Secondo 八寸
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Giocata di Corporazione
Giocata del 27/04/2020 dalle 01:44 alle 05:09 nella chat "Tempio di Kusa"
[Verso il tempio] Quale luogo migliore per scoprire il passato se non un tempio Buddhista? Un luogo sacro, cui dottrina vede l'universo come un effetto farfalla..una reazione ininterrotta di fenomeni, ciò che comunemente compone il Karma. Come enunciato al tempo dal Buddha, è l'ignoranza a rendere l'uomo schiavo, a farlo vivere in un'illusione. Un'ignoranza che assieme alle altre catene terrene, quali vizi e desideri, rendono chiunque prigioniero dell'eterno ciclo del Samsara. Non si limitò però a dure e vaghe spiegazioni, parlò delle quattro nobili verità come metodi conoscitivi della liberazione del sè, i quattro precetti fondamentali che permettono alla fine di diventare virtuosi. Sono una serie di capacità di pensiero ammirevoli, guadagnate nel corso di intere vite umane, eppure.. Ci crederebbe un Monaco se l'Insonne gli parlasse di lampo fulmineo? Di improvvisa illuminazione, di comprensione assoluta e concreta della libertà? Lui che ad ogni momento di riposo sogna d'osservare il Mondo dall'alto, di stare sopra la grande ruota del Karma e poter fare fondamentalmente ogni cosa. Lui che ha scelto di tenersi addosso una spoglia mortale per continuare a vivere il più pesante dei supplizi: l'esser uomo. E' come genjutsarsi autonomamente, guardandosi a uno specchio con la piena coscienza di star facendo qualcosa di fasullo. "Eppure, sbagliava.." riflette tra sè e sè l'insonne, spostando con il piede piccoli sassolini presenti lungo il percorso principale. Si lascia guidare dalle arancioni lanterne appese lungo il percorso, riflettendo proprio sulla religione. Riflettendo sul Buddha, che constatò che ogni essere al mondo è destinato a estinguersi, in ogni forma. Persino la coscienza muore, temporanea e caducea. E lo spegnersi della fiamma dei vizi e dell'ignoranza avrebbe segnato il raggiungimento del Nirvana, dell'ultraterreno. "Non tutto è destinato a estinguersi..." borbotta tra sè e sè, con lo sguardo assorto sul terreno. E quella profonda contemplazione fa da prova al suo estremo tentativo d'unirsi ad ogni cosa. Di trovare l'armonia col mondo intero per poterlo aiutare nel raggiungimento della sua massima fioritura. Come può considerarsi un malvagio, se tutto ciò che fa è finalizzato all'estetica? Al rendere ciò che è terreno, divino. A rendere il divino, terreno. E riuscendoci sarà dunque vero che il Samsara ed il Nirvana saranno identici. Ha sacrificato tutto e s'è reincarnato in un corpo destinato alla grandezza. "Cosa ne pensi Hanako?" Volta lo sguardo al proprio spirito, ad Hanako, che ancora lo segue silenziosamente. La personalità d'egli è rara. Un timido fiore che anche nella privazione della scelta è rimasto affascinato dalla romanticità dell'Insonne. "Anche se non invecchi..puoi comunque morire per mano di un mortale.." constata lo spirito, con capo chino e occhi appena alzati in direzione di Nemurimasen. La reazione dell'Insonne è un cenno del capo, in effetti non può negargli la ragione. Per quanto possa impedire che siano le regole naturali a ucciderlo, come impedire che la stessa cosa avvenga contro altri mortali? "Esatto. Ecco il motivo per cui siamo qua, mi darai una mano ovviamente." La pioggia cade sull'ombrello rosso di entrambi, lasciando asciutti gli yukata indossati ma bagnando i sandali ninja indossati. { chakra on } { hanako } [Verso il tempio] Continua a camminare, raggiungendo finalmente l'ingresso del piccolo tempio costruito nel mezzo di una piccola collina rocciosa, in una sorta di insenatura naturale che da un mistico fascino al tutto, rendendolo abbastanza accessibile solo a chi realmente desidera raggiungerlo. Lo