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Il ritorno di Itsuki

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con Itsuki, Sango

23:57 Sango:
  [Accampamento] L'accampamento quella sera è totalmente silenzioso. La nebbia invade tutto ormai, anche le tende dei medici e quelle dei ninja. Odia dover condividere il proprio spazio con altre 2 persone, ma in tempo di guerra è quello che aspetta tutti. Niente privacy, niente di niente. Ecco perchè la donna dai lunghi capelli rossi come il fuoco , va in giro per quell'ora. Controlla anche lei se il passaggio è libero da qualsiasi nemico anche se le sentinelle e le ronde continuano a qualsiasi ora, come giusto che sia dopotutto. Non riesce di certo a dormire, non dopo la conversazione della Doku, sul significato intrinseco che porta la morte con se. Per quale motivo sia giusto combattere. Non sa darsi una risposta e questo ovviamente le toglie il sonno. Il bar però dovrebbe essere ancora aperto, ancora aperto proprio per loro ninja, per avere un minuto, una notte, qualche ora soltanto di distrazione e non pensare al pesante macigno che quella situazione causa a tutti loro. Notti insonne dove giovani genin non riescono nemmeno a dormire, chi piange, chi urla.. la fortuna in lei sta solo nell'aver già provato quella sensazione ad Ame, durante le rivolte del fratello più grande. Ha cambiato anche vestiario, il freddo e i suoi vestiti non vanno molto d'accordo. Indossa dei pantaloni neri aderenti, così come una semplice maglia a maniche lunghe molto aderente anche quella. Il corpo è avvolto in un pesante mantello ,anch'esso del colore della notte più profonda, con l'interno ricamato in rosso, un piccolo regalo del suo clan Ishiba. Tutti, o almeno chi c'è ancora sveglio e viandante come lei, potrà vederla camminare lentamente nella direzione dove uomini già ubriachi stanno festeggiando la loro futura morte. < sembra una notte serena per adesso, speriamo che non accada nulla > detesterebbe dover combattere nel buio, nonostante quella foresta di mangrovie la conosca già . Andrebbe ad individuare due piccoli genin in un punto li vicino < ei voi, tornate immediatamente nelle vostre tende e cercate di dormire > la voce è dolce e soave, spezza il silenzio e i chiacchiericci per un attimo, ma vi è anche autorità nel tono. Meglio che si tengano tutti pronti e riposati, e lei sarebbe andata ad annegare le proprie pene tra qualche bottiglia di buon vino, o almeno, quello che Yukio ha fatto portare fin li-. [chakra on]

00:14 Itsuki:
  [Foresta > Accampamento] Sono passati anni, ndiversi, ma non molti, dall'ultima volta che ha avuto a che fare con la società come se la ricorda. Vi è stata la guerra, è successo quel che è successo e lui, al tempo, un semplice neo-Genin, sembrava che per gli elitari ammministratori non fosse tanto degno di nota da accorgersi del proprio fuggir dal tutto, da quello che stava succedendo celandosi a quei pochi che potevano riconoscere la propria figura, evitando qualsiasi scarso legame avesse costruito con il suo inconsueto stile di vita. Un passo dopo l'altro andrebbe ad accorciare la distanza tra sè ed il Villaggio, almeno teoricamente parlando, visto che il più delle volte si affida al proprio istinto, piuttosto che ad una mappa o qualcosa di simile, per raggiungere un qualsiasi luogo, seppur questa volta semmbri che il terreno non sia dei migliori, dei più favorevoli, per nulla conscio del territorio della Nebbia e dintorni, lui che si sarebbe rifugiato in uno sperduto villaggio su delle catene montuose, qualcosa di talmente remoto e lontano dal mondo da risultare quasi per nulla intaccato dalla guerra, quei posti sperduti che non si sà di quale villaggio principale facciano parte, di quelli dove si possono contare gli abitanti in un paio di minuti. Lì, dove aveva trovato la calma, con la consapevolezza dentro se stesso di essersi messo alle spalle qualcosa per la quale non contava, qualcosa in cui non avrebbe potuto fare la differenza, preferendo di continuare la vita sua solita, lontano dai più e dalla massa di Kusa, perdendosi dunque in libri, riflessioni, introspezione. Legami nulli quelli che si lascia alle spalle, così come quelle che avrebbe potuto ritrovare a Kusa se non per pochissimi individui, al quale andrebbe volgendo un rapido pensiero, per poi lasciarsi invadere dall'altro dentro di lui <{ Allora, hai deciso di darti di nuovo da fare? Hai una vendetta che attende. }> ma lui farebbe spallucce, rispondendo con un fuorviante < Tsk, la guerra è finita, tantovale ritentare. > senza mai curarsi più di tanto del rispondere a chi osserva da dentro, sempre. Se non altro, ha avuto tempo per conoscerlo in questi tre anni. Ha conosciuto buona parte della sua storia, delle sue motivazioni, i suoi principi, ma ora non è cosa della quale ci può interessare, poichè sembrerebbe che il suo sguardo rossastro andrebbe a cogliere dei baluiginii. segno di civiltà un pò più avanti, assottigliandosi per cercare di vedere quanto meglio possibile con quella nebbia fastidiosa, con tutta quell'umidità che gli rischia di increspargli la lunga preziosa chiuma ogni secndo che passa, continuando ad avvicinarsi, con indossoo una semplice camicia bianca e dei pantaloni lunghi neri, nero come i guanti che spuntano dal taschino, mentre con la dritta poggiata sulla spalla regge un classico fagotto da viaggio con dentro l'indispensabile, coperto appena dalla giacca che rimane appesa quanto pare dovrà ad un paio di dita, sempre della suddetta mano destra. Una giacca che quasi pare ondeggiare un pò come un mantello, la propria figura dovrebbe palesarsi di lì a breve nei confronti dei presenti all'accampamento, lui, noncurante ed ignaro di tutto tanto che stava tornando vero Kusa, se non fosse stato avvertito lungo il tragitto dell'alleanza, convinto che sarebbe arrivato alle mura del villaggio senza particolari sforzi, ma a quanto pare dovrà avere a che fare con quel punto di guardia prima di altro < ... > non pone una parola, sempre restio e difficilmente sociale, mentre Eiji da dentro commmenta <{ Kiri.. Una volta venni qui, ma tutta quella pioggia.. Disgustosa.}> e parlerebbe per sè, per quanto sentano entrambi, Itsuki vedrebbe di porsi a qualche metro di distanza dalle luci che illuminano lo spiazzo, cercando di farsi identificare, rimanendo immobile, guardandosi attorno, attendendo una sorta di terzo grado incombente.

00:28 Sango:
  [Accampamento] La notte sembrerebbe passare senza nulla di strano. O almeno, questo sarebbe il desiderio dei più. Di tutti insomma. I passi lenti e cadenzati andrebbero a portarla nella linea visiva del nuovo arrivano. I rumori, le persone, soffocano leggermente la figura seminascosta. Un'altro passo avanti prima di girarsi di scatto, verso sinistra. Un lieve brivido le scende lungo la schiena, la morsa all'interno dello stomaco si stringe e tutto si ferma. Come se il proprio stesso cuore trattenesse quei battiti. Nemico. Tutto urla questo. < ma come > sussurra a se stessa più che altro, come hanno fatto le sentinelle a non vedere quello che ella non fa fatica a notare? Come ha fatto a passare i controlli di diversi ninja fino a entrare quasi nel cerchio dell'accampamento. In un secondo agirebbe, senza se e senza ma. Come un automa andrebbe a piegare le gambe e il busto in direzione della figura altrui. Uno scatto repentino, al massimo della propria velocità verrebbe fatto nella direzione dello sconosciuto, e la destra andrebbe, una volta arrivatagli di fronte, prenderlo per la collottola e scuoterlo, sempre che tutto fosse andato per il verso giusto. Adesso difatti si troverebbero lei, di fronte a Itsuki, con la mano bianco latte a stringere il vestiario altrui, e gli occhi in fiamme fuori dalle orbite. <DIMMI SUBITO CHI SEI > eh no, non attacca ancora. < sei una spia?> del nemico ovviamente. Non sa di certo che il Goryo non abbia idea di esser stato catapultato all'interno di una guerra, dove il nemico non si è mai visto per davvero, dove nessuno si fida di nessuno. < STATE LONTANI VOI ALTRI > soffia rabbiosa verso i ninja che avrebbero dovuto controllare il perimetro < CI PENSO IO QUI > . Gli uomini andrebbero a star fermi, dopotutto era per colpa loro che un ninja estraneo era riuscito a sorpassare tutti i controlli < adesso dimmi chi sei, cosa fai qua, o ti porto davanti al Kage e mi prenderò io la briga di torturarti finchè non sputerai fuori anche l'anima > il volto della donna si troverebbe dunque a pochi centimetri dall'altro, quasi lo volesse mangiare vivo. E quindi possiamo dire addio ad una tranquilla serata di bevute. Adesso toccherebbe al genin muoversi, parlare o qualsiasi cosa. E non ha pazienza, pronta a trascinare anche solo la sua testa davanti a Yukio stesso. [chakra on]

