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Il male, quale meravigliosa creatura.

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con Itsuki, Hoshiko

21:23 Itsuki:
  [? > Ponte] [? > Ponte] Di ritorno dal proprio dovere, tornato da quel suo personale vendicarsi, cambiato nell'animo e nella mente, soffermatosi solo per dare una rapida sciacquata al proprio completo, rimandando come suggerito da Eiji stesso il recupero della Katana tanto adorata dallo stesso. Sospira, mentre la mano destra andrebbe verso il nodo della cravatta a tenerlo ben stretto, e la mancina aggiusterebbe il nero lembo più lungo, i capelli sono ancora legati in una lunga coda alta ed anche quelli sono stati curati, per quanto possibile, dopo che qualche vischiosa macchia di sangue li aveva intaccati, risultando pur sempre qualcosa di infinitamente prezioso per lui, quella chioma d'ebano che è oramai retaggio di un passato distrutto, lasciato da parte con la morte stessa della madre e di tutti quegli altri miseri esseri riversati qua e là per il piccolo villaggio oramai ridotto ad un'unica grande tomba della quale nessuno si curerà sino a tempo debito, per quanto lui oramai è già lontano chilometri < Mhmhmhh ~ > mugugna quello che sarebbe una sorta di motivetto impreciso, spensierato, oramai libero di poter dar adito alle proprie emozioni, ritornate a galla dopo tutta quella sofferenza causata, quella disperazione, sempre calmo e pacato nei modi, ma con un baluginio diverso negli occhi, il seme del Caos insito dentro di lui, la mente che propende verso il male, la disperazione e la rovina come unico altro scopo di vita < Ah, quando assaporerò quel dolce gusto nel togliere un'altra vita? La libidine nel far soffrire il prossimo? Mi sento già.. Vuoto.. > direbbe poi sospirando, riferendosi chiaramente a quell'altro dentro di lui che l'ha ribattezzato con il suo stesso cognome, ora che sono ben più vicini di prima in quel coabitare nello stesso corpo, lasciando che il labbro inferiore finisca preda di un lieve mordere e gli occhi si socchiudano in quel rimembrare e riassaporare le urla ed il terrore in quelle vite spezzate senza remora alcuna, quasi abbandonandosi in quei ricordi come se stesse pensando alla sua amata o a qualcosa di infinitamente caro, come se fosse un ricordo dannatamente prezioso <{ Ragazzo, credo tu ti sia lasciato prendere un pò troppo la mano ma... Non sono certo uno al quale dispiaccia uno squilibrio tale.. Dopotutto, fino a quando perseguiremo lo stesso scopo, sarai libero di essere chi preferisci.. }> ed in tutta risposta lui torna con le mani in tasca ai pantaloni del solito completo nero, andando a sollevare brevemente le spalle in un che di noncuranza, lasciando che il discorso decada lì sul nascere, proseguendo lungo il Ponte che lo riporterebbe verso il Villaggio, avendo già superato chi di guardia, mentre si ritroverebbe oramai verso il limitare che ne definisce gli ultimi metri, senza curari di nessuno in particolare, semplicemente continuando a ridipingere nella propria mente quelle immagini, tutto come se fosse un'affresco distopico meraviglioso intriso dei colori del male. Piega la testa di lato, prima a destra e poi a sinistra, vedendo dunque di soffermarsi per un singolo istante rimirando il mare che si estende sotto l'imponente e chilometrica struttura di cemento, andando quindi a domandare, sempre chiaramente ad alta voce, ancor più noncurante di prima in quell'apparente parlar da solo, visto che attestare l'esistenza dello stesso Eiji è quasi un piacere ora, per lui come per l'altro al suo interno < Dunque, qual'è la prossima mossa? Incontrare di nuovo la Doku? > e permanendo lì sul posto, con una lieve brezza che ne smuove le vesti, andrebbe spostando le rosse ora verso il cielo, come al solito annebbiato e coperto pure dalle nubi, con un'espressione lieve seppur di puro sdegno a comparir sul volto, chiaramente disdegnando l'umidità che per nulla gli era mancata, denigrandola con un semplice e banale < Tsk.. > mentre il Kagurakaza intangibile agli altri andrebbe rispondendogli con un fare pigro, come suo solito, seppur confermerebbe quanto da lui detto <{ Sì, dobbiamo rivedere Kimi e sapere se ha concluso le proprie questioni, è un'alleata preziosa e sembra degna di fiducia.. }> e poi nulla, riprende il passo meccanico e cadenzato di lui, lento ma preciso, mai affrettato e rozzo, risultando quasi sempre più elegante in quelle sue movenze, come a diventare lentamente, poco alla volta, sempre più un tutt'uno con l'altra entità. {Ck on}

21:29 Hoshiko:
 Il suo vagare ormai non presenta più alcuno scopo, visitar più luoghi possibili è un modo intelligente di conoscere il territorio, le loro usanze e costumi affinchè possano essere utilizzati per ampliare la sua mente. Lento è il passo smosso sull'enorme ponte eretto dinanzi a se, lo sguardo è puntato sulla pavimentazione seppur non vi siano pensieri particolari a ottenebrare la sua coscienza, un'involucro vuoto privo di sogni ed ambizioni, un gatto randagio con potenziali celati anche a se stessa e che potrebbero rifiorire con i vari incontri dettati dal destino, pura casualità forse l'arrivo di Goryo dal lato opposto, ma non ne riconosce subito le fattezze poichè la memoria, da sempre, non le è certamente una compagna fedele, specie se non vi sono tornaconti personali legati alla persona in questione <...> monvenze arrestate nell'esatto momento in cui le chiare scivolano lungo l'intera figura, ne soppesa ogni dettaglio così come lo strano bagliore a colorar gli occhi spenti di unomo, ormai, gettato nel peccato più brutale: l'omicidio. Brezza marina pronta ad accarezzar i propri connotati, anche la chioma ondeggia pavoneggiando l'invidiosa lunghezza di cui sono dotati <Goryo?> infine, decide di richiamarlo con un tono palesemente titubante, come può in fin dei conti essere sicura di qualcuno conosciuto per caso, in un vialotto sotto la pioggia primaverile? Le informazioni elargitele sui nemici sono nettamente contrastanti rispetto a quelle dettate da Rasetsu, magari compararle potrebbe aiutarla a comprendere se, i due, abbiano parlato delle stesse persone, oppure, vi sono più componenti pronti a scatenar una guerra. Se così fosse, chi può essere ritenuto davvero nemico? Uno scontro senza alleanze può portare solo al caos, non si chiamerebbe dunque battaglia, ma mero divertimento da parte di esseri devoti all'Ade, pronti a massacrare senza uno scopo preciso e questo le suscita solo nausea poichè ripugnante la loro ignoranza in materia. Si combatte sempre per uno scopo, altrimenti, sarebbe solo un genocidio ingiustificato, per innalzare un'ego che nessuno ha messo mai in dubbio, per una mancata vendetta, per il piacere di veder l'anima rilasciare il corpo della vittima, eppure, a quest'idea un brivido di piacere le percorre la schiena, tanto da far sbocciare una smorfia criptica sulla bocca. Si presenta come una donna minuta dai lunghi e setosi capelli bluastri, essi si estendono bel oltre mezzo busto e, la frangia, esalterebbe le iridi bianche in possesso. Bellezza mozza fiato, alla pari di una bambola di porcella dove il tempo non è ancora riuscito a solcar l'epidermide pallida, rosee le gote e le labbra carnose come boccioli fioriti, forme sensuali e femminili fasciate in un fine cheongsam nero in velluto, la gonna possiede due spacchi laterali che scoprono le cosce ad ogni falcata, sarà dunque men visibile il pugnare risposto un una fasetta in cuoio vino l'inguine.

