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[Cure per Usagi] - Emozioni nascoste

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con Tenshi, Usagi

14:23 Tenshi:
 Anche oggi la rosata si trova all'ospedale. La guerra non risparmia nessuno. E' proprio tra quelle corsie che le sofferenze vengono fuori. Continuano ad arrivare ninja feriti ogni giorno, alcuni gravi, altri meno. Mantenere la lucidità in quel posto è davvero dura. L'unica cosa che la fa andare avanti, è il sorriso delle persone. Quel sorriso che le viene rivolto quando il suo lavoro è stato portato a termine. La mano destra regge una cartellina blu, in cui vi sono scritte le postazioni dei pazienti che le sono stati affidati. I passi camminano veloci, cercando la postazione 7, dove si troverebbe la prossima persona da curare. I lunghi capelli rosa sono legati in una coda di cavallo alta, con il bracciale rosso che Onosuke le ha regalato, ed oscillano da un lato all'altro, accompagnando i suoi movimenti. Sul capo è legato il coprifronte nero, a mo' di fascia, sul quale vi è la placca metallica con inciso il simbolo della Foglia. Indossa un camice bianco, che copre parzialmente una maglietta in cotone rosa, con uno scollo a barca, e dei jeans a vita alta, che evidenziano le sue esili forme. Sulla coscia destra sono legate alcune fasce elastiche bianche, che reggono il portakunai nero. Ormai non esce più senza armi, perché in quel momento ci si potrebbe aspettare di tutto. Quell'essere potrebbe ricomparire quando meno se lo aspettano. Ai piedi ha, invece, delle scarpe di tela nere. La mano sinistra si trova dentro la tasca del camice, mentre gli occhi cerulei, veloci, vanno alla ricerca della postazione giusta. Si fermerebbe per qualche secondo, prima di continuare a camminare, per cercare di attivare il Chakra, dato che per curare le ferite ha bisogno di tenerlo attivo. La cartellina verrebbe portata sotto il braccio destro e stretta con esso per evitare che cada. Le mani verrebbero portate al petto e congiunte, a formare il sigillo della Capra. Ovviamente, per svolgere il suo lavoro, ha bisogno del Chakra. A questo punto, immaginerebbe due sfere: una rossa, l'altra blu. La prima, quella rossa, in corrispondenza della fronte, rappresenterebbe la forza spirituale. La seconda, quella blu, nei pressi del ventre, simboleggerebbe la forza fisica. Comincerebbe a far ruotare le due sfere, dapprima sul loro stesso asse, per poi spingerle, l'una verso l'altra, nel petto. Qui proverebbe ad unire le due sfere, formandone una sola: quella del Chakra. Se il richiamo fosse andato a buon fine, sentirebbe una grande forza invadere ogni singola cellula del proprio corpo. Scioglierebbe, così, il sigillo, prendendo nuovamente, con la mano sinistra, la cartellina. E continuerebbe a camminare lungo il corridoio. < Oh, ecco qui la postazione... > mormorerebbe tra sé e sé, poggiando la destrorsa sulla tenda azzurra che divide la piccola stanza dal resto. [Tentativo richiamo del Chakra][Chakra 30/30][equip: 3xshuriken - 3xkunai - 1xcarta bomba]

14:34 Usagi:
 Che la piccola Uchiha abbia avuto un piccolo incidente è un eufemismo a detta sua, anche perché ha fallito una missione che sarebbe dovuta essere molto semplice, se non fosse stato per l'apparizione di quei due cloni; oltretutto ha dovuto subire l'investimento di una sua stessa esplosione, come la stupida ha calcolato male l'aria di conflagrazione, quindi è molto più afflitta di quanto si potrebbe aspettare. L'aspetto che mostra agli altri, come sempre, è quello di una figura molto minuta e fine, un panneggio che sembrerebbe curato ed elegante, indossa infatti un leggero kimono con lo sfondo completamente nero e, come sublime bellezza di un tradizionale abito orientale, regalatole appositamente da un caro amico, è costellato di rami di ciliegio con i fiori rosa che lambiscono quel legno evanescente e carico di splendore. Lo stesso colore che cinge, con quella lunga fasciatura, il ventre per più volte, un tessuto che stringe l'abito e lo tiene fermo e che, infine, si appunta dietro la schiena a formare una sorta di grande cuscinetto, un tradizionale vezzo regalatole, qualche settimana addietro, da un suo amico durante una strana missione dalla sarta a Konoha. Nel folto di lunghi codini argentati, che cadono ai lati della figura, si confondono ad appuntarli, su entrambi i lati, dei grandi campanellini dorati che ormai tacciono silenti e immobili, come pietrificati dallo sguardo di una gorgone. Infine, come coronamento dell'edificio, i piedini, avvolti da due calzari di seta leggera, calzano un paio di Geta alti, così da farla apparire una figura quasi trascendente e antica. Legati all’obi, proprio per non destare alcun tipo di sospetto sul motivo che l’ha spinta in quel luogo, si trovano alcune borsette, due poste ai fianchi e una dietro la schiena, spostato verso la natica destra. Al loro interno si trovano diversi Fuda, con all’interno sigillati alcuni bastoncini con appuntati sopra delle carte bomba, appositamente preparati la notte precedente per non essere colta impreparata; nella sacca posteriore sono inserite alcune bombe accecanti e anche delle carte bomba, cercando di prevedere ogni particolare evenienza che si possa presentare. Non porta armi con sé, anche perché non saprebbe nemmeno utilizzarle, ma comunque non è una sprovveduta. Nessun sorriso ormai lambisce le sottili labbra della ragazza, con quel lieve tocco di trucco che esalta le guancette rosse e le lunghe ciglia argentate. Come coronamento del suo abbigliamento, a dimostrazione della nuova vita che ha scelto di perseguire, ha avvolto attorno al braccio dritto una fascia di colore rosa, molto personalizzata, dato che semplice le è sembrata poco carina, con una piastra di ferro incisa a mostrare il simbolo del villaggio di Kusa, adesso è una Genin e appare chiaro che voglia mostrare il copri-fronte che le hanno dato per la sua promozione, per quanto indossato in un posto molto singolare. Adesso cerca di attendere il medico all'interno delle postazioni dell'ospedale da campo, di modo che possa sanare le ustioni che le dolgono e le bruciano le carni. Nell'attesa, tuttavia, mostrandosi ormai cauta in ogni situazione per via della situazione in cui riversa Kiri, le braccia si muovono velocemente davanti al corpo, piegate verso l’interno a circa trenta centimetri dal petto, proprio all’altezza del principiale organo palpitante, mentre le mani cercano un congiungimento estremamente preciso. Volendo emulare l’esatta posizione che l’è stata insegnata durante la prima lezione da allieva che ha sostenuto all’accademia diverso tempo addietro, ricordando e avendo memorizzato ogni singola cosa insegnatale, tenta di dirigere le dita verso l’alto così da chiudere verso l’interno le ultime due della mandritta e appoggiando le opposte su queste; i polpastrelli dell’indice e del medio della prima verrebbero uniti all’altezza