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con Sango, Yosai

17:54 Yosai:
 Hai lo sguardo socchiuso, impossibilitato a mostrare lo stupore che ti porti dentro. Chi lo sa che diavolo è successo, forse hai camminato tanto da essere uscito dalla coltre di nebbia che avvolge quell’isola fatiscente, forse qualche Kami su in alto ti ha semplicemente graziato. Non lo sai e francamente non ti interessa, lo sguardo spazia libero sul mare blu scuro e profondo come i tuoi occhi, con le onde che riflettono la luce d’un sole accecante, libero da nubi di sorta. Che spettacolo. Su quel ponte, immerso nel mare, anche l’aria ricca di salsedine si fa più apprezzabile, liberandoti le vie respiratorie e permettendoti di cogliere ampissimi respiri. Te ne stai lì appoggiato coi glutei sull’inferriata, a scrutare davanti a te, con un vago sorriso ad incrinarti le labbra sottili, sempre presente, anche solo perché c’è il sole. Perché tutto sommato sei uno che s’accontenta di poco. Oppure no. Dipende. Le leve spesse e tornite sono nascoste dall’ampio, nero pantalone di un chimono con la stoffa che s’immerge nelle strette fasciature da combattimento che sempre caratterizzano il tuo vestiario, color rosso cremisi, ti fasciano l’articolazione delle caviglie dalla pianta del piede fino a sotto il polpaccio squadrato. Risultando coperte in parte dai calzari ninja. Alla vita, a mo’ di cintura, campeggia il coprifronte di Konoha, senza il quale non esci mai dall’accampamento, ma che tutto sommato lasci volentieri in tenda appena puoi. Il torso, più simile al tronco di un albero che a quello di un’umana persona. È avvolto in una canotta nera in tessuto tecnico che aderisce come una seconda pelle alle forme scolpite dei muscoli che ad ogni movimento guizzano e si contorcono sotto di essa. Le spalle stondate son lasciare libere insieme alle braccia scolpite. Finalmente il sole è libero d’infilarsi tra le insenature sinuose dei tuoi muscoli, creando meravigliosi giochi di luci e ombre che s’intersecano con gli spessi tratti del tatuaggio che ti disegna quasi per intero gli arti superiori. L’avambraccio tuttavia è nascosto per intero dalle stesse fasciature che porti ai piedi, che nascondono la pelle da sotto il gomito fino alla prima falange delle dita spesse e forti. Il collo taurino sostiene un volto sottile, dai lineamenti ben definiti, decorato dalle ormai note cicatrici, la prima sull’occhio sinistro in verticale, la seconda sulla fronte in orizzontale. Lo sguardo blu, prepotente, scruta tutto ciò che il campo visivo ha da offrire. Ovviamente non esci mai dall’accampamento senza aver impastato il chakra. Avresti quindi portato la mano sinistra a comporre il sigillo della mezza capra davanti al petto, per poi concentrarti su te stesso, andando a scovare prima l’origine dei tuoi pensieri, sensazioni, emozioni, risiedente nell’energia psichica, e di seguito l’origine del contrarsi dei tuoi muscoli, del fluire del tuo sangue, del battere del tuo cuore, trovando l’energia fisica. Avresti quindi portato entrambe le energie al plesso solare, impastandole l’una nell’altra, potendo così usufruire del violento chakra che ti scorre dentro, nel suo apparato circolatorio. C’è qualcosa di strano in te. Tra i muscoli sono visibili svariati graffi, taglietti e punture di ogni dimensione. Non è niente di grave. È roba che ignori, ma son visibili a chiunque. Ai tuoi piedi, vicino a te, sulla sinistra, il fedelissimo secchio – letteralmente, come quello dei popcorn – di ravioli di carne. Non puoi farci niente. stai crepando di fame dopo la missione compiuta. Ogni tanto, quando vuoi, ti chini e ne acchiappi uno e te lo ficchi in bocca. Non hai bisogno di scostarti i capelli dal viso, quest’oggi hai racchiuso la parte superiore di questi ultimi in una coda alta, lasciando la parte inferiore libera al vento. Con il sole così sono finalmente visibili riflessi rosso vivo, del color del sangue, immesso a tanto scuro. Sei roscio. Questa è la verità.[Impasto del chakra]

