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Incontro al parco

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con Sosachi, Harai

15:55 Sosachi:
  [Parco] Ancora una leggera nebbiolina ed una lieve foschia coprono il sole rendendo il panorama meno godibile e meno ameno, come dovrebbe essere. Sosachi Si trova nei pressi del parco, dove all'incirca risiede da quando è arrivato all'isola Chumoku. E' riuscito a ricongiungersi con Kimi, la sua unica parente di cui fidarsi e su cui poter anche contare. Il giovane Sosachi, però, quest'oggi ha deciso di uscire per una camminata dopo il suo frugale pasto alla ricerca di avventura, di qualche contatto vero, con delle persone, con qualcuno. Come un vecchietto, infatti, si trova al parco (?) seduto su una panchina. Osserva direttamente davanti a sè e può scorgere le persone che passano, che camminano, che si divertono. Lui, invece, solo et pensoso, rimane seduto là. Le braccia sono allargate e poggiate sullo schienale, mentre il corpo è soavemente poggiato sulla struttura. La schiena è rilassata sulla superficie lignea della panca, mentre le gambe sono elegantemente accavallate, come si addice ad un galantuomo del villaggio dell'Erba. La mente spazia alle cose che sono successe e che succederanno: un Dio pare, sottolineato, pare, sia interessato a gettare scompiglio nella zona e nel villaggio, con l'intento di fare qualche cosa di malvagio. Non gli sembra tanto diverso da quei millantatori che si proclamano divinità, pur non avendone minimamente il diritto, arrogandosi la possibilità di volersi elevare ad una situazione di superiorità nei confronti dell'essere umano. Vuole proprio conoscere questo Dio, non gli fa minimamente paura. Non ha armi con sè, ma ha il chakra in circolo, impastato e correttamente a disposizione. Indossa, invece, una cappa scura, che lo tiene caldo, sopra a degli abiti scuri ed aderenti, degli stivali lunghi neri. Alza la faccia per prendere del sole < Che bel caldooo .. > Sussurra, abbandonandosi a quella situazione di piacere. [Chakra ON]

15:57 Harai:
  [parco] passeggia senza fretta apparente lungo uno dei tanti percorsi che si snodano chiari sul fondo lussureggiante dei prati. Si porta appresso uno scudo fatto di silenzi e sguardi intensi, come se in quel guscio immaginario trovasse pace e serenità: ruota il musetto prima verso destra e poi verso sinistra, lasciando spaziare lo sguardo in lungo ed in largo, spingendolo ad insinuarsi fra le lievi magli della nebbia, lacerandone i bigi drappeggi per arraffare con innata curiosità qualsiasi particolare gli capiti a tiro. Si sofferma infatti su alcuni alberi per lunghi istanti, carezzandone la corteccia con gli occhi chiari, rivolge poi le attenzioni sul selciato che ha di fronte a sé, finendo presto ad osservare alcuni altri passanti, a cui rivolge un mero e quanto mai simpatico cenno del capo a mo' di saluto. Se qualcuno lo guardasse dunque, lo vedrebbe intento a misurarsi con le distanze imposte dal percorso rispetto ciò che va adocchiando in quegli stessi frangenti – e quel qualcuno potrebbe proprio essere Sosachi, se mai quest'ultimo rivolgesse un'occhiata verso di lui: alto non più di un metro e cinquanta, probabilmente meno, non spicca certo per possanza. Indossa una sopravveste come d'un tabarro, una mantella di colore nero che dalle spalle scivola lungo il corpicino sino alla vita, nascondendo quindi la parte alta del corpo e buona parte delle braccia. Tale tessuto, più pesante che leggero, non riesce però a celare la magrezza di quel giovanotto, una leggerezza dovuta alla crescita che si sta preparando ad affrontare e non certo a qualche tipo di stento. Esso non nasconde nemmeno le mani del ragazzino, che si possono intuire in movimento pacato, contrapposto e diametralmente coordinato a quello delle gambe. Ha poi delle brache a pinocchietto di un grigio scuro e pesante come lo ha la nube carica di pioggia quando si sta per affacciare all'orizzonte e, ai piedi, calza degli stivaletti come certamente se ne vedono altri in giro, in pelle e gomma. Sono le calzature tipiche dei Ninja, anche se non sembra portare con sé altro indizio su un suo possibile grado o che altro come la fascia sul cui metallo viene impressa l'effige del Villaggio di Appartenenza.