21:30 Itsuki:
  [Ponte] Ed in quel suo alienarsi e lasciar che il discutere con il Kagurakaza, verrebbe distratto e riportato quindi alla realtà da quella leggiadra voce che giunge alle sue orecchie come una nota acuta, una dissonanza in quel suo personal silenzio non silenzio, andando quindi a puntar quelle rosse color dello sangue versato quella stessa notte < Mh? > è un singolo breve mugolio il suo quello che accompagna quel suo visualizzar la figura di Fumie, la ragazza dagli occhi perlacei che tempo fà lo fece titubare in quella singola stilla di quel che poteva sembrare un consiglio, seppur oramai lui sia completamente diverso, in un certo senso rinato, così come attesta l'esser stato ribattezzato da Eiji stesso, un atto decisamente non da poco data l'importanza della casata della quale ora potrebbe fregiarsi, così come appunto di quello stesso cognome. Arresterebbe di tutto il suo incedere, permanendo in quella posizione con le mani in tasca, mantenendo quello sguardo non più dischiuso di un paio di fessure, seppur quella noia inespressiva non sembra più appartenergli, per quanto la noia oramai verte nei confronti del non star facendo soffrir nessuno, del non poter assaporare la disperazione < Ah, sei tu.. > distaccato, quasi come se si trovasse su di un'altro piano dimensionale per quanto sia lì, tangibile e visibile a tutti, ma oramai libero da quei ricordi e da quello che era, capace di poter effettivamente essere < Dunque.. Hai saziato la tua curiosità? > domanda andando a cercar di spillare qualche informazione in quel che sembra l'inizio di una conversazione banale, andando a sua volta a stuzzicare la propria di curiosità, con quel tono di voce che ora suona più tagliente, più preciso, quasi come il taglio netto di un boia che recide la testa di chissà quale vittima. In tutto ciò, senza andar a porre alcuna particolare precisazione sul perchè faccia cosa un Kunai verrebbe estratto dal contenitore legato sul bicipite destro, quello stesso misero equipaggiamento che si era portato per la propria vendetta, andando a far sì che il medio si introduca in quello stesso anello, piegando le prime due falangi lasciando le altre dita dritte, la mano ben aperta mentre la lama metallica verrebbe fatta roteare un paio di volte con un fare che ha un che di pigro, andando poi ad impugnarlo, sempre con la mano destra, come se reggesse una penna o un qualsiasi banale oggetto, sollevando la sinistra, guantata di nero come la gemella, andando con la punta di quello stesso ad infastidire l'interno dello stesso indice, punzecchiando quanto basta per poter percepire l'affilatezza di quella stessa arma, concentrandosi su quello specifico gesto, distraendosi dalla presenza dell'altra e quindi posando le vermiglie sul proprio operato, quasi come se, non potendo dispensare senza un preciso motivo una qualsivoglia sofferenza, allora si accontenterebbe di soffrire lui stesso, come se il dolore, proprio o altrui che sia, fosse effettivamente l'unica cosa a farlo sentire vivo < Mhmhhh ~ > di nuovo par intonare un motivo a labbra serrate, in quell'andar a perdersi nella propria fervida immaginazione, attendendo un dire dalla parte dell'altra, qualcosa in grado di riportarlo nuovamente lì nella realtà, invece che tra quel suo immaginare morte e rovina, con il Kagurakaza che da dentro non avrebbe nulla da dire di particolare se non un riferirsi a quegli stessi occhi <{ Mmh.. Il Byakugan, un paio di occhi indubbiamente affascinanti.. }> e poi tutto tace tra di loro, soltanto il rumore delle onde lieve e melodioso pare un qualcosa in grado da far da sottofondo a quell'incontro. { Ck on }

21:31 Hoshiko:
 No, non risponde ancora alla domanda altrui poichè l'attenzione è rigettata su ogni movenza da lui attuata, il silenzio sarebbe più rumoroso di quelle onde infrante sotto i loro piedi, un ponte che solitamente unisce, adesso, è divenuto un luogo di incotro per due esseri completamente opposti, così distanti probabilmente da non riuscirsi a vedere. Bianche scivolate prima sui cremisi, poi, sul giocar di quella lama estratta senza alcun motivo apparente se non quello d'armeggiarla con maestria e disinvoluta, palpebre leggermente assottigliate ma nessuna espressione viene imbastita affinchè l'uomo dinanzi a se possa permanere confuso sui pensieri decisamente dubbiosi nei suoi riguardi, quanto può mutare una persona in così poco tempo, eppure i fiori di solito ci mettono molto, prima di sbocciare e rivelar al mondo la vera essenza <Fumie> rammenta il nome con spasmotica puntigliosità, stanca di nominogli o aggettivi vaghi affibiatele da gente fondamentalmente estranea <ad ogni modo, non del tutto...o meglio, non fanno che donarmi informazioni dislocate tra di loro> ed ecco che con nonchalance l'affiancherebbe, trattenendosi ad una distanza minima di sicurezza. Braccia lungo i fianchi che seguono i movimenti di una passeggiata ancora in dubbio d'inizio, semplicemente attenderebbe il fare di Goryo prima ancora di procedere <li hanno chiamati Anbu di Kiri, tuttavia, non corrispondo alla descrizione fatta da te> donerebbe solo il profilo al momento, come se l'importanza adesso l'avesse la strada frontale ai due, pecca quel meditabondo sguardo ma mai verrebbe chiamata la distrazione per l'ambiguità del soggetto <loro portano la maschera mentre tu sostieni di averne visto gli occhi> solleva le spalle con sufficienza coadiuviando un sospiro tacito sgattaiolato dalle narici arrossate per il freddo. Cosa si nasconde dietro quel nuovo atteggiamento, un libro non và mai giudicato dalla copertina certo, tuttavia il vuoto incolmabile che prima egli rappresenava sembrerebbe essere stato occupato, ma da cosa? Labbra carnose schiuse quanto basta per essere umettate da una leggera passata di lingua, mai riuscirebbe a credere che stia facendo compagnia ad un assassino, e non uno qualunque, ma assetato di sangue innocente, come se non bastasse quello versato per una stupida vendetta <perciò...presumo siano state persone diverse oppure il nemico non sia uno solo, non so più che pensare> ed ora uno sguardo in tralice per cercar di carpire qualche cambiamento nel suo volto <se la mia presenza ti infastidisce, posso anche togliere il disturbo Goryo, se così non fosse, vorrei che mi dedicassi quel tempo necessario per proseguir l'ultimo tratto insieme> prima donna Lei, seccata dal suo rimaner sovrapensiero, e non lo nega rilanciando lo stesso tono talgiente rivoltale.

