Il demone innamorato
Free
Giocata del 12/04/2020 dalle 15:33 alle 21:17 nella chat "Foresta di Mangrovie"
A seguito della missione, mollando dapprima la vecchia nella tenda di Yukio per quanto loro possibile date le ferite, si sono separati da Kimi. Kouki e il Rosso hanno raggiunto la tenda che occupano assieme per potersi curare reciprocamente. Sono riusciti a togliersi almeno la spada dal fianco e dal collo, arrestando l'emorragia. La camicia è macchiata di rosso, squarciata sul fianco. Anche il soprabito e i pantaloni son macchiati di rosso ma, essendo scuri a sua volta, non si noterebbe neppur più di tanto. < ... > Cerca di sostenere anche la piccola Yakushi qualora ve ne sia bisogno, facendo sì che possano entrare nella tenda prima di svenire di fronte all'ingresso. < La frase che ti sto per dire potrebbe sembrare di pessimo gusto, ma... > Tenta di scostare la parte anteriore per subentrare nella struttura improvvisata con lei. < ...spogliati... > Le guance si colorano lievemente di rosso, volgendo il proprio sguardo altrove. < ...insomma, almeno la parte superiore. > Visto che le ferite sono state causate ad altezza del collo. < Non parlare troppo, devo prima capire se il colpo ha raggiunto parti importanti della gola e devo agire di conseguenza. Però... > Tossisce lievemente, sputacchiando sangue pur avendo in qualche modo arrestato la perdita di sangue una volta tolta la spada. < ...sai di cosa parlo, non devo spiegarti granché. > E' un medico anch'essa, per cui non si stupirebbe se gli direbbe di starsi zitto che tanto già sa tutto quel che deve sapere. Inspira profondamente, ma la ferita al fianco gli duole abbastanza da perdere quasi l'equilibrio se non fosse per una moderata forza di volontà che gli impone di sorreggere la fanciulla. < E non discutere, prima tu. > Glielo mette chiaro, per iscritto. Non accetta neppur repliche. [ Chk On ] Non parla, non dice nulla. Il silenzio aleggia intorno alla figura della Yakushi, la quale sta rimuginando sempre sugli stessi pensieri… certo, la missione è stata un successo, non c’è stato fallimento, hanno eliminato il nemico e salvato le informazioni. Rimugina chiedendosi perché il nemico fosse un anbu di Kiri… per quale ragione se loro erano lì apposta per cercare informazioni su di loro, su che fine avessero fatto. E poi le parole della vecchia mentre tornavano indietro… che sta succedendo agli anbu? Il Mizukage lo sa o è coinvolto? Ha idea che la cosa si stia facendo un po’ troppo complessa. E se fosse stata tutta una trappola per loro? Questi sono solo una parte dei pensieri che tengono occupata la sua mente da un bel po’ ormai, poi c’è anche la rabbia per essere finita in quel Genjutsu. La rabbia verso la vecchia ha fatto questo, le ferite, l’essere stata in balia del nemico senza nemmeno rendersene conto. Ricorda ancora la sensazione della guancia che viene tagliata via, il viso del suo Demone bruciato. È furiosa, arrabbiata, odia le illusioni e chi le crea, lo odia perché le riporta alla mente ricordi passati decisamente troppo piacevoli. Sono questi che ora tormentano la sua mente maggiormente. Vorrebbe urlare di rabbia, ma tale sentimento è così forte che rende il suo pallido volto una maschera di cera apatica. La bocca è una linea tesa che non emana espressione alcuna, lo sguardo è fisso di fronte a sé… quegli occhi gialli, dorati come l’ambra, che sembrano completamente su un altro pianeta. I lunghi capelli neri sono ancora raccolti in quel suo alto chignon che lascia libere solo due ciocche laterali al viso, ma ormai anche altri ciuffi sono sfuggiti alla pettinatura e le ricadono disordinatamente sulle spalle e sul viso… è in disordine, si, eppure mantiene sempre la sua bellezza ed eleganza fanciullesca. Indossa ovviamente gli stessi abiti della missione, essendo appena tornati alla loro tenda, lei e Rasetsu. Il corpo minuto è quindi coperto da una casacca bianca dal tessuto morbido, con delle lunghe maniche larghe che nascondono completamente le mani delicate e piccole e un colletto alto che nasconde tutto il sottile collo, ma che è stato lacerato dalla lama che le è stata infilata nel collo, da parte a parte. Rotta e sporca di sangue quella casacca. Su di essa ci sono alcuni motivi floreali e fantasiosi di colore blu e azzurro che sono riportati sul bianco tessuto avanti e dietro. Ad altezza cuore è cucito il simbolo del clan Yakushi, ripreso anche sulla schiena ad altezza infrascapolare. La casacca le fascia il busto mettendo in risalto le sue forme poco