00:52 Itsuki:
  [Accampamento] Sono passati anni, ndiversi, ma non molti, dall'ultima volta che ha avuto a che fare con la società come se la ricorda. Vi è stata la guerra, è successo quel che è successo e lui, al tempo, un semplice neo-Genin, sembrava che per gli elitari ammministratori non fosse tanto degno di nota da accorgersi del proprio fuggir dal tutto, da quello che stava succedendo celandosi a quei pochi che potevano riconoscere la propria figura, evitando qualsiasi scarso legame avesse costruito con il suo inconsueto stile di vita. Un passo dopo l'altro andrebbe ad accorciare la distanza tra sè ed il Villaggio, almeno teoricamente parlando, visto che il più delle volte si affida al proprio istinto, piuttosto che ad una mappa o qualcosa di simile, per raggiungere un qualsiasi luogo, seppur questa volta semmbri che il terreno non sia dei migliori, dei più favorevoli, per nulla conscio del territorio della Nebbia e dintorni, lui che si sarebbe rifugiato in uno sperduto villaggio su delle catene montuose, qualcosa di talmente remoto e lontano dal mondo da risultare quasi per nulla intaccato dalla guerra, quei posti sperduti che non si sà di quale villaggio principale facciano parte, di quelli dove si possono contare gli abitanti in un paio di minuti. Lì, dove aveva trovato la calma, con la consapevolezza dentro se stesso di essersi messo alle spalle qualcosa per la quale non contava, qualcosa in cui non avrebbe potuto fare la differenza, preferendo di continuare la vita sua solita, lontano dai più e dalla massa di Kusa, perdendosi dunque in libri, riflessioni, introspezione. Legami nulli quelli che si lascia alle spalle, così come quelle che avrebbe potuto ritrovare a Kusa se non per pochissimi individui, al quale andrebbe volgendo un rapido pensiero, per poi lasciarsi invadere dall'altro dentro di lui <{ Allora, hai deciso di darti di nuovo da fare? Hai una vendetta che attende. }> ma lui farebbe spallucce, rispondendo con un fuorviante < Tsk, la guerra è finita, tantovale ritentare. > senza mai curarsi più di tanto del rispondere a chi osserva da dentro, sempre. Se non altro, ha avuto tempo per conoscerlo in questi tre anni. Ha conosciuto buona parte della sua storia, delle sue motivazioni, i suoi principi, ma ora non è cosa della quale ci può interessare, poichè sembrerebbe che il suo sguardo rossastro andrebbe a cogliere dei baluiginii. segno di civiltà un pò più avanti, assottigliandosi per cercare di vedere quanto meglio possibile con quella nebbia fastidiosa, con tutta quell'umidità che gli rischia di increspargli la lunga preziosa chiuma ogni secndo che passa, continuando ad avvicinarsi, con indossoo una semplice camicia bianca e dei pantaloni lunghi neri, nero come i guanti che spuntano dal taschino, mentre con la dritta poggiata sulla spalla regge un classico fagotto da viaggio con dentro l'indispensabile, coperto appena dalla giacca che rimane appesa quanto pare dovrà ad un paio di dita, sempre della suddetta mano destra. Una giacca che quasi pare ondeggiare un pò come un mantello, la propria figura dovrebbe palesarsi di lì a breve nei confronti dei presenti all'accampamento, lui, noncurante ed ignaro di tutto tanto che stava tornando vero Kusa, se non fosse stato avvertito lungo il tragitto dell'alleanza, convinto che sarebbe arrivato alle mura del villaggio senza particolari sforzi, ma a quanto pare dovrà avere a che fare con quel punto di guardia prima di altro < ... > non pone una parola, sempre restio e difficilmente sociale, mentre Eiji da dentro commmenta <{ Kiri.. Una volta venni qui, ma tutta quella pioggia.. Disgustosa.}> e parlerebbe per sè, per quanto sentano entrambi, Itsuki vedrebbe di porsi a qualche metro di distanza dalle luci che illuminano lo spiazzo, cercando di farsi identificare, rimanendo immobile, guardandosi attorno, attendendo una sorta di terzo grado incombente.

00:53 Itsuki:
  [Accampamento] Di lì a poco, tutto si svolgerebbe con relativa fretta. Forse avrebbe dovuto alzare le mani e mostrarsi con un segno di pace, ma magari un'altra volta eh. Non è da lui, sopratutto quel lui convinto che la guerra fosse giunta al termine e che dopo la sua reclusione autoimpostosi, tutto è ancora in atto. Tutti temono, nessuno si fida. Avrebbe giusto il tempo di sgranare lo sguardo un pò più del solito, di quella sua solita piatta ed atona espressione, andando a contrarre i muscoli in maniera istintiva al veder quelllo scatto da parte della di lei di guardia che gli incombe incontro come una bestia su di una preda, lei stessa preda di un terrore, della disfiducia, della paura di essere tradita, di non aver onorato il Villaggio lasciando che uno sconosciuto ne giunga nei pressi. Come ha fatto con le guardie poste prima? Fortuna, un'altra meno zelante al quale è bastato mostrare il coprifronte, forse stanco del turno di notte, forse un semplice colpo di fortuna appunto. Fattostà, che ora come ora si ritrova lì, accolto in una brusca maniera, concedendosi quel semplice amareggiato sospiro < Ah.. > poco prima che lei vada ad afferrarlo per la collottola, mentre lui permane con il suo sguardo spento, freddo, l'espressione spenta, nessun senso in particolare allarme, non più del dovuto, dopotutto non è lì con del torto addosso, non ha motivo di temere nulla. Il punto è che la sua attenzione andrebbe versoo tutt'altro, andrebbe focalizzzandosi sulla presa, puntando lo sguardo verso il colletto dell'indumento stropicciato nella mano sua, stretta tanto da far sbiancare le nocche, un particolare del quale non si cura poichè come già detto, la sua preoccupazione attuale sarebbe tutt'altra < La camicia. > già, proprio quella, la nomina riportando lo sguardo negli occhi di lei, dalla quale quasi traspare del nervosismo, aggiungendo poi con un tono calmo da dar fastidio, gelido < Mi stai rovinando la camicia. > sempre dedito all'apparire in maniera formale, elegante, quasi ancor di più influenzato dalla figura dentro di sè che ha avuto modo di conoscere sempre meglio, senza mai calarsi nel profondo delle sue esperienze, immedesimandosi però sempre di più ed accettnado quella convivenza in un certo senso forzata <{Un'accoglienza calorosa direi.}> è la frase d'esordio del Kagurakaza dentro, nobile e superbo anche in quella mera forma esistenziale, aggiungendo poi < {Fossi stato io al tuo posto, gli avrei tagliato la testa e mi sarei presentato dal Kage in persona accusando la Nebbia di molestie insensate ma..}> un breve sospiro mentale, può sentire la nostalgia e la mancanza di essere vivo, di poter riprovare quelle emozioni direttamente sulla propria pelle, concludendo con <{ Erano altri tempi. }> e poi nulla di più, si rintanerebbe in quel piano esistenziale astratto, andando come al solito a godersi la scena dal proprio introverso punto di vista, nel mentre che Itsuki tenterebbe un'approccio diplomatico, visto il poco zelo nei confronti del combattimento e la chiara minuranza numerica < Sono un Genin di Kusa, autoesiliatomi per apparente inutilità al villaggio in tempo di guerra. > ed anche una certa impossibilità nel progredire, nel salire in quella scalata di gradi, visto che la società al tempo era in preda alla situazione bellica e non aveva quindi alcun particolare attrattivo per Itsuki, il quale avrebbe posticipato quella vendetta di ancora qualche anno, seppur questa sia un'altra storia < Se di grazia acconsentisse a lasciarmi, ho un coprifronte a nella borsa, credo l'unica dimostrazione fisica. > direbbe sempre mantenendo il tono neutro e composto, evitando come sempre di propendere alla violenza o ad un futile atto di resistennza, vedendo poi di aggiungere, quasi dimenticandosi < Ah, Itsuki Goryo Naraka. > nulla di più, nulla di meno, andrebbe a testimoniare quelle tre parole di seguito che andrebbero ad identificarlo, a renderlo qualcuno e dunque tale dell'esistenza. Se poi le lo lasciasse andare, allora lui andrebbe chinandosi lentamente, mantenendo inizialmentel o sguardo su di lei, per poi passarlo sui soldati in posizione lì intorno, cercando di andare con la mancina libera a rovistare nella borsa porterebbe innanzi a sè, mentre la destra regge ancora la giacca, andando a tatto a ricercare quell pegno simbolico del quale non si è mai curato, così come dell'appartenenza come Ninja al villaggio ed alla dedizione allo stesso, vedendo solo come un mezzo per diventare più forte e niente di più. Tutto ciò, però, non prima di aver portato la sinistra ad aggiustare le presunte pieghe che avrebbe subito il colletto sgualcito della camicia, cercando di sistemare il colletto e di raddrizzare il tessuto, con un fare del tutto noncurante di chi gli stia attorno, concentrandosi prima di tutto su se stesso e poi dunque sulla questione del coprifronte e di chi sia, premettendo il fatto che lei lo metta giù, s'intende. Altrimenti, beh, avrà da protestare di più riguardo alle condizioni dellla propria camicia, non tanto della sua attuale discussa posizione sociale o d'identità che sia.