16:18 Sosachi:
  [Parco] Sosachi se ne sta seduto tranquillo con la vaga impressione che, anche oggi, non capiterà assolutamente nulla. Le premesse sono queste, vista la sua permanenza su questa panchina ormai da tempo. Il tempo passa lentamente e non sembra trovare alcun modo per ingannare questo avversario che, scorrendo lentamente, si prende gioco del chunin dell'erba. Il ragazzo, anche lui, privo di segni distintivi del suo grado, potrebbe apparire come un normale ragazzo che, bellamente, si rilassa su di una panchina, al tiepido sole. La testa ogni tanto si muove e gli occhi si aprono e si chiudono ritmicamente e come zaffiri appaiono e scompaiono dalla vista degli altri presenti in questo luogo. Tra questi si trova anche Harai, un ragazzino non ancora nel pieno della sua maturità, non solo fisica, ma anche dell'esperienza come deshi e ninja. Lo vede avvicinarsi senza una vera e propria meta, sembrando anche abbastanza sicuro di sè nella camminata, cosa assolutamente importante nel mondo crudele in cui ci trova. Spesso il destino ci mette davanti a delle situazioni complicate ed è giusto farsi trovare pronti e predisposti, almeno psicologicamente, ad affrontare tale situazione, per evitare di essere schiacciati dal solo timore di dover affrontare certi rischi e certi pericoli. < Uhm? > Sosachi nota il giovane Harai passargli davanti e salutarlo con un cenno del capo, come se lo conoscesse, oppure semplicemente come gesto di rispetto, cosa che non guasta mai nel mondo odierno. < Come sei educato .. > Non dice null'altro, ma sorride soltanto al giovanotto che, ora, si fa sempre più chiaro: le sue fattezze sono proprio di un ragazzino, di un giovanotto. Non sa nulla circa l'appartenenza ad una delle famiglie più temute del villaggio della foglia e non sa che sta, probabilmente, studiando per diventare un genin. Mai giudicare dall'apparenza però, questo è certo. Per questa ragione, Sosachi, comunque, si limita a dire quelle poche e semplici parole per poi tornare a fissare il vuoto assaporando la tranquillità del momento. [Chakra ON]

16:22 Harai:
  [parco] finisce per posare lo sguardo su Sosachi. In fondo è verso di lui che si sta muovendo – con cognizione o per pura casualità, chissà – e in un tempo normale gli è vicino, visto che continua la sua passeggiata senza accelerare o, di contro, decelerare la propria falcata. Lo osserva come solo un bambino potrebbe fare, con quell'insistenza gentile e mai pesante che solamente loro possono riversare addosso ad eventuali interlocutori senza rischiare di sembrare troppo invadenti. Dimostra infatti non più di tredici anni, probabilmente uno di meno e a denunciarlo con spassionata franchezza sono i lineamenti del volto, morbidi di fanciullesca inesperienza, l'altezza contenuta, la secchezza energica delle gambe. Anche la pelle, chiara, è priva di alcun segno dovuto alle fatiche o alle esperienze, per non parlare delle labbra rosa pallido ben delineate sul visetto che è più tondeggiante che aspro. Ha capelli scuri scuri, d'un neri lucido come l'inchiostro più profondo ma la cosa che più risalta – e che certamente Sosachi non può mancare di osservare quando Harai gli è più vicino – sono i suoi occhi: chiarissimi, hanno la particolarità che sclera, iride e pupilla si fondono in un riflesso slavato dal sapore di diafana malinconia. In loro, il retaggio di un antico potere che hanno reso famosa la sua famiglia. Hyuga. Sono le altrui parole, a rapirne le attenzioni: si ferma, ruota il collo in sua direzione e, dopo un momento forse di sorpresa, esordisce a sua volta: <g-grazie.> balbetta un istante sull'innesto della prima sillaba.