18:01 Sango:
 Quello forse sarebbe uno dei giorni più belli nella storia di Kiri. Un sole che lento scende oltre le acque marine lasciando che i suoi raggi possano colorare tutto di uno splendido arancio azzurro che ricopre le terre. Il vento che soffia lieve, un ultimo addio forse a quella terra, con la salsedine che ne riempie le narici. La figura leggermente curva su se stessa avanza verso il lunghissimo ponte che collega l'isola con le terre ninja più conosciute, un ponte con una storia triste di per sè già, una malinconia che la vede protagonista indiscussa . Una sorta di lieve tristezza le arde sul volto, pensieri e paure che si montano nel proprio cuore. L'hanno definita in tanti modi, aggressiva, spietata, selvaggia..ma quello che dimostra oggi è solo una grande fragilità. Non è più tornata all'accampamento di Kusa per molti , troppi giorni, consapevole che il viaggio che sta per intraprendere al fianco del sannin sarà quello che avrebbe decretato il suo ruolo in quel mondo, se i suoi desideri si sarebbero infine realizzati. Quello è solo una parte del viaggio che l'attende. Non la spaventa il percorso in se, ma solo il comprendere che infine non sarebbe riuscita a creare quel collegamento con le tigri come il fratello. Non ha nemmeno detto nulla a Yukio, solo una lettera lasciata nella sua tenda con poche lettere tracciate e con una forse vana speranza di ritorno. Se fosse ritornata vincitrice non sarebbe mai più stata la stessa, questo è sicuro. Indossa come un ultimo segno la cappa dell'akatsuki, con le nuvole rosse che spiccano su di essa, sangue versato, similmente a quello dei lunghi capelli lasciati sciolti su di esso. Porta pochissimo con se, solo un porta oggetti abbastanza grande nel retro della schiena, visibile e pieno di fuuda dove conserva i suoi pochi averi. Veleni e testi medici, la maschera dei Pierrot con relativi vestiti e infine il suo tesoro più grande, i diari di suo fratello . Le piante dei piedi si fermerebbero proprio all'ingresso del lunghissimo ponte. Manca veramente poco prima che possa dire di star abbandonando quelle forse definitivamente. Quant'è melodrammatica ? Il viso che infine si alzerebbe da terra , le iridi quasi trasparenti, lontane da quella terra. Il primo passo va infine, lento, cadenzato, non ha fretta ma solo timore di quello che sta facendo, di star abbandonando tutto per quel desiderio. In lontananza infine riuscirebbe a notare una figura. Il cuore le sale in gola ma alla fine comprende di chi si tratti < Yosai > direbbe lei con voce carezzevole quasi stanca nel notarlo infine sempre più vicino. L'altro potrà notarla non essendoci nemmeno la nebbia a coprirne il corpo. Le braccia della special lasciate lungo i fianchi, il vento che trasporta la propria essenza verso l'uomo mentre gli stessi piedi s'arresterebbero . Non si aspettava di certo una conversazione con qualcuno..con chiunque.. Forse avrebbe fatto meglio ad attendere Akendo durante la notte e lasciarsi teletrasportare insieme, ma ormai e tardi. [chakra on]

18:20 Yosai:
 Eccovi li, sempre stati opposti, eppure così uguali, due rossi con gli occhi azzurri e tanti sogni. In fondo questo siete. Poco altro. Poco importa. Opposti nell’umore. Due angoli delle labbra rivolti verso l’alto e due verso il basso, le due maschere teatrali. Opposti nella posizione. Uno intento a restare, l’altra intenta ad andare. Opposti nella percezione del mondo, l’uno intento a godersi la luce, l’altra intenta a cercare l’oscurità. Sarà sempre così, chi lo sa. Tutto questo non t’arriva subito, non tutto insieme, non ad una prima occhiata. Solo quando ti senti chiamare volti il capo. Hai la grossa palla di fuoco esattamente alle spalle quando ti tiri su dalla ringhiera e ti volti verso Sango. Si stagli come una montagna con dietro il sole. Immergendo nell’ombra la figura della rossa. Che immagine significativa. Ma ancora non lo sai, ancora non l’hai capito. La costringi a socchiudere lo sguardo per evitare il giudizio di quella palla infuocata che hai alle spalle <Sango!> niente suffissi no? Ce lo siamo detto l’altra volta. Ti pieghi per prendere il tuo secchio di ravioli, per poi muovere i primi passi verso di lei, invadendola e avvolgendola con quell’ombra imponente, fino a coprirla del tutto, anche lo sguardo, proteggendola nell’oscurità che tanto cerca. Ti fermi. Potrà notarlo, sango, il sorriso che le riveli, come quelli del vostro primo incontro, ma addolcito dalla conoscenza che, per quanto lieve, avete approfondito. Un sorriso che resta solare, snudando la dentatura perfetta, un sorriso dato dall’alto, per statura naturale, non certo per statura morale. Della morale te ne fotti. Conta solo la tua, di morale. E tu? Cosa noti di lei? Iridi trasparenti. Sguardo spento, volto appassito. Ti ammazza il sorriso lei. Ma d’altronde è un serpente. E tu fino ad ora le hai consentito di giocare con le sue spire e mentre muore il sorriso sul volto squadrato e scolpito nel maro, schiudi le labbra sottili <che succede?> istintiva preoccupazione per una persona a cui tieni, ovvio. Ma non è l’unica cosa che noti. Ovviamente corri con quello sguardo blu e violento al rosso dei capelli spostati dal vento. Sorridi. È libera lei, adesso, e allora perché così triste? Nello scorrere la sua figura, tuttavia, un altro rosso scorgi, ben meno piacevole, ben più spaventoso. Quello delle nuvole che dal basso emergono sulla cappa palesemente non sua ma da lei portata. Una cappa maledettamente simile a quella dell’ultima volta che l’hai vista, ma giureresti che l’altra volta quelle nuvole non c’erano. Un sopracciglio si alza, mentre i muscoli della mascella scattano a contrarsi insieme a quelli delle spalle stondate, spingendo fuori le vene come autostrade di sangue a premere contro la pelle. È un attimo, nulla di più ma quello sguardo interrogativo è leggibile. Chiede a gran voce una risposta. Qualquadra non cosa. [Chakra on]