01:16 Sango:
  [Accampamento] L'Ishiba corre , riesce anche a prendere il giovane e a strattonarlo li, proprio sul colletto della camicia. Lascia che sia adesso lui a parlare "Sango, non crede che dovremmo essere noi a prenderlo in custodia adesso?" suggerisce uno sfrontato, che sia jonin o chunin o con qualsiasi altro grado non le importa per niente . IL volto della donna si sposta di qualche millimetro staccando per un singolo secondo gli occhi dalla propria preda "sta zitto. Tu e tutti gli altri verrete portati davanti a Yukio sama, dovevate proteggere l'accampamento e invece avete lasciato passare questo qui > agiterebbe poco la mano proprio su quella camicia ormai più che sgualcita < quindi vedi di non farmi perdere ulteriormente la pazienza > gli occhi azzurro verde adesso ritornano veloci al viso vacuo del giovane genin. < la camicia? Sei fortunato con non ti abbia già spezzato l'osso del collo > non prende ovviamente seriamente le parole altrui, non in quella situazione, dove i nervi sono tesi come una corda di violino. Non ha intenzione di lasciarlo senza aver capito prima chi egli sia, un nemico, una spia, qualsiasi cosa. Di certo lei non avrebbe fatto come gli altri di guardia quella notte, lasciando andare a zonzo uno sconosciuto qualsiasi. < sto aspettando > sembra che il giovane abbia bisogno di qualche momento, almeno il pensiero che le sovviene è questo. Dopotutto lei è pronta a staccargli la testa, ed è circondato da diversi ninja che sono accorsi al proprio vociare. Lo ascolta, il sopracciglio sinistro che va a sollevarsi immediatamente < dimostra che tu sei un ninja di Kusa > non ricorda per nulla il suo volto, anche se non sarebbe la primissima volta. < Il coprifronte ovviamente potrebbe essere una prova, ma non mi fido. Avresti potuto rubarne uno a questo punto, avresti potuto uccidere qualcuno e prenderlo per te e spacciarti come tale . Il nome. Dammi il tuo nome > e nemmeno finirebbe la frase che l'altro andrebbe a 'presentarsi' < voi, segnatevi il nome, andate a cercare informazioni > ordina nuovamente a quei fannulloni rimasti li con loro. "ehm signora, se mi permette... credo.. credo che un tempo ci fosse un giovane con questo nome , appartenente al clan Goryo " uno dei più anziani andrebbe in difesa del giovane. La mano della donna allenterebbe immediatamente la presa sulla camicia < controllate comunque, e vi voglio qua tra non meno di cinque minuti con delle informazioni più dettagliate . E tu Itsuki Goryo Naraka, mostrami il tuo copri fronte.> lascia che l'altro stia li a cercare nel suo zaino, ma le mani sono già pronte a formare i sigilli per poterlo schiacciare a terra . Non che non si fida. Dopo qualche minuto, e il copri fronte anche mostrato, tornerebbe uno degli uomini inviati a cercare informazioni "è lui signora, può lasciarlo andare ". La donna si limita a fissare i ninja per un attimo < bene, allora tornate ai vostri posti, farò rapporto direttamente io sull'accaduto e prendo io in custodia momentanea Itsuki Goryo. > un ultimo ordine prima che tutti ritornino a fare i propri doveri, magari con più giudizio adesso < quindi dici il vero giovane Goryo. Mi spiace per tutto questo, ma in tempo di guerra è necessario. Siamo tutti ninja di kusa qui. E se un ragazzo o una mosca si infiltra qui dentro, dobbiamo fermarlo e sapere cosa sta facendo. Tu piuttosto, cosa fai qua? Questa sera ti toccherà restare con me, dovrò avvisare anche il kage della tua presenza oggi, e del fatto che ci sono ninja che dovrebbero controllare e vegliare su questo territorio ma che probabilmente giocano a carte > il nervosismo sembra esserle passato, anche se le trema leggermente la mano destra . Anche il volto si rilassa infine, almeno il peggio sembra esser passato. [chakra on]

01:41 Itsuki:
  [Accampamento] Di lì a poco, tutto si svolgerebbe con relativa fretta. Forse avrebbe dovuto alzare le mani e mostrarsi con un segno di pace, ma magari un'altra volta eh. Non è da lui, sopratutto quel lui convinto che la guerra fosse giunta al termine e che dopo la sua reclusione autoimpostosi, tutto è ancora in atto. Tutti temono, nessuno si fida. Avrebbe giusto il tempo di sgranare lo sguardo un pò più del solito, di quella sua solita piatta ed atona espressione, andando a contrarre i muscoli in maniera istintiva al veder quelllo scatto da parte della di lei di guardia che gli incombe incontro come una bestia su di una preda, lei stessa preda di un terrore, della disfiducia, della paura di essere tradita, di non aver onorato il Villaggio lasciando che uno sconosciuto ne giunga nei pressi. Come ha fatto con le guardie poste prima? Fortuna, un'altra meno zelante al quale è bastato mostrare il coprifronte, forse stanco del turno di notte, forse un semplice colpo di fortuna appunto. Fattostà, che ora come ora si ritrova lì, accolto in una brusca maniera, concedendosi quel semplice amareggiato sospiro < Ah.. > poco prima che lei vada ad afferrarlo per la collottola, mentre lui permane con il suo sguardo spento, freddo, l'espressione spenta, nessun senso in particolare allarme, non più del dovuto, dopotutto non è lì con del torto addosso, non ha motivo di temere nulla. Il punto è che la sua attenzione andrebbe versoo tutt'altro, andrebbe focalizzzandosi sulla presa, puntando lo sguardo verso il colletto dell'indumento stropicciato nella mano sua, stretta tanto da far sbiancare le nocche, un particolare del quale non si cura poichè come già detto, la sua preoccupazione attuale sarebbe tutt'altra < La camicia. > già, proprio quella, la nomina riportando lo sguardo negli occhi di lei, dalla quale quasi traspare del nervosismo, aggiungendo poi con un tono calmo da dar fastidio, gelido < Mi stai rovinando la camicia. > sempre dedito all'apparire in maniera formale, elegante, quasi ancor di più influenzato dalla figura dentro di sè che ha avuto modo di conoscere sempre meglio, senza mai calarsi nel profondo delle sue esperienze, immedesimandosi però sempre di più ed accettnado quella convivenza in un certo senso forzata <{Un'accoglienza calorosa direi.}> è la frase d'esordio del Kagurakaza dentro, nobile e superbo anche in quella mera forma esistenziale, aggiungendo poi < {Fossi stato io al tuo posto, gli avrei tagliato la testa e mi sarei presentato dal Kage in persona accusando la Nebbia di molestie insensate ma..}> un breve sospiro mentale, può sentire la nostalgia e la mancanza di essere vivo, di poter riprovare quelle emozioni direttamente sulla propria pelle, concludendo con <{ Erano altri tempi. }> e poi nulla di più, si rintanerebbe in quel piano esistenziale astratto, andando come al solito a godersi la scena dal proprio introverso punto di vista, nel mentre che Itsuki tenterebbe un'approccio diplomatico, visto il poco zelo nei confronti del combattimento e la chiara minuranza numerica < Sono un Genin di Kusa, autoesiliatomi per apparente inutilità al villaggio in tempo di guerra. > ed anche una certa impossibilità nel progredire, nel salire in quella scalata di gradi, visto che la società al tempo era in preda alla situazione bellica e non aveva quindi alcun particolare attrattivo per Itsuki, il quale avrebbe posticipato quella vendetta di ancora qualche anno, seppur questa sia un'altra storia < Se di grazia acconsentisse a lasciarmi, ho un coprifronte a nella borsa, credo l'unica dimostrazione fisica. > direbbe sempre mantenendo il tono neutro e composto, evitando come sempre di propendere alla violenza o ad un futile atto di resistennza, vedendo poi di aggiungere, quasi dimenticandosi < Ah, Itsuki Goryo Naraka. > nulla di più, nulla di meno, andrebbe a testimoniare quelle tre parole di seguito che andrebbero ad identificarlo, a renderlo qualcuno e dunque tale dell'esistenza. Se poi le lo lasciasse andare, allora lui andrebbe chinandosi lentamente, mantenendo inizialmentel o sguardo su di lei, per poi passarlo sui soldati in posizione lì intorno, cercando di andare con la mancina libera a rovistare nella borsa porterebbe innanzi a sè, mentre la destra regge ancora la giacca, andando a tatto a ricercare quell pegno simbolico del quale non si è mai curato, così come dell'appartenenza come Ninja al villaggio ed alla dedizione allo stesso, vedendo solo come un mezzo per diventare più forte e niente di più. Tutto ciò, però, non prima di aver portato la sinistra ad aggiustare le presunte pieghe che avrebbe subito il colletto sgualcito della camicia, cercando di sistemare il colletto e di raddrizzare il tessuto, con un fare del tutto noncurante di chi gli stia attorno, concentrandosi prima di tutto su se stesso e poi dunque sulla questione del coprifronte e di chi sia, premettendo il fatto che lei lo metta giù, s'intende. Altrimenti, beh, avrà da protestare di più riguardo alle condizioni della propria camicia, non tanto della sua attuale discussa posizione sociale o d'identità che sia.

