Un patto col Diavolo
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Giocata del 19/04/2020 dalle 16:56 alle 21:08 nella chat "Risaie"
[Villaggio Natio] La luna è alta nel cielo, una mezzaluna che osserva dall'alto la mietitura che è stata compiuta in quel piccolo Villaggio sperduto nelle Risaie, per quanto non son state le spighe di riso ad aver subito la suddetta operazione. Giaciono diversi corpi sparsi tra le capanne, donne, uomini, bambini, nessuno è stato risparmiato e le macchie viola della sua Innata sono la testimonianza fisica dell'aver drenato la loro vita personalmente, uno alla volta. Inspira, espira, il fiato è per forza di cose rapido, spezzato, un rivolo di sudore scorre lungo il suo viso andando a portarsi dietro del sangue ancora fresco, lì dove si sarebbe lasciato prendere la mano dal puro gusto di uccidere, dalla sensazione che dentro di lui montava ad ogni vittima, dominandolo come era stato domato il suo essere negli anni, represso a tal punto da far sì che quelle stesse sue emozioni fossero rimaste sopite a lungo, facendolo esplodere in quella follia indicibile, della quale lui stesso sarebbe rimasto sorpreso, incapace di domarla, ma lieto di accoglierla come nuovo fulcro di ogni suo possibile sentimento < Aaah.. Ho fatto un casino, maledizione... > direbbe come se nulla fosse, come se avesse rovesciato qualcosa con disattenzione, come se avesse semplicemente tracciato una linea errata in un disegno, portando le mani a sistemare le pieghe del completo, e per ultima la cravatta, con le iridi ancora violacee che si puntano sulla camicia bianca, immancabilmente macchiata dal sangue qua e là, così come il resto del completo ed il suo viso dai lineamenti androgini, sistemandosi con un profondo respiro, come a voler sancire un vago tentativo di riappropriarsi di una lucidità che oramai non gli appartiene più, mentre lentamente andrebbe a rilasciare la propria Innata, lasciando che i capelli candidi come la neve tornino del colore dell'ebano, e le iridi del colore di quelle stesse macchie scarlatte delle quale si lamentava poc'anzi <{ Ordunque, hai compiuto il tuo volere, congratulazioni.. }> è il dire di quel folle Principe che andrebbe ritornando sopito nell'animo altrui, abbandonando quella sorta di sinergia, di unicità creatasi durante tutto l'atto, solo momentanea, effimera così come imprecisa allo stesso tempo, ma pure sempre efficace. L'odio sembra svanito, la rabbia sembra sia stata repressa, eppure, l'ultima specifica vittima, l'origine di tutto, sarebbe ancora viva, lasciata volutamente in quelle condizioni di spasmodico dolore, quasi a volerla costringere ad osservare il suo diabolico operato, mentre lei continuava a mormorare il suo vecchio nome, lusingata in un certo senso da quella macabra perfezione che aveva creato, costringendo quasi lui ad uccidere sempre con più foga, con più impeto, quasi a voler soffocare quel nome tanto errato con le urla dei più deboli, che perivano uno dopo l'altro, incessantemente. Si volta, lo sguardo è tornato assottigliato ma non vi è più noia di sottofondo, vi è una gelida e spietata freddezza, lo stesso sguardo che si punterebbe sul corpo della madre riversato sul terreno, avvicinandosi con passo lento e preciso, come un Dio della morte che si avvicina verso la propria vittima, lentamente e con quel fare incessante, estraendo un Kunai dall'apposito contenitore legato al bicipite destro, osservando lo sguardo altrettando folle di lei, con il viso rigato dalle lacrime ma alllo stesso tempo incapace di metter da parte quella ammirazione nei confronti del figlio < I-Ibu.. > tenterebbe lei di ripetersi ancora una volta, ma lui chiaramente, stanco oramai di sentire quellee fastidiose due sillabe, andrebbe a dire con tono secco ed imperativo < Zitta. > afferrandola per i capelli lì dietro alla nuca, costringendola a mettersi in