sguardo dell'Insonne s'alza lentamente per analizzare l'intera architettura, ed inspira profondamente, riempendo la cassa toracica e gonfiandola appena. Si ferma a diversi metri dall'entrata, volgendo lo sguardo verso Hanako. "Eppure, senza la morte saremmo perduti. E' la sua prospettiva che guida il Mondo all'eccellenza." Si ferma prima di entrare, come se effettivamente stesse dubitando che accumulare potere sia una scelta realmente saggia. Quanto è veramente importante per lui, essere superiore? Esser capace di reagire e piegare al suo volere gran parte dei ninja? "Non puoi portare le persone alla morte per renderle eccellenti; è esser cattivi. " Ecco la secca risposta che giunge dal suo spirito. Hanako era pur sempre un jonin, così come il corpo che ora è abitato dall'ex Uchiha. Le sue parole sono il prodotto di una saggezza guadagnata negli anni, osservando il mondo. E il discorso s'accende, in effetti è disposto a mettere in gioco i propri ideali per capire quanto questi siano concreti. "Non devo portarli a nulla. Lavoro con delle persone che non voglio toccare, tento di guidarle dalla dissonanza alla composizione. Non puoi dire che sono cattivo." Replica, muovendo qualche passo verso l'ampio bordo che s'affaccia al vuoto. Lo sguardo s'abbassa sul baratro e per un momento valica ogni opzione. Le sue azioni, sono effettivamente cattive? La sua idea, ogni suo tratto di personalità, racchiude nelle sue fondamenta cattiveria? Guidare le persone, è esser cattivo? Chiude per un momento gli occhi. "Sei distruttivo. Stessa cosa." Ecco la risposta che riceve dal suo, di un'essenzialità notevole. Racchiude in poco ciò che potrebbe definire la sua estetica a chi non la approfondisce. Alla fine, trova l'antitesi. Trova il punto logico che collega le proprie azioni alle virtù, più di semplici giustificazioni. "Il male è solo distruttivo? I temporali son cattivi, se semplifichiamo tanto le cose. E poi c'è il fuoco..la grandine..persino il chakra. Sarebbe buono privare tutti di questi elementi?" Con queste parole, che paiono sancire una decisione, s'avvia a passo deciso all'entrata del tempio. La porta scorrevole in carta di riso, come di consuetudine è ben aperta, pronta ad accogliere visitatori. Chinandosi ed aiutandosi con le mani si toglie i sandali dai piedi, lasciandosi avvolto dalla sola calzatura bianca. E così fa Hanako. "Non calpestare la soglia, eh." Prende in giro il proprio spirito, procedendo a scavalcare la soglia del tempio per accedere all'interno. Secondo la cultura buddhista, nella soglia ha sempre sede uno spirito. E la battuta vuol'essere in parte uno scherzo ma in parte reale, lui stesso rispetta le norme necessarie, perché prova reale rispetto verso tutto ciò che è stato costruito, siano religioni, norme, leggi, idee. Un monaco avvolto in larghe vesti arancioni rivolge immediatamente un inchino, che viene ricambiato da entrambi. E' il momento di capire, di scegliere definitivamente. { chakra on } { hanako } Privo dei suoi sandali, ha finalmente superato l'ingresso del maestoso tempio presente. Con i piedi s'assicura sempre di non puntare ad alcuna statua presente. Non è un'abitudine, bensì qualcosa su cui deve attivamente concentrarsi, nella considerazione comune che nella religione Buddhista il piede è la parte più impura del terreno. Gli manca la completa conoscenza per giungere a riflessioni più profonde, ma probabilmente è a causa del loro continuo contatto con il terreno. Dalle finestre prive di vetro presenti è ben visibile il giardino interno, che s'affaccia su più portaincenso e ruote di preghiera. Gli occhi dell'immortale rimangono posati lì per qualche momento, tra pensieri più o meno deviati che vengono alla fine spazzati via dalle movenze del monaco, che alza le mani