01:42 Itsuki:
  [Accampamento] A quanto pare, il suo mantenere la calma e dimostrarsi confidente nel non aver alcuna intenzione malvagia, sembra che siano serviti quanto basta per far sì che non gli venga tagliata la golda con un Kunai, o qualcosa di simile, insomma. Socchiude gli occhi per qualche istante, andando a farsi forza senza sforzo alcuno di quella calma serafica ed artica che è insita dentro di lui, senza mai sprecarsi in novimenti inutili, in esclamazioni pressapochiste, in sforzi indesiderati, cercando perlomeno di direi la sua, provandoci in maniera neutrale e senza sembrare saccente, per quanto oramai parte dell'irriverenza del Kagurakza è oramai insita dentro di lui, come se più si avvicinano e più si somigliano, riferendosi alle sue prole nei riguardi del possibile metodo con il quale avrebbe potuto reperire il coprifronte che mostrerebbe di lì a poco, così che nel mentre che cerca < Una deduzione plausibile, ma parzialmente realistica: se avessi ottenuto questo coprifronte uccidendo qualcuno, quello non sarebbe di certo un Genin in preda ad un'impulso irrerenabile di fare una passeggiata notturna in tempi di guerra. > breve pausa, vedendo di alzarsi e poi continuare, poggiando la giacca sulla spalla sinistra per poi sollevare quindi un pigro numero due con indice e mesio < Secondo, nel caso l'avessi ottenuto da qualcuno con più esperienza ed abilità combattiva, sarebbe difficile presentarsi qui immacolato, senza vestiti con evidenti segni di battaglia o macchie di sangue, a meno che, non mi fossi trovato in netto vantaggio nei confronti del mio nemico, il che denoterebbe un'abilità non indifferente da parte del sottoscritto, un Jounin se non qualcosa di più. > direbbe facendo spallucce a riguardo, visto che non ha quella forza e non sta nascondendo nulla, potrebbero metterlo alla prova che si ricorderebbe come impaastare il Chakra e poco più, pensando soltanto ora che probablimente sarebbe stato più semplice muoversi nella foresta con l'ausilio del suddetto, citando poi il fastidio nel suo ragionamento, riferendosi allo sporcarsi dei vestiti, puntanto lo sguardo per qualche istante verso il basso, le frangie dei pantaloni umidiccie e non propriamente immacolate < Mh, mangrovie a parte. > vedendo poi di andare ad abbassare la mano con la quale indicava la seconda opzione, vedendo di portarle in tasca per poi guardarsi attorno con aria assolutamente disfatta, sguardo piatto, un'osservare dei dintorni di pura circostanza, giusto per cominciare ad abituarsi all'idea che dovrà vivere in quel paese più di quanto ora come ora psosa immaginare, dato che la guerra non pare finita come lui pensasse < E per concludere: se fossi stato così forte ed avessi intenzioni malevole, sarei stato meno sprovveduto riguardo al palesarmi di fronte a voi, ed a quest'ora, essendo stato scoperto, qualcuno sarebbe già potuto morire. > chissà chi, se lui come presunta ed immaginabile spia, o qualcluno dei presenti. Poco importa, poichè a quanto pare uno dei più adulti lì presente andrebbe confermando inizialmente la sua identità, facendo sì che lui possa annuire con un cenno rilassato nei confronti di quella figura, alla quale volgerebbe quel breve gesto di ringraziamento mentre Sango mandrebbe chi di dovere a controllare, un controllo piacevolmente rapido a quanto pare. Recuperando la propria borsa, vedrebbe quindi di mettersela sulla spalla sinistra libera così da evitare di disfare la giacca, maledicendo passivamente quell'umidità, senza nemmeno voler pensare alle condizioni effettive dei proprio capelli, che per quanto sembra non abbiamo effettivamente nulla all'occhio altrui, per lui hanno subito sin troppo caminando in quella foresta, con quella Nebbia. Eppure, sembra che dovrà abituarsi. Un dire scostante, annoiato <{ Mh, sì, dovrai farci l'abitudine. }> dice pigramente da dentro l'altra figura, quella che forse avrebbe voluto vedere qualche breve spargimento di sangue, qualche ferita, ustioni, armi, ma che a quanto pare è rimasto deluso nel suo godersi lo spettacolo da banale spettatore, crogiolandosi dentro di Itsuki nel mentre che lui eviterebbe pure di rispondergli, ora come ora, evitando di assecondarlo per rispondere alla Ishiba, la quale avrebbe iniziato a seguire < I solito è in tempo di guerra, che per oovviare alla realtà, si cerca rifugio nello svago. > una sua semplice deduzione, andando poi a riferirsi all'accaduto, sentendo poi il dispiacere da parte di lei, senza precludere il fatto che lui si interessasse più alla camicia che ad altro, lì per lì < Oh, non preoccuparti, credevo il clima fosse più mite, ma con Kusa dalle frontiere sbarrate, avrei dovuto dedurre più di quanto avevo positivamente pronosticato. > tutto ciò mantenendo lo sguardo rosso sangue davanti a sè, rivolgendole solo una rapida e fugace occhiata, prima di continuare < D'accordo, mi basta un qualsiasi posto dove passare la notte. > sempre secco, concisco in quello che ha da dire a meno che non si inneschi quel suo voler prevaler diplomatico, sempre più incentivato da chi dentro di lui, con le parole era piuttosto abile, per quanto di tempra ben più fragile, considerato la ricorrente opzione della Katana come miglior metodo diplomatico per concludere un discorso. Ma ora non importa, non importa il prima ed il dopo, il viaggio è stato effettivamente stancante e debilitante, considerando che ha dovuto fare una deviazione imprevista e che è dovuto passare per lande e strade sconosciute, ritrovandosi finalment a Kiri, quella che sembra dovrà essere la propria casa per un tempo indeterminato, volente o nolente che sia.

21:22 Sango:
 Alla fine la situazione si riprende a favore di Itsuki stesso, non gli viene torto un capello, tranne per la camicia ovviamente. < bene, andate tutti via e ritornate alle vostre cose > invoglierebbe anche gli altri ninja che si sarebbero avvicinato per ascoltare quel fracasso. Pian piano la piazzola andrebbe a vuotarsi e rimarrebbero così solo le due figure, la rossa e il moro. < siamo in guerra Itsuki Goryo. In guerra vale tutto e non vale niente alla fine. Sei riuscito a passare come genin le nostre forze, è questa è una falla imperdonabile . Non posso lasciare nulla al caso, nemmeno che tu non abbia evidenti segni di battaglia sui vestiti non vuol dire che non ci si possa prendere un copri fronte da qualcuno.. specialmente se quel qualcuno sono dei ninja che non fanno il loro lavoro come si deve > il volto della donna è distorto dall'irritazione, non per il giovane in se e per se, ma per i collaboratori di Yukio. < il clima non è più mite, la guerra incombe e non siamo sicuri nemmeno di chi sia il nemico contro cui dobbiamo batterci. Comprenderai il mio stato di perenne allarme, di questi tempi non ci si può fidare di nessuno > tantomeno sconosciuti. Ovvio che non si fidi al cento per cento del genin, ed è per questo che si offre pure di portarlo in una tenda, avrebbe potuto comprendere meglio quella figura . < allora ti mostro dove dormirai stanotte, domattina informeremo anche Yukio sull'accaduto di questa notte. Se vuoi seguirmi > detto ciò , senza scomporsi troppo, andrebbe a far strada al giovane, e questo se la seguisse, sentirebbe lei indicargli le varie parti dell'accampamento < di la c'è il bar, dall'altro lato le tende mediche nel caso tu abbia bisogno di tonici o altro.. e dall'altra parte ci sono le tende dove ci siamo accampati. Massimo due o tre a tenda. > accompagnerebbe il discorso indicando i vari luoghi dell'accampamento. Continuerebbe andando a muoversi con destrezza e decisione tra le varie tende, tutte occupate o quasi, per poi portarlo in una sul lato est dell'accampamento. Non troppo esposta all'esterno, ne troppo all'interno. < questa è la mia tenda, dormirai qui. Saremo solo io e te. > si volta per dedicargli un sorriso affettato, forse un pò inquietante. Detto ciò andrebbe a far gli onori entrando. La tenda è abbastanza ampia per essere occupata da 3 persone . Vi si trovano due letti ai lati opposti della tenda, a destra e sinistra, mentre in avanti si trova un tavolo con qualche sedia e decisamente troppi fogli sopra. Il resto è occupato da roba ninja di Sango, abiti ninja, armature e tutto quello che serve ad un ninja < beh il cibo non è granchè in questo momento, ma credo che andrà bene comunque . Quello a destra è tuo, puoi stenderti li > e come se nulla fosse andrebbe a fissare il ragazzo mentre si accomoderebbe su una delle sedie < e quindi stai tornando a Kusa ?> [chakra on]