ginocchio, come a volerla costringere ad osservare il suo operato, portando la lama sulla gola di lei, sentendola fremere, tremare, seppur non potrebbe comprendere se per eccitazione o timore < È tutta colpa tua. > e nient'altro, scorre la lama da sinistra a destra premendo con veemenza, con una certa rabbia che quasi gli sfuggirebbe, recidendo forse anche più del necessario, lasciando che la stessa mando vada con uno scatto poi a sollevarsi verso destra, con gocce di quello stesso sangue che schizzano per aria, lasciando poi spazio ad uno spillare istantaneo, violento e senza contegno, del sangue della genitrice, che andrebbe ad illuminarsi della pallida luce lunare, lasciando che poi lui molli la presa, facendola cadere di faccia al suolo, in preda a strozzati gorgoglii, potendo finalmente assaporare la fine di tutto, e l'inizio del resto. { Extempore che sarebbe il continuo della quest di ieri } [Villaggio Natio] Inerme e privo di qualsiasi possibilità di resistere, quasi come se avesse accettato sin da quel Jutsu di circa un'ora fa di morire per mano di quella che era la sua Principessa, o forse erano due, non importa, non c'era spazio per il tempo in quell'uccidere forsennato. Il fatto della sorella? Poo gli importa, se aveva una figlia in grembo, dal suo punto di vista gli ha fatto solo un favore non facendola nascere, ed allo stesso tempo ha tolto qualcosa di tanto prezioso ed agognato dalla genitrice così come lei stessa gli avrebbe tolto il diritto d'esistere anni fà, quindi, è solo un ripagare con la stessa moneta più che giusto, da parte del Goryo. Si flettono le ginocchia e si lascia cadere a terra, lasciandosi investire dalla fatica e da tutte le emozioni venute fuori, quelle represse nel tempo, finendo con un secco impatto lì a terra, con le gambe divaricate quanto basta per evitare il corpo della madre, ritrovandosi sulla schiena di ella, ad osservare con il proprio sguardo il sangue che si riversa sul terreno, bagnando l'erba verde e morbida che si tinge di un colore macabro, e lo stesso odore pungente e metalliico del sangue che gli solletica i sensi, mentre la pozza andrebbe espandendosi sempre di più, ed il rantolio di ella cesserebbe < Hahaha.. > è inizialmente un ridere lento, impreciso, le braccia tremolano appena ed il capo è chino < Hahahaha..!! > la risata si fà più intensa, gli occhi si sgranano, il Kunai cade con un clangore sordo, lui non lo sente, la follia andrebbe dipingendosi sul suo volto e la macabra soddisfazione andrebbe a pervadere la sua espressione spesso inesistente, trasformando quei lineamenti androgini in una maschera di truculenta soddisfazione, mentre le mani vengono portate davanti al viso poi ai lati di quello, in pochi istanti, alza il capo e la schiena si curva appena andando a riergere il busto, con la testa he vien gettate indietro e i guanti sporchi di sangue che andrebbero a cingere il vol di lui, le punte delle dita ai lati degli occhi, sugli zigomi, i palmi a sorreggere le gote ed il mento, perso oramai del tutto nell'oblio della pazzia, soddisfatto come non mai < HAHAHAHAHAHAHAHAHA!! > e nessuno potrebbe sentirlo, nessuno se non la luna che silente osserva dall'alto, mentre quel ridere contorto e malvagio è sinonimo della sua realizzazione, del suo perdere l'animo nullo che lo muoveva, e l'accogliere di quel suo desiderio di vendetta compiuto, lasciando che un'espirare con un che di vocale vada a sancire la fine di quell'eccitazione, le mani che tornano ai fianchi, le braccia distese, come improvvisamente fossero prive di vita, gli occhi rossi puntati su quella metà di luna < Ed ora? > domanderebbe a se stesso, si chiederebbe, come ha fatto infinite volte, cosa ci potrebbe essere ora in serbo per lui che oltre a quello scopo, non aveva nient'altro, incapace di vedere oltre, di trovare un senso alla sua esistenza, mentre da dentro