il terreno, per capire quanto indietro devi andare. Torni con lo sguardo blu su di lui <Ti trovo in forma, bro?> si, ma non solo <sei un po' stanco?> ne avrà anche lui da raccontare e da buon amico sei curioso di ascoltare. [Chakra On]

12:05 Katsu:
  [Foresta] E’ prerogativa dei guerrieri quel saluto. E’ prerogativa di chi si rispetta e ha condiviso il campo di battaglia come loro. Lascia che il gesto di rispetto scemi. Lo sguardo azzurro del ragazzo indugia sulla figura di Yosai ancora una volta. Ne conosce gli atteggiamenti e ne riconosce il girare intorno alle cose da dire come un lupo con la preda. Annota e sente le domande che egli gli fa, tutte insieme eppure ben accolte, non senza quel sorriso che si smorza un pochino a favore di un’espressione appena più tiepida. <Certo che ti accompagno. Ma domenica devo essere di nuovo qui. Ho una missione> è un dire entusiastico quello del Seiun, che si stacca dalla solita maschera arcigna. <E poi cambiare aria per qualche giorno mi farà bene> va a scandire, riportando lo sguardo sul ragazzo dinanzi a lui. E poi sta in silenzio, perché qualcosa sovviene alle proprie percezioni. Parole che insieme alle reazioni di Yosai compongono un quadretto nella mente del Seiun, un sinistro presentimento che si muove nella testa del Seiun sulla base di ciò che Yosai dice e non dice. <… Ho sentito dell’attacco a Konoha e so che il Mizukage è morto e che era un traditore, ma…> se lo guarda, gli occhi che si stringono in un’espressione concentrate di studio verso il ragazzo. <… C’entra qualcosa il demone rosso?> va a domandare, dritto, diretto, una staffilata concentrata. Accoglie dunque le domande finali del ragazzo con un sonoro sbuffo, che già di per sé funge una risposta. <Ah, beh… devo essere in forma per forza, ma i turni all’ospedale sono un inferno e a questo aggiungici le missioni per conto dell’alleanza e gli allenamenti con Yukio-Sama…> fa un quadro generale della situazione. <… Sì, sono diventato suo allievo> completa quel dire, non senza un sorriso determinato. <… Anche io ho qualcosa da dirti, ma vorrei ascoltare prima te> va a sentenziare. Il dire è sincero e cristallino, sebbene lo sguardo studi il gigante senza farsi problema alcuno, in maniera aperta, ma non invadente. Il carattere e il fare di Yosai ormai lo conosce. <… E perché non hai il coprifronte?> indica la base del corpo, all’altezza della cintola, con un semplice moto della mancina che si schiude senza troppi complimenti. E’ memore del fatto che non una sola volta Yosai è stato visto senza e sa cosa rappresenta per lui. [Chakra on]

12:50 Yosai:
 La prima risposta ti snuda di nuovo il sorriso bestiale che rivolgi a Katsu senza remore. Aggiungendo un rumore di fondo che sembra un ringhio, ma è una risata <intendevo mi accompagni a consegnare le scartoffie, ma se i turni all’ospedale e le missioni te lo consentono me lo faccio volentieri il viaggio con te> sincero. <L’ultima volta che ho visto Konoha avevo dodici anni. È stato un colpo ritornare> confessi, con un certo grado di emozione nella voce. Troppe cose sono successe <almeno potrai prendere un po' di sole. Stando sotto questa fottuta nebbia siamo diventati fantasmi> la odi con tutto te stesso quella nebbia, c’è poco da fare, non passerà mai questa cosa. Tieni lo sguardo sull’altro, che rivela cosa sa dell’attacco a Konoha e appoggia il suo sguardo su di te. Glie lo lasci fare. Non hai segreti con lui, ti fai studiare. Non è una cosa che ami della gente, ma d’altronde ti è concesso fare delle eccezioni. Annuisci tre volte alla sua supposizione mentre il sorriso muore sulle labbra che tornano un gelido taglio orizzontale e dritto nella roccia del tuo volto. <è stato un attacco su due fronti. Da un lato c’era questo fottuto falso dio o una sua copia, insieme al Mizukage. Loro due hanno impegnato il nono e Furaya-sama> altrimenti sarebbe stato facile da contenere. <L’altro fronte ha sfondato le difese del villaggio ed è penetrato all’interno. Era guidato dal Demone Rosso> Un racconto che hai fatto cento volte ormai, ma a lui è il caso di rifarlo <ha fatto un casino nel villaggio, bro> bestia. Animale senza freno, demone. Questo è, un demone. <per fartela breve, si è introdotto nel quartiere Akimichi. Ha cercato mia madre e l’ha fatta a pezzi> pronunci questa frase con una freddezza che ti impedisce di scomporti. Spostando lo sguardo verso il Seiun. Un mare in tempesta, contrapposto alla freddezza che usi, si agita dentro di te. <Io lo sapevo, Bro> eccola la tua più grande colpa. Ciò che ti porterai dentro per tutta la vita, non essere stato in grado di impedirlo <quando quel figlio di puttana ha ucciso mio padre davanti a me me l’ha detto. “La prossima sarà tua madre” questo mi ha detto> commenti abbassando lo sguardo e serrando i pugni fino a far scricchiolare la dura pelle <Non sono stato in grado di convincere l’Hokage a mandarmi ad avvertirla, e così niente è stato fatto, e il Demone Rosso si è preso ciò che voleva> Racconti semplicemente, per poi ascoltarlo. Anche per lui la vita è andata avanti, come è giusto che fosse. <immagino non sia facile conciliare tutto, soprattutto per te che sei medico…> commenti osservandolo, assottigliando lo sguardo quado ti rivela gli sorridi <oh, questa sì che è una notizia speciale. Sono contento, Bro, i nostri sensei saranno quelli che ci plasmeranno come ninja, e Yukio-sama sembra uno…> come lo definiresti? <cazzuto> si forse è il termine adatto. Sei scurrile nel linguaggo, ma con lui puoi permetterti di essere meno impostato. Quell’ultima domanda ti arriva di nuovo come un cazzotto in pancia <Perché un sacco di ragioni, Katsu.