18:41 Sango:
 L'uomo si staglia contro la luce solare lasciando che un ombra possa avvolgerla interamente, i suoi occhi grati di quella immersione quasi totale nel crepuscolo ..cerca l'oscurità? No, non quella, cerca quel crepuscolo in cui si sono imbattuti. Un rosso che possa illuminarla e far risaltare la sua di volontà. Lo vede sorridere ma lei non risponderebbe, rammaricata già di quello che ne sarebbe uscito da quella conversazione e da quello che forse sarebbe stata costretta a dire. I due sono gli opposti, questo è terribilmente vero, con sogni diversi sicuramente, diversi sono i desideri e le volontà che li muovono. Diversi in tutto quasi, tranne forse per il dolore. Lo osserva mentre l'ombra si espande di più al suo avvicinarsi e sente quella domanda. Il sorriso si alzerebbe sul proprio viso per poi scomparire velocemente < me ne sto andando via Yosai > direbbe, certa che probabilmente sarebbe stato l'unico insieme a Yukio stesso a saperlo . La sua decisione è stata presa , ha imboccato quella via tortuosa ormai che si snoda innanzi a lei, costellata da una singola figura ammantata sempre di nero . Sicura di quella decisione non gli mente, perchè farlo? A che pro? < probabilmente tornerò > direbbe solo in un sussurro che giungerebbe tranquillamente a lui, i suoi occhi adesso limpidi di una sicurezza tale da non poter esser fermata, che sia un modo per evitare delle domande o preoccupazioni solo il suo animo potrebbe dirlo. E poi lo vorrebbe? No di certo. Ma quella probabilità del non ritorno le farebbe stringere un attimo il cuore , perchè poi non lo capirebbe , non ancora. Nota il suo sguardo verso la propria cappa nera adesso evidenti le nuvole rosse. Ne nota quasi un certo cambiamento e li un mezzo sorriso compare a sollevarle gli angoli della bocca < sono le nuvole di sangue di Ame > direbbe a quella muta richiesta, a quello sguardo che la penetra < sono le nuvole dell'Akatsuki > sussurra adesso come un serpente a voler capire cosa l'altro ne pensi di quelle vesti. Per lei sono il simbolo più grande e bello della stessa Konan, di Nagato, qualcosa a cui è tremendamente legata..dopotutto i suoi sogni son riversati in quelo, far ritornare Ame alla sua precedente gloria, ai sogni di quei due ninja . Attende dunque il suo di dire, mentre lei abbassa di più l'alto collo della veste per mostrare completamente il volto senza impedimenti . [chakra on]

19:13 Yosai:
 È un sorriso troppo veloce per notarlo, per apprezzarne il calore. Quello stesso calore che invece senti sulla schiena, dato dal sole rosso, quello che senti negli occhi dato da un altro rosso. Quello dei capelli di lei. Ma non lo senti da lei. E poi quelle parole. Arrivano e si vede. Da cosa? Da un dettaglio probabilmente, che solo una persona che ti stia guardando negli occhi capirebbe. L’iride color blu ha un sussulto, e quel colore par farsi tempestoso. Nient’altro però. Non a vedere. Perché ne soffri, di queste parole? Sei stato forgiato per essere resistente, perché adesso soffri per quel cazzotto allo stomaco? Non lo sai ma inspiegabilmente il cartone del secchio che tiene i tuoi ravioli si deforma sotto la stretta della tua mancina <ah> impassibile nel tono. Trovi anche la forza di stendere le labbra in un nuovo sorriso, mentre vieni catapultato al vostro ultimo incontro. Cosa le hai promesso? Cosa hai promesso a te stesso prima che a lei? Che le avresti dimostrato che si sbagliava, che non tutto sarebbe stato distrutto se avesse accettato di fidarsi di te <vai a prendere ciò che *desideri*, dunque?> il tono ti esce stranamente calmo, con un velo di curiosità certo, ma riesci a celare la tristezza. Serve a te e serve a lei, lo sai. Quel “vorrei poterci credere” ti risuona nella mente. Quante volte hai sognato di poter frantumare a terra le sue credenze e dimostrarle qualcosa? Troppe, l’hai sognato finchè non hai capito che ogni volta che te la troverai davanti sarà per te questo. <e perché quella faccia moscia?> le chiedi, guardandola dall’alto, mentre inspiri un po' più profondamente del solito. Prima di ascoltare le sue parole. Conosci quella veste. Chiunque la conosce, non ti serve che venga spiegata. È l’accostamento al terrore che ha provocato a quella donna, a quel viso, che ti logora. Ma anche questo forse è meglio celarlo. Meglio per lei, meno meglio per te. Ci metti poco a convincerti da solo che l’oscurità della quale lei si è avvolta la renderà solo più forte, ne uscirà ancora più luminosa. Cosa poi questo voglia dire, non lo puoi dire. Istintivamente però alzi l’avambraccio scolpito e fasciato contraendo i muscoli del braccio destro che si contorcono come serpi tatuate, di nuovo un gesto semplice e prevedibile evitabile in ogni modo, tenteresti semplicemente di appoggiare il palmo della tua mano, calda e solida, sullo zigomo di lei, infilando le dita spesse nei capelli <è un altro il rosso che mi ricorderà ame> commenti semplicemente. Quante domande vorresti farle. Ma che senso avrebbero? Il gesto, fugace come è nato, irruento e quasi indelicato come la tua stessa natura è bruciato, ed altrettanto velocemente si spegnerebbe, scostando piano la mano e lasciandola andare, distanziata dal busto dagli spessi dorsali <beh, mi hai promesso una cena in cui mi avresti raccontato> tante cose ti aveva promesso, quando l’hai accolta nel tuo posto felice. <ho appositamente portato i ravioli per sostenere meglio il viaggio e la voglia di ascoltarti > certo, come se sapessi che lei sarebbe stata lì oggi. Beh chi può escluderlo? Tutti in realtà, fatto sta che <dipingimi il tuo desiderio> torni serio, glie l’hai già chiesto l’altra sera, ma adesso è diverso. Adesso lei non ti sta mentendo. Il serpente è nudo. <dimmi perché ti costa così tanto inseguirlo> perché vuoi fare il tonto, ma stupidissimo non sei. E quella pesantezza d’animo non hai intenzione di ignorarla. Resti li, distante la lunghezza di un braccio dal suo viso, a proteggerla dal sole oltre le possenti spalle. Attendi.[Chakra on]