il Kagurakaza osserverebbe dannatamente compiaciuto, esaltato dalla condizione in cui verte ora la psiche del Moro, che oramai verte completamente verso l'oblio del male <{ Ora, ragazzo, è il momento della verità. }> direbbe lui, con un tono solenne, dall'interno, ridestando da quel nullo osservare il cielo stellato di lui, con quello sguardo perso nell'assaporare la sensazione di aver posto fine a quelle vite senza mai porsi il minimo dei problemi, tornando alla realtà < Mh? Verità? > direbbe quindi sollevandosi in piedi, mantenendo gli occhi sul cadavere della madre oramai circoscritto da un lago di sangue, considerandolo un mero fantoccio di carne morto assieme al suo voler reprimere i propri ricordi, sollevando un piede per valicare il corpo di lei e voltarsi verso un punto impreciso, mentre l'altro da dentro gli direbbe <{ La casa del Capovillaggio, lì è dove è iniziato tutto.. }> direbbe esortandolo dunque ad avvicinarsi a quella struttura, modesta ma comunque indubiamente la più imponente tra tutte, iniziando a smuovere quindi dei confusi passi verso il punto consigliatogli, non potendo ancora capire, mentre quella voce del fu Jinchuuriki tradisce un'eccitazione implacabile. Qualche paziente istante e si troverebbe quindi innanzi alla casa in questione, non ricorda nulla, non ricorda nemmeno come fosse fatta così come non ricordava nulla di quel piccolo Villaggio, non avendolo mai visto nella sua interessa in quella sua prigionia, piegando dunque il capo di lato in un chiaro segno di perplessità, domandando quindi ad alta voce < E quindi? > un pizzico meno riverente e meno timoroso nei confronti della figura di Eiji, oramai forte di quella follia che, seppur in peggio, lo ha cambiato drasticamente nell'animo, nell'essere <{ Posa la mano dietro la testa, al resto penso io. }> e per quanto si accigli inizialmente al dire altrui, ecco che senza farsi ultereiori domande e senza che il dubbio gli faccia perdere ulteriore tempo, solleverebbe la dritta per andar dunque a posare due dita lì dove indicato, al centro della nuca, senza percepire nulla al tatto, inconsapevole di quel sigillo di sangue che vi è sempre stato, ma tra la posizione scomoda e la lunga chioma nero pece, non avrebbe mai notato <{ Kai.. }> è il dire del Principe, una parola che vien mormorata, seria, ed allo stesso tempo ricolma di trepidazione, un dire che giunge da dentro e che non verrebbe preceduto da alcun domandare se fosse pronto o meno, se si fosse preparato a quel fiume dii ricordi che arriverà a breve, presumendo che dopo quella notte, il Goryo sia maturato quanto basta per sopportare la verità imminente. [Villaggio Natio] Un'istante solo, prima che il sigillo inizi come a bruciare, mentre allo stesso tempo un fiume di ricordi omessi dal potere di quella stessa formula vengono risvegliati, sbloccati < Nngh.. > la dritta vien portata alla testa, immergendosi nel crine d'ebano, incapace di sorreggere senza sforzo tutto quello che si ridipinge in fretta nella sua testa, ma allo stesso tempo in modo ben scandito. Ricorderebbe il suo incontro con il Principe, il suo risparmiargli la vita dopo l'onta, quel suo risparmiargli la vita impartendogli un'ordine ben preciso di allora, quella sua fuga forsennata senza mai guardarsi indietro, che ad ogni passo di quella sua corsa a perdifiato cancellava la verità omessagli sino ad oggi < Allora, tu.. > direbbe solamente, guardando ora quell'abitazione con un'altra consapevolezza, risollevando lo sguardo verso la struttura, lasciando che sia l'altro a completare la frase al posto suo, con un tono quasi scontato, lui che sapeva tutto sin dall'inizio <{ Già, non sono qui per caso. > e quindi passerebbe qualche attimo per concedere al Goryo la possibilità di riordinare le idee, di mettere insieme que mosaico confuso ora che ha tutte le tessere e i frammenti a disposizione. Un