dell’intersezione tra la falangina e la falangetta della seconda, ed in pollici misti in quell’unione d’intenti che le permetterebbero, con minuzia, di simboleggiare il simbolo delle Capra. Non manca di riprodurlo fedelmente ed in modo del tutto impeccabile, essenziale principio di tutto quello che può fare. Se infatti tutto fosse andato alla perfezione, se il posizionamento non fosse fallito, passerebbe velocemente alla successiva fase e comincerebbe a riprodurre quell’energia trascendentale, condizione senza la quale non ci potrebbe essere alcun richiamo, che unisce le due principali nel proprio organismo. Allora è proprio la componente mentale la primaria forma di rappresentazione sulla quale ella cercherebbe di far perno, una concentrazione assoluta alla quale si aggiungerebbe, per il successo dell’esercitazione, l’immaginazione propria. Quest’ultima rappresenterebbe, cercando di non farsi distrarre dal alcun movimento esterno intorno a sé, in modo del tutto naturale, data la facoltà innata insita in ogni essere vivente, le due cose che rappresentano, per lei, l’energia fisica e psichica. Il suo mortale infermo, attristo e stanco, assoggettato dalle fatiche di tutti i giorni, richiama l’immagine del cibo e dei dolci che lei tanto ama, cioccolata, cannella e ogni altra cosa bella; intanto la sua parte migliore, che s’erge a cura dell’anima, affliggendo il corpo con crudeli pesti, richiamerebbe il gioco degli orsetti di peluche e dei cavallucci a dondolo che tanto le piacciono e le stimolano la fantasia. Dovrebbe quindi essere scontata l’unione così accesa tra le due forze in perenne scorrimento, come fiumi di diversi fluidi, nel proprio corpo che, sfociando per trovare pace all’altezza del ventre, inciderebbero in un’unione sintetica. Una chiara dialettica tra corpo e anima in quelle energie così enfatizzate che comincerebbero ed essere, in quel determinato posto, centrifugate in un vortice profondo, così come il panettiere unisce l’acqua e la farina per dar vita alla pasta, così ella cercherebbe di unire le due energie per far trasudare dal corpo e da tutti i pori di fuga della propria pelle. Per le sole persone che possano mirare quel sublime spettacolo, il chakra della piccola verrebbe rappresentato come fasci di rosata energia che defluirebbero dalla pelle, creando una bellissima opera d’arte della quale lei è la protagonista indiscussa. Dopo alcuni momenti nota che la postazione si apre e si palesa una figura dalla rosea capigliatura, le grandi palpebre vanno a sfarfallare pesantemente alla vista della ragazza. <Ciao ciao ciao Tenshi-Chan.> Alza leggiadra la manina e la sventola nell'etere. [Tentativo impasto Chakra] [Se Chakra 30/30] [Equipaggiamento: Porta kuni e shuriken X2; Portaoggetti X1; Tonico recupero Chakra Speciale X1; Tonico recupero Chakra X10; Fumogeno X1; Fuda con tronchetto da sostituzione con carte bomba X4; Carte Bomba X5; Bombe luce X1; Fuda con tronchetto da sostituzione normale X5; Coprifronte di Kusa].

14:51 Tenshi:
 Così, la mano destra andrebbe ad aprire la tenda, mentre il piede sinistro avanzerebbe all'interno della stanza. Gli occhi cerulei si focalizzerebbero sulla figura davanti a lei. Una figura già certamente conosciuta. La prima volta che l'aveva incontrata era stata quella volta al parco, durante la famosa festa in cui il dio aveva fatto la sua prima apparizione. Poi le due si erano riviste. La genin dai capelli argentati, infatti, aveva avuto modo di conoscere meglio Onosuke e questi le aveva proposto di partire per Kiri tutti e tre insieme. < Usagi-chan? >. Il tono è interrogativo. Non si aspettava di trovarla in quel posto, né, tanto meno, si aspettava che sarebbe stata proprio lei la sua prossima paziente. Si avvicinerebbe verso la ragazzina, che in volto non porta nessun sorriso. Cosa le è successo? Affiancherebbe il letto, allungando la mancina verso di esso e poggiandovi la cartellina blu. Era stato di nuovo lui? Sta ancora continuando ad attaccare dei semplici genin? E' come avevano detto Azrael-sensei ed Onosuke. Quel mostro sta cercando di indebolire loro, così da far crollare l'intero palazzo. Lo aveva capito, la Senjuu, che in quella battaglia sono tutti indispensabili. E, proprio per questo, non ci si può permettere di morire. E lei, da medico, è chiamata proprio a far questo: preservare quante più vite possibili, perché, se anche una si fosse sottratta al peso dell'intero palazzo, esso sarebbe crollato. < Cos'è successo? >. Il tono sereno cerca di nascondere la rabbia che la genin si porta dentro. Le fa male vedere i propri compagni sul letto di un ospedale. Le fa male non vedere in loro un sorriso che dipinge i volti. Questa è la guerra. E lei deve combattere su due fronti: in campo ed in ospedale. La stanchezza è tanta. A volte sente di non potercela fare. Sente che potrebbe crollare da un momento all'altro. Avrebbe solo bisogno di addormentarsi e risvegliarsi quando ormai la guerra è finita. Ma non può sottrarsi a quella sorte. Perché se si sottraesse, il palazzo cadrebbe. D'altronde, ha scelto lei quel posto nel mondo. Non può tirarsi indietro. Ma se potesse tornare a quel giorno, al giorno in cui ha deciso di intraprendere la carriera medica, sicuramente, seguirebbe nuovamente quella strada. Perché nulla la fa stare meglio di salvare vite umane con le proprie mani. [Chakra on][equip lo stesso]

15:02 Usagi:
 Per quando il suo saluto possa risultare anche abbastanza cortese nei confronti della ragazza dalla capigliatura rosata, non riesce comunque a mostrare ancora il suo dolce sorriso espansivo, restando con un volto abbastanza serioso, come una maschera di cerca che le lambisce la pelle. <Si si si...> Muove lentamente il capo in un cenno leggiadro d'assenso, mentre la guarda entrare e posizionarsi al fianco del letto ove adesso è seduta, non volendo restare sdraiata, dato che non sarebbe certo la sua posizione più consona e preferita. Inclina comunque il capo di lato, mentre cerca di osservare i suoi movimenti senza particolari secondi fini, solo quelli di una ragazza ferita che guarda il proprio medico. <Brutta storia, siamo andate in missione all'ospedale di Kiri, per aiutare i medici a trasportare i feriti...> Un sospiro esce dalle proprie labbra, un po' afflitta per via di quella narrazione. Per quanto la mancanza del proprio sorriso sia dovuto a tutt'altra questione e non per la guerra, ma l'argomento non versa sulle proprie questioni personali quindi, per il momento, cerca di mantenersi conforme alla narrazione che ne fa di quell'evento. <Tuttavia nella sala d'aspetto, sono apparsi dei cloni di quel falso dio. Ne sono sicura perché ho visto il loro Chakra con il mio Sharingan. Abbiamo ingaggiato battaglia, ma sono stata travolta da una carta bomba.> SI stringe nelle spalle. <Quindi ho riportato alcune ustioni.> Le spiega senza scendere troppo nei particolari, anche perché è stata abbastanza stupida [Chakra On][Stesso equip].