19:37 Sango:
 Ne osserva le reazioni, che l'altro sia sorpreso ? Non comprenderebbe, tutto quello che gli aveva narrato, delle sue convinzioni, del suo desiderio o comunque gli aveva mostrato come la sua fiamma si era scaldata a quel pensiero. < ho tracciato la mia strada Yosai, l'ho scelta dal giorno in cui mi sono resa conto di cosa, di chi voglio essere > lieve in quel suo dire senza alcuna rabbia, un pò di dolore ve ne traspare < sto andando ad imboccarla > quello che desidera è molto lontano ancora dalle proprie capacità, ma quello sarebbe stata la spinta che avrebbe dato inizio a tutto quanto < non .. > non saprebbe come ribattere adesso lasciando che il discorso cada in quel silenzio, forse imbarazzante, ma non per lei . Un silenzio doloroso carico di cose che non può dire, che non si permette di rivelare. < probabilmente lo sarà > criptica in quel suo dire, nel voler essere lei il rosso di Ame stessa. Oh che cosa assurda che l'uomo sia andato a sfiorare e pronunciare il proprio desiderio più insito. Lascia che la sua mano possa sfiorarla e toccarne i contorni del volto, sereno adesso per qualche attimo, godendosi quello che sembra un addio. un calore che difficilmente riproverà se mai dovesse tornare . Nota come l'altro possa esser sempre allegro , in quel dire che in un altro momento l'avrebbe fatta ridere ma non oggi < Una promessa è vana se prima non abbiamo concluso il nostro accordo > rimanderebbe il significato al loro incontro non avvenuto < che io voglia dirtelo è tutt'altro discorso > una differenza labile ma importante per lei stessa. Le iridi andrebbero a notare come il sole stia lentamente e inesorabilmente cadendo sempre più giù, inghiottito da quelle acque colorate. Si prende qualche attimo prima di riprender il proprio dire, alla ricerca delle giuste parole da pronunziare < Yosai..io > sospira un attimo ritornando a guardarlo in volto < ho venduto la mia anima..il mio corpo..il mio stesso cuore a qualcuno che ai tuoi occhi parrebbe orribile > dolore, frustrazione ma anche quella sorta di amore che prova per il sannin sfarfallano su quel dire ..ma cosciente che l'altro forse non potrà capirne le motivazioni < per raggiungere qualcosa di grande..per poter brillare ancora di più ho rinunciato all'unica cosa bella che avevo > il respiro che accelera di poco < qualcosa di tanto grande che ha richiesto il massimo sacrificio > sussurra , consapevole che probabilmente l'altro non potrebbe comprendere, ma lei sa. Sa che tutto quello che ha fatto ha una motivazione, che tutto ha un valore e che per quello lei si è spesa totalmente < so che non comprendi .. che questo possa sembrarti assurdo.. ma è così. Ad un desiderio equivale un costo alto lo stesso modo > le labbra che si stringono adesso in una linea dritta e seria, lasciando che sia il sole unico testimone del proprio dire. [chakra on]

20:14 Yosai:
 La ascolti, la osservi. Lei non ferma lo spegnersi del tuo gesto, e così la mano torna dov’era prima. Il tuo sguardo blu si prende ogni dettaglio, ogni cambiamento dello sguardo azzurro, ogni movimento delle labbra morbide, ogni espressione del viso. Su quello ti concentri, mentre le orecchie si prendono ogni nota di quelle musicali parole. Musicali nel tono, ovviamente, terribili nel significato. No, non sei sorpreso, ovviamente. Non potresti esserlo. Sapevi cosa lei si sarebbe apprestata a fare. Qualcosa di tanto terribile da avere paura di dirtelo. E allora perché fa così male? Non lo puoi sapere. Ma non è il momento di concentrarti sui tuoi sentimenti. Non adesso. Non con lei. Le lasci dire ogni parola, le lasci sibilare ogni sussurro, ascolti tutto senza dire niente, limitandoti a prendere lo sguardo di lei e abbracciarlo con il blu tempestoso del tuo, mentre il sole muore dietro. Afflitto pure lui? Chi può dirlo. Non parli subito. Ascolti il suono del silenzio. Triste e amaro per te. Deglutisci. Altro silenzio. Sembra quasi tu non voglia rispondere. Semplicemente la guardi <mi stai descrivendo il processo, Sango.> parole proferite con tono profondo, una profondità con la quale la tua cassa toracica imponente colora le parole che ti escono dalle labbra, mentre con lo sguardo la inchiodi <ho una domanda da farti su quello che mi hai detto, ma la farò in seguito. Non è quello che ti ho chiesto> è con lo sguardo dell’oceano che la sondi. Cerchi. Cosa? <non ti ho chiesto di descrivermi come raggiungerai ciò che cerchi e quanto faticoso potrà o non potrà essere> ti avvicini d’un passo. Stavolta sei tu a bruciare la distanza, non hai paura della sua vicinanza. Non più <ti ho chiesto di dipingermi il tuo desiderio> più duro il tono, insieme allo sguardo <mostrami la tua ambizione, Sango.> lasci cadere il secchio di ravioli con la mancina. Si rovescia lasciando rotolare via palle di pasta e carne. Non ti importa. Come non ti importa. A te non importa del cibo? Esatto. Non ora. Non adesso. Basta a descrivere la pesantezza del momento? Per chi non ti conosce forse no. Spalanchi le braccia. Dipinte nelle ali dell’aquila che ti marchia il corpo. In tutto il loro splendore solido, marmoreo, tinto del sangue del sole morente, ti ergi davanti a lei <sono un genin, Sango, e sono solo. Non ti ci vorrebbe niente a farmi sparire. Sono senza difese e tu te ne stai andando> è la situazione <sono nudo tanto quanto lo sei tu> anime nude, entrambi <fammi vedere cosa brami nel tuo futuro> riesci a stendere le labbra in un sorriso, snudando solo in parte la dentatura, di nuovo. Perché quel sorriso? Perché sei tu. Perché le hai promesso che non la fermerai neanche quando potrai. Perché non è per curiosità che lo stai chiedendo <hai bisogno di dirlo ad alta voce a qualcuno con il quale non hai vincoli. Lo sai> certo che lo sa <hai bisogno di dirlo senza che ci siano conseguenze> eccolo li, di nuovo <hai bisogno che per una volta sia semplice> non te ne accorgi che i tuoi occhi si fanno più lucidi, vero? Che il loro blu si fa più vivo e luminoso che mai. Le stai offrendo, per l’ultima volta, il vostro posto felice. Resti li. Braccia spalancate, al centro del ponte più famoso del villaggio della nebbia, davanti a quell’incendio di donna e come sempre, attendi.[chakra on]