> da dove cominciare? <sono stufo di sentirmi incatenato in una burocrazia che sento soffocarmi ogni volta. Non posso essere chi voglio essere per paura di pestare i piedi a qualcuno, di non portare rispetto a qualcun altro… mi sento in gabbia e mi sto… rammollendo> commenti piano <Sono stanco di dovermi impegnare in missioni che non mi interessano, di prendere ordini da persone che non stimo, distraendomi dal mio obbiettivo, che è prendere quel farabutto e fargli ingoiare tutti i denti> quanta presunzione. Come sempre. Ma solo ponendoti obbiettivi impossibili potrai diventare il più forte di tutti <e c’è un’altra motivazione> commenti irrigidendo i muscoli della mascella <Quel bastardo si sta divertendo a portarmi via le persone a cui voglio bene. Mi vuole libero e senza legami, in modo da poter diventare la bestia che è lui e da affiancarlo> concludi <sono sicuro di questo, e non voglio che qualcun altro possa rimetterci per questo.> cerchi di nuovo il suo sguardo color cielo con il tuo color oceano <per queste ragioni ho riconsegnato il coprifronte>

13:13 Katsu:
  [Foresta] Va a far silenzio. Non un silenzio pesante, ma un mutuo silenzio, una culla accogliente in cui Yosai può riversare il suo dire e i suoi pensieri. E le prime parole di Yosai trovano una risata divertita da parte del Seiun che ridacchia e scuote leggermente la testa. <Lo dici a me? Da quando mi sono diplomato non ho visto altro che Chumoku, Kiri, la nebbia, il demone, i malati…> scrolla le spalle, come a darci poca importanza. <Sì, ti accompagno volentieri, comunque> è un dire più leggero. Una leggerezza ricercata nei tempi passati, ma mai trovata, se non in presenza di Yosai stesso. E basta. E poi il sorriso gli si congela sul volto. Sente il racconto, accoglie quella freddezza da parte di lui nel raccontare. La testa viaggia a quando un analogo episodio si è verificato. Ben conscio del carattere di lui, ben conscio di quale tempesta possa agitarsi, l’empatia che lo ammanta come un velo, gli occhi azzurri che si caricano di una comprensione immensa. Una fiamma che scintilla più dolce. Non c’è compassione. Nessuna. Uno sgarbo che non si permetterebbe mai di fare al fratello mai avuto. Non parla. Non parla più, ma lascia che Yosai finisca il suo racconto. E quando questo proferisce il suo ultimo dire vi è silenzio. Un silenzio di pausa in cui vengono riordinati i pensieri. Lo sguardo si fa serio e cerca quello bestiale di Yosai senza problema alcuno, non preoccupandosi di quello che eventualmente vi troverà. La mancina si schiude comunque dai fianchi e le dita della mano si aprono, mentre il bicipite comanda alla mano di andar all’altezza della fronte. Le dita si chiudono sul coprifronte ed esercitano una pressione affinchè questo venga tolto dalla testa. Con un altro gesto lo riporta lungo il fianco sinistro. Il portaogggetti vien fatto scattare e il coprifronte stesso viene adagiato in esso senza troppi complimenti. Prende ancora un passo verso Yosai, mentre il sorriso si apre di nuovo. E’ un sorriso dalle contornazioni determinate, acceso di quella fiamma, proprio quella. Quella che Yosai conosce bene. <Non sei solo, Yosai> il primo dire del ragazzo, che è determinato, ma condito di una sentita nota di dolcezza, che si imprime nel tono della voce. <Abbiamo sempre combattuto fianco a fianco le nostre battaglie. Conta su di me. Ciò che faremo, lo faremo insieme. Perché se lui…> la mancina va ad alzarsi e ad indicare la foresta in un punto non ben precisato. <… E’ una bestia schifosa, tu hai me. Il tuo nemico è il mio, le tue battaglie sono anche le mie. E non esiste villaggio, non esiste sensei, non esiste vendetta…> no, neanche la sua personale vendetta regge il confronto con l’amicizia che li lega. <… che sia più forte di ciò che ci lega. Quando andiamo a spaccargli tutti i denti?> e sì, glielo dice così, come Katsu, come amico, non come genin, dottore. Come fratello, da pari a pari. <… Come ha detto qualcuno: meglio vivere che sopravvivere, Yosai…> alza il pugno, ora e glielo porge. <… Combattiamo insieme> attende, dunque, che questi decida e parli, mentre con la mano libera va nuovamente a frugare il portaoggetti, facendolo scattare. Ne tira fuori una lettera, ancora chiusa. <Ricordi questa? Non ho trovato Yuukino, purtroppo, ma non l’ho aperta, come ti avevo promesso> gliela porge di rimando, quindi.

