La vie Bohème
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Giocata di Corporazione
Giocata del 16/04/2020 dalle 13:39 alle 21:08 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Stanza] Una riga di sole ha sicuramente turbato la tua vista Jikan. Hai aperto i tuoi teneri, grandi occhi e sei stato accecato per un momento da una forte luce che è filtrata attraverso la paglia intrecciata. Eh? Paglia intrecciata? Che vuol dire? Eri dentro un grande sacco per un bel po' di tempo. E quando ti sei svegliato, forse qualche ora fa, per un istante hai avuto l'occasione di cogliere un raggio di sole. Strano, considerando che a Kiri la luce passa a malapena attraverso la nebbia. Starai sicuramente prendendo coscienza adesso, per l'ennesima volta da che tutto ha avuto inizio. Eri a Kiri, su questo non c'è dubbio. E l'ultimo ricordo del paese della nebbia è una pacifica ronda come le mille mila che vengono fatte attorno all'accampamento instaurato dall'amorevole Hasukage: Yukio Kokketsu. Riprendendo coscienza, la prima cosa di cui ti renderai conto è il pungente freddo che sfiora la tua pelle. Hai una veste bianca indosso cui maniche sembrano strappate, dalla taglia troppo larga: è ovvio che sia stata fatta per poter essere usata sui più svariati tipi di persone. L'odore tipico di Kiri, quella salsedine, è vinto completamente dal tonfo marcio che più comunemente s'associa ad un pezzo di carne lasciato esposto a calore ed aria trppo a lungo. Una moltitudine leggera e mormorante di polvere si solleva da ogni dove, resa evidente da una debolissima luce artificiale che conferisce a quella piccola stanza estremamente piccola un'aria particolarmente...onirica? Considerando quanto tutto questo sia avvenuto all'improvviso, almeno ai tuoi sensi, sì. Può essere confuso per un sogno, nessuno avrebbe da ridire. Nessuno-- tranne i tuoi sensi. Ma non stai riprendendo coscienza per caso, Nana certamente non starebbe lì a osservarti fino ad una naturale ripresa....no? Beh, in ogni caso, è una voce a risuonare alle tue orecchie "EHY TU! SVEGLIATI AMICO DAI" Una voce femminile particolarmente agitata, la sua. Un'agitazione che potresti condividere dopo aver aperto gli occhi per capire meglio la situazione in corso. Ti trovi in una stanza rettangolare con una sola porta, molto piccola e claustrofobica. Il pavimento è cementato ma non piastrellato, così come i muri circostanti. Qualcosa di secco e rossiccio sporca l'intero muro, da cui proviene il fetore di marcio. Sei in una sedia e le tue caviglie son legate da un filo di metallo non troppo spesso alle gambe di questa. Il filo è arrugginito e vecchio, qualsiasi movimento involontario t'avrà già lasciato fastidiosi graffi. Chinata di fronte a te, con entrambe le mani sui tuoi polsi, c'è lei: i capelli e gli occhi sono castani, la fronte è completamente libera dal capello e tre ciuffi s'alzano dalla sommità del capo. Le labbra son secche, probabilmente come le tue, segno di chi non ha avuto occasione di idratarasi molto a lungo. E assieme a loro gli occhi son appena scavati. Indossa una larga veste bianca che rivela gran parte delle spalle e del petto, dalla tua prospettiva, osservandola dall'alto verso il basso, forse anche di più. Ma son cose importanti ora!? NO. Dietro la ragazza c'è una sedia identica alla tua, gettata in terra. Che sia una prigioniera, come te? "Sei vivo!? Dove diavolo siamo!?" le labbra si schiudono e la bocca quasi si spalanca al termine di quelle domande espresse con velato terrore negli occhi. Avevi del filo anche ai polsi, ma il motivo per cui lei è chinata di fronte a te è proprio perché ti ha appena liberato i polsi, permettendoti di muovere le mani..impastare il chakra..insomma qualsiasi cosa. Iniziamo? { chakra attivo } [Stanza] Luce. Di quello stesso colore chiaro, dato dalla carnagione, sono le sue mani, ricoperte di cuciture nere, come se fossero state tagliate e poi ricomposte, ma ancora più in alto troviamo finalmente il suo volto. Glabro, come il resto del suo corpo, è leggermente più in carne delle costole che rimangono nascoste solo grazie alla veste bianca. Salendo di più vi sono due secche labbra sottili, anche se quello inferiore è leggermente più carnoso di quello superiore e ancor più in alto, mentre ci arrampichiamo sul corpo di questo ragazzino per esaltarne le caratteristiche, abbiamo un naso greco, quello noto per essere in linea con la fronte. Due topazi, incastonati nella sclera, spiccano in quei colli di pelle chiara, forse un po' troppo spenti per riprodurre la gemma a cui sono riferiti. Un ultimo dettaglio da specificare ha a che fare con la sua schiena: una figura circolare sporge, come tumore, vicino alla scapola sinistra. Si tratta della maschera Fuuton, che possiede in quanto Kakuzu. Ma torniamo alla luce, a quel bagliore iniziale che lo sta ora accompagnando alla ripresa di coscienza. Un odore fastidioso, giunge al suo apparato olfattivo, ricordandogli quello delle graminacee. Realizza, in quel momento, collegando ciò che ha visto mentre si stava riprendendo, di essere stato coperto in un sacco, per capirci quei grandi sacchi in cui normalmente s'infilano le patate, gli stessi che vengono usati da alcuni per fare delle gare di corsa a saltelli. Un'odore più pungente, entra in scena in quel momento: puzza di chiuso, di marcio, un odore quasi putrescente. Disgustoso, non c'è modo più completo per descriverlo, quel tipo di odore che ti farebbe apprezzare di più l'aria fresca di montagna. Gli occhi faticano nel riprendersi da quella situazione, risulta problematico mettere a fuoco su qualcosa: solo la luce è in grado di arrivare con facilita all'iride, impreparata quest'ultima dopo essere stata al buio per troppo tempo. Una voce, poi, prepara bruscamente le orecchie all'ingrato compito di udire. Non gli è familiare, il cervello riesce ad accorgersi di ciò con molta naturalezza: a dire il vero niente di tutto ciò è familiare, si sente perso, non ha idea di dove si trovi. < Che... > Mormora, prendendosi il tempo necessario per realizzare quanto sta accadendo. È in quel momento che le articolazioni provano a distendersi, nel tentativo di rilassarsi e allentare i muscoli dopo tutte quelle ore di tensione. Ma non possono, è tenuto legato: non è in grado di muoversi. Un dolore: tanto fastidioso quanto prolungato, dovuto ad alcuni taglietti posti in prossimità delle caviglie. Ciò contribuisce a svegliarlo, per quanto non sia gradevole come sensazione, quella del calore e del bruciore dovuto a un graffio che, probabilmente, è soggetto a infezione per via della ruggine. Si è già accorto di non essere solo, ma pian piano sta riuscendo a mettere a fuoco quella figura di fronte a lui: è chinata, non capisce bene quel che sta facendo, ma si accorge della sua sedia capovolta. < Sì... credo. > Non sa assolutamente nulla, non comprende nulla: come potrebbe essere certo di essere vivo in quel momento? L'aspetto di tutto ciò gli