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[Entrata in clan] Katsu

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con Kimi, Katsu

Il viaggio è quasi giunto al suo culmine, una nave militare quella su cui ti trovi ora, non c’è spazio in coperta, siete tutto lì, seduti agli angoli del ponte, non ammassati ma a causa dei movimenti dei mariani costretti a starvene in disparte, tutti insieme, ninja di tutti i gradi. La tensione la puoi percepire, si potrebbe tagliare senza troppi problemi, il silenzio regna sovrano mentre ogni singolo combattente dell’alleanza riflette su ciò che potrebbe aspettarli, non vedi Kiriani intorno a te, i primi ad essere accorsi a casa con il cuore pieno di ansia e paura ma puoi davvero dire di non provare lo stesso? Puoi scommettere che chiunque tu abbia intorno non stia facendo correre i propri pensieri verso i cari e il futuro? Se fosse accaduto a loro? Se dovessero morire in quel luogo a loro spesso sconosciuto, lontani da casa. Sono tutti pronti ad immolarsi e sacrificare la propria vita solo in nome di un’alleanza politica? Sul volto di chi ti circonda puoi leggere i dubbi, la paura ma anche la sicurezza di chi ha scelto il sentiero del ninja come strada di vita. Sguardi duri che puntano verso prua alla ricerca della devastazione, alla ricerca dei segni di ciò che è stato, bocche tirate e mascelle serrate. Gli unici suoni che senti oltre quello delle onde che si infrangono sulla chiglia sono le urla dei marinai che si coordinano, agitazione che inizia a crescere, ordini che si susseguono sempre più veloci e non tanto perché state arrivando in porto, no state per affrontare le rocciose e pericolose isolette accanto a Kiri e come se non bastasse a peggiorare le operazioni il cielo si sta adombrando, grosse nuvole si stanno spostando a coprire il sole calandovi sempre più nell’oscurità . Istante dopo istante la tua visibilità si sta riducendo, ordini incalzanti, sguatteri e marinai che ti corrono intorno, evitandosi ma a volte anche colpendoti per errore, non si ha tempo di chiedere scusa e nemmeno di voltarsi. Vedi alzarsi un paio di chunin per avvicinarsi a prua, probabilmente sanno di poter aiutare. Tu però puoi stare tranquillo e affidare la tua vita ad altri, certo riuscirai a fidarti così tanto da non sentirti pervadere dalla paura della morte quasi certa? Mentre l’oscurità cala il vento si alza, ti sferza il viso, lo senti gelarti nel profondo mentre le prime gocce d’acqua dell’oceano intorno a te ti feriscono il volto, piccoli proiettili dolorosi che come spilli vogliono bersagliarti durante le raffiche più potenti.

15:00 Katsu:
  [Nave- Largo Kiri] Neanche il tempo di diventare genin che è già stato messo sulla nave che porta a Kiri. Come ordinato da Totoro-sensei si è presentato e imbarcato nella nave per tempo. E’ un figuro di diciassette anni, alto un metro e ottanta, per qualche chilo di peso che lo fa apparire longilineo. Capelli biondi platino e carnagione albina, fondamentalmente il ritratto della madre al maschile. Il viso è appuntito e gli occhi sono di un azzurro color del cielo terso. L’espressione è naturalmente seria, oggi anche più del solito. Indossa dei sandali da ninja di colore nero ed essi sono seguiti a ruota da pantaloni da allenamento, comodi, del medesimo colore. La maglia che porta è anch’essa nera. Alle mani vi sono, tuttavia, dei guanti da ninja che hanno fatto la comparsa e che lasciano trasparire le dita, dando loro la facoltà e la libertà di comporre eventuali sigilli. Legato al fianco sinistro c’è un portaoggetti recante dell’equipaggiamento da ninja, mentre, alla gamba medesima è presente un portakunai, con alcuni kunai e shuriken all’interno. Il chakra non è attivo, non ancora, almeno non essendocene comunque motivo alcuno. Alla fronte, tuttavia, è legato il coprifronte con la placca d’argento recante l’effigie del villagio di Kusakagure che lo qualifica come un genin, come un ninja ufficiale. Al braccio sinistro vi è ancora una fasciatura di colore bianco candido, che copre quella che ormai, complici i trattamenti medici, quasi una cicatrice che ad ogni modo rimarrà visibile a vita, quella del sacrificio compiuto per uscire da quel genjutsu che Totoro-Sensei ha architettato per lui e la sua avversaria. Si trova in piedi, così come è rimasto per tutto il viaggio, lì sull’esterno di quella nave. Non ha risentito del moto delle onde in alcun modo, ma spesso può esser stato notato come il pensiero sia andato fondamentalmente altrove. A casa, alla famiglia, non senza un po’ di apprensione. Non pensa all’entità, non ne può certamente percepire la gravità, non avendo mai affrontato nulla in assoluto, fresco d’accademia. Ed è il motivo per il quale inconsapevolmente si discosta, imprudentemente, dai pensieri e dall’ansia generale, fondamentalmente ignorandone il motivo. E’ appoggiato con i gomiti sul legno della nave, busto leggermente flesso verso di esso, ma le gambe diritte. Sta muovendo la mano sinistra, schiudendo le dita e serrandole a pugno subito dopo. <Sembra a posto…> commenta tra sé e sé, passando quindi le dita della destra liddove c’è la ferita praticamente guarita. Ma poi viene rapito da tutta quella confusione, innaturale perfino in mezzo al casino generale. Si sente urtato e immediatamente va rizzarsi con la schiena, al suon di:<Che cosa…?> che lo riporta con la mente lì sulla nave, a guardarsi intorno. L’occhio va sui nuvoloni neri all’orizzonte e si sposta smasmodicamente su tutta la gente e quindi sui chunin che vanno a prua. <Che diavolo succede?> chiede ad alta voce. E’ un dire che non risente della paura, ma è fermo, quasi innaturalmente. Un dire che viene rivolto a tutti e a nessuno, ma perfettamente udibile. [Equip – Portakunai: 3 shuriken, 3 kunai – Portaoggetti: 1 tonico recupera chakra, 1 tonico curativo, 1 bombaluce, 1 fumogeno, 1 tonico recupero Chakra speciale, 1 tonico curativo speciale, 1 trasmettitore]