20:37 Sango:
 Lo lascia fare, li immobile davanti a quella figura a farsi accarezzare. Oh se solo Akendo li avesse visti in quel modo..probabile che quella sia l'ultima giornata su quella terra. Ma adesso non se ne avvede la figura imponente, non come quella dell'akimichi, ma per il suo essere leggendario. < non è il processo.. è il tramite > direbbe ella con calma e sicurezza, il riduko come tramite ma che i risvolti siano stati così improvvisi e strani lo poteva prevedere solo il fato stesso. Lo ascolta di nuovo prima di prender parola , lasciando che per una volta sia lui stesso a cogliere quello spazio, a restringerlo tra i due. < che strano, pensavo che forse mai più avrei provato il desiderio di un legame > un sussurro doloroso, straziato, di quello che sarebbe potuto esserci tra di loro. Due anime diverse ma affini, che si completerebbero per raggiungere un armonia tale da non aver paragoni. Ma lei si è già scelta la strada, al fianco di un demone < la mia ambizione?! > la voce che si alzerebbe terribile, distorcendo il proprio volto in maniera tale da sembrare ella stesa un demone. La sua essenza dentro che si muove, un chakra diverso particolare, qualcosa di bello ed elegante che si unirebbe al proprio chakra. Lo fissa quasi con astio. Mentre il corpo adesso verrebbe disgregato in tanti origami, farfalle rosso sangue..queste andrebbero a creare una tempesta impetuosa intorno a loro, tutta la sua rabbia, frustrazione, verrebbe raccolta in quel gesto. Qualcosa che smuoverebbe pure le acque vicine per l'enorme portata del proprio jutsu mentre ella si solleverebbe un poco , proprio sopra Yosai < QUESTA E' LA MIA AMBIZIONE > la voce distorta in quell'atto tanto istintivo quanto rabbioso stesso < potrei ucciderti se solo volessi, se solo ne varrebbe la pena > quanto odio che metterebbe in quelle parole, sfogo personale della propria fragilità, ma l'altro potrà notare come delle lacrime scendano giù sul proprio viso. Pronta a compiere quell'atto ma sofferente allo stesso modo < Grandezza > ecco la sua brama, ma in una maniera molto differente da come la pensa. Da quello che vuole. Non si è mai mostrata per quel demone che è, i capelli rossi fluttuanti per quell'aria, la veste che si interrompe a metà delle cosce, il resto del corpo diviso in quella tempesta che chiuderebbe i due, dato che ella non volendolo colpire, lascerebbe un diametro aperto di 3 metri. < non è semplice Yosai > non che non lo è < non ho vincoli con nessuno se non con lui. E se lo dicessi ..> la tempesta infine calerebbe così come il proprio corpo < .. se cedessi a te adesso.. > la voce che si farebbe quasi normale ma pregna di astio e dolore , con quelle lacrime che sgorgano ormai sul volto < .. moriresti .. gli appartengo > un ultimo sussurro di dolore e depressione quasi, un qualcosa di terribile quanto la verità ma questa viene ancora celata. [chakra on][Ishibaku + tempesta di carta]

