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Scontro di ideali: Luce e Ombre a confronto

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con Itsuki, Usagi

14:27 Usagi:
  [Quercia] La disperazione l'ha travolta completamente, distrutto l'unico rapporto di vera amicizia che la piccola abbia mai avuto nella sua vita. La frustrazione per non aver potuto aiutare sua madre, il rimpianto per non aver potuto parlare con lei un ultima volta la divorano e la devastano. Ha un solo modo per sfogare tutta quell'immensa rabbia e dolore che ha accumulato in quel giorno, ha trovato un posto appartato al parco per esprimere tutta il suo immenso cordoglio tramite la propria musica. L'aspetto che mostra agli altri, come sempre, è quello di una figura molto minuta e fine, un panneggio che sembrerebbe curato ed elegante, indossa infatti un leggero kimono con lo sfondo completamente nero e, come sublime bellezza di un tradizionale abito orientale, regalatole appositamente da un caro amico, è costellato di rami di ciliegio con i fiori rosa che lambiscono quel legno evanescente e carico di splendore. Lo stesso colore che cinge, con quella lunga fasciatura, il ventre per più volte, un tessuto che stringe l'abito e lo tiene fermo e che, infine, si appunta dietro la schiena a formare una sorta di grande cuscinetto, un tradizionale vezzo regalatole, qualche settimana addietro, da un suo amico durante una strana missione dalla sarta a Konoha. Nel folto di lunghi codini argentati, che cadono ai lati della figura, si confondono ad appuntarli, su entrambi i lati, dei grandi campanellini dorati che, quando ella muove il capo, producono un suono sordo unendosi alla dolcezza delle note prodotte, quasi usasse un secondo strumento supplementare [Drin - Drin]. Infine, come coronamento dell'edificio, i piedini, avvolti da due calzari di seta leggera, calzano un paio di Geta alti, così da farla apparire una figura quasi trascendente e antica. Legati all’obi, proprio per non destare alcun tipo di sospetto sul motivo che l’ha spinta in quel luogo, si trovano alcune borsette, due poste ai fianchi e una dietro la schiena, spostato verso la natica destra. Al loro interno si trovano diversi Fuda, con all’interno sigillati alcuni bastoncini con appuntati sopra delle carte bomba, appositamente preparati la notte precedente per non essere colta impreparata; nella sacca posteriore sono inserite alcune bombe accecanti e anche delle carte bomba, proprio per ogni evenienza. Non porta armi con sé, anche perché non saprebbe nemmeno utilizzarle, ma comunque non è una sprovveduta. Si trova inginocchiata al suolo di quel posto, con le gambe sulla fredda terra sotto alla volta arborea di una grande quercia; sulle gambe e tra le braccia è sorretto un malinconico Shamisen, uno strumento che muove con dovizia ed esperienza, tuttavia il suono che produce è totalmente triste, un requiem dalla fattezze grevi e piene di tormento, un susseguirsi di note in la minore che la fa sognare. Un tormento impresso in quella musica, mentre il visino pallido non mostra il sorriso di sorta, il volto è stravolto dall'essenza stessa di quel giorno, della perdita e dalla devastazione che ha subito. Non riesce ancora a sorridere, per quanto ci abbia provato, per quanto abbia tentato di sollevarsi, la perdita è ancora troppo fresca per dimenticare, per fare del dolore qualcosa che possa aiutarla. Circondata in quel luogo dalla nebbia fitta, di lei si sente solo quella musica greve e per nulla allegra, percepita da chiunque voglia ascoltarla. [Equipaggiamento: Porta kuni e shuriken X2; Portaoggetti X1: Tonico recupero Chakra Speciale X1; Tonico recupero Chakra X10; Fumogeno X1; Fuda con tronchetto da sostituzione con carte bomba X5; Carte Bomba X5; Bombe luce X2].

14:45 Itsuki:
  [Strada > Quercia] Primo giorno della nuova vita a Kiri, un nuovo posto da scoprire, un Villaggio da vivere, tanta gente nuova da conoscere... Ma no, non è il caso del freddo Goryo, il quale ora come ora si trova sulla soglia di quell'allocazione nella quale ha potuto trascorrere la notte dopo i dovuti controlli di Sango nei propri confronti, qualcosa di prevedile e che aveva decisamente messo in conto, lieto del fatto che tutto sia andato per il meglio, non in particolar maniera, giusto ringraziando il fatto di non aver avuto problemi. Perchè essere lieti e grati di stare in quel posto, no, non ci riesce proprio ora come ora e probablimente non gli riuscirà mai, ci pensa ora che andrebbe a sistemarsi la cravatta, la mancina regge lì dove c'è il nodo e la dritta tira l'estremità inferiore verso il basso, decretanto quasi la compostezza e la formalità del suo voler apparire perlpiù ordinariamente elegante, ogni qualvolta possibile, oramai condizionato sempre di più non solo dal suo pensiero di ostentare una virilità del quale è stato privato, ma anche dal conformarsi sempre di più con l'esistenza dentro di lui < Mh, che noia. > direbbe sollevando lo sguardo rosso mormorando tra sè e sè, portando ora la dritta ad afferrare una ciocca dei capelli di fronte, scostandola appena di lato, saggiandone con il tatto le condizioni, maledicendo quella nebbia tanto disdegnata per la sua preziosa chioma, qualcosa dalla quale si può sfuggire solo all'interno delle mura di un qualche edificio, a quanto pare. Un breve sospiro, andando ad infilarsi le mani in tasca ai pantaloni per dirigersi verso una meta imprecisa, andando a smuovere quei passi che preannunciano una passeggiata quiotidiana atta a farlo riflettere e ragionare, a fargli sviluppare sempre di più quell'introspezione e poco alla volta il legame contorto con il Kagurakaza dentro di lui, che di lì a poco non tarderebbe di far da sottofondo a quell'incessante passo, meccanico quasi, ordinato e pacato, con passi mai troppo lunghi e nemmeno troppo corti, preciso <{ Sarà chee ero abituato ad altre viste, ma questo posto non mi aggrada affatto}> un cenno scostante ed un mugolio che accompagnerebbe il fare di colui all'interno, al quale Ituski andrebbe rispondendo con un sommesso mormorio < In tempi di guerra, considero che sia meglio che star fuori, alla mercè di scomodi problemi. > decretando dunque il fatto che per quanto entrambi non siano particolarmente propensi al restare lì, per quanto siano allo stesso tempo effettivamente costretti, socchiudendo gli occhi per lasciar la parte la cosa, mentre prosegue per una strada dopo aver svoltato un'angolo di un'altra, senza avere particolare cura della propria meta, osservando di rado intorno a lui la maggior parte delle faccie sconosciute. Ci sono alcuni che lo osservano, sarà il vedere una faccia nuova o sarà quell'ondeggiare dei propri capelli sin troppo lunghi ad ammantare la sua figura, lui non se ne cura e procede imperterrito, con il coprifronte infilatoo dentro alla tasca interna della giacca, quasi mai indossato, ed un paio di guanti neri, che spera di non dover indossre, che sbucano appena, ripiegati nel taschino della camicia bianca sotto alla cravatta, in netto contrasto con il completo nero < Dovrei vedere dove posso reperire dei libri, tra le prime necessità. > dice, tra sè e sè, per quanto oramai sia abituato del tutto al fatto che parlare da solo, non esiste, e che Eiji da dentro è sempre pronto a rispondere in maniera più o meno noncurante nei confronti della cosa, sempre che gli interessi a priori <{ Rozzo, sembra un posto rozzo e ti ti preoccupi di trovare dei libri? Oto era uno splendore a confronto.. }> e tralascerebbe quella sensazione di nostalgia che proviene dall'altra entità, nel mentre che si soffermerebbe brevemente, ritrovndosi a quanto pare a posar lo sguarod su quello che sembrerebbe l'ingresso di < Un parco. > minimamente curioso e smosso dalla sua noia di vivere e di esistere nel vedere comunque un qualcosa di vicino alla natura e probabilmente ben migliore della dannata foresta di mangrovie, un piccolo posto che potrebbe o meno essere un paradiso nel quale concedersi qualche minuto di pace personale, sempre tralasciando il problema dell'umidità, evitando di crucciarsi sin troppo riguardo a quella questione ondevitare di uscirne matto. Smuove quindi i proprio passi dopo aver ruotato dii una novantina di gradi, introducendosi nel delimitare di quell'area dedicata alla flora ed alla fauna, incominiando a lasciar che gli occhi saettino in giro più curiosi del solito, comunque in un certo senso vagamente ammaliatod al parco del Villaggio vero il quale non può che mostrar un filo di disdegno. Dopotutto, 3 anni in un posto sperduto per poi ritrovarsi lì dove non fosse la sua casa, insomma, non è poi così piacevole. Eppure, di piacevole, potrebbe andare ad udir in lontananza delle note, uno strumento che ora come ora non andrbbe a ricondurre a nulla di preciso, cercando di cogliere l'origine della melodia, tentando di avvicinarsi e dunque di scorgere, dopo una serie di passi ed una manciata di secondi, una piccola ragazzina dedita a suonare quello che sembbrerebbe uno Shamisen, andando a soffermarsi a circa due metri da lei o poco più, rallentando il passo soltanto per renderlo più morbido ed evitare di interrompere la musicista, accogliendo quelle note malinconiche e quel suonare triste in maniera constrastabilmente piacevole ed interessante, preferendo un suonare così greve piuttosto che toni allegri, magari anche più azzecata al tono di guerra stesso <{ Oh, ma è un'esserino così delizioso. }> l'altro, da dentro, anrebbe effettivamente a porre un vago filo di simpatia nei confronti di Usagi, per quanto sotto vi sia un velato e diabolico considerarla un semplice esserino, manco una vera e propria umana dotata di sentimenti e quant'altro, come se fosse una bambolina da compagnia e se fosse stato in vita, avrebbe probabilmente tentato di acquistarla, in un impulso di inumana follia, cosa ordinaria per il suo precedente vivere, insomma, mentre in tutto ciò Itsuki andrebbe semplicemente sibilando un < Shh.. > esprimendo il fatto che vuole godersi la melodia, sentendo un <{Tsk.}> da parte dell'altro e nulla di più, ora gli dice addirittura di far silenzio. Insomma, sono amiconi no? Certo.

