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con Kimi, Yuukino

La notte è ormai calata da tempo nel campo di Kusa, la guerra è troppo lontana per suonare davvero all’interno dell’accampamento, giusto i silenziosi ninja per i cambi di guardia si muovono tra la terra e il fango, alcuni ninja si sono attardati e puoi sentirne le voci lontane e sommesse, c’è preoccupazione ma nulla di nuovo ormai. La guerra è arrivata da abbastanza tempo per aver creato una nuova routine per i ninja, un modo strano di far andare avanti la vita. Fuori fa freddo, la tempesta del pomeriggio lascia ancora i suoi segni, il lento tintinnare di qualche goccia che cade nelle pozzanghere ma nulla di più, questo è ciò che resta. Vai pure a letto cara Yuukino, dormi convinta che il mondo sia ai tuoi piedi, dormi pensando di essere al sicuro, protetta da chi ami e dalle persone che ti amano, lascia che quest’illusione di un mondo buono ti culli pure e buonanotte [ambient per Yuuikino][extemponarea a Ieri notte][30 min di tempo massimo][ora fato 15.18]

15:28 Yuukino:
  [Tenda ≈ Letto / Brandina] Non è da molto che si è conquistata quel posto nel mondo shinobi e la prova risiede proprio in quel pezzo di metallo con quei tre angoli acuti che puntano in alto ed in basso in maniera simmetrica creando una stilizzazione dell’Erba, il villaggio di appartenenza. Lo stesso è a sua volta ben saldato su una striscia di tessuto forte e resistente di colore verde scuro utile a rendere quell’oggetto così insignificante - ma allo stesso tempo intriso di significato e responsabilità - portabile. Ora è lì. Nella sua tenda ampia e illuminata da un chiarore caldo ma soffuso. E’ appoggiato su un cuscino in velluto rosso su di una mensola che pende dalla cima della tenda: un monito delle responsabilità ad esso collegate. Lei ha appena trascorso un pomeriggio in compagnia dell’amato Yosai che l’ha accompagnata alla propria tenda nella quale sono ancora presenti il profumo di pino e gli umori di una passione senza freni. Motivo per cui lei ha seguito la sua routine serale in cui dapprima si è lavata da capo ai piedi adoperando un secchiello in legno nella cui acqua calda ha sciolto dei cristalli di rosa, gli stessi che donano a quella pelle quel profumo così intenso. Solo in seguito ha proceduto a sciogliere degli escrementi di usignolo in una crema densa a base di glicerina spalmandola su tutto il corpo. Pulita, idratata e morbida al tatto, si è rivestita indossando un camice da notte in pizzo finemente ricamata a coprirla fino ai piedi lasciando scoperti solo avambracci e décolleté. In seguito ha raccolto i capelli neri corvini dentro una nuova treccia arrotolata sul capo a creare uno chignon ampio per impedire che, durante la notte, possano rompersi evitando di svegliarsi con una testa gonfia e vaporosa. Ora è lì, profumata, rilassata da quanto appena accaduto. Si avvicina alle lampade e soffia sopra di esse così che l’oscurità torni a regnare in quella tenda celando agli occhi di chiunque quanto si sia portata dietro con l’ausilio della genitrice. Si porta verso quel letto rudimentale più simile ad una brandina e dopo aver piegato le ginocchia ed averci appoggiato le natiche ecco che si sposta di lato lasciando che sia quello sinistro ad aderire al lenzuolo fresco e profumato (?) prima di avvolgersi completamente con una coperta in lana foderata di seta. Ed è così che quei zaffiri incastonati in quel volto di porcellana possono essere coperti dalle loro palpebre mentre quel vociare esterno le fa da culla, da cantilena per la notte - una come tante. Ed il pensiero vola già al mattino seguente, al proprio viaggio, al proprio Yosai. E null’altro - dolce notte.