14:23 Yosai:
 Annuisci quando lo senti lamentarsi. È evidente che quella situazione pesi sulle spalle di tutte. In un certo senso sei anche stato abbastanza fortunato da allontanartene. Lo apprezzi il silenzio che l’altro ti dona mentre racconti. È segno di rispetto. Il rispetto che nutrono l’uno per l’altro. Finisci il tuo discorso e ascolti le risposte <Non lo so, bro, sto iniziando a maturare l’idea che forse l’unico modo che ho per muovermi davvero come vorrei, per anticipare le sue mosse e coglierlo alla sprovvista è privarmi da solo dei miei legami… in questo modo lui non avrebbe potere su di me e io sarei pronto a diventare chi sono nato per essere> schietto, con lui puoi esserlo, lo sai <ma ci sono dei legami dei quali non riesco a liberarmi. È per questo che ho deciso di parlarne con te senza sparire. Non potrei mai prendere una decisione del genere da solo> hai troppo rispetto per lui per prendere decisioni al posto suo. Osservi il pugno che lui alza verso di te. Sorridi, un sorriso affilato che nasconde la dolcezza di un’amicizia della quale non riusciresti mai a privarti <e mi hai dato la tua risposta> picchi tu questa volta con il tuo pugno sul suo. Con irruenza ma mai con violenza <grazie bro. È bello sentirtelo dire> ammetti. Ti è capitato con pochissime persone di sentirti così, ed è un vero onore. Ti si gonfia il petto al pensiero di avere un’amicizia del genere, ghigni bestiale al suo dire <Domani ho una missione in merito. Ripercorrerò a ritroso il percorso del demone rosso e vedremo dove porterà questa pista. Ti farò sapere gli sviluppi> lo osservi, stendendo il sorriso che diventa solare <grazie bro. È un onore averti vicino e sappi che la cosa è reciproca. Se mai dovesse servirti avrai sempre una spalla su cui contare> semplicemente questo, prima di chinare il capo in segno di profondo rispetto. Sei palesemente a disagio. Ringraziarsi tra uomini è sempre complicato. Di solito ci si tira cazzotti fortissimi contro per dimostrarsi dell’affetto! Ci sono altri modi? Quando l’altro ti mostra la lettera ti sfugge una risata ringhiata, mentre la afferri <grazie Bro, non ti preoccupare alla fine l’ho beccata prima io. Sapevo di potermi fidare di te. Non c’era scritto niente di che, a parte di evitare di fare gli occhi da cerbiatta a chi consegnava questo biglietto, che non mi andava di fare a botte sul serio con te> sorridi, goliardico <piuttosto, dimmi di te… che ti è capitato in questo periodo? È solo stanchezza quella che ti vedo addosso?> chiedi mentre se lui è d’accordo ti incammineresti verso l’accampamento con lui, adeguando la tua falcata a quella di lui.