ricorda i tipici sogni negativi, che dovrebbero avere un significato a livello interiore o rappresentare una paura o chissà che altro, un tipo di sogni che non gli capita di affrontare spesso. < Non... io, non... Chi sei? Non so... dove... > I pensieri scorrono più veloci delle parole, che non riescono a stargli dietro: parlare con la gola secca non è per niente facile. Si accorge di una leggera freschezza, vicino alle mani che sono appena state liberate, la stessa che si prova dopo essersi tolti le scarpe alla sera in seguito a una giornata di lavoro, una tale sensazione che Jikan non ha mai modo di provare per via dei suoi piedi scalzi. In quel momento la concentrazione necessaria per fare qualcosa di utile, come richiamare il chakra e provare a uscire da quella situazione, manca del tutto. È stordito, spaesato, confuso: ha bisogno di tempo per capire in che situazione è finito. [Chk off] [Stanza] Uh, che sguardo penoso che ricopre entrambi quei visi, sofferenti di due pene completamente differenti ma visivamente simili. Sembrano prigionieri dello stesso carnefice, alla ricerca della libertà. Ma una cosa è ovvia: strano, usare dei semplici fili arrugginiti quando si potrebbe far ricorso a strumenti ben più moderni nel mondo attuale. Magari delle manette ninja, eh? Evidentemente dei principianti..o dei poveracci qualsiasi, ad averli rapiti. Però, sì, quella stanza è decisamente terribile come punto d'inizio. Il solo movimenti dei piccoli piedi scalzi della Pierrot destano sottile polvere che s'alza rapidamente e finisce inesorabilmente per avvolgere la stanza..e più importante, le narici. Presa dalla curiosità di svegliarlo, lo libera. E finalmente lo spettacolo ha inizio. Un fantastico teatro allestito tutto per lo spettatore più importante: Jikan stesso. Un Kakuzu, che per la sua stessa natura e ritiri di clan non dovrebbe essere troppo estraneo al basilare concetto di dolore. Il filo arrugginito che prima circondava i polsi di lui viene buttato sotto la sedia. Gli occhi, son ben aperti e le pupille ingigantite dalla luce troppo debole. "Grazie al cielo sei vivo, tu.." scuote il capo ed esala contemporaneamente un respiro di grande sollievo, cercando d'osservare meglio gli occhi altrui. In quello sguardo preoccupato, impercettibile penombra di malattia. Le labbra tremano appena, e potrebbe apparire come paura, seppur in realtà sia nient'altro che un sorriso trattenuto con tutte le forze di cui il corpo dispone. Il labbro inferiore rientra tra le labbra, ma non riesce ad essere inumidito più di tanto. Lascia andare il polso altrui e abbassa le mani sulle ginocchia del Kakuzu, scendendo direttamente alle caviglie e slacciando in maniera ovvia il fil di ferro che ad ora lo teneva ancorato. Libero, completamente. E soltanto adesso lo sguardo della pierrot si sposta dalla sinistra alla destra, da una parete all'altra. Le palpebre superiori s'abbassano mentre inquadra bene la porta, dall'alto verso il basso, e lo sguardo torna immediatamente a Jikan. "Mi chiamo Nana..*sniff*" Tira su col naso e incurva le labbra mentre rileva così alla leggera il proprio nome. Fortunatamente, la sua fama non dovrebbe essere tanto alta dall'esser facilmente riconoscibile al ragazzo. Una volta liberato per bene, tenta di far scivolare la destra dietro la sua schiena, passando il coccige con lo scopo di cingerlo al fianco sinistro con una leggerezza completamente atipica: vuole aiutarlo a mettersi in piedi. Le irregolarità del cemento saranno fastidiose, ma non più dell'intera situazione. "Dobbiamo scappare! Ho aspettato ore che ti svegliassi...fanno cose terribili qua.." Davvero molto cattive. "..Non chiudono mai la porta" trema nello sguardo, alzando la mano libera e indicando con l'indice sporco quella via di uscita, manco volesse suggerirgli qualcosa. Ma non c'è fretta, mh. Dopotutto, dall'altra parte, c'è il tuo futuro. { chakra on} [Stanza] Per quanto non abbia idea di chi sia quella persona di fronte a lui, il fatto che sia come lui, cioè intrappolata in quella stanza e con una voce che di familiare ha solo la provenienza del corpo umano, lo rassicura. Può stare più tranquillo dal momento che, come presto verrà spiegato da lei, condividono un obiettivo che è quello di andarsene da quel posto. In maniera istintiva il ragazzo allunga la mano destra verso i suoi stessi capelli, per poi scuoterseli vigorosamente in modo da rimuovere tutta quella polvere che li sta appesantendo. Ucciderebbe, lui che mai l'ha fatto, per un bicchiere d'acqua in quel momento. La sensazione di avere la gola secca non gli è familiare tanto quanto lo potrebbe essere per un predone del deserto in quel di Suna. La sinistra, invece, viene avvicinata al collo con l'intento di staccare quella tunica dalla pelle: il sudore accumulato in tutte quelle ore ha creato una fastidiosa patina collosa sul suo corpo. Solo ora, dopo aver fatto il possibile per stare un po' più comodo, per quanto la situazione in cui si trova non lo permetta, ringrazierebbe a sua volta quella donna. < Grazie per... per avermi liberato. > Anche se forse aiutarsi e liberarsi a vicenda in uno scenario di rapimento rientrerebbe nelle aspettative di chiunque. Non passa molto prima che anche le caviglie vengano liberate da quella stretta e dolorante morsa. Per assicurarsi di aver ripreso la funzionalità motoria, Jikan, compie dei giri in aria con la pianta del piede, coadiuvando lo scioglimento dei muscoli. < Va tutto bene... > Dice, vedendo la sua espressione impaurita. Dopotutto, per quel che ne sa, è lui lo shinobi della situazione, o almeno così dovrebbe essere. Sa bene, tuttavia, di non essere a sua volta certo di quell'affermazione, ancora non ha idea di cosa sia accaduto, l'intero scenario è avvolto da un alone di mistero degno di essere svelato. E se si trattasse di scoperte e curiosità, il Kakuzu potrebbe ritenersi uno dei migliori per quel compito. < Jikan... Kakuzu, sono un... > Una pausa: sente il fiato mentre gratta sulle aride pareti della gola, un fastidio tremendo. < un ninja di Kusa... > Per sua fortuna non è necessario allungare la mano e stringerla dosando la giusta forza per non risultare troppo opprimente con l'altra persona, o troppo manesco a seconda delle interpretazioni, ma basta parlare - come se la parola in quel momento fosse il metodo di comunicazione più facile da usare, se fosse per lui comunicherebbe a gesti. Con l'aiuto di lei, e la sedia che sfrutta come appoggio, riesce ad alzarsi. Si sente disorientato, inizialmente, un po' come quando si viene fuori da un'anestesia totale. Gli gira la testa ma la salda presa sullo schienale della sedia gli impedisce di cadere. Ancora non si sente nella condizione di richiamare il chakra, ma vorrebbe farlo. < Si... noi, va bene. Proviamo. > Non ha nemmeno avuto modo di vedere chi li ha intrappolati, come fa a immaginarsi mentre scappa? < È sicuro? > Osserva la porta aperta: sembra essere l'unica via d'uscita. Si