16:47 Sosachi:
  [Parco] Il giovane Harai si avvicina senza molto timore e preoccupazione alla figura del giovane Sosachi. Una personalità diametralmente opposta rispetto a quella del ragazzetto che sembra essere riservato e diffidente, un po' come Tenshi, sebbene quest'utlima stesse vivendo un conflitto interiore. Sosachi osserva il ragazzino che non è così giovane come si stava immaginando data la sua altezza, a meno che non fosse particolarmente precoce. < Non mi ringraziare .. > Dice sorridendo, per non sembrare decisamente truce o tenebroso. Osserva il ragazzo in piedi davanti a lui e, per il momento, non lo invita a sedere, nonostante sarebe stato un gesto elegante e carino. Non si fida ancora. < Io mi chiamo Sosachi, piacere. sono un ninja del vilaggio dell'erba, di Kusa. Tu sei? > Chiede andando direttaente al sodo, senza girare tanto attorno alla faccenda e provando subito ad avere una qualche informazione del ragazzino. Lo osserva cercando di capire che cosa possa notare di particolare: un dettaglio lo ha attirato, ma aspetta che l'altro possa parlare per evitare di doversi immediatamente esporre e di diventare un brsaglio di eventuali errori o facili pregiudizi. Lo osserva tentando di trovare una sorta di luce nei suoi occhi, per capire che cosa abbia da dirgli. Il ragazzino sembra essere decisamente elegante, piú vecchio per la sua età.. ma sono educazioni diverse: ad Oto era tutto molto diverso e questa cosa si e tradotta in una differente forma mentis.

16:51 Harai:
  [parco] non sembra portare con sé delle armi o del particolare equipaggiamento. Certamente, sotto alla mantella scura che indossa potrebbero nascondersi delle sorprese, ma l'occhio attento potrebbe anche dedurre che difficilmente via sia qualcosa di celato, visto infatti come la stoffa ricada mollemente verso il terreno, attratta dalla gravitazione terrestre senza evidente intralcio. Non ha spalle larghe, pertanto il drappeggio aderisce abbastanza al corpo da rendere sufficientemente sicura un'analisi visiva esterna. Mentre ascolta il ragazzo lì accanto, decide di voltarsi completamente nella sua direzione e per farlo muove mezzo passo verso di lui: mentre il piede mancino rimane fermo e funga da perno, il destro si muove in diagonale e in avanti, verso sinistra, per trasmettere la torsione corretta al corpo intero e finire ad essere frontale al Chunin dell'Erba. Quest'ultimo potrà facilmente raccogliere la luce che vizia quello sguardo dai toni tristemente innati: è una scintilla vivida e frizzante, cristallina, così come lo è il timbro della sua voce, ora che sceglie di rispondergli: <il mio nome è Harai e vengo dal villaggio della foglia, nel paese del fuoco.> Inserisce una pausa, breve ma concreta, prima di continuare: <piacere di consocerti Socachi, ninja del villaggio dell'Erba.>

17:04 Sosachi:
  [Parco] Il ragazzino è ora frontale al chunin dell'erba che, di fatto, può scorgere tutte le caratteristiche tipiche della casata Hyuga, che già aveva conosciuto, incontrando vaRi membri della casata nel corso della sua esperienza, tra cui Kaori. Chissà se anche lei sia viva .. < Uh > Colpito, per modo di dire, mugugna nel sentire che il ragazzino provenga da Konoha, come se non fosse già abbastanza chiaro. < Il villaggio della foglia .. sai ci sono stato più volte nel tuo paese e mi sono sempre trovato bene > Sorride, per cercare di ricordare i bei tempi andati < .. ma siediti, fai come se fossi a casa tua, non mangio. Ancora .. > Scherza, ma non farebbe mai del male a chi non lo sfiorasse. Gira il capo a destra ed a sinistra, per provare a capire e ci fosse qualcuno di importante da salutare, visto che in questo piccolo isolotto si erano radunati i principali vertici dei paesi ninja. < Allora .. tu sei del villaggio della foglia, un paese che ha dato origine a grandi lottatori e amici, non lo nego. > Ma di Konoha ha sempre un po' "disprezzato" il loro senso della gustizia: la giustizia non esiste, o quantomeno la giustizia deriva dalle proprie azioni, dalle proprie attività. Chi dovrebbe garantire la rettitudine? Chi dovrebbe difendere il villaggio? Sono i ninja che con le loro azioni si fanno strada, si fanno giustizia da sè. Forse la fuga ad Oto non gli ha fatto così tanto bene. < Hitomu è ancora il vostro Hokage? > Non sa ancora come sia composto lo scacchiere politico, ma sicuramente la figura di Hitomu dovrebbe ancora essere presente, altrimenti vorrebbe dire che potrebbe essere successo il peggio. Sosachi prende fiato per poi fare una domanda ulteriore e per capire che cosa faccia effettivamente in questo posto un ragazzino del genere. < Sei un deshi o sei già un ninja della foglia? > Chiede, cercando di prendere una chiara posizione: sta facendo una specie di interrogatorio: è da tempo lontano dalle scene, deve prendere i punti e collegarli. [Chakra ON]

