Oh e chi mi ucciderebbe? Tu?
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Giocata del 30/04/2020 dalle 17:55 alle 23:43 nella chat "Foresta di Mangrovie"
Tante le scelte che sta prendendo in questi giorni, tanti gli incontri che l’han portata a compiere quei passi, quei pensieri e quei piani che forse mai si attueranno, questo non può certo saperlo. Non ha bisogno di confrontarsi con il Kokketsu, non le serve certo quello, è in attesa di sue notizie e per ora la situazione è in un certo qual modo di stallo, eppure ultimamente anche lei ha sviluppato interesse verso quel luogo, quella foresta paludosa che ancora una volta la vede al suo interno. Sta camminando nascosta dalla nebbia e dall’ombra gettata dalle mangrovie stesse, si aggira silenziosa e anche abbastanza assente nel modo di fare, i passi sono lenti, ondeggia appena con i fianchi lasciando che la gonna lunga nera con i due spacchi laterali le scopra le cosce e la pelle candida. I piedi sono al sicuro dietro un paio di stivaletti senza tacco, si protegge giusto dallo sporco del fango e dell’erba marcia del luogo. Il chakra scorre con forza nel suo corpo e mentre cammina socchiude gli occhi così da concentrarsi proprio su quel flusso, andrebbe quindi a deviarlo quel tanto che le basta per far passare la sua forza all’interno delle ghiandole salivari, lì dove produce veleno, dopo la sua innata ha sede. Continua a camminare lei mentre il chakra andrebbe a bagnarsi all’interno di quel lago velenoso che risiede in lei, lascia che le proprietà tossiche lo contagino prima di riportarlo a scorrere per il suo corpo, ora che persino un semplice contatto con la sua pelle può risultare fatale. Solo dopo aver eseguito quel richiamo andrebbe a riaprire gli occhi, mostrando alla foschia le due iridi, colori differenti la destra azzurra e la sinistra rossa, ghiaccio e fuoco su quel volto di porcellana, i capelli lunghi le incorniciano gli zigomi e il mento non troppo appuntito, una figura estremamente femminile la sua. Un bellissimo demone quello che sta attraversando la foresta. Le ciocche nere ricadono anche sul seno, coperto da un piccolo corsetto con scollo a cuore di cuoio scuro, addome e spalle nude, non c’è abito che la copra più di quello che è necessario, assolutamente a suo agio con il suo corpo ma soprattutto a suo agio con il veleno che rilascia, consapevole quando quello scoprirsi sia un’arma più contro i suoi nemici che sé stessa [chk -3][arte del veleno liv 3] Ancora un altro giorno di nebbia. Il meteo del luogo inizia ad essere particolarmente stressante oltre che noioso. Rovina le passeggiate di lettura del ragazzo, che già è solito vagare per le strade, quasi in cerca di problemi di vario genere, con particolare distrazione, se vi si somma pure una scarsa visibilità, nel novanta percento dei casi, si ha il suo smarrimento come risultato... E già troppe volte si è smarrito per le strade di un posto a lui non così conosciuto, in un periodo in cui vagare senza metà è la cosa più stupida che si possa fare. L'ennesima giornata di nebbia e il giovane decide di smetterla di rischiare come un bambino, vagando in periodo di guerra senza metà. Vagare con una metà ed uno scopo è sicuramente meglio che vagare alla cieca e finendo per perdersi. Delle voci nei giorni precedenti hanno destato del suo interesse in un luogo chiamato foresta di mangrovie, questa pianta difatti pare crescere in un ambiente paludoso quanto invitante e sconosciuto per Mat che non ha trovato soddisfacenti le ricerche fatte. Ha veramente bisogno di andare in un posto come quello? Certamente no, ma luoghi sconosciuti quanto pericolosi, per lui, sembrano essere una calamita. Gli stivali alti calzano ai piedi del giovane dai capelli bianchi, stringendo fino a metà stinco dei pantaloni neri, questi presentano un paio di tasche sulle cosce oltre alle due classiche sui fianchi e alle due dietro al sedere. Tutte le tasche sono completamente vuote. Il busto è coperto da una felpa, bianca quanto i capelli, munita di una cerniera che è lasciata aperta, scoprendo così la maglia sottostante, una semplice t-shirt nera. Gli occhi gialli ambra osservano l'ambiente curioso, intento a studiarne ogni essere vivente, dagli insetti alle piante, senza preoccuparsi di sporcare gli stivali o i pantaloni: è proprio avvicinandosi ad un insetto posatosi sul tronco di una mangrovia che immerge i piedi in