respiro profondo quello del Kagurakaza, ad antiicipare la spiegazione tenuta in serbo per anni, andando a rivelare di più sulla propria esistenza, sul proprio motivo per il quale abbia sceto proprio lui in quel risparmiargli la vita, con un'intento ben preciso <{ Vedi, tu sei sostanzialmente la mia seconda possibilità. }> ma dopotutto, è soltanto quello Itsuki? Potrebbe essere solo un misero contenitore, un veicolo di carne al quale è stata risparmiata la vita in vista di qualcosa di più grande, di un piano lungimirante da parte del Kagurakaza che avrebbe imposto il proprio volere e il proprio essere sul ragazzo, attendendo che fosse il momento propizio per rivelare il tutto <{ Avevo visto l'odio nei tuoi occhi, il desiderio di vendetta al quale volevi aggrapparti disperatamente, ritenendoti adatto qual'ora avessi avuto la peggio.. }> una breve pausa, e poi proseguirebbe nella sua spiegazione, senza voler perdere ulteriore tempo nel tenere in sospeso il neo-chunin <{ Ero un Principe, una Forza Portante, il Capovillaggio del Suono, avido ed egoista, ma allo stesso tempo ti ho risparmiato la vita perchè appunto mi saresti diventato utile, un giorno.. Il mio nome probabilmente risuonerà nei libri di storia, ma nben pochi sanno più di quel poco che si possa sapere sul sottoscritto.. Tempo fà mi esiliai da questo mondo, sopraffatto dalla sofferenza che aveva portato nella mia vita, seppur i sentimenti di quelli a cui stavo a cuore furono abbastanza per pretendere di riportarmi in questo marcio mondo.. }> di nuovo, una pausa, non troppo lunga ne troppo corta, permettendo al ragazzo di comprendere al meglio il tutto e di mantenere il filo del discorso senza perdersi in minuzie, continuando poi con quell'aria nobile e solenne <{ Divenni il capo dell'Akatsuki, pretendendo di sfruttare quel nome del quale mi appropriai con le mie sole forze, decretando il voler portare Caos e distruzione per le terre Ninja, con l'intento di ridurre tutto in cenere.. Ma purtroppo mi lasciai accecare dall'Odio.. }> e così il suo dire potrebbe allo stesso tempo valere come un monito come un voler mettere in guardia il Goryo che allo stesso modo potrebbe cadere preda di quel sentimento tanto forte da farti perdere di vista chi ti stia accanto, di farti perdere la retta via, così come è successo a lui tempo fà <{ Venni tradito da quelli che credevo i miei compagni ma.. Probabilmente è stato semplicemente il raccolto di ciò che avevo seminato, pretenendo di poter fare tutto da solo assieme a Matatabi, perseguendo incessantemente quell'obiettivo, lasciandomi consumare nell'animo e nella mente.. Ho persino voltato le spalle alla mia amata e tutt'ora.. Non sono in grado di perdonarmelo.. }> la voce si fà più amara, nostalgica, e quella stessa tristezza potrebbe essere percepita da Itsuki come un sentimento opprimente, qualcosa di condivisibile da parte sua, ora che è riuscito a sbloccarsi da quell'alessitimia che gli impediva di provare una qualsivoglia forma di sentimento < Hanabi Uchiha.. > la voce è rotta e ridotta ad un mormorio affranto, distrutto nell'animo in quel ripetere per la prima volta dopo tempo immemore il nome di quella fiera bellezza indomita, di quella ragazza nella quale aveva trovato la propria indissolubile metà, quella persona nella quale avrebbe riversato tutto l'amore che fosse in grado di dare, lei che era l'unica ad aver effetivamente reso suo l'animo gentile ed amorevole, l'affetto che a nessun'altro quel Principe dedicava, diventando l'unica e sola della quale lui avrebbe potuto avere memoria, per sempre, con il ricordo di ella in grado di vivere per sempre nel suo cuore < Ma come già ti ho detto.. Ho fallito, e dunque liberando Matatabi mi sono gettato in quella triste battaglia, comprendendo i miei errori poco prima che tutto ebbe inizio, l'inizio della mia fine, che però, fu solo temporanea, grazie