sviluppate e piuttosto secche, e termina a circa metà delle cosce con due spacchi laterali che partono da altezza vita. Al di sotto della casacca indossa dei pantaloni color blu scuro che si stringono alle caviglie per poi essere infilati all’interno dei neri sandali ninja. Alla coscia destra è allacciato il porta kunai e shuriken, mentre in vita, dietro alla schiena, è tenuto il porta oggetti… ancora non si è tolta niente. Sentire il suo sangue che continuava a scorrere dal collo verso il basso, ha rovinato ogni cosa… eppure è così bello. È rosso, è intenso, sa di ferro, quel calore che sente scivolarle sul corpo è come una ninna nanna per lei, che la culla. Ad ogni modo non avverte molto di quello che c’è o accade intorno a lei, dritto davanti a sé c’è la tende che condivide col suo Demone e non indugia per niente nell’entrare. Certo non si farebbe sorreggere dal Rosso, è come se il contatto con qualsiasi persona ora le desse fastidio… come a insinuare che lei sia debole. Per questo non si farebbe toccare e per questo rimarrebbe immobile ad ascoltare le sue parole a fissarlo, ma senza realmente vederlo. Quella frase suona male, ma lei sa perfettamente che è per le cure, eppure quella frase va a braccetto con i ricordi che la stessa illusione ha sollevato e quindi peggiora solo il suo stato d’animo. Ma capire cosa pensa… da quel viso imperturbabile e fisso. Difficile. Non dice una parola e inizia a sbottonarsi la casacca partendo dal colletto strappato, dunque se la sfilerebbe senza problemi rimanendo con solo un bendaggio che le fascia il seno e i pantaloni. E’ forse la prima volta che il suo Demone può vedere meglio le sue cicatrici… vederle partire dal collo e scendere come un’intricata rete di venature sulle spalle, le braccia, il torso andando ad insinuarsi sotto quelle bende e poi a tuffarsi al di sotto dei pantaloni. Pelle lacerata e ricomposta. Rimane così, come una bambola di porcellana di fronte a lui in attesa che qualcosa avvenga, come se si stesse lasciando trascinare dai ricordi e dai pensieri senza alcuna volontà. [Chakra: On] La Yakushi resta silenziosa, fin troppo, abbastanza da far percorrere la schiena da un brivido al povero Rosso. < Ho fatto qualcosa di sbagliato...? > Sì, inizia a farsi lentamente i complessi. Lui non sa cos'abbiano visto le altre due nell'illusione, lui a malapena ha capito di esserci entrato. La poggia delicatamente sul lettino, la aiuterebbe se glielo permettesse. Tuttavia, non sembra esserne propensa e quest'allontanamento gli causa non poco dolore. Non può permettersi di perdere anche lei, non lo accetterebbe e rischierebbe piuttosto la vita. Cerca di scacciare i brutti pensieri che gli attraversano la pelle, aiutandola a togliere l'abito qualora da sola abbia delle difficoltà, specialmente dal lato in cui è ferita. Il tocco sarebbe abbastanza delicato, soffrendo anch'egli per via della ferita al fianco. L'ha bendata e stretta alla bell'e meglio, ma non è sufficiente e deve essere trattata quanto prima. Solitamente, si sarebbe soffermato a lungo sul corpo d'una donna nuda, avrebbe fatto battutine d'ogni tipo. Tuttavia, nutre una profonda stima e rispetto nei confronti della Yakushi, abbastanza da sapere come comportarsi con essa e non risultare il solito demone depravato ch'è stato in passato. < Ognuno ha le sue cicatrici. > Borbotta, facendo schioccare la lingua sul palato e spostandosi per adocchiare la ferita sul di lei collo. < Non ha coinvolto né la trachea né la giugulare, tanto meno le corde vocali. > Si sfilerebbe di dosso il soprabito, buttandolo di lato incurante di dove vada a finire con una smorza di dolore che gli prende forma in viso. Lì attorno, dovrebbe aver anche i propri attrezzi - sia quelli utili dal punto di vista dello spacciatore sia da quello medico. Tira fuori un paio di guanti sterili che vengono infilati alle mani del giovane. Son azzurri, tipicamente utilizzati per questo genere di cose. < Avverti altri sintomi? Febbre? Difficoltà a deglutire? > Ognuna d'esse potrebbe essere una conseguenza, per cui opta prima per le domande di rito, assicurandosi che non vi sia niente di ciò. [ CHk ON ] Cosa ha fatto di sbagliato il suo Demone? Nulla. Non ha fatto assolutamente nulla, eppure lei non riesce a ricacciare indietro rabbia e ricordi per poter essere più comunicativa con lui. Non riesce e le ragioni sono molte, sono valide, almeno per lei, e tutto quello che riesce a fare, fissandolo con quegli occhi distanti, è scuotere la testa. Ma piano, molto