Apri gli occhi, è giorno, su forza sveglia. Un insistente suono acuto giunge alle tue orecchie *drindrindrindrindrin* una piccola pausa e poi riprende, è insistente e continuo, vuole stimolarti e forse anche farti innervosire, continua e non importa quanto proverai a scacciarlo lui resterà lì nelle tue orecchie, sempre più insistente, sempre più alto e sempre più acuto. Forza Yuukino apri i tuoi occhietti, riemergi dal sogno, svegliati. Il suono è questo ciò che vuole, semplicemente ricondurti nel pieno del mondo e riattivarti, non accenna a smettere e non lo farà fino a quanto in qualche modo non deciderai di intervenire per farlo smettere. Accanto alla tua destra, all’altezza della testa di quel letto di tessuto ruvido e grezzo, dal materasso duro, trovi una mensolina con sopra semplicemente quella maledetta sveglia che continua a suonare. Molti i modi per farla tacere, un tastino giusto al centro e in alto attiverà il meccanismo e la silenzierà fino a domani mattina, ma dovrebbe comunque funzionare anche provare a distruggerla, quello dipende solo da come prendi il risveglio. Sei scomoda eppure è tutto normale, non senti nulla di strano lo riconosci come tuo, è qualcosa che ti pare lontano e dimenticato ma sai di essere tu, anche se cercando di scendere da quel letto ri renderai conto di quanto sono corte le tue gambe o di quanto peso sul petto tu non abbia più. Se vuoi cercare il tuo Chignon sappi che non c’è, capelli a caschetto corti e spettinati ecco cos’hai in testa, eppure lo sai che sono tuoi, sai di essere tu ma allora cos’è successo? A te scoprirlo. Ad ogni modo a destra, rispetto al tuo letto, scorgi la fine di quella stanza, la parete parallela a quella cui è appoggiato il tuo giacigli, da essa filtra della debole luce, forse abbastanza visto il risveglio brusco, una porta dalla quale provengono anche molti suoni, c’è un gran movimento là fuori ma nessuno sta venendo a disturbarti, potrai se vorrai studiare la stanza o vestirti, è la tua mattinata fai ciò che vuoi. Ma se può esserti utile scoprirai che sulla parete che invece sta davanti a te c’è un piccolo armadietto al cui interno ci sono dei completi da bambina composti da un paio di pantaloncini in cotone nero e una magliettina a maniche corte dello stesso colore, ne hai almeno cinque diversi e vanno dal nero al blu scuro come colori, le mutande sono in un cassetto lì vicino ma davvero vuoi cambiarle ora? Insomma, sai di indossarle già. Se ti interessa comunque sono bianche. Accanto all’armadietto una scrivania in legno e una sedia, su di essa varie pergamene scritte e qualche fogliettino con appunti, non ci sono altri dettagli, una stanza spoglia con una piccola bacinella piena d’acqua vicino alla porta, quasi una cella eppure è casa tua no? Non ti senti al sicuro anche lì? Sai già però che prima o poi dovrai uscire che qualcuno o qualcosa ti aspettano, oggi è una giornata importante! Ahn sì al momento stai indossando una tunica in iuta da notte, non il top gamma per comodità ed eleganza ma se vuoi cercare la luce e specchiarti sull’acqua noterai che nemmeno tu sei più la principessa che hai sempre creduto. OPS. [ambient per Yuuikino][extemponarea a Ieri notte][30 min di tempo massimo][ora fato 15.37]

15:54 Yuukino:
  [Tenda ≈ Letto / Brandina] Drin - drin - drin - drin - drin. E chi ha voglia di svegliarsi? Perché svegliarsi? Di nuovo? Un’altra giornata. Un altro susseguirsi di azioni che porteranno dove? Drin - drin - drin - drin. Yuukino, con un colpo di reni, si alza. Flette il busto in avanti. Gli occhi zaffiro osservano i propri piedi: uno è sgusciato fuori dalle lenzuola. Bianche - un po’ sporche, un po’ fradice - ma di base quel colore lì, chissà quando nel tempo. Ma a lei cosa può importare. Il rumore è talmente forte che i colori sembrano confondersi nella sua testa mentre il sonno è ancora lì a farsi pesante su quelle palpebre. Ancora qualche frangente prima di piegare tutto il corpo e portare quei piedini nudi fuori dal letto a poggiarsi a terra. Volta il capo in direzione di quel aggeggio che sembra non voler smettere da solo e solo dopo aver dato un colpo al letto con quelle manine piccole e per nulla curate, si ritrova in piedi avvicinandosi alla sveglia prima di allungare l’indice per spegnerla. Il resto è tutto come al solito. Lo sguardo si sposta sulla stanza, stanco - come se non avesse mai dormito in tutta la sua vita. La sinistra, un po’ sporca di quel che rimane di una buona sudata notturna, viene alzata ed il palmo passato alla bene e meglio sulla guancia e sull’occhio che sfrega per qualche istante <Mmh.> un mugugno sguscia fuori dalle labbra serrate mentre si avvicina a passo lento ma cadenzato all’armadio. Quel sacco di iuta addosso le da tremendamente fastidio ed il prurito non si fa aspettare - sposta il braccio sinistro dietro la schiena mentre le dita affondano in quel tessuto povero che fa strisciare sulla nuda pelle che di lì a qualche ora le lascerà una bella irritazione in un punto non proprio bellissimo. Porta le mani alle ante che va ad aprire con l’intenzione di vestirsi. Afferra quindi un paio di pantaloni ed una maglietta: neri entrambi. Il colore? Roba per sofisticate. E lei non è così - preferisce qualcosa che la faccia stare comoda. Non passa ancora molto prima che si liberi di quel sacco che ha indosso che striscia su quel corpicino lasciandosi dietro piccoli graffi e nuove occasioni per dare il via a delle irritazioni. Si piega in avanti per infilare le gambe in quel tessuto non di certo morbidissimo ma comodo abbastanza. Infila poi le braccia nelle maniche prima di far scivolare la testa attraverso il collo della maglietta lasciando che i capelli prendano una forma qualsiasi - a chi importerà mai? Gli occhi sono fissi sulla parte di fronte ma senza donare particolare attenzione a nulla. Tutto è così conosciuto e familiare. Forse troppo. Solo allora, qualora tutto fosse andato bene, cercherebbe di avvicinarsi a quella porta per aprirla per incontrare con gli occhi quelle voci che non l’hanno disturbata, certo, ma l’hanno quantomeno incuriosita.