22:05 Itsuki:
  [Ponte] Il loro è un soffermarsi momentaneo, un'incontrarsi casualmente che lascerebbe poi spazio al riprendere quell'incedere rettilineo che andrebbe a fargli percorrere lentamente i metri di quel ponte che li separano dal Villaggio in sè, o dalla Tendopoli, visto che non avrebbe motivo di entrare a Kiri, lui, ora come ora. Il nome di lei viene riproposto con un fare più preciso, puntualizzando con il solo tono il fatto che sarebbe stato meglio chiamarla così, piuttosto che rivolgersi in quel modo distratto, ma purtroppo, o forse fortunatamente, il Goryo è cambiato dall'ultimo incontro, è cambiato troppo in così poco tempo, ritrovando un modo di essere deviato, probabilmente corrotto da tutto quello che è appunto venuto a galla dopo anni di soppressione, da quel fiume di emozioni che ora l'hanno sconvolto dai modi atoni e anonimi che aveva prima, riversando il caos dentro quello definitosi un'agente del caos stesso. Eppure, è un caos dannatamente ordinato, qualcosa che vorrebbe tenere sempre e comunque sotto controllo, mantenendo la consapevolezza di fondo di essere in grado di perdere in parte il senno, qual'ora si trattasse di uccidere e di ferire qualcuno, di veder del sangue sgorgare, di poter osservare l'espressione di una qualsivoglia vittima contorta nel dolore, andando semplicemente a risponderle con un fare tutt'ora vagamente distratto < Ah? Mh sì sì, ricordo.. > eppure la sua attenzione è tutt'ora sulla punta del Kunai, che buca le fibre del guanto stesso, insinuandosi tra il tessuto senza mai scomporlo, senza tagliarlo, andando a stuzzichare il polpastrello di sotto, premendo quanto basta per far si che il metallo vada a fargli recepire quel fastidio, quella sensazione più che naturale di pericolo per il proprio corpo, insomma, un normale recepir del cervello di quello che sarebbe il dolore, dopotutto, seppur non si tratta di semplice masochismo, no, quanto della necessita di provare emozioni attraverso il male, il quale, se non può essere un qualcosa che giunge da qualcun altro, allora tanto vale procurarselo da solo, pur di cedere alla noia. Nel mentre del proprio fare che procede imperterrito come loro, che camminano placidamente, riporta quindi le scarlatte su di lei, lei che probabilmente non lo riconoscerebbe più, da quell'anonimo bianco crisantemmo che era, si è tinto del sangue delle sue vittime diventando quello che sarebbe probabilmente un giglio rosso, bello da morire ma allo stesso tempo sinonimo di una certa fatalità, o letalità, dipende dai punti di vista < È normale, dopotutto, sei solo una Deshi ed i mezzi a tua disposizione sono limitati.. Senza contare che erano cloni e molto probabilmente si spacciavano per Anbu.. Potrebbero avere mille aspetti diversi, ma poco importa.. > direbbe lui che di certo non andrebbe oramai a preoccuparsi di quel nemico, così come non si preoccuperebbe affatto riguardo a tutto quell oche concerne l'alleanza, quasi affranto nel suo tornare al suo presunto dovere da Ninja, laddove probabilmente il più dei nemici sarà da catturare vivo, se possibile, piuttosto che optare direttamente all'uccidere senza ritegno, tanto che un breve sospiro andrebbe ad accompagnare il triste pensiero del dover tener qualcuno in vita, andando però, un'istante dopo, a fargli inclinare il capo verso destra, con la coda che lo segue nei movimenti ed in quel suo riflettere riguardo al fatto che se qualcuno considerabile un nemico resti in vita, allora significa una maggior possibilità di vederlo soffrire, magari torturandolo per estorcergli informazioni. Ah, la tortura, un campo ancora per nulla sperimentato, visto che il suo è stato in bieco e cieco desiderio di morte, non si è mai soffermato a pensare a come potrebbe distruggere la mente e la psiche di qualcuno facendolo soffrire a lungo, piuttosto che concedergli l'oblio della morte, tanto chè, probabilmente la prossima volta gli toccherà sperimentare. Anzi, senz'altro. e le sue parole potrebbero valere pure per quelle di ella riguardo al fatto che sì, possedevano il Byakugan, almeno uno di quei due cloni, ma a lui già non importa nulla, sono cose che fanno parte di un passato precedente alla sua rinascita, al suo riforgiar dell'animo, al suo diventare qualcosa di sin troppo distante da quello che era prima, tanto che in risposta a lei alza le spalle ora e le labbra andrebbero come a sollevarsi, disegnando sul suo volto una chiara smorfia di indifferenza, lasciando decadere il discorso così come farebbe con un'animale morente lungo il suo cammino, o mangari una persona, insomma, roba di poco conto. No aspetta, probabilmente nei confronti di una persona si fermerebbe per farlo soffrire ancora di più e trarne godimento, ma questi sono dettagli sul quale ora non è il caso di soffermarsi < Non ti arrovellare troppo, ogni risposta a suo tempo.. > direbbe tornando sul proprio passatempo, mentre il tono è sempre lo stesso, a metà tra il maschile ed il femminile, androgino quanto la sua apparenza, concentrandosi sul proprio giocherellare incauto, lasciando che per diversi passi quello diventi il proprio alienarsi dalla realtà, di nuovo, intonando un lieve melodico mugolio, riportando alla memoria le immagini della vendetta di nuovo, come una droga della quale non può più fare a meno < Mhhmhhmhh~ Ah! > è una lieve esclamazione quella che si concede quando lei andrebbe a cercar di farsi degnare di un'attenzione maggiore, mentre appunto in quel cercar di scuoterlo dalla propria fissazione, la punta della lama andrebbe a conficcarsi più del dovuto nella pelle, probabilmente un centimetro o forse mezzo, chi lo sà, semplicemente quanto basta per lasciar che un tagliente sibilo si accenni in quel silenzio, andando a far fuoriuscre inevitabilmente un rivolo di sangue < Oh.. > un'espressione fintamente meragliata, che andrebbe poi a trasformarsi in una sorta di beata serenità, chiudendo gli occhi ed inspirando a pieni polmoni, per poi lasciar che il fiato esca in un sospiro ben più vocale e rasserenato, come quello che si potrebbe fare dopo che si viene a sapere del risvolto positivo di quella che fu una pessima notizia, insomma, osservando il rivolo di sangue poco dopo con lo schiudersi dello sguardo, quello che scende lungo il tessuto nero, di nuovo lasciando che il labbro inferiore venga afferrato lievemente dal canino destro, rimanendo così per un paio di istanti, per poi far sì che la mano con il kunai vada lungo il fianco, e l'altra verrebbe scossa appena, come a scacciare il pensiero, la sua nuova fissazione, tenendo il palmo verso il basso scrollandola un paio di volte, probabilmente lasciando che una goccia di quello stesso vermiglio finisca a terra < Come dici, scusa? > e sì, torna ora alla realtà, mentre Eiji da dentro quasi potrebbe essere deliziato da quel suo fare, per quanto ora come ora sia concentrato sulla Hyuga <{ Troppo curiosa questa ragazza, dovrebbe pensare a diventar più forte prima di volersi immischiare in questioni più grandi di lei.. Ammesso che non tenga molto alla propria vita, s'intende}> ed il tono è come al solito altezzoso, saccente, superbo. Sì insomma, due simpaticoni eh?