mette a carponi, usando soprattutto le gambe per tenersi sollevato: gli viene più facile muoversi così e può anche essere più furtivo. Appoggia le mani sul pavimento sporco e, coordinandosi con i piedi, avanza in avanti di poco, stando di lato rispetto alla porta. Vuole riuscire a vedere qualcosa, qualsiasi cosa che possa dargli un indizio. < Sai chi sono? > Domanda in direzione di lei, con un sussurro dal tono alto e agitato. Anche lui è stato avvolto dalla paura, ma è sufficientemente preparato ad affrontarla in quanto Shinobi. Non ci sono certezze a venirgli incontro in quel momento, pertanto ciò che può fare è affidarsi all'istinto e scoprire il più possibile in base a ciò che gli dice Nana, l'unica che sembra aver visto più oscenità di lui. [Chk off] La figura di Nana si alza, non troppo alta e sicuramente smilza, in questo momento un po' curva e sul chi va là, con collo lungo e pallido ed i capelli rigettati ai lati del viso. Le mani, dopo aver aiutato l'altro ad alzarsi dopo quel lungo tempo di immobilità, si ritraggono, come se non volesse risultare troppo invasiva. Allo stesso modo i contatti visivi vengono mantenuti per poco, deviando lo sguardo poco dopo come in preda ad una folle timidezza. La verità? Più lo guarda, più rischia di far arrossare le gote, suscettibili al fremito derivato dall'esser consapevole di ciò che deve venire. Il capo s'abbassa e rialza rapidamente più volte dopo aver ricevuto quel ringraziamento. La lingua s'alza appena e sfiora il labbro superiore, ancora troppo secco. Il palmo della mano aperto si poggia sul cemento nel terreno e le ginocchia vengono piegate, pronta a seguire i suoi movimenti nel silenzio più totale. "Kakuzu? Grazie..grazie davvero..non so cosa avrei fatto oggi, altrimenti.. " La frase è interpretabile su più livelli, dal punto di vista di chi sa. La mano libera, non a contatto col terreno, passa sui capelli, alla tempia, sopra l'orecchio. Talvolta, la si può vedere inclinare tanto il mento dal poggiarlo quasi su una spalla, raccogliendosi in tutta la sua delizia esteriore. Quando l'altro tenta di veder qualcosa oltre la porta aperta, erge il busto, come se un brivido le avesse impedito di rimanere ferma. "In genere c'è vita solo quando portano o portano via qualcuno" Insomma, sì, dovrebbe essere sicuro fino a prova contraria. Attraverso le più piccole fessure cerchi di osservare e qualcosa si vede sicuramente: la stanza fuori è più illuminata, non ci son altri movimenti in vista. E Nana s'affianca a lui, con un braccio che viene allungato lentamente per tentare di spingere appena la porta e permettere di affacciarsi effettivamente su quanto segue. Lo sguardo della ragazza cerca da prima quello del Kakuzu, e ad ogni occasione farebbe per analizzare appena il rilievo nella sua schiena, coperto adesso da quella tunica bianca. Ma prima dei dettagli, le cose importanti. La stanza successiva è completamente bianca, i muri cambiano completamente e sembrano esser fatti di un marmo appena lucido. La forma è circolare ed è presente un'altra singola porta al lato destro. La nuova uscita descritta è questa volta di metallo, sembra..parecchio più rinforzata. Ma non è neanche quello ad attirare l'attenzione per primo, c'è qualcosa di più ...brutale, di più bello. La donna scuote il capo, in un atto quasi violento: gettando una penombra sul proprio sguardo. Perché? Al centro di quella stanzetta circolare, c'è una panca piana di metallo. E' alzata circa di 80 centimetri dal terreno, e sopra v'è coricato un uomo nudo. Il viso è coperto da una maschera da clown che gli è stata cucita attorno alla pelle, nascondendo orrende ferite che potrebbero essere presenti sotto, cui presagio si mostra attraverso un rivolino di sangue che cola dal mento. Le braccia e le gambe son piene di tagli, ma la particolarità più grande è una grande cucitura all'altezza dello stomaco. Sulla fredda pelle, con inchiostro nero, è presente una scritta 'Chiave di emergenza :)' , accompagnata da una freccia che indica la zona cucita. Lei fa un passo indietro, tornando più vicina alla sedia che mai. " ahah..NO..no no.." e le mani vanno dritte sulla testa, sembra impazzire. {chakra on} [Stanza] La luce, decisamente più accesa, proveniente da quella stanza in cui sta sbirciando lo coglie alla sprovvista: i suoi occhi s'erano abituati a quella tipica di una lampadina vecchia, funzionante per miracolo, nella stanza precedente. < Sai difenderti? > Sussurra a Nana, ancora prima che lei si avvicinasse a lui. Le pareti, con quel bianco di un marmo pulito e nuovo, spiccano particolarmente ai suoi occhi, dopo essere stato in quell'ambiente sporco e trascurato per troppo tempo. Sembra una sala operatoria: in tutto e per tutto, e ciò che presto avrebbe visto sarebbe diventata la conferma. Non sa bene come interpretare quelle parole di Nana, soprattutto perché sono così vaghe. Ella parla di vita quando qualcuno accede o viene portato via da quel luogo, il che significa che lei gli ha visti, lei era cosciente quando tutto ciò è avvenuto, a tal punto da riuscire a studiare come codeste persone si comportano in quel via vai di esseri umani. Sembra di aver a che fare con dei trafficanti di uomini, per chissà quale scopo. Manodopera? Sfruttamento? Se volessero fare ciò gli basterebbe trovare qualche poveraccio da mantenere sottopagato. Ma il tempo per riflettere non viene concesso, giacché presto, la vista di un certo orrore non lascerebbe spazio a spiegazioni logiche. Non è nemmeno necessario ricordare ciò che sta vedendo: basta l'idea di un uomo apparentemente torturato e con una maschera da clown a far venire i brividi. Ma non si tratta affatto di paura di fronte ciò: no, forse la paura sarebbe perfino meglio. Disgusto, ribrezzo, in un certo senso anche odio. Fa schifo, è disgustoso. Un suo simile, un altro essere umano, che è stato reso un orrore, un mostro, qualcosa di disumano a tal punto da non avere un nome. < Che cazzo... > È sorpreso e schifato: pieno di dubbi che vomiterebbe addosso a chiunque fosse in grado di colmarli. A proposito di vomito: succhi gastrici risalgono per la cavità dell'esofago, spinti da quell'accumulo di disgusto per l'immagine vista, misto all'odore nauseabondo della stanza precedente. Riescono quasi a inumidire le pareti della sua gola, ma di acido: un'idea ripugnante che d'altra parte rende tutto più reale ai suoi occhi. Si volta anche lui, alla sua sinistra, per poi sputare saliva e succhi gastrici sul terreno: formando una grande goccia bagnata sul terreno, con alcune bollicine, apparentemente inodore. Solo dopo quello sputacchio si sarebbe accorto di Nana, di come lei sta reagendo a quel terrificante capolavoro di chirurgia anormale. < Calma... Calma. > Dice a lei, conscio anche lui di quanto sia difficile rimanere lucidi di fronte a una cosa come quella. Lui, in parte, per via della discendenza di un clan abituato a un corpo umano modificato e alterato dalle fibre, che