15:18 Tenshi:
 Gli occhi cerulei cercano quelli dell'interlocutrice, mentre ella prende parola. E la ascolta. E più sente quelle parole, più la rabbia cresce dentro di lei. Era stato di nuovo lui. Perché? Perché continua ad attaccare durante le missioni? Perché la rosata deve rivedere i propri conoscenti ed i propri amici proprio lì, all'ospedale? Preferirebbe curare persone che non conosce, persone che non ha mai visto. Così da contenere le proprie emozioni e focalizzarsi sul proprio lavoro. E, invece, da quando è lì a Kiri ha già dovuto curare due suoi compagni, Norita e Yosai. E, come se non bastasse, oggi tocca alla piccola Usagi. Entrambe le mani vengono strette in un pugno, sfogando con sé stessa la propria rabbia, che, in un momento ed in un luogo del genere, non è per niente pertinente. < Non ci posso credere > mormorerebbe, distogliendo lo sguardo verso un punto indefinito del pavimento. < Quell'essere continua ad attaccare e non riusciamo a fermarlo... E' così... così frustrante >. E' frustrante che tutti arrivino lì con delle ferite. E' frustrante vedere le persone soffrire in quel modo. < Ustioni, eh... > direbbe, riportando la propria attenzione sulla piccola Uchiha. I pugni verrebbero riaperti. Sta cercando di controllare la propria rabbia. Perché non può permettersi di sbagliare. Non può permettere che qualcosa vada storto in quella situazione. Un lungo respiro, mentre gli occhi cerulei cercano nuovamente quelli dell'interlocutrice. < Ti dispiacerebbe farmi vedere queste ferite? > inviterebbe così la genin a mostrarle le ustioni, così da capirne l'entità. < Se vuoi ti aiuto a togliere il kimono >. Non sa quanto male le facciano quelle ustioni. Potrebbe capitare che lei abbia bisogno di aiuto, quindi è sempre meglio chiedere, in questi casi. [Chakra on][equip lo stesso]

15:32 Usagi:
 La piccola Uchiha non sembra particolarmente provata, ma sicuramente il volto appare un po' frustrato quando elargisce alla rosata il racconto di ciò che è successo. All'apparenza cerca di permanere imperturbata, come al solito, ma chiaramente sta rodendo e la sensazione di fallimento le divora le viscere, come una serpe che la deteriora dall'interno. Porta i grandi occhi rossi in quelli di lei, mentre la guarda con attenzione. <Sono d'accordo, la frustrazione è un sentimento che sto provando troppo spesso in questo periodo.> Un nuovo sospiro esce dalle labbra sottili, mentre cerca di far uscire le gambe dal lettino e alzarsi a sedere al lato di questo. <Almeno posso dire di averlo abbrustolito un po' con la tecnica delle palle di fuoco. Un po' di soddisfazione.> Alza le spalle con disinvoltura, cercando di portare le mani all'obi e cominciare a slegare la cordicella che lo appunta e lo sovrasta. <Non è un problema...> Scuote il capo leggermente, facendo sempre tacere quei due grandi campanellini che le lambiscono e le appuntano il codino sinistro. <Mi tolgo il kimono.> Chiude gli occhi e comincia a portare le braccia verso la proprie schiena. <AH si, ti ringrazio.> Cerca di alzarsi lentamente in piedi e di volgersi per darle le spalle. <Mi sciogli il nodo del cuscinetto così è facile sfilarlo?> Intanto lei cerca di sciogliere i vari lembi che le appuntano la fascia davanti, altrimenti non sarebbe per nulla facile togliere la veste di seta che le copre il corpo minuto. Solo se l'altra l'avesse aiutata, cerca di togliere l'intera fascia davvero molto lunga, quasi quattro metri totali, per andare a sfilare il bellissimo kimono e, infine, in nagajuban che forma la sottoveste mettendo a nudo l'intero corpo se non per l'intimo che la copre, mostrando all'altra il rossore delle ustioni sulla parte anteriore. [Chakra on][Stesso equip].