22:42 Hoshiko:
 Ed ora non lo degna più di uno sguardo, ruota il cranio quanto basta per rigettar le chiare sul mare sotto di loro, il cielo ormai diviene scuro e gli astri si ereggono fieri affinchè possano essere ammirati dai luridi mortali <e allora, se te lo ricordi, sei pregato di utilizzarlo> stizzita si stringe nelle spalle, vizziata e caparbia nonostante l'impossibilità di potersi proteggere, eppure non è mai stata una preoccupazione aleggiante nel suo animo, se dovrà abbandonare questo mondo nulla impedirà all'Angelo Bastardo d'abbracciarla e trascinarla nell'Ade, meglio viversi le esperienze giorno dopo giorno, non si può imparare chiusi all'interno di una campana di vetro <potrò essere anche una semplice Deshi, questo non giustifica l'ignoranza riguardo un qualcosa che riguarda tutti> sfarfalla le ciglia sollevando anche il sopracciglio, per quanto qualcuno stia ancora studiando, non ha il diritto di estraniarsi da ciò che lo circonda, di fingere la Pace per poi essere trasportato in una realtà colma di sangue e disperazione, rimanere sempre vigile e contribuire qualora ce ne sia bisogno è il primo passo per la crescita non solo lavorativa ma anche personale. Non sopporta l'allontanamento per uno stupido grado, per un'etichetta affibiatale da chi? Da tizi piazzati al comando che hanno deciso per lei, no, la Libertà mai le verrà strappata dalle dita, piuttosto diventa cibo per vermi <cloni eh?> angoli delle labbra rosee tirati verso il basso, la ragnatela par diventare sempre più fitta e il desiderio di recarsi in ambienti decisamente più vivi divampa nello stomaco come brace ardente, ma nulla viene disegnato su un volto, ora, impassibile, un'involucro vuoto e ben chiuso, accessibile solo a coloro ritenuti degni di poter lasciar qualcosa per forgiare la Donna di un domani. Roteano le orbite, ma è un sorriso a nascere quando, di colpo, scatterebbe nell'avvertire la lama dell'arma conficcarsi all'interno dell'altrui carne, schiocca la lingua contro il palato soddisfatta di quella semi punizione dettata dalla disattenzione, si stende la mancina per tentare di afferrar l'arto di lui ferito ed avvicinarlo quanto basta per comprendere l'entità del danno <visto che succede a non ascoltarmi?> canzonatorio il tono, scomparso nel sincerarsi del rivolo di sangue macchiargli l'epidermide, battiti in aumento per lo strano impulso di volerlo assaggiare, perversione nascosta in un viso angelico che ripudia la violenza ingiustificata, tutti però possiedono nell'animo una macchia d'oscurità pronta ad ingrandirsi o ad estinguersi in base alle esperienze vissute. S'inclina in avanti con il collo, muscolo spugnoso che cercherebbe di raccogliere quel liquido cremisi con la punta, una delicatezza tale mescolata alla flemma necessaria per rendere fantasma quel tocco e se ci fosse riuscita, quel sapore ferreo le inebrierebbe il palato come il più dolce dei nettari. Inspira l'aria interrompendo il contatto, calano le palpebre, ora, rivolte alla Volta seppur non riesca la vista ad appurarne la bellezza, pittosto si crogiola in quei brividi lungo la schiena, beatitudine intrisa di ambiguo piacere, un silenzio esteso per qualche secondo ancora, prima di continuare il discorso <non c'è mai abbastanza tempo Goryo..> l'immortalità di un Demone come Rasetsu potrebbe essere perfetta per riacquisire ciò che la natura umana ha privato.

23:25 Itsuki:
  [Ponte] Sì, vedrà di ricordarselo la prossima volta, il nome di lei, sempre che non sarà concentrato sul suo astrarsi perverso, s'intende. La sua non è una voluta maleducazione, quanto piuttosto un essere incapace di soffermarsi su qualcosa privo di una qualasiasi delle tante forme che il male può avere, dedicandole ora un'attenzione in un certo senso forzata, come se dovesse effettivamente impegnarsi per non fantastica su quella vendetta che mai smetterebbe di assapporare nella sua mente, il preludio di quello che sarebbe un cammino costellato di rovina e sofferenza, per quanto appunto, per ora si è solo agli inizi dello sfacelo < Mh, hai ragione, ma cosa vorresti ottenere? Sai, la curiosità può anche uccidere.. > direbbe lui non riuscendo a contenere un mesto ridacchiare al solo proferir di quell'ultimo verbo, quasi potesse godere appieno di ogni sillaba, di qualsiasi lettera che compone quella parola, concedendo quindi ad Eiji un'annuire che precede un semplice dire, una constatazione ovvia <{ Meglio morire sapendo chi è il proprio nemico, che vivere nell'ignoranza, glielo concedo }> ed è un complimento che comunque da lei non potrebbe sentire, ma che comunque è sincero ed onesto, qualcosa che lascerebbe poi spazio al suo domandar tra sè e sè, mentre lui semplicemente andrebbe ad annuire, non potendo dare tutt'ora alcuna informazione in più riguardo a quel nemico tanto temuto da tutti, ma del quale poco si sà < Già, cloni.. > e niente, decade anche quel frammento della loro pacata discussione, lasciando poi quindi spazio a quello che accadrebbe dopo, un qualcosa di puramente inaspettato, semplicemente imprevedibile da un qualcuno come lui che mai sarebbe stato propenso alla malizia, a quello che si potrebbe definire una forma di libido perversa, malsana, qualcosa che a lui potrebbe piacere sin troppo, ora che è capace di trarre godimento da tutto ciò di riconducibile al macabro insomma. Si sofferma, poco dopo quel brevissimo taglio, quella piccola incisione non intenzionale, visto che è il tocco di lei a far si che il proprio passo si arresti, non potendo immaginare il contatto che giunge e che quindi in quell'imprevedibllità accoglie, vedendo di voltarsi quanto basta verso di lei, non comprendendo inizialmente il proprio volere in quell'afferargli il bracccio sinistro, e quindi osservare con uno sguardo indubbiamente vacuo, dato il colore degli occhi per forza di cose poco espressivi, per quanto il taglio sembra inizialmente porsi in un che di una voglia irrefrenabile, in desiderio che di lì a poco verrebbe languidamente soddisfatto, con somma sopresa da parte di lui, che mai avrebbe avuto un qualsivoglia pensiero lussurioso, incapace di provare emozioni e di quindi poter percepire una qualsiasi forma di affetto, malsano o benevolo che sia, lasciando che la di lei lingua vada a sfiorargli il dito, potendo percepire il calore umido di quel gesto, schiudendo le labbra in un minimo cedere alla sorpresa, osservandola con il proprio sguardo del colore di quello stesso che lei andrebbe a lavar via con quel singolo gesto, con una sola piacevole passata, lasciando che un brivido misto tra eccitazione e pura goduria vada a pervaderlo, a corrergli lungo la schiena scuotendolo quanto basta nel profondo, facendogli percepire una strana sensazione mista tra il caldo ed il freddo, con un vago formicolio all'altezza delle tempie, o che forse andrebbe an intorpidirgli per quel lungo istante la mente, pizzicando le corde di un qualcosa che mai si sarebbe mossso dentro