22:03 Itsuki:
  [Foresta] Senza ulteriore indugio, allontanati dunque chi tra i più ligi e chi magari solo curioso, il Genin vedrebbe dunque di andar ad osservare gli Shinobi svanire e tornare alle loro posizioni, al loro da fare, mentre per poi rispondere semplicemente scuotendo brevemente le spalle, senza preoccuparsi mai di nulla lui, nientedi preciso che lo turbi, tantomeno il fatto che a Kiri ci siano Ninja poco zelanti a quanto pare < Suppongo potrei aver messo qualcuno nei guai. > direbbe, senza chiaramente curarsi minimamente della cosa o fregarsene, constatando semplicemente quanto accaduto, vedendo poi di andar a volgerel o sguardo verso il cielo, macchiato da sprazzi di nebbia più o meno visibili, la stessa nebbia che lambisce quel quarto di luna pallido, che pare gettare un filtro granulare su tutto ciò che illumina < Pensavo fosse tutto finito, ma mi sbagliavo. > eppure, da quel che gli era parso di capire dalle notizie da lui reperite, per quanto quelle fossero possibilmente travisate dato il passar da persona a persona sino ad arrivare in quello sperduto posto dove si era esiliato, sembrava che tutto fosse giunto verso il termine, ma invece sembrava solo che le acque si erano momentaneamente calmate, in attesa di un male più grande < Che noia, deduco mi toccherà pure darmi da fare.. > e tornererebbe con lo sguardo verso il basso, lasciando andare un breve sospiro, mentre nella sua mente potrebbe sentire riecheggia le seguenti parole <{Tsk.. Soldati irresponsabili, ad Oto li avremmo giustiziati pubblicamente. }> e nel mentre che riapre gli occhi chiusi per qualche istante in quel rammaricato sospiro andrebbe rispondendogli, mentalmente però, sarcastico <{ Fammi indovinare: magari tagliandogli la testa. }> e quasi colto in contropiede, lo stesso Eiji da dentro andrebbe a sembrar stizzito per un'istante, andando poi a consolidare il tutto con un <{ Umpf. }> secco ed imbronciato, per quanto quel rapporto tra loro due possa anche avere qualche sfumatura ironica ora come ora, dopo i tre anni trascorsi < Fammi pure strada. > direbbe lui quindi stringendo la presa della mancina che regge la borsa, sistemandola un pò meglio sulla spalla per quindi incominciare a camminare con il suo solito incedere statico al fianco di Sango, osservando brevemente con il rosso sguardo saettante i punti che lei gli indicherebbe, prestandogli il minimo indispensabile dell'attenzione necessaria, come al solito noncurante del quadro generale almeno sino a quando non ce ne sia stretta necessità, tipo un'attacco o cose simili insomma < Persino un bar, dovete essere qui da tempo. > direbbe lui andando a constatare il fatto che non sia un'installazione così comune in un'accampamento di soldati, constatando il fatto che probabilmente l'inserimento di un luogo di svago che non sia una semplice e banale mensa potesse giovare alle menti dei soldati lì da tempo, in attesa di un nemico invisibile. Certo, qualcuno sembra che si sia adagiato troppo con la negligenza nei confronti del Goryo, ma la storia è già roba del passato e quindi indovinate? Non gli interessa. Che novità. Si sofferma quando pare siano giunti a destinazione, visto che lei andrebbe ad indicare quella che sarebbe la sua tenda, decretando il fatto che dormiranno lì, assieme, senza andar a far giungere alcun pensiero malizioso nella mente di Itsuki, la quale, no, non è predisposta per queste cose e quindi non gli passerebbe nemmeno per l'anticamera del cervello, per quanto sia etero e uomo a tutti gli effetti questo è chiaro. O almeno, lo è in maniera relativa, data il suo apparir abbastanza androgino. Poco importa, lui vedrebbe di andare a cogliere quel sorriso affrettato, che sembra proprio come uno dei convenevoli che si fanno in momenti bui, quando si è circondati dal nervosismo e la paura, un sorriso fugace forse in parte forzato, un'emozione fintamente rilassata e triste che potrebbe sembrare lo specchio della situazione nella quale si trovano i ninja di quell'accampamento <{ Una misera tenda da soldato ordinario, ti accontenti di poco.}> dice l'altro da dentro, nel mentre che lui smuove la dritta libera in un cenno scostante, quasi sembrerà che stia scacciando un'insetto, invece starebbe figurativamente zittendo l'altro, continuando nei confronti di Sango< Andrà benissimo. > direbbe lui con un tono secco e composto come al solito, freddo, ma questa volta con una lieve nota di gratitudine di sottofondo, ed un'espressione che volgerebbe per qualche istante ad un nonsocchè di più rilassato del solito, probabilmente rincuorato dal potere metter la parola fine su quel viaggio, appoggiando la giacca sulla sedia, piegandola delicatamente sullo schienale per poi andare a smuovere quel paio di passi per tornare verso l'ingresso, tirare fuori dalla tasca dei pantaloni, con la sinistra, un pacchetto di sigarette morbido ed una piccola scatola di fiammiferi, accendendone una per poi scuoter il fiammifero e scacciare la piccola fiamma, inspirando con la suddetta tra le labbra per lasciarla bruciare per un lungo secondo, soffiando poi il fumo fuori mentre si poggia con la spalla alla tenda, incllinando appena il bacino verso destra per contrapporsi alla posizione, sostenendosi sulla gamba destra, piegando dietro le gemella la sinistra, mentre lo sguardo si perde tra le luci dell'accmpamento, il vociare marziale e la nebbia a perdita d'occhio < Andrà bene, in carcere sarebbe stato peggio. > direbbe prima di un'altro tiro, volgendo ora la testa di lato per permetter di veder Sango, sembandogli ingiusto dargli le spalle ma allo stesso tempo senza volere che il fumo faccia dell'aria nella stanza la propria preda, lasciando che si disperda mischiandosi con la nebbia, volgendo il profilo del proprio volto tenendo un'occhio vermiglio su di lei, voltandosi di tanto in tanto solo per raggiungere la sigaretta in coordinazione con la mancina, la dritta è tornata in tasca < Ci stavo provando, quando lungo la strada ho appreso il fatto che non fosse posibile, ed ho iniziato a muovermi per Kiri.. > avrebbe dovuto intuire che c'era qualcosa che non andava lungo il tragitto, ma dopo tutta la strada che aveva fatto per tornare effettivamente alla civiltà, scampando dal piccolo limitato paradiso di quel posto sperduto, ringraziando il fato per non essere capitato in particolari pericoli o sventure, probabilmente ben più concentrate verso le zone di guerra, no, non c'era l'opzione di tornare indietro ed inoltre aveva temporeggiato sin troppo, dirigendosi dunque verso la Nebbia, seppur riluttante < Non proprio quello che mi aspettavo. > direbbe, con un tono smepre al solito, che non sà di niente, che non suona come nessuna particolare epsressione, senza inflessione alcuna, ma chiaramente di fondo infastidito dalla situazione tutt'ora in atto < Sai, la cosa più difficile sarà abituarsi all'umidità. > insolito, atipico lui che piuttosto di preoccuparsi di tornare alla civiltà con una guerra in atto, sarebbe più preoccupato per i suoi capelli, dopotutto non era scappato per paura e se si vuole essere sinceri l'inadeguatezza di Kusa a gestire le nuove leve in tempi di guerra sarebbe stata la conferma che nemmeno l'Erba era effettivmamente un Villagio a lui congeniale, per quanto il rifugio della fuga dal villagio natale. Si smuove la testa dalla tasca andanddo ad afferrare una ciocca dinnanzi al suo visto, vedendo di saggiarne peso e consistenza, quasi conoscesse a memoria la conformazione e le proprietà di quella massa nera filiforme, sempre precisamente ordinata, per quanto ora sembra che sarà tutto più complicato. Eppure, si spera che presto arriveranno preoccupazioni maggiori per il Goryo, qualcosa che possa scuoterlo nell'animo e nell'essere, magari donandogli uno scopo in più per diventare più forse, una spinta, una motivazione in più di vivere se non quella misera vendetta, probabilmente rimandata così a lungo per la consapevolezza di non aver nient'altro al quale aggrapparsi una volta che l'avrebbe portata a compimento.

22:20 Sango:
 I due ormai si ritrovano soli nella tenda, il fuocherello che andrebbe ad intiepidire le loro membra, mentre fuori la nebbia non li lascia in pace. Lascia che l'altro si accomodi come meglio crede , di accendersi pure una sigaretta. La mano della donna andrebbe anch'essa a tirarne fuori una da un pacchetto li vicino, portandola ad avvolgersi tra le labbra piene e rosse. L'accende con tranquillità e con il primo tiro ne esce anche uno sbuffo. Le gambe che si accavallano per rimanere più comoda su quella rigida sedia, e trarrebbe a se quello che sembra un vaso pieno di sigarette spente ormai. < butta qua dentro per favore, preferisco non camminare sulla cenere > le iridi azzurre lo osservano con malcelato interesse. Deve ricordarsi di dire a Yukio che non si annoia più. < siamo qui già da settimane. Gli attacchi sono avvenuti intorno al villaggio di kiri, in piccole postazioni che sono quasi state rase al suolo, ma ancora nessuno di loro si è mostrato completamente a noi.> inizia lei, mentre il corpo si muove automaticamente. Si ritrova in piedi prima di averci anche solo pensato, il nervosismo ormai la fa scattare in aria ogni due secondi. Andrebbe a voltare le spalle all'altro andando a recuperare delle bottiglie e due bicchieri da una cassetta li vicino <Bevi?> andrebbe a portare tutto sul tavolo, una bottiglia di vino e una di birra, al ragazzo l'ardua scelta. Entrambi i bicchieri son semplici e di vetro, almeno ha avuto la fortuna di convincere il barista a cedergliene due per uso personale. Andrebbe a versare il vino, con calma ed eleganza che si confà spesso alla propria classe sociale,al proprio clan. < il kage ha fatto installare il bar per aiutare i soldati ad avere dei momenti...normali. Sempre che si possa vivere in normalità in questo caos > lascia che sia anche l'altro ad esprimersi, più restio di se stessa nel conversare. < dunque stavi per tornare a Kusa. Ormai la non ci sono più ninja, o quasi. L'alleanza è stata chiamata per proteggere Kiri. E tu invece... > andrebbe a fissarlo nuovamente ,come a voler carpire i suoi segreti <... tu cosa farai? Sei un ninja di kusa..sarai chiamato a combattere anche tu > non sa quali siano le vere intenzione del giovane, ma su una cosa è certa, il kage non l'avrebbe mai lasciato andare senza una buona motivazione . [chakra on]