Quale cambiamento l’ha colpita poco sofisticata e decisamente poco avvezza alla classe e al buon gusto. Apre quella porta che da su dei corridoi illuminati da varie torce appese ai lati, tanti ragazzini come lei sfilano e corrono a mangiare, è ora di colazione e lo sai. Nessuno sorride, nessuno ti dà attenzione ma tu potrai notare come alcuni bambini assomiglino particolarmente a Sasuke mentre altri invece sono ben differenti, capelli bianchi e occhi di un colore differente, non c’è nulla che li accomuni. Se li osservi bene come ci sia una gerarchia interna che tu conosci fin troppo bene. I bambini più simili al famoso membro Uchiha sono coloro che comandano, spintonano gli altri, ridono e li umiliano mentre si dirigono trionfi verso i loro obiettivi quotidiani, anche i loro vestiti sono di una fattura decisamente migliore rispetto alla tua, eppure puoi già ritenerti fortunata c’è qualcuno pieno di lividi e con i vestiti strappati di fattura persino inferiore al tuo grezzo cotone. Il tuo stomaco brontola, insomma è mattino e devi mangiare eppure <G-40> la voce la riconosci, ti suona come calda e affettuosa, tu vivi in un incubo, appena sentono quelle parole gli altri bambini ridono disgustati, altri ancora ti guardano con ammirazione e tu sai perché. La gerarchia è chiara e tu non sei così fortunata d’essere tra i migliori ma poteva andarti decisamente peggio. Se vorrai voltarti verso quella voce potrai osservare un uomo sulla sessantina, capelli nei ed occhi dello stesso colore, magro ma atletico, indossa un completo nero elegante con lo stemma Uchiha appuntato sopra al cuore. Vorresti corrergli incontro vero? Senti di provare riconoscenza e un profondo affetto per lui, il sole in quell’inferno, ciò che ti rende sopportabile la vita lì dentro. Lo riconosci come un bambino normale riconoscerebbe il padre affettuoso eppure è imbronciato, persino quel tono suona quasi arrabbiato, ti sta chiamando. Appena gli altri non guardano va a farti un piccolo occhiolino scherzoso, sorride velocissimo prima di nascondersi nuovamente dietro a quella facciata <hai bisogno di allenarti mangerai dopo> sembra sgridarti, richiamarti all’ordine. Qualche bambino ridacchia “che clone imperfetto” “sì che brutta hai visto” altri ancora ti osservano con odio “bello il piedistallo eh?” sono alcune delle frasi che ti vengono rivolte. Lo spiraglio di luce oltre le nuvole ti aspetta a destra, infondo a quel corridoio anche se per arrivarci dovrai affrontare la fiumana di bambini diretti alla mensa [ambient per Yuuikino][extemponarea a Ieri notte][30 min di tempo massimo][ora fato 16.08]

16:25 Yuukino:
  [Tenda ≈ Letto / Brandina] Esce dalla propria stanza gettandosi nuovamente in quel ambiente così familiare, quasi disgustoso. Un luogo dove l’essere mediocre è oggetto di scherno dei migliori e di invidia dei peggiori. Dove sarebbe stato meglio per lei appartenere ad una di quelle due categorie: almeno avrebbe saputo cos’è. Non chi è. Lei non è nessuno, lei è qualcosa. Lei che muove piccoli passi in quel corridoio freddo - il freddo di quel pavimento sembra non provochi in lei alcuna sensazione. Ma quelle voci? Quelle sì che arrivano. Le sente bene. La raggiungono come lance fredde che si conficcano, lentamente, in quel corpicino. Quelle sì che le sente e non può di certo ignorarle. Alza gli occhi color zaffiro puntandoli intorno a sé. Osserva con una punta di invidia quei piccoli Sasuke - un’invidia che è lì, che non riconosce come tale ma che fa sì che nella sua pancia un vortice energico si faccia presente prima di liberarsi in tutto il corpo, in quelle minuscole vene che non tardano a farsi vedere. I denti sono serrati da quella mascella ormai ispessita da quel gesto. Narici larghe a raccogliere quanto più ossigeno possibile. Vorrebbe rispondere a tono ma a chi? Chi è lei? Cos’è lei? ‘G-40’. Eccola. ‘G-40’. Quella voce. Proprio quella. La riconosce subito e potrebbero cavarle gli occhi ma lei riuscirebbe ad individuarla in mezzo a mille altre, simili. Si volta. Vorrebbe sorridere. Vorrebbe allentare quella forza che tiene serrata la mascella. Lasciare che gli zigomi si gonfino e mostrino quei denti nemmeno troppo perfetti ma ancora bianchi. La fronte, prima aggrottata, si rilassa. Gli occhi però guizzano a destra e sinistra prima che qualcuno si accorga. Deve fingere <Sì> dice a voce nemmeno troppo alta ma quanto basta per farsi sentire da quella figura. La osserva per qualche istante mentre gli occhi diventano lucidi - qualche rapido colpo di palpebre sarà quel che le permetterà di nascondere quell’emozione mista a tristezza nel non poter liberare i piedi da quella morsa e correre per saltargli al collo ed abbracciarlo. E’ ora di allenarsi eppure lo stomaco sembra avesse chiesto altro fino a poco prima. Non appena l’immagine di dover saltare il pasto - per ora - si fa nella sua mente la pancia risponde: un brontolio che cresce fino a propagarsi nel torace. Inspira. Una smorfia infastidita si appoggia sulle labbra della ragazzina. Inizia a muoversi verso la luce mentre quelle lance fredde le si conficcano dentro spezzandosi e lasciando dentro buchi freddi, gelati. I denti si stringono nuovamente. Potrebbero spezzarsi da un momento all’altro. Il collo si gonfia nel trattenere tutta quella rabbia. Come sarebbe bello voltarsi e mollare un pugno a Sasuke 1, Sasuke 2 e tutti gli altri che hanno avuto la fortuna di essere nati? - creati - in quel modo. Lei prosegue. Ha altra scelta? Ne ha mai avuta una? L’allenamento. Cerca in tutti i modi di mantenere i zaffiri puntati lì, per uscire il prima possibile mentre la forza nelle gambe sembra venire sempre meno. Ogni parola è peggio che un pugno in faccia o nel costato.