quella poltiglia paludosa che lo fa affondare fino alle caviglie Mentre cammina lenta e distratta qualcosa nella sua visione periferica attira la sua attenzione, la incuriosisce al punto da farla voltare. Il mento ruota appena mentre i capelli la seguono, il movimento viene portato a rallentatore come se per lei non esistesse il tempo, come se ne fosse dominatrice completa, non c’è fretta ma nemmeno impellenza dei suoi gesti. Il passo quindi devia andando verso il tronco di una mangrovia alla sua sinistra, fissa con insistenza quel dettaglio che ora, dopo aver sbattuto le palpebre, viene messo correttamente a fuoco. Un paio di passi ancora per avvicinarsi ed ecco che quel ragno di mostra in tutta la sua orrenda bellezza, si è mossa talmente lentamente che l’animale non è stato allertati, anch’esso forse convinto d’essere il dominatore. I suoi movimenti e l’assoluta pacatezza con cui li porta la fanno quasi apparire come un tutt’uno con la foresta, non vede ancora la presenza del giovane allievo, troppo distratta. I movimenti poi cambiano, diventano improvvisi al punto da dover cogliere di sorpresa l’animale, non usa la forza solo la sua velocità e quell’innata. Veloce vorrebbe andare ad allungare il braccio e poi l’indice della mano destra verso il corpo di quel bruttissimo animale, un solo tocco lasciando che poi il chakra faccia la sua parte, andrebbe così a somministrare il veleno sulla sua pelle, un passaggio diretto e al pieno della sua potenza che dovrebbe provocare la morte dell’animale. Sorride a quello spettacolo, una morte casuale, che nessun poteva prevedere e che non ha alcuna motivazione se non quella di aver preso in giro la natura e tutto il suo naturale scorrere, il ragno cade a terra e si rivolta, soffre persino poco tempo prima che le zampe vadano a richiudersi sul suo addome, piegandosi per l’ultima volta. Non c’è una motivazione per quel gesto, ha strappato alla vita una piccola creatura per il puro gusto di farlo, ha reso quella carcassa impossibile da mangiare per qualsiasi predatore, a causa del veleno usato, sarà poi curioso cercare di seguire la sia di quegli eventi, vedere fin dove quella morte arriverà a rompere gli equilibri, quanti predatori cadranno preda della stessa morte? Quanti di loro abbandoneranno la vita per ciò che non era più di un capriccio momentaneo? Resta quindi lì con il volto che ora si abbassa così da permettere ai suoi occhi di raggiungere la carcassa, incuriosita, divertita e in trepidante attesa[chk -3][arte del veleno liv 3] Non sa neanche come muoversi in quell'ambiente per non attirare l'attenzione, l'insetto gli concede qualche metro di distanza prima di librarsi in volo per allontanarsi rapido e sfuggente, almeno per quel ragazzo che tenta di seguirlo al meglio con lo sguardo. E' un lieve sorriso quello nasce sul suo volto, mentre gli occhi tornano sulla corteccia della mangrovia. I libri non riescono a dare neanche una parte della bellezza che può essere la natura, come non riesce neanche a trasmettere quello che è la vera sensazione di pericolo. Mat china il capo verso la propri sinistra, facendo ricadere i capelli dallo stesso lato, mentre il piede destro si muove sotto a quel liquido che è tutto meno pulito, sorpassando il sinistro per permettere al giovane di spostarsi di qualche passo verso la propria sinistra, cercando di fare il giro della pianta per cercarvi sopra dei residenti. L'ambiente rende particolarmente rumorosi i suoi movimenti, a differenza di quella che probabilmente risulta la più letale presente in quel momento. La mano destra del giovane viene allungata, intenzionato a posare il palmo contro la corteccia ruvida, ma lo zampettio rapido di un piccolo ragnetto blocca l'avanzare dell'arto. E' un istante di panico, un insetto piccolo, carino quanto schifoso compare blocca il giovane, obbligandolo addirittura ad indietreggiare rapidamente, troppo per quell'ambiente che lo intralcia facendolo cascare. Mat cade così nello stesso liquido melmoso che fino a poco prima copriva solamente gli stivali, sporcando completamente gli abiti. "Ma c***o." Esclama ad alta voce, andando poi a ruotare verso la propria destra, in senso orario, per tentare di posare il ginocchio destro su qualcosa di stabile, intenzionato a cercare nuovamente la posizione eretta. "Sto finendo i vestiti puliti..." Sbuffa parlando da solo, ad alta voce, incurante di poter sembrare