di lui, seppur non è ne un sano sentimento d'amore e ne un banale potersi permettere di farsi piacere qualcuno. Si assottiglia lo sguardo, mentre lei lascia calar il sipario sulle bianche ed assapora il pungente sapore del liquido cremisi che alberga dentro ognuno di loro, sentento quasi un prurito piacevole lì alla base della nuca, non avendo immaginato una simile sorta di minima perversione di Fumie stessa, che probabilmente starebbe andando a strappare un biglietto di sola andata per una discesa verso il Caos. Inconsapevolmente il dito di lui vorrebbe come andar a muoversi appena, come a voler girare attorno alla lingua di lei per poi voler passare sulle di lei labbra carnose, ancora mosso da un fremito inispiegabile, da quell'anormale sentir come farfalle nello stomaco, per quanto questa metafora sembrebbe troppo favolesca nei confronti di quel gesto che non può che risultar perverso in un certo senso, volgendosi del tutto verso di lei, non potendo resistere ad una pulsione irrefrenabile, lasciando che il tono si faccia più languido, mellifluo ora, come mosso appunto da qualcosa di mai sperimentato prima d'ora, qualcosa di incomprensibile, ma che gli piace, oh se gli piace < Ah? allora forse dovrei evitare di ascoltarti più spesso? > e la mano cercherebbe di afferrare il volto di lei dopo esser passata con quell'indice sulle labbra altrui, una presa improvvvisa che potrebbbe definirsi dolce ma allo stessa irruenta, stringendole appena le guancie, mentre il cuore già starebbe battendo ad una velocità irreggolare, differente dal solito, avvicinando il viso a quello di lei, puntando le sue rosse in quelli bianchi suoi < Ragazza, stai giocando col fuoco.. > ed un tempo non sarebbe stato manco in grado probabilmente di dire o fare una cosa del genere, seppur oramai come già avremmo detto, è cambiato, molto. Il dire di lei che giunge successivo a quel gesto, potrebbe suonare criptico quanto allo stesso tempo azzeccato, strano come le parole possano risultar sbagliate e corrette allo stesso tempo, lui stesso che probablimente starebbe riferendosi al fuoco che arde violento delle sue emozioni ritrovate, che lo hanno investito da quando ha visto il lago di sangue sotto al corpo riversato della madre, senza voler lasciare la presa < E dimmi, come vorresti spendere il tuo tempo? Sai.. Il male ha diversi modi per permetterti di goder di quel poco che rimane.. > e quelle parole sembrano quasi venir strappate di bocca dalla situazione, da un sentimento spontaneo quanto incontrollabile, senza volerla lasciare, decantando il male come qualcosa di puramente meraviglioso, estetico, una sorta di forma d'arte che solo recentemente avrebbe imparato ad apprezzare, e che si impegnerà sempre per far sì che tutti possano godere di quella stessa arte, mentre il suo corpo risulterebbe lievemente teso. Fermateli finchè siete in tempo, perchè lo stesso Eiji da dentro risulterebbe sorpreso dal fare di entrambi, concedendosi un meravigliato < Oh..? > che potrebbe simboleggiare una pura sorpresa, quasi ogni nuova azione o dire di Itsuki possa risultar ai suoi occhi ben più interessante di prima, così come il gesto di lei, inatteso.

00:10 Hoshiko:
 Gli esseri umani non riescono a essere buoni per molto tempo, senza che il male si insinui di nuovo tra loro e li riavveleni, la triste verità è che l'oscurità viene compiuta da persone che non si decidono mai ad essere bianco o nero, statici in un grigio insapore che viene definito da ogni evento vissuto. Li segue i movimenti dettati dalla falange altrui, si impregna di sangue quella lingua umida che, avida, raccoglie ogni goccia di linfa vitale fuoriuscita dal taglio, quanto può essere inebriante, eccitante, idilliaco quel ferro colato lungo la gola, brucia come le fiamme dell'inferno inspirate da un semplice mortale, riemerge forse un ricordo tra l'amnesia che tutto ha cancellato, tuttavia, risultano essere solo ombre offuscate <io voglio ottenere la libertà> una risposta elargita a fil di voce, prima che quei boccioli candidi vengano macchiati di cremisi, respiro rallentato a differenza del battito aumentato tanto da farle girar la testa. Una malattia latente, risvegliata dall'attrazione fatale verso un'anima priva di congetture, esente da catene strette ai polsi di un peso sulla bilancia della giustizia, chi non ha paura di mostrar ciò che altri negano, la vera natura intrinseca del genere umano schiacciata da una moralità imposta, eppure, nel profondo percepisce l'errore di ricader in quella trappola Lussuriosa, peccaminosa tanto da esser dannatamente irresistibile come quella presa salda al suo volto. Gonfie le gote arrossate, solleva le palpebre affinchè le bianche - candide e pure - affoghino nel Fiume di Sangue sito dinanzi a se, ipnotiche come un cobra ed un'incantatore, dolore, disperazione, una droga fin troppo succulenta per rinunciare ad un'overdose accentuata dalla sfida lanciatale, di fatti non tarda la mancina che, con uno scatto repentino, tenterebbe d'avvolgersi attorno al suo collo, facendo sfiorare i due nasi in una vicinanza fin troppo pericolosa seppur difficile data la differenza d'altezza vigente <non ho certamente paura di scottarmi...> rimbecca per fargli intendere quanto la sua follia possa raggiungere il masochismo, ma cosa la spinge tanto lontano dalla sua amata logica, dal controllo perseguito con maniacale perseveranza, troppe le domande affollate nelle membra ma al momento non vuole sottrarsi a tale emozione. Vento pronto a smuovere la folta chioma bluastra, alcune cioffe le sporcano i lineamenti senza mai coprir la bellezza di un Angelo caduto, uno schiaffo è la celata proposta che la inviterebbe a danzar con un Diavolo, lento è il ritorno della ragione e lo si evincerebbe dalle iridi tornate ad una parvenza di normalità, termina il contatto improvvisamente per rotear l'intero corpo e donargli le spalle. Un passo, due, e molti ancora a raggiungere il bordo del ponte accompagnato da un'abraccio sui propri bicipiti che sfocia in un'autolesionismo mirato a punirsi, ripudiare e non accettare l'altra faccia della medaglia, solchi sull'epidermide formati dalle unghie, attenzione riversata sull'Astro notturno nascente. Fu allora che vissi l’effetto luna piena. L’avevo chiamato così. Mi sentivo come una grande Luna che continua a crescere piano piano, notte dopo notte, per arrivare allo stadio completo, luminosissimo, in cui niente manca, niente è di troppo… Nella vita di tutte noi c’è una luna piena. Se soltanto sapessimo riconoscerla per godercela almeno un po’, per sentirci diafane e realizzate <il male dona solo l'illusione di poter essere invincibile, di riuscire a far inginocchiare chiunque si voglia con la sola violenza, ed io, non diverrò la schiava di nessuno poichè gli unici sogni pronti ad essere realizzati, saranno i miei> nessun baratto, purtroppo, certi mondi s'ereggono su favori che prima o poi dovranno essere resi.