21:07 Yosai:
 Non intervieni neanche questa volta. Non ti importa di quell’obbiezione, che lo si chiami processo o tramite. Non è il fine, in ogni caso. Quel sussurro però ti investe come un treno. Eppure resisti. Hai sacrificato il tuo cibo, il tuo tempo, i tuoi sentimenti per lei, per vederla sorridere. E ovviamente, dopo la ferita mortale di quel sussurro, dopo la pugnalata al cuore, arriva il colpo di grazia. Quell’ondata d’odio. E che fai tu? Te la prendi in pieno, lasci che lei ti ferisca di nuovo, più nel profondo. Non hai preso affetto da lei, prendi ira. Perché lo fai, Yosai, cosa ti muove? Non è il momento di chiederlo. Resti con le braccia aperte anche quando un’onda di carta t’investe, insieme ad un’onda d’urto che per te ha l’effetto di una potentissima folata di vento, pianti la destra indietro, ma non arretri. È lei a non volerti morto, e tu sgrani lo sguardo stupito. È nuda davvero allora, se la puoi vedere in quel modo, c’è sorpresa nei tuoi occhi, se lei li guardasse in quel momento vedrebbe lo stupore felice del bambino che osserva dalla finestra la neve che scende in giardino. Se lei guardasse i tuoi occhi, adesso, vedrebbe l’anziano che vede il mare per la prima volta. Se lei guardasse nei tuoi occhi e fosse attenta anche solo un minimo a ciò che provi, verrebbe che è una meraviglia che stai guardando. Non certo un demone. Fuoco vero. Meraviglioso, ustionante fuoco. Per il resto, non una parola. Non ancora. Attendi che sia lei. Ti prendi anche quella minaccia, e come rispondi? Nell’unico modo che conosci. Compiendo un altro passo avanti ancora. Ancora a braccia aperte, ma non per molto. Vai a sbattere con il tuo petto su di lei e la avvolgi. Non con l’ombra, non con l’oceano nei tuoi occhi, ma con braccia forgiate nel fetto, scaldate nel sangue, strette nel cuore. <sei una stupida> commenti lasciando correre qualche attimo <una stupida con un potere meraviglioso> ammetti. Qualora lei ti avesse lasciato fare, potrebbe sentire sul cucuzzolo del cranio la tua guancia piegarsi in un sorriso <te l’ho detto io che potresti uccidemi in qualsiasi momento. Non è una minaccia valida> no che non lo è.la mano sinistra arriva fin sotto l’ascella, la destra, sotto la gemella, la cinge dall’altra parte. Due serpenti, ma non è freddo il sangue che scorre dentro di te. No che non lo è. È caldo. È rovente <te l’ho detto io che hai bisogno di parlare con qualcuno senza vincoli> ansimi. Più per lo spavento meraviglioso che hai provato nel vederla sprigionarsi. Per fortuna non può vedere le tue lacrime. L’hai abbracciata in tempo. Puoi esserci ancora per lei. <Cosa vuoi che mi importi a chi hai deciso di appartenere, Sango?> le chiedi senza sciogliere quel tocco, sempre qualora lei non si sia tirata indietro. Altrimenti quelle tue lacrime sarebbero visibili, ma non percepibile il calore. Non percepibile il cuore sempre troppo calmo, non percepibile l’affetto <Non hai legami con nessuno se non con lui> ripeti quelle parole che ti uccidono ogni volta che le senti. Figurarsi dette da te. Il cuore manca un battito quando le pronunci, e se lei è tra le tue braccia, potrà percepirlo, altrimenti te lo tieni per te <ti scorderai di queste conversazione e di tutte le persone su quest’isola appena avrai superato questo ponte, lo sai meglio di me> certo che è così, perché traspare la venerazione per altro <ti sto offrendo l’occasione di essere sincera con qualcuno, prima che tutto questo avvenga> il tuo tono rimane un’immutabile, profondo sottofondo. E ci riesci solo perché sai controllarti. Hai un buon motivo <Sincera davvero, Sango, senza che questo comporti vincoli creati o frantumati o morti o chissà quali diavolo di conseguenze il tuo cervello incendiato ha immaginato> Qualora foste nell’abbraccio, alzeresti la mancina per accarezzarle il capo, con la manona. Un gesto semplice. Avvolti in quella tempesta, nessuno vi vede. E tu decidi di compiere un gesto tanto banale? Nella banalità c’è il seme della vita dopo tutto. <e se ti sentissi scomoda dopo… beh potresti sempre farmi fuori e riprenderti i tuoi segreti> ancora premi un sorriso contro il suo capo. Terribile, gioconda verità.

21:54 Sango:
 La propria potenza, ira che si sprigiona d'innanzi a lui, il chakra come se fosse una bestia selvatica cavalca i suoi tsubo in quella corsa senza freni, quasi a volersi consumare, a desiderare ancora di più di distruggere tutto, di non lasciarsi il nulla indietro, che niente possa più farla voltare e riconoscere qualche volto tra loro. Le iridi spalancate quasi in quelle lacrime uscire , il volto altrui distorto dalla propria ira . La tempesta finisce infine di botto, in un unico secondo nulla ci sarebbe più mentre quelle farfalle tornerebbe a se a ricostruirne le carni, beccandosi in pieno quell'abbraccio che vuole, desidera, così semplice e sincera, senza alcuna minaccia dietro. Che sia leggero come respirare, semplice da accettare. Se ne crogiola in quel momento senza però ricambiare. I pugni stretti lungo i fianchi , il tremore che la scuote mentre altre lacrime verrebbero lasciate andare < sono realista > risponde soffocata dal proprio grido interiore. Il braccio è forte, serrato come una montagna, impossibile per lei distanziarsi fisicamente. E vuole farlo ? No. Non adesso, non subito. < cosa ti importa > sposterebbe il volto contro di lui per osservarlo < Yosai..io ho deciso..ho voluto, desiderato appartenere a lui > le lacrime ci sono ma anche lo sguardo è sincero < noi due forse.. non saprei.. avremmo potuto esser qualcosa di più.. sincero > direbbe ella senza fermarsi < e questa possibilità mi lacererà da dentro ogni attimo, ogni momento in cui i miei passi saranno su questa terra > una speranza quela che lei stessa ha soffocato. Avrebbe potuto esser felice con lui, vivere una vita lunga e tranquilla allo stesso fianco . In quel dolore per un momento il corpo della donna si farebbe farfalla , lieve andrebbe a staccarsi da quelle braccia, con dolore ma sa che è meglio così. < non scorderò nulla..ma ogni legame sarà reciso > sussurra mentre la notte ormai è calata, mentre la tira verso di se per sostare davanti a lui < io desidero solo poter avere quello che mi spetta di diritto > un ultimo sussurro prima di rimanere silente < sai che non è così... > direbbe prima di convincersi a dirlo infine < Akendo > sussurra quel nome quasi infausto per qualunque ninja. Si avvicinerebbe a lui nuovamente dopo aver detto quel nome, più sincera con lui che con chiunque altro < non posso sentirmi scomoda..tu non devi sentire questo > la destra che proverebbe a poggiarsi sul suo petto, a sentirne i battiti lenti, il respiro , tutto quanto. No, non deve provare qualcosa per una traditrice. [chakra on]