matto per qualcuno che, difatti, non vede. Una voce la desta appena dal suo studio. Alza quindi il capo andando a lasciare che sia il suo udito a guidarla, un passo verso sinistra, le gambe che si aprono appena e il peso che vien spostato così da permetterle di sbilanciarsi con il busto e protendersi appena da quel lato così che gli occhi possano andare ad incrociare la figura dello sconosciuto. Lo osserva a terra, in mezzo al fango. Il sorriso svanisce dalle sue labbra, al suo posto solo una maschera neutra, non c’è un vero sentimento espresso dalla sua mimica faccia, solo e semplicemente il nulla. Proprio con la stessa lentezza con cui ha appena tolto la vita al ragno andrebbe ora a ricomporsi per poi fare qualche passo in avanti, aggira il tronco della mangrovia che li stava inconsapevolmente separando andando quindi ad avvicinarsi a lui con estrema calma, lo stesso sentimento che la spinge a non parlare subito, solo quando si sarà avvicinata abbastanza allora le sue labbra finiranno per schiudersi <forse sarebbe il caso di non cadere nel fango come un bambino> replica giusto a quella sua ultima affermazione sugli abiti <oltre che comprarne di nuovi> certo non lavarli, non sa nemmeno cosa significhi lavarsi dei vestiti, brava a sfruttare gli altri per farlo in caso ma di certo non a preoccuparsi di farlo. Non lo aiuta ad alzarsi, le mani rimangono lungo i suoi fianchi, delicatamente poggiate alla sua pelle di porcellana, lo osserva con gli occhi dal colore differente senza esprime altro oltre all’ovvio che le è appena uscito dalla bocca, non c’è da aggiungere nulla, almeno secondo lei. Si trova in uno stato di quiete e disinteresse tale da non voler sperimentare su di lui il veleno, tale da non aver voglia di imporsi con la forza, non ancora almeno. Certo forse basta la sua figura a far ben comprendere fin dove possa spingersi senza sentire o provare alcun rimorso, completamente vestita di nero, con lunghi capelli e frangetta che le incorniciano la pelle neve, un contrasto unico che viene sottolineato dalle iridi diametralmente opposte come tonalità, una fisicità che non esprime nulla se non la totale assenza di qualcosa, corpo allenato e lasciato con sicurezza in bella vista, lei che sta pian piano prendendo coscienza di sé stessa anche secondo quel parametro, anche per quel che riguarda il suo essere cresciuta ed essere ormai più una donna che una ragazzina, quasi amante, quasi madre, quasi felice. Un quasi che si tramuta in lei affermazione di ciò a cui non si legherà più, nessun rimpianto per la morte della figlia, nessun rimpianto per l’allontanamento almeno fisico da Hanae, nessun rimpianto per le vite che ha tolto e toglierà. Non più figlia ma temibile Kunoichi, non più qualcuno legato a potenti ninja ma lei stessa degna d’esser temuta [chk -3][arte del veleno liv 3] Sollevatosi sulla gamba sinistra, con ancora il ginocchio destro immerso e usato come punto di appoggio, ude una voce fa svanire rapidamente il sorriso dal suo volto, che lo obbliga a drizzare il capo e, solo dopo un paio di secondi, voltarlo in favore della donzella. La sua frase iniziale, per quanto veritiera, è alquanto tagliente. "Cadere nel fango dici?" Chiede lui con tono ironico, in cerca di una rapida risposta, mentre il peso viene spostato sul piede sinistro nel tentativo di issarsi e poter trovare la posizione eretta. "Ma va. Avevo solo un po' caldo." Non può che essere ironico e sfoggiare un ampio sorriso divertito, cercando di ignorare il più possibile l'imbarazzo, ma in fondo è quello a distrarlo in quel momento, concedendogli qualche secondo prima che le iridi ambrate possano studiare la figura di Kimi, che crea forti sentimenti contrastanti. Non riesce a negare che si tratti di una ragazza particolare, che in mezzo a tante attiri comunque l'attenzione su di se, ma qualcosa suggerisce, che in quel caso, parte delle attenzioni possano esser dovute a grida di terrore. La classica vocina nella testa di Mat gli suggerisce di allontanarsi il prima possibile o, per lo meno, di non darle troppa confidenza, starci attento e più lontano possibile. Ma chi ascolta mai quella vocina? "Bhe si, non sarebbe una cattiva idea." Annuisce ora abbassando lo sguardo verso i propri pantaloni, sospirando rumorosamente prima di scuotere il capo. Gli occhi ambrati si sollevano nuovamente, in cerca di quelli della sconosciuta. "Sei qui per farti