alla tua esistenza.. }> e quindi ora lentamente il moro potrebbe iniziare a capire, potrebbe incominciare a comprendere il suo motivo d'esistere, il perchè sia stato risparmiato e dunque quale sia lo scopo effettivo della sua esistenza apparentemente nulla <{ Rimasi sospeso in un limbo sconosciuto, perso nei miei errori per non sò quanto, sino a quando tu non ha risvegliato la tua innata, da me donatati e mai sperimentata dal sottoscritto, a causa del Chakra del Nibi che sopprimeva le cellule, inibendo il sangue di mio Padre, volente o nolente, permettendomi dunque di fuggire da quella prigione ineterea per riversarmi nel tuo essere.. }> e quindi lui potrebbe comprendere meglio il perchè della condivisione dell'essere con l'altro del passato, il perchè di quell'Innata della quale non è proprietario, comprendendo il dono diabolico che quell'essere mefistofelico gli fece, permettendogli di vivere degli anni di vita degno dlela propria esistenza, degno di essere qualcuno e non un semplice prigioniero, o anzi una triste prigioniera di una madre degenere, quella stessa che giace metri più in là priva di vita, distesa sopra il proprio sangue, riversatosi tutto intorno a lei, lasciando qualche istante quindi prima del prossimo dire, Eiji, per dargli il tempo necessario per porre i propri pensieri nei confronti della situazione, del tutto, di quella verità celata che ora gli vien narrata come se fosse una favola di un tempo lontano. [Villaggio Natio] Qualche istante di interdizione, non più confuso ma forte di quelle nuove verità rivesrsategli in quei pochi istanti, stringendo i denti per concentrarsi al meglio in quel voler tessere un filo ben preciso, lasciando che una lieve ruga espressiva mai appartenutagli vada corrugandogli appena la fronte, stringendo i pugni, in preda ad una nuova determinazione e non a della mera rabbia, dopotutto, che motivo avrebbe di prendersela con quello che, per quanto fece tutto perlopiù per pietà e tornaconto personale, sarebbe a tutti gli effetti il suo salvatore, quel Dio per il quale aveva pregato disperatamente in attesa di un miracolo, lì quando credeva che per l'ossessione della madre sarebbe morto, ed invece tutto si è rivelato dannatamente benevolo, per Itsuki stesso < Allora io... Ti devo la mia vita.. > direbbe con lo sguardo puntato verso il cielo il ventunenne, che senza osservare un punto preciso in quella volta stellata semplicemente concederebbe all'altro la possibilità di continuare <{ Non ringraziarmi, sono qui perchè voglio portare a termine quello che iniziai e nessuno mi ostacolerà, non mi lascerò accecare dall'odio di nuovo, così come dovresti fare anche tu.. }> e quindi il Goryo andrebbe annuendo senza porre nessuna parola di rimando, di nuovo lasciando spazio all'altro di continuare, vedendo quindi di concentrarsi semplicemente sulle parole a venire, iniziando a forgiare un nuovo volere, incominciando a comprendere quello che sarebbe potuto diventare ora che il suo desiderio di Vendetta è stato compiuto <{ Voglio portare il Caos, come hai compreso l'altro giorno con la Doku, voglio veder bruciare questo mondo in preda alle fiamme della sofferenza e vederlo ridotto in cenere, voglio estirpare la sofferenza elevandola al male assoluto, e tu, mio caro, volente o nolente che sia, sei il mio strumento per portare a compimento questo desiderio... }> quindi, egoista e pretenzioso come sempre è stato, andrebbe perlomeno a rivelarsi onestamente nei confronti del Goryo, che tale non sarebbe potuto essere senza di lui, così come non sarebbe mai potuto essere libero da quello che sarebbe il suo passato trascorso tra le mura di quella prigione materna <{ Eppure... Non posso non ammettere che negli anni, mi hai dimostrato di avere stoffa.. Ed io provo sempre un certo fascino, per chi si merita la mia attenzione.. }> al pari di un Dio diabolico