Lo raggiungi finalmente, lui non ti tocca e non cambia espressione almeno fino a quanto non ti da le spalle <andiamo forza> il tono sembra sempre scontroso ma se deciderai di spostarti per rivolgere il tuo sguardo azzurro su quel volto allora noterai un sorriso affettuoso. Ancora però non potete mostrare affetto, camminate quindi, seguilo nei corridoi e man mano che gli incontri diventano più radi puoi notare come le spalle si rilassano, si abbassano e il modo tutto di incidere diventa meno formale e più amichevole. Lontano da occhi indiscreti ti allunga un tramezzino con la mano destra <dovrai imparare prima o poi a cavartela tra i cloni, non potrò esserci sempre io> ri guarda e sorride, un sorriso pieno di amore e affetto, lo sguardo scuro si porta verso i tuoi occhi a fissarti, lo sai: ti vuole bene. Più di quanto un sensei sia tenuta a afre con i cloni, nessuno potrebbe capirlo e nessuno dovrà mai scoprirlo, ne va della vostra stessa sicurezza, ma quante volte te lo ha già spiegato? Non smetterà mai di farlo <andiamo sul lago ad allenarci nel richiamo del chakra?> domanda lui <dovrai pur imparare se vuoi difenderti da sola> ammette ancora continuando a camminare, la mano, ora che siete lontani da tutto e tutti, la grossa mano va sul tuo capo, se tu avrai preso il tramezzino, così da scompigliarti capelli ridendo felice, un bel quadretto familiare il vostro. Non è da tutti trovare qualcuno di simili, in quell’ambiente volto solo alla perfezione, un colone imperfetto come te non ha mai nemmeno uno sguardo amichevole figurarsi addirittura un genetista che a te si affeziona, che ti tratta come il piccolo tesoro che vede in te. Sei una bambina molto fortunata, forse sarai nata in un mondo arido, un mondo di prodotti genetici in laboratorio, un mondo fatto di odio e competizione e forse ti sarebbe andata anche molto male se non avessi trovato in lui non solo un padre ma anche un prezioso alleato. Insomma chi sei tu? Nessuno e lui invece è qualcuno, non sai quanto valga nel clan ma sai che è rispettato, finché lo avrai al tuo fianco non avrai nulla da temere. Continuate ad incidere fino a quando non sbucate, la luce naturale e il lago deserto. Quello che vedi lo riconosci è il lago nero di Oto, è talmente presto che il solo appena scalda il posto e gli dona delle tonalità rosse ma alla fine quella è l’unica ora in cui potete sporvi pubblicamente. Camminate verso la riva mentre mangi. Ma accade qualcosa, senti un suono come di qualcosa che veloce ti sfiora l’orecchio, una freccia forse? Non lo sai ma ora vedi il tuo sensei perdere l’equilibrio e barcollare. Le mani si portano verso le tempie <credo d’essere stanco> ammette lui andando a tenersi la testa ma continuando a camminare al tuo fianco, che non voglia farti preoccupare? <forza vai in acqua e allenati Yuukino> ecco da dove arriva il tuo nome, ecco chi te lo ha dato, non sei solo un codice per lui, non solo G-40[ambient per Yuuikino][extemponarea a Ieri notte][30 min di tempo massimo][ora fato 16.42]