22:21 Yosai:
 E ancora una volta, coppa vuota, ti lasci riempire da parole altrui, e così la ascolti. Per rispetto la lasci parlare. Ti sei pentito l’ultima volta che l’hai zittita, le devi il rispetto che ogni persona si merita: di esprimersi. Te la tieni giusto il tempo che lei ti concede. Non puoi di più. Cosa ti importa. Non l’ha posta neanche come una domanda, lei, e così non risponde. Se solo volesse davvero saperlo, se solo avesse il coraggio di scoprirlo, lo chiederebbe. È quando lei si fa farfalla che rispondi, scuotendo il capo <Non desidero possederti> equivocabile o meno, questa è una frase pesante. Ed è detta con un tono pesante, ed è detta con uno sguardo che inchioda. Adesso che può vederla di nuovo. Non s’è mai parlato di quello che vuoi. Mai se non qualche accenno. Ma ti sta bene. Eppure senti il bisogno di specificare quell’unica frase <non puoi, Sango> le sorridi, un sorriso strano, stavolta. Perché? Perché ti stai spezzando, lentamente e inesorabilmente spezzando. <Non puoi spezzarli da sola, è questa la forza dei legami> il sorriso arriva a snudare la dentatura di nuovo, ma i tuoi occhi versano lacrime. Ridi con le labbra, piangi con gli occhi, ridi col cuore, piangi col cuore <Puoi impedire a te stessa di provare qualcosa per l’Hasukage, ma impedire a Yukio di provare qualcosa per te… è ben diverso, ben più complicato> lentamente quel sorriso, com’è giusto che sia, muore. <Puoi importi di reprimere il tuo bisogno di un altro abbraccio, Sango, ma non puoi impedire a me di sentire la voglia che ho di…> quel nome spezza il discorso, ovviamente. È un nome terribile, e lei lo sa. È per questo che l’ha detto, è per questo che te l’ha fatto sentire. Vuole farti vacillare. Vuole spezzarti del tutto e pezzo dopo pezzo ci sta riuscendo. Ascolti anche la sua frase successiva e irrigidisci la mascella <non. osare.> un tono definitivo, un fremito che viene dal profondo del cuore, che manca un altro battito, e di nuovo lei potrà sentirlo. <puoi aspirare a tutto il potere che vuoi, sango, ma non avrai mai il potere di impedirmi di sentire qualcosa per te.> deve essere amore? Ma certo che no. Voglia di possesso, no ovvio, l’abbiamo detto. Ma questo discorso non ha mai toccato le vostre labbra. Gonfi il petto, il piò possibile, espiri dal naso, come un toro <dimmi una cosa. se sei così convinta delle motivazioni che ti spingono. Perché stai piangendo?> chiedi, con un cenno di curiosità ingenua, quasi fanciullesca, quella che fa più male <sai che non è mio desiderio ne mio potere fermarti. Al massimo lo è comprenderti> di nuovo torna un lieve sorriso lacrimato a solcarti il viso <a pieno> ovvio, nudi insieme in quell’istante di cambiamento. No?[Chakra: on]