23:09 Itsuki:
  [Accampamento] Illuminato dal fuoco crepitante, la sua figura permane lì assorta nei propri pensieri tra un momento di silenzio ed un'altro, abbandonandolo a tratti in un piano astratto per poi lasciar che sia la voce di lei a riportarlo alla realtà, andando dunque a far cader la cenere nel posacenere d'occasione, scostandosi dalla propria posa per dunque avvicinarvisi, annuendo semplicemente nel mentre che lei volge già verso le nuove parole, spiegando la situazione e rendendolo dunque più cosciente di cosa starebbe accadendo nel mondo, a lui che aveva deciso di isolarsi, ritrovandosi in quell'inferno senza aver pensato ad una via d'uscita, calcolatore ed analitico, ma non abbastanza lungimirante. Ormai è lì, c'è poco da fare e quel che succede è reale < Dunque un nemico invisibile capace di annichilire lì dove colpisce.. Interessante. > direbbe lui, ritrovandosi a cogliere quelle informazioni con effettiva curiosità, tentando di immaginare soltanto qualcuno di così forte, od un'organizzazione capace di tutto ciò, pensando inizialmente all'Akatsuki, famosa di nome e decantata dal Kagurakaza, senza però affondare la responsabilità di nulla nell'immagine della sovracitata, semplicemente facendo una lunga serie di congetture e teorie personali, con quel poco che sà < Mh? > l'attenzione verrebbe richiamata dalle due bottiglie che lei andrebbe a poggiare sul tavolo, il suono sorto del vetro pieno, il suo riflesso dilungato e distorto sul vetro illuminato dal modesto falò < Potrebbe essere una degna ricompensa per la conclusione del viaggio. > e dunque vedrebbe di andare ad optare per il vino, una bevanda che a quanto pare attirerebbe pure l'attenzione dell'altro dentro di lui, il quale con un tono di gaudio andrebbe a tirare un sospiro di sollievo <{ Finalmente qualcosa di serio, per una volta cercherò di non opinare sulla qualità.. Ci provo, almeno. }> ed andrebbero roteando i rossastri di lui, oramai abituato al fare dell'altra entità, stappando la bottiglia di vino, volgendo un'occhiata verso di lei, che se asseconderà la scelta allora verrebbe servita per prima, altrimenti lui vedrebbe di riempire metà del proprio bicchiere, per poi eventualmente passare alla bottiglia di birra e servire la ragazza che lo aveva inizialmente accolto bruscamente ma che ora prova ad essere il più ospitale possibile, per quanto lo si possa essere in un'accampamento di guerra. Portando il vetro alle labbra, sentirebbe il contatto con il sottile concreto, un'istante prima che la sostanza acidula ed amara andrebbe a stuzzicare le papille gustative sovrastando il sapore di fumo per qualche istante, andando poi a miscelarsi e ad irrorare la gola arsa per la fatica del camminare tra le mangrovie del Genin, il quale dopo andrebbe facendo vorticare appena, delicatamente, il nettare rossastro nel proprio bicchiere, perdendosi per un'istante in quel moto rotatorio nel mentre che sentire riguardo al bar, considerando il fatto che non era andato molto lontano con la sua deduzione, per quanto appunto svagarsi in tempi di guerra non sia propriamente semplice, lo sà, non l'ha vissuta in prima persona ma i racconti dell'altro hanno narrato anche di eventi simili < Un'ancora di salvezza in un mare di disperazione, dopotutto, si fà quel che è necessario. > andando ad immaginarsi il Kage della Nebbia, senza avere alcuna particolare informazione identificativa a riguardo ma semplicemente avvalendosi della conoscenza popolare ed al massimo quella editoriale, per quanto appunto, tanto lontano era che le notizie giungevano in maniera frammentata, un pò come se si trovasse all'ultimo capo di un telefono senza fili < Non importa, un posto vale l'altro. > direbbe lui inizialmente nella breve pausa durante il quale lo fissa, lasciando che lui sveli segreti che effettivamente non ha, razionale e comunque consapevole del fatto di essere legato al Villaggio, probabilmente grato del fatto che essendosene andato all'inizio di tutto ed essendo tornato nel mentre, non troverà alcun purista fastidioso che tenterebbe di incriminarlo per trasgressione al servizio di Kusa o cose simili, insomma, non è un traditore, si è preso una pausa da qualcosa che considerava inutile, da un traguardo che una volta raggiunto si sarebbe rivelato futile e noioso come aveva previsto, probabilmente perchè gli eventi intorno a lui sono sempre stati abbastanza all'ordine del giorno, in un certo senso < Se dovrò combattere, allora vedrò di diventare più forte, voglio diventare una pedina preziosa e non un pedone facilmente sacrificabile. > insomma, è chiaro che tempo fà non avrebbe fatto un'affermazione simile, è chiaro che non gli è mai interessato di nulla, di esporsi in tale maniera nei confronti di un mondo che non gli ha mai dato niente di particolare indietro, ma che oramai la supremazia e il voler ostentare la propria esistenza del Kagurakaza lo abbiano contagiato in maniera drastica, risulta chiaramente indubbio < Dovrei scoprire di più riguardo la mia innata. > direbbe ora come ora più tra sè e sè ad alta voce piuttosto che riferendosi a lei, dopo aver tratto un tiro della sigaretta, andando a portare la mano che la regge davanti al viso, all'altezza del busto, osservandone il palmo per poi toccare l'indice con delicatezza, un lievissimo e lento strofinare, quasi a ricordare la sensazione di quando lascia che sia l'altro a prendere il sopravvento, quell'altro che ora come ora, vedrebbe di andare a commentare riguardo il vino, pure avendo promesso ad entrambi che non l'avrebbe fatto, forse <{Insomma, mi aspettavo di peggio }> ed in tutta risposta il moro andrebbe a trarre un'altro sorso dal bicchiere, non prima di aver scosso lievemente le spalle in un cenno di disinteresse e di aver posto un filo di quello stesso sula propria espressione solitamente inamovibile, lasciando che poco alla volta, a piccolissime gocce, prima o poi, riuscirà forse ad essere onesto nei confronti delle proprie emozioni, lasciandole trapelare. Ma non oggi, ne domani ne a breve, per lui tutto ciò potrebbe risultare più difficile che imparare un qualsivoglia Jutsu proibito, quindi, mettiamoci pure l'anima in pace eh.

23:28 Sango:
 Ascolta e osserva l'altro , bere e parlare contemporaneamente, mentre lei cerca di rilassarli e di staccare la mente per adesso da quella lunghissima giornata. Ma la stessa nottata si prospetta lunga e forse pregna di conversazione, almeno da parte propria. Si prende insomma tutto il tempo prima di parlare, alla ricerca delle domande giuste da porre all'altro, a quelle giuste per se, e comprendere se quel ragazzo è pronto per combattere per Yukio stesso. Per Kusa. Per l'alleanza. < ma tu.. vuoi combattere? > una domanda diretta e concisa la sua , una lieve differenza tra il dovere e il volere. La mano che solleva quella sigaretta lentamente, aspirando un tiro dietro l'altro. < e per cosa se posso chiedere? > chiede eccome, aspettandosi pure una risposta, non per Yukio, ma per se stessa. Si trova ad un bivio del proprio credo ninja, un bivio che dirama da una parte da Yukio e l'altra non ne ha idea. E prima della fine della guerra dovrà prendere quella decisione. Tanto vale comprendere anche altri ninja , su cosa combattono, su cosa vogliono. La mano andrebbe dunque a posare la ormai sigaretta finita per prendere il bicchiere col vino e sorseggiandolo lentamente < vuoi informazioni sulla tua innata?> andrebbe a ripetere < Tutta kusa si trova qua, tutti i villaggi e tutti i clan sono stati chiamati a combattere. Non credo che ti riuscirebbe difficile riuscire a trovare qualcuno del tuo stesso clan, potrei anche cercare. Come chunin almeno posso sapere alcuni nomi, almeno quelli più importanti > afferma, non curandosi molto del fatto che quello che l'altro sta dicendo è più per se stesso. < perchè mai un ninja di kusa se ne è andato così lontano? > non crede che l'altro sia un mukenin, o lo avrebbero arrestato immediatamente dopo quel controllo. Continuano a monitorare ovviamente ogni mukenin presente in quel mondo . Le mani vanno ad agitare il bicchiere, mentre le iridi non si spostano sfrontate dal volto altrui, a carpirne tutti i minimi movimenti del corpo, del viso, e quell'apatia che lo caratterizza la mette un pò a disagio. Preferirebbe vederlo forse come Yukio, un pazzo e un joker, o come un Akendo, pervaso da una profonda sofferenza. Qualsiasi emozioni, ma il nulla forse è il peggiore di tutti quanti. [chakra on]