un bagno? Ti avviso, l'acqua è un po'... fredda" Continua con il suo cianciare prima di porre quella che potrebbe essere la prima domanda seria della settimana. "Ti prego dimmelo... Ho i capelli sporchi?" Chiede mentre il viso diviene cupo e preoccupato, mentre la mano sinistra, portata all'altezza del petto, dona il dorso alla corvina, mentre l'indice indica verso il proprio capo Il petto si alza e si abbassa lentamente e con movimenti microscopici mentre respira solo grazie all’ausilio del diaframma, un modo di portare ai polmoni che ben chiarisce quanto sia sicura di sé stessa al punto da non sentire ansia in quel luogo, da non temere minimamente per la sua esistenza. Certo è ben consapevole d’essere ancora una delle più deboli, circondata da giganti tra i ninja, lei non è altro che una che è sopravvissuta fino a quel momento eppure d’altra parte il suo patto con le farfalle, la sua stessa vita passata come portatrice di morte l’hanno fatta giungere ad una placida tranquillità e alla consapevolezza che non sarà mai possibile annientarla davvero, sarà solo lei a distruggere e far piombare nel caos. Ascolta in tutto questo le parole dello sconosciuto, lo osserva mentre prova a rialzarsi senza muoversi, nemmeno di un passo, non tende a lui la mano o cose simili anzi lo scruta dall’alto verso il basso <non saprei sono sempre stati> lo osserva, sposta gli occhi verso quei capelli mentre studia con attenzione la situazione <melmosi?> non aveva proprio idea di come altro provare a descrivere la situazione. Ovviamente finge di pensare, finge di riflettere sulla parola da usare mentre lo fissa, consapevole di come quei capelli non siano stati contagiati dalla caduta, mente spudoratamente senza mai cambiare espressione, si impegna davvero nello studio di quella testa come a volerlo convincere ulteriormente di quelle buone intenzioni. Cosa succederebbe se decidesse di mettere fine anche a quella vita? Come proibirsi di fare certi pensieri <chi sei?> domanda quindi, come alla ricerca di una risposta per quella domanda che si è appena posta, è un nessuno? Sarebbe solo un cadavere come tanti altri o potrebbe dare inizio ad una sequela di eventi che potrebbero generare caos? Insomma ormai il suo pensiero è quello, sempre interessata a come distruggere, come modificare e come far crollare tutto ciò in cui le persone credono. I ninja non sono buoni, la società non ti aiuta né ti protegge, nessuno si sacrificherà mai per te, nulla è davvero puro. La strada verso la morte è costellata da quelle idea, da quella visione scorretta del mondo per cui la gente si sente semplicemente al sicuro, ignorando quando sia facile perdere tutto in pochissimi istanti, perdere persino sé stessi. Un passo quindi a volersi avvicinare a lui, attenta comunque a scattare e allontanarsi qualora dovesse manifestare la pessima idea di trascinarla in quella pozza fangosa.[chk -3][arte del veleno liv 3] Il ragazzo impallidisce rapidamente rapidamente a quella risposta, spalancando gli occhi ambrati. Vuoto. La testa di Mat è finalmente silenziosa, priva di parole ed idee. "No!No!No!No!" Ripete come un disco rotto, scuotendo con forza il capo nel tentativo di agitare i capelli come se fosse un cane, cascato come casca una mela dall'albero nella menzogna della donna. Quando cessa di agitarsi come se ne dipenda da una probabile calvizia, gli occhi sono puntati su quella melma che ancora copre parte degli stivali, ben aperti, dipingendo un espressione di orrore sul volto. "Dici che diventerò pelato? Perderò i capelli?" Chiede sollevando il capo repentino, facendo un passo in direzione della donna. Si, i capelli sono una delle poche cose su cui il ragazzo fa fatica a scherzare, forse è anche il modo migliore per spezzarlo... una tortura che sarebbe in grado di farlo parlare come un canarino. Tenta di fare dei profondi respiri, inspirando con il naso, trattenendolo per un secondo circa per poi espirare con le labbra. Le palpebre nascondono gli occhi ancora qualche istante, usato nel mentre per rispondere alla giovane. "Io sono Mattyse." E' difficile per lui dare una risposta a ciò che la ragazza vuole sapere, non sapendo di dovergli rispondere con: sono un signor nessuno! "Eterocromia?" Chiede con una lieve tonalità di voce, riferendosi agli occhi di Kimi. "Come ti posso chiamare?" Continua mentre il piede destro va a spostarsi ancora verso la sinistra dello