al cuore in posizione di preghiera, chinandosi appena per salutare. I rumori son tenuti al minimo. " Emituofo, Monaco." Un saluto che nel linguaggio loro dovrebbe presentarsi come la riconoscenza dell'individuo di fronte a sè, il riconoscimento del Buddha nel prossimo a cui viene esteso il saluto. Nient'altro che vaghe conoscenze le sue, ma abbastanza utili dal rendere quell'incontro quanto più celere e semplice possibile. "Stiamo cercando antichi testi e informazioni sui Grandi Guardiani." Rivela finalmente le proprie intenzioni, non soltanto al monaco ma a livello effettivo al mondo intero, nei confronti del quale s'è tenuto vago per il maggior periodo di tempo possibile. Lo sguardo del monaco si fa inquisitore per un momento. Oltre il puro desiderio di conoscenza, perché fare questa specifica richiesta? "Oh. Hanako, mentre mi vengono indicati i testi lascia per favore la nostra offerta a questo tempio." Lo sguardo dell'Immortale si fa affilato, mentre il suo spirito procede come pianificato a rilasciare una notevole quantità di Ryo, senza un reale scopo. Non spera di corrompere nè comprare informazioni. E' molto importante sottolineare come la sua stessa essenza sia palpabile., come quel corpo puro e giovane crei un ossimoro con la perfezione dello sguardo. Trapela la sua essenza, in ogni penombra gettata. Non è lì per una formalità, nè per fare richieste. Non cerca un alleato nel monaco nè nel tempio. Qualsiasi cosa vorrà alla fine di tutto imporsi sulla strada verso il futuro sarà completamente annientata. Sarà triste, a distruggere, ma è ben pronto a farlo. Il chakra si agita appena, le narici si fanno per un istante più larghe anticipando l'odore di morte. Eppure, al termine di quel confronto di sguardi, il monaco si muove verso una scala che conduce ad una sorta di secondo piano del tempio. Più stretta del piano terra, contenente però diverse posizioni in cui poter meditare..e ad una parete diversi antichi testi e pergamene. Hanako li raggiunge in pochi secondi. Ed indicata la via, l'uomo torna alle proprie silenti mansioni, permettendo finalmente ad Hanae di immergersi in una ricerca prelibata, nella seconda portata del suo piatto, una delle più importanti: Hassun. { chakra on } [2° Piano] Qualcuno un tempo disse: Kurona è una Buddhista, non semina il male. E se invece fosse l'opposto? Alla fine sono gli estremisti religiosi quelli di cui avere paura. Corvo bianco dalle piume arruffate, porta bende tanto strette da respirare appena. Ne è abituata. I capelli legati in uno chignon appena disordinato ed una salopette grigio antracite che si coordina in modo caotico ad un dolcevita ruggine e un paio di anfibietti blandamente rovinati dal ricordo della battaglia. Ironico vero? Chi se lo aspettava da lei, che si sarebbe ritirata dalla promessa di redarguire il mondo? Il famoso ago della bilancia. Le palpebre nivee. Le labbra sanguinolente. Queste si schiudono a soffiare fuori: <La ringrazio. Lo metterò al suo posto.> Ed un tomo sotto braccio fa capolino, più grande del viso di Kurona stessa. Gambe affusolate che si spostano come se fluttuasse da terra, in un silenzio che inevitabilmente incombe in un tempio - spezzato solente dalla voce di Hanae. Il capo si scansa di lato - ed eccolo nel campo visivo. Sembra una barzelletta, vero? Il viso pallido in vista mostra ancora un unione tra "Inferno e Gioco" sull'occhio destro - eppure, da molto tempo prima, ha un viso nuovo. In dannato equilibrio. < Antichi Testi? > Intercede ed intercetta, abbassando il tomo al costato e finendo per abbassarsi verso Hanae, dalle sue spalle, guardandolo letteralmente sotto sopra. È lei. È sempre lei. In una carne nuove ed identica. Il deforme rimetter insieme di macerie che lascia qualcosa di nuovo e magnifico. < Nessuno ormai cerca gli antichi testi, piccolo Azuki. Ma posso aiutarti, questi monaci a malapena sanno - cos'hanno tra le mani.