23:59 Itsuki:
  [Accampamento] Le chiacchiere non guastano, per quanto quelle inizino come dei banali convenvoli atti ad informare il Goryo su quanto accade andando poi a dirigersi in una direzione più seria e personale, sentendo quella domanda diretta con quell'istanse soltanto di esitazione, senza mezzi termini o giri di parole, sfrontata in un certo senso ma per nulla maleducata, probablimente intenta a comprendere meglio lo sconosciuto che ha davanti, abbandonandosi alla curiosità di un nuovo volto, piuttosto di quelli stanchi e provati dal nervosismo della guerra che vede tutti i giorni. Lui placidamente rilassato, inerte, quasi come un fiume d'acqua che procede sempre allo stesso incesante ritmo, uno specchio cristallino di una superficie indecifrabile, spenta, un qualcosa che non può appartenere involontariamente ad un'essere umano, ci si deve sforza, così come si debba decidere se innervosirsi, sentirsi in soggezione o magari assecondare la stessa calma piatta di lui e quindi lasciarsi contagiare da quella suo neutro non preoccuparsi di nulla, pur non essendo uno sprovveduto spensierato < Voglio sopravviere, e se per farlo dovrò difendere il luogo nel quale vivo, allora combatterò, non per il Villaggio, ne per l'alleanza, ma per me stesso. > un'ideale egoistico e personale, ma che comunque fa parte del suo essere, lui che mette al primo posto se stesso e nessun'altro, dedito al seguire gli ordini sino a quando tutto và liscio, sino a quando nulla non gli si ritorca contro, perchè per quanto sia razionale allo stesso modo la neutralità che è parte di lui è allo stesso tempo volubile, semplice da far vacillare, dipende se sospinta dal male o dal bene degli eventi, eventi che sino ad ora sono sempre stati sotto al suo controllo, seppur di certo esistono forse ben più grandi di lui a questo mondo, è che ancora non ci ha avuto a che dare. Sospira, ed andrebbe a trarre un tiro dall sigaretta, quasi sentendo riecheggiare quella domanda sul cosa, su quale intento o scopo dovrebbe fare affidamento per continuare a combattere, sul proprio ideale, andando ad esprimersi in maniera concisa, riflettendo per qualche istante, onesto nel dire < Io.. Non lo sò, devo vendicarmi nei coonfronti del mio passato ma poi.. Dopo la vendetta, che cosa mi resterebbe? Nulla.. > ed è un misto tra rivolgersi a lei e riflettere ad alta voce soffermando il proprio sguardo nel liquido rossastro che permane immboile nel bicchiere, quasi come lui che lo fissa, immobile, imperscrutabile, una maschera che non esiste a bloccargli il volto in quella possibilità di esprimere emozione alcuna. Ha bisogno di uno scopo, e di capire di più sulla propria esistenza, del perchè convive proprio quell'entità. Ma tutto a suo tempo, giovane Itsuki, non aver fretta di trarre a tè qualcosa dal quale non potresti più far ritorno < Ah, sì.. > dice distrattamente ritornando sul fattore dell'innata, andando a riflettere riguardo il fatto che per quanto si sia destato come Goryo, non ha mai avuto particolarmente a che fare con il suo clan, quindi non saprebbe nemmeno di preciso chi cercare, se non fosse che effettivamente non saprebbe a chi altri rivolgersi per parlare del Kagurakaza, insomma, non è che può sedersi lì e raccontargli il proprio passato e la storia dell'altro, non oggi, non finirebbero nemmeno la mattina dopo. Inoltre, vuoi la stanchezza vuoi la tranquillità della situazione circondata dal nervosismo che sembra essersi fermato fuori dal perimetro della tenda, si starebbe rivelando un p più del solito, parlando più del dovuto senza dover combattere contro quella fatica di esprimersi, quelle parole che gli peserebbero pronunciare, qualunque esse siano < Allora vedremo quando sarà, per ora ti ringrazio. > direbbe lui riguardo alla questione del suo Clan e dell'innata, rendendosi conto del fatto che sia solo e che a lui vada comunque bene così, mentre dentro di lui Eiji sembra essersi sopito, lasciando da parte il loro conversare senza interessarsi più di tanto al discorso, probablimente soddisfatto dal bere del vino dopo quei tre anni in cui il massimo del liquore era un derivato di radici ed erbe del villaggio di chissà dove, terribie. Poi l'inevitabile domanda, perchè mai se ne sarebbe andato? Un tiro della sigaretta, la cenere vien fatta cadere nel posacenere di fortuna andando poi a risponderle, appoggiandosi al tavolo < Non avevo mai considerato diventare un Ninja un mio interesse, lo consideravo facoltativo, opzionale e poco interessante, un semplice mezzo per portare a termine la mia vendetta.. > semplice e diretto, per quanto non andrà a dire che ha intenzione di uccidere la madre e di sterminare quel piccolo villaggio delle risaie di Oto nel quale è nato e nel quale ha trascorso la sua infanzia, quell'incubo che mai più vorrebbe ripetere < Eppure all'inizio della guerra, io ed altre nuove leve fummo messi da parte, costretti molto probabilmente di lì a poco ad andare in prima linea con la poca esperienza accumulata, come carne da macello. > confidente quanto basta nelle sue forze ed allo stesso tempo consapevole di sapersi difendere giusto il necessario e mai contro qualcuno di particolarmente forte o abile, conoscendo le basi e poco più dal basso del suo rango, senza mai volersi porre la condizione di voler fare oltre all'impossibile, rischiando la morte < Esiliarmi è stata la scelta più saggia, meglio vivi oggi che morti allora. > ed andrebbe a trarre un'altro sorso di vino, in netto contrasto con la classica ideologia del Ninja che seguirebbe gli ordini del villaggio, dei superiori, senza battere ciglio, in contrasto con se stesso nei confronti del fatto sul chi voglia essere, se un Ninja, un'Assassino, o qualcuno di semplicemente neutrale che ha bisogno di una qualsiasi spinta esterna, di venirgli dato uno scopo per propendere da un lato della bilancia o dall'altro, diviso tra bene e male senza tingersi di nessuno dei due. Non è stata codardia la sua, quanto una questione di logica ed egoismo conservativo, se così vogliamo definirlo.

00:17 Sango:
 Ascolta l'altro parlare, aprirsi almeno un pò. Non che lei stessa faccia in modo di volerlo far parlare di più, quelle domande sono più per se stessa, per comprendere la visione di quei ninja che le sono capitati davanti. Non le importa il grado, ma la storia. Perfino un semplice deshi potrebbe avere anch'esso un valido motivo per combattere. E loro sono soldati , messi li per proteggere cosa? Proteggere Kusa? Kiri? Ame? E pensare che fino a poco tempo fa nessuno si sarebbe messo in mezzo per un altro villaggio, non senza averne un compenso. La stessa Ame fu distrutta e ricostruita, da Nagato, Konan, dall'akatsuki e da tutte le guerre interne che hanno costellato la propria storia. Da quella notte in cui il proprio fratello morì per gli ideali di Konan stessa. < capisco > andrebbe a mormorare quando parla di combattere per se stesso. Non sa se definirlo veramente egoistico come desiderio. Non crede nello spendersi totalmente per gli altri, e nemmeno per se stessi. La confusione che regna sovrana in quella testa, tra Yukio e tra Konan, tra ame e il proprio clan e tutto il mondo ninja. < so cosa significa volere la vendetta > e lei la desidera ardentemente, ma solo per la vita del fratello che le è stata portata via. NOn per l'orrore della guerra stessa. Quello sarebbe egoistico da parte sua? Le iridi della donna che andrebbe a intristirsi, a chiudersi leggermente mentre il dolore la attanaglia e la stringe dentro, come se le mancasse il respiro. L'altro potrebbe vedere come quell'ombra passi sul volto della rossa prima di sparire e tornare a distendersi. < non sei il primo che ha affrontato la guerra, e non sarai nemmeno l'ultimo. Questo è quello che starebbe accadendo adesso a tanti altri futuri ninja..io stessa ho visto la guerra e il sangue... Ame non smette ancora di piangere > una frase forse criptica per l'altro, ma per coloro che ci abitano non si chiama il paese della pioggia, ma il paese del pianto. E il cielo continua a piangere per tutto quel sangue versato, per quelle vite spezzate. < e adesso sei tornato. Nuovamente ti ritrovi in tempo di guerra, dove tutti siamo portati alle armi e combattere qualcosa che non conosciamo. Posso capire che possa essere...difficile alle volte far fronte ai propri desideri e al fatto che alle volte non si ha nemmeno la libertà di scelta. > andrebbe dunque a concludere quel discorso con un altro sorso di vino. Le gote della donna che si scaldano sotto l'influenza dell'alcool < sia che non sia, comunque almeno credo che per questa sera potremmo dormire sonni tranquilli > [chakra on]