14:43 Katsu:
  [Foresta] Il capo gonfio del rispetto che Yosai merita, quel rispetto a volte delicato come una carezza, a volte sfogato sul campo di battaglia tra pugni e dolore. Ma rispetto. Glielo legge negli occhi ed è riflesso nei propri, quella fiamma, la fiamma che brilla in entrambe le iridi dei due combattenti. Privo del suo copricapo guarda il corrispettivo. Segue il primo discorso di Yosai, un dire che asseconda in silenzio e al quale non fornisce una risposta subitanea, ma ne ascolta il monologo e subito dopo le considerazioni. <Pensa a questo, bro: lui non ha niente, non ha nessuno. Ha solo una furia vendicativa e distruttrice. Una furia che nessuno meglio di me capisce, te lo posso garantire. E tu? Cosa ti rende *davvero* diverso da lui, Yosai Akimichi?> lo chiama per nome e cognome, il dire che viene calcato su quella parola, che rimarca il concetto che esprime. Eppure la voce è calma, non è affatto piccata, ma è diretta, schietta e senza alcun pelo sulla lingua. <I tuoi legami. E’ per questo che tu sei più forte. E’ per questo che tu sei *diverso* da lui. Senza legami saresti un guscio vuoto. E poi? Una volta che gli hai fatto saltare i denti? Che cosa rimarrebbe davvero? Vuoto. Niente. Il rimpianto dei legami che hai spezzato in nome della vendetta…> quelle parole fluiscono da sole dalla bocca di Katsu. Ed è come una lampadina che si accende. E d’improvviso capisce ciò che gli ha detto Sango poco tempo or sono, capisce davvero quelle parole e si ritrova a sorridere all’indirizzo. <… Non dar retta a quelle pulsioni, Yos. Non farlo mai. Non esiste un solo modo per compiere un atto, un gesto. Non esiste solo ciò che ci si para dinanzi agli occhi. Esistono più strade che portano allo stesso obiettivo e non sempre la più corta è la più giusta> un dire sentito, basso e calmo all’indirizzo dell’amico di sempre. Un dire tramite il quale ricerca nuovamente gli occhi. Ne vede l’inchino e lo corrisponde senza particolari difficoltà, ben più avvezzo di lui, beandosi di quel rispetto che sempre unisce i due. Il dire su Yuukino non lo commenta, ma lo corrisponde con un sorriso compiaciuto. <Sì, Yosai. E’ solo stanchezza. Unita a pensieri. Ho parlato con più di qualche persona e non ho potuto fare a meno di notare che il punto di vista della maggior parte delle persone è improntato sul distruggere, sul sacrificare qualsiasi cosa per ottenere ciò che si vuole. Ed io non sono così> va a scandire, attento al proprio dire, le parole che fluiscono libere come vento, ma basse, sicure, colme di una fiamma ardente. <… In breve, bro: quando i morti hanno gridato la loro vendetta mi sono soffermato su coloro che hanno sterminato il mio clan. Ho notato occhi da serpente, occhi rossi con ventagli disegnati e qualcuno che riesce a spandere veleno solo toccandoti. E sto cercando e ottenendo le risposte che voglio…> lo guarda, ora, con maggiore determinazione, una fiamma che muta in una sinistra di vendetta nei propri occhi. Incapace di controllarla, perfino… a tratti contraddittorio tra gesti e parole. <… Yakushi, occhi di rettile. E Uchiha, occhi rossi. Mi mancano gli ultimi. E ho poche conoscenze, ancora, ma ci arriverò e quando lo saprò ogni discendente dei ninja che hanno perpetrato quel massacro morirà per mano mia. Non tutti, non gli innocenti che non hanno colpe, ma i figli pagheranno il debito dei padri. I Seiun saranno vendicati…> stringe appena gli occhi, guardandolo e lasciando che quella frase gli muoia sulle labbra. <… Occhio per occhio, dente per dente…> sospira ancora, sinistro. <… Sangue per sangue> completa il dire, bramoso e basso, freddo ed inquietante. [Chakra on]

15:17 Yosai:
 Ascolti le parole del ragazzo al tuo fianco, mentre cammini. Tieni lo sguardo davanti a te, pensoso, assaporando le parole del Seiun e i pensieri che esse scatenano nella tua mente <Non lo so ancora se è come dici tu. Potrebbe anche essere che i miei legami siano ciò che mi rende più debole di lui.> commenti inarcando le spalle stondate <sta di fatto che ci sono alcuni legami che non riesco a troncare> ammetti. Forse è debolezza, forse è egoismo, non sapresti dirlo. Non ci pensi a quanto vuoto potresti sentirti al termine di tutto questo, hai ancora il tuo obbiettivo ben stampato davanti. Ma effettivamente sono parole su cui è necessario riflettere, che ti lasciano turbato. Annuisci piano. Saresti capace di sopportare quel rimpianto? <e se dovessi sopportare il rimpianto delle persone con le quali non ho avuto il coraggio di spezzare i legami quando potevo e sono state uccise per colpa di questo?