potrebbero essere paragonate a un parassita, riesce lentamente a concepire ciò di cui è appena stato spettatore. Ma non riesce ancora a spiegarlo o comprenderlo. < Va tutto bene... > Ripeterlo serve più a sé stesso che alla donna, gli permette di entrare nell'ottica che quanto sta vedendo è possibile e dev'essere affrontato. < Posso provare... a... > Deglutisce, ha ancora il sapore di acido gastrico in bocca. < a prenderla... provo. > Gli è difficile stare tranquillo al pensiero che avrebbe dovuto prelevare quella chiave dallo stomaco ricucito di quel povero disgraziato. Tuttavia... le fibre l'avrebbero potuto fare al posto suo. < Cerca di stare... tranquilla. Mi devo concentrare. > Perché se non riesce a stare fermo e in connubio con sé stesso non può pensare di richiamare il chakra. Egli si alza di più, a questo punto, sorreggendosi con entrambi i piedi. Divaricherebbe questi, portando successivamente la mano destra in alto, perpendicolare rispetto al suo petto. Occhi serrati, proverebbe a rallentare il respiro: concentrandosi di più nella visione delle due energie poste all'interno del suo corpo, ancora scisse e slegate tra di loro. Prima si focalizzerebbe su di un'informe massa d'inchiostro nera, situata nella sua mente, energia spirituale anche nota come Yin, una delle due entità per il corretto impasto del chakra. Successivamente toccherebbe allo Yang, che lui immagina come un'altra informa massa d'inchiostro bianco, che influisce su ogni singola cellula del suo corpo ma che ha origine nel ventre. Inizierebbe a far fluire queste due energie verso il centro, il punto d'incontro, in corrispondenza del plesso solare. Un lento moto rotatorio, coinvolgerebbe entrambe, fino a intensificarsi una volta giunto il petto. Così facendo, ammesso che la concentrazione non l'abbia tradito, sarebbe riuscito a impastare il chakra, che ora fluirebbe all'interno del suo corpo in modo omogeneo. Adesso, fatto ciò, vuole assicurarsi che Nana stia bene, perché se l'intento è veramente quello di prendere la chiave allora bisogna collaborare. Non può farlo da solo, avrebbe bisogno di qualcuno che gli guardi le spalle perlomeno. < Nana... tutto bene? > Si volta verso di lei, cercando con interesse il suo sguardo. [Tentativo impasto chk][in caso di successo > Chk On] Lo sguardo di Nana s'accende quando le viene posta quella doamnda: il mento si alza e cerca gli occhi altrui, tenendo i propri bene spalancati e per certi versi goffi. Evidenzia quell'assenza di calma che dovrebbe caratterizzare qualsiasi buono shinobi. Vuole far sentire l'altro ferito dell'ingiustizia che caratterizza il momento in corso per le loro figure, vittime di una collera sorda e di una situazione più grande di entrambi. Una indicibile smania però la assale, l'istinto di torturarsi a vicenda, di pungersi e martoriarsi parte a parte il cuore. Si oscura, prima di rispondere, corrugando i sopraccigli e serrando la bocca, lasciando che l'altro prosegua nell'analizzare la situazione ed il suo stato emotivo. Segue quel momento con la stessa ambizione che avrebbe uno shinobi convocato dal proprio kage per ricevere una promozione. Attende la reazione altrui a quella scena grottesca e gli occhi, alle sue spalle, s'illuminano per un momento di vera vita. I sensi si affilano al massimo per godere del momento in cui egli si trattiene al meglio delle proprie capacità dal vomitare. "nhhh-" si lascia scappare un verso nel panico della sua personale esaltazione, che potrebbe esser scambiato per paura grazie al fatto che il Kakuzu è ora concentrato su quanto avviene di fronte a lui e non alla compagna. "Ci stanno prendendo in giro cazzo!" rilascia l'adrenalina che andava accumulandosi con un rialzarsi del tono, accompagnando l'altro e mettendo appena possibile un piede dentro la stanza. La gamba sinistra viene alzata e la pianta del piede viene raschiata sul vestito bianco, per far scivolare a terra tutta la polvere e cemento che infastidiscono. Fa la stessa cosa con la destra, prima di tornare su Jikan e annuire appena con il capo quando egli prende una fatale scelta: fare di tutto, pur di scappare. Gli occhi della Taijutser s'aprono completamente con incredulità e subito volta lo sguardo. Si volta in maniera tale dal poter sorridere, ed intanto, sfrutta l'occasione per avvicinarsi a quello che sembra essere un cadavere. Non si muove, è freddo..pieno di tagli..Insomma, esanime. " No no non va tutto bene " scuote la testa, avvicinandosi realmente preoccupata a quel cadavere e allungando all'altezza dello stomaco la mano sinistra, dolcemente. Preme appena esibendo in viso un che di disgustato. Perché tutta questa preoccupazione? BEH PERCHE' NON DOVREBBE ESSERE MORTO, sennò sarebbe tutto sprecato. Fortunatamente, ma non troppo per jikan, dopo quel tocco uno spasmo coinvolge l'intero corpo del mascherato. E subito sembra borbottare, ma i suoni sono incomprensibili ed estremamente grotteschi. Che non abbia neanche la lingua? Senza dubbio è al confine tra la vita e la morte. Ma è vivo. E Nana, nel profondo, si rilassa nuovamente. Esternamente, si volta verso il cacciatore di taglie. " JIKAN..respira! " Entrambe le mani si alzano a coprire il viso e subito muove rapidi passi per avvicinarsi al petto del ragazzo - in effetti, più alto, con lo scopo di allinearsi bene sotto il suo fianco. " ma noi non possiamo restare qua.. non possiamo.. sta morendo no? no? Non possiamo salvarlo!" Trema, il corpo di lei. Trema di un fremito che la porta ad allucinare in maniere indicibili. La paura è in realtà è un desiderio estremo, quello di osservare la scelta altrui. {chakra on} [Stanza successiva] A giudicare dalle reazioni di lei, il Kakuzu, giunge a una conclusione: non è preparata a una situazione intensa e cruenta come quella. Ma nemmeno lui a dire il vero: la differenza sostanziale, almeno alla sua apparenza, consiste nell'essere più preparato a tollerare le emozioni. È complicato da spiegare ma il modo in cui le sensazioni attraversano la psiche di Jikan è alterato dal suo essere Shinobi ed essere umano allo stesso tempo. Può essere difficile da capire, quindi può aiutare ridurre la situazione a un esempio che ha a che fare con quanto sta vivendo attualmente. Ora Jikan è disgustato da quello che vede, quindi concentriamoci sulla sensazione del disgusto. Gli approcci possibili possono essere due: il disgusto viene considerato, vissuto e manifestato, per poi essere incanalato in un'azione che dovrebbe risolvere il problema. Oppure il disgusto viene identificato, isolato e accettato. A quel punto va oltre e lascia spazio ad altre sensazioni. Non è ovvio che uno dei due metodi sia migliori dell'altro, Jikan approccia le emozioni inconsciamente con uno dei due in base alla situazione. In questo scenario l'obbiettivo principale, lo scopo prefissato, è quello di riuscire ad evadere. Se il disgusto lo coinvolgesse a 360° e lui anziché accettarlo e andare oltre si focalizzasse