16:58 Yuukino:
  [Tenda ≈ Letto / Brandina] I passi cadenzati di G-40 sono quasi sincronici a quelli del genetista. Una casualità? No. Una forma con cui la giovane dimostra, quando non può altrimenti, il proprio affetto. Cerca di emularlo in tutto e per tutto. Lui è il proprio esempio. Ciò che lei avrebbe voluto diventare da grande se non fosse stata uno dei tanti. Ma quel desiderio è forte e vivido in quel cuoricino che batte forte ogni volta che l’altro le rivolge uno sguardo. Da qualche parte, dentro di sé, è ancora convinta che potrà essere come lui. Che un giorno sarà lei a salvare un G-90 oppure un G-1000. Chissà. Gli occhi color zaffiro guizzano in direzione di quel uomo e osserva come il volto dell’altro inizi pian piano a lasciarsi andare, ad essere meno plastico. Lei non lo sa ma le proprie mascelle smettono sempre di più di imprimere quella forza. La sua bocca si rilassa sempre di più ma non la pancia. Quella continua a brontolare a far sentire la propria voce a cercare l’attenzione della giovane. Ma lei non smette di osservare il proprio sensei. Non vuole. Come se mentalmente cercasse, in un loop infinito, di disegnarlo nella propria mente. Di imprimere quei tratti in sé stessa come se ciò bastasse a diventare lui. Ad essere come lui. Ma ecco che l’odore di cibo riesce nel suo intento di dare controllo alla sua pancia. Allunga una mano - lesta - per afferrare il pane ed il suo ripieno <Grazie> direbbe quindi con una voce soffusa: si vergogna, eccome se si vergogna di non poter fare di più. Avrebbe anche asportato il proprio stomaco pur di non costringere il proprio sensei a concederle del cibo di nascosto <Non dovevi…> ma chi vogliamo prendere in giro? Non fa in tempo a finire la frase che quel tramezzino si ritrova già tra i suoi denti che affonda dentro quel concentrato di carboidrato come se non mangiasse da decenni. <Sì, andiamo> risponderebbe quindi. Qualsiasi cosa pur di uscire da lì. Qualsiasi cosa pur di passare del tempo con suo… padre? Non riesce nemmeno a vederlo con occhi diversi. La figura centrale della sua vita. Il suo mondo. Il suo sole attorno al quale, come pianeti, ruotano tutti i suoi desideri e sogni. <Hai> risponde secca, tra un morso e l’altro mentre lo segue <Voglio diventare come te un giorno> confessa. Sputa quelle parole come se non avesse mai avuto abbastanza tempo per dirglielo. Vorrebbe dirgli tante cose ma quello è un inizio. Pian piano potrà farlo - avrà tutto il tempo per farlo. Quasi non si accorge di essere arrivata al lago. Lo sguardo non ha smesso di concedersi all’uomo ed al tramezzino. Solo quei riflessi rossi riescono a cogliere l’attenzione della ragazzina per qualche istante. Un rosso vivido, come il sangue. <Mh?> un sussulto. Qualcosa sembra sfiorarle l’orecchio. Di riflesso la mano destra viene alzata. Lei porta i polpastrelli delle dita a sfiorare quel lembo di cartilagine ma poco dopo la sua attenzione si sposta sul genetista <S…sicuro?> che domanda è? Negli occhi una curiosità mista a preoccupazione. Ma non vuole discutere. Non vuole assolutamente dare contro a quella figura <Vado subito> determinata risponde mentre manda giù l’ultimo boccone prima di infilare i propri piedi nell’acqua gelida del lago di Oto lasciando che questo ne pulisca i piedi. Una nuova energia si è impossessata di lei. Un profondo orgoglio. Quel nome. Lei è Yuukino, non G-40. Lei, per lui, è qualcuno, non qualcosa. Un brivido nasce proprio lì, a contatto con l’acqua o con quella sensazione regalatale dalle parole dell’uomo e corre lungo le gambe impossessandosi della schiena e facendola vibrare per un istante. Ma poi si volta. E’ preoccupata per lui. Vuole assicurarsi che stia bene. Ironico: è lei quella che patisce ma non si cura di nulla. Lo sguardo, color zaffiro, si poggia quindi su tutta la costa e la percorre tutta mentre il capo si volta con obiettivo il sensei…

Corri nell’acqua convinta di avere una vita davanti ed un mondo, corri pure con il suo sorriso e l’annuire lieve del capo come incoraggiamento, i suoi occhi cambiano di colore, due le tomoe che girano nel mare rosso delle sue iridi, accanto alla pupilla <forza con questo chakra!> ridacchia lui, sbatte le palpebre un paio di volte effettivamente, stanco a tutti gli effetti, sembra meno lucido, meno in grado di ragionare eppure non perde lo smalto anzi ti lascia il tempo di richiamare il chakra mentre si avvicina a te. Lento e sorridente cammina dalla riva all’acqua restando sempre verso la tua sinistra, immerge i piedi coperti dai tipici sandali da ninja, i pantaloni sulle caviglie si bagnano ed è in quel momento che qualcosa cambia, puoi percepirlo nel mutare della sua espressione. Svanisce il sorriso nel volto dell’uomo, svanisce e su quel volto non rimane nemmeno l’ombra, il copro si tende e si irrigidisce, e le braccia si allargano come a volersi mettere a difesa di qualcuno alle sue spalle, come se usasse il suo stesso corpo per proteggere qualcuno, eppure tu non puoi vedere proprio nessuno oltre voi due. <LASCISALA STARE> urla con tutta la sua voce, il corpo si è teso, i muscoli sono ora al massimo della loro forma, i denti si mostrano mentre le labbra si piegano in un’espressione di rabbia. Il fuoco nei suoi occhi si incendia <dannato bastardo!> urla ancora mentre il busto si flette in avanti e corre verso di te. La sua velocità supera di troppo le tue percezioni quindi il corpo non si muoverà, l’unica cosa che puoi fare è essere consapevole di cosa stia accadendo, vedi quell’uomo, quella figura partenza che perde sangue dal naso mentre la mano destra si tende sulla tua testa, richiamare correttamente il chakra potrebbe essere l’unica cosa a salvarti, o forse no? In ogni caso vieni spinta con forza e prepotenza indietro, vieni fatta cadere a terra grazie alla mano sulla fronte che ti spinge indietro e poi lui ti vuole incastrare, usa la sua forza, decisamente tanta rispetto alla tua, per tenerti sott’acqua. Ma chi sta attaccando davvero? Chi sta cercando di salvare? L’unico modo per scoprirlo è riemergere e magari capire anche cosa stia facendo sanguinare il suo naso. Da sotto l’acqua potrai vedere le gocce che cadono sulla superficie tingendola di rosso, si tratta della tua vita e non di una semplice esercitazione, non si è mai comportato così e nulla può farti pensare ad un’esercitazione, no nei suoi occhi hai fatto in tempo a leggere la furia omicida. Cosa vuoi fare ora? [richiamare il chakra][ambient per Yuuikino][extemponarea a Ieri notte][30 min di tempo massimo][ora fato 17.14]