> [CK ON] Le parole donate a Itsuki riecheggiano ancora nella sua testa, in un momento tanto importante. Amore e morte, che muovono la ruota dell'umanità. La realizzazione è ovvia e fulminea, il pensiero è semplice ma colmo di sfumature difficili da cogliere. Alla fine di tutto, il loro discorso verteva sullo spiegare cosa sia la yugure, parlare di un suo fondamentale ideale, parole che adesso scappano dalle sue labbra in un sussurro. "Ciò che facciamo per noi muore con noi." Nel dire queste parole, s'avvicina passo dopo passo per raggiungere le antiche pergamene che presto dovrà leggere e analizzare. " ...ciò che facciamo per gli altri vive dopo di noi. " E' come se stesse prendendo il coraggio di agire, la forza per compiere un ultimo passo verso qualcosa che per tanti è un'ambizione, ma per lui sarà una cupa necessità. Come può ergersi a entità che vuol cambiare qualcosa, se rimane mutabile? Se rimane fisicamente troppo malleabile? Nel vago sconforto che gli da l'essere immutabile, deve compiere il grande martirio. E la luce delle lanterne lo illumina, scaldando la fredda pelle, gettando sul viso una luce completa. "Ti stai tormentando..?" La domanda sembra spavalda ma vela un'innocenza caratteristica di Hanako, cui pensieri riescono ad esternarsi nella loro forma più naturale soltanto quando sono assieme. Per certi versi, lo spirito Seimei sembra aver preso con ben più filosofia del previsto il repentino cambiamento avvenuto. E la risposta di Nemurimasen giunge celere. "Ovviamente. Solo agli insetti manca la moralità per tormentarsi-- " Con quelle parole, si ferma improvvisamente, alzando gli occhi da una pergamena poc'anzi afferrata per rivolgerli ad una figura che non solo coglie ma richiama persino la sua attenzione. Immediatamente alza lo sguardo sulle bende da lei portate ed il mento si alza appena, portando istintivamente la mano libera di fronte alle labbra, nascondendo un sorriso carico di un sentimento difficile da spiegare. Un'altra coincidenza. Un'altra figura che in realtà doveva esser persa e accessibile solo rinvangando ricordi. Ed eccola la, invece. "Mi ha dato del fagiolo?" Ecco la prima domanda di Nemurimasen, non rivolta a Kurona ma bensì ad Hanako, all'entità identica a lui, che ad un occhio spiritualmente acuto risulterà appena trasparente. "Credo sia un vezzeggiativo.." Giunge la risposta dall'altro ragazzo, a lui identico. Ciò che li differenzia è un sigillo presente sulla guancia, che per l'immortale si presenta nero e per lo spirito bianco. Entrambi riportano il simbolo del giglio rosso. "Quale fortunata coincidenza.." eppure, è tanto di fretta che sarebbe un peccato sfiorarla con mano, arresta e rielabora immediatamente il parlato. " Cerco informazioni. Leggende sui cercoteri, ed una lista di famosi custodi del Fuuinjutsu." Ciò che gli serve più di tutto, è un sigillo. { Se hai chakra massimo superiore a 50 vedi Hanako trasparentino } [2° Piano] Densa, come fiele che prorompe su punte di piedi dissuadendo dall'arroganza con eleganza immane. Alla fine l'ha superato, sfilando con le dita garzate contro la copertina del tomo che stringeva tra le braccia e che ora - con un misero sospiro, lascia decadere sul tavolo. Un semplice libro di anatomia applicata e sistemi neurologici. Gli alienisti ne hanno da dire a riguardo. Come un cristallo di neve che si scuote dalla sua stessa brina, sfrega le mani impattandole tra loro giusto un paio di volte prima di rigirare attorno al tavolo, cercando con l'indice levato dove, esattamente, aveva preso quel libro. Una minuziosa degna di un pazzo. O di un maniaco dell'ordine. E lei, non è nessuna delle due cose. O forse