15:03 Usagi:
  [Quercia] La bella parvenza dei mondi di sogno, rappresentata soltanto da Usagi che non cessa per un momento di far vibrare le corde, rappresenta quasi il presupposto di tutta la scena che si palesa davanti all'osservatore che lentamente si appresta a raggiungere l'albero divino di quercia sotto il quale avviene quella sorta di magica esistenza, dolorosissima realtà empirica che l'è stata stravolta in pochissimi istanti, in un tempo incredibilmente breve, un attimo nel quale i grandi occhi rossi si sono posati sulla macabra scena che l'è stata posta come un mortifero regalo. Oltre alla rappresentazione visiva e la composizione del totale compianto, la musica che si ode sembra parlare, muoversi con un energia quasi magnetica nell'aria, supera i nodosi rami degli alberi e si propaga nell'immensità, note che parlano di nostalgia, un cantico che pare spezzare l'incanto di ogni cuore afflitto da letargia e che è stato ferito e dilaniato da qualsiasi cosa. In quell'assonanza musicale, la piccola cerca comunque di immergere tutta sé stessa, concentrata nell'esecuzione certo, ma è qualcosa di più profondo e spirituale che la muove, ciò è anche dimostrato dal corpo e dai suoi movimenti, sembra suonare lo strumento con ogni molecola o atomo che possiede, il busto si muove in modo circolare come a seguitare le note dello spartito, in un crescendo e un calando quando questo si facesse suono. Urlano i suoni, urla la mente e urla lo spirito. Le grandi iridi sono semichiuse, come se volesse essere totalmente in balia del suo componimento o dell'animo che sta scaturendo da lei, da quell'energetica psichica che non cessa mai di propagarsi, tuttavia si possono tranquillamente notare, tra le fessure delle ciglia folte e argentate, un vermiglio acceso, quasi risplendessero di luce propria. Ferma il capo solo quando nota l'avvicinare di una figura oltre la nebbia, per quanto la propagazione sonora non cessi e si sente sfogare ciò che di più marcio possa esistere nel mondo, come se volesse portare a termine il lavoro e che nessuna presenza possa impedirglielo. Le labbra sottili si dischiudono per far fuoriuscire un lungo sospiro, come se l'anima d'improvviso volesse prendere il volo. Si unisce intanto un suono sempre nuovo e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione degli ascoltatori si occupa di questo, come se il componimento stesse per raggiungere la sua giusta conclusione. Così continua, imperterrita, priva di alcun barlume di felicità, dando sfogo alle dita che toccano i tasti dello strumento con forza, tanto che vuole sfogare la sua irrequietezza. Intanto il territorio musicale comincia a prendere una virata, seppur leggera, sempre più acuta, via via che avanza il motivo i bassi diventano sempre più sparsi e radi, mentre gli acuti si fanno frequenti e indomabili, muovono i toni come il passo costante di un cavallo che si trasforma lentamente in un trotto e poi in un galoppante sentimento di dolore dalle malinconiche forme. In quello che si può udire c'è una nota discordante, un basso la minore viene percepito come uno spettro in tutta la canzone, un dolore forse mai lasciato o una prigionia mai spezzata, ciò può esser noto ad un ascoltatore attento. Infine, come a chiudere un'orchestra cacofonica, un'ultima nota viene fatta vibrare, acuta e continua, che corona il termine dello spartito. Solo allora abbassa le mani sulle cosce e i polmoni si dispiegano causando un profondo respiro, come si fosse liberata da una fatica incredibile o semplicemente uno sfogo istintivo che si conclude con una sonata sotto il chiarore delle fronde. Solo in quel momento le palpebre si schiudono posando i vermigli loculi, che adesso si notano chiari e distinti, sul ragazzo che l'ha osservata in quella tradizionale e antichissima arte. Tuttavia non emette un flebile suono, le labbra restano serrate, non capita di rado di ricevere un pubblico, ma in quegli ultimi tempi, nel parco, ha avuto esperienze molto tragiche, soprattutto per via della comparsa del falso dio. Quindi, come principiale movenza, le braccia si muovono velocemente davanti al corpo, piegate verso l’interno a circa trenta centimetri dal petto, proprio all’altezza del principiale organo palpitante, mentre le mani cercano un congiungimento estremamente preciso. Volendo emulare l’esatta posizione che l’è stata insegnata durante la prima lezione da allieva che ha sostenuto all’accademia, ricordando e avendo memorizzato ogni singola cosa insegnatale, tenta di dirigere le dita verso l’alto così da chiudere verso l’interno le ultime due della mandritta e appoggiando le opposte su queste; i polpastrelli dell’indice e del medio della prima verrebbero uniti all’altezza dell’intersezione tra la falangina e la falangetta della seconda, ed in pollici misti in quell’unione d’intenti che le permetterebbero, con minuzia, di simboleggiare il simbolo delle Capra. Non manca di riprodurlo fedelmente ed in modo del tutto impeccabile, essenziale principio di tutto quello che può fare. Se infatti tutto fosse andato alla perfezione, se il posizionamento non fosse fallito, passerebbe velocemente alla successiva fase e comincerebbe a riprodurre quell’energia trascendentale, condizione senza la quale non ci potrebbe essere alcun richiamo, che unisce le due principali nel proprio organismo. Allora è proprio la componente mentale la primaria forma di rappresentazione sulla quale ella cercherebbe di far perno, una concentrazione assoluta alla quale si aggiungerebbe, per il successo dell’esercitazione, l’immaginazione propria. Quest’ultima rappresenterebbe, cercando di non farsi distrarre dal alcun movimento esterno intorno a sé, in modo del tutto naturale, data la facoltà innata insita in ogni essere vivente, le due cose che rappresentano, per lei, l’energia fisica e psichica. Il suo mortale infermo, attristo e stanco, assoggettato dalle fatiche di tutti i giorni, richiama l’immagine del cibo e dei dolci che lei tanto ama, cioccolata, cannella e ogni altra cosa bella; intanto la sua parte migliore, che s’erge a cura dell’anima, affliggendo il corpo con crudeli pesti, richiamerebbe il gioco degli orsetti di peluche e dei cavallucci a dondolo che tanto le piacciono e le stimolano la fantasia. Dovrebbe quindi essere scontata l’unione così accesa tra le due forze in perenne scorrimento, come fiumi di diversi fluidi, nel proprio corpo che, sfociando per trovare pace all’altezza del ventre, inciderebbero in un’unione sintetica. Una chiara dialettica tra corpo e anima in quelle energie così enfatizzate che comincerebbero ed essere, in quel determinato posto, centrifugate in un vortice profondo, così come il panettiere unisce l’acqua e la farina per dar vita alla pasta, così ella cercherebbe di unire le due energie per far trasudare dal corpo e da tutti i pori di fuga della propria pelle. Per le sole persone che possano mirare quel sublime spettacolo, il chakra della piccola verrebbe rappresentato come fasci di rosata energia che defluirebbero dalla pelle, creando una bellissima opera d’arte della quale lei è la protagonista indiscussa. [Tentativo impasto Chakra][Stesso equipaggiamento].