00:53 Itsuki:
  [Ponte] Ognuno è libero di lasciarsi travolgere dagli eventi, ognuno può scegliere da che lato della bilancia stare, se quello del bene o quello del male, ma il più delle volte sono gli eventi ad aggiungere il peso da un lato o dall'altro, riducendo l'animo umano ad una semplice lancetta che in preda a quel che succederà, propenderà inevitabilmente da un lato o dall'altro. Ed è indubbio, che per quanto rischioso e pericoloso, il lato oscuro risulta sempre più affascinante, più interessante ed in gradi di ammaliarti con delle promesse sin troppo allettanti per far sì che tu resista. Potrai anche importi, potrai anche voler resistere a quello che il fato ha deciso nei tuoi confronti, ma dopotutto, sono in pochi quelli in grado di ergersi contro il destino scritto e dunque stravolgere il piano scelto dal grande disegno che comprende tutto e tutti, lasciando che dunque sia il potere stesso, a far sì che tu possa plasmare come più ti aggradi il tuo futuro. Dopotutto, non sono i più forti a controllare il mondo? Chi è debole, non può far altro che soccombere e sottostare agli avvenimenti che i più forti portano, alle situazioni che non si possono comprendere, dal proprio misero punto di vista, ma che si possono solamente accettare, a meno che a propria volta non si diventa tanto forti da mettersi a quello stesso tavolo figurativo per giocare quella partita sofferente ed ingiusta che è la vita. Eppure, non è intenzione di Itsuki quella di essere lungimirante, no, rimane con i piedi ben saldi per terra ed allo stesso tempo, al fiano di Eiji stesso, porterà, passo dopo passo, segno dopo segno, evento dopo evento, il Caos, che il mondo lo voglia o meno, a lui non importa, sino a quando tutto non sarà artisticamente ridotto al peggio, sino a quanto l'oscurità dell'uomo non sarà all'apice di tutto, allora loro due non avranno pace. Mantiene quella morsa dalla quale lei comunque potrebbe liberarsi senza troppi problemi, andando a domandarle con un tono languido ma allo stesso tempo incuriosito, come a voler comprendere di più su di una ragazza della quale sa poco, ma che con quel semplice gesto si è permessa di intraprendere un cammino in quella che sarebbe una valle che vuole riempirsi dei colori della sofferenza, del dolore, della rovina, e chi più ne ha più ne metta < Oh, e da cosa vorresti essere libera? Io posso liberarti dallo stupido ed insulso pensiero di Pace alla quale tutti agognano... > direbbe ora senza voler distogliere gli occhi dai di lei perlacei, vuoti ma allo stesso tempo in grado di esprimere ora un'emozione malcelata, percependo il tocco di lei sul collo, lasciando che qualche involuto brivido lo percorra, brevissimi ed impercettibili, ma presenti, così come lui allo stesso tempo risulterebbe fremere appena in quel suo voler rimanere calmo e composto, per quanto la cosa in sè appunto non risulta poi così semplice, dato che le emozioni, generalmente parlando, sono un qualcosa che l'hanno investito come uno dei più potenti Jutsu, travolgendolo a tal punto da ridurlo così, incapace di controllare ed allo stesso tempo in grado di farle propendere sempre verso qualcosa di malevolo, qualcosa che si discosterebbe ogni qualvvolta possibile dal banale e noioso concetto del bene, un qualcosa dalle sfumature limitate e privo delle sfaccettature molteplici che invece il male può assumere < Oh, il fatto è che io stesso non ho idea di quanto possa bruciare questo fuoco che ho dentro.. > lasciando poi che lei si discosti, mentre lui vedrebbe di riporre il kunai con un gesto meccanico, senza distogliergli gli occhi di dosso in quel vederla aggrapparsi a se stessa, quasi come se di punto in bianco si fosse accorta dell'onta rivolta nei confronti del proprio animo, incapace di resiste a quel gesto, incapace di distanziarsi dal dolce invito del male, irresistibile, mentre lui porterebbe la sinistra tra i capelli, sulla fronte, spostando qualche ciocca d'ebano indietro, facendola salire lungo il crine, socchiudendo lo sguardo per qualche istante mentre la dritta si apre e solo le punte dele dita andrebbero sul petto, in un che di sottolinearsi nobile < Vedi, è da poco che posso permettermi di conoscere le emozioni che voi tutte provate, e non mi ritengo ancora in grado di.. controllarle. > una breve pausa, prima di andare a riassestare nuovamente il nodo della cravatta così come la cravatta stessa, con quel suo solito gesto che potrebbe quasi sembrare un fare nevrotico, un'impulso alla quale non può resistere, un tic se così volgarmente vogliamo chiamarlo, aggiungendo con un tono più divertito di quello serio di prima, di quello che avrebbe svelato quel poco in più su di sè, per quanto non ha alcuna intenzione di rivelarle il motivo del suo drastico cambiamento, inspirando quel che basta per armare le parole a venire di una gioia perversa < Però così, è tutto più divertente, non trovi? > ed è una domanda retorica, perchè quel ghigno mefistofelico che gli si dipingerebbe sul volto non vorrebbe lasciar spazio a nessuna risposta di preciso, come se qualsiasi cosa che lei possa dire, a meno che appoggi quello che lui avrebbe appena attestato, non avrebbe senso, non avrebbe motivo di essere pronunciato, mentre Eiji da dentro sembra sempre più divertito, più estasiato, nel vedere quell'altro cedere a quel male che probabilmente aveva sempre avuto dentro, a quell'odio che probabilmnte grazie all'aiuto della sua stessa presenza, è stato elevato a qualcosa di più affascinante, di più articolato, rispetto all'accecante sentimento che aveva portato lui stesso alla rovina <{ Maledizione, se avessi saputo che ti sarebbe bastato compiere quel massacro per diventare tale, ti avrei esortato a farlo ben prima.. }> lasciando che quindi l'altro gli risponda tramite il loro legame mentale, con un Itsuki che effettivamente non avrebbe mai potuto immaginare l'inizio di quel suo declino mentale, un qualcosa di così dannatamente meraviglioso <{ Beh, non l'avremmo mai potuto sapere, fino a quando non ci avrei provato.. }> il chè è tutto un dire, più che onesto effetivamente in quelle parole, che lascerebbero il Kagurakaza all'interno in grado di annuire semplicemente, fregiandosi a sua volta di un ghigno divertito, ogni istante sempre una