su di esso farebbe molta fatica a rimanere lucido e ad affrontare la realtà nel migliore dei modi. < Lo so che non va bene però devi restare calma! > Replica, insoddisfatto del suo atteggiamento, riuscendo in ogni caso a comprenderla. La sua reazione è giustificata, crede lui, per qualcuno che non è preparato a sopportare una realtà cruda e terribile come quella. Anche lui avanza di poco, compiendo un paio di passi in avanti su quel pavimento a tatto più freddo dell'altro. La pelle spessa sulla pianta del piede, indurita dopo anni passati a camminare scalzo, sembra aver conservato pochi recettori di sensibilità, tant'è che la temperatura non sembra dargli fastidio. I suoi piedi, nudi e sporchi, lascerebbero orme visibili su quella stanza perfetta dal punto di vista tecnico, ma orribile per via di tutto quello che, immaginando, può essere stato fatto al suo interno. Spalanca gli occhi non appena Nana interagisce con l'uomo toccandolo. Prova a comunicare, ma forse non è più in grado di farlo quell'essere... essere e basta, non ha più senso definirlo umano. Si agita in modo spasmodico il suo corpo, probabilmente dovuto proprio al tocco della ragazza, un tocco improvviso e inaspettato per la sua sensibilità, forse andata persa completamente. Realizza anche lui, ancor prima che lei glielo dica esplicitamente, di avere un'essere ancora vivo di fronte. < Si... allora è... > Non è necessario terminare la frase, costui è vivo. < Calma. > Replica immediatamente a lei, mentre sembra farneticare e tremare. Non è lucida, ed è normale essere agitati ma ancora non c'è la percezione del pericolo. Sono soli, per quel che ne sa, potrebbero passare delle ore prima che i rapitori si palesino all'interno di quella... struttura? A dire il vero non ha idea se si tratti di una cantina, magari sotto una casa, un nascondiglio o che altro. < Posso tenerlo in vita e prendere la chiave. > Afferma ora con sicurezza, ma in realtà non è affatto sicuro: la sua mente ora si è focalizzata su un'idea tanto pericolosa quanto promettente. Sa bene che le fibre all'interno del suo corpo possono essere usate per cucire le ferite ed è anche conscio di quanto si possano muovere con precisione. Però lui non è un medico ed è solo un novizio sull'utilizzo della sua innata. Un tentativo, in ogni caso, non può guastare. < Posso provarci... però devi stare calma. > È la sua agitazione il problema, per lui, attualmente, anche per la manovra che vuole attuare ha bisogno di tempo e concentrazione. Convoglierebbe, a quel punto, una modica quantità di chakra verso le braccia, risvegliando le fibre dormienti sotto i lembi di pelle. Queste inizierebbero a muoversi, anche all'interno, sollevando a intermittenza alcuni strati di pelle, accumulandosi sempre di più, partendo dal cuore dietro la schiena fino a raggiungere la punta delle sue dita. Dopodiché, spingendo con vigore, si farebbero spazio tra quelle cuciture architettate da loro stesse, rompendo quel legame e riuscendo finalmente a divincolarsi, rimanendo in parte ancora dentro il suo corpo. Ora sono libere e potenzialmente è in grado di impiegarle. < Ti chiedo... non avere paura, va tutto bene. > Prova a rassicurarla, pur sapendo che un secondo spettacolo d'orrore come quello non sia piacevole da vedere. Non è finita lì però, un ulteriore impulso di chakra verrebbe mandato proprio verso il cuore posto sulla schiena, stimolando le fibre che lo avvolgono ad agitarsi. Inondato dal chakra, quel cuore Fuuton, assieme alle fibre, darebbe vita a una seconda entità, il Cucciolo. Quest'ultimo inizierebbe a spingere, con intensità crescente, contro la schiena del ragazzo. Fino a riuscire, ad un tratto, a distaccarsi completamente, bucando la tunica bianca e uscendo dal corpo dell'ospite. Si formerebbe, proprio dietro Jikan, un essere identificabile solo da una maschera: bianca con due cerchietti dell'omonimo colore e un becco sporgente. Alto 1 metro e lungo 2, con due ali improvvisate e fatte di fibre: è questo il suo Cucciolo di Vento, il suo Demone Fuuton. < Non aver paura, lo controllo io. > Direbbe, cercando i suoi occhi e la sua espressione. Il Cucciolo, dunque, camminerebbe in avanti, fino ad avvicinarsi alla panca piana e mettendosi alla sua destra. È pronto ad iniziare l'operazione... ma prima. < Ascolta... io ci provo. > Dice lui con voce tremolante, realizzando ciò che sta per provare a fare. < Devi aiutarmi... ok? > Non ama coinvolgere qualcuno che non sappia rimanere lucido, però sa di non poterci riuscire da solo. < Puoi assicurarti che rimanga vivo? > È una richiesta semplice, per lui che la propone almeno, ma questo vorrebbe dire che lei continui a verificare, toccando quell'essere, che risponda agli stimoli. Non è sicuro di riuscirci, non lo è per niente. Però lui odierebbe sé stesso se ne andasse da quel posto senza nemmeno fare un tentativo. [Chk: 30][Tentativo attivazione Kuroi Sen'i 1][Tentativo Jiongu][Chk: 30-1(Innata)-5(Tecnica)=24] Egli, infatti, mette completamente in primo piano la sicurezza e l'esattezza dimostrativa appresa vivendo la vita di uno shinobi. Si aiuta tramite soliloqui e considerazioni mentali formulate ed alterate dai sentimenti. Sì, il sangue freddo di quello shinobi è lodevole. E quando il proprio sguardo è fuori dal campo visivo altrui, Nana riflette con sguardo serio. La mente di lei si ritrova ingombrata da osservazioni di natura psicologica, confondendo e scomponendo spesso e di continuo tutto, fuori e dentro. E le sue attitudini artificiose e irreparabili iniziano a straripare. Fino ad ora, è stata un vaso riempito fino all'orlo, che ha seguito un modus operandi relativamente funzionale per comprendere come un ninja possa agire sotto pressione. "Non ce la faccio a restare calma! MI STAI CONFONDENDO" tra la maschera da infiltrata e la realtà chiude entrambe gli occhi e tende ogni muscolo del collo, alzando le mani al cielo e stringendo i pugni in aria. Si nota, che quel corpo ha qualcosa di strano, è in un certo senso perfetto. Se non fosse per l'impegno applicato nel travestirsi da vittima sarebbe ben notabile il corpo tonico. Inspira profondamente e torna indietro, adesso è letteralmente affianco al Kakuzu e, sempre tenendo gli occhi chiusi, inspira quanta più aria le è possibile far stare nei polmoni. Calma. Calma. Calma. Quella parola, con la stessa tonalità usata dal Genin, risuona nel cervello e rimbalza infinite volte. Un brivido le sale lungo tutto il corpo e improvvisamente tende ancora una volta il collo. Riapre però gli occhi, in uno stato di...maggiore calma. L'altro parla della possibilità che tenga in vita l'uomo senza necessariamente privarlo della vita. E le pupille della taijutser si riducono ad un puntino appena visibile, la completa e distruttiva sorpresa che a sè suona come uno specchio rotto. L'uomo, a qualsiasi stimolo, reagirà con eccesso esprimendosi in grotteschi suoni per lo più oppressi dalla stessa maschera che ne limita l'espansione