entrambe? E pensare che sono passati anni, e quí, è come aver pescato lo stecchino corto tra mille lunghi. Se solo dovessimo rimanere qui a rivangare i ricordi - li stessi a cui Nemurimasen cede fugacemente, avremmo lo strazio di pungerci l'anima con contorte figure di ammirazione e disprezzo. Di aiuto mancato. O forse dato solamente nel modo sbagliato. Il viso sfila migio verso di lui, verso quell'adorabile specchietto opposto che lo segue - lambendo flebilmente una trasparenza che mai, ha visto. Forse in sogno. O forse alla fine di un genjutsu? Le palpebre si fanno tagliole, da cui emerge un bracere cantilenante. < Non lo sei? > Un fagiolino, chiaramente. Ad ogni modo abbandonati i libri e la missione di rimetterli al loro posto, finirebbe per avvicinarsi ad Hanae. Singolare creatura. Intascandosi le domande di troppo per un altro giorno. Un altro momento. < E tu - cosa ci fai con quelle informazione, esattamente? > Vogliatemene ma, un ragazzino, con informazioni che lei aveva cercato solo dieci anni fa' -- quando la sua testa le chiamava a gran voce di volere molto di più di quello che aveva. Le labbra si piegano secche verso il basso. < La lista -- > Soffia fuori una risata, finendo per cedere le terga contro il tavolo, sedendosi sopra. < Per le leggende ho ancora io il libro. Per averlo, dovrai darmi qualcosa in cambio.> [CK on] Ah, i giochi. Alla fine, è ovvio che l'intrattenimento sia la fonte principale di sostentamento. Specialmente per quelle fiamme che nel tempo sono andate spegnendosi, per ogni brace che sotto più e più metri di terra ha ormai perso non solo il fuoco, ma persino e quasi per intero il calore residuo. Uccidere Katsumi è stata la spinta necessaria ad ergersi da fango e polvere, a riaccendere ed aggregare i tizzoni per dar vita ad un magnifico spettacolo di fuochi. Ed è ironico far notare come questo sia solo un punto da cui iniziare. Quella grande fiamma che arde in lui è destinata ad espandersi, i sogni l'hanno preparato alla realtà. Ma incontrando un fantasma, cosa dovrebbe fare? Rimane in silenzio, ascoltando quelle parole. Gli occhi, quasi pigri, vengono coperti dal calare delle palpebre, lasciando andare con un che di noncurante la pergamena poc'anzi tenuta. Le braccia vengono incrociate all'altezza del petto. Lei si avvicina, e il dubbio permane fin troppo forte. Deve limitarsi. Devono farlo entrambi, anche inconsciamente. Sarebbe un gran peccato sprecare tutta questa potenzialità. "--Del bene, ovviamente. Cos'altro rimane da fare?" Quella domanda è posta con una sfumatura maliziosa più profonda, cui completo e reale significato potrà emergere completamente solo quando l'immortale riceverà la conferma che il fato esiste. Quando le circostanze li porteranno a incontrarsi nuovamente. E umetta appena le labbra, quando si parla di uno scambio. Chiedere qualcosa in cambio..Se queste stesse parole fossero state pronunciate da un monaco qualsiasi, ma anche da un ninja sconosciuto, si sarebbe limitato ad afferrare ogni cosa cibandosi dell'anima stessa. Ma per il suo ideale, non potrebbe mai fare questo ad Icaro. " Ricorda i precetti. La compassione ci unisce." Si rifà ai cinque grandi precetti, a quei comandamenti tipici del buddhismo che in parte aberra ed in parte rispetta. ma non si trattiene dallo sfiorare l'anima altrui, almeno dal tentarla. "Passione. Ecco cosa ti offro." Rivela una carta, ma s'arresta subito, spostando lo sguardo su Hanako, impegnato a scrutare alcune pergamene alla ricerca di informazioni sui custodi { ck on} [2° Piano] Le bende, non ha iniziato a portarle da quella strana notte ? O forse da quando Kusa ha iniziato a cantare della sua morte? Un calare di sguardo, serafico, carezza il figurino di Nemurimasen e Hanako - come se volesse riveder qualcosa