> qui si va sul filosofico, è una possibilità valida tanto quanto quella fatta dal Seiun a ben pensarci. Ascolti le sue parole, mille strade, mille strategie <hai ragione> ammetti tornando a donargli uno sguardo di traverso mentre cammini al tuo fianco <vedremo cosa ci si parerà davanti> ammetti osservando la sua fronte senza coprifronte. Ascolti poi la sua storia, spostando lo sguardo di nuovo davanti a te. Gli doni il silenzio che Katsu ti ha donato di rimando. Ascolti le sue aspirazioni, i suoi dubbi, la sua vendetta. Lo ascolti farsi gelido, risoluto, definitivo. Ti limiti ad annuire <sangue per sangue> mormori le sue ultime parole tornando a guardando con la coda dell’occhio. Assottigli lo sguardo <sai, conosco una Yakushi e due Uchiha> riveli <ma non so di persone che espandano veleno con un tocco, mai sentito niente del genere. Se mai dovessi sapere qualcosa puoi contare sul mio aiuto> questo non lo negherà mai <ci sono due cose che però vorrei chiederti> cominci assottigliando lo sguardo senza discostarlo da lui <hai detto che intendi risparmiare gli innocenti, ma che intendi far ricadere sui figli le colpe dei padri. Mi chiedo, come pensi di conciliare le due cose? Non sono forse innocenti i figli che non hanno combattuto le battaglie dei padri? E soprattutto, come capisci chi è innocente?> porti l’avambraccio sinistro verso il capo, piegandolo all’indietro fino a fare in modo che la mano si infili nei capelli della nuca, grattandola prima di lasciar scendere di nuovo il braccio verso il busto, ben distante dal corpo a causa dello spessore dei dorsali. <e poi mi hi detto che non sei d’accordo con il pensiero comune di molti di sacrificare qualsiasi cosa per ottenere ciò che vuoi> annuisci <è una cosa sulla quale concordo, anche io non sono stato in grado di privarmi di te e di Yuukino nonostante forse sarebbe la cosa più giusta, sicuramente quella che mi farebbe preoccupare di meno.> inspiri gonfiando il grosso torace e trattenendo l’aria nei polmoni per qualche frazione di secondo prima di espirare con forza <però mi chiedo… se tu non la pensi così, cosa NON sei disposto a sacrificare per vendicare la tua famiglia? Davanti a cosa ti fermeresti dal tuo obbiettivo?> tante domande, forse, ma serve ad entrambi parlarne.

15:43 Katsu:
  [Foresta] Ancora un silenzio regalato al corrispettivo. Aspetta che lui si sfoghi, che esponga dubbi. Un silenzio regalato che accoglie caldamente tutto il dire. Lo guarda di tanto in tanto, mentre muove il passo affianco a lui, vicino all’accampamento. Sente il primo discorso di lui e l’espressione si tende ancora in un sorriso. <Semplicemente non sarebbero rimpianti. Preferisco cento volte morire al tuo fianco, che vivere sapendoti alla ricerca di quell’essere da solo. Preferisco morire con te vicino perché ho *scelto* di fare mia questa guerra…> lascia la frase in sospeso, perché Yosai vuol chiudere quell’argomento con una frase criptica. E semplicemente il Seiun va a non permetterglielo. <… Lo hai detto tu stesso. Lui vuole recidere i tuoi legami perché ti rendono ciò che sono. In altre parole, Yosai, ne ha paura e noi abbiamo un vantaggio> è uno scandire, adesso, meno ideologico, più pratico, sebbene regali all’omone lo stesso sorriso determinato che aveva in precedenza. Non vi è paura, ma una cieca determinazione che fa battere il cuore. <… Mettiamola anche sotto un altro punto di vista: ha ammazzato la tua famiglia, a cui volevi e vuoi bene. Sai che i prossimi bersagli saremo io e Yuukino, vero?> gli lascia il tempo per metabolizzare e scrolla le spalle. <… Vedi che è la *nostra* guerra?> calca l’accento su quella parola in maniera totalmente ordinata, ma sentita. E poi va a farsi serio, quasi a gelarsi. Sente le riflessioni di Yosai. Riflessioni che arrivano come un pugno sulla faccia. Punti di vista non considerati. La vendetta gli brucia nel petto, ma le affermazioni attecchiscono, si fanno strada nelle viscere. <Perché chi lo fa è una bestia, non una persona, Yosai. Una bestia che si nasconde dietro al “eh, evidentemente le tue motivazioni non sono abbastanza forti”> scimmiotta un pochino in un’imitazione che, Yosai potrà capire, sarà la caricatura più o meno perfetta di Sango. E un moto d’odio gli fuoriesce dalle parole, dagli occhi, dall’atteggiamento. E’ l’ultima domanda a pietrificarlo, comunque, come una staffilata di ghiaccio al cuore. <…> apre la bocca e la chiude nuovamente e quindi sospira. E’ difficile parlare ed ammetterlo. <… Mia madre, mio padre, mia sorella… e te. Niente che vi riguarda verrebbe sacrificato> è un’ammissione affatto serena, ma sincera e diretta, ancora, anche nei momenti di evidente difficoltà. <… E comunque qualcuno deve pagare per aver massacrato il mio clan. I morti lo esigono. IO.. lo esigo> digrigna i denti, il dire è fermo, ma… qualcosa è cambiato, qualcosa di importante, forse una riflessione smossa dalle parole dell’amico. Gli starà attaccato, passerà del tempo con lui, recuperando anche quello perso. L’amicizia è anche questo. [Chakra on][END]