studente, intenzionato ad uscire da quella melma prima di farci un altro tuffo. Mai avrebbe potuto pensare che dei capelli fossero così importanti. Lo osserva scuotere il capo con vigore come un cane che vuole togliersi l’acqua dal pelo la sua vera fortuna è non essere effettivamente ricoperto di melma e quindi non schizzare o sporcare lei, altrimenti la calvizie sarebbe un problema del cadavere e non del ragazzo. Lo osserva agitarsi e poi respirare piano, come a volersi ricomporre, peccato non possedere l’arte del katon, peccato non poter avverare quell’incubo con estrema facilità come potrebbe essere bruciargli la testa. Non può farlo quindi è inutile sognare, meglio tornare al presente. Tace quindi mentre lui respira come una partoriente, non giudica ma osserva silente senza mai esprimere ciò che le passa per la testa, senza aprire bocca a caso, annuisce a quella presentazione, non è un nome che è in grado di avvicinare a quello di qualcuno di influente quindi l’idea di ucciderlo svanisce come fumo nella nebbia, non causerebbe una serie di conseguenze abbastanza importanti a suo parere <Medusa> replica a quella domanda <e no> eccola invece affrontare il discorso dei suoi occhi <si chiama tornare dal mondo dei morti> la fa decisamente breve ma è all’incirca quel che le è successo, sputata fuori dalle torture degli Uchiha senza più reni funzionanti o la figlia, con gli organi interni al collasso, quasi morta ormai eppure ancora abbastanza viva da potersi attaccare al risentimento, al rancore e all’odio per sopravvivere fino a quel sangue, quella trasfusione Goryo che non solo le ha salvato il corpo ma è anche andato a modificarne i tratti, persino il carattere è stato liberato in parte da quell’innata. Insomma l’occhio è solo il simbolo di quel che le è davvero successo <a che villaggio appartieni?> domanda ancora mentre altri pensieri si accumulano nella sua mente, forse quel luogo non è poi così male, per ora le ha portato fortuna che sia anche questa la volta buona? Non resta che attendere e stare a vedere[chk -3][arte del veleno liv 3] Annuisce sentendo quello che dovrebbe essere il nome della ragazza, uscendo lentamente dalla melma, posando finalmente i piedi su quello che pare essere un misto fra terriccio e radici. "Ah, qualcosa di semplice eh?" Chiede con tono ironico senza, voler approfondire ulteriormente l'argomento. Le parole che Kimi ha usato non promettono nulla di buono come racconto e crea un immagine nella mente di Mat di una fuga o una qualche missione andata male. Il volto si abbassa ad osservare le sue mani, sporche di quella odiosa melma, lo obbliga a rinunciare all'idea di dare una mezza sistemata ai capelli che, dopo esser stati scossi, lanciati e sbattuti a destra e a manca come fossero una bambola di pezza, hanno perso qualsiasi forma e pettinatura. "Vengo da Konoha." Risponde privo di preoccupazione, ignorando per l'ennesima volta quella vocina che qualcuno chiama coscienza o istinto di sopravvivenza, cosa che spesso si mostrava inutile, proprio perché ignorata con una certa insistenza. Solleva ancora una volta lo sguardo, osservando ora l'abito della donna. "Vestita elegante... vai a qualche festa?" Chiede accennando ad una flebile risata, correggendosi poco dopo "...O forse un funerale?" Ignora sempre quella vocina, sfruttandola però come consigliera su che battute fare, quali uscite stupide possano andare bene e quali possano costargli la vita. Preferendo sempre la seconda. Forse dovrebbe stimare il coraggio di quel ragazzo, il suo agire come se davanti avesse una persona qualsiasi eppure non riesce. Lui in quel momento non è altro che l’esempio tipico di quel che è successo in anni di assenza, in anni di pace in cui il mondo è stato libero di tranquillizzarsi, nessuno trema più nel vederla, nessuno la teme. Se non si fosse fatta legare dai sentimenti, se non si fosse rinchiusa da sola in questa gabbia allora forse adesso quel ragazzino non se ne uscirebbe così, ironico verso la sua stessa vita, a sfidare la morte in persona <sì il tuo se continui così> replica estremamente seria quindi alla fine di quel discorso. Lo sguardo è freddo, non c’è pietà nei suoi occhi, non c’è comprensione né istinto di protezione, non prova nulla di tutto ciò lei, disposta ad ucciderlo o lasciarlo morire, disposta a terminare la vita di uno sconosciuto anche per una parola fuori posto. Affinché però