17:14 Harai:
  [parco] è ragazzino giovanissimo, imbalsamato all'interno di strutture mentali piuttosto rigide, o perlomeno così pare in ciò che mostra nelle prime battute. Complessivamente è facile che risulti persino un poco ilare, agli occhi del più rodato Chunin: se da un lato l'aria composta e pacata che si porta addosso potrebbe derivare semplicemente da una tendenza caratteriale mite e timida, dall'altro quella schiena diritta e quel mento che va alzando da quando si è voltato frontalmente a Sosachi quasi dovesse impettirsi, non gli conferiscono una naturale e calzante aria di severità come, invero, forse egli vorrebbe assumere agli occhi dell'interlocutore. Ne consegue che il ragazzetto è un poco buffo, semplice. Tutta quella fermezza apparente, si scioglie nel sorriso che, seppur lievemente, gli increspa le labbra andando a pungere addirittura lo sguardo, nella piega degli occhi grandi e chiari. <ook> strascica un poco quella “o” iniziale e si muove per raggiungere la panchina, lì vicino: ruota e, con una leggera spinta, si accomoda sulla stessa. Rimane quindi con le gambe a penzoloni, visto che sfiora il terreno con la suola dei sandali e al contempo non riesce ad appoggiare la schiena visto che non arriva con il sedere nell'incavo fra seduta e schienale. Stringe il bordo della seduta stessa con le mani, e inizia a far dondolare pianissimo i piedi, avanti e indietro sul raggio di qualche centimetro. <io sono un allievo, mio padre mi ha finalmente iscritto all'Accademia! Non vedo l'ora di iniziare! E no..> scuote il capo, strizzando un poco gli occhi, come se dovesse rifuggire da una bestemmia – lo fa nella maniera simpatica dei piccoli, probabilmente senza sapere che potrebbe strappare qualche sorriso piuttosto che serietà. <..il nome del nostro Capo Villaggio è l'Onorevole Furaya Nara Judai Hokage >

17:23 Sosachi:
  [Parco] Rimane fermo ad attendere una possibile risposta da parte di Harai che è chiaramente un bravo ragazzo, senza segreti particolari, almeno apparentemente. Sosachi, invece, sembra essere uno di quei personaggi sospetti, di cui non fidarsi. In realtà, non è un cattivo ragazzo, ha semplicemente una mente ed una morale tutta sua, nata e forgiata dalla tradizione Otina e di Kusa. Le mani si sfregano l'una con l'altra, come se avvertisse freddo e non riuscisse a scaldarsi: la sua temperatura corporea è decisamente bassa e sente freddo praticamente sempre. < Ma un po' di sole? > Si chiede, dato che sembra che questo posto sia sempre coperto da una nebbiolina leggera che rende tutto più freddo ed umido. Chiaramente Harai non saprebbe rispondere a questa domanda, a qusta esortazione: cosa potrebbe sapere un ragazzino di metereologia? A meno che il suo clan non sappia segretamente controllare il tempo, anche. Il giovane Harai sale sulla panchina, letteralmente, ritrovandosi a gambe penzolanti: è un ragazzino, dopotutto. < un giovane allievo dell'accademia .. sai .. mi ricodo ancora quando ero entrato a fare parte dell'accademia di Otogakure .. > I tempi risalgono alla notte dei tempi e la mente ritorna allo scontro che aveva dovuto sostenere per diventare un genin del suono. Lo ascolta e lo osserva dire quelle parole. Hitomu non è più a capo del villaggio? Quante cose si scoprono! < Ah, Furaya è diventata kage? Cavolo, questa è una notizia .. > L'aveva incontrata anni fa a Kusa ed era una consigliera del villaggio della Foglia, mentre ora è addirittura Kage del villaggio. Che bel passo in avanti! < La conosco, ho avuto modo di incontrarla tempo fa, quando era ancora una ninja consigliera del Kage Hitomu ... vedi? Con costanza si può anche crescere e diventare una persona decisamente forte! Basta volerlo. > Adesso cerca di fare il sensei, sebbene nessuno glielo abbia richiesto < Non vorrei esser invadente, Harai. Ma quanti anni hai? Mi sembri giovane, ma decisamente sicuro di te .. sai, hai un portamento regale, ma penso che sia frutto dell'appartenenza alla tua famiglia .. > Harai potrebbe, di fatto, capire della conoscenza di Sosachi dell'esistenza del suo clan. Non dice altro, lo lascia libero di interpretare le domande e rispondere con calma. [Chakra ON]