16:10 Yosai:
 Ascolti di nuovo le parole di Katsu. Non sono argomenti facili da trattare, scivolosi e ricchi di sfumature, non c’è bianco ne nero, gusto ne sbagliato, ci si addentra nella complessità umana in tutta la sua scala di grigi <Si è vero, è la *nostra* guerra, dal tuo punto di vista è una scelta. Sei tu che hai scelto di non tirarti indietro dopo quello che ti ho detto, ma mettiti nel mio punto di vista.> Sospiri, appesantito da qualcosa. Dalla vita forse <Tu hai potuto scegliere perché io non sono stato abbastanza forte da tagliarvi fuori semplicemente escludendovi. E ho una paura fottuta che un giorno io possa trovarmi senza uno di voi due e non avere nessuno da incolpare se non me stesso per avervi coinvolto> questo è quanto. Questo è il peso che dovrai portarti dietro. Questo è il peso dei legami <Ma farò in modo di non dovermi mai pentire di questa scelta> li proteggerai come loro proteggono te perché siete una squadra e vi parate il culo a vicenda. Ascolti poi le sue successive parole. Si parla di lui adesso. E quando lui scimmiotta i puristi del “o tutto o niente” ti suscita una poderosa risata, forte, baritona, gutturale nata da un ringhio ferale <so bene cosa intendi> ammetti. Anche a te viene in mente la stessa persona che lui ha incontrato, ovviamente <Secondo me c’è solo un modo di rispondere a queste persone. Con i fatti. Dimostreremo loro che si sbagliano semplicemente realizzando i nostri obbiettivi> Forse un po' semplice come strategia <altrimenti gli facciamo il culo picchiandoli> forse anche più soddisfacente. Ringhi solo all’idea prima di tornare ad ascoltarlo. Annuisci. Ti riempie d’orgoglio sapere che sei nella sua cerchia, ma d’altronde lui è nella tua. Lo ascolti <avrai ciò che i tuoi morti esigono. Ti aiuterò in questo> annuisci <ciò che chiedo è: chi è innocente secondo te? E chi colpevole?> Solo questo, prima di affiancarlo di nuovo nella camminata, continuando a parlare di argomenti pesanti come è giusto che gli amici facciano. [END]

11:17 Katsu:
  [Foresta] Continua in quell’incedere lento, di fianco al migliore amico, in un mutuo silenzio ed in quel groviglio di sensazioni in cui fa fatica a mettere un ordine preciso. E ne accoglie le parole. Parole dell’Akimichi che gli stendono un sorriso sul volto. Un sorriso che gli regala e per l’ennesima volta è caldo, accogliente e comprensivo. Non vi è traccia alcuna di compassione, no, non si addice a guerrieri del loro calibro. <E’ qui che sbagli> recita semplicemente. Non si fa problemi, dritto, schietto, perfino spietato, a tratti. Ma gli regala la massima sincerità. <Per prima cosa: noi non moriremo. Né tu, né io, né Yuukino. Andremo da quel bastardo, gli faremo un culo grosso come una casa e appenderai la sua testa all’entrata di casa tua, Yos> è un semplice dire, eppure carico di rispetto, della foga e dell’adrenalina che un guerriero mette sul campo di battaglia. Un dire carico di sé stesso. <E’ questo che lui non ha: un gruppo. E’ per questo che ti vuole da solo, Yos. Da solo sei debole, ma insieme… beh, la storia cambia. Non si tratta di tagliarci fuori. Si tratta di libero artibitrio, Yos. Abbiamo scelto di aiutarti liberamente. Siamo in guerra, lì fuori. Non sono più lo studentello di primo pelo che hai incontrato a Chumoku. Io sono consapevole dei rischi che corro. E ti aiuterò…> stringe gli occhi per qualche tempo. <… Ti aiuteremo> si corregge infine. Lo sguardo va al corrispettivo affianco a lui. <… Dimmi solo quando partire e come hai intenzione di agire. E ti seguirò anche in capo al mondo> rimarca quel concetto, mentre gli dedica l’ennesimo sorriso determinato. Un atteggiamento strano per il Seiun, un atteggiamento che solo Yosai si può vantare d’aver visto. Ma poi arriva qualcosa che lo prende. Nel vivo. Sensazioni strane: rabbia, vendetta, odio profondo, ma anche dubbio, ora. Per la prima volta vi è davvero un dubbio che scuote Katsu dalle fondamenta. Ascolta le parole di Yosai, che arrivano come tante sberle messe insieme. Sbuffa alla fine. <… Che cosa devo fare, Yosai?> è un dire, che si condisce di quelle sensazioni. Rabbia, odio, ma anche una punta di disperazione, ora. <Come devo comportarmi? Aiutami tu, perché…> digrigna i denti, non facile alle ammissioni, non facile allo scavarsi dentro e donare il fianco debole, perfino all’amico. <… Perché io sto andando fuori rotta. Ho dentro quest’odio profondo per tutti quelli là eppure nel profondo so che non tutti sono responsabile. Ma devono pagare… *DEVONO*. Hanno massacrato il mio clan. E…> ancora un sospiro, mentre lo sguardo si piazza avanti, il groppo che si annoda nella gola. <… E io non so più che devo fare. Ammazzarli tutti? Ammazzare solo una parte? Dare fuoco a tutta Oto?> sospira, amaramente, in attesa che il corrispettivo gli risponda.