tutto torni come secondo lei deve essere, perché il mondo cada nuovamente nella paura e nell’incertezza deve controllarsi, in questo preciso momento deve stare tranquilla, continuare a tramare nell’ombra e non esporsi, non ancora. Il mondo la sta sottovalutando e come ha già dimostrato una volta questa è l’azione più pericolosa in assoluto <ho un’amica a Konoha, ma non so è ancora a Kiri, potresti informarti? Vorrei farle una sorpresa quindi non dirle che te l’ho chiesto io> inizia quindi quel discorso, dentro di sé ha respirato, riflettuto e ha provato a calmarsi, il tono che utilizza è lo stesso di prima, tace lei <è Mekura un membro del clan Hyuga> replica quindi dando le informazioni attualmente in suo possesso <ti andrebbe di aiutarmi?> chiede aiuto? Sì questo è ciò che esce dalla sua bocca ma non sono le sue intenzioni, se davvero con Rio vuole attaccare Konoha allora è importante capire chi potrebbe trovarsi ad affrontare, capire se la donna starà o meno a Kiri, non può rischiare di affrontarla ancora, non per rispetto o amicizia, no ha solo imparato dal loro ultimo scontro che lei è più debole. Se negli ultimi anni lei si è adagiata svolgendo giusto il lavoro di cacciatore di taglie è plausibile che invece la vecchia compagna di team si sia allenata e sia diventata ancora più forte, un livello decisamente fuori dalla sua stessa portata [chk -3][arte del veleno liv 3] Ecco. Un forte schiaffo dalla vocina che arriva dritto in faccia al giovane. Uno a zero per l'istinto di sopravvivenza ma, cosa succede? Parte in contropiede? Mat pare quasi ignorare la risposta di Kimi, almeno inizialmente, voltandosi di centottanta gradi, quanto basta per volgere le spalle alla ragazza. "Oh e chi mi ucciderebbe? Tu?" Chiede privo di ironia nella voce, mentre la mano destra si allunga per afferrare la manica del braccio sinistro, tirando nel tentativo di liberare l'arto dall'indumento. Il giovane china il capo all'indietro, il più che riesce, inarcando pure la schiena nella stessa direzione, cercando di riportare lo sguardo su Medusa. "Non troppo in fretta per favore. Rischia di essere noioso." Termina quella che è la sua risposta togliendosi in fine la felpa che viene fatta cadere sul terreno. "Quindi, mi chiedi di sapere se questa Mekura resterà a Kiri. Però non deve sapere nulla?" Sbuffa prima di storgere il naso e scuotere appena il capo. Nella sua mente le battute sembrano sparite, la ragazza ora sta destando si un forte sospetto, un sospetto che va a intaccare quello che è un interesse del ragazzo. Non gli interessa molto del villaggio, vuole solo sapere. E' la conoscenza quella che lui definisce un arma e le bugie, dalle gambe corte, sono solo disinformazione. "Ammettiamo che creda che una giovane ragazza in un posto simile, che non sa sorridere e che mi ha appena minacciato di morte stia veramente cercando un amica. Come potrei contattarvi per riferirvi la risposta? E cosa ci guadagnerei io?" Gli occhi ambrati si puntano su un altra pianta, questa fa appena capolino dalla melma da cui è uscito poco prima. Che carino quel ragazzo, sta pure pensando di poterci guadagnare qualcosa. Lo osserva in quei movimenti mentre il passo torna a venir portato in avanti, lenta si muove verso di lui a voler ridurre le distanze così da potergli far sentire, letteralmente, il suo caldo respiro sul collo. Si muove abbastanza lentamente da permettere a chiunque di allontanarsi ma al contempo la fa con la certezza di poter catturare la preda, non teme in una fuga, lei si atteggia come se avesse la situazione perfettamente in pugno. Ragazzina, lei, questa parola tra le altre a farla agitare e ribollire, non ha capito assolutamente nulla quel ragazzo. Si avvicinerebbe ancora lei sempre con la stessa pacatezza per poi limitarsi, in caso non si fosse allontanato, a flettere il busto appena in avanti, il capo va verso destra così che la sua bocca si porti all’altezza del collo del ragazzo, sul lato sinistro. Qui non farebbe altro che fornirgli un bacio avvelenato, se fosse riuscita dovrebbe entrare subito in azione il suo veleno, la differenza è ampia al punto da far rischiare la morte stessa al ragazzo se lei non dovesse decidere di intervenire e somministrare l’antidoto. Se fosse quindi riuscita a dare quel bacio mortale al collo del povero denshi andrebbe a raddrizzarsi, i capelli davanti alle spalle poggiate a quel corpo <la vita> replica