15:50 Tenshi:
 La frustrazione, probabilmente è tutto ciò che riempie le menti dei ninja lì a Kiri. Le copie del dio continuano ad apparire e tu puoi solo distruggere la copia che hai davanti, senza sapere dove si nasconda l'originale. Puoi solo combattere quella piccola parte di quell'essere, che intanto si gode la scena da lontano. Che intanto continua a distruggere le menti degli shinobi. Perché le ferite, spesso, non sono soltanto quelle fisiche. Ma anche quelle mentali. Da quella guerra, molti ne usciranno indeboliti spiritualmente. La loro anima sarà piena di cicatrici. Sorride al dire della ragazzina. Un mezzo sorriso che cela la sua tristezza. < Deve essere stato soddisfacente, sì >. Anche lei vorrebbe vederlo soffrire. Vorrebbe conficcargli del legno in fronte, come se fosse una lancia. Vuole vederlo scomparire, davanti ai propri occhi. E, anche se si trattasse di una copia, le andrebbe bene. Perché da ciò che ha potuto apprendere, c'è la possibilità che l'originale venga indebolito. < Certo, lascia fare a me > risponderebbe alla richiesta della genin, allungando le proprie mani verso il nodo del cuscinetto. Così, con un movimento delle dita, lo scioglierebbe. Un passo indietro, mentre la ragazzina finisce di spogliarsi. I suoi vestiti sono molto sofisticati ed eleganti, al contrario di quelli della Senjuu, che indossa sempre abiti casual. Probabilmente non riuscirebbe a stare tranquilla, sapendo di aver indosso tutte quelle vesti. Adesso la genin dai capelli rosa si avvicina alle ustioni della ragazzina, osservandole e cercando di capire quanto siano gravi. Lo sguardo attento scivola veloce su quelle ferite. < Per fortuna non sono ustioni gravi >. Un respiro mentre si concentra sul proprio lavoro. < Spariranno in men che non si dica, promesso >. Un sorriso verrebbe rivolto alla ragazzina, stavolta più vero di quello precedente. Ha cercato di annullare le proprie emozioni, concentrando la propria mente unicamente sull'Uchiha e sulle sue ferite. < Sei pronta? Non farà male >. Un'ultima domanda, prima di passare all'azione. [Chakra on][equip lo stesso]

16:00 Usagi:
 Quel periodo è davvero oscuro per tutti, per quanto la piccola non si dia per vinta e non riesce proprio a mostrarsi titubante nei confronti della propria volontà. Vuole supportare la causa, vuole distruggere quell'essere che si erge al di sopra delle altre persone con la sua boria e la sua superbia, vederlo cadere nel baratro della disperazione ancor prima di far cessare la sua esistenza. Al momento però deve riprendere le forze, leccare le ferite come un cagnolino bastonato. Confida comunque nella ragazza che le si trova davanti, se riuscisse a sorridere lo farebbe senza indugio verso di lei, ma le cicatrici che porta per la morte della genitrice sono ancora troppo fresche, non riesce a dimenticare. <In parte si. Non posso negarlo.> In merito alla soddisfazione che possa provare per aver abbrustolito una delle copie, ma comunque non ha fatto nulla e non ha risolto minimamente la situazione. <Nessun problema, mi fido!> Le confida senza il minimo indugio, se non si fosse fidata avrebbe immediatamente attivato la propria arte oculare senza pensarci due volte infatti, non ama girare senza lo sharingan attivo, ma consuma troppo chakra e non si può permettere di sprecarlo in modo così superficiale. In ogni caso si denuda le parti meno nascoste, lasciando che la coprano soltanto i lembi dell'intimo, per volgersi in sua direzione e lasciarle compiere il suo lavoro da dottoressa. <Mi fa piacere sentirlo, mi bruciano leggermente, ma il dolore è sopportabile.> Un sospiro esce dalle proprie labbra e un cenno d'assenso con il capo le viene elargito, risoluta come suo solito. <Vai, non ho paura!> Sembra proprio una bambina che cerca di fare l'adulta. [Chakra On][Stesso equip].