12:07 Yosai:
 Assottigli lo sguardo lasciandolo sul volto del compagno. Da poche persone accetti quella schiettezza senza chiuderti a riccio e proseguire come un toro sulla tua strada anche solo per andar contro chi cerca di darti consigli non richiesti. Qui però la situazione è diversa. Ti fidi di lui. Non è una cosa che concedi facilmente, la fiducia. La prima frase del discorso ti provoca una risata che come tutte le tue risate parte da un ringhio sommesso e profondo che poi si libera nell’aria con la potenza dell’immensa cassa toracica che ti ritrovi. Ridi di gusto <Mi ci voleva una botta di ottimismo> confessi. Certo lui non sa ancora quanto casino è stato capace di fare quell’essere nel villaggio. È una strada ben più tortuosa di così. Ma se non altro hai la certezza che per quanto tortuosa e difficile sia avrai sempre qualcuno al tuo fianco. Eppure le parole che quel compagno si permette di sparare contro la tua bocca dello stomaco ti turbano. E non potrebbero fare diversamente. Avere un gruppo potrebbe essere davvero il tuo punto di forza. <Forse hai ragione> commenti sembri riflessivo. Di colpo però ti si indurisce l’espressione. Come se riflettere sulle tue azioni avesse scatenato un involontario effetto d’ira <Ma non tornerò indietro, Katsu. Non sopporto di essere costretto in reti, anche se potrebbero essere reti di sicurezza per me. Farò a modo mio. Appena avrò fatto ritorno a Konoha inizierò a seguire le sue tracce a ritroso. Se troverò qualcosa di interessante ti avviso> La tua bussola è l’unica cosa che sei disposto ad ascoltare. Da sempre. <Non ce la faccio a concentrarmi su altro, a seguire i protocolli e gli ordini quando c’è quel farabutto in libertà…> se vogliamo è anche un’ammissione di colpevolezza. Hai un cervello troppo semplice per poterti occupare di più cose. Devi concentrarti su una, e adesso è quella bestia dai capelli rossi. Ma ovviamente non si parla solo di te, e con piacere ascolti le parole che lo riguardano. I suoi dubbi, le sue confessioni. A quella nave serve una botta di timone per rimettersi in carreggiata. È tuo dovere provarci <Yo!> tenteresti di alzare l’avambraccio destro fino a superare l’altezza delle spalle di lui per poi far cadere la mancina pesante sulla sua spalla. Come a volerlo deconcentrare da quell’amarezza e da quel sospiro. Un’amichevole pacca sulla spalla, un po' pesante e irruenta, ma ormai lui ti conosce. Puoi permettertelo <Sei nel posto giusto al momento giusto, Bro> commenti <prenditi il tuo tempo. Conoscili. Parla con loro, scopri di più su chi sono, conosci il più possibile di quei clan, scoprine la storia, la loro versione almeno. Conoscine i membri e poni ogniuno di loro al vaglio della volontà dei morti con i quali cammini… ascolta il loro giudizio e fai valere anche il tuo, e decidi. Vita o morte> abbassi la mano, riportandola al fianco e cercando di nuovo il suo sguardo <sarà un lavoro lento, difficile, meticoloso, dovrai nascondere le tue intenzioni, la tua natura, fingere fino all’inverosimile, ma conoscerai a fondo pregi e difetti, punti di forza e di debolezza di ogniuno dei ninja e dei clan> assottigli lo sguardo blu come il mare in tempesta. Ardore e forza di volontà incrollabili vengono emanati insieme alle parole < e quando avrai il tuo verdetto…agiremo> le labbra si stendono tagliando di nuovo il volto in un sorriso affilato. Bestiale.