del suono. E se anche fosse rimossa, rivelerebbe un paio di labbra cucite l'una sull'altra. " Jikan-- " sposta lo sguardo sulla sua schiena mentre assiste al demone che da lì viene fatto fuori uscire. Così grottesco, così orribile, così mostruoso. E poi sposta gli occhi sul ninja, cui viso è completamente diverso se dovessimo descriverlo. L'essere ligio al dovere, la calma, l'attenzione, la tensione ed il rispetto verso la vita. " Cosa devo fare io!?" Il piede sinistro batte appena per terra, riesce a malapena a decidere di non applicare effettivamente forza in quel movimento. Ma gli ingranaggi del pensiero razionale smettono di muoversi, ed invece che continuare ad osservare quel demone si lascia andare. Basta, ha sbagliato tutto. " Ho sbagliato tutto! OK!? SONO STUPIDA NON HO PENSATO ALLE FIBRE. " Contemporaneamente a queste parole, per certi versi di autocommiserazione, porta indietro il braccio sinistro e repentinamente piega il gomito, aprendo il palmo e allineando le dita, unendole tra loro. Ruota il busto per caricare un attacco ed intanto si fa statuaria con le gambe leggermente divaricate col terreno. Mira al fianco destro di Jikan, a lei vicino, alle costole. Un attacco che per la sua natura sarebbe perforante e forse troppo letale. Ricordando però il motivo per cui è qua, all'ultimo, prima di tentare d'impattare su di lui, chiude le dita a pugno. Se il ragazzo non riuscisse a reagire, sarebbe probabilmente scaraventato sul marmo, spaccando in parte quel muro che era stato elegantemente piazzato solo per questa speciale occasione. " MERDA! non volevo fare così.. " sospira, qualora tutto fosse entrato, alzando una mano per poggiarla sulla fronte in un sonoro facepalm. "Jikan stai bene!? Ti spiego tutto adesso lo giuro " Replica, schioccando la lingua sul palato. Ok, è ora di fare le cose per bene. E di spiegare tutto al ragazzo. { Chakra on } { Tentato Attacco semplice, pugno alle costole. Combattimento senz'armi. Punteggio d'attacco limitato a 50. Agilità 100. Se jikan ha mente pari almeno a 50 lo può vedere arrivare } [Stanza successiva] È delicata la manovra da lui pensata: prevede un utilizzo della sua innata pressoché perfetto e preciso, qualcosa che probabilmente non riuscirebbe a fare senza aver fatto molta pratica. Tuttavia nonostante ciò decide di provare e si aspetta che la sua compagna, che più che alleata è stata sfortunata da esser stata rapita anche lei. Nana, d'altro canto, non sembra riuscire a calmarsi e concentrarsi tanto quanto lui. < Ho capito anch'io, è una situazione di merda ok? Stiamo calmi altrimenti rischiamo di peggiorare. > Adesso anche lui si è sfogato: sta iniziando a stufarsi della sua incapacità di calmarsi, crede che ammettendo anche lui la gravita della situazione lei possa, a sua volta, capire quanto sia importante rimanere lucidi. Il Demone nel frattempo, sotto volontà di Jikan, inizia ad allungare le fibre fino a metterle sopra al corpo dell'uomo, un po' come se stesse preparando gli strumenti dell'operazione. Ancora non lo toccano ma sono sospese in aria e attendono indicazioni precise. Il Kakuzu, a sua volta, allunga in avanti il braccio destro, da cui partono alcune fibre. Queste vengono fatte avanzare fino a raggiungere le altre: ha intenzione di usare sia le sue fibre che quelle del demone per assicurarsi di essere il più preciso possibile. È concentrato, osserva il corpo dell'essere, ignaro di quello che presto potrebbe accadere. Si concentra su quella cucitura vicino alla sua pancia, quello è il suo obiettivo e non deve perderlo di vista. E invece... lei gli parla, chiede di nuova cosa dovrebbe fare sebbene lui gli abbia già detto, in partenza, il suo compito. < Assicurati che sia vivo! > Esclama, ricordandole ciò che deve fare. Però forse non è quello che lei vuole sapere, forse lei non ha chiesto in merito all'operazione. Non produce molto rumore il suo piede mentre si poggia sul pavimento, Jikan poi è molto concentrato quindi non si perde per certi dettagli. Lei a quel punto parla di aver sbagliato e fin qui potenzialmente non c'è nulla di strano: può essere che si riferisca al suo atteggiamento di panico. Poi però parla delle fibre come se le conoscesse... non fa in tempo a voltarsi che viene colpito al fianco. Un dolore fitto, improvviso, tale da farlo lacrimare istintivamente. Le costole, dopo un colpo come quello, probabilmente sono state frantumate e la zona colpita inizia a colorarsi di un rosso intenso e scuro. Non gli viene nemmeno concesso di realizzare l'accaduto giacché, per via della forza di quel pugno, viene scaraventato alcuni metri più in là, sbattendo contro un'altra superficie che però, anziché frenarlo, sembra piegarsi su sé stessa. Un leggero tonfo viene udito da lui, il suono più vicino, probabilmente quello del muro finto che si abbatte sul terreno. Male, fa dannatamente male. Un dolore fitto e costante, una sofferenza difficile da sopportare con la semplice forza di volontà. Sputa del sangue, il Kakuzu, mentre le sue fibre cercano di fare il possibile per proteggere l'ospite in cui sono impiantate. Si concentrano nell'addome e tentano di cucire e tappare i buchi, ma chiaramente c'è poco da fare nel caso di una frattura. Si tratta, poi, delle fibre di un Genin, filamenti neri che ancora non sono perfettamente in grado di sistemare ogni tipo di ferita. Riescono in minima parte a contenere il problema, il Genin perciò è ancora ridotto molto male. < GHZ... > Un altro nodo di sangue gli è rimasto bloccato in gola. Lo sputa, assaporando per un attimo il sapore metallico di quest'ultimo. < AAAGH. GHZ... AAAAAAAGH. > Perché chi sente del dolore urla, è inevitabile, è così che il corpo affronta il dolore: si lascia andare in un urlo soffocato dalla scarsa capacità di respirare. Sente davvero tanto male e in quel momento la voce di Nana non è che un fastidio, una mosca da schiacciare, un disturbo che interferisce con la sua sofferenza. Le fibre non sono abbastanza, necessita di cure ma soprattutto di qualcuno che sappia valutare i danni subiti. Il Demone Fuuton, nel frattempo, non percependo più indicazioni dal suo padrone, smette di fare quello che sta facendo e rimane immobile. Non fa nulla, non si muove, con quella maschera neutra dagli occhi bianchi e vuoti. Il becco è chiuso, non è un essere umano, non ha nulla di normale, e perciò non reagisce a tutto ciò. Però guarda, osserva, giudica, il suo sguardo è una presenza in più ma è sempre una presenza. Quella maschera non sorride e non piange, un giudice imparziale incapace di giudicare per sua stessa natura. [Chk: 24 -1(innata)=23] Ah. Io non ti rimprovero. Tu non hai colpa. Ciascuna anima umana contiene in sè una certa quantità di forza e sensibilità da spendere in compassione per il prossimo. Necessariamente quell'essenza si consuma naturalmente allo scorrere del tempo, come qualsiasi altra cosa. E quando si esaurisce, nessuno sforzo vale ad impedire che finisca. Ma