15:55 Itsuki:
  [Quercia] Potrebbe o non potrebbe essere l'unico lì ad ascoltare il cantico sofferente e straziato della ragazzina, ma lui non si cura di chi lo circonda a meno che ve ne sia bisogno, quasi come sempre alienato in uno spazio astrale personale, come se nulla non lo toccasse sino a quando effettivamente non andrebbe ad invadere quel libero spazio personale, definito da se stesso, inviolabile a meno che non vi sia un qualche legame di fondo a concedere quell'oltrepassare di una barriera sociale invisibile, ma ben salda. Indi, il suo sguardo color del sangue rimane posato su di lei, non un fiato e non una parola sarebbero necessari a render la propria figura effettivamente una presenza nel luogo, nel dipinto della vita che in quel momento andrebbe racchiudendo gli istanti di loro due, lei che suona e lui che ascolta, composto e con rispetto, cercando di andare a cogliere quanto più possibile da quel malinconico suonare, dalle note che vengono suonate in maniera viscerale, quasi come se lei fosse un tutt'uno con lo strumento, cercanndo di dare quante più sfumature possibili alla sofferenza, articolandone tutti i minuziosi dettagli e le sfaccettature che questa può avere, dalla morte, all'abbandono, alla separazione, il tradimento e quant'altro. Certo, tutto ciò verrebbe colto però in maniera passiva, una passività oramai insita dentro di lui che per voler precisare è lì per sentire la musica, per allietarsi l'animo con l'abilità di lei nel suonare e gioire in maniera contorta ai toni ed ai passaggi sconfortati, pesanti ma mai disedegnabili seonco lui, lui che appunto non vorebbe mai concentrarsi su di una possibile storia che quella musica voglia raccontare, su un'esperienza, sul proprio modo di esprimere sentimenti di una persona che ai suoi occhi sarebbe nulla di più che un'estranea, freddo nei sentimenti e gelido con quel suo agir dal cuore di pietra, incapace forse di cogliere effettivamente il racconto dietro a tutta quella malinconia musicale, anche e avesse voluto riuscirsi, la scarsa empatia che non ha mai deciso di sviluppare ne di considerare qualcosa di utile, potrebbe solo permettergli di sentire solo quello che vuol sentire, ed a lui va benissimo così. Certo, l'aria attorno si è quasi intristita, pregna delle note da lei suonate, è palese che vi sia l'intenzione di esprimere diverse negatività nell'animo della Uchiha, ma lui è lì per ascoltare in maniera del tutto oggettiva e non andrebbe a rendere la propria percezione epr nessuna maniera al mondo, anzi, sostanzialmente non ha nemmeno un motivo per volgere una parola in direzione di lei, atipico e antisociale, incapace di stringere in maniera semplice e diretta un qualsivoglia rapporto, rimanendo lì con le mani in tasca sino alla fine del di lei pizzicar le corde in maniera sconsolata, ma senza mai perdersi d'animo o ridurre quella sorta di simbiosi con lo strumento, osservandola poi di lì a poco nel tentativo di impasto del Chakra, quacosa che lui effettivamente non fa da qualche giorno, lasciatosi perlopiù alle spalle le sue discrete capacità da Ninja in questi anni lontano dal mondo, isolato, riflettendo soltanto ora riguardo al fatto che probabilmente sarebbe ora che rispolverasse il suo misero repertorio, qual'ora si presentasse una rogna tanto grande da mandarlo in prima linea, nel mentre che il Chakra di lei andrebbe presentandosi come dei fasci rosei fluttuanti, andando a far sì che lui denoti quel particolar richiamo, denotando la cosa semplicemente come insolita, senza mai essersi voluto render conto del preciso colore del proprio di Chakra, forse azzurro, forse no, non gli interessa, dopotutto il suo voler diventare Ninja è solo un mezzo per compiere la propria vendetta, dei tecnicismi e dei dettagli non gli interessa nulla. Nulla da dire di più, nulla da non dire, semplicemente tira fuori le mani dalle tasche ed andrebbe a porre un'applauso lento e conciso, quasi che possa sembrare una sorta di applauso che possa far un superiore che coglie in flagrante un subordinato nell'errore, assolutamente involontario nell'esprimere quella sorta di macchhinosità, di ritmo conciso, freddo pure nel fre quell'applauso che più propende verso il sincero congratularsi che ad altro, quasi comunque gli costasse effetiva fatica fare dei complimenti a qualcun altro, per quanto un minimo, ogni tanto, si concede un qualcosa di umano, vedendo poi di portare la mancina verso la tasca interna opposta della giacca, non quella del coprifronte, ma quella dalla quale estrae una sigaretta, sfilandola da un pacchetto morbido per poi accenderla < Sei brava. > dice socchiudendo gli occhi e chinando appena il capo in avanti nel mentre che si avvicina al fiammifero, per poi scuoterlo appena e lasciare che il tizzone in punta arda al primo inspirare, facendo si che una sottile nuvoletta vada dirandandosi verso l'altro, riportando poi una mano in tasca, la sinistra, e lasciando la destra a giostrarsi la sigaretta per levar la cenere quando necessario <{Sigarette, quand'è che ti darai alle pipe con l'oppio? Sono molto meno rozze. > certo, non è ideale fumare oppio quando si va in giro, tantomeno sarebbe desiderabile l'effetto derivante a meno che uno non sia un semplice drogato, ma non è il caso suo e nemmeno lo era ai tempi di Eiji, quando tra i tanti vizi lussureggianti della nobiltà si concedeva anche quello, più o meno abitudinalmente. E sì, Itsuki in questi tempi ha iniziato a fumare, quasi il bruciar del tabacco gli ricordasse quanto effimera sia la vita, e tutta un'altra serie di metafore e riflessioni personali che ora non staremo ad elencare.

16:17 Usagi:
  [Quercia] Ovviamente il motivo sostanziale per il fatto che abbia richiamato il chakra, risiede nelle fondamenta stesse degli accadimenti ultimi che hanno afflitto il giogo del mondo. Una successione indefinibile d'eventi e di circostanza che l'hanno indurita al punto da renderla totalmente altra dal nucleo fondante del suo carattere. Straziata nell'anima e nelle note, nel carattere e nella vita, prima spensierata e crogiolo di dolci pensieri, adesso afflitta e stanca. Dolce dodicenne che troppo presto ha saggiato il nettare malevolo della realtà, bevuto il calice della disperazione e, da questa, cerca adesso di arrancare, passo dopo passo, verso i ricordi di una vita passata nella bambagia e nel vizio dettato dalle caldi braccia della madre. Madre morta violentemente, un regalo macabro per la piccola, un dono elargito dalla stessa maledizione che affligge il clan di cui è parte integrante. A dimostrazione appunto di tali natali, figlia della guerra e del tormento e loro degna discepola non si fa per nulla scrupolo a far defluire una minima quantità di quella forza, presente attualmente all'interno del ventre, verso l'alto come una serpe velenosa che striscia e si insinua in ogni sua viscera, in ogni suo organo, invadendo di prepotenza gli tsubo semplici per invadere quelli dei propri occhi diabolici. Maledette iridi rossicce che si tingono di una luce pericolosamente vermiglia, una diabolica forza che si palesa in entrambe le iridi come un cerchio nero all'interno della pupilla, macchiata a sua volta da una piccola forma astratta, orpello maledetto di segreti sgraziati e privi di pietà. Un solo ed unico tomoe a scoccare la mezza ora nei bulbi oculari, un unica forma che le concede un potere incredibile. Tutto il mondo si tingerebbe di un colore spaziale, diverso da ciò che avrebbe mai potuto vedere privata di quel potere, ogni linea di chakra sarebbe visibile, chiara e distinta al proprio sguardo, tanto da farle comprendere l'assenza di qualsivoglia impasto da parte del giovane che le si trova davanti. Un profondo sospiro esce dalle proprie labbra, mentre, più tranquillizzata, abbassa le braccia per portarle dietro la schiena e qui, con una dolce carezza, si intrecciano e si avvinghiano teneramente. Non solo un medito componimento di potere, ma la sola certezza di avere a che fare con qualcuno per nulla intenzionato a fiaccare la propria vita, per nulla pericoloso, dato che non vede linee di potere uscire da lui, ma chiaramente tutto ciò che la circonda comincia a muoversi come soffocato da una pesante dose d'acqua, come un recipiente senza fondo ogni cosa o persona viene percepito con leggeri attimi d'anticipo, persino il palpitante organo principale che batte il tempo e gli istanti del proprio cuore. Altrettanto lentamente, il bacino, adesso poggiato sui talloni in quella posizione di pura calma, ricerca il sollevamento così da scaricare il peso del corpo sulle sottili ginocchia e fare pressione sul manco per portare il destro in avanti e verso l'alto, di modo che possa piantare il rispettivo piede al suolo e premere su questo per sollevarsi in una dritta postura. <Grazie mille. Mi fa piacere che si apprezzi la mia musica e i miei componimenti.> Inclina il capo verso la dritta spalla, mentre le grandi vermiglie osservano attentamente le sue movenze, anche quando sfila la sigaretta e l'accende con il fiammifero. <Non sai che fumare fa male?> Una semplice domanda fanciullina, proprio per la bambina qual'è, non riesce a fare a meno di palesare il sostrato culturale impresso nell'educazione della defunta genitrice. Intanto lo strumento, appuntato alla spalla e dietro la schiena da una fascia, penzola davanti al proprio corpo privato ormai del sostegno delle proprie leve superiori. [Chakra On 29/30][Tentativo attivazione Sharingan 2/3][Stesso equipaggiamento].

16:43 Itsuki:
  [Quercia] Volendo essere sinceri, effettivamente sarebbe il caso di porre le dovute precauzione nei confronti della guerra che infuria, ma lui se nè reso conto soltanto qualche ora fà, convinto che gli animi si fossero placati ha deciso di tornare alla civiltà e quindi di tornare ad esistere in quel mondo Ninja al quale ha sempre dato poco peso, noncurante del fatto inerente all'andare in giro con il Chakra pronto, spesso sin troppo distaccato dal mondo che lo circonda tanto da alienarsi egoisticamente dalla situazione, dalla condizione nel quale verge, quelle variabili capaci di cambiare, in maniera microscopica o macroscopica che sia, la vita di ogni essere vivente. No, permare con il Chakra dissativato e nessuna intenzione di andare ad alzare la guardia, ad impastare qualcosa che non ritiene necessario e che userà solo se e ne fosse bisogno, così come l'innata che viene tralasciata, per quanto è da tempo che Eiji non prende il sopravvento di quell'esistenza duplice, e la cosa inizia effettivamente ad irritarlo. Un fastidio che però non verrebbe espresso, semplicemente perchè il tutto verrebbe omesso da un qualcosa di più pesante, di concreto quanto allo stesso tempo astratto, una sensazione, un'istinto che quasi porterebbe l'entità sopita a porre la propria attenzione nei confronti della suonatrice, un'impeto, un destarsi da quella boriosa noia che dipinge ogni giornata con quello sfondo inamovibile, spento, impossibile da tingere di colori più vivaci, impossibile da rendere più umano. Sembra quasi che possa sentire un sussulto, un tumulto che dentro di lui andrebbe scuotendo il proprio essere, con un'emozione travolgente di nostalgia, rabbia e frustrazione, un misto ed un'intrinseco ingarbugliato globo che quasi gli stringerebbe lo stomaco, un qualcosa che in pochi attimi potrebbe andare a rifarsi della melodia malinconica suonata sino a poco fà dalla dodicenne, un colpo al cuore di qualcuno che si era lasciato alle spalle il dolore, un trasalire che quasi potrebbe sentir sulla schiena come un brivido felino a pervaderlo, e tutto per quel paio di occhi. S'irrigidisce, contrae i muscoli per un'istante per andare a sopperire quell'improvviso sconvolgimento, quel miscuglio indefinito e mai sino a prima sperimentato che avrebbe fatto vacillare momentaneamente la sua fredda compostezza, la sua risoluta neutralità, andando chiaramente a concentrare a sua volta lo sguardo in quello di lei, destatosi con le due tomoe, quasi mosso più dalla volontà altrui che dalla propria, quella volontà che a sua volta si sbilancia, si sofferma effimera, il tono sommesso, il dolore del passato che stravolge la sicurezza e la supremazia con la quale quell'altro si pone, ricordando di qualcuno che ha amato, l'unica probabilmente, qualcuno che non ha mai più rivisto <{ Quegli.. Quegli occhi.. }> e sì, non li vedeva da tempo e probabilmente non avrebbe mai desiderato rivederli, per quanto impossibile in questo mondo di Ninja, di guerrre e tradimenti, di sofferenza infinita, una sofferenza che andrebbe facendo scendere una lacrima dall'occhio destro di Itsuki, il rosso che che senza nemmeno diventar lucido lascia semplicemente sgorgare una goccia che righerebbe il viso pallido di lui, perdendosi lì alla fine del volto < Uh? > porta la dritta istintivamente ad accertarsi di quel gesto involontario, incomprensibile, ritornando a sua volta alla realtà rimanendo per un'istante in silenzio < ... > sapendo ancora sin troppo poco riguardo agli oscuri dettagli del passato del Kagurakaza, senza porre domande a riguardo, non ora, non a seguito di quel momento di confusione, lasciando che l'altro sparisca dentro di lui eclissanodsi in uno spazio vuoto a lui irraggiungibile, la dove la coscienza riposa, mentre le parole della più piccola andrebbero a far sì che si concentri su di lei, riprendendo la sigaretta con la dritta dopo un'altro lento tiro, lasciando cader la cenere con la punta dell'indice, un singolo tocco < Era.. Triste, ma.. Direi allietante allo stesso tempo. > ed il suo tono torna secco e cociso, netto come a tagliare silenziosamente il silenzio quasi reso tangibile da quella nebbia, che è l'unica cosa a risuonar come un fastidio nella mente di lui, il quale dopo un'altro tirare, aspirare e lasciar che sottili fili di fumo si perdano nella suddetta, risponderebbe < Anche vivere fa male, ma si cerca di far ogni giorno del proprio meglio, non trovi? > appena più sciolto in una conversazione, per quanto sia incapace del rendersi propenso al sociale, in tre anni ha imparato a parlare senza effetivamente rischiar di provare quasi fatica nell'esprimersi verso il prossimo, meno elitario e necessario delle parole, probabilmente sempre condizionato da quel tentar di scoprire chi effettivamente viva dentro di lui, assieme alla propria esistenza.