18:03 Harai:
  [parco] rimane seduto, lo sguardo che cala verso il basso ad inquadrare la punta dei propri piedi – ancora atti a muoversi lenti, le manine ancora artigliate – seppur mollemente – al bordo della panchina, dove si è accomodato poc'anzi a debita distanza dal Chunin, vuoi per timore, vuoi per garbo. Alza poi lo sguardo ad abbracciare la porzione di parco che gli riesce, li di fronte a lui, ma torna presto sul suo interlocutore quando questo gli parla. Dal basso verso l'alto lo osserva, con quegli occhi chiari e limpidi d'innocente arguzia, seppur mai sembra voglia incontrare direttamente lo sguardo altrui, quasi ne temesse il contatto preciso e puntuale o, magari, solo perché così gli è stato insegnato. Alza le sopracciglia e le spalle, quando Sosachi domanda retoricamente del sole, e un'occhiata fugace viene scoccata in direzione dell'astro diurno, nascosto dietro la coltre di nubi livide che popolano il cielo; quando invece il discorso vira sui ricordi dell'Accademia, l'espressione si tinge di una macchia perplessa, quasi non seguisse qualche particolare passaggio, ma non espleta alcun dubbio e lascia l'altro libero di esprimersi. <io?> domanda in maniera infantile, ma senza attendere più di pochi, pochissimi istanti prima di continuare. <io ho dodici anni signore.> non aggiunge altro, anche se forse vorrebbe. Lo s'intuisce da come le labbra rimangano alcuni momenti dischiuse e da come, su quel visetto gentile, ristagni un'espressione d'indecisione. Sono pochi palpiti, ma poi tutto torna sereno ed il ragazzetto si fa nuovamente limpido, pronto ad ascoltare ancora qualche parola.

18:16 Harai:
  [parco] smette di remare l'aria con i piedi; ne stende i colli, tramite le caviglie, per puntellare docilmente il terreno in un supporto che è solo di presenza e non di reale efficacia, ricercato forse per una maggiore comodità, magari invece solo per sfizio goliardico. Inspira poi a lungo, come se volesse godere del carico aromatico che impreziosisce l'aria quasi potesse scindere ogni singola sfumatura l'una dall'altra e assaporarne a fondo il sapore gentile; trattiene l'aria all'interno dei polmoni quel tanto che basta per far risultare il gesto come un mero sospiro e niente più. Espira dalla bocca, senza foga e con estrema lentezza infatti, tornando a guardare il Chunin con quella piega tangente agli occhi dello stesso piuttosto che direttamente nei suoi così come, fino ad ora, ha sempre fatto. Nel silenzio che segue, un leggero velo di imbarazzo cade sul giovane Deshi della Foglia: lo si evince dalle gote che si imporporano vagamente sino a conferire un colorito rossastro alla carnagione e da come distolga poi lo sguardo in avanti, verso il tutto e il nulla, trovando come obiettivo alcuni passanti su di un sentiero che si srotola lì nei paraggi rispetto quello dove si trovano loro. <si sta facendo tardi, signore, mi deve scusare.> asserisce poi, con quel timbro vibrante e simpatico che si ritrova.