lentamente, perché è un movimento che le causa dolore e la costringe a chiudere gli occhi per un attimo e a stringere i denti. Non emette un fiato però, forse abituata a ferite peggiori. Come anche il suo Demone del resto, un po’ come tutti in quel mondo. Non si farebbe aiutare per sfilare la casacca, e vorrebbe anche non farsi aiutare per essere posata sul lettino, ma purtroppo non ce la fa da sola… ha bisogno che lui le mantenga la nuca e il collo, per permetterle di sdraiarsi col minor dolore possibile. Lo guarda… occhi intensi sebbene distanti da lui. Eppure lo vede, lo sente. <Mirako… non c’è…> parla piano, il suo è il solito sibilo ma questa volta è realmente a bassa voce, quasi impercettibile, teme di lesionare le corde vocali. <E’ la prima volta…> sembra seguire un discorso tutto suo, sconnesso dalla realtà. <La prima volta che devo… affrontare da sola… certe emozioni e certi ricordi…> non sa come fare, ecco perché si sente scivolare via, sempre più distante, si sente impotente e piena di domande. Di solito a fronte di emozioni forti come queste e di ricordi così vividi, Mirako avrebbe preso il sopravvento perché lei si che sapeva gestirle. Ma Mirako era ed è comunque una parte di sé, dunque quella capacità ce l’ha… deve solo trovarla e forse ora la sta cercando. <Odio… le illusioni… mi ricordano cose molto spiacevoli.> osserva il suo Demone, guarda le sue mosse, le sue azioni, i guanti che si mette e le espressioni del viso. Non dice nulla a riguardo ma per lei è ovvio e palese che dopo gli curerà quella ferita, allevierà il suo dolore esattamente come lui sta facendo con lei adesso. Solo con lui… solo con lui si sente al sicuro ad essere così scoperta, così a nudo… non solo fisicamente ma soprattutto per ciò che prova. <Non è una bella visione, lo so.> afferma dopo un lungo silenzio per quanto riguarda il suo corpo martoriato, in seguito alle parole di lui. Ognuno ha le sue cicatrici, parole vere. Alle sue domande si concentrerebbe su se stessa, non prova freddo, non si sente la febbre, proverebbe persino a deglutire… piano… e nulla le impedirebbe tale movimento. <Tutto a posto… solo un po’ di debolezza per il sangue perso.> un altro lungo silenzio e la testa inizia a farsi prendere da quei soliti pensieri: missione, anbu, informazioni, trappola, illusione, ricordi. È un loop dal quale non riesce ad uscire. [Chakra: On] Irrigidisce i muscoli della mascella, lasciando che stia in silenzio e che parli soltanto quando vuole e quando riesce. Tende l'orecchio per poter ascoltar quel che gli sussurra, iniziando a condurre il Chakra lungo gli Tsubo. Esso dovrebbe muoversi dal centro del petto, suddividersi in due fiumi separati: uno lungo l'arto superiore destro e il secondo verso sinistra. Confluirebbero ambedue attorno alle mani, formando una sottile patina verdognola che sarebbe l'effettiva creazione del Chakra Medico. Si concentrerebbe quel che basta per attivarlo, smuovendo il naso per poter far risalire gli occhiali. Deve anche sistemare un'asticella, essendosi allentata probabilmente durante i colpi presi. < ... > Sospira pesantemente, venendo poi colto da un altro colpo al fianco ferito. < Lingua Biforcuta, non sei da sola. > E' come se si fosse dimenticato di lui e la morsa che sente al petto gli causa non pochi problemi. < Ci sono io e ci sarò sempre. Ciò che hai vissuto tu, l'ho vissuto anch'io. Non sei mai stata da sola. > Anche il suo tono è flebile, avendo perso non poco sangue da quando hanno terminato con successo la missione. Condurrebbe le mani ad altezza del collo altrui, non unendole tra di loro e tenendole equidistanti anche dalla ferita. Vorrebbe far entrare in circolo il Chakra Medico, il quale dovrebbe fin da subito iniziare a chiudere la ferita con lentezza. Dovrebbe riuscire a far riunire i lembi delle ferite, innanzitutto partendo dal foro iniziale e immergendosi sin in profondità. C'è anche un foro d'uscita dove la spada s'è addentrata sin ad uscirne. < Non adoro subirle neppure io, considerando che ci avevano squarciato il volto. > Fa schioccare la lingua sul palato, restando immobile e con le braccia ben tese in avanti. Un rivolo di sudore scende dalla sua fronte, venendo deviato dalle sopracciglia lungo il setto nasale. < D-Dopo... > Il respiro si fa un po' affannato. < ...credo che dovrai darmi una mano. Sono esausto. > Come negarlo, del resto? Non riuscirebbe a far nient'altro senza un po' di riposo e, a giudicare dalla camicia sporca di sangue freddo, s'è pure riaperta la ferita che aveva