quindi <quel che ci guadagni è la vita. Scegli> lo intima, senza però mostrare fretta, non è nel suo corpo che il veleno sta facendo lentamente effetto. Non aggiunge altro, né informazioni su come agire in caso accetti o meno solo, per puro spirito di generosità andrebbe a concentrarsi sul proprio flusso di chakra verso le sue ghiandole salivari, qui andrebbe a voler creare una patina che le permetta di filtrare il veleno così da creare un vero e proprio antidoto. Se fosse riuscita quindi andrebbe a spostarlo verso la sua stessa lingua. Silente però rimarrebbe lei, solo pronta a salvargli la vita in caso il ragazzino ne abbia voglia chiaramente[chk][arte del veleno liv 3][antidoto doku+tocco] I passo della donna non sono impossibili da udire, quanto neanche la cosa più semplice del pianeta. E' solo la consapevolezza che li vi sia un altra persona che facilità il tutto. Gli occhi ambrati puntano quella pianta che fa capolino dalla melma, mentre il capo china lievemente verso la propria sinistra, lasciando così, quei pochi capelli che seguono ancora la legge della gravità e non restano in aria per affari loro, ricadere da quel lato. Quello è troppo silenzio, anche per quella ragazza che si è dimostrata fino ad allora non di molte parole. "Quindi? Chi è per te questa Mekura?" Chiede ancora intenzionato ad avere una risposta. Nella sua mente, a quanto pare bacata, non vi è l'idea di rifiutare quell'incarico, anzi, la curiosità suscitata da Kimi lo porterebbe ad accettare, se solo non avesse mentito... Probabilmente come ricompensa chiederebbe un libro, o forse di poter fargli sapere qualcosa di più su di lei, sul mondo che lo circonda, su quello che kage e compagnia non dicono e non fanno sapere. Solo per una bugia. Mat prima ne sente il respiro sul colle, si tratta di qualche attimo in realtà, che fa sorgere subito la domanda nella sua testa: cosa vuole dal mio collo? Non è certamente una ragazza dai facili costumi o che conceda quel tipo di approccio ben tanto in fretta, è palese. Quindi? Perché tanto vicina al mio collo? Mat non si allontana, anzi, col poco tempo che rimane, qualche millesimo di secondo, china il capo per lasciarle più spazio. Ha letto libri, si è informato su molte cose, non sa che il semplice tocco della ragazza lo può avvelenare. Non lo sa, ma qualcosa glie lo sussurra. Forse quella vocina che pare intenzionata a non morire? Mi spiace vocina, non verrai ascoltata neanche sta volta. Non ci mette molto a farsi sentire uno strano bruciore dal punto in cui è stato stampato quel bacio, ma il ragazzo tenta di stringere i denti. Ha chiesto una morte dolorosa? Eccolo accontentato? Voleva salvarsi? Certo, amante del dolore non significa aspirante suicida. Ma vuole fare le cose a modo suo e non apparire come un classico coniglio che supplica per la propria vita. Se la morte sarà dolorosa, per lo meno sarà divertente. "Ti ho chiesto una morte dolorosa, e tu mi vuoi ricompensare con la vita?" Chiede sollevando un sopracciglio, cercando ora di voltarsi lentamente in suo favore, tentando ora lui di accorciare le distanze, compiendo quel singolo passo che li separa, speranzoso che non sia lei ad andarsene. "Peccato. Ti avrei anche aiutato. Mi sarebbe bastata parte della tua... conoscenza." Ogni secondo resistere al dolore diventa sempre più difficile, a tratti impossibile. Mat è costretto a stringere i denti con forza mentre il bruciore si dilaga rapidamente. "Bastava che dicessi la verità... Ed ora..." Un gemito di dolore viene soppresso tra le labbra, seguito da una lieve risata. Gli occhi ambrati non nascondono la paura, ma il sorriso ne va in contrasto. "...Spero per te che non notino la mia assenza al ritorno... Se l'istinto suggerisce bene, Mekura saprebbe riconoscere un ragazzo morto per mano tua... E questo significherebbe perdere il vantaggio sorpresa no?" Lui non lo sa. Non sa chi sia Mekura, non conosce il suo viso, sa solo quel poco che Kimi ha detto di lei. Va solo seguendo un filo logico. Non sa se Medusa vuole evitarla o colpirla a tradimento, ma certamente non vuole che la Hyuga la scopra. Non sa neanche se qualcuno ritroverebbe davvero il suo cadavere li in mezzo, ma l'unica speranza che gli rimane, è farle capire che anche lei può perdere qualcosa. E che non sta uccidendo un coniglio qualsiasi. Mat infatti, cercherebbe di avvicinarsi ora lui alla ragazza, chinando in avanti il busto. Nel