17:15 Usagi:
  [Quercia] Certo che la piccola non possa sapere minimamente cosa vi sia celato nell'animo del proprio interlocutore, lei possiede la certezza della trama del fato, del potere sopito del chakra dentro di lui e che, naturalmente, la tranquillizza nello stesso modo in cui può essere cullata dalle caldi braccia materne. Il dolore costante è inciso chirurgicamente nel suo spirito, come una macchia indelebile che fiacca in modo quasi permanente la volontà di potenza dell'Uchiha, un dolore che trascende qualsiasi emozione ella possa provare, che la lacera dal profondo e che, per quanto superato e celato dietro un pesante velo, non le lascia emergere la parte migliore di sé. Così la solare ragazzina, la bellissima Idol dell'amore, continua a dormire in una letargia perenne, senza emergere dagli abissi in cui è stata segregata, non per volere, ma per il solo tormento che l'avvolge come la nebbia che circonda quel luogo ove l'incontro si fa storia. Il ciclonico potere, ade di celati misteri, che continua a vorticare come un valzer senza tempo, una danza perenne tra le proprie facoltà sia fisiche che mentali, continua a far emergere la sostanza stessa verso l'alto, verso gli tsubo indeterminati e devastati degli occhi, esatto specchio dell'anima tormentata, non potendo riuscire a prendere il volo e arrancando tra le spire di una vita troppo sporca che ha scoperto altrettanto presto, in quell'età giovanile, quando ormai alcuna beltà rifulge nello sguardo. Quelle iridi maledette, di altrettanto malefico potere, continuano ad essere irradiate, i tomoe rifulgono di oscura luce come demoniaci fanali nella notte, scrigni di celati misteri e di segreti innominabili. Il più maledetto di tutti gli sconvolgimenti si mostra al proprio sguardo, quando gli occhi vengono immersi in quelli del proprio interlocutore, ciò che si palesa non è solo un volto, come il proprio, apatico e privo di sensazioni. L'Uchiha sicuramente permane priva di alcuna espressività, come se indossasse una maschera di cera, pallida coltre per mascherare il suo compatimento e la sua rovina, per quanto sia lo sguardo a parlare di sé, il luccichio nell'animo si palesa prepotente nel taglio del volto, ma continua non non esprimere sorrisi, non riesce a muovere le labbra in dolci risate che tanto l'hanno resa famosa e portatrice di gioia. L'altro invece, come in una costante dicotomia, mostra prepotente un barlume di sentimento, qualcosa che acciglia e fa sfarfallare le palpebre pezzate di ciglia argentate, della ninja che, dal canto suo, resta totalmente stupita. Una lacrima che scende dal volto che le digrigna davanti, un movimento dialettico dello spirito lascia trapelare una sensazione di tremore, qualcosa che la colpisce come un pugno nello stomaco. <Trovi talmente dolorosa la mia canzone...> Dato l'oggetto della loro disquisizione non può far a meno di ragionare sul fatto che sia proprio la musica causa scatenante del pianto leggiadro dell'uomo. <Da non riuscire a trattenere le lacrime?> Alza la mandritta cercando di poggiarla al centro dello sterno, con il palmo che finge da pressa e da morsa costante, ma è una sorta di scudo, come a volersi proteggere il cuore, ma allo stesso tempo è vestigia di un sentimento confortante, come se una felicità possa trasalire e raggiungere le proprie parti migliori. Tuttavia nota che presto egli riprende immediatamente il normale flusso della conversazione, cosa che la porta a muovere il capo verso la manca spalla, con un'espressione dubbiosa che lentamente si palesa sul pallore del viso. <Mi fa piacere, significa che ho le carte in regola per diventare la Idol più brava del mondo. Si si si.> Lentamente, come a non voler muovere e far suonare i grandi campanellini dorati che appuntano il sinistro codino, compie dei leggeri cenni d'assenso con il capo, facendosi carico di quella certezza e disio che la muovono verso gli stadi più alti della passione. Inarca ancora le sopracciglia alla sua domanda, quella strana affermazione che non manca di coglierla impreparata. <No, non trovo. No no no.> Dissente dal parere dell'altro, facendosi portavoce di una verità diversa, molto dissimile dall'espressione turbolenta e sommessa che ha mosso la propria musica. <Bisogna sempre rendere la vita un bene. Ovviamente la felicità è una tensione, qualcosa a cui aspirare, ma sempre cercando di fare del proprio meglio non basta per essere felici. Bisogna metterci qualcosa in più, qualcosa che io ho perso...> Si stringe nelle spalle, come a volersi proteggere tra queste da qualcosa o da qualcuno, ma sicuramente è una fuga da parte sua. <Un sorriso.> E a quella parola, con malinconica fattezza, un sospiro di nostalgia trasuda dalle proprie labbra, lasciando che l'aria prenda il volo insieme alla propria anima [Chakra attivo 28/30][Sharingan Attivo][Stesso equipaggiamento]-