cercato di tamponare. Con una mano, poi, inizierebbe ad arraffare proprio una garza sterile, frattempo che inizia le sue cure. < Sei una bellissima visione. > La corregge con un mesto sorriso. [ Chakra: 65/80 | Ninjutsu: 125 | 40% di 125/3 per le cure: 16PV a turno | 2/4 Utilizzo delle Mani Terapeutiche ] Non è da sola, e ora volgerebbe lo sguardo verso il Demone. Lo osserva, segue il profilo del suo viso soffermandosi sugli occhi, il naso e la bocca. Lo osserva come se fosse stupita di trovarlo lì a dire determinate cose, sentire quelle parole. Rimane in silenzio per raccogliere le idee e le parole con le quali vuole rispondergli, perché non è facile cercare di far comprendere ad altri quello che ha dentro. <Mio Demone… so che tu sei con me… so che anche tu sei stato in quella illusione…> accenna un piccolo sorriso, quasi mesto. <Ma io… parlo dei miei ricordi, essere finita in un’illusione ha riportato a galla molte cose e in quei ricordi… ero sola… e le sensazioni che scaturiscono da essi… non le so gestire…> sposta lo sguardo e osserva il soffitto della tenda… che bel soffitto, le piace molto il tessuto e la trama che lo compone. <Dovrei… raccontarti quello che sento? Rendertene partecipe in modo che tu sia con me?> perché lei si sta riferendo a ricordi che la fanno stare male, un vissuto che non è lo stesso che ha vissuto Rasetsu. Lascia che nel frattempo lui gestisca il chakra medico, che avvolga le sue mani e che le avvicini al suo collo… là dove il battito accelerato non si cela. <Vorresti davvero? Anche se potrei sembrare debole?> ammettere le proprie paure, ammettere che c’è ancora molto lavoro da fare in lei per accettare quanto le è successo in passato, sono tutte debolezze ai suoi occhi. E non vorrebbe apparire così agli occhi suoi, non vorrebbe crollare davanti a lui. Avvertirebbe su di sé il chakra del Demone, avvolgente che si insinuerebbe nelle sue ferite per stimolare la guarigione. Stringe i denti avvertendo il pizzicore che tale manovra comporterebbe, ma ancora non emette un suono. <Già.> lo guarda, lo sta vedendo. <Come ti senti?> ora lo sguardo si muove, scosso da qualcosa, perlustra il suo petto, il fianco e i vestiti. Analizza quel sangue almeno visivamente e la posa che lui assume, le contratture dei muscoli che cercano di appianare il dolore. <Certo, ovviamente dopo ci penserò io a te.> parlare con lui e la sua presenza la tengono a galla, ancorata alla realtà impedendole di distaccarsi e navigare alla deriva tra i ricordi. La fa sentire bene. Il sorriso appena accennato ora sembra ampliarsi un po’ di più, mentre lui le fa quel complimento che inevitabilmente le tinge le gote di rosso. Chiude gli occhi per qualche secondo, godendosi quel piccolo momento di quiete. <C’è qualcosa di strano… di storto qui a Kiri.> ammette infine uno dei tanti pensieri che le sta trapanando il cervello… ed emette un debole sospiro riaprendo gli occhi. [Chakra: On] Non può capire. Non perché non voglia, non perché non ne sia in grado ma perché non gli è mai successo. Quindi, può provare a comprenderla e cercare di capirla, però non necessariamente riuscire a provare le stesse sensazioni altrui. < Non ti chiedo di farlo... > Oserebbe davvero così tanto soltanto per riuscire ad entrare nella mente della piccola Serpe? < ...e non voglio costringerti. Se ritieni opportuno che io debba sapere, se ritieni giusto che io debba riuscire a capirti... > Si stringerebbe nelle spalle con la poca forza posseduta e rimasta a causa del sanguinamento. < ...se, però, posso dire la mia... > Parla lentamente e con fatica, relativamente esausto dalla perdita di sangue che si fa sempre più sentire. Le mani si troverebbero ancora a contatto con il collo altrui, non molto attaccate e neppur eccessivamente lontane. Lascia che il Chakra medico entri nei tessuti, li rigeneri e li riunisca, facendo sì che possano tornare a ciò ch'erano un tempo senza eccessive ripercussioni. < ...mi piacerebbe conoscere tutto di te coi tuoi tempi. Non ne abbiamo mai parlato e ho sempre lasciato correre. Ma la prossima volta... > Deglutisce, abbassando lo sguardo verso la macchia nera che s'estende sulla propria camicia, già sporca e sudicia di plasma asciutto. < ...se ciò accadesse di nuovo, non voglio starmene con le mani in mano come adesso, capace soltanto di chiuderti una ferita sul collo e nient'altro. > La ferita dovrebbe, in seguito al perpetrare del Chakra medico lungo d'essa, chiudersi completamente. La garza che ha precedentemente preso, avvalendosi