22:45 Sango:
 < tu no..> sussurra a quelle prime parole , convinta in quello che egli esprime, non lo ha mai sentito nella sua indole < quanto è complicata la mia vita non lo comprenderesti ..non ora, non adesso .. forse mai.. il dolore che provo ogni giorno. L'essere come una statua di vetro già spezzata -- > quelle parole a fargli comprendere il suo vero io, cosa più si cova nel suo animo, qualcosa di inafferrabile . Vede quelle lacrime anche dalla sua parte, quel volto fiero cadere pezzo dopo pezzo. Com'è fragile la natura umana dopotutto.. < So che lo hai sentito anche tu..che quel legame potesse sbocciare infine in qualcosa di puro e bello > direbbe presa dalla foga,arsa nel dolore di quelle parole < io posso spezzarli > direbbe lei quasi impietrita, di una sorpresa a quelle parole, su Yukio stesso < NON NOMINARE YUKIO - TU NON SAI DI QUANTO IO GLI DEBBA > la voce che si alzerebbe di diverse ottave , quasi disperata, consapevole di aver tradito l'unico uomo che le abbia voluto un pò di bene, l'isteria accarezza la sua anima < NON NOMINARLO MAI PIU'> la rabbia che riaffiora prepotente adesso . Ascolta come la frase muore a sentire solo quel nome , lo sa, l'ha ferito con un semplice dire. E' un demonio dopotutto < si..il riduko sannin.. Akendo.. > un sussurro quasi dolce amaro nel nominarlo < Ho lasciato la mia anima e il mio cuore a lui e non per il mero potere..per molto di più > ma allora perchè le lacrime scendono e scorrono ancora? < sai perchè scorrono...per il pensare di avere un'altra vita, semplice, con te > lo osserva dritto in viso, occhi dentro gli occhi < ..ma non è così , forse non lo sarà mai, e non posso annegare in quella che poteva essere una sola possibilità > la voce che si riduce ad un flebile sussurro, doloroso , uno di quelli che le scuote il corpo e il petto < devo farlo per qualcosa di più grande.. devo farlo per lui > un dire fraintendibile con lo stesso Seiun nominato prima, ma che lei si riferisca al solo fratello non lo saprebbe l'uomo. In quelle lacrime, in quel dire andrebbe lentamente a indietreggiare, pregna della propria innata < che questo sia un addio o meno.. spero che.. quando ci rivedremo potrai odiarmi . Vorrai uccidermi magari..sarebbe un sollievo per il mio animo > quello sarebbe infine l'ultimo sussurro forse < addio Yosai > da lontano l'altro potrà sentire la sua voce ma i suoi occhi avrebbero perso già la special, partita al massimo della propria velocità per qualcosa. Che stia partendo o rimanga, resta solo a lei. [end]

23:12 Yosai:
 Eccole li, le pugnalate finali che accogli con quell’insano piacere. Il piacere di vedere una persona alla quale inaspettatamente ti sei legato, prendere il volo come una farfalla origami. Le prime due parole ti spezzano la guardia che non avevi, arrivando al cuore, il resto è un mozzico dopo l’altro, finchè non resti carcassa morta. Lo sguardo s’abbassa. Non lo sostieni quello sguardo, non puoi, e così il viso ti si adombra e gli occhi, coperti dall’arcata sopracciliare, diventano pozzi neri senza iride ne sclera. Nulla se non oscurità, ecco che vi siete invertiti, lei è riuscita a spezzarti senza torcerti un capello, ed ora lei vola verso la luce, e tu cerchi l’oscurità per nasconderti. Mentre parla, mentre non la guardi, mentre irrigidisci i muscoli fino a sentirli scoppiare, davanti a te il dolce velo dei ricordi si apre, e ricordi i sorrisi, la malizia, quella cena passata a scherzare ed ammiccare, ricordi gli abbracci, i tocchi, le carezze, e niente di più se non quella ciliegina sulla torta. Quel bacio fugale che lei ti ha donato. O che lei si è presa. Non lo saprai mai. Di nuovo sei un’anima in pezzi, per la terza volta da quando sei li ti spezzi. Quante altre volte dovrai rinascere nell’oro per impedire che qualcuno ti spezzi? Non ne esiste un numero, perché l’unico modo per non farti spezzare sarebbe chiuderti al mondo, e non ne sei capace. Non lo sei mai stato. Con tutta la tua irruenza, prepotenza, audacia, voglia di vivere, hai sempre preso questo mondo a mozzichi e ora questo mondo ti sta dando il ben servito, nelle vesti di una delicata dama dai capelli d’incendio, nei palli di un demone infuocato voglioso di distruggere, e in quel suo cammino, tu sei la prima vittima. Niente dici. <non puoi> mormori piano una risposta impercettibile, e quella risposta diventerà il tatuaggio sul tuo cuore. Ciò che sancirà il tuo ricordo di lei. “non puoi” glie lo dimostrerai, di nuovo, che non può spezzare un legame che tu manterrai vivo. In quella disperazione ti nasce uno spontaneo sorriso, un sorriso non dolce, ma di sfida. A costo di sembrar pazzo, a costo di essere mai soddisfatto, a costo di vivere nel ricordo, come i matti, quelli che preferiscono vivere nel loro castello di carte… nel loro castello di origami. Non dici altro, ormai quel nome ti ha ferito abbastanza, lei si accanisce nel ripeterlo, ma non ha più niente da colpire. E non ti spegne quel sorriso. Non ti intacca più, ha perso il suo potere. Un fruscio. Null’altro. Un addio imposto, l’avresti tenuta li ancora, certo. Ma d’altronde lei ha accelerato le cose. Come sempre, è lei che decide. Ti volti di scatto, gonfi il petto fino ad inarcare la schiena indietro <SII FELICE, SCEMA D’UNA FARFALLA ORIGAMI! CONQUISTA LA TUA AMBIZIONE E RICORDATI DI ESSERE FELICE!> glie lo urli dietro con tutta la potenza che hai in corpo. Le arriverà? Non ti interessa. Hai ancora quel ghigno sulle labbra. Le hai dimostrato che non può spezzare nulla da sola. Che non può costringerti a odiarti. Non adesso. Non così. Con che forza ti ricostruirai da questa perdita? Con la forza che ha l’un percento di restare in piedi contro quei novantanove colpi che ha subito. Questo sei. L’un per cento che resterà in piedi. Lo sei sempre stato. Eccezione. [END]

Yosai si trova a conversare con Sango, decisa ad andare via, decisa a tranciare ogni legame.




E tutto finisce nel baratro.