12:25 Katsu:
  [Foresta] Sente quella risata da parte del gigante affianco a lui e sorride di rimando. Quella risata di lui ha un che di liberatorio, che accoglie volentieri in quel vortice di sensazioni. Lo studia ancora, ma non gli risponde. Non risponde al dire di lui. Ne sente semplicemente le parole successive ed osserva quell’indurirsi dell’espressione e sente quelle parole graffiate, di difesa. <Ho detto che siamo una squadra, Yosai, non che devi tornare ad osservare i vecchi dettami. Neanche io indosserò il mio copricapo quando agiremo> lo informa, concorde in quella scelta. Una scelta del ninja di Konoha che ha capito, fatta sua, ne ha compreso le intime ragioni sulle basi delle sue parole. Un sorriso irradia il volto e non si scompone proprio per niente, abituato a quelle reazioni dure e rocciose di Yosai. <Si può essere una squadra anche senza essere ninja o agire come tali> va a sentenziare quindi, precisando il proprio dire, rimarcandolo. E quelle fiamme ballano negli occhi. Continuano a farlo, così come quelle negli occhi di Yosai. Fiamme condivise. <Faremo a modo tuo, Yosai. Tu sarai il capo, tu deciderai quando e come muoverci ed io ti seguirò e ti aiuterò. E non per un copricapo o perché obbligato da regole imposte. Ma perché mi fido di te. Tu sarai il capo ed io sarò il tuo secondo, se tu vorrai. Come persone, come amici che si aiutano a vicenda. Non come genin> rimarca e precisa il proprio punto di vista. <Sei sempre Yosai, con o senza copricapo. A me basta questo> scrolla le spalle dritte e toniche in un gesto di sufficienza, come a dire che tanto basta. E quindi si prende quella pacca vigorosa e deve piantare i piedi sul terreno per restare saldo e far leva sui quadricipiti perché le ginocchia non cedano. E’ suo, adesso, il tempo di sorridere. <Scoprirò chi sono i clan di Oto coinvolti. Due già so chi sono: Uchiha e Yakushi, come ti dicevo. Scoprirò chi sono, parlerò con tutti e…> gli scocca un’occhiata appena più seria. <Sono poche le persone con cui non ho finto, raccontato bugie, indagato senza farmi scoprire. E tu sei tra questi. Sono sempre stato sincero con te> va a scandire, ancora, sorridendo. Continuerà a camminare in compagnia dell’amico. <Yos… grazie> alza il pugno a sua volta, adesso, glielo porge. Non c’è bisogno di dire altro. [END]

12:45 Yosai:
 Annuisci al suo dire. Rendendoti conto che non è a lui che quel tono iroso era rivolto. Ce l’hai con te stesso. Ti sei privato di qualcosa di importante e questo sta lasciando profondi segni sulla tua anima. Passerà ancora del tempo prima che tu possa essere del tutto convinto della scelta che hai fatto. <Non sono il capo di nessuno> commenti di getto le sue parole. Non lo sei mai stato. Nemmeno in missione, non hai mai dato ordini. Al massimo consigli o intuizioni che poi sono state seguite. Ma non hai imposto mai a nessuno il tuo volere, come non hai mai accettato che il volere altrui venisse imposto a te. Ma il senso è chiaro <Ti ringrazio, Kats. So che sei conscio di ciò che hai detto e non stai sparando promesse a vanvera. Mi fido di te.> Un’ammissione che difficilmente confessi. Ma in questo caso puoi farlo. Di nuovo annuisci. Più convinto. Sei sempre Yosai. Forse è il caso di avere meno dubbi. Di agire al di là delle conseguenze. Di prendere la situazione in mano. E anche per il Seiun al tuo fianco è tempo di fare il punto della situazione e di pianificare il futuro la sua ultima frase ti riempie d’orgoglio. In realtà fatichi a dire lo stesso. Non perché tu non sia stato sincero con lui. Il contrario. Non sei capace a fingerti altro. Ad adattarti alla situazione. È per questo che stai scomodo in una rete in cui hai un ruolo che non ti piace. <Anche io> Si, anche tu lo sei stato. <Andremo fino in fondo.> commenti chiudendo la conversazione prima di chinare il capo al suo ringraziamento. Parli con un gesto. Ricambi quel ringraziamento. E prima che parta la Ship omo, forse è il caso di lasciarli andare per la loro meta [End]

Katsu e Yosai si ritrovano casualmente nella foresta di mangrovie. Entrambi si raccontano i loro accadimenti dopo qualche mese che non si vedevano. Tra emozioni, sensazioni e parole, si scambiano una promessa: Katsu aiuterà Yosai col Demone rosso. Yosai aiuterà Katsu nella sua vendetta contro i clan di Oto. Si forma il team Yosai - Katsu - Yuukino.

Role di un'importanza INCALCOLABILE per entrambi i background che getta le basi per il raggiungimento degli obiettivi futuri di Katsu e Yosai e piena di scambi di informazioni su quanto portato avanti da entrambi.