17:45 Itsuki:
  [Quercia] Dissipatasi la malinconia dentro di lui, riprese le redini della propria freddezza ed apatia, si ritroverebbe comunque innocentemente interrogato dalla Uchiha, la quale inconsapevole delle verità che si celano dietro a quell'improvviso vacillare domanda riferendesi al proprio suonare, alla musica melodiosamente triste di prima, per quanto lo stesso Itsuki non saprebbe dare una definizione corretta di quanto successo, inatteso, è stato colto alla sprovvista e sinceramente avrebbe già momentaneamente messo da parte l'accaduto, se non fosse appunto per la risposta che è tenuto a dare, per quanto la verità sarebbe lunga e nemmeno in grado di giungere nella sua interezza, visto che mancano dati necessari pure al proprietario del corpo da parte del proprio coinquilino < Io non.. > tutt'ora, incapace di spiegarsi prima dii tutto a se stesso e subito dopo a lei quanto accaduto, quasi desiderando che lei non abbia visto per evitare di dover ripercorrere quel breve, impetuoso fiume di trisezza, un fiume che portava con sè detriti ancor più dolorosi di un passato distrutto e del quale non ha più informazioni o conoscenze del necessario, andando appunto a sviare semplicemente con un ripiegar su di un < Può darsi.. > e volge lo sguardo di lato, scostandolo dagli occhi di lei per qualche istante, mantenendo la sigaretta tra indice e medio, mosso da una mezzà volontà del quale non potrebbe effettivamente distinguere l'origine, tralasciando il tutto con un'altro tiro della suddetta sigaretta, rimandanto l'argomento a possibilmente mai più. Intanto, nella sua testa non ode nessuna voce, a malapena potrebbe andare a percepire quell'esistenza incrontrastabile di quel qualcun altro rifugiatosi in chissà quale sperduto meando della sua coscienza, riprendendo la conversazione nelle modaiità pià normali e socialmente cosnone possibili, per quanto la sua espressioni sia appunto tornata ad essere piatta, così come il tono inespressivo e primo di qualsiasi particolare inflessione < Una Idol? > andrebbe domandando, curioso riguardo al sogno della Uchiha, la quale ora come ora andrebbe a dimostrare un'atteggiamento leggermente più spensierato e meno serioso di quello di poco fà, abbandonando quella melodia di prima che quasi sembrava aver mutato la sua natura, appesantendo il suo essere, privandola di quella semi-spensieratezza della quale qualcuno della sua età dovrebbe ancora godere, piegando appena la testa di lato per osservarla in tutta la sua minuta fiigura, con quello sguardo naturalmente color del sangue, per nulla correlato all'Innata di Usagi, lasciando che poi giunga il diniego da parte sua riguardo alla prorpia affermazione della vita, forse punti di vista diversi, sicuramente storie diverse ed anni trascorsi in quell'esistenza nella quale è nato senza che nessuno gli abbia domandando alcun consenso, concedendosi un sottil sollevarsi di un'angolo delle labbra, leggero, quasi impercettibile, è che quel ripetere della sillaba di diniego tre volte, come prima con il sì, in un qualche modo lo potrebbe definire vagamente divertente, mentre il braccio destro andrebbe poggiandosi col gomito sulla mancina, sul dorso di questa più precistamente, con il braccio sinistro corrispettivo che si porta a metà del torso, poggiandosi lì sul busto e sorreggendo l'altro, il quale regge all'estremità più in alto la sigaretta fumante, oramai prossima al termine, notando l'accigliarsi da parte di lei prima di quelle due ultime parole, senza però andar effettivamente a sentirsi in grado di provare empatia per quelle parole, visto che lui non è certo un'esperto di sorrisi ed affini, tutt'altro, già il sembrar appena divertito di prima è qualcosa che si può scrivere su un calendario < Un sorriso.. È un'arma molto potente, ma dipende dalla circostanza nel quale viene usato... Non basta sorridere per rendere la vita un bene, a volte la felicità non è un'opzione manco lontanamente disponibile per alcuni. > eviterebbe di andar più di tanto invece a riscavar nel proprio di passato, di quando ancora viveva con la Madre, lui che la odia e che a differenza della Uchiha, la quale la madre se ne è andata recentemente, lei è ancora viva e lui tutt'ora la odia in maniera viscerale, intento ad ucciderla con le proprie mani, insomma, ognuno ha la propria storia, ma non è questo il momento, vosto che lo sguardo vermiglio andrebbe spostandosi ed a volgersi verso destra, sollevandosi verso il cielo coperto dalla nebbia, quasi sembra una massa grigia mista ad un'azzurro spento, indefinibile, apparentemente infinita ed a tratti opprimente, come se fosse l'atmosfera perfetta per ricordare la minaccia incombente e sempre presente della guerra < Sai, sono parole coraggiose per una della tua età, in tempi di guerra.. > e sì, è un'Uchiha, ha avuto sicuramente un passato travagliato e per nulla semplice dato quello che ha potuto apprendere dalla storia e dagli aneddoti elargiti con assoluta parsimonia da parte del Kagurakaza, il quale sembra essersi temporaneamente annullato del tutto, lasciando così Itsuki in una rara conversazione tra due persone, senza avere la voce di sottofondo a commentare alla quale deve rispondere mentalmente o il più delle volte sibilando, vagamente seccato, come a combattere con un'esistenza che brama la supremazia, l'irriverenza e la libertà, sempre e comunque. Si potrebbe dire che la cosa gli manchi, ma non ancora, non è in grado di percepire un'affetto effettivo tra quella relazione forzata, nemmeno una sorta di sentimento contorto del rapporto non propriamente sano tra i due, i quali sembrano più due soci di un misfatto intenti a dividersi un bottino, dove il bottino sarebbe il corpo e l'esistenza di Itsuki stesso.

15:11 Usagi:
  [Quercia] Il ragazzo sconosciuto che le si trova davanti, non le sembra mostrare particolari abilità, per quanto chiaramente egli possa celarne in quantità e attivarle solo all’ultimo istante. Quindi la piccola cerca comunque di mostrarsi molto cordiale e disposta al dialogo, non credendo che sia particolarmente opportuno mantenere alta la guardia. La questione dello Sharingan è tutt’altra cosa, dato che non riesce a fare a meno di utilizzarlo, ha davvero pagato un prezzo elevatissimo per ottenerlo, un costo che nemmeno volesse pagare, gliel’hanno elargito come regalo per la sua promozione e, allo stesso temo, è stata obbligata ad ottenerlo. Appare chiaro quindi la sua motivazione molto profonda nell’utilizzarlo in consecuzione, a mantenerlo alto e far defluire il chakra nel migliore dei modi in quegli occhi dannati che si tingono di vermiglie tinte luminose, con quell’unico tomoe che sprizza potere da tutti i pori. Non manca minimamente di mantenere alta l’attenzione sulle parole da lui pronunciate, anche perché non riesce ad ingannarla, capisce la piccola che dietro quelle affermazioni iniziali ci sia un profondo tormento, un uomo non piange per questioni futili, per come la vede lei i ragazzi tendono a mostrarsi troppo orgogliosi. <Io non…?> Lo sollecita cercando di inarcare le sopracciglia sottili, mentre gli occhi si socchiudono per mostrarsi leggermente scettica alla risposta data da lui, troppo ponderata per risultare quasi reale. <Non voglio insistere.> Alza il braccio dritto e cerca di sventolare la rispettiva mano davanti al volto, nell’immaginario tentativo di voler scacciare una mosca che non esiste, ma è chiaro l’intento di volerlo invitare a lasciare pure cadere il discorso, non dispiacendosi affatto. <Non sai cosa sia una Idol?> Un po’ stupita appare ed è ciò che trasuda dallo sfarfallio delle palpebre e dal volto che si trasfigura in un’espressione molto esterrefatta. <Le Idol sono cantanti, ma non solo. Sono ragazze immagine, che portano canzoni e sorrisi alle persone che le ascoltano. Sono un simbolo, amate e inneggiate da tutti. Si si si.> Un leggero cenno d’assenso con il capo si muove in direzione del ragazzo. Per quanto il tono sia leggermente accelerato non sembra minimamente modificare quel suo volto perlaceo e serioso, non riesce proprio ad esprimere un’emozione sostanziale, permanendo leggermente apatica. Il discorso infatti si sposta chiaramente su un altro argomento, mentre le dita della ragazzina cominciano ad accarezzare dolcemente le corde dello strumento senza suonarlo, come a voler cercare un’ancora di salvezza, un appiglio per non cadere nel baratro profondo in cui sta venendo tirata dai suoi stessi sentimenti. <Il sorriso è un’arma!> Dichiara con tono netto, come a non voler proprio sentire repliche. <L’arma più potente di tutte. Un sorriso potrebbe portare gioia e infondere felicità anche alle persone il cui animo è affetto da letargia. Un sorriso è uno sfogo dell’anima che vuole prendere il volo, che vuole sentirsi libera dai problemi, libera dall’odio e dal dolore. La felicità non è un’opzione disponibile per alcuni, ma basta poco per afferrarla tra le proprie mani. Basta quello spazio…> Cerca di alzare la mandritta per mimare con le dita qualcosa di piccolo e minuto. <Quel minimo gesto, per trasformare il mondo in un posto migliore.> Quella ovviamente è solo la sua personale visione del mondo, ma con le sue parole sembra volerla spargere come semi nella fertile terra, un dispiegamento di parole che pretendono quasi di essere percepite dagli altri, di essere mosse dal puro istinto di un mondo migliore. Lascia che intanto le grandi iridi, pregne di potere, scivolino verso il basso al solo scopo di ricercare un contatto visivo con il divino strumento, che continua comunque a permanere silente. <Sono una Genin!> Inspira una profonda boccata d’aria nei polmoni, così che il petto possa gonfiarsi in modo quasi spropositato. <Non lo sarei diventata se non fossi stata coraggiosa!> Sicuramente si dimostra molto orgogliosa di quella sua promozione, del traguardo raggiunto con le sole proprie forze. [Chakra 27/30][Sharingan Attivo][Stesso equipaggiamento].

15:36 Itsuki:
  [Parco] È tutta un'altra storia, per quanto lei abbia attivato lo Sharingan senza sapere e con assoluta innocenza, l'animo che vi è dentro di Itsuki non è tangibile a nessuno, per quanto se si dichiarasse con anche il solo nome potrebbero essere in molti a conoscerlo, i suoi sentimenti e i suoi ricordi sono preziosi, tanto da far sì che persino il Goryo ne conosca frammenti, scorci fievoli ammantanti da un'oscurità insondabile, un'oscurità pari a quella dove si sarebbe nascosta quella coscienza, lasciando che la conversazione tra i due prosegua senza voci fuori campo. Scuote lievemente la testa al di lei rimaner perplessa riguardo quel dire a metà, avendolo già catalogato e messo da parte, per quanto non possa che definirlo indubbiamente insolito, forzato in quella lacrima senza che manco gli occhi si fossero resi lucidi, come se quella sofferenza e quel dolore non gli appartenessero, non potendogli dare un'interpretazione logica, continuando piuttosto a fumare per lasciar quella perplessità si diradi così come il fumo della sigaretta tra la nebbia, tra un tiro e l'altro, rispondendo poi alla più piccola riguardo al dichiarare di prima del voler diventare una Idol < Mh.. sì certo, ho presente ma non... Comprendo figure simili in questo mondo di sofferenza. > direbbe lui secco e conciso, incapace di figurare il perchè qualcuno incapace di astrarsi dal male del mondo in cui vivono possa farsi carico di cotanta presunzione da convincersi di poter portare felicità con delle semplici canzoni, truce e per nulla sognatore, mai fantasticamente spensierato, mantenendo quella sua neutralità ed atarassia, quasi sembra che abbia potuto contagiare l'Uchiha andando a tingere di cupo anche quella sua inespressione, inamovibile a sua volta e poco incline a piegarsi sotto la conversazione, a tratti spensierata ed a tratti più profonda, dei due Così come si dimostrerebbe contrastante il di lei atteggiamento, misto tra malinconia e speranza, seria quanto a volte capace di attingere alla spensieratezza della sua età, risultando un piccolo e curioso enigma dai capelli del color della neve, ritrovando nel complesso un sottile filo d'interesse per una figura sconosciuta ed estranea, alla quale di norma degnerebbe delle parole appena, col contagocce < Le armi però, nascono per ferire, ed è sin troppo facile ferire con un sorriso, magari senza nemmeno volerlo. > scrollando poi lievemente le spalle in un gesto sommesso, androgino in viso nel suo non mantenere nessuna espressione propria, con quella maschera astratta ed invisibile, tralasciando che il discorso sfumi sino alla prossima risposta, arrivando oramai a metà della sigaretta, sollevando poi la dritta per andar a spostare una ciocca da davanti al viso, non potendo non percepire quell'umidità fastidiosa dovuta alla nebbia perenne, qualcosa di indicibilmente fastidioso < Maledizione.. > sibila a denti stretti lasciando che lo sguardo portatosi verso l'alto, torni su di lei, che esclama di essere un Genin con una certa convinzione, capace di risultare in un qualche modo buffa persino in quel volersi dichiarare un Ninja alle prime armi certificato < Ah sì, anche io lo sarei, ma poco mi importa. > e ritorna la dritta verso la tasca mentre lo sguardo andrebbe a volgersi di lato, fissando un punto impreciso del luogo, andando ad astrarsi per qualche istante in quella lunga servire personali riguardo il voler essere un Ninja, soppesando la sottile linea tra mero strumento del Villaggio ed effettivo individuo con volontà propria, così come mille altre minuzie e sfumature di una vita derivante dalla sofferenza del mondo ed a sua volta motivo stesso dell'esistenza di quella suddetta sofferenza.