Nana. AH..si. E' una storia tutta sua. E' una storia speciale, che si può riassumere come aver svegliato la passione per il non essere tristi. E l'unica colpa di Jikan è non desiderare abbastanza per sè stesso, al punto dall'ignorare completamente ciò che appartiene al secondo piano della vita, cioè gli altri. "Hai già rovinato tutto! BRAVO!!" le mani si alzano in una presa di posizione da parte dei propri nervi, ed applaude per qualche istante a seguito dello sbattere del Kakuzu sul fine marmo posizionato lì per una grande idea. Per la costruzione di un fantastico teatro col quale intrattenersi a vicenda. Sarebbe stata una delle parti più importanti questa, il momento in cui il Kakuzu avrebbe dovuto capire che togliere la vita al prossimo è necessario. E COSA FA LUI!? LE FIBRE! Sì, quello che volete. Sì lo sa che c'era scritto nel suo profilo d'identità di tutto questo. Ma cosa doveva fare? Tenerlo ammanettato? Sarebbe stata la cosa più noiosa del mondo, bloccarlo in quello stato ad assistere pietosamente a ogni cosa. Stringe le labbra una contro l'altra, osservando il ragazzo adesso gravemente ferito alle costole. La contusione è delle più gravi. Si è lasciata invadere dalla brama cieca e violenta. "NON RIESCO A PENSARE SE URLI COSI' " Entrambe le mani vengono alzate per coprirsi le orecchie, un momento solo prima di spostare lo sguardo sullo scenario circostante. Osserva il demone Kakuzu, osserva l'uomo morente, osserva Jikan e persino la porta. E' oltre quella struttura che sarebbe iniziata la sorpresa per il ragazzo, il grande regalo che voleva fargli. Ma ha rovinato tutto. "Uno si impegna..mette i soldi..PORTATEMI UN FOTTUTO TONICO COAGULANTE" Alza notevolmente la voce adesso rivolgendosi alla porta, dando un ordine che per il momento non riceve risposta. Ed intanto, una massa di chakra scorre lungo le gambe. China appena il busto e si da la spinta con un piede, imprimendo tutto il peso possibile al terreno e spaccando ulteriormente quel marmo per raggiungere in un movimento estremamente rapido l'uomo legato alla panca. La mano destra, durante lo scatto, s'allunga e le falangi si piegano appena. Affiancandosi al già torturato strapperebbe violentemente la maschera da pierrot che gli era stata cucita addosso. Un lamento più forte degli altri fa da inizio di tutta questa follia. Dietro la maschera, portandosi via la pelle, rimangono muscoli, tessuti e sangue. Le cavità degli occhi son già cave. Sulla maschera rimane appunto gran parte del derma altrui. E sfruttando il movimento, darebbe una spinta all'uomo per buttarlo in terra. Si sentirà contemporaneamente bussare alla porta, ed una voce a seguire, sembra un uomo. "..No chiave..rompo porta io" La reazione a quelle parole è lo stringere i denti di Nana e una palpebra che cala, in un tic. " NO. Non rompere nulla!" Niente più di quanto abbia fatto lei almeno. "Passamelo da sotto la porta con un fuda!" Ultime parole rivolte all'esterno, avvicinandosi al Jikan a terra. La maschera strappata e piena di pelle e sangue viene tenuta in mano e, avvicinandosi a lui, tenta di chinarsi su di lui per mettergliela sul viso. "Cucitela da solo dato che ti piace tanto usare le fibre, Jikan!" fa anche l'offesa! { chakra on } { totsukegi III sul tipo nella panca, punteggio d'attacco..70.. } È difficile stabilire chi dei due abbia sbagliato... ammesso che sia veramente questione di giusto o sbagliato, di torto o verità. Jikan si è limitato a fare ciò che lui ha ritenuto giusto ed è paragonabile, soprattutto in questo caso specifico, a ciò che qualunque Shinobi considererebbe come corretto da fare. Il suo approccio, quello di fare il possibile per aiutare l'altro poveraccio e scappare da un punto di vista morale è giusto. Ma qui non è questione di morale, di ragione, di senso, di giusto. No, non c'è spiegazione, non c'è logica, non c'è giustizia, è un po' come se qualcuno avesse lanciato un dado e deciso: ecco il numero 4... forza Jikan, è il tuo turno. Senza preavviso. Si può davvero fare una scelta a questo punto? Non proprio, non c'è libertà. In questo momento il Kakuzu è in balia di tutto ciò che gli accade attorno, non può decidere né cambiare nulla probabilmente. Può lottare, sì, resistere e combattere, dimostrare quello che vale, parlare e far imbestialire Nana il più possibile. Può. È una possibilità allettante a dire il vero, diventare così difficile da trattare a tal punto da essere mandato via oppure ucciso. Forse la morte potrebbe anche essere un degno sostituto, nonché ciò che è stato scelto da quell'essere steso sulla panca piana. Le alternative quali dovrebbero essere, dunque? Un altro colpo alle costole piuttosto che collaborare? Anche. Ma Jikan Kakuzu, Genin di Kusa, al momento non è cosciente e razionale a tal punto da riuscire a soppesare e approcciare tutto nel migliore dei modi. Può agire d'istinto, seguire ciò che la coscienza gli suggerisce. E cosa fa l'io interiore, qual'è il suo obiettivo primario? Sentirsi al sicuro, è al primo posto nella piramide delle cose più importanti e fondamentali. I bisogni primari, no? Cibo, acqua e sicurezza, un uomo non può vivere senza questi, nemmeno il più malato di tutti può vivere senza attribuire a qualcuno o qualcosa una sensazione di sicurezza. Ode lei mentre si lamenta... certo, si lamenta, dopo averlo colpito sul fianco e dopo aver fallito tutto il suo piccolo piano da genio del male. Forse dovrebbe arrabbiarsi con sé stessa, ma è anche probabile che un tale livello di consapevolezza non sia raggiungibile da questa donna. Chi dovrebbe essere l'anormale in tutto ciò? Ad ogni modo, nella sua attuale condizione di salute è davvero difficile riuscire a muoversi. Oltre al dolore, che sembra non voler andare via, sente un peso addosso, come se sorreggere il suo corpo fosse diventato perfino faticoso. Non è più in grado di farlo, pesa troppo, non è in grado di muoversi. La sua coscienza, tuttavia, è intatta: almeno quella, però se sapesse ciò che gli accadrebbe successivamente, nei giorni a venire, probabilmente avrebbe preferito non averla ed essere incapace di comprendere quanto gli sta accadendo. Ode tutto, fortuna che le orecchie sono perfettamente funzionanti, e riesce a concentrarsi soprattutto sui rumori, dal momento che gusto e olfatti possono anche ritenersi intasati dalla quantità di sensazioni provate. Parole, interazioni, voci, tutto ciò che suscita la sua curiosità - certo, Jikan è curioso a livello cognitivo, quindi riesce ad esserlo anche se è ridotto malissimo. Il Demone Fuuton, nel frattempo, in assenza di ulteriori ordini o comandi, si avvicinerebbe lentamente al suo padrone, dall'all'altro lato rispetto a Nana. La guarderebbe per alcuni secondi lei, quasi volendola giudicare per come si sta comportando, per poi ridursi a un violento flusso di fibre che torna nel suo buco e ricuce tutto, lasciando la maschera all'esterno. Nel momento gli occhi avvertono l'oscurità, data dall'ombra della