virgola più fiero di quello che il Goryo starebbe diventando, senza poter fare a meno di notare quei gesti del moro diventar sempre più nobili, più teatrali, così come si atteggia in maniera naturalmente carismatica lo stesso Eiji quando prende il sopravvento. Sarebbero le parole di lei che giungono dopo a scuoter entrambi, il fu Jinchuuriki che da dentro non potrebbe che condividere parte del dire di ella, seppur oramai entrambe quelle entità sarebbero in grado di veder le cose in maniera più accurata, probabilmente forti dell'esperienza e degli anni passati di uno, così come allo stesso tempo dell'essere incondizionato che sarebbe diventato il Moro, sempre più propendente al Caos, sempre più in grado di perdere frammenti di una qualsivoglia positività, lasciando dietro di sè solo un seminare il male, quello stesso male che lei decanterebbe comunque con un filo di sdegno, parlando egoisticamente, non potendo ancora capire l'affresco meraviglioso della sofferenza che loro stessi intendono portare, così loro come gli alleati con i quali stringeranno legami < Il male è insito dentro ognuno di noi, basta soffermarsi ed ascoltare la sua ammaliante voce e.. Trovare quel qualcosa, o qualcuno che sia, che ti dia una piccola spinta.. > un breve momento di pausa nel quale muoverebbe i propri passi per andar ad accorciare la distanza tra di loro, volendosi avvicinare alle suo spalle per afferrarle i capelli bluastri con la propria dritta, iniziando a giocherellarci come farebbe un felino annoiato con un filo, con un qualcosa di allettante, con un fare distratto quanto allo stesso tempo stuzzicante, sussurandole all'orecchio, avvicinandosi pericolosamente, quasi le sue stesse labbra a sfiorarla < Vedrai.. Sarò io stesso a spingerti quando sarai sull'orlo del baratro.. > e poi un ridacchiar sommesso, una risata che andrebbe rimanendo tra le labbra serrate ma che risuonerebe dalle sue corde vocali in maniera truculenta, aspra, un suono che pare quasi un'arpa demoniaca pizzicata dalla personificazione stessa del caos, un'argentino risuonar in un sottofondo cupo e scuro, malevolo, senza ancora lasciar i di lei capelli, ritirando semplicemente indietro il capo quanto basta, rimettendosi dritto in quel chinarsi necessario, per sopperire ai centimetri di differenza, intrecciando le dita tra quelli di cobalto, quasi stesse tessendo una fitta trama del male.

01:30 Hoshiko:
 Fiato caldo impatato sull'epidermide diafana, un semplice passo indietro viene attuato affinche la schiena aderisca al corpo altrui nel mentre quel sussurro viene accolto con bramosia, palpebre socchiuse e labbro inferiore pinzato tra i canini inniettati di sangue, quanto è dolce il Diavolo quando t'accarezza seppur è necessità la resistenza imposta a quel giocar di capelli. Terminato il contatto, ruoterebbe nuovamente il corpo per fronteggiarlo, l'espressione fatica a rimanere immutata, malcelata è l'eccitazione di un'impulso perverso dettato dal Male intrinseco risiedente nel bene, una neutralità più pura della Pace, una caparbietà innata nel rimanere sul filo del rasoio senza mai permettersi di tagliarsi <non mi interessano gli ideali di una visione fin troppo utopistica> serietà adesso poichè divampano i propri ideali seguiti con devozione, capo inclinato indietro affinchè gli sguardi nuovamente vengano incrociati nonostante i grandi solchi formati dalle differenze <voglio essere Libera di scegliere la mia strada, fottendo il destino, esso non determina le persone che siamo, ma le nostre scelte si> entrambe le mani si sollevano per aggiustar quella cravatta martoriata dall'altrui tic, di fatti è su di essa che è concentrata l'attenzione visiva seppur l'udito è proiettato sul ragazzo, pochi istanti ancora prima di ricercar nuovamente quella vicinanza irresistibile, brucia la gola, come se le avessero infilato un ferro ardente che prega d'esser alimentato <raderò al suolo ogni villaggio se sarà necessario per abbattere inutili Leggi e Giudizi imposti da creature pari allo sterco> un ringhio famelico proferito a denti stretti, muri da abbattere per essere ricostruiti su fondamenta più solide della sola devozione verso l'altruismo <io non rinnego il male,ma non mi lascerò comandare da esso> spezza le catene che ti legano come un cane, l'equilibrio detta la natura del mondo, tra le ombre e la luce, tra la pioggia ed il sole. Scivolano i polpastrelli sul suo petto, vorrebbe assaggiarlo ancora, ed ancora, approfondire quell'unica goccia che ha acceso un'interruttore pericoloso, il richiamo melodico di una sirena incantatrice dove, la meta, probabilmente è solo il baratro <non sai quanto può bruciare poichè continui a reprimerle...> una sfida lanciata come uno schiaffo donato da un guanto, ustiona le mie carni, mostrami ciò che nascondi per ammirar i livelli umani esser completamente superati <da quando le bestie selvatiche devono essere domate?> le emozioni vanno attraversate, mai deviate <vorrà dire che aspetterò> non è giunto il momento, ed è per questo che adesso inizierebbe ad incamminarsi verso la fine del ponte, chiamatela fuga se volete, ma sulla sfalto dovrà lasciare le sue impronte e non solcare quelle di qualcun'altro, risplendere come la più bella e gloriosa delle stelle e non vivere nell'ombra di qualcun'altro. Che il viaggio abbia inizio[Exit]

02:20 Itsuki:
  [Ponte] Lo sente, può quasi percepire quel suo sentirsi in difetto nel cercar di contenere qualcosa contro il suo stesso essere, come se non voltandosi, allora non esisterebbe il diabolico modo di fare che piano piano andrebbe ad insinuarsi sempre di più dentro Itsuki, stravolto oramai nell'essere ed incace di accogliere qualsiasi cosa che non sia una diretta conseguenza del male, indipendentemente dalla sua specifica forma nella quale si presenti. Se non mi volto, se non lo vedo, allora non posso cadere in tentazione. È forse questo che pensi, giovane Fumie? No, non è così, si starebe sbagliando secondo lui nel suo definire una visione sin troppo sognatrice quella del nuovo Kagurakaza, quello che quasi sembra avere già un piano ben definito nella sua testa, una scaletta perfetta da seguireche non si lascerà stravolgere dagli eventi, per quano non si possa definire nulla di preciso nel voler portare il Caos, ritrovando affascinante quel lasciarsi trasportare dal male come se fosse una corrente che ti culla con dolcezza, premeditando quel che basta, lasciando che sia la sorpresa dello scorrere degli eventi a dettare il come e quando agire, godendo di ogni possibile imprevisto, cercando di volgerlo a suo favore con le proprie forze, o assieme a quelle di qualsiasi altro squilibrato con la quale avrà intenzione di allearsi < Tsk, vedrai, il Caos che prenderà forma nel tempo, è tutto fuorchè utopico, mia cara.. > direbbe lasciando che lo stesso Eiji possa letteralmente godere di quelle parole, sentendo nella propria mente un sospiro di gaudio come se fosse una melodia da lungo tempo dimenticata a giungergli alle orecchie <{ Aaah, così mi emoziono, Itsuki.. }> un lieto derivato di un'orchestrare malevolo, fiero di aver trasmesso il proprio volere in quella maniera tanto viscerale a quello stesso Itsuki, intenzionato a restituire al mondo intero tutta quella sofferenza che gli è stata data, senza mai una singola stilla dii gioia, se non il fatto di essere stato reso libero da quello stesso Principe, lasciando che poi un tono quasi meravigliato, ma che non lascia spazio a speranza alcuna, vada a riferirsi a lei < Ma è il potere a permetterti di definire il tuo destino, senza di quello, non sei nulla, in questo mondo di Ninja. > ed il suo è un dire secco, che non concede un poter veder diversamente la cosa, nessun altro punto di vista, intransigente in quel comprendere che il potere è tutto, seppur allo stesso tempo in grado di fregiarsi del concetto tanto apparentemente misero quanto fondamentalmente essenziale del non doversi lasciar accecare dall'Odio, un monito del quale può permettersi di curarsi solo grazie all'esistenza ed al passato dello stesso Eiji. Poi nulla, la lascia parlare mentre le rossee di lui vanno perdendosi nel cielo, la nebbbia onnipresente che quasi pare un fastidio del quale per qualche istante si sarebbe potuto dimenticare, tralasciando un'inezia come quella per andar a perdersi in un'offuscata volta stellata, vedendo quella mezza luna pallida che li osserva dall'alto, silente testimone di quella loro conversazione sin troppo importante per evitare il fatto che entrambi starebbero definendo meglio il proprio essere, le proprie volontà, quello che vogliano diventare < Leggi.. Giudizi.. Nel regno del Caos non c'è niente di tutto ciò a tenerti legato, sarà meraviglioso, vedrai... E se vorrai distruggere tutto pur di elevarti al di sopra di esse.. > farebbe una breve pausa per tornar su di ella, che l'avrebbe lasciata fare in quel dolce agrapparsi alla cravatta, mentre lui ora andrebbe sistemandosi i guanti, tirandoli dal polso come di suo solito < Allora ti accorgerai tu stessa di quanto è dolce il sapore della distruzione.. > e le iridi si riporterebbero su di lei, a voler quasi imprimere con le proprie rosse quelle stesse parole in quelli vacui di lei, spenti, ma allo stesso tempo traboccanti di una speranza che vorrebbe trasformare in un desiderio di rovina, morte, dolore e tutti gli annessi, così come avrebbe intenzione di fare con chiunque, intento ad instillare il seme del male in ogni Shinobi possibile < Non devi lasciarti comandare, devi lasciarti prendere per mano e camminare al suo fianco, e vedrai che non potrai farne più a meno.. > direbbe allungando il braccio destro quanto basta per voler posare le dita sotto ii di lei viso, andando a far si che le dita scorrano verso la mandibola per poi tracciar un velato movimento verso il vento e ritirarsi un un pugno che non vien nemmeno stretto, in un gesto invitante, la carezza del male, lui stesso che non ha saputo resistere a tutto quello che il male può offrire, venendone travolto in una sola notte, finendo quasi per rimanere assuefatto da quella nuova droga, un qualcosa di non sintetizzabile, ma solo di ricreabile personalmente o assieme a qualcuno dagli stessi ideali < Non ho intenzione di perdere il controllo, qualcuno mi ha insegnato che l'Odio ed il Caos sono cose da non prendere alla leggera, solo avvicinandocisi passo dopo passo, si può godere appieno di tutto quello che hanno da offrire, senza finir divorati.. > ed il suo tono è sincero, saggio, un tono che verrebbe ben percepito da quello stesso Kagurakaza al suo interno, che senza proferir parola, annuirebbe con un gesto mesto e deciso, quasi sempre più convinto che sì, un giorno potrà definirsi fiero di quello che ha ribattezzato con il suo stesso cognome < La prossima volta allora, fatti trovare pronta.. > direbbe lui, lasciando a quella frase la possiblità di attribuire molti significati, diverse interpretazioni, risultando enigmatico in maniera intenzionale, senza volersi sbilanciare oltre nel proprio dire, facendo dunque in modo che lei si allontanti senza ulteriore indugio, osservandola in quella sua camminata che tradisce un voler risultar fiera con un'accenno di titubanza, del non saper a propria volta se sia in grado di resistere al malevolo fascino che ha retto la conversazione di questa sera, facendo in modo che quel suo voler dispensare il male, quel suo voler macchiare l'animo altrui e tingerlo degli scuri e cupi colori del Caos, abbia finalmente un vero e proprio inizio, un punto di partenza tangibile, qualcosa che lo spingerà a voler fare sempre di più, sino a tingere di nero il mondo intero. { END }

Itsuki, al ritorno dalla propria vendetta, incontra Fumie, ritrovando in essa una neutralità imprecisa, cercando di ammaliarla con affascinanti parole che decantano il Caos ed il Male come un qualcosa di immancabile, grazie al nuovo obiettivo offertogli da Eiji, un qualcosa alla quale non si può sfuggire così come lui non potrà sfuggire a quello che è diventato, mettendola in guardia sul fatto che volente o nolente, un giorno lui sarà quel qualcuno che la spingerà quando si troverà all'orlo del baratro del proprio allinearsi, volendo essere il fautore di quella piccola spinta che la farà diventar malvagia.


( So che sono sei azioni ma ritengo la role abbastanza importante per entrambi, Itsuki per l'espressione e la comprensione del suo nuovo essere e per Fumie per il fatto che la role potrebbe valere come un'incipit per un possibile cambio di allineamento, in un futuro remoto. )