Il vento sferza e sibila nelle tue orecchie rendendoti praticamente impossibile capire quali siano i precisi ordini che vengono impartiti ed urlati da prua a poppa, vele, legacci, alberi queste le poche parole che potresti comprendere ma davvero potrebbero esserti d’aiuto a comprendere? Per tua estrema fortuna hai un ninja di Suna proprio accanto a te ti tocca dentro in risposta alla tua domanda, vuole la tua attenzione e vuole risponderti per quanto impegnato al momento a trattenere il contenuto dello stomaco dentro di sé. Il coprifronte è legato sulla fronte rendendo facile identificare il villaggio di appartenenza, il colore della pelle vorrebbe essere caldo, semplicemente un naturale abbronzato per via della vita esposta al sole eppure in questo momento risulta al tuo sguardo più che altro un misto tra il giallo e il verde, non si può certo dire che se la stia passando bene. Un rumore sordo giunge dalla sua gola mentre ti sta fissando pronto a rispondere alla tua domanda, veloce butta il volto oltre il legno così da svuotarsi, capisci perfettamente cosa sta facendo senti l’umido della bile nel rumore emesso dalla sua bocca, stomaco che brontola sofferente e lui che ansima. Ora hai due scelte costringerti a guardarlo mentre rimettere o tornare a guardare oltre babordo. In caso scegliessi la seconda opzione, nonostante la visibilità che va riducendosi sempre più. Potresti scorgere le isolette intorno a Kiri e potresti iniziare ad intuire cos’è successo. Mentre una notte precoce cala intorno e su di voi fulmini sempre meno rari illuminano a giorno l’acqua, davanti puoi vedere legno in maro, un relitto vicino alle coste dell’isola delle mangrovie, non riesce ad affondare, se ne sta lì a ricorda di quel che si è abbattuto su di loro, pezzi di alberi galleggiano intorno a voi, una delle isole più piccole sembra essere stata troncata di netto, non c’è più costa solo roccia, un grosso dislivello rispetto al mare ne impedisce l’accesso, vicino galleggiano frammenti non meglio identificati, continua a guardare se riesci a sopportare quella vista. Più ti concentrerai più noterai la distruzione intorno a te, mentre i suoi del povero Genin di Suna che rimette i suoi stessi organi piano piano si fanno meno pressanti e più lontani. Un cadavere lo scorgi ora, all’inizio potresti pensare ad un legno marcio ma poi noti gli abiti e i capelli abbandonati, non ha un volto rivolgendo a te solo la schiena e parte delle gambe, abbandonato come se stesse dormendo è però estremamente gonfio, non come ovvia conseguenza della morte ma anche per l’acqua che sta assorbendo e continuerà ad assorbire finchè qualcuno non avrà pena del suo corpo ormai abbandonato. Osservalo bene, guarda bene cos’è successo, concentrati su di esso. Più lo guarderai più intorno a te sentirai delle urla, sommesse e lontane ma disperate, spaventate e capirai che si tratta di terrore. Il buio assoluto è calato e in lontananza puoi udire l’ululato de vento ed il rumore della pioggia. Sbatti le palpebre e non vedrai più nulla, potrai solo sentire la nausea prendere possesso di te, la bocca del tuo stomaco stringersi e ti renderai che quel terrore che stai udendo non ti lascia indifferente no, inizia ad agitarti

15:44 Katsu:
  [Nave- Largo Kiri] Inconsapevole, inesperto, non prova paura alcuna, non inizialmente, almeno. Tanto che un leggero sospiro esce dalla propria bocca. Ma poi lo sguardo si fissa sull’orizzonte. Un orizzonte che non promette niente di buono. Apre leggermente la bocca, mentre la consapevolezza che la visibilità si riduce a vista d’occhio entra dentro e lo sveglia come una sorta di pugno al cuore, che lo riporta alla realtà. E allora il primo pensiero, proprio per difesa personale, andrebbe a richiamare il chakra, se non fosse che sente la propria spalla esser toccata da qualcuno. Si volta giusto in tempo per vedere quel ninja di un colore strano. Ci mette qualche attimo a collegare la vista al fatto che il ninja debba vomitare. E gli fa spazio e si sposta, mentre i sensi andrebbero ad aggrapparsi ai suoni che lui emette. Il suono della bile che torna su provoca in bocca una sorta di patina viscida, che di solito precede il conato di vomito vero e proprio, come una sorta di contagio psicologico che si spande a macchia d’olio. Ed è proprio per questo che sceglie di non aiutare il ninja di Suna, del quale ha scorto comunque il copricapo. <Ehi, tutto bene? ATTENTO A NON CADERE!> andrebbe ad ammonirlo, mentre lo sguardo andrebbe a riportarsi intorno a lui. Ma non ha paura, niente panico. Niente di niente, fino a quando l’occhio va a babordo in maniera istintiva. Lo spettacolo che gli si para davanti è terribile e spettrale. Gli occhi si sgranano e divengono due grosse sfere, il volto già niveo non può sbiancare ulteriormente, ma i lineamenti affilati gli si deformano, la bocca aperta in una sorta di “O”, di grido senza voce. Non è paura, non è terrore, non vi è spazio per un ninja per queste sensazioni, non nella sua ottica. E’ orrore. Orrore puro per quello spettacolo spettrale. Che si para davanti e che tuttavia non riesce a non guardare. Il respiro si mozza istintivamente nel vedere la nave che si para di fronte a loro, distrutta. Una tempesta? Lo sguardo va ai fulmini che sempre più repentini e spietati illuminano l’acqua, all’oscurità che giunge, un’oscurità che… genera paura. Una paura che cerca di ricacciare a favore di una sensazione di lucidità che ricerca persino quando è costretto a scontrarsi per la prima volta con la visione del cadavere che, gonfio e abbandonato, soggiace nell’acqua. <No…> lo guarda con orrore. E’ l’unica cosa che riesce a pensare e per via diretta a diretta a pronunciare. Grida, tante grida lontane. Può una tempesta provocare tanto scompiglio? No. Il buio. Il buio insieme alle grida, le mani guantate che si serrano sul legno ed una sensazione di inquietudine, di agitazione che inizia a prendere possesso dell’albino, la patina agrognola in bocca che scende attraverso la gola e arriva alla bocca dello stomaco come un pugno, la strana sensazione di dover rimettere, ma di non doverlo fare allo stesso tempo, la nausea. Tenta di mantenere la calma, di schermarsi da tutti quegli orrori, ma come? Se ne sta lì, agitato, ora. Una consapevolezza nella propria mente, che inizia a prender forma come un serpente. Che sia l’entità di cui gli ha parlato Yosai? Non riesce a parlare, con quel buio assoluto che prevarica la vista, lo stomaco scombussolato, quell’agitazione che, vuoi per via empatica, vuoi per quelle grida e quel corpo, le coste dell’isoletta mozza che non ci sono più, inizia a prender piede. Ciò che tenta di fare, ad ogni modo, è reggersi forte a quel legno della nave, in perfetta balia, come i membri dell’equipaggio, di ciò che verrà. [Equip – Portakunai: 3 shuriken, 3 kunai – Portaoggetti: 1 tonico recupera chakra, 1 tonico curativo, 1 bombaluce, 1 fumogeno, 1 tonico recupero Chakra speciale, 1 tonico curativo speciale, 1 trasmettitore]