17:31 Yuukino:
  [Tenda ≈ Letto / Brandina] Giusto il tempo di riportare lo sguardo su quella figura. Non altro. Il tempo sembra arrestarsi, o forse allungarsi. Anzi - molto probabilmente ha perso ogni connotato. Non c’è nulla che lo possa più scandire. Non un rumore di una lancetta e nemmeno il movimento del sole che si leva oltre la linea dell’orizzonte. Non c’è proprio più nulla che la tenga ancorata a quel passare dei secondi, dei minuti. Ci sono solo quelle due tomoe. Quel rosso fuoco - sangue - negli occhi del ‘padre’. Ci sono quelle braccia spalancate e tese. Quei muscoli tonici che si mostrano con le vene che sembrano voler esplodere. E poi c’è lei. L’Uchiha imperfetta. Il clone che non sa né di carne né di pesce. E poi ci sono i suoi occhi, spaventati - ma che dico? - spalancati. C’è lei che ha smesso di respirare. Un nodo si è fermato in gola. Solo quell’ordine. *FORZA CON QUESTO CHAKRA*. Il tempo. Quello che non c’è più, riprende a scorrere. Nonostante la frenesia del momento l’unica cosa che può fare e riprendere contatto con il suo corpo - le verrà forse in aiuto quel contatto con l’acqua fredda l’unica in grado di ricordarle che è lì. Che è fatta di carne ed ossa ma soprattutto di energia. L’obiettivo è proprio quello di andare a svuotare la mente, svuotare la propria essenza. L’obiettivo è quello di essere null’altro che G-40. Una macchina da guerra. Un clone da combattimento. L’obiettivo è quello di andare a ricercare la forza fisica che, sebbene il corpo minuto, dovrebbe essere lì, assopita ma presente - sospinta da quei morsi affondati in quel tramezzino. E’ lì, che vortica nella pancia tra un pezzo di pane e l’altro. E poi c’è l’altra, mentale che viene originata da quella mente non ancora pronta per il mondo ma costretta ad esserlo. Non quella di una bambina normale ma quella di un essere senza nome. Una mente corrosa dalla paura ma rinforzata dalla consapevolezza di dover essere qualcuno. Il tentativo sarebbe quello di portare quanto più velocemente possibile le mani di fronte a quel seno che non accenna a presentarsi in un sigillo ben specifico, quello della capra - l’unica cosa che potrebbe, forse, salvarla in quel momento? No. L’unica cosa che il sensei le ha chiesto. E lei non potrebbe mai dargli contro. Lo ascolta. Cerca di afferrare quelle due energie grazie a quel sigillo. Cerca di afferrarle come se potesse allungare le braccia dentro di sé per afferrarle, nonostante siano vorticose - due uragani che sembrano intenti a distruggerla da dentro, privarla di ogni essenza. Cerca di avvicinarle quelle due forze, lì, nel plesso solare in quel tentativo arruffato di richiamare il chakra - essenza viva che qualora si presentasse al cospetto della ragazzina, potrebbe iniziare a scorrere dentro il sistema circolatorio apposito raggiungendo gli tsubo sparsi nel corpo come semi di girasole. Una mano però l’afferra, la fa cadere all’indietro, dentro l’acqua. Freddo. Quel liquido freddo l’avvolge completamente. Si dimena inzuppandole quelle vesti tetre, scure, fredde anch’esse. Pian piano raggiunge la pelle, un po’ irritata, un po’ debole. Ma soprattutto le ricopre il mento, le labbra, gli occhi, i capelli - corti e sporchi di polvere. Tutto il suo corpo viene immerso da quella forza. Lei cerca di divincolarsi. D’istinto porta le manine piccole sopra la propria testa cercando di afferrare quella mano. Quel contatto che per lei sarebbe stato l’unica cosa che avrebbe mai voluto al mondo ora è un tocco disperato. Vorrebbe rimuovere quella mano dalla sua testa, spostarla. Deve cercare di riemergere. Tenta di divincolarsi. Tenta di abbassare il capo verso l’acqua per liberarsi da quella presa. Tenta di divincolarsi. Tenta di tornare libera, per quanto schiava, almeno di rivedere oltre lo specchio d’acqua. Di capire. Di osservare. Chi sta proteggendo? Cosa sta succedendo? Perché quel sangue. Di chi è quel sangue?

17:32 Yuukino:
  [Tenda ≈ Letto / Brandina] [Tentativo: Impasto chakra]

Il chakra viene richiamato, la tua forza aumenta quel tanto che ti basta per non venir sbattuta al terreno ma non riesci a far altro. Vedi delle ombre, due oltre a quella del suo sensei, proiettarsi verso l’acqua, non siete più soli. Ti dimeni, ci provi, le tue manine si stringono intorno a quel polso decisamente più grosso ma senti solo il freddo dell’acqua, senti anche come le forze stanno venendo meno, più ti muovi più bolle d’aria escono dalla tua bocca e raggiungono la superficie e più questo accade più la pressione sul tuo capo aumenta. Ti stai divincolando mentre i polmoni iniziano a bruciare, cosa vuoi fare restare solo lì così? Sarà questa la morte che ti spetta? In questo momento non lo sai ma senti i polmoni restringersi, senti il tuo corpo gridare per avere dell’aria, fa male, molto male. Mentre cerchi di liberarti abbassando il capo finisce che ti viene fatta sbattere a testa contro il fondale, il dolore della nuca e altro sangue che colora il lago. Pensaci G-40 non ti senti tradita? Arrabbiata? Cosa provi? La tua vita sta giungendo alla sua fine, sembra inevitabile eppure devi lottare. Cos’hai concluso fin ora clone difettoso? Non sei stata una dei peggiori certo ma in quanti ti hanno presa in giro per la tua genetica? In quanti ti hanno colpita, torturata e picchiata per il semplice fatto di appartenere alla categoria G. Davvero sei disposta a morire così? Non c’ nulla che nel tuo sangue lotta per risvegliarsi? Ascoltalo, sei una dannata Uchiha alla fine, non sarai la migliore ma sei uno di loro, dimostralo al sensei che ora sta provando ad ucciderti, non ti interessa sapere perché sta agendo così? Decidi semplicemente di farti pervadere dalla paura e morire? Una vita sicuramente non degna d’essere narrata la tua, non hai mai combinato nulla e anzi sei persino riuscita a farti ammazzare dall’unica persona che ti avesse mai mostrato affetto, la persona che ti faceva credere in un mondo migliore. Finisce così?[ambient per Yuuikino][extemponarea a Ieri notte][30 min di tempo massimo][ora fato 17.14]