andrebbe a concedergli queste parole che risuonano ben scandite nella mente di lui, lui che ora come ora tornerebbe con lo sguardo sulla struttura del Capovillaggio, per poi puntare le rosse a terra, lì dove nel suo campo visivo rientrebbero anche uno o due corpi riversati sul terreno, con il volto contratto dal terrore e dal dolore, senza risulta al momento qualcosa di importante per Itsuki, che avrebbe messo da parte la soddisfazione della propria vendetta per dedicarsi al dire del Principe con tutto se stesso, il quale procede incessante <{ Vedi.. Il mio scopo era quello di impormi sempre di più sul tuo essere ma.. Dopotutto, mi ritengo tanto magnanimo di concederti una scelta.. Sta a tè scoprire se la tua risposta sarà giusta o sbagliata.. Alla fine, che cosa ti resta ora? }> e potrebbe quindi comprendere quella sopita passione per il potere, quel desiderio di dover diventare sempre più forte ponendosi la Vendetta come scopo unico, avendo in realtà dentro di sè uno scopo ben più preciso e per il quale deve diventare più forte, qualcosa al quale non può sfuggire, a meno che voglia evitare di perdere il suo Io, di finire segretato nuovamente chissà dove, senza mai più veder la luce, visto che al sol pensare delle capacità del Kagurakaza, un brivido misto di eccitazione e timore gli percorrerebbe la schiena, arrivando sino a alla nuca lì dove risiede il sigillo, scuotendolo in un fremito lievissimo, quasi potendo assaporare quelle sensazioni in maniera nuova, quelle a lui sconosciute < Io.. > direbbe semplicemente, stringendo nuovamente le mani a pugno, lasciando che le spalle vengano smosse da un fremito di determinazione, ed il labbro inferiore venga afferratoo da incisivo e canino destro, in un'attimo di titubanza, in quel voler ripercorrere tutto in una volta sola, dall'inizio alla fine, sino a giungere lì in quel momento preciso, lì dove si trova costretto a prendere una scelta, seppur dentro di sè sia già abbastanza certo della propria risposta, ritrovandosi dopotutto, come già avrebbe detto, in debito con quella persona, quella stessa persona che ora potrebbe permettergli di fregiarsi di un nuovo scopo, un'obbiettivo, una metà da raggiungere < Ora comprendo tutto.. > e senza aggiungere nient'altro lascerebbe cadere il discorso per qualche isante, deglutendo con un filo di nervosismo, senza però risultar confuso o incapace di elaborare il tutto. [Villaggio Natio] Ripenserebbe a quello che era e a quello che sarebbe potuto non essere rimanendo in balia della folle genitrice, ragionerebbe sul diritto di vita conferitogli dal Principe e su quello che ha fatto in questi anni, sulla convinvenza misteriosa con quell'essere che, pur interrogandolo più volte, non avrebbe mai detto più del dovuto riguardo i propri confronti, proprio per permettere il giungere di questo giorno, il momento propizio dove Itsuki avrebbe portato a termine il proprio scopo, rimanendo quindi al pari di una tela bianca da dipingere con i colori del male, con le sfumature del Caos <{ Decidi, non sono intenzionato a perdere tempo ed oggi mi hai dimostrato di essere sulla retta via per diventare più forte ma.. Se questo corpo rimarrà nostro o meno, sarà decretato da quanto vorrai dedicarti alla mia causa.. }> una pausa, di nuovo, per non dilungarsi mai troppo e lasciare dei momeenti di dramma nel mezzo del proprio teatrale rivelare i propri segreti, la propria storia ed i propri intenti <{ Voglio ritrovare Matatabi, ottenere di nuovo la sua fedele forza, stringere alleanze con chiunque condivida il mio ideale ed instillare il seme del male anche nel più puro dei Ninja.. > e questa sarebbe l'ultima pausa prima di andar dunque a porre la domanda fatidica, mentre il Moro non si smuove dal posto, continua riflettendo su cosa possa essere vantaggioso per lui e cosa no, definendosi incapace di resistere ad una figura alla