15:58 Usagi:
  [Quercia] L'altro non sembra particolarmente avvezzo al dialogo, al contrario le sue rimostranze le fanno intuire una personalità chiusa e poco diretta che si staglia al proprio sguardo come una statua marmorea, se non fosse per i suoi movimenti, certamente, le darebbe un senso di immobilità che lo facessero apparire un oggetto inanimato. Ma sono proprio le sue risposte a muovere qualcosa all'interno dello spirito della piccola, una volontà adeguata a quella situazione, quasi non riuscisse a comprendere il motivo per il quale lui si comporti in quel modo, dato che non ce ne sia il benché minimo bisogno. Quindi è proprio sull'argomento da lei più sentito, su quel discorso che riguarda la propria aspirazione e i propri sogni che le palpebre si assottigliano in un'espressione truce, quasi a volerlo fulminare con i soli occhi. <Se le avessi presenti davvero, se fosse davvero così, allora non mi avresti risposto in questo modo!> Dichiara con tono netto e lapidario, sembra che stia per scagliargli qualcosa contro, dato che l'ha toccata proprio nel vivo, non riesce a capire il motivo di quelle parole, di quelle invettive contro la sua aspirazione. <Proprio perché il mondo è fatto di sofferenza, proprio perché le persone soffrono, che si necessita di qualcuno che possa portare gioia. Molti si sono piegati al mio carattere, hanno cambiato le loro mentalità marce e si sono quasi redenti. Adesso non sono nella condizione ideale per far scaturire tale sentimento, MA...> E su quell'ultima sillaba una nota più marcata lambisce la voce acuta, mentre il dritto braccio si solleva verso l'alto e lo lascia ricadere in sua direzione come a voler scagliare una saetta, ma è l'indice che viene puntato verso il petto maschile. <Io sono la ragazza più carina e coccolosa del mondo. Questo non cambierà mai! Possiedo la forza per cambiare la vita delle persone e la sfrutterò sempre.> Un grande discorso per una piccola ragazzina, un discorso pregno di un vigore unico grande come l'universo e infinito come il tempo. Sembra emanare un fuoco dagli occhi molto più intenso dello stesso sharingan che macchia le iridi, un'ardore che la sospinge verso le vette più alte dell'ideale espresso. Comunque cerca di lasciarlo continuare, volendo sentire le sue argomentazioni sino alla fine. <Non tutte le armi sono fatte per ferire. La guerra spesso è protratta con l'aspirazione della pace. Hanno un fine, per quanto non sia così per i potenti, per coloro che impugnano le armi possiede tale significato. "Preparati alla guerra nei tempi di pace". Credo che sia lampante questo discorso. Il sorriso serve per portare gioia, anche se alcune volte ferisce. Non è tutto nero nel mondo, c'è anche vita, gioia, passione, amore. Ma io non posso spiegare i colori a chi non li vede.> Scuote il capo lentamente e, per quanto stia disapprovando le parole elargita dall'altro, sembra proprio che ella acquisti fiducia nelle proprie capacità ad ogni secondo che passa, come se le stesse facendo ricordare quello che ha provato qualche tempo prima, proprio antecedente alla morte della madre. Si acciglia tuttavia a quell'imprecazione, guardandosi leggermente intorno ma senza trovare qualcosa che possa averla scaturita. Non appena però l'altro le risponde di essere un Genin si acciglia pesantemente. <Non ti importa? Posso sapere come ti chiami?>

15:59 Usagi:
  [Quercia] [Edit][Chakra On 26/30][Sharingan Attivo][Stesso equip].

16:43 Itsuki:
  [Parco] Deve essere la differenza d'età, o più probabilmente il passato diverso o semplicemente tutte e due le cose assieme, che permettono alla piccola Usagi di essere così effettivamente positivista ed ingenua nei confronti del mondo, speranzosa nei confronti del bene e sopratutto il quella che sarebbe la sua agognata meta ideale, su quello che vorrebbe diventare, mentre il ragazzo di fronte a lei tutt'ora non comprende il senso della sua esistenza ed un'eventuale voler essere qualcosa o qualcuno, rimandando quella sua unica fonte di vendetta sino a quando sarà, incapace tutt'ora di trovare un senso alla sua esistenza futuro a quell'atto che prima o poi compirà, poco ma sicuro < Mh? > sì, andrebbe appena a chinar il capo di lato sorprendendosi di quel suo inasprirsi e scaldarsi in quel modo, per quanto complessivamente non possa che risultare come un'essere sin troppo carino da prendere sul serio, anche con quello Sharingan attivo, almeno per il sottoscritto, che vede la sua ideologia del mondo come sin troppo bonaria, concedendo un socchiudersi degli occhi vermigli da parte sua, mentre trae un'altro tiro della sigaretta, aspirando l'aria con un sibilo che sfila tra i denti, lasciando poi che il fumo si perda così come il tempo che scorre incessante < Peccato che a questo mondo, paura, dolore e sofferenza sono ben più semplici da instillare nell'animo altrui rispetto a concetti di pace e benevolenza... Guarda le condizioni in cui siamo, non ti sembra un dato di fatto abbastanza tangibile? > direbbe lui rivolgendosi alla guerra, rivolgendosi alla consapevolezza dettata dalla storia riguardo a guerre, morti e carestie, riguardo agli errori dei Ninja e degli umani che si ripetono in un ciclo infinito, così ieri, come oggi e così come sarà domani, illudendo tutti con momenti di un'effimera e precaria pace, la quale esiste solo per permettere alla stessa guerra di esistere a sua volta, in maniera assoluta. Sembrerebbe quasi aver predetto il concetto a venire nella loro conversazione, lì quando lei andrebbe riferendosi alla pace, lui che intanto lascia cadere la cenere con un tocco, volgendo oramai verso il termine di quel nocivo palliativo dell'animo, concedendosi un raro inizio di una quella che se fosse una persona normale sfocerebbe in una risata, ma così basta e avanza per lui, anzi, è già tanto, lasciando che la cenere si perda lì nel prato dunque e permettendo a lui di tornar con i rossi su di lei, quantificati i tiri rimasti, rispondendo dunque in seguito alla questione della pace ed a tutto il breve pezzo di quel discorso, comunque confidente e maturo da parte sua, ma incapace di scalfire l'animo inamovibile del Goryo, incapace di cogliere nient'altro che nero o a malapena grigio, manco bianco, nessuna via di mezzo, nulla che possa farlo vacillare < La pace, esiste per permettere alla guerra di esser tale, è solo un'illusione nella quale perdersi per credere che esista qualcosa di positivo in questo mondo.. > una breve e sottile pausa, prima di andar a finir anche quell'ultimo tiro della sigaretta, per poi quindi voltarsi e notare un cestino poco distante, un paio di passi, senza però avviarsi ancora, rispondendo prima a lei, fissando però il tizzone che oramai ha ben poco da continuar a bruciare < I colori che tanto decanti, servono solo a coprire il nero di sfondo, e quando quelli svaniscono, quel nero ti farà solo più male.. > inizierebbe quindi smuovendo quel paio di passi verso il cestino premendo quindi il filtro nel posacenere dicendole < Non ho bisogno d'effimeri ostacoli. > e quindi tornerebbe con le mani in tasca per voltarsi, far un breve sospiro e quindi riavvicinarsi verso la quercia, li dove si poggerebbe rimanendo con le mani in tasca <{ Tsk, ma quanto parla questa ragazzina? Mi da la nausea il suo positivismo ostentato, ehw.. }> esordisce nuovamente l'entità che era andata ad eclissarsi da quel piano esistenziale, senza che però sembri intento a guardare fuori, permane con quegli occhi interiori poco propensi ad inquadrare nuovamente la figura della Uchiha, lasciando che Itsuki provi almeno a domandare riguardo a prima, se non fosse che spera ben poco in una precisa risposta altrui <{ Rieccoti, posso sapere cosa..? }> ma appunto come vagamente aveva immaginato, seppur non con tutto quel secco ed affilato astio, riceverebbe in tutto risposta due semplici parole, nette e ben distanti tra di loro <{ Sta. Zitto }> per nulla intenzionato a rivelare nulla riguardo la figura riconducibile per il Kagurakaza a quegli occhi, con gli occhi che si erano sollevati verso l'alto in quel domandare mentale, per poi tornare verso il petto assottigliandosi con fare rassegnato, più o meno preparatosi a quanto avrebbe ricevuto in risposta, tornando alla realtà con il domandare di lei < No, essere un Ninja mi è indifferente, devo diventare più forte, non importa come o attraverso quale percorso.. > direbbe osservando un punto preciso davanti a loro, dietro la ragazzina e da nessuna parte in particolare del parco, soltanto dritto davanti a sè, ritornando infine su di ella < Itsuki Goryo > direbbe quindi piegando poi appena la testa di lato, come se aspettasse in risposta il nome di lei, appunto, per quanto riguardo al cognome non può di certo confondersi. Buffo che una Uchiha, con un Clan dal passato oscuro e doloroso, abbia intenzione di portare tutto quel bene nel mondo.