dell'altra mano, verrebbe cosparsa di disinfettante. Vien poi fatta passare lungo tutta la zona del collo con lenti movimenti, atti a ripulire il sangue coagulato ed evidenziare altre possibili tagli aperti sulla cute. < Dovresti essere a posto. > Conclude, disattivando anche il jutsu medico e richiamando il Chakra nei propri tsubo. S'adagia con poca grazia sul lettino, chinandosi lievemente in avanti e sbottonando la camicia. Lascia poggiare i gomiti sulle cosce, socchiudendo gli occhi per un attimo. < Tu per me non sei debole. > Cerca a tentoni una bottiglia d'acqua che nella tenda dovrebbero avere, svitandone il tappo e deglutendo una lunga sorsata come se non bevesse dall'alba dei tempi e ora ne avesse un'assurda necessità. < Mi sentirei bene se non stessi perdendo sangue. > Per non parlare del copioso sudore che or gli imperla la fronte e la schiena sotto gli indumenti. Di già stanco a seguito della missione, sfruttare anche il Jutsu medico potrebbe non esser stata un'ottima decisione. Ma è doveroso. Doveva aiutarla. < Cosa intendi con storto? A parte la nebbia, intendo. > Non ha molta lucidità neppur io nel pensare al momento. [ Chk ON ] [ EDIT: 63/80 ][ PV di KOUKI ripristinati al 100% ] Forse sarebbe giusto confidarsi così con lui anzi, senza forse, lo è e basta. Tutto quello che le serve è del tempo, dato che la fiducia in lui non le manca… ma deve riuscire a farlo da sola, senza aver timore di chissà cosa. In silenzio ascolta le sue parole che sono controllate e ben pensate, lente per via della fatica che lui ci sta mettendo… ah, avrebbe dovuto curarlo prima lei. Si incolpa, quel pensiero la rende cupa, avrebbe dovuto essere lui il primo. Stringe appena le labbra e coi denti si mordicchia il labbro inferiore, ma non dice nulla a riguardo. <Sono certa… che il tuo pensiero su di me non cambierebbe.> se lei davvero gli raccontasse tutto quanto, di quello che ha fatto o di quello che ha subito… ha la certezza che non la giudicherebbe, che non l’abbandonerebbe per i suoi trascorsi. <Ne parliamo allora.> condividere con qualcuno è forse la via migliore per non soccombere sotto ai propri ricordi. Che sia una via, è così che si fa, no? <Però allo stesso modo vale anche per me. Quello che ti riguarda, quello che ti passa per la testa, preoccupazioni, vissuti…> insomma come uno scambio. È tutto strano questo loro rapporto. Il collo alla fine verrebbe curato, le cellule lavorerebbero e infine la ferita si rimarginerebbe. Così… come se non ci fosse mai stata, solo un’altra cicatrice in mezzo alle altre. <Direi di si, sono a posto.> moverebbe il collo e poi lo tasterebbe con le proprie dita, riuscendo a non trovare il buco lasciato da quella spada… e ora tocca a lui. Il Demone si siede e inizia a sbottonarsi la camicia, e lei fa lo stesso ovvero si mette seduta e poi si alza per avvicinarsi a lui. <Non sono debole per te?> non sembra voglia davvero una risposta, è più un marcare quella frase come se ne fosse stupita, come se non tutti ragionassero propriamente come Otsuki o come lei. Lo aiuterebbe a levarsi di dosso la camicia per metterlo a metto nudo e utilizza per lui lo stesso rispetto che le è stato rivolto, pur tuttavia facendo vagare lo sguardo. <Stenditi, sarebbe preferibile.> per lei per come vuole operare, e per lui che rilasserebbe tutta la muscolatura. Dunque lo aiuterebbe solo se necessario e successivamente andrebbe a prendere anche lei un paio di guanti che indosserebbe con attenzione. <Comunque… sei anche tu una bellissima visione.> un piccolo sorriso, quasi giocoso, come suo solito, e in seguito non perderebbe altro tempo e si concentrerebbe sul proprio chakra che dovrebbe scorrere veloce ed attivo all’interno del proprio corpo, esso è composto, come ben si sa, dalle energie fisiche e psichiche, ma quelle che servono a lei in questo momento sono le sole energie fisiche. Andrebbe quindi a concentrarsi su questi due elementi nel tentativo di smuovere la sola energia fisica… cercherebbe di estrapolala dal flusso di chakra per separarla dalla componente psichica e cercare di farla risalire in superficie. La smuoverebbe veloce lungo le braccia fino a cercare di farla accumulare nelle proprie mani, entrambe. Quindi se ci fosse riuscita cercherebbe di portare l’energia fisica verso i punti di fuga presenti sulle sue mani, per poter permettere a quello che dovrebbe essere il chakra medico, di venire in superficie, all’esterno. Un alone verde dovrebbe quindi ricoprire le mani della Yakushi, un alone caldo e rigenerante. Ora porterebbe entrambe le mani al fianco ferito del suo Demone, là vicino a dove risiede il fegato e le terrebbe comunque a una debita distanza dalla pelle. Tutto quello che farebbe sarebbe di cercare di allungare il chakra medico, quell’alone, per portarlo a contatto con la ferita dell’uomo e cercare di farlo insinuare all’interno di essa per stimolare le cellule alla guarigione. Pizzica, fa quasi male, ma quelle sensazioni andranno via via a scemare. In questo modo anche il sanguinamento dovrebbe cessare pian piano. <Da quando ero piccola sono stata sottoposta ad ogni genere di esercizio per rafforzarmi.