Non c’è più il freddo del vento, il rollare della nave nel mare in tempesta, percepisci il suo sotto ai tuoi piedi come stabile e percepisci anche una sorta di impellenza, la necessità di agire e fare qualcosa. Sei immerso nell’oscurità mentre le urla si fanno sempre più forte, un boato minaccia di farti perdere l’equilibrio, senti il terreno sotto di te tremare, le tue mani non stringono più nulla a cui reggerti, non c’è più il parapetto di legno. Il rimbombo va scemando lasciando dietro di sé solo disperazione e silenzio per un singolo istante, poi riprende tutto l’urlo di una donna squarcia quel momento di terribile pace, puoi cogliere il dolore profondo in quell’acuto, dopo di esso il pianto di un bambino a cui si sommano le urla sempre più confuse ed agitate. Ti raggiungono insieme all’angoscia che portano con sé, tutto sembra sospeso in quel dolore, poi arrivano i passi, veloci e pesanti sempre più vicini a te, non hai molto tempo prima che la luce di una torcia finisca per abbagliarti e in quel momento puoi finalmente vedere. La porta si è spalancata con un tonfo, un uomo adulto con il volto sporco di sangue e una katana insanguinata nella destra ti si palesa davanti, il volto contorto nel dolore e nella necessità di combattere. Ti fissa con amore e con tristezza, la torcia la regge lui nella sinistra e tu puoi guardarti intorno rendendoti conto di essere in mezzo ad una stanza, muri di legno e porta di carta, un semplice armadio ed un tatami alle tue spalle, arredamento spartano eppure di buona fattura, non sei in una catapecchia <MUOVITI!> urla lo sconosciuto, una voce roca tipica di chi ha già chiesto troppo alle sue corde vocali, la fretta è chiara nel suo volto, l’uomo davanti a te ha gli occhi completamente neri ed evita di osservare in modo diretto la torcia davanti a sé, non puoi più distinguere pupille, iridi o sclera in quella figura è tutto nero. I suoi capelli sono bianchi così come la barba noti alcuni toni di biondo cenere sulle punte segno che quindi il tempo è trascorso lasciando dei segni. La carnagione pallida è del tutto simile alla tua. La sua altezza è di circa un metro e ottanta e ti si sta avvicinando con passi stanchi e pesanti, allunga la torcia verso di te <corri> ti intima con un tono pieno di amore e dolcezza, chiunque esso sia ti ha davvero a cuore, una lacrima nera si forma su quel volto e lenta cade <ti prego amore mio> ancora più dolce, la voce spezzata e roca mentre prova ad infilarti con decisione e forza la torcia in mano, così da permetterti di vedere nel buio <corri> ripete ancora, la fretta e la necessità di quell’atto ti appaiono chiari nel suo modo di fare. Altri passi sempre più vicini. Lui si volta e lascia a te il fuoco <RAGGIUNGI LE TUE SORELLE INFONDO AL CORRIDOIO, LORO SANNO> e con quest’ultimo urlo corre fuori dalla stanza. Il metallo cozzare lo senti, nuove urla di dolore alle tue orecchie. Un combattimento sta avvenendo proprio alla destra dell’unica porta che vedi, uscendo vedrai che potrai voltare a sinistra e che il passaggio è libero, ci pensa quel grosso uomo a tenere fermi i ninja dall’altro lato, un corprifronte con la nota musicale su di loro. Fortuna che il corridoio è stretto, costringe quegli uomini ad affrontare il valoroso combattente uno alla volta, se vorrai guardare potrai scorgere come in seconda fila uno di quei nemici ha gli occhi dall’iride giallo e la pupilla orientata in verticale, una somiglianza chiara con i rettili