caso gli venga concesso, si sforzerebbe per resistere ancora qualche secondo, quanto gli basti per espirare con forza dalle labbra, intenzionato a soffiare così sul collo della donna. "E' stato divertente Medusa... Peccato sia durato.. poco." La domanda da farsi sarebbe capire perché tutti lei li trova quelli poco sani di mente, ma poi per la risposta basterebbe fare una piccola autoanalisi e tacere. Ad ogni modo quel ragazzo continua a parlare, continua a propinarle frasi altezzose dal suo punto di vista, senza alcuna vera utilità e così eccola voltarsi di lato e semplicemente sputare a terra il suo antidoto. Non si preoccuperò di farne altro <oh ma io voglio che sappiano che sto uccidendo> replica quindi sorridendo, andando poi a muovere la mano, portandola verso il volto del ragazzo che per fortuna è già stato avvelenato quindi almeno per ora non subirà ulteriori danni <e Mekura non mi darebbe mai la caccia per uno come te> ammette scuotendo appena le spalle. L’hanno coperta per crimini ben peggiori, si è dimostrata attirata dalla morte come gli orsi dal miele. Non degna di risposta il resto del discorso, serbando per sé i segreti e le verità che non ha voluto rivelare. Un passo indietro da parte sua <ora sopravvivi se ne sei abbastanza forte o muori, la tua anima sarà mia a prescindere prima o poi> ed è con queste parole, questa velata minaccia che semplicemente andrebbe ad arretrare, allontanandosi da lui. Certo non molto presto dimenticherà quel ragazzo, anzi è probabile che le resterà ben stampato in mente, c’è solo da chiedersi se questo sia un bene o un male. Non ha altro da aggiungere in merito alla questione, osserva arretrando lentamente senza mai staccare gli occhi dalla sua sofferenze, lei tra godimento da quella visione quasi quanto le piaccia soffrire, quasi quanto le piaccia osservare il volto dei morenti, impossibile descrivere quanto trovi perfetto e poetico il momento in cui si esala l’ultimo respiro, paura e terrore che si fanno sempre più reali, la speranza che vien meno lasciando la persona in preda ai peggiori tormenti e poi…poi il pentimento! Oh che sublime visione il pentimento negli occhi di chi si è guadagnato l’onore di attraversare il mondo e giungere tra i morti [end?][arte del veleno liv 3] La prima risposta è quella importante, o almeno così si dice no? E la prima risposta della ragazza è lo sputo a terra, che si tratti dell'antidoto lui non può saperlo. Il dolore smette di diventare sopportabile, la possibilità di convincerla è svanita come l'utilizzo della parola e come il sorriso che adornava il volto del giovane. Il volto si rivolge verso il suolo, mentre le labbra si schiudono nel inutile tentativo di mantenere la respirazione costante e non gridare dal dolore diventato anche troppo intenso. Il tocco della donna non viene minimamente sentito, tutta la mente è là, in quel collo, in quel punto in cui ha ricevuto quello stupido bacio. Poteva andarsene, poteva stare alla larga, cercare di scappare, accettare e mentire, portando a casa la pelle. Ma no. Ha quel suo stupido vizio di cacciarsi nelle situazioni peggiori e sta volta, c'è dentro fino al collo. La donna si allontana, mentre il ragazzo cade sulle ginocchia, le mano sinistra si solleva, avvicinandosi al collo, al punto da cui è partito tutto quel dolore. Preso un gran respiro, tenta di buttar fuori l'aria come in quello che sarebbe un grido di dolore... ma nonostante il gesto, dalle labbra di Mat non esce un suono. Le parole della ragazza risuonano nella sua mente, vi si saldano sopra ma subito non riesce a darvi peso. Si è giocato la sua unica possibilità... o forse no? La prima cosa che Kimi ha fatto è stata sputare e ha sottolineato una certa fretta nel convincerla a dargli l'antidoto... E' una possibilità, ma l'alternativa è abbandonarsi alla morte. Lo sguardo va in cerca del terreno su cui Medusa ha sputato il possibile antidoto, andando poi ad afferrare con entrambe le mani il terriccio, tirandolo e sfregandolo frettolosamente sul proprio collo. Sul punto baciato precedentemente dalla ragazza. Un esperienza terribile, non ha mai avuto la morte così vicino... ma quel dolore... tanto forte da assuefarlo. Se quello fosse l'antidoto, attenderebbe di avere un po' di sollievo, per poi prendere fiato, cercare la posizione eretta ed indietreggiare, in qualche modo, tentando di appoggiarsi al tronco con la schiena. [End?]