> o tortura come la si vuol vedere. <Fra questi c’era anche quello di sottopormi ai Genjutsu, per migliorare la mia resistenza mentale e fisica. Io non sapevo come liberarmene e quindi ero totalmente inerme nelle loro mani. Quel Genjutsu in missione… mi ha riportato a quando ero piccola, debole e inerme, a sentire il terrore e il non sapere, a quel tempo, se sarei sopravvissuta un giorno in più.> e non erano certo illusioni felici. Ad ogni modo così, col cuore in gola e un sospiro, ha detto una parte di quello che c’era da dire. Quello che ora la importuna, ma è difficile spiegare con precisione come una bambina possa sentirsi alla mercé di qualcuno senza potersi opporre in alcun modo. Sono sensazioni pesanti. Ad ogni modo non osserva il Demone in viso, ma tiene lo sguardo abbassato sulla sua ferita mentre gli dice queste cose e riesce chiaramente a sentire il dolore al petto. <Storto… ecco, siamo andati lì per cercare informazioni su degli Anbu di Kiri spariti, giusto?> cerca di mettere insieme le idee. <Siamo stati attaccati proprio da un anbu che ha minacciato quella vecchia di farci cadere in un Genjutsu, se no avrebbero ucciso tutti. Gli anbu… che di solito solo al servizio della popolazione. Insomma… la vecchia stessa ha detto che non sa cosa stia succedendo agli anbu, no? Seguono gli ordini del loro Kage solitamente… quindi… c’entra lui? O è un colpo di testa delle forze speciali? Inoltre…> sta parlando tanto, veloce, si morde il labbro inferiore assottigliando gli occhi. <Sembra quasi che sia stata una trappola per noi. Per i ninja di Kusa. Insomma… chiedi aiuto per degli anbu scomparsi, però sul luogo ci aspetta proprio un anbu ad attaccarci. A meno che appunto non è un colpo di testa solo degli anbu, ma attaccando ninja di Kusa il Mizukage lo verrebbe a sapere, si allarmerebbe della cosa. Non ti sembra strano?> stringe i denti. <Non so, sono solo sensazioni, ma sono irrequieta.> ah… come fa stare bene parlare di ciò che si ha in testa, si sente proprio meglio. [Tentativo Mani Terapeutiche B – consumo 15 pc + 2 ai turni successivi][Ps ristabiliti: 40%ninjutsu/3 = 48/3 = 16][Ps Ryuuma: 80 -> 96][Chakra: 70/85] Si mette seduto, in un primo momento, sbottonando uno ad uno i bottoni della bianca camicia ormai macchiatasi di nero. Se la sfila con lentezza, lasciandosi aiutare a differenza dell'altra. Preferisce il suo contatto fisico al proprio o a quello di chiunque altro. < Kouki... > La chiama a sé con un po' di fatica. < ...ho già detto che ti amo... > Lo dice con tranquillità e con un piccolo sorrisetto stampato sull'ovale pallido. < ...e tu hai accettato di restare al mio fianco nonostante io sia un mostro... > Trae un profondo respiro, infastidito però dalla ferita che ha riportato al fianco durante la missione di livello A. Si sdraia come dettogli, mostrando una muscolatura praticamente inesistente e presente soltanto in minima parte soltanto perché di base. E' pallido e le vene sono nerastre, laddove è possibile vederle, esattamente com'è nero il sangue che gli scorre nelle vene e che, attualmente, sta insozzando le vesti del Rosso. Il pantalone sottostante è sorretto da una cintura che non dovrebbe comunque causargli eccessivo fastidio. Lascia che siano le sue amorevoli mani a fare il resto. < ...nulla mi farebbe cambiare opinione su di te. > Un piccolo sorriso gli s'allarga, svanendo nel momento stesso in cui le mani terapeutiche iniziano a lavorare sui tessuti per rigenerarli. < Se ti senti debole, posso procurarti del sangue per una trasfusione. > Lui è un po' particolare, necessita del proprio Sangue Nero ma potrebbe sfruttare il Calice dell'Ordine Infernale non appena avrà recuperato un quantitativo di Chakra e stabilità tale da poterlo richiamare senza rischiare lo svenimento. < Vissuti? Non ho molto da raccontare su di me... > Ah, no? La maledizione che pende sul tuo capo? Bahaa? La profezia sulla