16:35 Katsu:
  [Nave- Largo Kiri] Sta capendo poco. Nulla. Le immagini davanti ai suoi occhi vanno e vengono come flash inconsapevoli e fugaci, lasciandolo nella paura, nello sgomento, nell’ansia, che tuttavia tenta di fugare e controllare quanto più gli riesce. D’un tratto quella sensazione di essere malfermo, di sentirsi male. Una sensazione, un’emozione si diapana proprio lì, dal centro della bocca dello stomaco, l’impellenza, ingiustificata di far qualcosa. Ma cosa? E poi un campanello d’allarme. <… Ancora genjutsu?> sussurra, ancora a sé stesso. <… No. Questo non mi fiacca come quello di ieri. Almeno per ora…> il tono è innaturalmente agitato, pensieri che fugaci si esprimono dalla bocca. Quello vorrebbe essere fatto è attivare il proprio chakra, prepararsi a ciò che verrà. Ma ancora una volta c’è qualcosa glielo impedisce. Si tende come un filo percorso da corrente sentendo quell’urlo di donna e quei pianti di un bambino. E allora, disperato, vorrebbe correre. Correre all’impazzata per andare ad aiutarli. Ma no. Non ne ha il tempo materiale, perché sente dei passi pesanti che si avvicinano nell’oscurità. Ed è strano come quella stessa oscurità nella mente si trasformi e diventi… protezione. Non minaccia. Il non poter essere visti. E’ scuro. Tutto scuro. Un’oscurità destinata ad essere illuminata dalla torcia che porta l’uomo nella sua mano. Si guarda quell’uomo e quelle iridi completamente nere catturano immediatamente la sua attenzione. Sarebbe per la terza volta in procinto tentare di attivare il chakra, di combatterlo, quando però questo parla nuovamente. Ne ode la voce rauca e provata, può intravedere quella katana sporca di sangue. E soprattutto ne ode le parole, che intimamente lo confondono. <Ma cosa…?> sta pure per rispondergli, quando una lampadina si accende nella propria testa: e se lui non fosse più nei suoi panni? Intrappolato in qualcosa a metà tra l’illusione e il ricordo? Probabilmente per idiozia, probabilmente per incoscienza, ma asseconda il fare di lui e prende senza troppi complimenti la torcia in mano, una torcia che vorrebbe illuminare tutto. Il fuoco che rischiara Il tono di quell’uomo che colpisce. L’impellenza di fare ciò che dice. Non commenta, non parla, i fuochi della battaglia che sì, li sente, così come le urla, le grida. Il dubbio ancora nel cervello, il desiderio folle di capire dove vuole portarlo tutto quello, il chakra non attivo, ma l’atteggiamento di chi è pronto a recidere altri pezzi di sé stesso se questo dovesse portare a problemi. E’ così che fa, senza ulteriori commenti, illumina la stanza e il tatami nell’intento di trovare l’uscita della porta che tenterebbe di percorrere. Lo sguardo che vorrebbe voltare verso la propria destra ad illuminare quei ninja con la nota musicale quel tanto da vedere il coprifronte, innanzitutto e quegli occhi gialli. Solo qualche istante e tuttavia necessario ad imprimerseli nella mente. Tuttavia la mente del ragazzo è scossa dall’ennesimo dubbio, certo ritardatario. <Loro sanno… che cosa sanno?> è un dubbio scandito ad alta voce e tuttavia mentre tenterebbe di affrettare il proprio passo, spinto dalla necessità proprio verso sinistra, verso la parte del corridoio libera. <Lo so che è un genjutsu, ma…> ma dove vuol portarlo tutto questo? E’ maggiore la curiosità. Volta alla sinistra, alla ricerca, dunque di quelle sorelle descritte dall’uomo. [Equip – Portakunai: 3 shuriken, 3 kunai – Portaoggetti: 1 tonico recupera chakra, 1 tonico curativo, 1 bombaluce, 1 fumogeno, 1 tonico recupero Chakra speciale, 1 tonico curativo speciale, 1 trasmettitore]

Esci dalla stanza e noti gli occhi, senti persino una risata fredda e malvagia, assetata di sangue e non ti ci vuole molto per capire che il sangue che cerca è il tuo. I piedi si muovono su un legno dai riflessi rossastri a causa delle fiamme sembrano dominare il fondo di quella magione, senti altre urla, oltre i fogli di carta riesci, grazie alla torcia, a vedere ombre proiettarsi ai tuoi piedi, ombre di altri uomini che all’esterno combattono fino a cedere la loro vita. Un rantolo di morte giunge alle tue orecchie mentre esci dalla stanza eppure non puoi sapere di chi sia, amico o nemico? La tua esitazione fa voltare quell’uomo un solo istante <vai! Corri!> ti intima ancora, disperato. Sai che non lo rivedrai mai più, oltre alle tue sensazioni se ne aggiungono altre ed è per questo che percepisci un profondo dolore, quello che si prova quando dici addio ad una persona amata. Basta però quel voltare la testa e una lama penetra nel fianco dell’uomo, forse ormai gli stai dando le spalle ma il suono ti raggiunge, il metallo che supera l’armatura e penetra nel sangue, il secco mugolio di dolore che viene trattenuto mentre la lama lo trapassa, la carne che si apre a lui e poi il movimento contrario, la ferita che viene lasciata e il sangue che inizia ad uscire <SALVATI!> è l’ultimo roco urlo che puoi udire mentre corri infondo al corridoi come detto da lui. Una risata lontana sovrasta il dolore di quell’uomo morente. Corri come se la morte fosse alle tue calcagna perché lo è davvero. Raggiungi così le tue famose sorelle, donne più alte di te, sei costretto ad alzare il mento per poterle vedere, sono tutte molto belle e molto spaventate, i volti tesi e le torce in mano, la maggioranza di loro è adulta e incinta, tengono le mani sui loro grembi nel tentativo di proteggere i loro futuri bambini dall’orrore. Davanti a te un giardino, uomini impegnati a combattere alle vostre spalle, esplosioni e ciò che ti è chiaro è che non importa se tu fossi nella fazione giusta o meno, l’unica cosa certa è che la tua fazione ha perso, vedi la speranza svanire nei volti di chiunque ti circonda, la disfatta è chiara ciò che vi rimane è solo la fuga <ci siamo tutte?> una voce profonda si fa avanti, mentre ti volti a cercarla senti delle braccia cingerti le spalle, affettuose, non c’è alcuna parola a seguire il gesto. La donna che ti sta stringendo ha gli occhi azzurri e i capelli di un biondo estremamente chiaro, carnagione candida, colei che invece ha parlato presenta la stessa particolarità oculare dell’uomo incontrato nella tua stanza, i capelli sono mossi e rossi sul volto delle lentiggini a renderla ancora più delicata, anche lei si protegge il ventre per quanto non si noti alcuna sporgenza <non possiamo aspettare oltre> continua lei indicandovi quindi di uscire in giardino <andiamo forza!> si fa di lato, controllando il luogo alle vostre spalle per aiutarvi a coprire la fuga <manca nostra sorella minore!> le mani che hai sulle spalle tremano ed è proprio lei a parlare <non possiamo abbandonarla!> e forse tutte ore riflettono sulla possibilità di fermarsi, ma appare davanti a voi un uomo dagli occhi rossi, al posto delle pupille degli strani segni neri a ventaglio, in mano regge una bambina, dall’urlo della donna dietro di te non ti sarà difficile capire che è proprio lei la sorella di cui si parlava. Un Kunai viene portato sulla sua gola, il resto è sangue e morte