18:26 Sosachi:
  [Parco] Il giovane chunin ha posto un interrogativo che viene immediatamente risposto dal giovane deshi della foglia. E' decisamente un ragazzino che ha da poco intrapreso un percorso importante, una sorta di scelta di vita, una scelta rischiosa e decisamente pericolosa, ma che potrebbe provare a diventare una personalità nel mondo, come gli augura. < Sei ancora giovane, ma non devi farti problemi. Età è solamente un numero che non fa altro che sancire il momento della nostra venuta. Confido nel fatto che tu possa diventare un ninja a tutti gli effetti. > Sorride per poi Osservare la sera che sta quasi per calare, ma non è ancora ora di tornare a casa, di godere di una cena e poi di una lettura serale. < Cosa ti ha spinto a diventare ninja? E' solo un'imposizione della tua famiglia? > Può capitare anche tutto questo, come se fosse una sorta di scelta autoimposta da cui non ci si può sottrarre o da cui non si può fare a meno. < Io diventai ninja per trovare un'occupazione, per trovare una ragione di vita. Sai, quando iniziai ero davvero inesperto, non sapevo fare assolutamente nulla, ma adesso .. nemmeno adesso so fare molto > Umile < ma almeno sono riuscito a dare uno scopo alla mia esistenza ed alla mia vita, senza sprofondare nel baratro e nella noiam, nella tristezza .. > Gli cerca di spiegare per poi vedere il ragazzino quasi andarsene < Devi andare già? > Chiede, anche perchè gli piace indottrinare così le nuove leve. Indottrinamento che potrebbe non avere e sortire alcun effetto, visto che non si è mai professato un sensei o un maestro. E' più un cantore, uno che racconta la sua esperienza, la sua esistenza. [Chakra ON]

18:32 Harai:
  [parco] decide quindi di scendere da quella panchina: scivola dabbasso spingendosi appena con le mani – che lasciano poi andare il bordo della seduta – e facendo aderire l'intera pianta dei piedi al suolo mentre il corpo accomoda il movimento. Diritto ora, ruota il volto in direzione di Sosachi accompagnando quel gesto con una torsione parziale del busto che gli consente di non avere difficoltà nell'inquadrare il Ninja dell'Erba. <lo spero anche io, davvero.> replica cortese, andando poi a scuotere il capo vistosamente, come solamente i piccoli sanno fare, alla domanda sull'eventuale imposizione della famiglia rispetto la carriera Ninja. <no, no signore, sono stato io a volerlo è solo che prima non ero pronto. Mio papà mi ha addestrato nelle basi delle arti marziali e finalmente ha detto che sono pronto.> si muove un passo in avanti, compiendo quella torsione che mancava per tornare rivolto pienamente in direzione di Sosachi e non offrirgli le spalle. <si non devo fare tardi, mamma e papà mi aspettano per cena.>

18:39 Sosachi:
  [Parco] Sosachi ascolta le parole del giovane Hyuga non stupendosi assolutamente di nulla di quello che gli ha detto e che gli sta rivelando. Una certa educazione, ferrea e decisamente volta all'apprendimento di una serie di regole e precetti formali e fondamentali. Il giovane, sceso dalla panchina, dimostra chiaramente di aver esaurito il tempo a sua disposizione in quel luogo, dimostrando effettivamente di avere ancora un'età tale da non poter decidere autonomamente cosa fare e come farlo. Anche le tempistiche sono dettate da altri, dai genitori, ad esempio. < Capisco. > Una scelta coraggiosa, ma calibrata, ponderata e valutata nel tempo. < Credo che tu sia un ragazzo decisamente intelligente, educato e .. queste sono le qualità essenziali per sopravvivere a questo mondo. Ma dovrai anche abituarti a perdere compagni, amici, parenti .. dovrai abituarti anche a sconfiggere il nemico. > In maniera meno "cruda" non parla di uccisione, ma di sconfitta. < Penso che fosse la scelta corretta, la scelta migliore: dare tempo al tempo, assolutamente. Tuo padre ti ha insegnato sicuramente molto. E' un tratto degli Hyuga .. > Afferma, un po' scoprendo le sue carte e dimostrando di conoscere effettivaemente quel casato, quella famiglia. Lo osserva, dritto come uno spillo. < Vai pure, è tempo anche per me di andare. Spero che potremo anche rivederci in futuro, magari, da ninja. Potremo parlare delle nostre missioi e dei nostri successi, ma adesso va .. > Gli dice, invitandolo a prendere la strada del ritorno sempre con il sorriso in faccia.