16:13 Tenshi:
 Un altro sorriso viene rivolto alla ragazza impassibile, la quale sembra non essere travolta da nessuna emozione in particolare. La rosata non può sapere cosa si nasconda dietro quel visino delicato. Non può sapere cosa ci sia dentro il cuore di lei. D'altronde, la conosce appena e non sa ancora come sia fatta. Sembra mostrare una certa forza, ma la Senjuu lo sente che nel suo cuore c'è qualcosa che la trattiene. Tutti ce l'hanno. Soprattutto in un momento come quello. Soprattutto in guerra. E lei non può fare nient'altro, se non curare le ferite fisiche. Perché le viene difficile curare quelle dell'anima. C'era riuscita solo con Yosai, che, in fondo, è molto simile a lei. Con gli altri, invece, aveva sempre fallito, perché non è mai stata brava con le parole. < Perfetto, vado allora > direbbe, cercando di reprimere ancora una volta le emozioni che si facevano strada nella propria mente. Ciò che la rosata deve fare adesso è attivare il proprio Chakra medico, senza il quale non potrebbe fare nulla. La prima cosa da fare è cercare le due energie che compongono il Chakra ed estrapolare solamente l'energia fisica. Si concentrerebbe sulle proprie cellule, immaginandole come una connessione infinita di parti. In ognuna di esse scorrerebbe un grande flusso chiaro, il Chakra. Esso scorrerebbe velocemente, senza fermarsi mai, in ogni cellula, in ogni connessione, da ogni parte. La parte difficile viene adesso: deve cercare di distinguere le due forze precedentemente unite. Cercherebbe di delineare più chiaramente quel flusso chiaro. All'interno di esso, nonostante il chiarore emanato, noterebbe due colori, lievi: uno rosso, l'altro blu. Immaginerebbe di scavare più a fondo, di essere un tutt'uno con quel grande fiume: ecco che qui distinguerebbe chiaramente i due colori, più vividi adesso. Cercherebbe di tirare fuori parte del filamento di colore blu, ovvero quello che simboleggia la forza fisica. Rinvierebbe la parte della forza fisica prelevata verso i palmi delle proprie mani e, a questo punto, la spingerebbe oltre gli tsubo dei palmi. Se tutto ciò fosse andato a buon fine, vedrebbe le proprie mani avvolte da un alone verde e tiepido. Le tenderebbe verso il torace della ragazzina, a circa dieci centimetri di distanza. E comincerebbe a far fluire quell'alone verde dalle proprie mani verso le ustioni della genin. E quest'ultima potrà chiaramente vedere con i propri occhi il Chakra che scorre sulle sue ferite, guarendole a poco a poco. Se ci fosse riuscita, infatti, le ustioni comincerebbero a ridursi. [Tentativo mani terapeutiche D (consumo 5+1)][Ps ristabiliti: punteggio d'attacco sul nin/3 -> 31/3 = 10 ps ristabiliti - 90 -> 100][Chakra 25/30][equip lo stesso]

16:23 Usagi:
 La piccola Uchiha mostra sempre una grande forza, si erge sempre all'aiuto del prossimo, per quanto al momento appaia decisamente impassibile, con quella maschera di cera che le copre le espressioni del viso, come un'aquila reale che ha perso il bene del volo e abbia soltanto la sua intenzione. Attende comunque pazientemente che l'altra si faccia avanti. <Certo! Sono nelle tue mani.> E un nuovo cenno di assenso del capo le elargisce, lasciandosi completamente andare alle mani sapienti di colei che, sicuramente, ne sa più della piccola in fatto di cure e di medicina. Così, imponendo le mani, vede la creazione di quei fasci luminosi provenire da quelle, permanendo completamente immobile e lasciandola lavorare senza alcuna distrazione, senza accennare a verbo alcuno, sino a che tutto fosse andato a buon fine e lei possa guarire completamente dalle ustioni che le rigano la parte anteriore del corpo. Infatti queste cominciano a ritrarsi, come ombre che rifuggano alla luce prepotente del disco solare, mentre un senso di pura calma comincia ad impadronirsi delle proprie membra straziate e il dolore comincia ad essere lasciato nel dimenticatoio. <Che pace, non sento più il bruciore.> Infatti gli occhi si socchiudono in un dolce cullare, mentre le dita cominciano a sfregarsi tra loro per ricercare un contatto più vivo con sé stessa. [Chakra On][Stesso equip].