17:34 Katsu:
  [Nave- Largo Kiri] Corre il ragazzo, ignaro di dove sia, ignaro di quello che stia succedendo in una probabile realtà, intrappolato in quell’incubo che volutamente non rifiuta di vivere, dal momento che questo non sembra fiaccarlo, né minacciare la propria vita in alcun modo. Eppure non vi è il distacco di chi sta guardando dall’alto. Quelle sensazioni si insinuano dentro di sé, aggiungendo alle proprie anche altre, altri impulsi che non sembrano propri, ma che vuol seguire. E’ la morte, comunque, che lo spinge a correre via, a tentare di evitarla. E poi qualcosa che passa come una stilettata che trafigge dritto per dritto il cuore. Esita, si volta, il desiderio di combattere è folle dentro il ragazzo e cresce ancora di più quando quello che si volta è qualcuno. Qualcuno di amato dalla persona dentro la quale si trova, ormai. E poi quella risata fredda e folle che fa accapponare la pelle a lui e anche all’altro alter ego, chiunque esso sia. Non può far altro che correre. Correre all’impazzata con il dolore nel cuore, col cuore stesso che stride, piange e si dimena, col folle desiderio di combattere, ma con la consapevolezza che l’unica cosa che la persona vuol fare è scappare. E lui scappa e fa proprie le sensazioni di quella persona. E poi arriva al punto indicato dove trova le sorelle indicate dall’uomo. Alza il mento e se le guarda, intrappolato, con ogni probabilità in quel corpo che non è il suo, costretto ad azioni magari non da lui, ma telecomandate. Spettatore attivo e in prima persona di quella carneficina che lascia il segno. Si sente cingere le spalle e istantaneamente scorge quelli che sono tratti a lui molto familiari. I tratti di mamma Yuki. I suoi tratti somatici. <Chi siete voi?> proverebbe a chiedere, non sapendo nemmeno se la propria voce, a conti fatti, potrà essere udita o meno. Non sapendo nemmeno se riuscirà a liberarsi da quelle situazioni, qualsiasi esse siano, con la sola consapevolezza che stanno lasciando il segno, ma senza sapere il perché. Guarda la ragazza dai capelli rosso fiamma e la sente parlare con maggiore determinazione. Ma il proprio occhio pone l’accento su quegli occhi totalmente neri, che è la seconda volta che scorge. Vi pone l’attenzione qualche attimo, perché poi le donne commentano in merito alla sorella mancante, che compare in braccio a quell’uomo dagli occhi rossi che reca il kunai in mano. <… no> scandisce, serio, digrignando i denti, la paura e la rabbia che cominciano a montare. <NOOOO!> ringhia quando l’uomo sgozza la bambina di netto senza pietà alcuna. <Bastardo> non si cura più del fatto che la voce possa essere udita o meno. <BASTARDO. ERA UNA BAMBINA! UNA BAMBINA CHE NON TI AVEVA FATTO NIENTE!> no, non è un ringhio. E’ un RUGGITO. Un ruggito a pieni polmoni dettato dalla rabbia. Dettato dalla propria furia. Una furia che lo condurrebbe ad un mutuo tentativo di incrociare le mani all’altezza del petto a formare il sigillo della capra. Tenterebbe dunque di focalizzare le sue due sfere, la spirituale al centro della fronte e la fisica più giù, al centro del ventre. Con uno sforzo di volontà vorrebbe comandar loro di cominciare a roteare su sé stesse con sempre maggior vigore, di mettersi in moto. Se ciò fosse riuscito, ecco che tenterebbe di fare l’ennesimo sforzo della propria volontà, tentando, con un flusso costante, di spingerle in direzioni opposte. La sfera spirituale vorrebbe muovere con furia attraverso gli occhi, il naso e quindi la bocca, per spingersi giù lungo la gola e nello sterno, per riversarsi al centro del petto. La sfera fisica vorrebbe invece spingersi verso l’alto ad invadere lo stomaco per intero e quindi lo sterno e le costole, fino ad incontrare la corrispettiva al centro del petto. Il passo successivo sarebbe comandar loro di unirsi ed attivare il chakra, quella forza che vorrebbe permearlo, adesso specialmente con una furia cieca ed incontrollata. La furia di chi non sopporta le ingiustizie. <LOTTA CON ME, BASTARDO. IO SONO KATSU TOJIMA DI KUSA> glielo ringhia in faccia, incurante del fatto che potrà non essere sentito, incurante di tutto. Vuole il suo sangue, vuole vendetta, vuole la morte dell’assassino. [Tentativo attivazione chakra][Chakra 30/30 se On] [Equip – Portakunai: 3 shuriken, 3 kunai – Portaoggetti: 1 tonico recupera chakra, 1 tonico curativo, 1 bombaluce, 1 fumogeno, 1 tonico recupero Chakra speciale, 1 tonico curativo speciale, 1 trasmettitore]