01:04 Itsuki:
  [Accampamento] Un pò è come trovarsi davanti a qualcuno di talmente sconosciuto dal riuscire ad aprirsi più semplicemente, in un certo senso, senza andar ad indirizzare quel volersi rivelare a lei o alla situazione in sè, quanto più a se stesso, che ha riflettuto per tutto il viaggio domandandosi del perchè avrebbe deciso di tornare, senza comprendere tutt'ora la motivazione, spinto da una forza ancora a lui incomprensibile, mosso dal filo rosso del destino o dalle coincidenze, chissà. Dopotutto ognuno non cerca altro che il proprio posto dove esistere serenamente, no? Poi, il resto è solo un susseguirsi di dettagli, bene o male, odio o amore, pace o guerra, non importa i mezzi e ciò che vien usato dunque per raggiungere il proprio fine, se il fine è ideale a se stessi. Scuote appena la testa, scacciando quel groviglio di pensieri che andrebbe messo da parte in un'angolo della mente remoto, lì dove probabilmente risiede ora come ora il Kagurakaza, sin troppo silente, quasi stesse riflettendo per conto suo, quella mente che mai ha cessato d'esistere e che probabilmente, all'insaputa di tutti, cova più rancore di ogni altro e medita sulle possibilità delle sue mosse, seppur confinato in quel corpo <{ Ah, la guerra, un dipinto meraviglioso dove possono sbocciare i colori più intensi e puri. }> eccolo appunto, poetico nel suo vedere quello scontrarsi di ideali posto su una scala talmente grand da condizionare il mondo, da minacciare i Villaggi tanto da far sì che tutti si alleino a Kiri, amante dell'arte della guerra stessa, inspirando pienamente lasciando che quel respiro riecheggi nella mente di Itsuki, quasi come se quell'altro possa sentire l'odore metallico del sangue impregnato alla terra dei copri dei caduti. Qualcosa di meraviglioso ed idilliaco, per il fù Jinchuuriki ,e qualcosa del quale non può dare il proprio personale giudizio interpretativo, per il Goryo, quello stesso Goryo che con un'accenno di macabro sorriso, di quelli che si fanno sforzandosi come a voler ovviare al palese ed ostico contrario < Non è forse la vendetta, a muovere gli ingranaggi di questo mondo? > andrebbe domandando in maniera retorica, riflettendo anche sulla dipartita di Eiji raccontatagli negli anni, il modo in cui se ne è andato e gli ideali per quali ha combattuto fino alla morte < Dopotutto, anche il Ninja più ligio ed onesto che combatte contro il nemico fuori dalle mura, combatte per vendicarsi della pace minacciata nella sua quotidinianità.. E così si potrebbero interpretare altri infinite tipologie di vendetta. > direbbe soffermandosi per un'istante, spegnendo dunque la sigaretta con uan leggera pressione in quel piccolo cumulo di cenere, lasciandola lì assieme alle altre con la perfezione di quel cilindro di cotone oramai spiegazzato, traendo anche l'ultimo sorso del bicchiere < La vendetta è insita dentro ognuno di noi, è la propria morale che, in base a quanto propende verso la giustizia o meno, ce ne fà rendere conto. > insomma, bisogna sostanzialmente essere fedeli ed onesti a se stessi e non ad un Villaggio, a dei superiori in grado di inculcarti qualsivoglia pensiero nella testa e di mandarti a morire anche per la più misera questione, risultando semplicemente l'essere l'ennesima pedina sacrificabile di quel grande piano, di quella grande scacchiera strategica dove a fare le mosse sono i più forti ed i più pericolosi, coloro dietro le quinte di questo triste palconescino qual'è il mondo. La lascia parlare, la lascerebbe riferirsi ad Ame non potendo non cogliere quella sorta di nostalgia, di incupirsi sul suo volto, andando a catalogare quel suo dire tra le informazioni nei confronti di Ame stessa, un posto verso il quale non ha mia sviluppato un particolare interesse e del quale sà solo attraverso i libri ed altri fonte cartacee, mai più di un cittadino della Pioggia stessa < Passato, futuro... La guerra non cambia mai, finchè esisterà una differenza idealistica, esisteranno conflitti. > farebbe una piccola pausa appoggiando il bicchiere oramai vuoto con quel secco tonfo vetroso sul tavolo < Dev'essere la maledizione di noi Ninja. > direbbe, giungendo soltanto ora a quella conclusione, senza poter comprendere appieno lei ne poter conoscere il suo passato, perdendosi per qualche istante nella superficie del tavolo, guardandola ma senza porvi attenzione alcuna, senza effetivamente notarla, andando oltre per soffermarsi su quel concetto in una maniera astratta, ritornando poi come al solito al presente, alla realtà, quando lei andrebbe nuovamennte a proferir parola < Libertà... Se dovessi definire chi è più libero tra un Ninja dedito al Villaggio e costretto a morire per esso ed un Traditore con una taglia sulla testa ma dal libero arbitrio... > si prenderebbe una pausa, nuovamente riflettendo anche su questa evnetualità, su questa ipotesi, senza però riuscire a trovare risposta vedendo dunque di voltarsi con un < Non saprei scegliere. > andando a porsi a braccia conserte, non prima pero di portare la dritta a coprire la bocca che andrebbe a lasciar che un flebile e sommesso sbadiglio trapeli solo sonoramente, coprendosi distrattamente con la mano in orizzontale, lasciando poi ricadere verso il basso, lungo il braccio, andando a risponderle < Già, te ne sono grato ma... Direi che per me è giunta anche l'ora. senza effettivamente capacitarsi di quanti giorni abbia trascorso viaggiando, della scomodità del traghetto preso per giungere sull'Isola di Kiri e chissà quali altre fatiche, potendo finalmente godersi un letto, avvicinandosi dunque verso la propria borsa per poi chinarsi, rovistare dentro e tirare fuori una semplice canottiera a maniche corte, probabilmente l'unico capo informale che ha dentro, il resto è un'altro completo, andando a volgersi verso il letto per togliersi dunque la camicia, dimostrando un fisico asciutto ma comunqnue tonico, allenato quanto basta per far si che i muscoli sottili si denotino quanto basta, mai scolpito e pronunciato ma flessuoso ed aggraziato con la corporatura scattante. Ovviamente, allo stesso modo non potrebbero non mostrarsi svariati segni, tanti piccoli disturbi su di una tela che altrimenti sarebbe immacolata, bruciature, cicatrici, tagli rimarginati in maniera poco consona, abrasioni e dio solo sa che altro, qualcosa che a guardarli singolarmente potrebbero non sembrar nulla, frutto di battaglie o allenamenti troppo duri, ma che andando ad osservarli nell'interezza, comporrebbero l'affresco della sofferenza che ha patito da quanto è nato, sino a quando ha deciso di scappare da quel misero villaggetto, giurando vendetta e quant'altro, sino ad arrivare ad oggi, un monito tangibile e visibile di quello che ha subito < Allora, a domani.. > direbbe doopo essersi infilato la canottiera, augurare la buonanotte a quacuno sarebbe troppo, ha veramente già parlato tanto, troppo per i suoi gusti, ma lentamente starebbe tentando di abituarsi ad esprimersi, crescendo e diventando una virgola meno asociale, per quanto quel suo indelebile nulla lo pervade e ne dereta l'immagine così come i proprio pensieri, pensieri che lascerebbe da parte vedendo di togliersi le scarpe semplicemente premendo con le punte sui talloni, andando a sdraiarsi sul letto con le mani dietro la testa, sul cuscino, fissando senza un particolar preciso riflettere il soffitto della tenda, lasciando che di lì a poco il sonno vinca su di lui senzap rticolari sforzi, abbandonandolo tra le braccia di Morfeo. {Exit}

01:14 Sango:
 lo ascolta parlare di vendetta, quello che muove il mondo < non credo sia la vendetta, ma l'interesse a muovere questo mondo . E la guerra è per interesse la maggior parte delle volte. Ricordo solo Konan e Nagato aver combattuto e messo su una grande guerra se non per liberare questo mondo > confessa il suo modo di vedere quel mondo degradato < non so se esista qualcuno a questo mondo che però non brami una qualsiasi forma di vendetta > andrebbe a concludere unendo il proprio discorso a quello altrui. Non sono diverse opinioni, ma da come entrambi riescano a guardare quel mondo da un punto di vista diverso , ma che comunque contiene tutte quelle verità. < finchè esisteremo noi ninja, ci sarà sempre una guerra.> dopotutto sono loro stessi le armi viventi . Se non ci fossero stati soldati chissà come sarebbe andata, ma d'altronde quello non è che un sogno utopistico. Lo guarda alzarsi per andare a cambiarsi, l'ora è già tarda, hanno conversato per diverso tempo, tanto che il focolare sembra essere calato leggermente. La donna ne osserva la schiena nuda per qualche momento prima di muoversi anch'essa verso il focolare per ravvivarlo e gettare dentro un altro ceppo di legno. Lo guarderebbe entrare nel letto..lei avrebbe perso altri momenti ancora nel pensare a tutto quello che si sono detti quella notte, quel giorno con Kimi pure. Dopo anche lei andrebbe a cambiarsi per la notte, a suo agio nella sua tenda anche se con uno sconosciuto. < a domani > una speranza quella di potersi svegliare l'indomani ancora viva. [end]

Itsuki ritorna proprio nel momento della guerra. Si ritrova ad essere fermato da Sango.


OFF: ci sono due azioni di Itsuki incollate due volte per errore.