17:21 Usagi:
  [Quercia] Le grandi iridi vermiglie, intrise del potere psicofisico che dal vortice allo stomaco risale verso gli tsubo degli occhi, eseguono una profonda piroetta verso l'alto, al contempo un'espressione esasperata compera impressa sul viso trasfigurandosi di bonarie forme annoiate, afflitte e stanche. Non può che fare a meno di compatirlo, tanto che proprio successivamente, in quel tripudio d'emozioni congiunte è un sentimento di pietà che emerge e lo sharingan si porta ad immergersi nei suoi occhi come a volerlo scrutare attentamente. <Proprio perché sono più difficile da instillare nell'animo degli altri, sono altrettanto più potenti...> Alza il braccio destro e sventola il pugno davanti al volto di lui. <Quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupi di essi. Sono la luce che scaccia le ombre, il lume naturale di noi esseri umani, il nostro coraggio. Quando qualsiasi luce sarà senta io sarò lì a tendere la mano e a gridare: prendi questo mio aiuto, io sono solo una qualunque, ma sono uguale a te. Sono colei che ricorda agli altri che non sono soli, che possono contare su qualcuno. Il mio sorriso porta gioia e spensieratezza. Io sono la paladina dell'amore e della giustizia.> La questione appare anche troppo evidente, sta cercando di convincere qualcuno che non vuole essere convinto, per lei è una missione, per quanto sia al momento sopita nei meandri del suo cuore, non può certamente permettere ad un ragazzo di restare nelle tenebre che lo avvolgono. Lui intanto finisce quel veleno della sigaretta, tornando a portare la sua attenzione su di lei e pronunciare quelle parole che la fanno particolarmente accigliare e, allo stesso tempo, irritare come non mai. Una seconda espressione truce si dipinge sul volto lasciando che degli occhi infuocati lo travolgano come uno tsunami in pieno mare. <La guerra esiste perché la vogliono gli uomini, solo alcuni nemmeno tutti. Allo stesso tempo siamo noi che possiamo fermarla. La fermeranno i soldati che non la vorranno, la fermeranno le donne che trattengono i mariti che vanno a farsi ammazzare. La guerra la creano le persone come te, cariche di odio e risentimento per la vita...> Fa un profondo sospiro rammaricato. <Provo pietà per te.> Scuote il capo, tornandolo a guardare con un volto carico di pietà, senza rancore o risentimento, solo truce e carica di compatimento per lui che non riesce a capire le proprie parole. <Il nero è solo l'assenza di colore e la luce lo scaccia tingendo tutto il mondo. Come i raggi solari caldi che avvolgono le cose con la loro presa. La luce è forte, troppo forte, l'ombra si può solo piegare ad essa e nascondersi.> Lui intanto comincia quel dilemma interiore e lei lo guarda con attenzione, senza poter capire cosa stesse facendo. <Più forte? E poi? Cosa te ne fai di tutta quella forza? Ci sarà sempre qualcuno più forte di te che ti possa sconfiggere. Non serve a nulla la forza senza una giusta direzione dove imbrigliarla. Sarai solo una persona inutile.> Fa spallucce. <Usagi-Chan, questo è il mio nome.> Si presenta dopo di lui naturalmente. [Chakra On 25/30][Sharingan attivo][Stesso equip].

18:04 Itsuki:
  [Parco] Sembra quasi come se lui lo facesse apposta a rispondergli in quel modo, come se volesse in tutti moti remare contro il suo carattere positivo, se non fosse che in realtà fa tutto parte del carattere stesso di Itsuki, che con i suoi quindici anni di prigionia e privazione di se stesso, è cresciuto sin troppo male per permettere al suo Io di provare qualcosa al di fuori di amarezza, tristezza ed odio, senza contare il creder di poter vivere di lì in poi una normale vita, se non fosse per lo scoppiar della guerra anni dopo. Inspira profondamente per poi lasciar che lo stesso respiro vada a fuoriuscir in un sommesso espirare, mentre lo sguardo si fa di nuovo assottigliato e piatto, non annoiato ma semplicemente mai vispo, mai in grado di esprimere nulla di particolare, solo brevi cenni di contorno a delle emozioni relegate sin troppo in profondo nel suo animo < È ammirevole da parte tua, ma sono dell'idea che pensare a se stessi è l'unico modo per garantirsi una possibilità di sopravvivenza.. Luce, Oscurità, la prima è poca e la seconda sin troppa.. Ma sei libera di sforzarti per tentare di cambiare le sorti di quest'equilibrio malsano.. > e la voce è sempre quella, atona, priva di particolar carattere o di una qualsiasi inflessione tonale, gelida e rassegnata così come ogni sua espressione, rassegnatosi a sua volta a vivere come fosse un'automa, incapace di sentire effettivamente qualcosa dentro di lui se non l'esistenza del Kagurakaza <{ Adorabile, per quanto petulante sia. }> direbbe da dentro con un cenno scostante della mancina proprio l'altro inquilino del corpo di Itsuki, il quale andrebbe semplicemente a rispondere a sua volta, socchiudendo gli occhi per un'istante <{ Non dobbiamo mica portarla a vivere con noi... }> potendo percepire l'altro poi alzare entrambe le mani, tirando appena indietro la testa volgendo il viso di lato di un quarto <{ Per carità, non sia mai.}> e niente, nel mentre di questo scambio di battute lasciano semplicemente che lei vada per porre quell'espressione truce sul viso, lasciando che Itsuki vi posi di nuovo lo sguardo sopra, su quel faccino furente e fumante d'ira, sempre e comunque non propriamente semplice da prendere sul serio, se non fosse che dall'altra parte, il suo interlocutore non sia effettivamente in grado di porsi in maniera comica o simpatica che sia nei confronti di nessuno, quindi insomma, poco importa, per quanto lei minuta e carina sia < Pietà? Già, anch'io provo pietà per me stesso ma... Non ti sprecare, non ha mai portato a nulla. > direbbe ora portando entrambe le mani fuori dalle tasche per andare ad intrecciare le dita tra di loro, tutte e quattro tranne i pollici, volgendo poi quindi i palmi verso l'esterno dinnanzi a se per andare a distendere le membra e sentir il contrarsi delle spalle, stirandosi quanto basta per tollerare quell'esser fermo da un pò, portando le mani poi dietro alla testa, potendosi ora appoggiare alle suddette, perchè figuriamoci se si concede di poggiar la preziosa chioma d'ebano su di un'umida ed infima quercia con tanta leggerezza, non sia mai < La luce non sempre è capace di raggiungere ogni animo, soprattutto quelli che si rifiutano di accettarla, ed allora quale sarebbe la realtà? La luce ad essere troppo debole è l'oscurità ad esser più forte? Punti di vista... > direbbe lui sempre più propenso verso il realismo e dunque al peggio, crescendo e dunque imparando che per ogni possibile gioia della vita bisogna passare attraverso le giuste e dovute sofferenze necessarie per giungere a quel traguardo, un pò come la fatica, i sacrifici e quant'altro ella dovrà affrontare se vorrà diventare una Idol. Per quanto sia una carriera meno pericolosa di quella del Ninja, senza essere spietata, secondo lui non andrà troppo lontano, ma insomma, staremo a vedere. Il discorso andrebbe poi ad indirizzarsi riguardo la forza, le intenzioni, lo scopo di lui che desidera diventare più forte, ottenere più potere, ricevendo in tutta risposta lo sguardo color del sangue che si solleva verso il cielo, senza andar a puntare un punto preciso ma semplicemente perdendosi in quel grigiastro offuscato dalla nebbia, con quella macchia appena più luminosa che sembra lì dove risiede il sole, a sua volta coperto dalle nubi e dalla stessa nebbia portatrice di fastidiosissima umidità < Compirò la mia vendetta... E poi.. > una breve pausa, non lo sà, non sà effettivamente cosa farà e quale sarà il suo scopo a seguire di quel vendicarsi, di quel voler uccidere sua madre ed ogni membro di quel misero villaggio dove nessuno è mai stato intenzionato a porgergli una mano in aiuto come tanto decanta la Uchiha, lì dove torneerà solo per portare scompiglio e dolore, rovina, morte. Quasi ad occhi aperti potrebbe immaginare frammenti di un futuro improvvisato di lui che uccide la madre e stermina gli altri abitanti, misti a scorci di un passato che per quanto lo abbia relegato lontano nella sua mente, a volte i ostina a tornare con degli accenni di ricordi dolorosi, umilianti < Poi sarà la mia stessa forza a permettermi di trovare uno scopo, suppongo. > direbbe ora come ora continuando a non preoccuparsi del seguito, di quel che verrà dopo, semplicemente abbandonandosi a teorie e congetture, ipotesi, possibilità, ma mai un fantasticare ad occhi aperti come quello che per lui è l'atteggiarsi di Usagi, per quanto seria e matura, ancora una undicenne o poco più, lui che non saprebbe nemmeno definire il perchè si è soffermato a parlarci, musica a parte, ritrovando inconsapevolmente piccole perle di vita in chiunque, analizzandole in seguito per andare a costruire quel suo castello di ideali personale < Usagi Uchiha, d'accordo. > direbbe lui senza aggiungere nulla di più e nulla di meno, senza chiaramente andare a rivelare nulla di Eiji, anche perchè di solito lo farebbe solo in seguito all'utilizzo dell'innata, quindi ora avrebbe ancor meno senso.