Urli, ti arrabbi e richiami il chakra, è tutto così dannatamente giusto che lo senti come tuo. La voce però non è la tua, suona proprio come quella di una ragazzina, una bambina probabilmente. Mentre tu giuri vendetta e ti concentri per richiamare il chakra la donna dai capelli rossi con un balzo ti salta, si supera e si avventa sull’assassino. Senti il chakra forte in te, ti da sicurezza e determinazione, riesci a percepirlo ma non riesci a presentarti o meglio lo fai eppure non cogli il nome che pronunci, provi ad urlare il tuo ma ciò che senti è solo un suono indistinto, intorno a te invece tutti gli altri capiscono <PORTATELA VIA!> urla la donna dai capelli rossi <SEI LA NOSTRA SPERANZA SCAPPA!> e con questo un altro combattimento inizia, il cadavere della bimba viene gettato senza ritegno centro la carta delle porte e rompendola ti permette uno scorcio su ciò che sta accadendo accanto al territori, i morti sono tantissimi, riversi a terra, molti ancora in vesti da camera, svegliati dalla morte stessa. Delle mani prendono le tue spalle mentre dichiari di voler combattere, sono quelle che possiamo ormai definire tua sorella, o almeno colei che il tuo corpo riconosce come tale. Ti stringe forte e ti spinge verso di lei, non puoi resistere, nonostante il chakra che scorre nel tuo corpo sai di essere inferiore. Hai solo una scelta, anche obbligata, quella di correre verso l’esterno <ci penserà lei> parole straziate e distrutte dal dolore ti giungono a tranquillizzarti, illudendosi di poter funzionare. I tuoi piedi si muovono, non è la tua coscienza a muoverli ma l’altra parte che senti sempre più dominante da quando ti sei ritrovato nel dubbio, senti del bagnato sulle guance e lo sguardo si sta offuscando, ti manca il fiato per il pianto disperato che il tuo corpo manifesta, il dolore di chiunque tu sia ora lo stai percependo come tuo hanno appena ucciso la tua adorata sorella minore davanti a te, lo strazio è lì puoi non farti immergere da esso ma senti come invece l’altra persona lo stia facendo mentre una mano tra le scapole la spinge decisa e delicata. Corri verso la speranza, corri. [entriamo in modalità quest: 15 minuti di tempo per azionare][ora fato:17.48]

18:01 Katsu:
  [Nave- Largo Kiri] Quella potenza irrompe nel proprio corpo. E con maggior vigore in Katsu. Che la disperazione, che il bisogno abbia sbloccato del potenziale, magari rimasto sopito? Sente il chakra roboare nel petto. Lo sente distintamente fluire, un chakra imponente, almeno tre volte tanto quello irradiato di solito. E digrigna i denti, in quello che ormai è una certezza essere un ricordo, un illusione. Nel corpo di qualcun altro i cui tratti somatici ricordano terribilmente quelli della mamma. Una strana consapevolezza, pezzi del puzzle che pian piano vengono a comporsi e la consapevolezza di non poter far niente. La consapevolezza di essere, fondamentalmente, inutile in quell’illusione creata ad arte per rievocare chissà quali orrori, di un passato o magari di un presente o persino di un futuro. Rabbia. Tanta rabbia. Dolore, un dolore amaro che rende umani, ma che brucia nel petto come una bestia che graffia, morde, si dimena. Vorrebbe combattere, vorrebbe dare la propria vita pur di vedere quella bestia dagli occhi rossi morta e sepolta sotto i suoi piedi. Ma una consapevolezza si fa strada, una consapevolezza di colei che lo ospita. Le proprie parole suonano come femminili. Di una voce da donna. Ma ciò non crea sgomento. Ciò non crea sorpresa. Vede e sente la donna rossa balzargli davanti e quindi le mani che lo o la, in questo caso, tirano via. Una voce che gli comanda il buon senso. <Fallo a pezzi. Vendicala> poche parole, dette tra i denti e tra lacrime non sue fisicamente e neanche mentalmente. Perché Katsu Tojima non piange. Arrabbiato, ma anche addolorato sente le lacrime rigargli il viso contro la propria volontà. Si sente prigioniero in quegli istinti, sente il conflitto bruciare dentro di lui, eppur deve muoversi, eppur deve andare con le sue sorelle. Lo strazio. Uno strazio non proprio, per cui prova pena e una compassione infinita. Completamente e a suo malgrado, deve correre verso la speranza. Assecondare quelle mani che spingono contro la volontà di Katsu stesso. A malincuore, provando pena per colei che sta vivendo questo strazio, lo vive o lo vivrà. Dei sospetti nella mente del ragazzo sull’identità di chi lo ospita, taciuti, ma pensati. Corre, corre con le sorelle a gambe levate. [Chakra 30/30] [Equip – Portakunai: 3 shuriken, 3 kunai – Portaoggetti: 1 tonico recupera chakra, 1 tonico curativo, 1 bombaluce, 1 fumogeno, 1 tonico recupero Chakra speciale, 1 tonico curativo speciale, 1 trasmettitore]