18:44 Harai:
  [parco] spende un paio di momenti per sistemare la mantella che porta addosso; il Chunin potrebbe facilmente aver colto, al di sotto, la presenza di una maglia dalle maniche lunghe dello stesso tessuto delle brache, Anch'essa scura, parrebbe essere una tenuta da allenamento di quelle che solitamente si vedono addosso ai Ninja, dalla trama fitta e pesante per non essere facile alle abrasioni e agli strappi e che verte quindi sulla comodità piuttosto che sull'eleganza, seppur sembrino comunque indumenti confezionati se non su misura, perlomeno adatti a quel corpicino esile e snello. <sarebbe bello, Signore. Davvero.> e ricambia quel sorriso con uno altrettanto sincero; gli illumina il viso con la facilità di un coltello che penetra in un budino, sintomo della facilità con cui le emozioni si alternano in un animo così giovane. <è stato bello conoscerla.> afferma infine, mentre muove un passo breve all'indietro come a voler mettere un'ulteriore spanna fra lui e l'altro. Quello spazio così guadagnato gli è utile per porgere un ultimo omaggio: è un inchino composto e breve, con le mani congiunte fra loro nel basso ventre.

18:51 Sosachi:
  [Parco] Il villaggio della Foglia può contare su delle persone decisamente cordiali, felici e con il sorriso sulle labbra. Non ne ha mai conosciuti di personaggi "tenebrosi", ma inevitabilmente ci saranno anche. Lui, proveniendo da una relatà differente, reputa questa una sorta di novità, una sorta di elemento affascinante e di varietà. Ma, invero, così non è: la realtà, non è la tristezza e la cupa atmosfera di Oto, ma la varietà del mondo. < Saremo sicuramente qua a raccontarci delle nostre gesta. > Sorride al giovane ragazzino. < Devi solo avere fiducia e pazienza, non avere fretta e non correre, dai tempo al tempo. > Ultima pillola di saggezza che sciorina nei confronti del giovane Harai. < E' stato un piacere Harai, ma dammi del tu .. non sono un superiore, sono un conoscente .. quando non siamo in servizio > Va bene la suddivisione per gradi, ma sicuramente è bene anche creare dei rapporti interpersonali veritieri, decisamente meno basati su formalismi e su altre formule reverenziali che Sosachi non ha mai tanto apprezzato, se non quando lui lo necessita. Spesso, infatti, mostra foralità nelle situazioni a lui congeniali, altrimenti è decisamente molto informale, amichevole. Il ragazzino compie anche un inchino che Sosachi ricambia con un gesto della mano destra, alzata a mo' di saluto. < Alla prossima giovanotto! > Lui, tra l'altro non è nemmeno così tanto più vecchio. Ma con quella formula lo lascia andare. Passano alcuni minuti, prima che il giovane Doku decida di alzarsi e riprendere, anch'egli , la strada del ritorno verso casa. [END]

18:52 Harai:
  [parco] <ci proverò.. buonasera!> esclama prima d'incamminarsi. Si volta e prende a corricchiare sul vialetto tratteggiato nell'erba per i primi metri, quella manciata che lo portano a distanziarsi dalla panchina e da Sosachi. Mentre la mantella si agita delicata, lui riprende già a camminare, accorciando la singola falcata e diminuendone la frequenza: sono passi leggeri i suoi, vuoi perché comunque non peserà più di quaranta chilogrammi a stare largo ma anche per una certa scioltezza dei movimenti. Se la prima caratteristica è una conseguenza naturale della gioventù che sta vivendo, la seconda sembra essere figlia di particolari abitudini come di qualcuno che è avvezzo a quelle che sono le arti marziali. Sì, l'occhio esperto che va ad osservarlo potrebbe scorgere una certa attitudine, una certa morbidezza che è tipica solo di coloro che hanno appreso i rudimenti della lotta. S'incammina e procede senza ulteriori tentennamenti lungo quella via che l'ha portato a conoscere il guerriero del paese dell'Erba e che, ora, lo guida verso altri lidi.

Un semplice incontro al parco. Si parla di ninja, cosa voglia essere tra educazione e sorrisi.