tua morte? L'uccisione dei tuoi genitori? Non c'è molto da raccontare, vero? Tempo al tempo, lasciamo che sia lei prima ad aprir bocca e i pensieri. < ...ho ucciso i miei genitori perché erano dei figli di pu****na. Darmi un aspetto che non si confà alla normale società e credere che il colpevole sia io... > Digrigna i denti anche per il dolore oltre che per il fastidio generato dal ricordo passato. S'evince una follia omicida, un raptus che gli fece commettere un omicidio per il quale non è mai stato punito né incolpato. < ...non era accettabile. > Solleva la mano libera, quella opposta al fianco ferito, per carezzarne il braccio, evitando di spostarlo o muoverlo. E' una semplice carezza che le lascerebbe scivolare addosso. < Anche tu non cambierai opinione di me sapendo che sono un assassino, no? > Chi non lo è in un mondo come questo? La sua appare più come una pretesa che una richiesta, al contrario della Yakushi. Lui gliene parla senza problemi, FIDUCIOSO e SICURO che lei faccia altrettanto. < Allenarti normalmente come gli altri shinobi non era contemplato? > Le chiede, piegando le sopracciglia verso il centro della fronte. < E' un trauma che ti porti dietro fin da bambina, è naturale che tu abbia reagito in questo modo. L'inconscio ti ha fatto rivivere aspetti del passato che, seppur rimossi o nascosti, non sono mai spariti del tutto. > Parla da professionista adesso, continuando nella sua opera di carezze per tranquillizzarla, calmarla e farla comunque concentrare sul lavoro che sta facendo. < Sì, ora che mi ci fai pensare meglio è sospetto. Credo che la vecchia possa sapere qualcosa in più a tal proposito, quindi dobbiamo andare nella tenda dell'Hasukage per scoprirlo. Prima, però, pensiamo a ristabilirci e, dopodiché, ci occuperemo del resto. > La chiacchierata però può continuare con tranquillità, specialmente ora che riesce a parlare meglio di prima e la ferita si sta risanando. < C'è altro, no? Riguardo il tuo passato. > Indirettamente, si riferisce alle cicatrici che porta su di sé senza però dirlo apertamente. [ Chk ON ] Si amano. A volte le sembra solo un sogno, a volte le sembra che se lo sia inventato lei, ma la realtà dei fatti è che c’è quel sentimento ed è forte, immutabile. Sorride, pensando a quanto quelle semplici parole bastino a tranquillizzarla. Osserva il suo corpo e il sangue nero, contempla ogni minima cosa di lui… la sua vicinanza, il tocco. Certo, prima ha agito perché ferita, ha agito in base alle proprie emozioni e ora se ne pente, perché lui le appartiene e lei ne ha bisogno. <Si. Ti amo e ho accettato di rimanere al tuo fianco… e tu lo stesso.> le serve per ricordarsi che è al sicuro. Le gote si colorano ancora di un rosso acceso e il cuore palpita salendo in gola… le piace quella sensazione, le fa venire voglia di lasciarsi andare alle proprie emozioni, stringersi a lui, sentirsi protetta. Nulla gli farebbe cambiare opinione su di lei, lo sa, ci crede… decisamente si. Continua ad ascoltarlo accennando una piccola risata divertita a quella che a lei è parsa come una battuta in quel contesto del sentirsi debole. <Per te è sarebbe diversa? Una trasfusione intendo.> ha il sangue nero, in una logica molto elementare potrebbe non andare d’accordo col sangue rosso. Chiede per curiosità, lasciando che la situazione diventi man mano meno tesa per lei, per via dei suoi ricordi. Ascolta dunque i vissuti del Demone, o almeno quanto lui per ora decide di rivelarle, e non prova di certo sgomento o orrore nel sapere ciò che ha fatto, anzi… lo comprende fin troppo facilmente. <Il tuo aspetto?> un po’ effemminato, vero, dunque i suoi genitori avrebbero dato la colpa a lui per questo. Una vendetta simile per lei è come una normale conseguenza. Lo osserva, ne guarda il volto… si piegherebbe giusto appena per tentare di donargli un bacio sulla fronte. <Hai fatto benissimo.> niente di più, niente di meno. Si è preso quello che voleva e quando lo voleva, ha punito coloro che lui non riteneva degni di vivere. Sorride, si concentra, mentre man mano il chakra medico rigenera le cellule e le stimola a chiudere lentamente quella ferita. <Chi non è un assassino a questo mondo? Io non cambierò mai opinione su di te.> afferma decisa, sincera, mentre ora distaccherebbe le mani allontanandole dal corpo, avendo finito, e scioglierebbe il jutsu permettendo all’energia fisica di tornare al suo normale flusso. Lei si apre a lui, almeno per quanto riguarda le illusioni e ne ascolta poi le parole e nel mentre poserebbe le sue mani, delicate, sul petto di lui. Un contatto. Si, ne aveva proprio bisogno. <Sono stata creata in laboratorio, un esperimento… non ero considerata una normale bambina da addestrare normalmente.