quale deve la propria esistenza, così come non saprebbe definire la propria esistenza in mancanza di uno scopo vero e proprio, lui che sarebbe sin troppo filosofico e brillante per potersi dedicare alla carriera del Ninja così da rendersi un mero strumento tra le mani dell'Alleanza o del Villaggio di Kusa che sia <{ Dunque dimmi.. Sei con me o contro di me? }> l'ultima domanda fatidica da parte del Kagurakaza, che con un fare inquisitorio rimarrebbe ad osservarlo dal profondo dell'animo, scrutandolo nel profondo e sondando i pensieri del ragazzo, lì dove, ora che sarebbero più vicini di prima, nessuno potrebbe omettere il proprio essere all'altro, concedendo quindi qualche istante ad Itsuki per permettergli di rispondere come più gli aggrada, seppur a suo volta il Kagurakaza andrebbe a sperare in una risposta che appoggerebbe il suo volere, piuttosto che un diniego, che renderebbe tutto più ostico e complicato, per entrambi < Non ho più uno scopo.. Ho compiuto la mia Vendetta ed ora scopro che sei tu quello a cui devo la vita.. > il tono è autoritario, confidente e sicuro di sè, marcato dalla determinazione dell'aver potuto trovare un nuovo intento al quale dedicarsi, mettendo da parte la follia che lo aveva pervaso in quelle ore, cercando di ragionare nella maniera più assennata possibile < Quindi, se dovrò essere uno strumento del Caos, allora così sia, questo mondo non mi ha mai dato nulla indietro se non sofferenza e non posso che condividere il tuo ideale... > solleverebbe lo sguardo, gli occhi color del sangue che si posano nuovamente su quella abitazione, andando a fissarla con uno sguardo che arde delle fiamme della distruzione, una volontà ora più solida che mai, sostenuta dal quell'aver ritrovato il proprio nuovo essere, anzi, il loro < E sia, saremo portatori di Caos ed insieme getteremo questo mondo in pasto alla rovina ed alla distruzione.. E sarò lieto di essere al tuo fianco in questo dispensar il male.. > e quindi, giunge in tutta risposta innanzitutto un diabolico ridacchiare da parte del Principe che andrebbe poi a lasciar spazio ad un languido e perfido voler sancire di quel patto, quel loro essersi ritrovati in un'unico scopo, lieto di aver potuto spiegare il tutto e di quella maturità che appartiene ad Itsuki, al quale risponderebbe <{ Non avresti potuto rispondere in maniera migliore, sai, un giorno potrò dire di essere fiero di te, suppongo.. }> ed a quel dire gli occhi del Moro andrebbero sgranandosi un'attimo, le labbra si schiudono in un lieve rimaner sorpreso, lui che non avrebbe mai avuto qualcuno al suo fianco in grado di anche solo pensare ad una cosa simile, di poter dire che agli occhi di qualcuno potrebbe risultar come motivo d'orgoglio, a differenza della soddisfazione personale e contorta che la Madre aveva nei suoi confronti < Staremo a vedere.. > direbbe Itsuki lasciando quindi che un sorriso misto tra l'amaro ed un ghigno gli si dipinga sul volto, ora in grado di permettere a quei lineamenti di piegarsi alle emozioni, ad un sentimento che per quanto ricco di tutte le sfumature che l'animo umano possa avere, avrà sempre un'allineamento malvagio di base, voltandosi poi quindi per incamminarsi nuovamente verso l'ingresso del Villaggio, intento a lasciarsi alle spalle la rovina che ha portato, senza nemmeno degnare di uno sguardo i corpi oramai privi di vita, come se intorno a lui non ci fosse altro che la giusta conseguenza di quei quindici anni di sofferente clausura, smuovendo i propri passi con un fare che avrebbe sempre un che di meccanico, orami insito nel suo essere, ma con una velata eleganza di sottofondo, ad ogni movenza, che quasi potrebbe essere un retaggio del Kagurakaza stesso, nobile in quel camminare tra le vite spente con le proprie mani in quella stessa notte, distaccato e totalmente nel giusto, secondo di lui, o meglio, di loro due. [Villaggio