maschera, Jikan interviene, ma non per ricucire. Sputa, altro sangue, l'aveva trattenuto, ma non per insultare o che altro, vuole avere modo di parlare. < Cosa... > Mormora, è serio: se potesse reagire a tutto ciò si alzerebbe di colpo e farebbe di tutto per difendersi e scappare. < vuoi? > Finisce la frase. Nel frattempo alcune fibre vengono fatte allungare verso il suo stesso volto, fino ad avvolgerlo: la sta aiutando a mettergli la maschera? No, al contrario, è come se volesse creare uno strato di fibre per impedire alla maschera di aderire. Questi filamenti, comunque, provengono dal braccio, unico punto da cui possono fuoriuscire per il momento. [Chk: 23-1(innata)=22] Ok. La situazione finalmente è diventata più diretta e semplice da gestire per la mene di Nana, che ha deciso nel tempo d'utilizzare un metodo di raccolta e gestione delle informazioni tutto suo. Se qualcosa è efficace, va benissimo. Figuriamoci se da problemi. Ma se qualcosa di efficace si impone sopra il divertimento, NO. Lì si crea un vero problema, una falla da sistemare. Lo sguardo sul demone fuuton rimane piazzato per qualche istante, non tanto per sorvegliarlo, ma nella vana speranza che faccia qualcosa. Non accade nulla. E ancora inspira. Gli occhi si abbassano su quella ferita e sullo stato già tanto precario. Non ha paura di rovinare un pierrot permanentemente, non ha effettivamente completo rispetto per quello che è il suo ruolo e le sue responsabilità. Eppure.. " Ma se ti rovinassi, cosa farei! Magari finisce come l'altro tipo!? CAPISCI QUANTI DANNI HAI CAUSATO ALMENO?" Abbassa il mento e alza la mano sinistra di fronte agli occhi, osservandole alzarsi una dopo l'altra. " ..tre mila ryo..quattro mila.." osserva la mano destra che viene alzata per aiutarla e finisce per sbruffare pesantemente, muovendo appena i capelli. Si gira verso la porta quando sotto di essa viene allungato un fuda, un sigillo. Finalmente qualcosa di fatto bene. Si avvicina, lo afferra e mostra il foglietto a Jikan, come se fosse una buona notizia. "Voglio renderti una persona migliore, ma prima dovrò curarti..sennò mi muori.." un goccio di chakra confluisce nel talismano e quanto ne esce è una bellissima pillola di colore...BLU. Si ferma, Nana, inspirando profondamente. "pagliaccio rincoglionito.. GAMBO! MI HAI DATO UN TONICO CHAKRA NON COAGULANTE!" Prende la piccola pillola e la lancia brutalmente e senza remore sulla parte alta del muro dove si trova Jikan. Andrà in pezzi, ma se mai gli servisse può tirarsi su per il naso i residui... VA BEH. La voce di chi ha consegnato il fuuda si fa sentire di nuovo "io ho sbagliato" si prende le colpe che merita, almeno. " Si che hai sbagliato! VA BEH. VAI A FARE ALTRO, anzi, preparami un foglio BIANCO. Così scrivo a tutti di lasciare la stanza libera." da questi ordini al volo e poi si riavvicina a Jikan. Un passo dopo l'altro si piega di fronte a lui, e finalmente si ritorna al posizionargli la maschera vicino al viso. Lui si rifiuta, in un certo senso, coprendosi con i filamenti provenienti dal braccio. Li segue con lo sguardo e attende. "Ok. Fai quello che vuoi anche tu. Ti passerò il tonico coagulante da QUELLA porta e striscerai per prenderlo, ok!? Quando torno, voglio vedere la maschera cucita per bene, ok? Non deludermi Jikan. " Si china su di lui, rapida, tentando di poggiare le fredde e secche labbra sulla sua fronte. E dopo, dal cadavere ora in terra, si curerà di strappare dallo stomaco la chiave precedentemente posizionata per poter uscire e lasciare il Kakuzu da solo. Appenderà un cartello fuori per far sapere a chiunque di non ucciderlo. E gli lascerà un tonico coagulante. Buonanotte { Exit } Ma si tratta di una semplice maschera, no? Jikan potrebbe semplicemente indossarla, stare al loro gioco e uscire da quello situazione, non ci vuole tanto a capirlo. Partiamo dal presupposto che nemmeno un fattore estetico giustificherebbe il portare quella maschera, questo perché è dannatamente disgustosa e sarebbe impossibile portarla senza vomitare. I residui di pelle e sangue dell'altro poveraccio sono ancora lì attaccati. Poi una maschera in un certo senso viene usata per celare qualcosa, per nascondere, per mentire: proietta una realtà diversa da quella che c'è dietro ed è qualcosa che Jikan detesterebbe fare. Lui, che con la sua curiosità vuole sempre andare oltre alla verità scontata. Si sta abituando, anche se è difficile da pensare, il suo corpo a quel dolore fitto, collocato sempre nello stesso luogo. Il che non significa che non abbia bisogno di cure o di un intervento, solo un medico sarebbe in grado di studiare le sue costole e stimare i danni. Fatto sta che potrebbe essere colpito ancora una volta: la sua guardia è abbassata al 100%, può impiegare solo le sue fibre per difendersi. Tutto è molto strano e non riesce a spigarsi molte cose, a partire dall'atteggiamento di quella donna. Fa del male e poi se ne pente, tirandosi indietro e facendo il possibile per curarlo. Sembra che tenerlo in vita sia necessario. L'ascolta e non fiata: si sta sottomettendo? No, affatto, non è necessario parlare dal momento che è lei a farlo. Un segno di rispetto, potrebbe essere, ma lei merita rispetto? È difficile stabilire chi ne è degno, potenzialmente tutti, emulando il classico uccidili con la gentilezza. Ma non è questo il caso. No, assolutamente. Jikan è in silenzio perché risparmiare il fiato quando le costole premono contro i tuoi polmoni è forse una delle scelte migliori che si possa mai fare. Questa volta non dice nulla, non le da nemmeno la soddisfazione di rispondere a quello che dice. Rimane attento eppure non fa trasparire di donare quell'attenzione a lei. Le fibre continuano, inesorabilmente, a cercare di limitare i danni ma sa perfettamente di aver bisogno di quel tonico coagulante. Perciò, nel momento in cui lei si volterebbe per andare via dalla stanza, Jikan inizierebbe a strisciare aiutandosi con le fibre. Le userebbe a mo' di braccio filamentoso per trascinarsi in avanti. Mentre ciò avviene, è impossibile non avvertire del dolore, segno che le costole non sono tanto soddisfatte di quei spostamenti a pancia in giù. <Gh. > Fa il possibile per risparmiare il fiato, ma è chiaro che il dolore, a ogni metro più avanti, si fa più intenso. Raggiunta la porta, trascinandosi, avrebbe afferrato le pasticche di tonico coagulante per poi ingerirle e fare il possibile per mettersi seduto. Si siederebbe al lato della porta, rimanendo dentro alla stanza. Stando da seduto limiterebbe la pressione sulla cassa toracica, probabilmente aiutando anche il sangue a fluire all'interno del corpo. Rimarrebbe seduto, per qualche ora, incapace di muoversi, nel tentativo di realizzare cosa gli è successo, sperando che tutto ciò se lo sia inventato, o ancor di più che sia finito in una Genjutsu. Magari si tratta di un incubo, il che sarebbe perfino rasserenante. Come può essere, la realtà, così cruda e cattiva? [END]