> prende un profondo respiro. <Ero… ero un oggetto. Niente di più, niente di meno, non avevo nemmeno un nome, ma un numero seriale.> quello che ha inciso dietro al collo. Scuote appena la testa, un sorriso emerge su quelle pallide labbra. <Hai ragione, e parlarne con te rende tutto meno soffocante.> chissà se riuscirà a sentirsi così bene anche quando deciderà di rivelargli altro, chissà se riuscirà a non vergognarsi, a non sentirsi sporca. Sospira. <Si, al momento è meglio riposare e rimandare certi ragionamenti a quando avremo più informazioni.> detto questo si inginocchierebbe accanto al bordo del letto e poserebbe la testa sul suo petto, di fatto usandolo come cuscino, il viso è rivolto verso di lui e gli sorride. <C’è molto altro si… ma credo che non sarà oggi il giorno in cui dirò altro.> non se la sente, deve prima rimettere la testa in ordine. Dunque rimarrebbe così, chiuderebbe anche gli occhi facendosi cullare dal respiro dell’altro a contatto con la sua pelle. [Tentativo Mani Terapeutiche B – consumo 2 a turno][Ps ristabiliti: 40%ninjutsu/3 = 48/3 = 16][Ps Ryuuma: 96 -> 100][Salute ripristinata][Chakra: 68/85][END]
Giocata del 14/04/2020 dalle 01:39 alle 01:41 nella chat "Foresta di Mangrovie"
Un sorriso, ben poco aggraziato come al solito, ma vivido e sincero s'allarga sul pallido ovale del Demone. Hanno accettato d'amarsi e stare assieme, di aiutarsi e curarsi a vicenda... un po' com'è successo adesso. Le mani della fanciulla fanno il loro lavoro, adoperando come si confà al suo ruolo il Chakra medico. La ferita al fianco dovrebbe ormai chiudersi, fermando il sanguinamento ed evitando che s'aggravi. < Non farei mai entrare in circolo del sangue che non sia dei Kokketsu. E' particolare e ci differenzia dagli altri. > Li rende immortali, tali da riuscire a non venire attaccati da altre malattie che, altrimenti, potrebbero portare i loro corpi alla morte. Non a caso, il ragazzo non ha mai preso un raffreddore o la febbre. < Inoltre, non ne chiederei a te. > Non perché non si fida o perché il suo sangue è diverso, sia chiaro. Semplicemente, non lascerebbe mai che si sacrifichi per lui. Nessuno gli ha mai detto che ha fatto bene a far quel che ha raccontato, anzi... nessuno sano di mente gli direbbe qualcosa del genere. Beh, loro due si son trovati nel bel mezzo della follia più totale, quando un gene corrotto non meglio identificato li tormentava non appena le emozioni diventavano un po' più forti del normale. < Credo tu sia l'unica che mi abbia appoggiato sino ad ora. > Chiude le palpebre quando avverte il suo delicato tocco sulla fronte, tranquillizzandosi e permettendo al proprio corpo di trovare finalmente la pace tanto agognata. < Voglio sapere altro di te. Un racconto tu ed un racconto io, promesso. > Serve parlare, specialmente ora che iniziano a diventare davvero affiatati. Hanno bisogno di conoscere di più sia sull'uno che sull'altra, facendo in modo che nulla venga più nascosto e che non si abbiano dubbi. La sua storia lo lascia basito, ma solo per pochi istanti poiché un sorrisetto - l'ennesimo di quest'oggi - si fa spazio sul viso del Demone. La mano, che dapprima accarezzava il braccio, risale fino al volto e alla guancia. La sfiora leggiadro, come se fosse fatta di porcellana e rischiasse di romperla con il semplice tocco delle dita. < Sei forse la cosa più bella che abbiano creato. > Distrugge, in quel millesimo di secondo in cui pronuncia la frase, o almeno tenta di farlo, qualsiasi cattiveria e ingiuria possa aver subito la ragazzina quand'era piccola e solo una creazione in boccetta. La lascia inginocchiarsi per poggiar la guancia sul petto altrui, cullandola lentamente col proprio respiro. Le palpebre iniziano già a calare, stanco e martoriato, principiando un lungo riposo del quale hanno bisogno entrambi. < Me ne parlerai a tempo debito. > Ci hanno messo tre anni solo per arrivare a parlarne, può aspettare qualche altro giorno ancora. < Sdraiati accanto a me. > Le farebbe persino spazio qualora volesse, ma nel frattempo infilerebbe le mani tra i suoi capelli. Ne sfiora la nuca, il collo, risale e fa sì che le dita si incastrino senza dolerle. La coccola, non farebbe davvero altro al momento. Talvolta... persino i più cattivi sono costretti alla resa se imposta dal sentimento che provano. [ END ]