Natio] Risistemandosi nuovamente la cravatta, ponendo la dritta sul nodo e la sinistra a tirar l'altro lembo più lungo in basso, le macchie di sangue che sui tessuti andrebbero ormai verso il rapprendersi, mentre poi la dritta andrebbe ad avvicinarsi al viso, la sinistra scende lungo il fianco, portandosi in tasca ai pantaloni, il pollice della gemella passarebbe sulla guancia sinistra e poi indice e medio vicini tra di loro vedrebberoo di passare su quella di destra, andando a togliere il grosso di quel sangue che rimane sul guanto, ancora relativamente fresco non avendo avuto fibre sulle quale attecchire asciugandosi, guardando quindi ora proprio le punte di quelle dita, strofinando il pollice sulle punte di quelle altre due, come a voler saggiare a consistenza di quello stesso sangue, soppesando la morte che starebbe lasciando dietro di sè con quel semplice gesto, ponendo un'aria di sufficienza in quel gesto per poi lasciare che la dritta vada come la mancina in testa, socchiudendo gli occhi dirigendosi quindi oltre all'ingresso del villaggio stesso, soffermandosi nuovamente per posare lo sguardo verso l'astro nel cielo che è l'unico testimone del suo operato, senza voltarsi nemmeno un'istante a voler concedere una degna occhiata ai caduti per mano sua, lasciando che i vestiti vadano a farsi accarezzare da una lieve brezza che li smuove appena, andando quindi a domandare all'altro lì presente < Quindi, adesso? > curioso di sapere il prossimo passo, la prossima mossa, dove debba dirigersi per fare cosa, seppur da dentro giungerebbe un dire placido e calmo dire da parte di Eiji stesso che cercherebbe di frenare il fare obiettivo e metodico di lui, quasi come se fosse diventato incapace di vivere le giornate in preda al nulla come faceva sino al giorno prima, in attesa di vendicarsi <{ Non avere fretta, rivoglio la mia Yukianesa, è troppo preziosa per finire in mano a qualche vile, ma tutto a suo tempo.. }> e quindi annuirebbe Itsuki, lasciando che la coda d'ebano dondoli al seguito del suo movimento d'assenso, per poi iniziare a scendere le scale che portavano all'ingresso del villaggio stesso, ridirigendosi quindi senza fretta alcuna verso la prossima destinazione, se tornerà a Kiri o meno, tutt'ora non è dato saperlo, per quanto si sia allontanato con la semplice scusa di una presunta indagine, non è lontano da troppo tempo per destare sospetti, alla fine, non è qualcuno di tanto pericoloso da esser tenuto sott'occhio, per ora, soffermandosi soltanto ora che si ritroverebbe ad una cinquantina di metri da quello che era appunto il suo Villaggio natio, voltandosi per osservarlo quell'ultima volta, da lontano, chiudendo gli occhi per andar quasi a perderis nei freschissimi ricordi delle urla strazianti di dolore, con un'espressione di puro gusto in viso, quasi fosse una melodia quella che riecheggia nella sua mente in memoria di quelle sensazioni memorabili, quelle che gli hanno permesso di ergersi verso una nuova forma del proprio essere, sentendo da dentro le parole, nuovamente solenni, da parte di Eiji stesso <{ Da oggi, tu rinasci come Itsuki Goryo Kagurakaza, ed insieme, torneremo a farci temere come un tempo mi temevano tutti.. }> e così, nuovamente scosso nell'animo da una tale rivelazione, dall'avere il permesso di quell'altro dell'utilizzare il cognome di quella sua nobile casata, schiude appena le labbra ed sgrana lo sguardo appena, ritornando quindi al presente da quel suo rimembrare di quelle ore non troppo distanti < Sì, Eiji. > chiamando quindi per la prima volta, per nome, quell'altra entità alla quale si sarebbe sempre rivolto in maniera distaccata, pur avendo sempre saputo il suo nome, pur non essendo mai potuto sfuggire alla sua presenza, voltandosi nuovamente per riprendere il proprio cammino, forte del suo nuovo motivo d'essere, anzi, nuovamente, del loro. {END}