Potete respirare un po’, ci siete quasi, ormai al limitare del cortile, fuoco, distruzione e urla continuano a perseguitarvi ma il sacrificio di tutti coloro che avete lasciato alle vostre spalle vi sta finalmente dando la possibilità di proseguire, un giorno tornerete a riprendere ciò che è vostro, grazie a voi quel clan troverà nuovamente forma. Questi i pensieri che vi spingono a continuare nonostante il dolore. La maggioranza delle donne sono ormai al sicuro, lontane da voi che siete le due chiudi fila e per questo non faranno nulla quando un uomo riesce a raggiungervi. La porta sul retro è lì, la vedete e sapete di poter uscire, ciò che è necessario è uno sforzo maggiore perché alle vostre spalle qualcuno sta arrivando lui è un uomo dai capelli lunghi e molto scuri, occhi neri come la pece, profondi e malvagi, senti il suo fiato sul collo, mentre ti sforzi di scappare di correre via lo senti sempre più vicino, la pioggia cade su di voi, inizia a bagnarvi ed è proprio specchiandoti per caso in una pozzanghera che la verità giunge alla tua mente. I tuoi pensieri, il timore o il dubbio che ti attanagliava ora è reale ciò che tu vedi è ciò che tua madre ha visto, la vedi riflessa ai tuoi piedi, i capelli fradici e attaccati al volto, le lacrime e gli occhi arrossati che segnano il volto, vesti da notte candide e ormai sporche, schizzi di sangue della sorella minore o di colui che ne era il padre, lo sporco e il fango sollevato fin ora correndo all’aperto. Il corpo continua a muoversi, la porta è lì, la salvezza dista al massimo dieci metri quando improvvisamente senti un lieve tocco sul collo, sotto alla nuca, tra i capelli. O percepisci appena prima di accorgerti che non riesci più a stare in piedi, non solo le lacrime ti impediscono di guardare bene davanti a te ma ora qualcos’altro interviene, non riesci a mettere a fuoco i contorni, senti le gambe deboli, il mondo pare capovolgersi sotto sopra. Tua sorella si gira, ti guarda e sul suo volto comprendi cosa succederà. In pochissimo tempo la trovi al suo fianco, intenta a salvarti da quell’ennesimo mostro che ha provato ad attentare alla sua vita. Non capisci, non riesci nemmeno a voltarti e anzi ti è ben chiaro che a tentarci cadresti, già ora barcolli e sei costretto a rallentare i tuoi ultimi passi verso la salvezza, vuoi combattere? Un solo tocco e ti ha ridotto così eppure lei è al tuo fianco che cerca di salvarvi entrambe. Delle parole giungono al tuo orecchio, non capisci tutto il discorso eppure lo capisci. Tu Katsu riesci a capire cosa sta dicendo la donna, il corpo in cui sei invece no e lo percepisci chiaramente, per tua madre saranno solo biascicamenti senza significato di cui difficilmente si ricorderà ma a te suona tutto drammaticamente chiaro <quando sarà il momento ricorda chi sei> annaspa la voce di colei che ancora si para davanti al nemico per difenderti <vendicaci> ne è conscia, morirà. Parla mentre tu barcolli verso la porta, o mentre pensi di farlo ormai è tutto così confuso che non puoi dire con certezza nemmeno d’essere ancora in piedi <ricorda che sei potente e che nostro sangue scorre in te, concentrati sulla notte e non temerla, quando servirà abbracciala usa il tuo chakra e legalo ad essa, fallo fluire fino agli occhi così privarti finalmente della cecità> la porta ti pare sempre più vicina, forse è al contrario, no magari non è la porta. Tutto è così confuso ma i suoi piedi, credi, si stiano muovendo nella giusta direzione[15 minuti di tempo per azionare][ora fato:18.16]

18:37 Katsu:
  [Nave- Largo Kiri] La rabbia, la furia del ragazzo, lasciano il campo a quell’impotenza che si fa sempre più ovvia. Non può che fare il tifo perché la donna che lo ospita ce la faccia, benchè il sospetto si annidi sempre nella propria mente. Un sospetto destinato a diradarsi quando questa si specchia e Katsu potrà vedere, non senza un certo stupore, malgrado il sospetto, il volto di mamma Yuki coperto di acqua, lacrime e sangue. <…> un sospiro e mille domande, eppure le tessere del puzzle si compongono sempre di più. Corre, fugge verso quella speranza. Qualcosa, ad ogni modo, carezza il collo. Un qualcosa di leggero, eppure che fa caracollare Yuki a terra e anche Katsu di conseguenza. La sensazione di essere debole in quel corpo che si fa più forte. Qualcosa di passato che rivive nel presente. E quella sorella che si mette in mezzo. La doppia percezione che gli dà la consapevolezza che quella donna stia parlando proprio a lui, sebbene non gli sia dato di sapere come faccia. Ne sente le parole. Ma ne rimane spiazzato. Degludisce. <Troverò i responsabili. Tutti li troverò. Tutti morranno per mano mia. Io non so chi siete, ma vi giuro sul mio onore e davanti a quello di chi è caduto, che la mia sarà la spada vendicatrice. Ogni ninja di Oto responsabile del massacro cadrà, morrà. E chi ha ordinato questo massacro si pentirà di averlo fatto. Io sono Katsu. Katsu Seiun. E lo giuro> lo usa quel cognome della madre. Gli son stati dati gli strumenti e ora vorrebbe aiutarla, perché il focus è quell’uscita. Digrigna i denti, mentre va a tentare di schermarsi da quelle sensazioni per prendere un rantolo di concentrazione unito alla sana rabbia che cuoce il cuore del Seiun. Il chakra vorrebbe essere trovato al centro del petto e con un impeto, un gesto della volontà, esser portato attraverso lo sterno e su come un fiume in piena attraverso la gola e la bocca. Vorrebbe, quindi transitare nelle gote e spingersi su per gli zigomi, dove vorrebbe trovare gli occhi, dove tenterebbe di depositarsi. La evoca quella notte, chiede aiuto a quelle ombre, le ombre di quel passato di cui si è fatto vendicatore e attraverso le quali vorrebbe essere anche giustiziere. Le ombre che vorrebbero legare i suoi occhi alla notte. Il Kayosei, l’innata del clan Seiun, questo vorrebbe attivare, come parte integrante di un giuramento, come una spinta calda nel cuore della madre. E se vi fosse riuscito tenterebbe di esser lui a far forza a colei che lo ospita, ora, a guidarla verso quei dieci metri che la separano dalla salvezza. [Tentativo attivazione Kayosei][Chakra 29/30] [Equip – Portakunai: 3 shuriken, 3 kunai – Portaoggetti: 1 tonico recupera chakra, 1 tonico curativo, 1 bombaluce, 1 fumogeno, 1 tonico recupero Chakra speciale, 1 tonico curativo speciale, 1 trasmettitore]