dietro la coltre di nebbia che gettano sui loro passi e sulla loro essenza. Le labbra strette in un broncio tanto adorabile da seviziare chi la guardi, finiscono per cristallizzarsi su ricordi e letture fatte in passato. E una lista dei maestri del fuuinjutsu e forse qualcosa di irreperibile? Quando il bacino si scosta dal tavolo, isserebbe la mancina - dilungando indice e medio così mollamente da apparire come un gesto blando. Poco calcolato. Solo scostando le bende uscirebbe un filamento nero pece, allungato quel che basta per ricondursi alle spalle di Kurona. Distratta. Presa. Come se tra mille tasselli dovesse sfilarne solo uno. Solo il tassello necessario. Forse il fatto che un bambino stia cercando le forze portanti l'ha-- debilitata? No a dire il vero, e /chi/ quel bambino, vagamente, le ricorda. Le labbra si schiudono piano, sfiatando lentamente, prendendo un libro che apparentemente sembrerebbe un libro di storia. E quando il sangue si rilega alla sua mano, lei lo sta stringendo nel palmo. I passi, come baci sul pavimento, si fanno sordi e lenti. L'ha lasciato parlare, scrutare, ma ora - dal suo metro e cinquanta e passa - si reclina appena verso di lui. Un camminar lento, come quello di un gatto svogliato. Il dito slegato dalle bende ricoperto di macchioline nere come inchiostro. < Non è il bene cieco che devi fare, piccolo Azuki. > Fagiolino, un adorabile vezzeggiativo che non avrebbe mai affiancato a Nemurimasen. O a Katsumi. Però la mancina si solleverebbe, fosse possibile, gli sfiorerebbe il mento con un che di curato. Adorabile. < Bisogna fare ciò che è giusto. > ... che poi il giusto è relativo. < L'umano tendenzialmente non ha i d e a di cosa sia corretto. E cosa no. Come una massa informe si muove, volubile, verso quello che credono sia giusto. Anche se, sotto sotto, non lo è. > Le labbra si pigiano, deliziose, abbassandosi a fletter le ginocchia unite, posandosi sulle cosce il tomo. < Pensaci piccolo Azuki. > ... < Alla fine, solo conoscendo il buio l'uomo può amare la luce, non credi? > E come un Azalea, fiorisce un sorriso sulle labbra. E quella mano che prima gli aveva sollevato il mento, ora cercherebbe il fiore rosso. Come un indizio tra mille. Le dita si sfiorano. Incerte. Passione? Gli occhi come braceri zampillanti finiscono nei suoi, uno scivolone incerto e confuso. < E come mi daresti, passione? > E quel libro, finalmente, si tende verso di lui. [CK on Kokketsu ON] Empatia e reciprocità. Sono queste le cose che nel profondo vorrebbe offrire, assieme..a tanto altro. Alcuni elementi opinabilmente ortodossi, altri completamente sbagliati. Ma quale spreco sarebbe, non sfruttare la fugacità del momento? Non instillare e approfondire un dubbio con lo scopo ultimo di far sbocciare qualcosa di più grande nel vicino futuro. Tutto di sè, in un certo senso si rifà tanto a quanto rappresentava Nemurimasen. E' difficile essere sè stesso in pace, specialmente di fronte a osservatori tanti acuti. Ironico...pensare che possa essere tradito dal buon gusto. Si compiace a lungo nell'immaginare il momento delle rivelazioni, e la parte più fanciullesca di sè urla perché questo avvenga immediatamente. Osserva ogni piccolo gesto, l'utilizzo di quell'Hijutsu ormai maledettamente nota grazie a Yukio. All'avvicinarsi delle dita altrui segue il sollevarsi del mento, l'arricciarsi del piccolo naso e l'aprirsi degli occhi, rivelando grazie alla luce presente ogni sfumatura di colore. "Se non hai idea di cosa sia corretto, perché il giusto non può essere bene cieco?" Domanda, lasciando che una sfumatura d'infantilità nel tono copra la cupezza di ogni sillaba. Non s'impegna a scandire ciò su cui vorrebbe porre enfasi, pone ben più attenzioni a lei. La Iena. E' facile farsi notare. E continua a