18:28 Usagi:
  [Quercia] Davvero non sembra riuscire a perforare con le parole, per quante di taglienti possa elargirne, l'animo dell'altro che permane sulle sue idee per nulla conformi a quelle della piccola Uchiha. <Ma davvero?> Scettica alle sue prime parole, volge il capo verso destra e lo guarda di sbieco. <Credi davvero che contare su te stesso sia l'unico modo per sopravvivere? Eppure quando da solo non riesci, quando l'avversario ti sovrasta o in forza o in numero, allora è quello il momento in cui capisci che se ti fossi fatto degli amici, forse, avresti potuto sopravvivere. La tua sola forza non basta, ci sarà sempre qualcuno di più forte.> Scuote il capo con leggerezza, chiaramente non riuscendo a capire il punto di vista dell'altro, anche esprimendo il proprio con una logica razionale e per nulla dettata dai sentimenti. <Al momento è forse come dici, perciò è il nostro compito cambiare le cose. La vendetta, l'odio e il dolore non fanno altro che creare se stessi. Se noi portassimo invece amore, giustizia e lealtà allora si creerebbe un fiume impetuoso che scaccerebbe tutte quelle ombre. La scelta è solo nostra. Ma non credo tu possa o voglia capire.> Fa spallucce, sembra infatti totalmente arresa al fatto che lui non sia per nulla corruttibile, in senso positivo si intende. Non riesce proprio a capire il punto di vista della piccola Uchiha, sembra ribattere in modo molto poco razionale, ma lei cerca di dare il massimo di sé, per quanto non sia nella sua forma più smagliante. <Si provo pietà e se provassi anche tu pietà per te stesso, allora cambieresti davvero. L'accettazione è la prima forma di guarigione. Significa soltanto che non l'hai realmente accettato e mi stai solo prendendo per i fondelli. No no no. Non si fa.> Alza il braccio dritto e sventola l'indice in un chiaro segno di diniego. Poi lo sente parlare e un sospiro esce dalle proprie labbra. <No, non è possibile...> Scuote il capo. <Non sono punti di vista è un dato di fatto che gli esseri umani sono mossi da istinti ed emozioni, questi vanno legiferati tramite la ragione e l'autocoscienza, perché è quest'ultima che ci distingue dagli animali che divorano la realtà con la loro bramosia. Adesso non voglio fare un discorso troppo complesso, anche perché...> E lo guarda dalla testa ai piedi. <Non credo tu sia capace di coglierlo. Ma nel momento stesso in cui tutti la pensassero come te, allora non esisterebbe la razza umana, perché porteremo il mondo alla distruzione. C'è sempre una legge infinita, bellissima e perfetta che intreccia in una stupenda armonia tutti gli aspetti contraddittori della natura umana. Ci deve essere sempre del bene in ognuno di noi, altrimenti non ci sarebbe la vita.> Continua a studiarlo, come a voler capire i suoi sentimenti e il suo stato d'animo. <E poi? Dopo la tua vendetta?> Lo sollecita, lo sfrega in modo tale che le possa dire ciò che pensa. Ma poi ecco che giunge la risposta, una riflessione che le fa scuotere il capo. <Non lo sai in realtà. Vivi per la vendetta e non ti sei soffermato a pensare, riflettere e ragionare. Puoi decidere sempre chi essere e cosa diventare. Forse per te c'è ancora una speranza, ma labile e troppo sommersa dall'odio. Spero che tu possa un giorno trovare la luce.> Fa spallucce e sorregge il proprio strumento, ormai si è fatto tardi, quindi cerca di assettarsi. <No no no. E' Usagi-Chan, non dimenticare l'onorifico, potrei offendermi e sguainare le armi per questo. Ricordati l'onorifico!> Dichiara netta. <Adesso è giunto il momento di andare. Vorrei dire che sia stato un piacere parlare con te. Ma sei troppo barboso, devi sorridere un po'. Ciao ciao ciao.> Detto questo, se non fermata, cerca di camminare lentamente per dirigersi verso i cancelli d'uscita e sparire tra i fumi della nebbia [END].

19:00 Itsuki:
  [Parco] È una partita persa sin dal principio, una sfida impossibile da vincere, un destino che la sola piccola Usagi, appunto sola, non potrà mai riuscir ad inculcare nella testa del Goryo, così quello della solitudine così quello riguardo la felicità, il sorridere ed il buonismo generale nei confronti della vita, molto discorsiva ed esaustiva con le proprie parole, quasi riuscendo in un qualche modo ad ottenere qualche parola in più del solito da Itsuki, che a parlar con gli altri fa sempre abbastanza fatica, per quanto l'avvicinarsi sempre di più, seppur molto lentamente, ad Eiji, lo stia facendo sciogliere, in parte < E quando gli altri non ci saranno? Se non sei in grado di contare sulla tua forza, non hai il diritto di appellarti ad aiuto alcuno e se finirai per perire per mano nemica... Avrai sbagliato a sottovalutare il tuo avversario. > semplice come soluzione del pensiero, dell'equazione positiva che tenta di esser espressa da parte di lei, ottenendo però un risultato negativo nel processo di risoluzione del Genin, che la lascerebbe continuare sentendo quella metafora sul fiume e quant'altro, rispondendo anche questa volta con poche concise parole, ed un lieve cenno di diniego del capo, scostante, come non voler supportare quel suo pensiero < Non è che non posso comprendere, è la consapevolezza di non poter condividere questi tuoi ideali, che mi preclude il fatto di valutarli con raziocinio... > ed espira in un breve sospiro lasciando quel fiato rimastogli a sottolineare un'altro fallimento da parte di Usagi di tentar di corromperlo al contrario < Ho accettato il mio inferno, la commiserazione non è un'opzione, ne personale ne altrui. > e poi di nuovo, un'altro discorso di lei che potrebbe cogliere, se solo lo volesse veramente assecondando il suo dire a riguardo nei confronti del suo comprendonio passivo, a fasi, che gli concederebbe lo schioccare della lingua sul palato in quel che sarebbe uno schioccare di diniego < Come esiste il bene esiste il male, ed è il male a portare la morte prima del dovuto, nessuno dei due può esistere senza l'altro poichè sono due facce della stessa medaglia, bisogna soltanto scegliere da che parte schierarsi.. E spesso non è nemmeno la tua stessa volontà a prender la decisione che vorresti.. > ma lui non ha intenzione di lasciar che ulteriori parole possano rischiare di ricondurlo a ricordi spiacevoli, ad un passato da dimenticare, e dunque lascia cadere lì il discorso senza più alimentarne la fiamma ma semplicemente andando verso il prossimo suo dire, sempre parte del grande dipinto del loro voler argomentare sulla vita < Non mi sbilancio da nessuna parte in particolare, ma trovo sia l'oscurità a renderti più forte, Magari ad un prezzo più alto, ma trovo la Luce il percorso degli ignari. > forse perchè non sei mai stato felice e non sei in stato di esserlo, forse perchè tutt'ora risulti come un'oscura tela sulla quale potrebbe ancora esser versato un colore più tenue, più amabile, sereno, seppur tu effettivamente abbia qualcuno a cui rivolgerti, una qualche figura capace di predisporti verso uno dei due lati della bilancia. E no, il Kagurakaza dentro di lui, potere star certi che non è propenso per il bene, affatto, soprattutto dopo la sua dipartita dal mondo < D'accordo d'accordo, Usagi-chan sia. > direbbe poi slegando le mani tra di loro per portar le mani innanzi a sè sollevandole pigramente volgendo i palmi verso di lei, facendole intendere di aver compreso la precisazione andando dunque ad esprimere il fatto che eviterà di sbagliare una seconda volta, scostandosi poco dopo dall'albero, lasciando che le mani tornino verso le tasche per tirare fuori un'altra sigaretta, che ancora non accende, ricevendo quel saluto da parte di lei che con fare infantile andrebbe ad etichettarlo come barboso per poi andarsene con quel triplo saluto, chiara nota del suo essere giovane e spensierata a tratti, risultando come al solito carina di fondo, seppur lui non è di certo avvezzo ad attribuire aggettivi simili a nulla in particolare, magari giusto ai libri < Barboso? Sarà.. Alla prossima.. > e quindi voltandosi andrebbe a sua volta a tornare sui suoi passi, andando ad accendere quella estratta poc'anzi, coprendo con la mano libera quella che regge il fiammifero, che vien poi scosso e gettato in un'altro cestino lungo la strada, lasciando poi dunque spazio alla sigaretta d'esser afferrata dopo un lungo primo tiro < Ah già, libri.. > dopotutto oltre alla presunta passeggiata doveva nel frattempo trovare un luogo dove acquistare da leggere, ma nel suo tentar di guardarsi intorno e concentrarsi su quel nuovo Villaggio, il Kagurakaza si farebbe sentire <{ VIsto? Te lo dice pure la bambina che sei noioso.. }> gongolando verso la fine del suo dire con un voler chiaramente punzecchiare il ragazzo oramai in buona parte abituato al fare dell'altro, lasciando che un flebile sorrisetto gli si dipinga in viso < Tsk, fa silenzio.. > risponderebbe mormorando tra sè e sè, vedendo poi di allontanarsi in direzione di quello che potrebbe sembrare un negozio di libri e simili, o sì insomma, quel che sarà sarà. {end}

Itsumi e Usagi si incontrano al parco e, dopo la sonata della seconda, cominciano a parlare scambiandosi punti di vista sul bene e il male. Uno scontro solo dialettico che culmina con un nulla di fatto.