16:34 Tenshi:
 Quando anche la più piccola parte di pelle ustionata fosse tornata alla normalità, la rosata allontanerebbe le proprie mani dal torace della genin. A questo punto, il petto di lei dovrebbe essere del tutto guarito. < Ecco fatto >. E, alle sue parole, verrebbe fuori un altro sorriso. Perché, solo nel momento in cui il proprio lavoro è finito, riesce a sentirsi finalmente calma. < Menomale, vuol dire che tutto è andato bene >. Un respiro di sollievo, mentre guarderebbe l'Uchiha davanti a lei. Adesso, cercherebbe di ritirare il proprio Chakra medico. Spingerebbe verso l'interno quell'alone verde che poco prima circondava le proprie mani. Andrebbe a ricongiungere la forza fisica che era stata espulsa, quel filamento blu, alla forza spirituale. Se ci fosse riuscita, il chakra medico scomparirebbe dalle sue mani. < Ti aiuto a rivestirti? >. Qualora la risposta della genin fosse positiva, la Senjuu la aiuterebbe ad indossare nuovamente i propri abiti. < Domattina potrai già uscire. Per oggi, riposa un po' >. La osserverebbe ancora. Osserverebbe quel viso sul quale la piccola ha posto una maschera. Osserverebbe quelle labbra che non accennano a piegarsi in un sorriso. < Per qualsiasi cosa... io ci sono > direbbe, con un'espressione seria in volto. Perché quella voglia di aiutare gli altri è innata dentro di lei. E' qualcosa che non riesce a fermare. Perché ovunque ci sia qualcuno che soffre, lei, se potrà fare qualcosa, la farà. < Adesso vado, ho altro lavoro che mi aspetta >. Prenderebbe con la mancina la propria cartellina posta sul letto. Qualche passo verso la tenda azzurra chiusa, per poi voltarsi verso la ragazzina ancora una volta. < Ciao Usagi-chan >. Aprirebbe la tenda con la mano destra e comincerebbe a camminare nella corsia, verso la postazione in cui avrebbe trovato il prossimo paziente. [END]

16:49 Usagi:
 Ecco che le cure hanno il loro giusto finimento, mentre la piccola compie uno dei suoi sospiri, questa volta chiaramente indicativo di un rilassamento muscolare e di un tepore piacevole che le attraversa il corpo, per la sola mancanza di bruciore che, sino ad allora, l'ha accompagnata per via della sua avventura. <Ti ringrazio davvero tanto Tenshi-Chan. Te ne sono grata.> Solo in quel momento ecco che una parvenza d'emotività lambisce il visino pallido, un leggero sorriso che fa inarcare dolcemente le labbra verso l'alto, una fuggevole dimostrazione del proprio riconoscimento nei confronti di quella ragazza. Però dura davvero pochi attimi, prima di tornare seria e immersa nel sentimento d'apatia che usa come velo celeste che maschera le proprie emozioni. <Sei molto gentile, grazie.> Risponde alla sua proferta di aiutarla a pezzare il corpo di quelle vesti tradizionali che ha dovuto eliminare per via delle cure mediche, cercando di inserirsi nuovamente la sottoveste e di appuntarla in modo preciso, mentre lei l'aiuta. <Quindi devo restare qui...> Fa un leggero cenno d'assenso. <Nessun problema, non credo che abbia qualcos'altro da fare. No no no.> Scuote leggiadramente il capino, così da mimare con i gesti ogni parola elargita. <Me ne ricorderò Tenshi-Chan e non sai quanto ti sono grata per la tua disposizione.> Un leggero inchino a dimostrazione delle parole, compie il busto, immergendosi in quei gesti eleganti che sono anche un po' il simbolo di ciò che trasmettono i propri abiti. <Buon lavoro Tenshi-Chan. Ciao ciao ciao.> Alza il dritto braccio e cerca di sventolare la manina nell'etere, così da osservarla uscire dal luogo, prima di tornare a distendersi sul tettino e provare a riposare un po' [END].

Tenshi cura Usagi, mentre entrambe cercano di allontanare dei sentimenti negativi dai loro cuori.