ripetere a sè stesso quanto sarebbe un peccato lasciare troppi indizi, troppi collegamenti. "Ah! Lo so, lo so.. " Le labbra s'allungano, mostrando quel sorriso fanciullesco che in realtà è distorta e profonda malizia. Tutto diverrà chiaro, e quando accadrà questo ricordo sarà ancora più...perfetto. "-E' l'umano a non averne idea. Questo vuol dire che tu non lo sei, forse? Uno Yokai?" Si lascia analizzare. Ma all'interno imperversa una tempesta di desiderio estetico. Di rivelazione. E' quasi un capriccio a sè stesso. Il capo ruota appena, aiutando l'altra ad osservare il simbolo del fiore rosso. E gli sguardi s'incrociano, per la prima volta complici nell'incertezza. Le labbra si schiudono lentamente, accompagnate dalla mano sinistra che tenterebbe d'allungarsi per ricambiare quel tocco, sfiorando le bende sotto l'occhio sinistro altrui. Qualche attimo, per poi scendere silente al libro che gli è stato teso, per afferrarlo. In viso si rivela un sorriso dolce, tanto simile a quel che potrebbe esser donato da un fratello maggiore al minore. il calore della familiarità. "Come solo io so fare. Fidati di me, una volta *ancora*. " Tenterebbe così di sottrarle il documento, portarselo sotto braccio lentamente ed intanto muovere un primo passo indietro. Ha bisogno di spazio, ha bisogno di tempo. Ha bisogno di trovare nuovamente l'equilibrio dopo questa improvvisa scossa d'estetica. L'anima sussulta in preda al richiamo divino, deve andarsene. "Tornerò presto per ridartelo." Sarebbero le ultime parole, tentando d'allontanarsi. { eventuale exit } [2° Piano] I precetti? Che ilare. Mi astengo dall'uccidere. Mi astengo dal rubare. Mi astengo dal mentire. Mi astengo dalla condotta sessuale. Mi astengo dall'uso di sostanze o alcol. Per quando la vecchia Icaro viva sopita in quel petto bendato, nessuna delle due ha mai seguito i precetti. Nessuna delle due è caritatevole o ha qual si voglia pietà per il prossimo. Gli occhi che si abbassano piano sulla copertina del libro, appena impolverata, che racconta gli ultimi avvenimenti mondiali in cui erano ancora presenti le forze portanti e i loro rispettivi Jiinchurichi; dove è meglio andare, se non dove sono stati loro? Quali maestri del fuuinjutsu, se non quelli che l'hanno già fatto? Si ripercorrono i passi della storia e si insegue, maniacalmente, quello che si vuole scoprire.
E solo ora che è vicina si può avvertire; una sinfonia accordata tra una sostanza zuccherina e lamponi, un profumo sottile e indistinguibile, un profumo che può avere solamente lei. E mentre scosta ed insegue, mentre lui - dalla sua fallace fanciullezza - le canta novelle da bersi, lei cerca di metter assieme punti che la portano sull'orlo del baratto. Non potrebbe comunque essere. Forse è paranoica? Che i kami la perdonino per questo. Lo è sempre stata. E le due ciocche bianche carezzano il viso pallido, che si curva docilmente a seguire i fiori. Le sue parole. È sparito da tempo /lui/. Di sicuro, non è un bambino. Non con questi occhi. Non con questo viso. Neanche il peggiore dei genjutsu resiste al dolore fisico. E allora cala le palpebre. < No ~ > Calda come una madre, la voce, mentre insegue la sua manina insinuarsi vicino alla guancia. < Sono umana. E sbaglio. E giudico tutto tanto relativo da esser giudice solo dei miei pensieri e delle mie azioni. Però piccolo Azuki, ho passato molto tempo a guardare gli altri. Attendendo il passare del tempo, lo scandirsi inesorabile. Ho imparato una cosa.> ... < L'assolutismo è l'errore. Ci vuole un po' di tutto. Di luce. Ed ombra. Bene, e male. Dolce. E salato.> .. E quando quella manina la accarezza, cedendo il libro, non fa' che cercar dettagli di lui, dimenticando Hanako sullo sfondo. Rimane zitta. Ma lui sa, infondo, che lei lo sta aspettando. /Entro/