[edit no limite di tempo perchè ho sbagliato l'ora del fato]

17:57 Yuukino:
  [Tenda ≈ Letto / Brandina] Il chakra prende a scorrere nei vasi della ragazza. Si propaga ovunque in corpicino minuto concedendole quel poco di vigore in più. Ma logicamente non basta. Non l’avrebbe neanche richiamato se non fosse stato proprio lui a chiederglielo. Lì, nell’acqua, non ha nemmeno il tempo né modo di ripensarci di capire il perché quell’energia le scorra nel corpo. Non le è di alcun conforto saperla lì perché quella mano è ancora sopra la sua testa. Due ombre, sopra di sé. Ma quel che è più importante quelle dita confinate nella propria cute, strette in una morsa fatale. Acqua ovunque. Null’altro che acqua. Le gambe si muovono lì, in quel liquido, quasi trasportate da correnti che non esistono. Fluttuano come chi si sta lentamente arrendendo al proprio destino. I polmoni si respingono. Bruciano. Ironico come l’acqua, un liquido, abbia quell’effetto - bruciore. Un fuoco che pervade la trachea, giungendo fin sù alla gola, alla bocca, piena d’acqua. Gli occhi che si chiudono - serrati. La fronte che ne segue i movimenti creando delle rughe d’espressione sulla propria superficie decisamente ampia. Lì ci sarebbe tutto lo spazio per un coprifronte. Invece lei è lì che annega. E non per una fatalità o un errore. Ma per mano dell’unica persona che avrebbe mai potuto salvarla. Com’è possibile? Com’è possibile che quel sorriso sia diventato il morso decisivo che l’avrebbe affondata? Non ha nemmeno avuto modo di chiamarlo come merita: papà. La rabbia viene alimentata da quel bruciore o forse è il contrario. Una rabbia che ora sembra voler prendere il controllo di quel chakra. Vorrebbe urlare con tutta la forza che ha ancora rimasta in quei polmoni. Urlare contro al proprio sensei. Chiedere il perché di quel gesto. Perché quella morte? Perché? Sente ribollire in sé quel odio - perché l’amore più grande non può diventare che odio. Non può rimanere indifferente. L’avrebbe fatto se fosse stata circondata da una madre, dei fratelli, delle sorelle - ma ha passato una vita nella miseria. Ad essere la mediocre. E non può permettersi di morire con quella nomea. Lo deve a suo padre? - no. Lo deve a sé stessa - perché se il padre l’ha tradita non ha più senso diventare come lui - ma meglio. Per questo morito si avvale della propria rabbia. Lascia che quella si impossessi del proprio chakra. Lascia che si fonda ad esso e che quella forza benigna sia avvelenata da quel dolore - da quell’urlo senza suono. Stringe i denti mentre con quel poco di forza che le rimane cercherebbe di puntare i piedi verso il fondo del lago così da poterle permettere di far perno in quel punto e muovere i muscoli addominali in senso opposto così da spingersi fuori dall’acqua. Se è vero che la sua forza è quasi nulla la sua rabbia è un crescendo - dei tasselli che prendono sempre più terreno nella mente della ragazzina. Cercherebbe quindi di defluire tutto quel chakra negli occhi - quegli occhi traditi - quegli occhi che poco prima erano lucidi ora sono carichi di odio. Che quel tentativo non le permetta di usare i propri occhi per liberarsi da quella morsa mentre spinge - spinge con tutta sé stessa per uscire - ma è come se spingesse attraverso quei zaffiri. Due. Incastonati nella porcellana del proprio viso. [Tentativo: attivazione Sharingan a una tomoe] [Chakra ON]