Le ultime parole della sorella prima di morire, non che se ne possa accorgere solo in qualche modo varca quella soglia, confusa riprende pian piano possesso del corpo, quel poco che basta per muoversi verso la libertà. Eppure appena varcata la soglia tutto si fa buio. Non c’è richiamo dell’innata perché proprio come la madre non aveva capito ciò che le era stato detto e non aveva provato quel richiamo così non riesce nemmeno a lui. Appena tutto si fa buio tornano gli ordini, voci maschili che hanno un qualcosa di familiare, un conato di vomito mal trattenuto alla tua destra. Una luce improvvisa squarcia il cielo, quel poco che basta per mostrare come si stia andando in rotta di collisione con gli isolotti di quell’arcipelago vicino a Kiri. La situazione è tragica. Sei ancora in piedi al parapetto della nave, le tue mani ancora strette sul legno e tutto sembra essere identico rispetto a prima, a parte la sicurezza. Non c’è visibilità a causa della tempesta che ti sta bagnando, il vento sferza nuovamente con forza <tutto bene ragazzo?> domanda a fatica il genin tra un conato e l’altro. Il chakra corre nel tuo corpo, l’hai già richiamato e sei anche in grado di capire quando <CAPITANO ORDINI!> l’uomo dietro al timone è in preda al panico, non importa quanto tu sia un marinaio navigato quando non hai idea di dove stia per andare a sbattere te la fai sotto. La nave rolla tutti corrono agitati cercando di dare una mano come possono <POSSIBILE CHE TRA VOI DANNATI NINJA NON CI SIA NESSUNO CHE POSSA AIUTARE DAVVERO?> il vocione del capitano risuona spazientito, comprensibile comunque quando si trascinano membri dell’alleanza e hai la fortuna di non avere nemmeno mezzo Hyuga a bordo, nemmeno qualcuno che possa rischiarare il cielo abbastanza a lungo per far capire dove stanno andando. Insomma, la situazione è degenerata ma forse Katsu sei proprio tu l’eroe che serve adesso al mondo. Ti farai avanti o lascerai che il dolore vissuto fin ora ti annienti condannando te e tutti gli altri ad una morte certa in quelle acque? [15 minuti di tempo per azionare][ora fato:18.47]

19:03 Katsu:
  [Nave- Largo Kiri] Non riesce. Non al primo tentativo, non prima di avere la consapevolezza di esser tornato sulla nave. E si guarda intorno, alla ricerca di chi possa averlo immerso in un genjutsu così potente. Boccheggia, ansima. E trema. Trema per gli orrori vissuti fino a poco prima, sebbene solo nella propria mente. Ansima vistosamente ed annuisce al ninja di Suna. <Bene. Benissimo> digrigna i denti, in delle sensazioni che finalmente sono le sue. La rabbia e quelle persone, autrici del massacro, che sono e restano impresse nella propria mente. Ancora qualche attimo, che tuttavia non dà tregua sufficiente, perchè ode il richiamo del capitano e dei marinai. E si guarda intorno, in mezzo a quella che è l’oscurità generale. Una consapevolezza prende piede nel petto. Corre. Corre a gambe levate, consapevole di dover fare il proprio dovere per evitare l’ennesimo massacro. Per evitare la morte certa. Scatta lui in direzione del capitano, procede a grandi falcate fino a raggiungerlo, fino a raggiungere un punto di visione privilegiata. Tira un sospiro e tenta di schermarsi da tutto e da tutti, mentre ricerca ancora quel chakra dentro di lui. Un chakra potente che vorrebbe esser trovato dentro di sé con consapevolezza. Una spinta della propria volontà vorrebbe guidare il chakra dal centro del petto a salire come un fiume lungo lo sterno per farlo riversare nella propria gola, un chakra che vorrebbe quindi transitare attraverso la propria bocca e salire attraverso il naso e quindi riversarsi negli zigomi e da lì tenterebbe di esser guidato ai propri occhi, dove vorrebbe fermarsi. Nella propria mente è nitida l’immagine di quegli occhi neri fatti d’oscurità. La chiama quell’oscurità, la chiama amica, non nemica, tenta di legarsi a quelle ombre, tenta di evocare quella notte e di chiuderla nei propri occhi, nel mutuo tentativo di attivare quell’abilità propria del suo clan, del clan di sua madre. Un’abilità che, se riuscisse, dovrebbe fargli vedere in mezzo a quelle tenebre, a quelle ombre, che dovrebbero svelargli i loro segreti. [Tentativo attivazione Kayosei][Chakra 28/30] [Equip – Portakunai: 3 shuriken, 3 kunai – Portaoggetti: 1 tonico recupera chakra, 1 tonico curativo, 1 bombaluce, 1 fumogeno, 1 tonico recupero Chakra speciale, 1 tonico curativo speciale, 1 trasmettitore]

La nave è sempre più in subbuglio, le urla si susseguono e si rincorre, ma il nostro ragazzo si fa coraggio, si lascia alle spalle la visione il tempo necessario per raggiungere in capitano di corsa. Qui si concentra mentre l’uomo lo sguarda storto <che vuoi ragazzo?> esclama burbero, non ha mica tempo da perdere in questo mento <OH TU TI HO DETTO L’ALTRA CIMA!> intima intanto ad un marinaio troppo spavento per capire che errore stava facendo. Errore in cui al momento sembra perseverare eh. Ad ogni modo l’innata viene richiamata, finalmente Katsu può vedere oltre al buio di quella tempesta e può aiutare i marinai a direzionare la nave, non saranno sani quando torneranno magari, non sarà una passeggiata ma almeno non si schianteranno per cecità. Il capitano lo osserva, per quel che riesce <senti vai dal nostromo! Io non ho mica tempo> e con queste parole andrebbe a raggiungere e randellare di botte il mozzo che sta sbagliando cima, così sì che ricorderà la lezione! Il nostromo comunque è colui che è al timone che grazie all’aiuto di Katsu in un modo o nell'altro riuscirà a portare tutti al porto di Kiri e terminare lì quel viaggio [quest end!- congratulazioni]

Entrata in clan per Katsu che prima si trova a rivivere i momenti concitati della fuga dallo sterminio del clan di sua madre e poi è costretto a richiamare l'innata per salvare la vita a tutti i presenti sulla nave.
GG! (attenzione solo al tempo, un domani potresti pentirtene)

Per me sei stato davvero molto bravo! Attendo comunque il parare dei tuoi CV.
Spero ti abbia dato spunti da portare avanti e ti sia piaciuta almeno quanto è piaciuto a me fartela.


Non exp perchè il premio è il clan