Ed è lì, in quel momento sospeso tra la vita e la morte che la ragazza attiva il suo potere, gli occhi mutano e la tomoe singola si mostra. I genetisti non hanno sbagliato poi così tanto, finalmente verrà accettata, finalmente dimostrerà ciò che vale. O forse no? La mano è ancora lì ma mentre si divincola qualcosa cambia, l’uomo che prima la stava tenendo bloccata in acqua semplicemente crolla, non c’è più pressione. Puoi uscire G-40, puoi riemergere e prendere una prima boccata d’aria. Sarà così che vedrai come l’uomo accanto a te è morto, riverso con la faccia verso il fondale, galleggia senza vita, il sangue esce da occhi, bocca, naso ed orecchie, sicuramente è successo qualcosa ma che tu sia stata molto fortunata? Appena ti rialzi la tua vita si offusca, sei stanca e svieni, cadi all’indietro accanto a quel corpo ma prima una voce che ben presto potrai ricollegare a tua madre <ma è una bambina maledizione! Non doveva essere solo?> domanda quasi isterica, a chi ti chiederai? Beh questo è un mistero tutto da svelare <uccidila> una voce maschile, fredda e decisa a risponderle <no! Cancellale la memoria, farò in modo che non sappia mai nulla!> il resto del discorso non potrai sentirlo, ormai è tardi e il tuo corpo non resiste più. Sveglia Yuukino, qualcosa sta disturbando il tuo sonno, ti ritrovi nella tua tenda, ormai è quasi mattina e le prime luci iniziano a colpire il tuo volto, il sogno lo ricordi perfettamente, ma sei sicura sia solo un sogno? Ti ha lasciato addosso una sensazione decisamente amara, non hai voglia di piangere? Non ti senti terribilmente triste per il modo in cui hai perso la persona che più amavi? Guarda verso l’ingresso della tenda, fissalo e vedrai tua madre, che sia solo una visione? Sembra ti stia spiando, stia controllando che tutto vada bene ma chissà se è davvero lì, è solo un’istante, intravedi il suo volto e poi null’altro. Come andrai avanti ora con questa consapevolezza? Un clan, un codice e una morte, chissà se hanno incolpato il clone fuggito dopo quell’incidente. [ambient per Yuuikino][extemponarea a Ieri notte][fai pure end]

18:26 Yuukino:
  [Tenda ≈ Letto / Brandina] Quel bellissimo colore zaffiro lascia spazio al tremendo rosso. Un rosso intenso che ingloba le iridi. Solo una tomoe, simile ad una lacrima, nera, si fa viva lì in entrambi quei occhi. Il tempo sembra rallentare - ma non è come prima. Non è semplice paura. E’ qualcosa di più. E’ una rabbia che si riversa nelle vene della ragazzina come se fosse essa stessa un liquido, un gas - un’energia. La testa fuoriesce dall’acqua mentre gocce del liquido si sparpagliano tutto intorno lasciando quel capo dai capelli corti, corvini maltagliati come se fossero state usate delle forbici arrugginite. Il corpo di quell’uomo è lì, accanto, galleggia. No. Dorme. Fa finta. Lei si china. Le mani si portano verso le vesti bagnate che l’avvolgono. Quei occhi rosso fuoco che tanto aveva bramato ora diventano l’ultima cosa che le passi per la testa. Le dita avvolgono quel tessuto aggrappandosi ad esso come se lo facesse per salvare la propria vita. Si aggrappa a lui. Forse ora ha capito. Forse non voleva ucciderla. Forse voleva… salvarla. Una voce. La… madre? Una familiarità. Non ha senso tutto ciò. Una voce femminile che conosce ma non conosce, che sa esistere ma non esiste. C’è solo quel uomo. Le lacrime che sgorgano da quei occhi che hanno perso il colore simile alle profondità oceaniche. Lacrime di sangue. Sangue come quello che galleggia depositandosi sui propri vestiti. Testa che si muove in direzione di quelle voci. Quella rabbia che non accenna ad andarsene - cambia solo persona alla quale rivolgerla. Crolla. Le forze l’abbandonano. Più nulla. Sudore. Una goccia le attraversa la fronte fino a fermarsi poco distante su quel cuscino morbido. Un profumo di rosa invade le sue narici. Un peso prende forma sul petto, un seno. Gli occhi si aprono di scatto. Ha fame d’aria. Dov’è il sensei? Dov’è? La pancia brontola sebbene abbia appena ingurgitato un tramezzino. La camicia da notte è asciutta eppure stava per annegare. La mano si porta al petto. I polmoni hanno decisamente tanta fame d’aria eppure non c’è più pericolo. La mano poi, lentamente, risale fino ai propri occhi, sfiorando quello sinistro. Sharingan. Dolore. Qualcosa sembra punzecchiarle sempre di più il cuore. Lo afferra con l’altra mano. La bocca si schiude in un dolore sordo. Nessun rumore. I polmoni smettono di cercare la loro linfa vitale, quel gas chiamato ossigeno. Non ne hanno più bisogno. Sesto senso che si attiva. Gli occhi che trovano la madre. La madre? E’ forse sua madre? Chi è quella? Una macellaia. Un chirurgo. Impietrita com’è non potrebbe nemmeno farlo ma vorrebbe solo saltarle addosso, al collo. Svanisce. Così com’è giunta, svanisce. Un profondo vuoto si crea nella sua pancia. Lo sguardo segue tutti quei oggetti - preziosi - che adornano la tenda. Dov’è suo padre, quello vero? Dov’è il suo sensei? <Chi s…sono?> domanda a sé stessa. Un sussurro soffocato da un respiro che torna ad essere affannato <G-40> mormora ancora. La testa inizia a muoversi a destra e sinistra <N…no> voce tremolante. Due rivoli si fanno strada attraversandole le guance fino ad arrivare alle mascelle dove si staccano in gocce che ne bagnano la camicia da notte. E andrà avanti per diversi minuti - forse solo le voci insistenti dell’accampamento saranno in grado di farla muovere dal letto: unico posto sicuro in quel momento, solo per quel momento. [END]

No exp perchè è un'ingresso in clan.
Spero di averti traumatizzata per bene, G-40.
Il resto a CV e CC.

Comunque ottima role per me, hai seguito gli spunti e ci hai messo del tuo